lunedì 23 novembre 2009

Intuizionismo etico

This is an outstanding defense of the straightforward view that there are objective ethical facts, that such facts are not reducible to other kinds of (e.g. natural) facts, and that some of these ethical facts are simply seen to be true without being inferred from other things we know.

La posizione a cui mi sento più vicino.

Razionalità impensabili

Il problema sembra essere questo: perchè valutando un atteggiamento prudente siamo portati a giudicarlo come razionale mentre invece, quando prendiamo in considerazione gli slanci entusiastici di Tizio o di Caio, li bolliamo come irrazionali?

Effettivamente non c' è ragione che tenga: a priori un comportamento ad alto rischio è tanto razionale quanto un comportamento prudente.

Come giustificare allora la stranezza?

Risponde Vallauri: il Potere da sempre ci vuole timidi, timorosi, rispettosi. Non ci vuole certo scatenati e iperattivi. Per questo, da sempre, associa la razionalità - parola che gode di ottima stampa - alla prudenza guardinga.

Le cose quadrano ma, non so perchè, ancora non convincono.

Sarà che il potere più desideroso di controllo sociale subito da noi italiani nella storia recente, non si presentava certo con queste fattezze. Il fascismo esaltava l' intraprendenza, il rischio, la vitalità, l' ardimento. L' understatement era prerogativa dell' oppositore. Ad essere timido, impacciato e piuttosto pauroso era l' antifascista, con i suoi compassati occhialini...

D' accordo sulle premesse, propongo quindi una spiegazione alternativa: il prudente pensa, l' entusiasta no.

Eh sì, perchè l' errore che commettiamo non è tanto quello di giudicare razionale il prudente e irrazionale l' entusiasta, quanto quello di associare la razionalità al pensiero.

Come dirlo in due parole... dunque, potrei dire che mia mamma è costituzionalmente incapace di pensare o di inferire alcunchè, eppure, se la giudicassi dai suoi comportamenti, è l' essere più razionale al mondo tra quelli che conosco.

E' un illusione ottica ritenere che la razionalità per essere applicata debba essere pensata. La stessa illusione che ci inganna quando giudichiamo il "prudente" e l' "avventato".

Teoria dell' Accademia

Il colloquio intrattenuto con Vallauri mi stimola a stendere in modo più organico una teoria dell' Accademia.

Ma perchè sono tanto scarse le risorse che s' indirizzano verso la formazione superiore? Ma perchè languono gli stipendi dei professori universitari!? Eppure lo constatiamo tutti i giorni, avere un sistema accademico di prim' ordine non è mai dsgiunto da ricchezza e progresso sociale.

Difficile rispondere. Comincerei con il cassare la "logica della zucchina", quella secondo cui si tende a non premiare i fattori produttivi che intervengono "lontano" dal consumatore. La respingo poichè irrazionale.

Cos' altro ci resta?

Ci sarebbero pur sempre le teorie standard, quelle per cui la riluttanza ad applicare le logiche del libero mercato in questi settori finisce per colpire i migliori livellando tutto verso il basso. Ma anche qui c' è qualcosa che non convince.

Dobbiamo dunque rinunciare ad una comprensione del fenomeno?

No, ci sono pur sempre le teorie radicali dell' Accademia.

Di cosa si tratta?

Attribuiscono all' Accademia funzioni ausiliarie che si affiancano a quella formativa.

Ovvero?

Alcune ritengono che l' Accademia sia anche un' agenzia matrimoniale, altre che sia un' agenzia di accreditamento; poi c' è chi ritiene che sia una griffe. Altri la reputano una palestra dove i cervelli sono chiamati a fare esercizi anche banali purchè faticosi al fine di allenarsi allo sforzo continuato. Potrei continuare.

Mi chiedo perchè mai ipotesi all' apparenza tanto stravaganti.

Per spiegare un dato di fatto: non esiste una relazione chiara tra la qualità degli studi superiori e la produttività sul posto di lavoro di coloro che hanno portato a termine quegli studi.

Strano, di solito chi frequenta corsi di studio prestigiosi ha poi una posizione invidiabile in campo lavorativo.

E infatti la relazione tra qualità degli studi ed entità dello stipendio percepito a posteriori esiste eccome!

Ma tutto cio' come si ricollega al quesito iniziale?

Per l' Accademia diventa decisivo produrre una risorsa particolare: il "prestigio accademico".

Perchè?

Pensaci un attimo. Facciamo il caso dell' Accademia agenzia matrimoniale. Cosa garantisce all' Accademia di essere un' ottima agenzia dove fare incontri esclusivi? Il prestigio che puo' vantare!

Vabbè, e se bisogna produrre "prestigio", come si procede?

Ci sono vari modi, ma adesso voglio concentrarmi su uno particolare. Ad uso e consumo dei profani (ovvero di coloro per cui è troppo costoso approfondire) viene fatta circolare una "versione eroica dell' insegnamento". Chiamiamola versione essoterica. Nella vulgata, quindi, la qualità dell' insegnamento diventa decisiva.

E qual è la versione esoterica corrispondente?

Se ci limitassimo alla produttività reale dell' Università, avremmo delle Università à la Murray, un posto dedito alla selezione prima ancora che alla formazione. Qui l' insegnante non è un eroe, bensì un semplice ed onesto operaio. Usando il gergo del post d' origine diremmo che è un semplice "Giovanni" con tanti "Carlo" dietro pronti a sostituirlo. Quello che fa è essenziale, ma lui non è essenziale, lui è sostituibile. Questa è la versione degli iniziati.

Conseguenze?

Innanzitutto ci sarà una discrepanza tra lo stipendio effettivamente percepito dall' insegne docente e quello che per lui attende l' opinione pubblica. Il prestigio che aleggia intorno alla sua figura, abbiamo visto, non riguarda la crucialità del suo ruolo, serve invece all' Accademia per assolvere al meglio quelle che ho chiamato "funzioni ausiliarie". Lo stesso dicasi sull' entità dei fondi destinati al settore.

Altre conseguenze?

Che la "discrepanza" è giustificata e non ha senso intervenire per sanarla.

Tutto quadra, ma io non ce li vedo questi "iniziati" che complottano per diffondere l' ideologia del "prestigio accademico".

Nessuno crede al "complotto". Sta di fatto che un comportamento del genere, per quanto detto, è razionale, e la razionalità non ha certo bisogno di essere pensata per realizzarsi!

link ai link.

sabato 21 novembre 2009

L' inghippo

... una risposta che vorrei conservare...

capire dove sta l’inghippo



La cosa più sorprendente è che non c' è nessun vero inghippo! Poichè la logica è incompleta, per via dei paradossi che crea, non ci garantirà mai circa le sue conclusioni. Nel mio post precedente sottolineavo che nemmeno il Teorema di Pitagora, tanto per dire, è al sicuro.



Ma che cosa non ci garantisce la logica? La verità delle sue conclusioni per quanto siano date le ipotesi. Ma chi non è interessato alla verità, se ne fa un baffo di questa lacuna. Basta che lo strumento funzioni nei casi in cui serve!



Diversa la situazione di chi è interessato alla verità e confida nei poteri della logica. In questo caso deve ricercare per essa un fondamento trascendente e dimostrare che esista e che sia coerente.



Questo sforzo ha una lunga tradizione, ecco una versione aggiornata dell' argomento. Alzi la mano chi lo trova incoerente o impossibile o paradossale o più controvertibile del teorema di pitagora.



Tu, in fondo, hai all' apparenza una convergenza decisiva con Odi. Quando dici: "da un punto di vista prettamente razionale, è impossibile dimostrare la presenza o l’assenza di Dio" riecheggi le sue parole. Ma non lasciarti ingannare dai nebbiogeni in azione per creare vis polemica, quando si passa ai fatti i nebbiogeni si spengono. Io Odifreddi l' ho approfondito, e le conclusioni, quando si fa sul serio, non sono affatto rese da questi slogan.



I conti non tornavano, trovavo strane certe affermazioni offensive ma mai ben calibrate, per cui ho approfondito la lettura rigo per rigo de "Il Vangelo secondo la Scienza".



Ebbene, dopo mille battutine, allusioni, risatine, minimizzazioni, quando finalmente il nostro prende in considerazioni gli argomenti più seri, deve ammettere che la dimostrazione logica dell' esistenza di Dio è coerente, inconfutabile e incontrovertibile (non consente affatto, con piccole variazioni di dimostrare la non-esistenza di dio). Ed è tale almeno nella misura in cui è tale il Teorema di Pitagora (che con l' "inghippo" della prefazione è controvertibile pure lui).



E d' altronde, cos' altro potrebbe dire un logico senza farsi espellere dall' Albo! Detto questo l' autore aggiunge che non si farà mai convincere nel merito (il risultato di quelle dimostrazioni non gli serve e lo trova dannoso, e la logica, per lui, non ha altro scopo che "servire").



Questi atei sono un po' così, partono in quarta, per esempio, dicendo che la dimostrazione contiene "petizioni di principio"; all' ultima pagina dei loro libri in un angolino, a bassa voce, sta scritto che c' è QUASI (sic !?) una petizione di principio. Ma nel campo della logica dei "quasi" son piene le fosse. Eppure ti tocca leggerli fino in fondo, fino a quell' angolino rivelatore che fa quadrare finalmente i conti.



Per quanto riguarda il libro prefato, come già detto, penso che l' autore sposi le tue posizioni (da un punto di vista prettamente razionale, è impossibile dimostrare la presenza o l’assenza di Dio). Posso prevederne l' andamento: la storia dell' uomo è lunga, lunghissima quindi è giustificata una rassegna dei mille tentativi che sono spazzatura per sorvolare su quelli più seri e bollarli rapidamente con parole ambigue non abbastanza compromettenti ma di sicuro effetto (dopo aver buttato una montagna di carne sul fuoco puoi dire quel che vuoi assecondando il tuo umore). Però io sono stufo di andarmi a cercare anche qui gli angolini in cui si dice che comunque da un punto di vista matematico certe conclusioni non sono nè attaccabili nè controvertibili (a meno che non lo sia anche il teorema di pitagora).



Come sempre in logica una conclusione corretta è sempre anche "quasi" sbagliata, per cui, ad uso e consuno degli ingenui che non approfondiscono, un buon talento pubblicitario è in grado di partorire una serie di slogan efficaci che vanno benissimo per delle prefazioni con il botto.

venerdì 20 novembre 2009

Quando vi voltate dall' altra parte...

Quando vi voltate dall' altra parte, gli oggetti - cosa volete che facciano? - riprendono la loro vita segreta di tutti i giorni...

... non so proprio come quel guardone Terry Border riesca a fregarli...

... di sicuro le testimonianze riprodotte nelle sue strane sculture, sono attendibili e di prima mano, voi che ne dite?...





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Ci stai?

Breve riassunto: Anselmo dimostrò la necessità dell' esistenza di Dio, Cartesio la necessità dalla possibilità, Leibnitz la coerenza (possibilità) della definizione in un mondo finito e Godel la coerenza in un mondo infinito.

Una considerazione preliminare: l' aritmetica è coerente, mettiamoci sotto il suo scudo. Dio puo' essere definito come un sottoinsieme di numeri (proprietà), per esempio quelli positivi (prprietà positive).

1. DEFINIZIONE DI DIO. Dio è l' ente che possiede tutte le proprietà positive e solo quelle (ente perfetto).

2. DEFINIZIONE DI NECESSITA'. Se una proprietà appartiene all' ente per via (filtro) della sua essenza, allora appartiene a lui necessariamente.

3. DEFINIZIONE ESSENZA. L' essenza di un ente definisce le proprietà necessarie di quell' ente.

1. ASSIOMA DEL PRODOTTO Il prodotto(intersezione) di due pp, dà una pp.

2. ASSIOMA DEI CONTRARI Il contrario di una pp è una proprietà negativa.

3. ASSIOMA MODALE. Nell' eternità (dimensione delle essenze), una proprietà può essere solo o necessaria o impossibile (definisco cio' che è sempre possibile ma mai si realizza come impossibile).

4. ASSIOMA DELL' ESISTENZA. L' esistenza è una pp.

5. ASSIOMA DI PROLIFERAZIONE. Pp implicano solo pp (da cui "essere Dio" è una pp).

1. TEOREMA DELLA POSSIBILITA' se un ente è Dio, allora a lui appartiene necessariamente (per essenza) la proprietà dell' esistenza (e fin qui, già Cartesio).

2. TEOREMA DELLA NECESSITA' Se Dio esiste, esiste necessariamente (visto che l' esistenza è pp e dio contiene tutte le pp, vedi primo teorema - contributo di Cartesio); se dio è possibile (se la sua definizione è coerente, contributo di Leibnitz migliorato da Godel), è necessario che sia possibile che esista; poichè questa possibilità c' è, allora esiste (vedi argomento di Cartesio).

OSSERVAZIONI.

2. I problemi inerenti il passaggio dalla logica alla realtà sono superati assumendo il platonismo.

3. Le pp sono generiche, cio' non invalida la dimostrazione, anzi, la potenzia. Al limite ci si puo' chiedere se convince.

4. L' esistenza è considerata una pp. O concordi o ti suicidi all' istante.

5. L' esistenza è una proprietà? L' immaginazione lo richiede. Come distinguere altrimenti tra l' immaginato e il reale? Ma magari non siete realisti, e allora vi saluto.

6. "C' è una petizione di principio!". Molti confutatori iniziano con simili entusiasmi. Poi finiscono con dei "quasi" che in logica valgono come il due di picche.

7. La dimostrazione è inconfutabile ma non convince? Sì, nella misura in cui le pp sono arbitrarie.

8. Il concetto di essenza è obsoleto? In realtà fa capolino dove meno te l' aspetti, per esempio nel conceto di "significato". E' obsoleto anche quello? E poi puo' essere rimpiazzato dal concetto di "filtro" che fa molto più figo e à la page.

9. L' assioma 2 implica l' "assioma di scelta". E allora? E' un assioma comunemente usato in matematica. Non ti consiglio di buttarlo.

10. Enumerando le infinite pp, posso costruirne un insieme vuoto: quello che contiene tutte le pp più la proprietà di avere tutte le pp. Infatti, non esiste un numero più alto dei numeri naturali, già occupati! Obiezione valida contro Leibnitz (che infatti doveva supporre un mondo finito). Non contro Godel che introduce l' assioma 5 (essere Dio è una pp - quindi l' insieme di tutte le pp intersecate non è vuoto).

10. Kant dimostrò che l' argomento cosmologico è riconducibile a quello ontologico. Concordo, non è un obiezione.

Babbo Natale in Rosso

1) Se spendo il mio denaro farò acquisti oculati.

2) Se spendo il denaro altrui a mio pro, largheggerò (dipendenti in trasferta).

3) Se spendo il mio denaro per altri, avrò scarsa cura (regali).

4) Se spendo il denaro altrui dovendo beneficiare dei terzi, largheggerò avendo poca cura (burocrati).

Il caso 1 non presenta problemi.

Il caso 2 è poco frequente.

Al caso 3 ci si rassegna.

E per il caso 4? Come rimediare?

Il rosso procurato da imputare a Babbo Natale è già stato stimato, ammonta a circa il 20% della ricchezza spesa nell' occasione.

L' obiezione sorge spontanea: ma il dono funge anche da cemento sociale.

Vero, ma anche il "dono obbligatorio"? Direi di no.

Se le cose stanno così, la soluzione non consiste nell' abolire Babbo Natale, ma nell' abolire la festa di precetto. A meno che tutti, anche gli adulti, riprendano a scrivere la letterina.

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giovedì 19 novembre 2009

Il Dio del Silenzio

Che bello sarebbe se potessimo tutti professare una religione del Silenzio.

Gli adepti del culto sanno come quel dio sia portatore di verità e di pace.

Con la terra popolata da persone ragionevoli e amanti della verità, una religione del genere sbancherebbe.

La ragione e l' amore della verità, insieme all' ascolto del silenzio, sono infatti i soli dogmi di questa setta.

Nella setta, grazie alla conoscenza profonda maturata dal (non nel) Silenzio, tutti andrebbero d' accordo. Se non ora, domani. Come potrebbe essere altrimenti visto che cercano onestamente e in modo ragionevole la verità?

E cos' è l' accordo totale se non pace totale? Buttala via...

La setta, in ossequio al dio del silenzio, non discute granchè. I membri si limitano ad esporre i loro punti di vista sulle più variegate questioni ad intervalli regolari. Finchè un giorno, dalle posizioni più contrastate, non emerge trionfante l' inevitabile consenso unanime. Non c' è motivo per cui le cose non debbano procedere in questo modo. Voi ne vedete uno?

Si chiede solo che vengano rispettati i santi dogmi: ragione e onestà. Al resto pensa il potente Dio del silenzio.

Ric e Davide oggi non vanno d' accordo sul riscaldamento globale? Qualora siano membri della setta, domani non escludo che il loro disaccordo permanga, dopodomani pure. Ma, al più tardi Domenica, come per magia, raggiungeranno una veduta identica su tutto, dettagli compresi. E senza proferir verbo in questo lasso di tempo! il dio del silenzio, che lavora per tutti coloro che lo ascoltano, lavora anche per loro due e li benedice tutti i giorni fino alla conversione.

La conoscenza profonda che porta il Dio del Silenzio non ha nulla di mistico, è una conoscenza razionale.

Non si tratta di auspici, come potrebbero abbandonarsi ad "auspici" degli individui ragionevoli. Si tratta di una necessità logica con tanto di dimostrazione ormai accettata in qualsiasi accademia degna di questo nome (Nobel obblige...).

Non me l' aspettavo ma ho scoperto che anche nel campo della logica il "tempo scorre silenzioso" e, così facendo, sana i dissidi. Non puo' rinunciare a questa sua missione. A noi spetta solo di rispettare i dogmi di questo operoso dio, ovvero aderire alla religione che lo adora.

Tanto per solleticare l' intuito, vi mostro come il silenzio e solo il silenzio, in assenza di eventi, possa provocare conseguenze terribili. Si tratta di qualcosa che ho visto con i miei occhi accompagnando un amico antropologo sull' isola degli uomini silenziosi. Ascoltate e sbalordite.

Gli uomini silenziosi vivono isolati e senza contatti. Un tempo erano parecchi ma oggi si sono ridotti a 1.000 anime, 100 delle quali hanno occhi azzurri (!?).

Ma loro ignorano o sono disinteressati a queste notizie, dedicano la loro attenzione unicamente al rispetto di uno strano dogma: nessuno deve mai conoscere il colore dei propri occhi. Chi ne viene a conoscenza, entro mezzanotte del giorno stesso è tenuto a suicidarsi. avete capito perchè a voi ho fornito la strana informazione di cui sopra? Cosa volete farci, si tratta di "civiltà inferiori".

Sbarcammo sull' isola e il soggiorno fu piacevole. Praticavano con fervore anche la Religione del Silenzio. Pensavano che il silenzio fosse portatore di verdetti inappellabili (noi diremmo "informazioni") e di pace.

A parte il loro singolare dogma, erano gente ragionevole e con una sincera passione per la verità. Non erano poi così "inferiori".

Di "colore degli occhi" non si parlava più e ormai l' argomento si era spostato nell' anticamera dei nostri cervelli. Anzi, probabilmente dal cervello del mio amico era proprio uscito. E infatti, il giorno del congedo, nel formulare i saluti ufficiali, commise una gaffe andando a toccare l' argomento tabu. Disse inavertitamente tra le altre cose e senza cattiveria: "non pensavo di incontrare anche quaggiù persone con gli occhi del mio stesso colore".

I suoi occhi erano blu. Silenzio in sala.

In barca, ripensando all' episodio, cercavamo di tranquillizzarci: in fondo, dalle parole dette, che funeste informazioni potevano mai essere tratte? Ne sapevano quanto prima: qualcuno di loro aveva occhi blu. E allora? La cosa non avrebbe avuto conseguenze.

Ci inquitava un po' solo il fatto che fossero "adoratori del Silenzio". Di quello stesso Silenzio che era sceso in sala.

L' inquetudine era giustificata: sull' isola, dopo cento giorni tacitrni e in ascolto, dopo cento giorni di silente conoscenza profonda, il dio del Silenzio portò il suo verdetto di morte.

In quella terrificante mezzanotte di sangue furono in cento a togliersi la vita.

E
non poteva andare che così.

P.S. non penso che la religione del Silenzio abbia molte chances presso le nostre "civiltà superiori". Non che siamo stupidi, è che siamo completamente disinteressati alla verità, per quanto a parole la tiriamo sempre fuori. Diciamo di credere che esista e di cercarla, ma in realtà di fatto la fuggiamo. Meta-ateismo?

mercoledì 18 novembre 2009

Una proprietà molto particolare (di Dio)

Dio è definibile come l' ente caratterizzato da tutte e solo da tutte le proprietà positive (la vecchia "perfezione"). Espressione esoterica.

Definito in questi termini, è possibile dimostrarne l' esistenza.

Per carità, qualche altro assioma serve...

Ci interessa in particolare una di queste proprietà: quella che conferisce l' attributo della "verità" alle regole della logiche.

Puo' esistere qualcosa del genere? Possono essere corrette le regole logiche?

La logica, quando parla della sua correttezza, si limita a produrre proposizioni indecidibili. Occorre un fondamento che trasmetta carattere di verità, per esempio, al Teorema di Pitagora.

I cercatori di verità che confidano nella logica valuteranno questa proprietà come una proprietà positiva.

Se si tratta di una proprietà positiva Dio la possiede, e, per quanto detto prima, è l' unico a poterla vantare.

Scusa alle favole

La Cicala che imprudente
tutto estate al sol cantò,
provveduta di niente
nell' inverno si trovò,
senza più un granello e senza
una mosca in la credenza.

Affamata e piagnolosa
va a cercar della Formica
e le chiede qualche cosa,
qualche cosa in cortesia,
per poter fino alla prossima
primavera tirar via.
promettendo per l' agosto,
in coscienza d' animale,
interessi e capitale.

La Formica che ha il difetto
di prestar malvolentieri,
le dimanda chiaro e netto:
- Che hai tu fatto fino a ieri?
- Cara amica a dire il giusto
non ho fatto che cantare
tutto il tempo - Brava, ho gusto;
balla adesso, se ti pare.

Tutto chiaro? Fila tutto liscio? Quadra tutto?

Purtroppo no. La solita accolita di ranocchie anti-mercatiste si è messa a fare (gracidare) controinformazione...


Stana l' agnostico che è in te

Dimostrare che Dio non esiste è più facile del previsto.

a) Dio non esiste.

b) Questa affermazione e la precedente sono false.

Si noti come b) sia necessariamente falsa, visto che in caso contrario si produrrebbe una contraddizione. Quindi a) è vera.

Facile, no?

Ma cosa c' è che non va? C' è che così potremmo dimostrare tutto. Anche che non esiste il Papa, o il Presidente della Repubblica.

L' agnostico è presto convinto ad accantonare il tentativo di dimostrare l' inesistenza di Dio come la sua esistenza. Nel concetto di Dio c' è qualcosa che non si concilia con la ragione.

Tuttavia, seguendo quella strada, potremmo dimostrare anche che il teorema di Pitagora è falso. Anche nel TdP c' è qualcosa che non si concilia con la ragione?

E non è un caso se qui invece l' agnostico si ridesta e insorge: il TdP è vero e dimostrato, i tuoi argomenti sono invece spazzatura.

Il fatto è che l' agnostico ha parecchie ragioni, il TdP gode di ottime dimostrazioni, perchè banalizzarlo con il corto-circuito a-b?

Purtroppo il TdP, come il resto della geometria e dell' aritmetica, è riconducibile ai principi logici con i quali abbiamo appena dimostrato l' inesistenza di Dio.

Ma allora questi principi valgono o no? Sono coerenti o producono contraddizioni? Agnostico, perchè una volta ti vanno bene e la volta dopo no?

Cosa c' è che non va? C' è che quando una proposizione è autoreferenziale (b) si creano dei paradossi, questo perchè la logica non è in grado di fondare se stessa.

A formalizzare in modo definitivo questa scoperta è stato il logico Kurt Godel, probabilmente la persona che più di tutti ha penetrato questa stranezza.

Kurt Godel, poi, ha dimostrato anche l' esistenza di Dio. Non è un po' inquietante tutto cio'?

Dio potrebbe essere formalizzato come l' operatore logico che fornisce fondamento alla logica e ci consente di trascurare i noti cortocircuiti del tipo a/b mantenendo le verità acquisite tramite un discorso coerente.

In altri termini, ci autorizza a dire che non è folle prendere per dimostrato il TdB. Che il TdP non è soggetto ai gichi di parole in stile a/b. Lo stesso dicasi per le dimostrazioni della teologia razionale.

Godel era un platonico: considerava le verità logiche come reali ed esistenti in un loro mondo.

Ci sono ottimi argomenti a sostegno di questa posizione. Se per capire uno deve sbatterci la testa, per esempio, talune verità della logica sono ancor più dure della selce.

Se, al contrario, le verità della logica, della geometria e della matematica fossero solo parole nella nostra testa, l' agnostico le ritiene tali, sarebbero soggette ai giochi di parole di cui sopra e al corto circuito a/b.

Ma per mantenersi agnostici si puo' percorrere un' altra via: mostrarsi disinteressati al concetto di "verità" (empirismo).

Ragiono così: il teorema di Pitagora me lo tengo stretto (con tutti gli altri teoremi suoi fratellini) in quanto utile. Dio invece non mi serve e lo butto.

"Dio", la "verità", il "significato" non servono all' empirista. Ma a me sì, se permette l' empirista.

Noto poi una cosa curiosa: per quanta buona volontà abbiano sciorinato gli empiristi nella storia, concetti come quello di "verità" e di "significato" sono continuamente usciti dalla loro bocca, non la chiudevano mai in tempo per evitare la gaffe. A volte, pur di eluderli, si sono prodotti in buffe contorsioni linguistiche.

Occam consiglierebbe loro di optare per la "vita comoda" adottando concetti come "verità", "significato", "logica oggettiva" e.... Dio.

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martedì 17 novembre 2009

La scienza messa su un rigo

La scienza non è altro che una grande statistica?

La mia risposta è sì maiuscolo.

I logici del Novecento hanno ridotto Aristotele ad un paio di paginette.

Ma qualcuno, già nel Settecento, aveva ridotto la Scienza, anche quella a venire, ad un solo rigo.

Andare oltre sarebbe infatti un oltaggio alla parsimonia (virtù sommamente scientifica), e allora meglio arrestarsi qui. Tutto quello che c' è da dire in merito è detto su quel rigo.

Il nocciolo della Scienza puo' essere dunque espresso nel teorema del Reverendo Bayes.

La gravitazione di Newton è un caso speciale di quel teorema.

La relatività di Einstein è catturata dal teorema.

La fisica dei quanti non esce dal dominio del teorema.

Ma il teorema non racchiude in sè tutte le teorie scentifiche concepite dall' uomo, ricomprende al meglio anche il suo pensiero sulla scienza.

L' epistemologia di Popper è facilmente riconducibile a quel teorema.

Ma anche i nemici di Popper (i neo-positivisti) finiscono lì dentro. Tutti insieme appassionatamente senza più tante differenze. Quanti mal di testa risparmiati per gli studenti che imparano bene quel rigo!

Chi penetra il teorema, comprende tutto e fa una sintesi hegeliana della dialettica epistemologica novecentesca.

I fortunati a cui tocca tanto spesso confrontarsi con il Reverendo, sono soprattutto gli scienziati sociali. Sono loro a cui è concesso il privilegio di vedere da vicino il cuore battente della Scienza, ne auscultano i soffi e i rombi toccando con mano difetti e meraviglie.

La scienza è fatta solo da statistiche, chi ne puo' dubitare rimanendo serio? Trattasi solo di una grande statistica, andiamo!

Una grande statistica proteiforme di cui la "certezza" è solo una variante tra le altre possibili. L' assenza di errori è un caso particolare; la precisione, una contingenza.

Avvicinarsi tanto spesso alle molteplici forme che puo' assumere quel Mostro, è un privilegio che consente allo scienziato sociale di sopravanzare quello naturale nell' esperienza epistemologica sul campo.

A volte si dice che la statistica individua solo correlazioni. Santa ingenuità! Ma lo stesso fa la scienza! Ed è normale che sia così, una volta appurato che Scienza = Statistica.

Ascoltami, putacaso che si dimostri con certezza la relazione tra fumo e tumori. Ebbene, abbiamo forse dimostrato che c' è un nesso causale tra fumo e cancro? Noooo, abbiamo illustrato solo una correlazione particolarmente forte (cio' che induce il Cancro, per esempio, potrebbe indurre anche a fumare). Il concetto di Causa è metafisico, e nulla ha a che fare con la Scienza.

La spiegazione è solo una conclusione del "buon senso", la scienza è tutt' altra cosa. E' statistica, appunto.

Mi sia concesso di dichiarare seduta stante "privo di mentalità scientifica" chiunque non segua devotamente il Reverendo. Magari trattasi di un tipo pratico, non lo discuto, ma non ha una mentalità scientifica. Punto.

Ma di questo non si preoccupi più di tanto, molti accademici di vaglia gli fanno compagnia (qui e qui).

Vi ho intrattenuto fin troppo a lungo, un cordiale saluto da chi ha visto la Luce.



P.S. Vuoi testare la tua mentalità scientifica? Seguimi. Le vedi quelle tre porte?: 1, 2, 3. Dietro una di esse c' è un dolcetto (di cui sei goloso), dietro le altre due c' è uno scherzetto irritante. Io so come sono posizionate queste sorprese. Ora scegli una porta ma non aprirla. Tra le due rimanenti, avvisandoti delle mie intenzioni, ne apro una io in modo da scoprire lo scherzetto. Ebbene, ora ne hai di fronte solo due; prima della loro apertura hai ancora la possibilità di cambiare la tua scelta iniziale, procedi al cambiamento? Siamo al dunque: solo chi manca di mentalità scientifica non procede. Leggi qui i chiarimenti.

lunedì 16 novembre 2009

La logica della Zucchina

Vallauri espone la logica della Zucchina, eccola:



Da ascoltare tutto.

Dunque vediamo se ho capito:

1) Giovanni coltiva le zucchine e le vende a Fabio;

2) Fabio le raccoglie dai produttori e le smercia al distributore Antonio;

3) Antonio le smista al ristorante di Giacomo;

4) Giacomo le utilizza per comporre un piatto particolare che serve poi nel suo ristorante di lusso, Franco se lo gusta pagandolo un capitale.

Domanda: perchè i soldi si concentrano su Giacomo e non, per esempio, su Antonio?

Eppure tutti i passaggi sono essenziali per giungere all' esito finale: il ruttino di Franco.

La "logica della zucchina" ha la risposta pronta: perchè Giacomo è il più vicino al pagatore finale mentre Antonio è il più lontano.

La risposta è "pronta", non c' è che dire, ma poco convinvente, direi. Perchè mai i soldi non dovrebbero fluire verso il più lontano? il Sultano del Brunei è lontanissimo dai pagatori ma non se la passa niente male. Invece il mio benzarolo fatica a pagare il mutuo.

Certo, cio' che fa Giovanni è essenziale affinchè Giacomo possa servire il suo piatto. Ma forse non è essenziale Giovanni!

Anche cio' che fa Giacomo è essenziale. Ma in questo caso è essenziale anche Giacomo con il suo locale. Per questo i soldi vanno verso di lui.

Penso che questa logica sia più convincente rispetto a quella delle zucchine.

Invalidando la logica della zucchina vengono invalidati anche i ragionamenti che seguono.

In particolare, Vallauri lamentava uno scarso finanziamento spontaneo alla ricerca di base. La lamentela è fondata, ma per tutt' altre ragioni rispetto a quelle esposte nella "logica della zucchina". In questo settore i benefici degli investimenti non sono, per ora, "appropriabili".

Mi viene un dubbio. Con la logica della zucchina Vallauri lamentava anche i bassi stipendi dei professori. Invalidata la logica della zucchina, tale lamentela risulterebbe infondata.

Come se non bastasse, in questo caso non puo' essere fatta valere nemmeno la logica della "non appropriabilità"!

Forse la "logica della zucchina" serviva per tenere insieme tutto. Mi viene un sospetto: non sarà che Vallauri è un professore?

Problemi con l' IQ

Sembra manchi una relazione tra due abilità fondamentali: essere intelligenti e sapere essere intelligenti. Chi è intelligente non è affatto detto che sappia usare il suo dono.

In particolare, mi ha sorpreso leggere che quasi la metà dei menbri di MENSA (il club che raduna le persone con il più alto IQ al mondo) creda nell' astrologia.

Sanità italiana e sanità USA

Un confronto corretto.'>Un confronto corretto

Il prezzo del giornale

Non sempre capita, ma Venerdì scorso il giornale valeva il suo prezzo.

A pagarlo sono state queste righe che Galli della Loggia indirizzava in risposta a Gherardo Colombo:

... il dottor Colombo si intrattiene su quello che a suo giudizio sarebbe il carattere parziale e limitato della cultura che si insegna nelle scuole italiane. Perché, egli scrive, si tratterebbe esclusivamente della «cultura nord-occidentale», la quale, aggiunge, «manca, talora, di parti importanti del pensiero che non del tutto si confà con il cattolicesimo». In verità non capisco bene che cosa sia questa «cultura nord-occidentale». È per caso la cultura che partendo dalle radici greco-latine si è riversata poi nello stampo cristiano e attraverso l' Umanesimo, il Rinascimento e l' Illuminismo è arrivata fino a noi? Ma se è questa (dove però il Nord, mi permetto di osservare, c' entra come i cavoli con la merenda), quale altra cultura, mi domando, bisognerebbe secondo il dottor Colombo studiare nelle nostre scuole? E a quale altra cultura, del resto, appartengono i libri che solitamente pubblica la casa editrice Garzanti di cui il dottor Colombo stesso è Presidente? Alla cultura degli Inuit? A quella islamica? E quali sono, mi chiedo ancora, «le parti importanti del pensiero che non si confà con il cattolicesimo» che la cultura «nord-occidentale» insegnata nelle nostre scuole ignorerebbe? Lutero e Spinoza, Nietzsche e Freud, Marx e Darwin, Foucault e Lévi-Strauss mi pare che qualche posto ce l' abbiano. E allora? O forse tutto si riduce a un semplice cedimento alla voga anticattolica che oggi va per la maggiore in certi ambienti?

link

Qual è il proplema che affiligge la giustizia italiana?

L' organizzazione degli uffici.

E a chi spetta?

Ai magistrati.

Quindi il processo breve è un primo passo nella giusta direzione?

Sì, purchè il magistrato sia sanzionato quando scade un procedimento.

Qualche tabella: link

venerdì 13 novembre 2009

Trans con il nome sbagliato

... strano nome - Fortunato - per un futuro trans...

... strana lingua il siciliano... che usa un nome maschile (stigghiu) per l' organo genitale femminile e un nome femminile (m....) per quello maschile...



canta Emma Dante in persona...