A Chicago piace il mercato: è il miglior modo per sviluppare
incentivi.Piace pure a Vienna perchè fa emergere
informazioni altrimenti destinate a restare sepolte.
Chicago riconosce che il mercato puo' fallire nella produzione di
beni pubblici. In questo caso bisogna intervenire.
A Vienna questi interventi dispiacciono enormemente: verrebbe sabotato irreparabilmente quel prezioso crogiolo informativo costituito dal sistema dei prezzi.
Per Chicago
l' Uomo è tutto sommato prevedibile: il problema è quello di motivarlo spingendolo all' efficienza.
Vienna
vede nell' uomo un mistero sempre pronto ad
innovare cambiando tutto, anche la sua testa.
A Chicago piaccioni i
numeri e la matematica: qualche statistica è meglio che niente per dichiarare su basi di fatto inefficiente un mercato e far scattare l' intervento governativo.
A Vienna i numeri non servono: di interventi non ne vuole sapere, i mercati non falliscono e l' Uomo è troppo imprevedibile per essere ingabbiato in un' equazione.
Chicago è
pragmatica, i fatti cambiano i suoi giudizi: un mercato efficiente nel secolo scorso puo' anche rivelarsi inefficiente oggi.
Vienna è più costante nel suo giudizio: chiede di aspettare e mantenere la calma, la verità emergerà e le previsioni giungeranno a compimento. Anche per questo la sua visione può essere agevolmente trasformata da economica a
filosofica.
Non accetto richieste su chi buttare dalla torre, non saprei rispondere. Innanzitutto perchè le due visioni non sono poi così distanti e
una conciliazione è possibile.
Ma poi, come potrei rinunciare al
realismo di Chicago, ai suoi argomenti che consentono di intervenire con pertinenza nel dibattito contemporaneo? D' altro canto: come potrei mettere da parte la ben più ricca
antropologia viennese, le sue intuizioni sulla
razionalità limitata, la sua lotta culturale contro l' abuso delle conoscenze e i suoi input etico-filosofici?
Chiudo con una curiosità. In questi anni il liberalismo è sotto assalto, specie quello chicagoano. Lo difendo volentieri ma resto spiazzato quando le accuse, portate da autentici nemici del mercato, echeggiano quelle che i viennesi, veraci amici del mercato, rinfacciano di solito ai loro cugini.