Non parlo della globalizzazione economica. Parlo della musica degli anni novanta.
La cerebrale Accademia d' Occidente non resiste al richiamo levantino e salpa verso esotismi inventati...
... intanto, con moto uguale ma contrario, sull' altopiano una chitarra elettrica scalza l' austera Kora, e subito il lezzo del pigro leone scabbioso sembra rimpiazzaato dai tonfi dei mostri meccanici del signor Ford in quel di Detroit...
martedì 19 agosto 2008
Di funerale in funerale
la gente confonde scienza e scienziati.
La scienza è grande, ma i singoli scienziati sono pericolosi. In genere sono testardi, da dove trarrebbero altrimenti le energie per le fatiche eroiche che sopportano come passare 18 ore al giorno mettendo a punto la tesi di dottorato?
Quasi sempre sono dei cattivi avvocati difensori delle proprie idee anziche dei "cercatori di verità". Non cambiano idea neanche di fronte ad argomenti convincenti, in questo sono peggio degli stregoni più ossessionati.
ma la scienza, che è un impresa comunitaria ed evolve di funerale in funerale, li mette uno contro l' altro, li seppellisce tutti ed è molto migliore di loro.
Fonte: Nassim Taleb.
La scienza è grande, ma i singoli scienziati sono pericolosi. In genere sono testardi, da dove trarrebbero altrimenti le energie per le fatiche eroiche che sopportano come passare 18 ore al giorno mettendo a punto la tesi di dottorato?
Quasi sempre sono dei cattivi avvocati difensori delle proprie idee anziche dei "cercatori di verità". Non cambiano idea neanche di fronte ad argomenti convincenti, in questo sono peggio degli stregoni più ossessionati.
ma la scienza, che è un impresa comunitaria ed evolve di funerale in funerale, li mette uno contro l' altro, li seppellisce tutti ed è molto migliore di loro.
Fonte: Nassim Taleb.
I ghetti non integrano
Un mio amico mi raccontava che in azienda - lui lavorava in una multinazionale - per deridere un collega gli si diceva: " ma che sei un art. 15?". Si citava così la legge per le assunzioni obbligatorie dei disabili.
La cosa fa riflettere chi si preoccupa di pari opportunità puntando sulle "quote".
Le strategie di affitmative action spesso rinfocolano gli odi e la marginalizzazione tra categorie di cittadini. Ed è normale che sia così.
Attribuendo dei privilegi a tuluni, creano per costoro anche dei ghetti dove restano isolati e malvisti dalla maggioranza.
Nicola Persico fa il caso delle "quote rosa".
Inutile contare quante donne ci sono in Parlamento o altrove se poi nella testa di tutti circolano i pensieri irrisori a cui ho accennato.
La cosa fa riflettere chi si preoccupa di pari opportunità puntando sulle "quote".
Le strategie di affitmative action spesso rinfocolano gli odi e la marginalizzazione tra categorie di cittadini. Ed è normale che sia così.
Attribuendo dei privilegi a tuluni, creano per costoro anche dei ghetti dove restano isolati e malvisti dalla maggioranza.
Nicola Persico fa il caso delle "quote rosa".
Inutile contare quante donne ci sono in Parlamento o altrove se poi nella testa di tutti circolano i pensieri irrisori a cui ho accennato.
Uscire dai labirinti di una cravatta
Prima un aperitivo a ritmo di walzer... poi l' eterno dilemma della caramella da trascegliere nel vassoio offerto...
... sembra che le prefernze del professionista vengano accordate alla sugosissima "rossa" (rossana?)... mentre le gialle al suo fianco passano mestamente in maggioranza.
E' il mondo disarmonico delle "feste" che uomini sbilanciati sono tenuti a spingere fino al matinée... è tutto un reticolo di corridoi marmorei che han visto scarpe di coccodrillo entrare con tranquilla sicumera e correre via scalpitando alle prime luci dell' alba, un mondo che ha l' antefatto nei bagni profumati con un "talco" al mentolo e l' epilogo in una stanza dove si passeranno ore per uscire dai labirinti di una cravatta. La barba sfatta e gli occhi fissi nella fiamma dell' ultimo cerino del Grand Hotel. Per vedere se il sogno è ancora in buone condizioni.
... sembra che le prefernze del professionista vengano accordate alla sugosissima "rossa" (rossana?)... mentre le gialle al suo fianco passano mestamente in maggioranza.
E' il mondo disarmonico delle "feste" che uomini sbilanciati sono tenuti a spingere fino al matinée... è tutto un reticolo di corridoi marmorei che han visto scarpe di coccodrillo entrare con tranquilla sicumera e correre via scalpitando alle prime luci dell' alba, un mondo che ha l' antefatto nei bagni profumati con un "talco" al mentolo e l' epilogo in una stanza dove si passeranno ore per uscire dai labirinti di una cravatta. La barba sfatta e gli occhi fissi nella fiamma dell' ultimo cerino del Grand Hotel. Per vedere se il sogno è ancora in buone condizioni.
Il giorno più "bello": oggi
Contro chi vede nei tempi andati il luogo naturale dell' espressione artistica, avrei un paio di cose da dire.
Non condivido quel genere di passatismo. Trovo che l' arte oggi sia più vitale che in passato e che oggi conosca una fioritura come mai nella storia dell' uomo. Manca una scrematura. E con questo? Siamo messi ancor più alla prova, trovo stimolante tutto cio'.
Nel secolo scorso l' arte è letteralmente esplosa. All' inizio del nuovo millennio, poi, siamo tutti artisti oltre che ammiratori del bello, o almeno ci si prova.
Motivo numero uno: non costa niente.
Il numeratore della ricchezza da investire nell' arte si è alzato in modo smisurato, per contro il denominatore dei costi è rimasto immobile (anzi, si è limato verso il basso!).
L' uomo benestante difficilmente si compra la terza macchina. E' più probabile che produca o consumi arte.
La buona salute dell' arte contemporanea non è quindi tanto proclamata dall' esteta, quanto dall' economista.
Anche solo un secolo e mezzo fa il Pittore doveva risparmiare pure sulla canapa delle sue tele.
Ecco cosa hanno rintracciato i raggi X sotto un dipinto di Van Gogh.
Ribadisce il concetto Edward Lopez prendendo spunto dal seminale libro di Cowen da cui in passato ho ripetutamente attinto anch' io.
Non condivido quel genere di passatismo. Trovo che l' arte oggi sia più vitale che in passato e che oggi conosca una fioritura come mai nella storia dell' uomo. Manca una scrematura. E con questo? Siamo messi ancor più alla prova, trovo stimolante tutto cio'.
Nel secolo scorso l' arte è letteralmente esplosa. All' inizio del nuovo millennio, poi, siamo tutti artisti oltre che ammiratori del bello, o almeno ci si prova.
Motivo numero uno: non costa niente.
Il numeratore della ricchezza da investire nell' arte si è alzato in modo smisurato, per contro il denominatore dei costi è rimasto immobile (anzi, si è limato verso il basso!).
L' uomo benestante difficilmente si compra la terza macchina. E' più probabile che produca o consumi arte.
La buona salute dell' arte contemporanea non è quindi tanto proclamata dall' esteta, quanto dall' economista.
Anche solo un secolo e mezzo fa il Pittore doveva risparmiare pure sulla canapa delle sue tele.
Ecco cosa hanno rintracciato i raggi X sotto un dipinto di Van Gogh.
Ribadisce il concetto Edward Lopez prendendo spunto dal seminale libro di Cowen da cui in passato ho ripetutamente attinto anch' io.
Robin: dare ai quasi poveri togliendo ai quasi ricchi
I petrolieri quest' anno se la sono passata bene, non c' è che dire.
Per molti cio' è sufficiente affinchè sopportino un' extra tassazione. L' idea è venuta sia a Tremonti che ad Obama.
Sul WSJ si opina.
Colpisce come l' industria del petrolio, per i suoi margini di profitto, si collochi al sessantesimo posto (la Exxon è usata come proxy). Un Robin Hood che dà ai poveri tutelando i 59 più ricchi per accanirsi sul sessantesimo in lista. L' immagine del giustiziere comincia ad appannarsi.
Non ci sarà di mezzo la famigerata "percezione", e quindi lo sfruttamento politico della stessa?
HT Mark Perry
Per molti cio' è sufficiente affinchè sopportino un' extra tassazione. L' idea è venuta sia a Tremonti che ad Obama.
Sul WSJ si opina.
Colpisce come l' industria del petrolio, per i suoi margini di profitto, si collochi al sessantesimo posto (la Exxon è usata come proxy). Un Robin Hood che dà ai poveri tutelando i 59 più ricchi per accanirsi sul sessantesimo in lista. L' immagine del giustiziere comincia ad appannarsi.
Non ci sarà di mezzo la famigerata "percezione", e quindi lo sfruttamento politico della stessa?
HT Mark Perry
Occhi che giudicano
Una mucca mi guarda con i suoi occhioni buoni.
Calma, se quegli occhioni fossero davvero "buoni" ci sarebbero valide ragioni per pensare ai diritti di quel bovino. Riconoscere agli animali un comportamento "etico" implica il riconoscimento di diritti. Perchè negarli una volta che si sono riconosciuti dei doveri.
Ma forse basta meno.
Liberilibri ha fatto uscire una bella fiaba dello scrittore Melchior Vischer: La Lepre. In breve, il protagonista non commetterà l' omicidio programmato perchè, prima di sferrare il colpo letale, icrocia lo sguardo di una lepre, un testimone muto ma, ai fini etici, pur sempre un testimone. D' altronde si sa, molte scorrettezze che siamo pronti a commettere in privato le evitiamo in pubblico.
Per riconoscere l' "umanità" dell' animale forse basta questo: che il suo sguardo ci inibisca taluni comportamenti immorali. Eppure tutto questo potrebbe attestare qualcos' altro che riguarda noi più che la lepre o la mucca: rispettiamo il precetto non per ossequio alla verità che contiene ma per convenienza. In questo caso sarebbe l' uomo ad "animalizzarsi" anzichè l' animale ad "umanizzarsi".
Fonte: Armando Massarenti, sole
Calma, se quegli occhioni fossero davvero "buoni" ci sarebbero valide ragioni per pensare ai diritti di quel bovino. Riconoscere agli animali un comportamento "etico" implica il riconoscimento di diritti. Perchè negarli una volta che si sono riconosciuti dei doveri.
Ma forse basta meno.
Liberilibri ha fatto uscire una bella fiaba dello scrittore Melchior Vischer: La Lepre. In breve, il protagonista non commetterà l' omicidio programmato perchè, prima di sferrare il colpo letale, icrocia lo sguardo di una lepre, un testimone muto ma, ai fini etici, pur sempre un testimone. D' altronde si sa, molte scorrettezze che siamo pronti a commettere in privato le evitiamo in pubblico.
Per riconoscere l' "umanità" dell' animale forse basta questo: che il suo sguardo ci inibisca taluni comportamenti immorali. Eppure tutto questo potrebbe attestare qualcos' altro che riguarda noi più che la lepre o la mucca: rispettiamo il precetto non per ossequio alla verità che contiene ma per convenienza. In questo caso sarebbe l' uomo ad "animalizzarsi" anzichè l' animale ad "umanizzarsi".
Fonte: Armando Massarenti, sole
Un silenzio dove succedono cose
Guarda le stampe giapponesi, è così che devi scrivere: con altrettanto spazio intorno a rade parole. Usane poche e inseriscile organicamente in un melodioso silenzio. Scaccia quelle destinate a coprirlo e disperderlo, favorisci quelle che lo accentuano accarezzandolo. La parola è una pennellata che dettaglia il luogo dove si posa e riempie d' anima quello dove non si posa. La seconda funzione prevale. Cosa dovrai mai riferire se non le solite quattro verità. Ti deve bastare poco, in caso contrario dubita del tuo pensiero.
fonte: Hillesum
fonte: Hillesum
L' assedio delle fantasie
Cose piacevoli che si trasformano lentamente in torture...
Pedalo lentamente per le strade tutta assorta in quel che avviene dentro di me, mi sembra di potermi esprimere con tale forza e sicurezza che, poi, mi stupisco quando ogni frase che scrivo si regge cos' male e appare così sgraziata quando solo un attimo prima scorrevano in me tanto sicure e persuasive da farmi credere che dopo sarebbero sgorgate altrettanto naturalmente sul pezzo di carta.
Da pedalatore di pianura semi-professionista capisco questi "stupori" e sono pronto a diagnosticarne l' evoluzione esulcerante. Quindi metto in guardia.
Che risorsa una solida gabbia. Specie per chi è infestato da fantasie indisciplinate e vagabonde.
Pedalo lentamente per le strade tutta assorta in quel che avviene dentro di me, mi sembra di potermi esprimere con tale forza e sicurezza che, poi, mi stupisco quando ogni frase che scrivo si regge cos' male e appare così sgraziata quando solo un attimo prima scorrevano in me tanto sicure e persuasive da farmi credere che dopo sarebbero sgorgate altrettanto naturalmente sul pezzo di carta.
Da pedalatore di pianura semi-professionista capisco questi "stupori" e sono pronto a diagnosticarne l' evoluzione esulcerante. Quindi metto in guardia.
Che risorsa una solida gabbia. Specie per chi è infestato da fantasie indisciplinate e vagabonde.
HT Hillesum
Abuso di Piano
In Schubert ho dovuto pensare ai limiti del pianoforte, In Mozart ai suoi pregi. E' come se il primo "abusasse" dello strumento.
HT Hillesum
HT Hillesum
La domanda giusta
"Che cosa farei se fossi in lui?".
Mettersi nei panni degli altri non è poi così interessante.
Non è nemmeno molto utile. Ai fini strategici, quando l' altro è qualcuno con cui siamo in relazione (cooperazione o conflitto), la questione decisiva è un altra:
"Che cosa farei se fossi in lui che si chiede cosa fare se fosse in me che mi chiedo che fare se fossi in lui?
L' etica e la ricchezza nascono rispondendo bene a questa domanda.
Fonte: Thomas Schelling
Mettersi nei panni degli altri non è poi così interessante.
Non è nemmeno molto utile. Ai fini strategici, quando l' altro è qualcuno con cui siamo in relazione (cooperazione o conflitto), la questione decisiva è un altra:
"Che cosa farei se fossi in lui che si chiede cosa fare se fosse in me che mi chiedo che fare se fossi in lui?
L' etica e la ricchezza nascono rispondendo bene a questa domanda.
Fonte: Thomas Schelling
Il record dei working poor
Immagina due persone identiche per reddito, istruzione, età, sesso e razza.
Una (Jane) riceve assistenza continuata dalle istituzioni governative: casa popolare, agevolazioni su certi acquisti, buoni alimentari; inoltre parliamo di un genitore singolo che non intrattiene pratiche di culto.
La seconda persona (Tom) è un "working poor", non riceve assistenza governativa, è affiliato ad un' organizzazione religiosa ed è sposato con figli. La moglie vive con lui.
Senza conoscere nient' altro dei due possiamo già stupire di quanto Tom sia spaventosamente più generoso di Jane.
Il perchè non lo so bene, sta di fatto che è così.
Forse è difficile "dare" quando la propria dignità è stata definitivamente minata. Il fatto di avere un lavoro e tirare avanti con le proprie forze evita di ricevere questa offesa, si è ancora persone e lo si conferma a se stessi con la generosità.
Tom non si limita ad essere più generoso di Jane. In termini percentuali è molto più generoso anche di John, che appartiene alla classe media. Batte di misura persino Bud, un riccone sfondato.
Non sputiamo quindi sui lavori a bassa produttività. Non sono quelli ad umiliarci, a renderci chiusi e rabbiosi sono gli aiuti di stato. Anche per questo si cerca sempre di camuffarli in qualche modo al fine di non scatenare queste frustrazioni.
Fonte: Arthur Brooks.
Una (Jane) riceve assistenza continuata dalle istituzioni governative: casa popolare, agevolazioni su certi acquisti, buoni alimentari; inoltre parliamo di un genitore singolo che non intrattiene pratiche di culto.
La seconda persona (Tom) è un "working poor", non riceve assistenza governativa, è affiliato ad un' organizzazione religiosa ed è sposato con figli. La moglie vive con lui.
Senza conoscere nient' altro dei due possiamo già stupire di quanto Tom sia spaventosamente più generoso di Jane.
Il perchè non lo so bene, sta di fatto che è così.
Forse è difficile "dare" quando la propria dignità è stata definitivamente minata. Il fatto di avere un lavoro e tirare avanti con le proprie forze evita di ricevere questa offesa, si è ancora persone e lo si conferma a se stessi con la generosità.
Tom non si limita ad essere più generoso di Jane. In termini percentuali è molto più generoso anche di John, che appartiene alla classe media. Batte di misura persino Bud, un riccone sfondato.
Non sputiamo quindi sui lavori a bassa produttività. Non sono quelli ad umiliarci, a renderci chiusi e rabbiosi sono gli aiuti di stato. Anche per questo si cerca sempre di camuffarli in qualche modo al fine di non scatenare queste frustrazioni.
Fonte: Arthur Brooks.
sabato 9 agosto 2008
Tutto cangia, il ciel s' abbella
Un pensiero alla miri che aspettava la Tv dei Piccoli impaurita da questa musica... tranquilla miri, ecco una versione "friendly"...
Sindrome di Voltaire: vedere stupidità ovunque
Nelle scienze umane l' assunto della "razionalità dell' agente" scatena sempre un putiferio. E' uno dei più contestati. Ma anche dei meno capiti.
Qualcuno pensa di espellerlo con disinvoltura osservando la quantità di comportamenti incongrui in cui ci imbattiamo di continuo. E' esperienza comune, chi potrebbe negarla... bastasse questo!
Di fronte all' ingenuità di chi è colto dalla sindrome di Voltaire, viene buona l' avvertenza di Thomas Schelling. Lo studioso ci invita ad osservare come non sempre sia vantaggioso essere "razionali", in particolare se il fatto di esserlo o meno non possa essere nascosto o fatto conoscere (p.21). A volte conta anche il fatto di nasconderlo a se stessi.
Schelling fa diversi esempi. Anch' io vorrei tentarne uno: per il claciatore Kakà il Milan ha ricevuto un' offerta da 110 milioni di euro, un record.
Probabilmente un comportamento razionale esorterebbe ad accettare quell' offerta e, con il ricavato, rifondare una squadra credibile. Ci sono sulla piazza almeno quattro grandi giocatori acquistabili a 30 milioni l' uno in grado di costituire la spina dorsale del nuovo Milan.
Eppure Galliani rifiuta sdegnosamente. E' forse matto? No, molto semplicemente la notizia dell' offerta è stata divulgata e, allorchè dovesse presentarsi nelle vesti di acquirente dal portafoglio rigonfio, i prezzi da fronteggiare non sarebbero più i 30 milioni di cui parlavo e il progetto andrebbe a carte e quarantotto.
Quindi attenzione: dietro molti comportamenti inspiegabili il senno continua a pulsare più lucido che mai. Bisogna andare oltre le eleganti superfici di Voltaire per reperirne l' esistenza.
E come bottom line, un esempio in extremis: occhio a classificare tra gli "stupidi" l' amante folle che minaccia di tagliarsi le vene. Spesso la sua strategia è la migliore.
Qualcuno pensa di espellerlo con disinvoltura osservando la quantità di comportamenti incongrui in cui ci imbattiamo di continuo. E' esperienza comune, chi potrebbe negarla... bastasse questo!
Di fronte all' ingenuità di chi è colto dalla sindrome di Voltaire, viene buona l' avvertenza di Thomas Schelling. Lo studioso ci invita ad osservare come non sempre sia vantaggioso essere "razionali", in particolare se il fatto di esserlo o meno non possa essere nascosto o fatto conoscere (p.21). A volte conta anche il fatto di nasconderlo a se stessi.
Schelling fa diversi esempi. Anch' io vorrei tentarne uno: per il claciatore Kakà il Milan ha ricevuto un' offerta da 110 milioni di euro, un record.
Probabilmente un comportamento razionale esorterebbe ad accettare quell' offerta e, con il ricavato, rifondare una squadra credibile. Ci sono sulla piazza almeno quattro grandi giocatori acquistabili a 30 milioni l' uno in grado di costituire la spina dorsale del nuovo Milan.
Eppure Galliani rifiuta sdegnosamente. E' forse matto? No, molto semplicemente la notizia dell' offerta è stata divulgata e, allorchè dovesse presentarsi nelle vesti di acquirente dal portafoglio rigonfio, i prezzi da fronteggiare non sarebbero più i 30 milioni di cui parlavo e il progetto andrebbe a carte e quarantotto.
Quindi attenzione: dietro molti comportamenti inspiegabili il senno continua a pulsare più lucido che mai. Bisogna andare oltre le eleganti superfici di Voltaire per reperirne l' esistenza.
E come bottom line, un esempio in extremis: occhio a classificare tra gli "stupidi" l' amante folle che minaccia di tagliarsi le vene. Spesso la sua strategia è la migliore.
venerdì 8 agosto 2008
Womb searchers
Il niente non è poi così poco. Anzi, è abbastamza.
Sono un fan delle poetiche mistico-ebeti.
Bon Iver è l' ultimo arrivato, una scoperta recente.
Tirare i remi in barca e progettarsi come inattendibili, la voce anaffettiva (parola insegnata dalla miri) che fa il nido nella strozza e da lì parla di rado, senza verifiche, irrimediabilmente disadattata; vagare per la città tra pensieri surreali che la stanchezza infiacchisce sempre più togliendo ogni illusione di originalità... il porto della Madre, la ripartenze e il nuovo tranquillo naufragio. Non poter finire. Destinazione "into the wild". In Bon c' è tutto quello che deve esserci.
I am my mother's only one...
It's enough...
Sono un fan delle poetiche mistico-ebeti.
Bon Iver è l' ultimo arrivato, una scoperta recente.
Tirare i remi in barca e progettarsi come inattendibili, la voce anaffettiva (parola insegnata dalla miri) che fa il nido nella strozza e da lì parla di rado, senza verifiche, irrimediabilmente disadattata; vagare per la città tra pensieri surreali che la stanchezza infiacchisce sempre più togliendo ogni illusione di originalità... il porto della Madre, la ripartenze e il nuovo tranquillo naufragio. Non poter finire. Destinazione "into the wild". In Bon c' è tutto quello che deve esserci.
I am my mother's only one...
It's enough...
China and Wal-Mart: Champions of equality
Le diseguaglianza nei paesi occidentali va espandendosi, questo non sempre giova alla buona reputazione del capitalismo.
Meglio fare qualche precisazione concentrandosi sugli USA, Paese che spesso anticipa le nostre sorti.
Innanzitutto le diseguaglianze sembrano avere una spiegazione. La migliore, secondo me è questa. Quando la spiegazione soddisfa si tollera meglio anche lo spiacevole effetto collaterale.
Qualcuno poi, magari concentrandosi sui consumi, nega addirittura che il fenomeno sia di un qualche interesse.
Altri, anche da sinistra, richiedono nuovi modi per misurare le "diseguaglianze", magari che tengano conto della mobilità sociale.
In un recente lavoro Christian Broda e John Romalis ridimensionano ulteriormente il fenomeno facendo notare come il paniere dei "poveri" sia oggetto di inflazioni meno pesante rispetto a quello dei "ricchi". Il merito? Wal-mart, Ikea, Ryan Air, Cina e roba del genere.
Meglio fare qualche precisazione concentrandosi sugli USA, Paese che spesso anticipa le nostre sorti.
Innanzitutto le diseguaglianze sembrano avere una spiegazione. La migliore, secondo me è questa. Quando la spiegazione soddisfa si tollera meglio anche lo spiacevole effetto collaterale.
Qualcuno poi, magari concentrandosi sui consumi, nega addirittura che il fenomeno sia di un qualche interesse.
Altri, anche da sinistra, richiedono nuovi modi per misurare le "diseguaglianze", magari che tengano conto della mobilità sociale.
In un recente lavoro Christian Broda e John Romalis ridimensionano ulteriormente il fenomeno facendo notare come il paniere dei "poveri" sia oggetto di inflazioni meno pesante rispetto a quello dei "ricchi". Il merito? Wal-mart, Ikea, Ryan Air, Cina e roba del genere.
Forme di welfare: microcredito ed evasione fiscale
Questo articolo sembra fare il punto in maniera credibile sulla pratica del microcredito.
Per alcuni, per esempio gli assegnatari del Nobel a Yanus, l' idea appariva forse come epocale e particolarmente innovativa.
Anche per questo alcune precisazioni meritano di essere espresse.
Innanzitutto, non ci si aspetti che il microcredito risolva o allievi in modo significativo il problema della povertà. In genere è una boccata d' ossigeno, ma poche persone escono dalla loro condizione percorrendo quella via.
Il microcredito è sempre esistito, lo si sappia. Coloro che prendono i soldi dalle banche del microcredito, li prendevano senza molte difficoltà anche ieri. Ogni villaggio ha infatti sempre avuto il suo "prestatore" che agiva al di fuori del circuito bancario. Solo che le banche di oggi chiedono tassi intorno al 50-100%, il "prestatore" tradizionale era invece più esoso, nonchè scrupoloso nel riscuotere. E' un miglioramento, certo, non una soluzione rivoluzionaria.
Il microcredito generalmente non aiuta lo start-up di nuove aziende. I denari ottenuti così vengono consumati in seno alla famiglia o risparmiati con l' acquisto di una mucca o di una capra (non si creda che la mucca sia un investimento! E' un risparmio: nessun povero risparmia in contanti, verrebbero subito parenti ed amici a chiedere favori non rifiutabili; la mucca invece non puo' essere fatta a pezzi). Al massimo si investe in beni da usare promiscuamente sia nell' azienda che in famiglia (per esempio il cellulare).
Non si creda nemmeno che il microcredito sia esente dall' incorporazione in titoli collaterali. Visto che siamo nel mezzo di una crisi subprime, ovvero di titoli minati da mutui concessi ai meno abbienti, la cosa non puo' che preoccupare.
Conclusione: quasi sempre il microcredito si risolve in una specie di elemosina con un lato positivo: consente al povero di mantenere un' attività che lo impegna durante la giornata e, quindi, una propria dignità personale. E' un' assistenza anche psicologica. Dall' altro canto cancrenizza le cose come stanno mantenendo in vita una miriade di imprese non produttive.
In un certo senso il microcredito ha effetti simili all' evasione fiscale tollerata a lungo specie nel sud Italia. Mancando di un vero welfare, si sorvola sull'evasione diffusa dei piccoli: costoro possono stare a galla conducendo la loro aziendina senza costituire un problema sociale: sbarcano il lunario e sono alle prese con un' attività che li impegna fattivamente e dà loro qualche soddisfazione illusoria. I pregi e i difetti sono i medesimi del microcredito: si campa ma ci si immobilizza con una produttività deprimente.
La struttura polverizzata del nostro sistema produttivo forse è dovuta anche a questo: 1) evasione fiscale tollerata che consente al micro imprenditore di portare avanti la sua impresa improduttiva (in fondo è meglio comandare che essere comandati) 2 e regolamentazione del lavoro dipendente oppressiva.
Per alcuni, per esempio gli assegnatari del Nobel a Yanus, l' idea appariva forse come epocale e particolarmente innovativa.
Anche per questo alcune precisazioni meritano di essere espresse.
Innanzitutto, non ci si aspetti che il microcredito risolva o allievi in modo significativo il problema della povertà. In genere è una boccata d' ossigeno, ma poche persone escono dalla loro condizione percorrendo quella via.
Il microcredito è sempre esistito, lo si sappia. Coloro che prendono i soldi dalle banche del microcredito, li prendevano senza molte difficoltà anche ieri. Ogni villaggio ha infatti sempre avuto il suo "prestatore" che agiva al di fuori del circuito bancario. Solo che le banche di oggi chiedono tassi intorno al 50-100%, il "prestatore" tradizionale era invece più esoso, nonchè scrupoloso nel riscuotere. E' un miglioramento, certo, non una soluzione rivoluzionaria.
Il microcredito generalmente non aiuta lo start-up di nuove aziende. I denari ottenuti così vengono consumati in seno alla famiglia o risparmiati con l' acquisto di una mucca o di una capra (non si creda che la mucca sia un investimento! E' un risparmio: nessun povero risparmia in contanti, verrebbero subito parenti ed amici a chiedere favori non rifiutabili; la mucca invece non puo' essere fatta a pezzi). Al massimo si investe in beni da usare promiscuamente sia nell' azienda che in famiglia (per esempio il cellulare).
Non si creda nemmeno che il microcredito sia esente dall' incorporazione in titoli collaterali. Visto che siamo nel mezzo di una crisi subprime, ovvero di titoli minati da mutui concessi ai meno abbienti, la cosa non puo' che preoccupare.
Conclusione: quasi sempre il microcredito si risolve in una specie di elemosina con un lato positivo: consente al povero di mantenere un' attività che lo impegna durante la giornata e, quindi, una propria dignità personale. E' un' assistenza anche psicologica. Dall' altro canto cancrenizza le cose come stanno mantenendo in vita una miriade di imprese non produttive.
In un certo senso il microcredito ha effetti simili all' evasione fiscale tollerata a lungo specie nel sud Italia. Mancando di un vero welfare, si sorvola sull'evasione diffusa dei piccoli: costoro possono stare a galla conducendo la loro aziendina senza costituire un problema sociale: sbarcano il lunario e sono alle prese con un' attività che li impegna fattivamente e dà loro qualche soddisfazione illusoria. I pregi e i difetti sono i medesimi del microcredito: si campa ma ci si immobilizza con una produttività deprimente.
La struttura polverizzata del nostro sistema produttivo forse è dovuta anche a questo: 1) evasione fiscale tollerata che consente al micro imprenditore di portare avanti la sua impresa improduttiva (in fondo è meglio comandare che essere comandati) 2 e regolamentazione del lavoro dipendente oppressiva.
Pentirsi in compagnia
La creazione di una moneta unica in Europa mi lasciò molto scettico, anche e soprattutto per motivazioni ideologiche: non vedo mai con piacere alcuna forma di potere concentrato per legge.
Oggi, alla prova dei fatti, devo fare marcia indietro, la gestione dell' euro presenta un bilancio positivo.
La BCE è gestita con un rigore che supera quello della FED, speriamo che il piano non sia di accumulare credibilità per poi dilapidarla dando la stura a politiche trasgressive. Ma ormai di tempo ne è passato parecchio e e questi dubi sono fugati.
Se tento di spiegare un simile successo mi viene in mente solo un motivo: la manovra di centralizzazione è avvenuta in tempi in cui trionfava l' idea liberista, soptrattutto in ambito monetario, un settore dove molte popolazioni avevano sperimentato sulla propria pelle il tossico dell' inflazione.
Pregna di cultura liberale, la nuova generazione di tecnici si è messa al lavoro imboccando le vie giuste.
Pensando a questo mi corre un brivido sulla schiena: casa succederà quando il pendolo dell' ideologia rivoluzionerà il suo moto? In parte l' ha già cambiato, ma la BCE tiene duro evitando di farsi sedurre dalla generosità fuori luogo della politica.
Questo pensierino lo dedico anche a Davide, il quale teme un' italianizzazione dell' Europa.
Ho paura che simili timori saranno giustificati quando la UE diventerà un' unione eminentemente politica. Oggi, grazie anche agli ingressi massicci, si è mantenuta di stampo economico e i benefici prodotti non sono pochi.
Ecco gli argomenti di un altro pentito ben più illustre.
Qualcuno ha detto: "senza l' euro chissà dove sarebbe finita la nostra liretta". Bè, nel paper si tenta una risposta: se l' euro fosse stato introdotto in competizione con le monete nazionali, il pessimismo sulla liretta solitaria avrebbe indotto dubbi autentici e non retorici.
Oggi, alla prova dei fatti, devo fare marcia indietro, la gestione dell' euro presenta un bilancio positivo.
La BCE è gestita con un rigore che supera quello della FED, speriamo che il piano non sia di accumulare credibilità per poi dilapidarla dando la stura a politiche trasgressive. Ma ormai di tempo ne è passato parecchio e e questi dubi sono fugati.
Se tento di spiegare un simile successo mi viene in mente solo un motivo: la manovra di centralizzazione è avvenuta in tempi in cui trionfava l' idea liberista, soptrattutto in ambito monetario, un settore dove molte popolazioni avevano sperimentato sulla propria pelle il tossico dell' inflazione.
Pregna di cultura liberale, la nuova generazione di tecnici si è messa al lavoro imboccando le vie giuste.
Pensando a questo mi corre un brivido sulla schiena: casa succederà quando il pendolo dell' ideologia rivoluzionerà il suo moto? In parte l' ha già cambiato, ma la BCE tiene duro evitando di farsi sedurre dalla generosità fuori luogo della politica.
Questo pensierino lo dedico anche a Davide, il quale teme un' italianizzazione dell' Europa.
Ho paura che simili timori saranno giustificati quando la UE diventerà un' unione eminentemente politica. Oggi, grazie anche agli ingressi massicci, si è mantenuta di stampo economico e i benefici prodotti non sono pochi.
Ecco gli argomenti di un altro pentito ben più illustre.
Qualcuno ha detto: "senza l' euro chissà dove sarebbe finita la nostra liretta". Bè, nel paper si tenta una risposta: se l' euro fosse stato introdotto in competizione con le monete nazionali, il pessimismo sulla liretta solitaria avrebbe indotto dubbi autentici e non retorici.
giovedì 7 agosto 2008
Esploratori in pentola
L' esploratore di contrabbassi ama frugare tra le viscere di questo animale con il manico. L' estenuato ritocco dell' impellente ricerca non salva dal dedalo delle contorsioni. Si gira intorno senza requie, senza sigillo.
Lo strumento più riverberante che esista, seduce con malizia la sua preda: invita alla carezza, al sollecito, allo stimolo. Offre senza parsimonia le generose curve sagomate da una puntigliosa liuteria. Mette a portata di pizzico i suoi robusti tendini. Restituisce un calibrato attrito alla zigrinatura del budello in contropelo...
E intanto produce la pastosa onda con cui, ad imitazione delle spire pitonesche, avvolgerà nella letale stretta il suo operoso amante, che in segreto agognava a quella fine.
... ecco un altro modo tormentato di "toccare" il mondo, è Anselm Kiefer
Lo strumento più riverberante che esista, seduce con malizia la sua preda: invita alla carezza, al sollecito, allo stimolo. Offre senza parsimonia le generose curve sagomate da una puntigliosa liuteria. Mette a portata di pizzico i suoi robusti tendini. Restituisce un calibrato attrito alla zigrinatura del budello in contropelo...
E intanto produce la pastosa onda con cui, ad imitazione delle spire pitonesche, avvolgerà nella letale stretta il suo operoso amante, che in segreto agognava a quella fine.
... ecco un altro modo tormentato di "toccare" il mondo, è Anselm Kiefer
La battaglia sulla beneficenza
La Sinistra puo' vantare una solida tradizione di pensiero contro le pratiche caritative.
... una società giusta è una società che non ha bisogno di carità...
Ralph Nader
... la virtù più sopravvalutata è quella esercitata dal donatore. Il "dare" rinforza il nostro ego e il nostro senso di superiorità... quasi sempre "dare" è un piacere egoistico... guardate la nostra società, a dare con apparente magnanimità sono proprio coloro che hanno dimostrato maggiore grettezza...
John Steinbeck
... la retorica della generosità è sempre convissuta con quella della repressione... non è che la filantropia e l' invito a prendersi cura dell' altro siano insufficienti a governare il problema sociale, è che sono funzionali alla sottomissione dei più deboli..."
David Wagner
... sollecitare lo sforzo volontario e la donazione è funzionale alla distruzione dei "diritti"...
Janet Poppendieck
I legami con la tradizione marxista sono evidenti.
Ma anche la destra ha visto di cattivo occhio la carità.
Basti pensare ai darwinisti sociali che si rifanno a Herbert Spencer: una diffusa beneficenza impedirebbe alla selezione naturale di svolgere a dovere il suo compito.
Ricordo anche un bel libro di Sergio Ricossa: Contro la Beneficenza.
Sempre a destra, c'è chi, pur assumendo l' aiuto ai bisognosi, vorrebbe assegnarlo ad organizzazioni profit anzichè alla carica dei volontari. Parlo di Brian Miklethwait (Against Charity). Il motivo naturalmente sarebbe quello dell' efficienza.
Arthur Brooks fa giustizia di queste posizioni: prosperità e generosità vanno a braccetto, l' una rinforza l' altra.
Teorie che spieghino questo legame sono già bell' e pronte.
Robert Putnam ci parla del capitale sociale, una ricchezza che il dono contribuisce a costruire.
George Gilder constata come il capitalismo si fondi sulla fiducia, una qualità decisiva anche per l' atto caritatevole. La comune fondazione lega le due pratiche.
Thorstein Veblen nota come la carità sia raccomandata da un ethos che predica anche l' industriosità.
Victor Frankl vede nell' atto di generosità un atto significativo. Chi lo compie ritrova un senso e un' energia che si riflette anche nei suoi affari personali.
Insomma, capitalismo e generosità si fondano e producono fiducia. Avendo in comune questa risorsa non possono che farsi reciproca e proficua compagnia.
Certo, l' elemosina puo' danneggiare il ricevente se ripetuta ed acritica. Ma è sul donatore che dobbiamo concentrarci per isolare la carica positiva e arricchente di queste pratiche. Perchè si manifestino appieno l' atto della donazione deve essere volontario.
Arthur Brooks si occupa degli "hard data" (capitolo 7) e conferma le ipotesi pro-charity.
... una società giusta è una società che non ha bisogno di carità...
Ralph Nader
... la virtù più sopravvalutata è quella esercitata dal donatore. Il "dare" rinforza il nostro ego e il nostro senso di superiorità... quasi sempre "dare" è un piacere egoistico... guardate la nostra società, a dare con apparente magnanimità sono proprio coloro che hanno dimostrato maggiore grettezza...
John Steinbeck
... la retorica della generosità è sempre convissuta con quella della repressione... non è che la filantropia e l' invito a prendersi cura dell' altro siano insufficienti a governare il problema sociale, è che sono funzionali alla sottomissione dei più deboli..."
David Wagner
... sollecitare lo sforzo volontario e la donazione è funzionale alla distruzione dei "diritti"...
Janet Poppendieck
I legami con la tradizione marxista sono evidenti.
Ma anche la destra ha visto di cattivo occhio la carità.
Basti pensare ai darwinisti sociali che si rifanno a Herbert Spencer: una diffusa beneficenza impedirebbe alla selezione naturale di svolgere a dovere il suo compito.
Ricordo anche un bel libro di Sergio Ricossa: Contro la Beneficenza.
Sempre a destra, c'è chi, pur assumendo l' aiuto ai bisognosi, vorrebbe assegnarlo ad organizzazioni profit anzichè alla carica dei volontari. Parlo di Brian Miklethwait (Against Charity). Il motivo naturalmente sarebbe quello dell' efficienza.
Arthur Brooks fa giustizia di queste posizioni: prosperità e generosità vanno a braccetto, l' una rinforza l' altra.
Teorie che spieghino questo legame sono già bell' e pronte.
Robert Putnam ci parla del capitale sociale, una ricchezza che il dono contribuisce a costruire.
George Gilder constata come il capitalismo si fondi sulla fiducia, una qualità decisiva anche per l' atto caritatevole. La comune fondazione lega le due pratiche.
Thorstein Veblen nota come la carità sia raccomandata da un ethos che predica anche l' industriosità.
Victor Frankl vede nell' atto di generosità un atto significativo. Chi lo compie ritrova un senso e un' energia che si riflette anche nei suoi affari personali.
Insomma, capitalismo e generosità si fondano e producono fiducia. Avendo in comune questa risorsa non possono che farsi reciproca e proficua compagnia.
Certo, l' elemosina puo' danneggiare il ricevente se ripetuta ed acritica. Ma è sul donatore che dobbiamo concentrarci per isolare la carica positiva e arricchente di queste pratiche. Perchè si manifestino appieno l' atto della donazione deve essere volontario.
Arthur Brooks si occupa degli "hard data" (capitolo 7) e conferma le ipotesi pro-charity.
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