
Non mi ricordo bene dove sto andando...
foto luigi ghirri
Indigo Trio
Faccio un esempio terra terra, il più banale-neutrale possibile.
In 0.35 secondi una palla da baseball passa dalla mano del lanciatore al guantone del ricevitore. Per attivare e coordinare la sua muscolatura il battitore impiega 0.30 secondi. In 0.05 secondi è impossibile prendere decisioni. Nessuno però è disposto ad ammettere che il battitore colpisca a casaccio. Sono quattro dati oggettivi che messi insieme esplodono. Questo libro cerca di esplorare l' arcano raccontando come i cervelli lavorano di brutto anche in nostra assenza.
In 0.05 secondi accade dunque qualcosa che non rinuncio a chiamare "scelta". Eppure fisicamente una scelta non puo' darsi. A meno che non venga presa in "nostra assenza".
L' esempio che ho fatto è paradossale: un caso in cui tutti concordano nel parlare di "scelta" per quanto non esista nemmeno il tempo fisico affinchè una scelta si realizzi. Eppure a molti puoi dare tutto il "tempo fisico" che vuoi, sempre scelte "in assenza di se stessi" compiranno.
L' unico modo per aggirare l' ostacolo consiste nel ricorrere alla teoria del Capitale Umano: nel corso della mia vita investo consapevolmente delle risorse al fine di delegare molte scelte future ad un pilota automatico molto particolare. Tra le farine con cui amalgamo il mio CM, quella ideologica è forse la principale.
Tutto cio' ha delle implicazioni: oggi, qui, parlando, discutendo, confrontandoci sul forum, schierandoci, percorrendo questo rettifilo che sembra non implicare vere scelte... stiamo già prendendo decisioni concrete riguardo a bivi futuri che ora non riusciamo neanche ad intravvedere. Ci stiamo insomma coltivando affinchè il nostro cervello possa decidere anche senza di noi. Noi non ci saremo pur restando pienamente responsabili, una responsabilità che deriva da cio' che diciamo e facciamo oggi.
Ah, un' ultima cosa... le foto sono di Luigi Ghirri, mica paglia...
Bolla intraviste e auspicate da Gross: Energie alternative.
E le innovazioni della bolla attuale? Bè, gli strumenti finanziari e il mercato delle scommesse. Senza contare il programma di case di lusso elargite spensieratamente al popolo americano.
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statua vivente di povero cristo (altre statue)
I critici fanno notare come per molti paesi poveri questi anni siano stati tutt' altro che una manna.
I paesi dell' Africa Sub-Sahariana non vedevano l' ora di mettersi alle spalle la maledetta decade dei novanta. Molti di loro hanno addirittura sperimentato il passo del gambero. E il cocktail di medicine che gli "occidentali" hanno fatto ingollare loro ha prodotto solo malaugurati effetti collaterali lasciando il paziente in uno stato catatonico.
I Paesi Sudamericani restano indecifrabili... bravo chi li capisce! lo psico-dramma in cui sembrano sempre immersi si è risolto in una serie di picchi e risalite. Nel complesso, comunque, predomina la delusione con poche eccezioni.
Le ex tigri asiatiche (Sud Corea, Thailandia, Malaysia...) sono state investite dalle turbolenze finanziarie del 1997, meglio non chiedere loro un' opinione su quel periodo.
Gli ex paesi comunisti, uscendo dal frigorifero sovietico, hanno tentato di sgranchirsi con ginnastiche tra le più varie. Accanto ai non pochi successi abbiamo registrato però il fallimento della Russia. Russia! E non dico poco, dico "quasi" tutto.
Rispondono gli apologeti scagliando le loro due frecce, poche ma buone:
- la povertà nel mondo è chiaramente diminuita.
- la povertà nel mondo è diminuita proprio in quei paesi che più degli altri si sono aperti alla globalizzazione.
Una diminuzione che ha interessato quasi solo Cina ed India. Ma se un numero esorbitanti di poveri era collocato lì, che colpa abbiamo noi?
Facciamola breve e corriamo a schierarci: la mia impressione è che gli argomenti degli apologeti siano vincenti, a me almeno convincono.
Solo un' avvertenza prima del punto finale: non si creda che la Cina, paese che fa pendere la bilancia verso i pro-global, sia poi così "globalizzata" come si ama pensare. Le sue trasformazioni sono state lente e spesso fedeli ad un ricettario molto diverso da quello previsto dietro i palazzi di vetro dei mega-consulenti occidentali.
Nell' ultimo rigo creco di spremere il sugo della storia: la globalizzazione fa bene ai poveri, ma i paesi che l' accettano sono solo all' inizio della loro avventura, poichè non esiste un' unica via sulla quale incamminarsi. La storia conta e l' autorità locale, che ne è l' espressione, non deve mai dileguarsi per lasciare campo libero agli "esperti". Loro sono portatrici di fredde ortodossie, e all' ortodossia non si addice l' esportazione. Occorre quindi stemperarla con i misteri della cultura che ciascun popolo ha saputo produrre.
Questi tre punti mi fanno credere all' esistenza di una "mano invisibile". Sia un mercato crudele che un mercato lento, anche qualora vengano messi da parte, non cessano di fungere da bussola per chi intenda intervenire. Il terzo punto invece storna molte accuse che si sentono di frequente.
D' altronde resto un moderato poichè credo anche 1) che gli aggiustamenti del mercato siano troppo crudeli, 2) che a volte siano troppo lenti e debbano ricevere una spintarella, e che 3) l' efficienza nel mercato vada aiutata a discapito della sua eccessiva prudenza attraverso una Banca Centrale.
Accettare alcuni dati di fatto è decisivo (le prove empiriche rimpolpano una bibliografia che è 1/3 del testo), per esempio questo:
a seconda di come il catering dispone le pietanze nella mensa scolastica puo':
1) massimizzare le vendite;
2) massimizzare i profitti;
3) massimizzare la salute degli studenti;
4) randomizzare le scelte;
5) incoraggiare la libera scelta.
Dall' esistenza di questo arbitrio nasce il "paternalismo libertario", ovvero quell' ideologia per cui la "libera scelta" è sacra (libertario) ma che non disdegna di incoraggiare (paternalismo) le scelte che il protagonista stesso, in un contesto più neutrale, reputerebbe probabilmente come le migliori.
L' arbitrio delle 5 opzioni di cui sopra nasce a causa di errori sistematici che commettiamo. Siamo stupidi? Tutt' altro. Sono "errori" che ci hanno fatto un gran bene, ma di cui qualche volpone potrebbe approfittare:
Siccome siamo tutti affetti da queste ottusità meritiamo una protezione. Non dico un tutore, ma perlomeno un "calcione" che ci indirizzi correttamente.
In questo libro gli ideologi della "spintarella" si sono scatenati invadendo con il loro genio accademico diversi campi: scelte sul risparmio, scelte d' investimento, scelta del mutuo, scelta delle medicine, donazione d' organi, scelte ecologiche, scelte scolastiche, scelte ludiche (lotterie, gioco d' azzardo, droghe, alcool...), scelte di matrimonio, scelte bioetiche, scelte di beneficienza, scelte sulla dieta, scelte sulla fertilità.
Non mancano le obiezioni, ecco la più forte: sbagliando s' impara. Detto in modo rigoroso: aiutare uno "stupido" pregiudica la sua guarigione evolutiva.
Gli "spintonatori" non hanno molte risposte in merito, si limitano a dire che le loro soluzioni sono da caldeggiare nei giochi "one shot" piuttosto che in quelli ripetuti dove l' evoluzione biologica e non-biologica "lavora" molto meglio.
La "spintarella" viene presentata dunque come un modo intelligente per restringere le nostre libertà. Una "terza via" tra il proibizionismo e il libertarismo.
Ma se guardo al mondo in cui vivo ho l' impressione che molte soluzioni avrebbero un effetto "liberalizzante" piuttosto che il contrario [ non sarà un caso se proprio in questo libro si dettagliano i migliori argomento contro l' obbligo del casco?], e allora mi sembra conveniente starci.
*************** seconda tentativo di dire la stessa cosa...
Gironzolando in libreria cercavo di accoppiarmi con qualche romanzo, ma questa volta non ero attratto da spiriti affini, piuttosto invece da qualcosa che fosse stato "influente" nel tempo e nel mio Paese. Da dove vengono gli istinti che oggi dominano l' italiano?
Un ascoltatore di Radio Tre che compie queste elucubrazioni, viene subito sospinto verso la trasmissione Damasco, lì i protagonisti della nostra cultura passano in rassegna i libri che per loro sono stati importanti. Qual è il più citato?
Penso proprio di non sbagliare: Raffaele La Capria, Ferito a Morte. Ma ce l' hanno qui? Sì, scontato per giunta. Quattro euro con copertina rigida. Preso. Letto. Meditato.
E' un libro dalla bellezza terribile e smunta in cui vengono illustrate, parlando di Napoli, le ragioni del pessimismo più irredimibile. La vividezza del resoconto non puo' che alzare quelle ragioni a vera filosofia del Negativo. E dire che su Napoli avevo appena letto sentenze definitive non meno ispirate (annamo bene). Mica avrete bisogno del link alla Ortese, spero...
Tornando alla contagiosità di certe visioni. Ma perchè l' ottica catastrofista ha tanta presa sui cervelli pensanti del nostro Paese? Se avessi voluto scavallare qualche generazione per rivolgermi ad un ipotetico Damasco di trent' anni fa, probabilmente avrei isolato un Pasolini, altro apocalittico.
Io in merito ho la mia idea: il pessimismo è sexy.
A voi chiederei se avete responsi alternativi sia all' interrogativo iniziale (quale romanzo ha più influito) che a quello finale (la fascinazione del pessimismo).
Indimenticabili granuli che nessuna saggina saprà mai spazzare via. Quando il vero virtuoso t' insegna sul campo che all' occorenza basta un braccio per la batteria e un dito per l' organetto, saltano mille tenaci catene e si sciolgono altrettante nevrosi compatte. Con il cartone di quel vinile, 17 anni fa, ci feci un quadretto... le piccole prelibatezze che offre l' immaturità... persone di buon senso hanno fatto sparire i misfatti, oggi resta solo un invisibile pic telematico...
Comunque sembra scontato, l' arena dei giochi subirà drastici cambiamenti. Con cuore rassegnato dico che non tutto il male viene per nuocere, di alcune riforme si sente la necessità e introdurre forme di chiarezza puo' fare bene.
Nella battaglia sulle nuove regolazioni, la mia personale trincea libertaria penso che sarà all' incirca questa: agire sulla trasparenza e sul modo di presentare le offerte, imporre dei default poco rischiosi preservando comunque la libertà di scelta. Separare Informazione e Libertà (non per niente già prima della buriana avevo ordinato questo libro). E' una posizione di retroguardia? Ho l' impressione che pure quel fortino sarà travolto.