venerdì 21 aprile 2017

Parlare di politica

Una considerazione andrebbe riservata alla retorica del dibattito politico.
Non parlo di quello in cui si cimentano i “politici” di professione ma quello in cui si impegnano i semplici appassionati al bar o nei social network.
Ci sono due o tre cose che ho imparato e che vorrei puntualizzare qui, anche se forse non è la sede ideale.
Parlare di politica è molto difficile, dopo pochi scambi partono diatribe infuocate quanto sterili.
Escludo dall’ analisi chi ha interessi diretti in gioco nella materia in cui discute, in questi casi immedicabili le orecchie si tappano con il cemento; tuttavia, lo avrete constatato ripetutamente, anche la pura e semplice passione ideologica, per tacere della vanità narcisistica, puo’ trasformare una piacevole discussione in un rabbioso dialogo tra sordi.
Un modo per evitare esiti tanto deprimenti consisterebbe nel mettersi nei panni del prossimo e scoprire quanto costui sia molto meno ottuso di quel che crediamo: semplicemente vede le cose da un’ ottica differente rispetto a noi!
L’ operazione è piuttosto semplice poiché, a guardar bene, in queste materie la moltitudine dei protagonisti puo’ essere agevolmente incasellata in tre sole tipologie:
LIBERALE: privilegia l’ asse libertà/coercizione;
PROGRESSISTA: privilegia l’ asse forza/debolezza;
CONSERVATORE: privilegia l’ asse civiltà/barbarie.
Ora, i tre hanno obbiettivi differenti:
1) il LIBERALE vorrebbe tutelare le libertà di scelta,
2) il PROGRESSISTA vorrebbe tutelare il debole e
3) il CONSERVATORE vorrebbe tutelare la civiltà.
Semplice, no? Eppure di solito si discute dando per scontato che la meta a cui tendere è comune (di solito la nostra) e che l’ altro prende semplicemente una strada sbagliata poiché privo di senso dell’ orientamento.
Partendo dalla premessa che nessuna di queste tre prospettive è “indegna”, proviamo allora ad adottare per un attimo l’ “asse” del nostro interlocutore, ci accorgeremmo ben presto che le sue soluzioni sono tutt’ altro che peregrine.
In altri termini, quel che ci differenzia da lui è quasi sempre la prospettiva da cui partire, non l’ intelligenza o l’ ottusità nel giudicare il reale.
Ammettiamolo, un riconoscimento del genere non è tutto ma è già molto.
Proviamo a fare un esempio. Si discute di quote rosa.
Il liberale sarà contrario: implicano una coercizione.
Il progressista sarà favorevole: implicano un aiuto ai più deboli.
Il conservatore sarà contrario: implica un sovvertimento delle tradizioni.
I tre tipi possono dissentire sui valori senza considerarsi stupidi per la strategia che privilegiano.
Altro esempio: l’utero in affitto.
Il liberale sarà favorevole poiché non c’è coercizione.
Il conservatore sarà contrario poiché si tratta di un’innovazione radicale.
Il progressista è a metà strada: da un lato la categoria debole degli omosessuali potrebbe beneficiarne, dall’altra la categoria debole delle donne potrebbe subire uno sfruttamento. Lasciamo perdere la categoria debole dei bambini, che politicamente conta poco.
Anche qui: strategie differenti per mete differenti. Se rispettiamo le mete potremmo disprezzare un po’ meno le strategie.
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The Three Languages of Politics Arnold Kling