venerdì 26 giugno 2015

Enciclica laudato si'

Ho cercato di leggere il documento papale con il sussidio di alcuni commentatori di diversa estrazione. Ecco l’idea che me ne sono fatto.
Francesco ci ricorda che il mondo è la nostra casa comune e ad essa dobbiamo portare rispetto in nome di quella fratellanza che ci lega con tutti i suoi abitanti.
 E' tutt'altro che un'osservazione innocente poiché pone l'uomo al centro del creato distanziandosi da gran parte dell'ambientalismo militante: non esistono valori ambientali che non possano essere ricondotti alla dignità dell'uomo. Non esiste un dovere di rispettare l'ambiente ma solo un dovere di rispettare nostro fratello.
La concezione dell'ambiente che propone Francesco è molto ampia: anche una parola gentile crea la giusta atmosfera migliorando l'ambiente in cui tutti siamo immersi. Così come la gentilezza perderebbe di senso senza un destinatario, così pure le cure ambientali sarebbero vuote senza un "prossimo" su cui tenere fisso il nostro pensiero.
Ma come preservare e valorizzare questa ricchezza? Francesco intende farlo mettendo al centro "gli ultimi", e anche per questo spende parole dure per le soluzioni adottate dalla società capitalista.
Francesco non sembra riconoscere i successi ottenuti sul fronte della povertà, implicitamente respinge anche possibili soluzioni di mercato al problema ambientale visto che si mostra ripetutamente simpatetico con alcune "idee pericolose":
  1. il mercato crea instabilità;
  2. il mercato distorce i valori;
  3. il mercato spreca e produce alienazione;
  4. la politica è la soluzione a tutti questi "fallimenti del mercato".
Si tratta di affermazioni problematiche poiché innescano subito una raffica di domande: quanta "instabilità" è da imputare ad un sano adeguamento alla realtà? quanto "spreco" è dovuto solo ad una crescita della ricchezza disponibile? quali alternative si propongono al classico "valore di mercato"? perché mai i "fallimenti della politica" sarebbero da preferirsi ai "fallimenti del mercato"?
Ma la "pericolosità" del modello "marxista-keynesiano" prescelto non sta tanto nella sua validità, quanto nel fatto che il Papa si schiera in modo esplicito su questioni istituzionali in cui la Chiesa si dichiara incompetente.
Ma il Papa è davvero consapevole della sua "militanza"?
Secondo me no, non fino in fondo. A me sembra prevalere l'ingenuità (e anche un pizzico di ignoranza sui temi specifici), come se il Papa si rivolgesse ad un pubblico privo di qualsiasi strumento.
Propongo un'analogia per spiegarmi meglio: è un po' come se il Papa, considerando il nostro universo un "disegno intelligente", proponesse questa idea autenticamente cristiana adottando il linguaggio e gli schemi concettuali di quei "creazionisti" che negano alla radice l'evoluzione.
Cosa penserà un pubblico che oggi, almeno alle nostre latitudini, è per lo più “acculturato”? Ad un'ingenuità o ad un "creazionismo" militante?
Personalmente propendo per la prima ipotesi. Il vocabolario del "creazionismo militante" ha comunque un potere seduttivo maggiore sul credente “delle periferie” più incline alla reazione emotiva e avulso dalle polemiche creazionismo/evoluzionismo.
Lo stesso dicasi per le questioni istituzionali: l' idea ingenua di un Politico-Compassionevole che sistemi le cose dall'alto facendo combaciare tutti i pezzi seduce il credente ingenuo che, estraneo al conflitto socialismo/capitalismo, d'istinto è portato a pensare alla figura del Creatore Misericordioso.
Per ora, comunque, di questa Enciclica prendiamoci il buono, perché di buono ce n'è comunque molto.
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