Il liberale tipico auspica che lo stato esca dal business dei contratti matrimoniali, oggi purtroppo c'è dentro fino al collo, almeno per quelli stipulati tra coppie etero, domani potrebbe irrompere anche in quelli stipulati tra coppie "omo". La cosa è auspicabile? A volte due scelte sbagliate fanno meno danno che una, in qualche modo i due errori si compensano. Altre volte però meglio sbagliare il meno possibile, meglio compiere un passo nella giusta direzione, quello successivo seguirà. Se ci appartiene di più questa seconda sensibilità, allora meglio che lo stato non si occupi affatto dei matrimoni "omo".
Analogia: siete contro una certa tassa, come accogliereste l'annuncio che una fetta della cittadinanza sarà comunque esentata dal pagarla? Con un "meglio di niente" o con un "ancora peggio, oltre alla tassa anche la diseguaglianza di trattamento"?
Ha fatto scalpore la dichiarazione del presidente del Consiglio sull’equivalenza tra immigrazione e criminalità. Vero o falso? Berlusconi non ha fornito numeri a supporto della sua affermazione. Dai dati disponibili sul sito dell’Istat si ricava però che pur con un incremento del 500 per cento del numero di permessi di soggiorno dal 1990 a oggi, i tassi di criminalità sono rimasti pressoché invariati. Le statistiche documentano invece che nello stesso periodo la quota degli stranieri sul totale dei detenuti è stata sempre superiore alla loro quota sulla popolazione italiana.
A margine del Consiglio dei ministri tenutosi la settimana scorsa a Reggio Calabria, il presidente del Consiglio ha sostenuto che "la diminuzione degli extracomunitari significa anche meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali" (vedi video).
Purtroppo, il presidente del Consiglio non ha fornito dati a supporto di una affermazione così impegnativa. Né lo hanno fatto i molti commentatori che si sono avventurati sul tema sui mezzi di informazione. Sconcertante, ad esempio, che Giovanni Belardelli sul Corriere della Sera del 31 gennaio, rimproveri alla Cei (che aveva contestato le tesi del presidente del Consiglio) di non guardare i numeri quando nel suo articolo non cè uno straccio di numero, vengono solo richiamate fonti di seconda o terza mano (e si fa riferimento allideologia di chi avrebbe fornito questi dati come se le statistiche fossero di destra o di sinistra!).
Proviamo allora a guardarli noi i dati, ma dopo aver notato che sono disponibili sul sito dellIstat. Sorprende che nessuno abbia sentito il dovere di consultarli prima di commentare le dichiarazioni di Silvio Berlusconi.
Purtroppo, il presidente del Consiglio non ha fornito dati a supporto di una affermazione così impegnativa. Né lo hanno fatto i molti commentatori che si sono avventurati sul tema sui mezzi di informazione. Sconcertante, ad esempio, che Giovanni Belardelli sul Corriere della Sera del 31 gennaio, rimproveri alla Cei (che aveva contestato le tesi del presidente del Consiglio) di non guardare i numeri quando nel suo articolo non cè uno straccio di numero, vengono solo richiamate fonti di seconda o terza mano (e si fa riferimento allideologia di chi avrebbe fornito questi dati come se le statistiche fossero di destra o di sinistra!).
Proviamo allora a guardarli noi i dati, ma dopo aver notato che sono disponibili sul sito dellIstat. Sorprende che nessuno abbia sentito il dovere di consultarli prima di commentare le dichiarazioni di Silvio Berlusconi.
UNEQUAZIONE SENZA FONDAMENTO
La figura qui sotto mostra il numero di crimini denunciati all’autorità giudiziaria in rapporto alla popolazione e la dinamica della popolazione immigrata. Come si vede, a fronte di un incremento del 500 per cento del numero di permessi di soggiorno (passati da 436mila a 2.286mila) dal 1990 a oggi, i tassi di criminalità (numero di crimini per 100mila abitanti) sono rimasti pressoché invariati.
Figura 1: stranieri e crimini in Italia, 1990-2005
Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat.
La stessa conclusione è confermata dalla dinamica delle due variabili a livello regionale(Figura 2). In particolare, nelle regioni settentrionali caratterizzate da una maggiore intensità dei flussi migratori, il tasso di criminalità è rimasto pressoché invariato (Lombardia e Veneto) o è diminuito significativamente (Emilia Romagna).
Figura 2: variazione di crimini e permessi di soggiorno x 100 mila abitanti, 1990-2005
Fonte: elaborazioni su dati Istat.
Dunque, le statistiche disponibili suggeriscono che l’immigrazione non ha portato a un aumento significativo dei crimini. Questo smentisce le affermazioni del presidente del Consiglio. Non è vero che l’immigrazione ha reso le nostre città meno sicure.
IMMIGRATI E POPOLAZIONE CARCERARIA
Forse il presidente del Consiglio nelle sue affermazioni è stato tratto in inganno dai dati sullapopolazione carceraria per nazionalità. Le statistiche sulla composizione per nazionalità della popolazione carceraria documentano in effetti come dalla fine degli anni Novanta a oggi la quota degli stranieri sul totale dei detenuti sia stata sempre superiore alla loro quota sulla popolazione italiana. In particolare, più di un carcerato su tre è straniero, quando il rapporto fra immigrati e popolazione autoctona è inferiore al 10 per cento.
Questi dati tuttavia risentono del fatto che una larga parte degli stranieri, soprattutto irregolari, non può accedere alle misure alternative al carcere, tra cui gli arresti domiciliari, in quanto sprovvista di un valido certificato di residenza. La maggiore incidenza negli istituti di pena potrebbe quindi essere dovuta, almeno in parte, a una maggiore probabilità di finire in carcere dopo aver commesso un reato, piuttosto che a effettive differenze nella propensione a delinquere. Data linsostenibile lunghezza dei processi in Italia, questo fatto potrebbe avere un peso non da poco nel gonfiare il peso relativo della popolazione carceraria straniera. I dati messi a disposizione dal ministero di Giustizia confermano che più della metà dei detenuti stranieri (il 57 per cento per la precisione) è in attesa di giudizio, mentre la percentuale è significativamente più bassa tra gli italiani (42 per cento). (1)
Unaltra possibile spiegazione dellapparente discrepanza fra i dati sullincarcerazione e quelli sul rapporto fra criminalità e immigrazione è che, analogamente a quanto avvenuto nell’economia legale, gli immigrati siano subentrati agli italiani in diverse attività criminali. Emblematico è il caso del traffico di stupefacenti, passato in larga parte dal controllo delle organizzazioni italiane a quelle straniere, soprattutto per quello che riguarda l’attività di spaccio, senza che ciò comportasse un aumento significativo nell’incidenza di tali reati.
Questi dati tuttavia risentono del fatto che una larga parte degli stranieri, soprattutto irregolari, non può accedere alle misure alternative al carcere, tra cui gli arresti domiciliari, in quanto sprovvista di un valido certificato di residenza. La maggiore incidenza negli istituti di pena potrebbe quindi essere dovuta, almeno in parte, a una maggiore probabilità di finire in carcere dopo aver commesso un reato, piuttosto che a effettive differenze nella propensione a delinquere. Data linsostenibile lunghezza dei processi in Italia, questo fatto potrebbe avere un peso non da poco nel gonfiare il peso relativo della popolazione carceraria straniera. I dati messi a disposizione dal ministero di Giustizia confermano che più della metà dei detenuti stranieri (il 57 per cento per la precisione) è in attesa di giudizio, mentre la percentuale è significativamente più bassa tra gli italiani (42 per cento). (1)
Unaltra possibile spiegazione dellapparente discrepanza fra i dati sullincarcerazione e quelli sul rapporto fra criminalità e immigrazione è che, analogamente a quanto avvenuto nell’economia legale, gli immigrati siano subentrati agli italiani in diverse attività criminali. Emblematico è il caso del traffico di stupefacenti, passato in larga parte dal controllo delle organizzazioni italiane a quelle straniere, soprattutto per quello che riguarda l’attività di spaccio, senza che ciò comportasse un aumento significativo nell’incidenza di tali reati.
Dalla tabella 3 in Home : Consultazione dati : Giustizia Penale : Criminalità : Tav. 3 del sito ISTAT: percentuali reati commessi da stranieri denunciati nel 2005: 23,7%, cioe' circa 5 volte la loro percentuale rispetto alla popolazione all'epoca. Con punte del 35-38% al Nord. Solo circa il 10% sono reati minori come false dichiarazioni (tab. 15) gli altri sono tutti reati gravi, furti, rapine, omicidi, etc.. Tra i minorenni, ci sono punte del 50% di stranieri (ad es. in Liguria). Negare l'ovvio, cioè che gli ultimi del carro siano più disposti al crimine (lo sarei anch'io in quelle condizioni!), serve solo a rendere poco credibile la sinistra: "loro rubano a casa mia e voi vi arrampicate sugli specchi per assolverli?". Certo che poi votano Lega, non risolvono nulla, ma almeno non ti danno del razzista se ti lamenti! La soluzione non è rimandarli a casa, ma neppure ignorare il problema
Ho scaricato le tabele ISTAT 2006 e ho fatto due conti e sono arrivato a conclusioni simili. Il totale condannati è di 230.274 (ho sommato tutti maschi,femmine e minori) Stranieri condannati 60.286 Italiani condannati 169.988 (differenza fra i due dati precedendi) Poi li ho rapportati con la popolaziore residente (italiani e stranieri) Perciò risulta che i condannati italiani sono lo 0,29% del totale mentre i condannati stranieri sono lo 2,26%, cioè ca. 8 volte di più Certo, bisognerebbe sapere quanti di quei 60.000 reati commesi da stranieri, sono stati commessi da stranieri con permesso di soggiorno. Ma questo dato non c'era nelle tabelle. Magari di quei 60.000 reati, solo 10.000 sono stati commessi da stranieri regolari e in questo caso, le due percentuali sarebbero identiche (0,37%) E in un caso del genere 50.000 condannati stranieri sarebbero clandestini che, stimati in 500.000, avrebbero un tasso di condanne di circa il 10%.. Come si fa saperlo?
IMO
Negare l’incidenza dell’immigrazione sulla criminalità è abbastanza arduo,
specie se ci concentriamo sui reati cresciuti: la % di stranieri
denunciata/condannata è parecchio più elevata rispetto alla % di stranieri nella
popolazione, non parliamo della % di stranieri in carcere (ma lì pesa anche la
minor accessibilità a pene alternative). Tuttavia, questo non significa
necessariamente che + stranieri = + criminalità. Uno di sinistra potrebbe
sostenere: la criminalità è aumentata per la presenza di stranieri
clandestini aggravata da quelle politiche di destra avverse al riconoscimento.