martedì 9 giugno 2015

HL ITALIANO Michael Bailey: The man who would be queen. Cap 6

Cap.6. Le origini dell'omosessualità e le teorie sull'omosessualità.
  1. Esiste un gene gay? Risposta breve: si direbbe di sì, anche se non è completo. Dapprima sembrava che i gay nascessero da madri stressate ma gli esperimenti non sono stati ripetuti. L'ipotesi della genetica è nata osservando i fratelli gay (gay nel 20per cento dei casi).
  2. L'esperimento ideale: osservare gemelli omozigoti separati alla nascita. L'osservazione sembra confermare ma i soggetti sono troppo rari. Alternativa: osservare parallelamente omozigoti, eterozigoti e adottati. L'osservazione conferma un influsso genetico anche se non completo.
  3. C'è una correlazione chiara tra ricercatori sul tema e orientamento sessuale dei ricercatori.
  4. L'ambiente conta ma non dobbiamo pensare solo all'ambiente sociale, c'è anche quello biologico. L' ipotesi più probabile sul campo è che l'ordine di nascita influisca tramite le alterazioni del sistema immunitario. Ci sono ipotesi alternative come quella dello sdoganamento: i gay pullulano laddove sono accettati. I dati nn confermano, le stime rivelano percentuali tra l'1 e il 3% nonostante le associazioni parlino del 10%. Ipotesi dell'iniziazione: se il tuo primo rapporto è omo sarai omo. Alcuni studi confermano ma i soggetti osservati erano già sessualmente coscienti.
  5. Questi sono studi difficile con pochi fondi. Perchè? Si teme che la scoperta del gene conduca all'aborto di massa. Il paradosso è che chi teme qs conseguenze di solito sostiene che l'aborto è un affare privato. Quello che condanna è la discriminazione ma si può discriminare anche per  uoni motivi: 1 voglio evitare sofferenze 2 voglio un figlio come me 3 voglio nipoti. E poi, considera l'analogia: educare un figlio cristiano discrimina forse verso gli ebrei? Discriminare è cmq lecito se non fa male a nessuno.
  6. I gay sono un paradosso evolutivo. Tentativi di spiegazione. 1 i gay tengono sotto  controllo la popolazione. Nessuno accetta qs ipotesi. Si sarebbero cmq estinti da tempo e poi il gene resta sempre egoista, ammesso e non concesso che un mondo popoloso sia peggiore. 2 Kin selection.. Ipotesi poco credi ile, resta lo svantaggio evolutivo a meno che i gay abbiano tonnellate di nipoti. Oggi, comunque non è così, quindi se non si sono estinti si estingueranno. 3 Ereditarietà parziale. Resta lo svantaggio riproduttivo a meno che i fratelli dei gay abbiano molti più figli, realtà non osservata.
  7. Ipotesi alternativa: germ theory. Spiega bene la correlazione buona ma non perfetta tra gemelli.
  8. Altra teoria papabile: l'omosessualità è una specie di perversione etero: sono talmente attratto dalle donne che le desidero vicine a me, talmente vicine che mi fingo una di loro.
  9. E i gay che non mostrano tratti femminili? Specie nelle culture dell'antichità sono molti. Nota che anche in carcere sono molti. Spesso costoro pullulano laddove l'accesso alla donna è difficoltoso. Un gay ha scarse possibilità di accoppiarsi quindi è più "disponibile" a farlo. Un' occasione - forse l'unica - per chi cerca sesso disperatamente.
  10. Oggi sappiamo con una certa sicurezza dove rintracciare le differenze cerebrali tra un uomo normale e un gay: IMAH3 una parte dell'ipotalamo.
continua

Cap.3 geneder

  1. la teoria del gender sostiene che esiste un legame lasco tra sessualità e genere. la scienza sembrerebbe confutare una posizione del genere, il legame è robusto. e qui entrano in gioco le vicende di alcuni bambini che per gravi malattie sono stati fatti crescere secondo un'identità di genere che non coincideva con la loro sessualità. il risultato è stato molto spesso disastroso.
  2. tuttavia, anche se la sessualità è binaria, sarebbe esagerato pensare a due soli generi, qui lo spettro è leggermente più ampio.

sabato 6 giugno 2015

Terapie per la depressione

http://digest.bps.org.uk/2015/06/is-cbt-for-depression-losing-its.html?m=1

venerdì 5 giugno 2015

HL ITALIANO Diego Gambetta: Codes of underworld

Capitolo I Criminal credentials.

  1. Il mondo del crimine è ideale per studiare l'uso del linguaggio e i modi in cui si incontrano domanda e offerta. C'è chi allungherebbe volentieri una mazzetta ma rinuncia perchè non sa a chi darla. Come possiamo capire se siamo di fronte ad un criminale doc? E come far capire agli altri che siamo criminali affidabili? So o domande interessanti anche a chi non si appassiona al mo do della mala poichè la questione può essere facilmente allargata: come si crea quel bene primario   che è la fiducia in assenza dello stato?
  2. i posti che si frequentano sono importanti:prigioni, bar nelle ore di lavoro e notturne, prigioni. Le periferie malfamate si trasformano rapidamente perchè i criminali ambiscono ad abitare lì così come la brava gente ambisce ad andarsene. Abitare a lungo in una zona malfamata è importante ma mai come stare in prigione. La prigione è cri inogena poichè ti insegna le tecniche, ti garantisce co oscenze ma soprattutto ti marchia come criminale affidabile.
  3. commettere un reato è un segnale importante per guadagnare la fiducia della malavita. Spesso viene richiesto un omicidio iniziatico: non è una crudeltà ma una forma di giuramento. In fo do parliamo di come fabbricare quel bene che è la fiducia in assenza dello stato. Le azioni rischioso danno una buona immagine, per esempio scommettere molto: i criminali sono propensi al rischio, in caso contrario si guadagnerebbero da vivere aprendo un autolavaggio.
  4. Infiltrati come donnie brasco hanno ingannato anche la mafia ma ciò non significa che la malavita sia stupida: ha subito alzato lo standard di ammissione, ora l'omicidio iniziatico o è tornato d'obbligo, un poliziotto non lo farà mai.
  5. gli infiltrati hanno spesso agito al limite e specie in passato anche oltre il limite, specie se era in gioco la propria vita. Ad un  erto punto era praticamente impossibile capire da  he parte stessero  cergespie. Qui si poneun curioso dilemma per la mala: se punisce in modo troppo duro chi tradisce rischia di non scoprire mai l'infiltrato poichè costui in condizioni di pericolo farebbe di tutto. Certo che sesiarriva a fare  erte cose, ovvero u  idere, allora l'infiltrato non può più nemmeno dirsi tale, forse. Di certo  i sono diverse organizzazioni, per esempio quelle del terrorismo islamico, che vengono considerate ininfiltrabili.
  6. una volta risolto il problema degli infiltrati non è però risolto il problema del tradimento: anche un  criminale incallito può tradire. E qui veniamo a quella cosa che si chiama onore.

mercoledì 3 giugno 2015

L' ora di educazione civica

Sì. Purchè ruoti intorno al diritto/dovere alla disubbidienza civile

The problem of political authority di Michael Huemer

Hemer sul problema dell'autorità politica:

  1. Ottimo testo scolastico per l'ora di educazione civica: semplice, ordinato, comprensibile e convincente.
  2. Perchè noi consideriamo illecite talune azioni se le compie Tizio mentre le giustifichiamo se le compie il governo? Questo è il classico problema dell'autorità politica. Se Tizio cattura un vandalo, lo rinchiude in cantina e poi va dal suo  vicino estorcendogli un contributo in denaro a titolo risarcitorio, nessuno giustificherebbe il suo modo d'agire. Se invece lo fa Caio "a nome dello stato" tutto diventa all'improvviso legittimo. Ha senso che esista un doppio standard morale?
  3. Due spieghe:1) l'azione compiuta da Tizio e da Caio non è la stessa e 2) Tizio e Caio sono persone essenzialmente diverse.  Le uniche spieghe valide sono del secondo tipo poichè l'esempio del vigilantes può essere variato a piacimento in modo da rendere le due azioni da confrontare perfettamente uguali.
  4. C'è chi a questo punto introduce la democrazia ma la gran parte delle teorie che giustificano l'autorità politica precedono l'avvento della democrazia e prescindono da essa.
  5. Huemer si concentra sui casi di aggressione fisica, non perchè siano gli unici illegittimi nel rapporto tra privati ma solo perchè si tratta di casi dove quasi sempre si concorda nella condanna. È importante per Huemer partire da una posizione di accordo e quindi considerare azioni dove il doppio standard di giudizio è particolarmente evidente.
  6. Ci sono due metodi di analisi: 1) prendere una teoria etica astratta ed applicarla al caso concreto dell'autorità politica. Una di queste teorie potrebbe essere quella di Rawls. 2) considerare dei casi specifici in cui il giudizio etico è incontrovertibile e procedere coerentemente a giudicare altri casi. Huemer segue questa seconda via, non crede che esistano teorie etiche generali affidabili. Ci sono filosofi che credono nelle teorie (Singer), ci sono poi filosofi (Nancy) che credono nell'esistenza di giudizi specifici, ci sono poi filosofi che non credono a niente in campo etico (Mackie) e ci sono infine filosofi come Huemer cne pur non credendo in nessuna teoria credono in taluni giudizi specifici  condivisi,  questi giudizi sarebbero fondati e ragionevoli. Se così è, partire da una teoria etica o, ancora peggio, da una teoria politica, sarebbe tempo perso. Partiamo invece dall'ovvio. Attenzione: se si parte dall'ovvio e si traggono le ovvie inferenze non è affatto detto che si giunga ad ovvie conclusioni. Anzi, direi che le conclusioni di Huemer sono decisamente originali.
  7. Perchè non partire dall'idea di senso comune per cui un'autorità politica è necessaria? Primo perchè Huemer non condivide questa idea che quindi diventa controversa e non più condivisa, del resto esistono fior di filosofi politici e storici che non la condividono: Stringham, Ostrom, Schmidtz, Leeson, Beito . Ma, secondo, a quanto pare molti hanno ritenuto di doverla giustificare. Quindi non è poi tanto di senso comune.
  8. Tesi del libro: l'a. p. è un'illusione. Confutazione delle principali teorie giustificatorie ( contrattualismo democraticismo utilitarismo...). Altre tesi: le principali teorie politiche sono una razionalizzazione di conclusioni già raggiunte. La parte seconda è dedicata alle conseguenza del precetto che dichiara illegittima l'autorità politica.
  9. La tesi conseguenzialista come la presenta Hobbes: gli uomini non collaborano e senza un sovrano assoluto vivrebbero nella miseria, quindi la sua presenza deve essere accettata come naturale. C'è qualcosa di contradditorio nel contrattualismo: se gli uomini non collaborano perché mai dovrebbero collaborare accordandosi nell'accettazione di un sovrano assoluto? Paragrafo estrapolato da Stringham.
  10. Nagel dice che il nostro reddito non sarebbe lo stesso senza a.p., quindi il diritto al nostro reddito non esiste. Obiezione: certo, le istituzioni politiche contano, se vivessimo in URSS saremmo tutti più poveri, ma l'argomento dimostra troppo, dimostra che qualsiasi cosa faccia lo stato è giustificata, anche se violasse i diritti tanto cari a Nagel. E quindi, come la mettiamo? Oltretutto avere argomenti per dimostrare che la soluzione A (statalismo) è migliore della soluzione B (stato minimo) non implica l'obbligo di uniformarsi ai precetti di A. Ci sono auto migliori di altre nel rapporto qualità prezzo ma non esiste una costrizione all'acquisto. Paragrafo estrapolato da Stingham.
  11. la tesi conseguenzialista è la più accreditata per giustificare a.p.: senza lo stato che coordina le conseguenze sarebbero gravi quindi è doveroso obbedire. Obiezione: eppure se io disubbidisco lo stato non collassa affatto. Risposta: e il test kantiano?
  12. Le lacune dell'utilitarismo dei comportamenti fa ripiegare sull'utilitarismo delle regole: si deve ubbidire a una regola se risulta utile in condizioni "kantiane". Ma anche u.delle regole si confuta con casi specifici paradossali: nn posso fare il ragioniere perchè se lo facessero tutti il paese collasserebbe.
  13. dopo la confutazione dell'u.delle regole il conseguenzialista ripiega sulle teorie del fair play: applico il test kantiano per stabilire i doveri più che i diritti. Esempio:la barca imbarca acqua e tutti si danno da fare per svuotarla, si potrebbe fare a meno del mio apporto ma è doveroso che io contribuisca per quanto posso. Inconveniente: se i passeggeri si impegnano in due attività di cui una inutile (es: svuotare l'acqua dalla barca e pregare Poseidone) è mio dovere partecipare ad entrambe? Si direbbe di no, di conseguenza nn è mio dovere ubbedire a leggi sbagliate, o per lo meno lo stato che le emette nn è meno colpevole del cittadino che le infrange, manca quindi di legittimità. Se è vero che siamo eticamente esentati dal partecipare ad attività inutili è ancora più vero che lo siamo dal partecipare ad attività dannose. Per un pacifista la guerra è dannosa, per un anarchico il governo è dannoso, eccetera. La dannosità si rileva anche dalla presenza di alternative più efficienti: givewell è più efficiente dello stato nell'aiutare chi ha bisogno.
  14. con l'argomento del fair play si tenta di giustificare la legittimità generica dello stato nell'agire in modo violento. Tuttavia, per quanto appena detto analizzando l'analogia della barca lo stato può anche essere giustificato nella sua azione ma solo per attività specifiche (es per imporre a tutti un contributo nello svuotare la barca) non in generale. Anche giustificare il monopolio della violenza è difficile da giustificare: se sulla barca gianna estrae per primo la pistola e impone a tutti di contribuire al salvataggio perchè mai non potrebbe farlo Gino qualora l'occasione si ripresentasse?
continua

lunedì 1 giugno 2015

http://www.project-syndicate.org/commentary/education-economic-growth-by-ricardo-hausmann-2015-05#dKLDttg8lyoy8CX0.99

domenica 31 maggio 2015

sabato 30 maggio 2015

Il nazismo buono

http://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20150530/282664685990587/TextView

Argomenti pro lusso

http://bleedingheartlibertarians.com/2015/05/living-high-while-people-die/


al video linkato (circa al minuto 2) un indiretto quanto sorprendente elogio del "lusso" di don giussni (lui lo chiama bellezza): senza il contatto con la bellezza mai e poi mai potrai aiutare il tuo prossimo a cui manca anche il necessario:

https://www.youtube.com/watch?v=X_ORO-hVnJE

venerdì 29 maggio 2015

Non credo nelle teorie etiche

Lo dico subito: non credo in nessuna teoria etica.

Tutte sono altamente controverse, tutte prestano il fianco a critiche devastanti. Mi sembrano razionalizzazioni di giudizi già presi. Da Kant a Rawls non faccio eccezioni.

Con questo non voglio fare professione di scetticismo: credo pur sempre che alcuni giudizi specifici siano veri e ben fondati e non controversi.

La cosa migliore è partire da quei giudizi.

Puo' darsi che si arrivi a conclusioni controverse ma per lo meno si è partiti da giudizi specifici di buon senso che tutti condividono.

Se le conclusioni sono controverse la controversia andrà risolta a favore di chi formula la sua tesi partendo da giudizi non controversi.

giovedì 28 maggio 2015

Systematically Biased Beliefs About Inequality

Systematically Biased Beliefs About Inequality, Bryan Caplan | EconLog | Library of Economics and Liberty:



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la diseguaglianza percepita si discosta da quella reale e questa discrepanza ha profonde implicazioni per la teoria politica.

Raymond Boudon sul relativismo parte I

Raymond Boudon sul relativismo parte I
  1. Il relativismo può avere una natura varia, oltre a quello filosofico c'è quello etico, quello cognitivo e quello culturale
  2. Relativismo etico. Montaigne: esistono in giro per il mondo precetti tanto vari che l'etica potrebbe essere considerata un portato culturale più che un dato reale. Pensa solo al caso dell'infibulazione. Ma inferire conclusioni relativiste da Montaigne è esagerato: se ci concentriamo sulle ragioni profonde della pratica infibulatoria la nostra indignazione scema, non sono poi così diverse da quelle avanzate nelle nostre civiltà. D'altra parte anche chi la pratica ne percepisce la crudeltà e spesso ripiega su alternative. Insomma, questo venirsi incontro testimonia della presenza di valori assoluti che fanno sentire il loro magnetismo. Ad essere conenzionali non sono i valori di fondo, come pretendono i relativisti ma le forme in cui si incarnano.
  3. Relativismo etico. Hume: la fallacia naturalistica: da proposizioni all'indicativo non posso trarre conclusioni imperative. Il regno dell'etica è irrazionale, non ha mai un contatto con la razionalità descrittiva. La tesi di Hume si presta ad equivoci: parlando all'indicativo molti hanno in mente conseguenze dal chiaro portato imperativo.
  4. Relativismo etico. Weber: politeismo dei valori: i valori scaturiscono da principi indimostrabili quindi convivono tra loro fronteggiandosi nel conflitto sociale. Alla fine vince il più forte non il più ragionevole. Secondo i relativisti Weber è sulla linea Marx-Nietzsche. Ma qs resoconto relativista non rispecchia la posizione di Weber: lui era un evoluzionista: i valori partono alla pari ma nella concorrenza alcuni emergono fino ad imporsi mentre  altri affondano e spesso quelli vincenti sono tali perchè più convincenti.
  5. Il relativista etico abusa del principio della bivalenza: i precetti sono o fondati o relativi. Non è vero, molto più probabile che alcuni precetti siano relativi ed altri siano bloccati su solide fondamenta.
  6. Il relativismo si è imposto anche perchè teoria utile a proclamare un certo principio di eguaglianza: tutte le società hanno pari dignità e nessuna è superiore alle altre.
  7. Relativismo cognitivo: abbiamo accesso alla realtà? Kuhn: la storia della scienza nn è lineare come la rappresentano i manuali. Parecchi fattori irrazionali (estetica politica metafisica) pesano nella scelta della teoria da privilegiare.  Khun ha il merito di confutare Popper e di sottolineare l'azione di molti fattori irrazionali ma è solo con una forzatura iperbolica che dal suo lavoro si ricava un qualche relativismo
  8. R.cognitivo. Il relativismo si è imposto anche per l'insolubilità del problema della demarcazione. Popper propose il criterio della confutabilità lasciando almeno tre dubbi (ci sono teorie filosofiche confutabili tramite esperimenti mentali. Ci sono teorie scientifiche difficilmente confutabili: quelle contrassegnate da clausole coeteris paribue o il neo-darwinismo, teoria con diverse conferme ma di cui è difficile immaginare unaconfutazione). Questo fallimento apre indebitamente le porte al darwinismo.
  9. Il r. cognitivo s'impone anche perchè utile alla denuncia del connubio tra scienza, multinazionali e politica. Se la scienza è un sapere relativo i poteri forti se ne impadroniscono
  10. R. Cognitivo, confutazione. Una credenza può imporsi anche per motivi irrazionali ma affinchè si mantenga è necessario chesia fondata. L'irrazionalismo può farsi sentire sul breve periodoma non sul lungo. Il fatto di non avere criteri generali per definirla non significa che la scientificità del sapere non esista: in parecchi casi specifici la scientificità s'impone alla nostra ragione come un'evidenza quasi fosse unsentimento di scientificità
Continua.

mercoledì 27 maggio 2015

Il concetto di rischio in don Giussani

Essenzialmente è un concetto anti-utilitaristico: poiché non possiamo pesare con il bilancino le conseguenze dei nostri atti dobbiamo affidarci a dei principi indimostrabili, per quanto ragionevoli. Questo è tanto più vero quanto più si opera in certi ambiti, in particolare in quello educativo.

martedì 26 maggio 2015

reddito di cittadinanza

Michael Tanner on a Guaranteed National Income | askblog:



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Se devo immaginare un welfare, quello fondato sul reddito di cittadinanza o reddito minimo garantito sarebbe l'ideale. Ma purtroppo un welfare ce lo abbiamo già e quando si parla di reddito di cittadinanza non si capisce mai se lo si voglia cumulare alle altre garanzie o se invece si punti ad una sostituzione. A me sembra ovvio che, dato il minaccioso silenzio, si opti più meno consciamente per l'ipotesi più sciagurata, ovvero la seconda. Come procedere allora per sventare la minaccia e far uscire allo scoperto i falsi supporter? Basta una considerazione: la misura del reddito minimo consiste essenzialmente nel mutare i benefici in natura in benefici in denaro. Ebbene, lo si faccia gradualmente passandoli in rassegna uno alla volta. Mi spiego meglio: eliminiamo la sanità garantita ed elargiamo, almeno per i più bisognosi, una somma con la quale poter acquistare sul mercato un'assicurazione equivalente. Basta un annuncio del genere per capire realmente chi supporta in modo serio il cosiddetto reddito minimo.

keynesiani contro il precariato

Chi si lamenta del "precariato" è sempre in prima fila nel chiedere investimenti pubblici anti-recessivi. Ma questi ultimi sono investimenti precari per eccellenza: cessano col cessare della recessione. Qualcuno potrebbe dire: finita la recessione saranno comunque a disposizione delle alternative. Vero, ma questo vale anche nel mercato del lavoro flessibile, o precario. Nessuno contesta infatti che un mercato del genere abbia abbattuto la disoccupazione.

Relativamente al relativismo

  1. Il relativismo filosofico (o scetticismo) è sempre riconducibile al nichilismo.
  2. Relativismo teologico: molti sembrano negare recisamente l'esistenza di un fondamento per rifugiarsi nel relativismo, salvo poi sfoderare una sensibilità etica molto pronunciata. La loro negazione è naif: "non sento di poter credere", cionondimeno netta. Come conciliare questi elementi? Molto probabilmente si tratta di soggetti privi di una reale curiosità sulla questione dei fondamenti e della teoria del tutto. Il relativismo è per loro una via che  consente al contempo di esibire tolleranza e libertà dalla ragione. La mancanza di curiosità è rafforzata dalle "mille luci della città" ovvero un ambiente che ci distrae continuamente impedendoci di concentrarsi sulle cose ultime.
  3. In ambito etico la distinzione assolutisti/relativisti è spesso solo un fraintendimento, sottende in realtà la suddivisione tra virtuisti e deontologisti. La virtù ha sempre un carattere assoluto la regola no. E su questo potrebbero agevolmente concordare sia i primi che i secondi.
  4. Argomento relativista noto come "the gem": se la mente ha una sua natura propria allora noi siamo come intrappolati in essa e non potremo mai conoscere il mondo per come è. David Stove considerò questo argomento come il più insipiente mai sentito e ne fece una curiosa parafrasi:"poichè abbiamo occhi non possiamo vedere".
  5. Sembra esserci un solido nesso tra relativismo e moralismo. Boudon lo spiega bene: quando si cessa di credere nella teoria  era non resta che la teoria utile, chi non propone teorie in grado di migliorare l'umanità non solo è riprovevole da un punto di vista etico ma anche da un punto di vista epistemico.
  6. Se il relativista sceglie la sua posizione a tutela della pace dovrebbe riflettere: Samuel Huntington è un eminente relativista culturale e proprio perchè crede che l'uomo sia essenzialmente cultura crede anche  he uomini cresciuti in civiltà diverse nonabbiano nulla in comune e siano destinati a scontrarsi.
  7. Un errore comune: confondere assolutismo e infallibilismo. Si può anche credere nell'esistenza di verità assolute senza credersi infallibili: si punterà di più su verità di secondo grado, ovvero metodologiche, in grado di sviluppare ricerca. Ma soprattutto si punterà sul probabilismo. Stringa: checklist
  8. Altra confusione: relativismo e probabilismo. Entrambi, secondo alcuni, possono essere ridotti al nichilismo. Al probabilista puo' essere detto che, non avendo certezze su nessuna distribuzione probabilista, la probabilità finale delle sue affermazioni sarà nulla. L'obiezione è corretta ma molto astratta. Il probabilista ha buon gioco a rispondere che oltre un certo regresso la distribuzione che postula è certa. Il livello interessato sarà un concetto meramente astratto (la distribuzione di una distribuzione di una distribuzione...) nemmeno raffigurabile mentalmente.
  9. Esiste un solido legame tra relativismo e indignazione, infatti il relativista, non potendo contare su "ragionamenti etici" si affida ai sentimenti, come quello della ripugnanza. Chi dà grande importanza alle intuizioni non sempre utilizza la ripugnanza come metodo guida visto che quest'ultima quasi sempre riguarda situazioni complesse dove intuizioni differenti si scontrano. In questk caso il metodo che segue è unaltro: quali intuizioni privilegiare?

lunedì 25 maggio 2015

Cervelloni nazisti

Una tesi diffusa e consolante dice che il nazismo è stato un movimento senza alcuno spessore intellettuale.

Era già stato detto da Bobbio per il fascismo ma fu necessario subire la risposta di un tale De Felice.

Oggi si scopre che il Martin Hidegger, per molti il massimo filosofo del XX secolo è stato organicamente un Nazista. Un nazista metafisico addirittura.