giovedì 28 maggio 2015

Raymond Boudon sul relativismo parte I

Raymond Boudon sul relativismo parte I
  1. Il relativismo può avere una natura varia, oltre a quello filosofico c'è quello etico, quello cognitivo e quello culturale
  2. Relativismo etico. Montaigne: esistono in giro per il mondo precetti tanto vari che l'etica potrebbe essere considerata un portato culturale più che un dato reale. Pensa solo al caso dell'infibulazione. Ma inferire conclusioni relativiste da Montaigne è esagerato: se ci concentriamo sulle ragioni profonde della pratica infibulatoria la nostra indignazione scema, non sono poi così diverse da quelle avanzate nelle nostre civiltà. D'altra parte anche chi la pratica ne percepisce la crudeltà e spesso ripiega su alternative. Insomma, questo venirsi incontro testimonia della presenza di valori assoluti che fanno sentire il loro magnetismo. Ad essere conenzionali non sono i valori di fondo, come pretendono i relativisti ma le forme in cui si incarnano.
  3. Relativismo etico. Hume: la fallacia naturalistica: da proposizioni all'indicativo non posso trarre conclusioni imperative. Il regno dell'etica è irrazionale, non ha mai un contatto con la razionalità descrittiva. La tesi di Hume si presta ad equivoci: parlando all'indicativo molti hanno in mente conseguenze dal chiaro portato imperativo.
  4. Relativismo etico. Weber: politeismo dei valori: i valori scaturiscono da principi indimostrabili quindi convivono tra loro fronteggiandosi nel conflitto sociale. Alla fine vince il più forte non il più ragionevole. Secondo i relativisti Weber è sulla linea Marx-Nietzsche. Ma qs resoconto relativista non rispecchia la posizione di Weber: lui era un evoluzionista: i valori partono alla pari ma nella concorrenza alcuni emergono fino ad imporsi mentre  altri affondano e spesso quelli vincenti sono tali perchè più convincenti.
  5. Il relativista etico abusa del principio della bivalenza: i precetti sono o fondati o relativi. Non è vero, molto più probabile che alcuni precetti siano relativi ed altri siano bloccati su solide fondamenta.
  6. Il relativismo si è imposto anche perchè teoria utile a proclamare un certo principio di eguaglianza: tutte le società hanno pari dignità e nessuna è superiore alle altre.
  7. Relativismo cognitivo: abbiamo accesso alla realtà? Kuhn: la storia della scienza nn è lineare come la rappresentano i manuali. Parecchi fattori irrazionali (estetica politica metafisica) pesano nella scelta della teoria da privilegiare.  Khun ha il merito di confutare Popper e di sottolineare l'azione di molti fattori irrazionali ma è solo con una forzatura iperbolica che dal suo lavoro si ricava un qualche relativismo
  8. R.cognitivo. Il relativismo si è imposto anche per l'insolubilità del problema della demarcazione. Popper propose il criterio della confutabilità lasciando almeno tre dubbi (ci sono teorie filosofiche confutabili tramite esperimenti mentali. Ci sono teorie scientifiche difficilmente confutabili: quelle contrassegnate da clausole coeteris paribue o il neo-darwinismo, teoria con diverse conferme ma di cui è difficile immaginare unaconfutazione). Questo fallimento apre indebitamente le porte al darwinismo.
  9. Il r. cognitivo s'impone anche perchè utile alla denuncia del connubio tra scienza, multinazionali e politica. Se la scienza è un sapere relativo i poteri forti se ne impadroniscono
  10. R. Cognitivo, confutazione. Una credenza può imporsi anche per motivi irrazionali ma affinchè si mantenga è necessario chesia fondata. L'irrazionalismo può farsi sentire sul breve periodoma non sul lungo. Il fatto di non avere criteri generali per definirla non significa che la scientificità del sapere non esista: in parecchi casi specifici la scientificità s'impone alla nostra ragione come un'evidenza quasi fosse unsentimento di scientificità
Continua.