martedì 27 novembre 2012

Il ciellino e i suoi nemici.

Il Cattolico Ciellino aspira a divenire un Uomo Completo dal punto di vista spirituale e mondano.
Vasto programma, vediamo di considerare solo la seconda parte, quella mondana.
In ambito mondano Uomo Completo è colui che produce e consuma. Non si puo’ consumare senza produrre, se ci si limitasse al consumo si diverrebbe presto ostaggio dei produttori.
L’ Uomo Completo produce secondo criteri di efficienza e consuma secondo criteri cristiani, ovvero secondo criteri che valorizzano i bisogni dell’ altro.
Qui uso il termine “consumo” in senso lato per indicare l’ uso finale che vogliamo fare delle nostre risorse, in questo senso la carità cristiana è una modalità di consumo.
Quanto più si è efficienti, tanto più si produce. Quanto più si produce, tanto più si consuma. Quanto più si ha da consumare, tanto più si puo’ aiutare l’ altro.
Mi sembra una logica semplice da capire.
Domenica, per esempio, è stata la giornata del Banco Alimentare: se i ciellini avessero organizzato le operazioni in modo ancor più efficiente, avrebbero raccolto una quantità di derrate ancora più ingente potendo aiutare più persone.
Una persona razionale dice: speriamo l’ anno prossimo di fare meglio, e tra due anni di fare meglio ancora visto che l’ efficienza si trasforma in carità.
Acerrimo nemico del Ciellino è il Cattolico Sociale (o Pauperista), costui auspica che l’ uomo di fede si concentri esclusivamente sul “consumo” uniformandosi ai precetti cristiani della povertà.
Produttività, denaro, finanza, efficienza sono concetti che corrompono le nostre fragili menti e da cui l’ uomo religioso deve girare al largo per dedicarsi alla meditazione spirituale e all’ ascolto di Uomini e Profeti su Radio Tre. Al limite è consentito esporsi a qualche pagina del Cardinale Martini.
Certo, produttività, denaro, finanza ed efficienza sono concetti che non possiamo completamente espellere dal nostro mondo, qualcuno dovrà occuparsene, qualcuno dovrà pur produrre i beni che noi elargiamo alla nostra mensa mistica. Lasciamo che a farlo sia l’ Altro, ovvero l’ Uomo che ci Completa e che si sacrifica (involontariamente) per noi.
Negli eventi recenti che hanno intaccato l’ onorabilità di molti preminenti personaggi ciellini il Cattolico Sociale (o Pauperista) non trova che conferme alla sua visione.
baguet
Ma per capire meglio la figura del Cattolico Pauperista bisogna avere una teoria della povertà volontaria. La cosa migliore, in questi casi, consiste nel rivolgersi alla scienza.
Cosa ci dice chi ha studiato in lungo e in largo il sentimento della povertà volontaria nella storia? Quali sono le sue scaturigini? Sentiamo Peter Leeson:
… nelle società primitive in cui predominava un’ “economia di rapina” e dove era alto il rischio di saccheggio e schiavizzazione poteva risultare razionale impoverirsi volontariamente attraverso gesti pubblici eclatanti e non falsificabili in modo da trasformare se stessi o la propria comunità in una preda meno ambita evitando così di dover sopportare i costi di una guerra di difesa… la strategia dell’ auto-impoverimento e dell’ erosione volontaria di parte delle proprie ricchezze era dunque funzionale alla conservazione delle medesime… la strategia dell’ auto-impoverimento spiega molti fenomeni spesso ritenuti irrazionali: i sacrifici umani, i monumenti tombali maestosi (es. piramidi), la sepoltura con le proprie ricchezze, il rifiuto verso lo sviluppo possibile in molti paesi poveri… Zomia, Zingari, monaci medioevali, Esseni… cio’ che caratterizza questi soggetti non è tanto una preferenza particolare in tema di povertà, quanto una spiccata vulnerabilità alla predazione esterna tale per cui l’ auto-impoverimento si presenta a costoro come una strategia disponibile e poco costosa volta alla difesa efficiente dei diritti di proprietà minacciati… 
Questa teoria della povertà volontaria è nota come “conspicuous destruction” e si lega a doppio filo con la credenza religiosa poiché è proprio tramite la precettistica religiosa che si creano i giusti incentivi affinché il singolo partecipi all’ auto-impoverimento della comunità.
In questo senso è lecito un pensiero malizioso: il cattolico sociale (o pauperista) è dominato da paure ancestrali più che da un autentico amore per la povertà in sé.
L’ ambiente mutato ci fa ritenere del tutto irrazionale il suo approccio, oggi come oggi è molto più sensato puntare sull’ efficienza massimizzando la ricchezza da spendere “cristianamente” piuttosto che sacrificarla in nome di una purezza che ci renda inappetibili al predatore.
Sempre tenendo conto che i predoni – ovvero l’ altro nemico – non si sono estinti del tutto e spesso usano armi molto più raffinate che in passato. 

LETTURA:

http://www.peterleeson.com/Human_Sacrifice.pdf
http://www.coordinationproblem.org/2012/11/law-economics-and-superstition-human-sacrifice.html

lunedì 26 novembre 2012

Donne, uomini e biologia

http://econjwatch.org/articles/what-is-the-right-number-of-women-hints-and-puzzles-from-cognitive-ability-research

Animali processati

http://www.peterleeson.com/Animal_Trials.pdf

Il mandante dei femminicidi

Ieri era la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ma cos' è questo "femminicidio" di cui tanto si parla?

E' l' omicidio di una donna da parte del suo partner. Di solito si verifica quando la vittima sta cercando di abbandonare il suo futuro carnefice.
femm

Questa violenza estrema sulle donne è un fenomeno recente?

Non saprei dire, non ho ancora messo gli occhi su statistiche ben fatte. Posso supporre che a parità di tutto il resto quanto più è facile "abbandonare" il proprio partner, tanto più frequentemente s’ innescherà la violenza.

Ma la nostra società è particolarmente violenta nei confronti delle donne?

In termini assoluti è piuttosto vero il contrario: per ogni donna che muore in modo violento ci sono sei maschi ammazzati. Lo dico a prescindere dal sesso dell' assassino, che è quasi sempre maschile.
femmmm

Già, perché il maschio per sua natura è più violento...

Dal punto di vista psicologico non direi, la violenza femminile è differente, questo sì: si concentra sulle relazioni personali restando refrattaria alle astrazioni (come le violenze di guerra, dove sei chiamato ad uccidere degli sconosciuti, magari premendo un bottone).

Mi sembra di capire comunque che la morte della donna nelle nostre società avvenga in condizioni del tutto particolari: spesso è uccisa proprio in quanto donna. Ovvero, diventano decisivi il ruolo sociale e le aspettative nei suoi confronti legate al suo sesso.
femmini

Questo è senz' altro vero: nel caso del femminicidio, per esempio, la violenza si scatena anche perché la donna adotta un comportamento che non rientra in certi stereotipi.

Bene, ecco allora che abbiamo isolato un punto specifico in grado di far comprendere la particolare pericolosità di queste violenze: sono generate da modelli culturali obsoleti e per mutarli è raccomandabile uno "sforzo speciale".

In realtà non abbiamo compiuto un gran passo in avanti. Prova a riflettere, anche il fatto che da noi vengano uccisi sei uomini ogni donna è il portato di modelli culturali. Siamo sempre vissuti in società dove se affonda una nave le scialuppe sono riservate innanzitutto a "donne e bambini". In altri termini, le nostre società sono fondate su un modello culturale che prevede il sacrificio umano del maschio, in questo senso anche quel rapporto di uno a sei riflette uno stereotipo di genere, ma per mutarlo nessuno chiede "sforzi speciali".
femminic

La conclusione potrebbe allora essere questa: il mandante dei femminicidi è un certo modello culturale? Ok, ma anche il “minotauro” che pretende sei cadaveri maschili contro ogni cadavere femminile è un certo modello culturale. Non si vede perché il primo meriti sempre la prima pagina mentre del secondo passi inosservato. La cosa migliore è considerare in modo equanime i morti per mano di qualsiasi modello culturale e festeggiarli tutti insieme il due novembre.
LETTURE
http://ragionimaschili.blogspot.it/2012/05/il-femminicidio-e-una-scellerata-bugia.html
http://llemgam.wordpress.com/2012/05/10/il-femminicidio-finlandese/
http://www.uominibeta.org/2012/11/22/femminicidio-e-violenza-di-genere-tutto-da-rivedere/

I poveri che meritano di essere tali

I poveri non sono tutti uguali, alcuni meritano più di altri la loro condizione.

L' unico modo per giudicarli consiste nel guardare cosa fanno.

Lavori duro anche se il lavoro non ti piace e rende poco?

Investi i tuoi pochi ricavi in cibo e cure ai bambini?

Ti tieni alla larga da alcol, droghe e sigarette?

Fai solo sesso sicuro?

Allora ti comporti ragionevolmente e acquisisci qualche merito.

Il fatto è che da noi chi si comporta così, anche se la sua istruzione è minimia, difficilmente sarà tra i poveri, o comunque sarà un povero molto particolare: con la casa, lo stereo, la tv via cavo, la lavastoviglie, la lavatrice, l' aria condizionata. Insomma, una persona chepotrebbe risparmiare per la vecchiaia e comprarsi la polizza sanitaria.

Il povero meritevole sta piuttosto tra i disabili e tra i bambini dei poveri non meritevoli, Ma la gran parte dei poveri meritevoli sta nel terzo mondo.

Guardiamo ora su chi si concentrano gli aiuti governativi e scopriremo che la scala di valori è rovesciata.

Chi spinge per riciclaggio e porta a porta?

Gli inquinatori.

http://conversableeconomist.blogspot.it/

La pubblicità

http://conversableeconomist.blogspot.it/2012/11/the-case-for-and-against-advertising.html

Il capitalismo è meritocratico?

E perché no?

E' vero, il mercato premia il valore, non il merito ma le due cose sono strettamente correlate.

Chi lavora duro e chi si distingue nel suo campo, difficilmente verrà gettato ai margini.

Certo, anche il tipo di talento conta ma è poi un delitto se si valorizzano maggiormente i talenti che più beneficiano gli altri?

Controlliamo pore ler IQ, education e altri parametri psicologici, avremo solo conferme della correlazione. In genere i migliori emergono e in una società capitalista questo è ancora più vero.

Il dubbio che merito e mercato non vadano a braccetto puo' cogliere giusto chi si è fatto corrompere da Rawls. A una persona normale non verrà mai in mente di dire: "Bolt non merita la medaglia d' oro perché non ha vinto lui ma ha vinto il suo talento!". Per un rawlsiano invece un' osservazione del genere è scontata.

C' è chi dice che noi tendiamo a sopravvalutare la correlazione di cui parlavo. In effetti esiste quel che chiamiamo just-world fallacy: se una cosa è andata in un certo modo era giusto che andasse così.

Non saprei però se giudicando i meriti sia in opera la just world fallacy. Pensate al vostro boss e pensate se veramente si merita quel che guadagna in più rispetto a voi, scommetto che il dubbio si è già insinuato. Molti bias sono all' opera in questo giudizio. Innanzitutto l' avaibility bias, quello per cui noi giudichiamo solo situazioni che abbiamo sotto mano e che ci toccano in prima persona.

C' è poi un problema di prassi: farà breccia la soluzione di mercato presso gente che dal mercato è stata punita?

Domanda sensata, purché non si confonda la teoria con la prassi e si rinunci a dare risposte corrette. E' vero, se il merito e il mercato sono correlati allora i poveri meritano di essere tali e questa puo' essere un' affermazione dura da mandar giù.

Un' ultima cosa: se rinunciamo a difendere il mercato sulla base del merito perché mai dovremmo difenderlo sulla base della prosperità che crea? Molti sarebbero pronti ad affermare che la prosperità è dannosa, i teorici della decrescita per esempio.

http://econlog.econlib.org/archives/2010/01/pyramid_power.html
http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/the_reality_of_1.html
http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/merit_and_the_m.html
http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/more_on_merit_r.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/06/the_meritocracy.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/06/trevor_burrus_i.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/06/burrus_and_meri.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/07/jersey_shore_an.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/02/how_deserving_a.html
http://youarenotsosmart.com/2010/06/07/the-just-world-fallacy/
http://en.wikipedia.org/wiki/Just-world_hypothesis

Non sono le parole, sono le preferenze!

La nostra inclinazione politica dipende in primo luogo dalle nostre preferenze, in particolare le nostre preferenze morali. Ad averlo capito meglio è lo psicologo Jonathan Haidt.

La sua ricerca ha consentito di isolare 5 fondamenti psicologici su cui ognuno costruisce poi la sua preferenza plitica: violenza, reciprocità, comunitarismo, gerarchia e purezza. Sono come i livelli di un equalizzatore e ognuno di noi se li sistema in base alla propria sensibilità.

Nell' interpretare i gusti del popolo non inventiamoci strane teorie sulla falsa coscienza, oppure non esageriamo la portata delle alchimie del linguaggio, guardiamo in primo luogo alle preferenze genuine della gente. Se si tratta di un elettorato che enfatizza la purezza e il disgusto, difficilmente sarà disposto a concedere il matrimonio tra gay, a prescindere dal "frame" della domanda.

http://willwilkinson.net/flybottle/2007/09/19/jonathan-haidts-moral-psychology-applied-to-american-politics/

venerdì 23 novembre 2012

Psicologia e politica

http://willwilkinson.net/flybottle/2007/09/19/whats-the-frequency-lakoff/

Ricette contro la crisi: crescere prima dell' austerità

http://www.nytimes.com/2012/11/17/opinion/an-economic-prescription-growth-before-austerity.html?smid=tw-share

La meccanica quantistica è sbagliata (e la relatività, pure)

Chiunque non resti sconcertato di fronte alla meccanica quantistica significa che non l' ha capita
Nils Bohr
In vita mia non penso di aver mai incontrato qualcuno che abbia compreso la meccanica quantistica
Richard Feynman

Puo' darsi che tanto scetticismo sia dovuto al fatto che una teoria del genere è molto più facile da capire considerandola "sbagliata". Di solito invece ci si approccia ad essa credendola corretta e questo moltiplica le trappole. Eppure Einstein, nel respingerla, diede una chiara illustrazione di quale colabrodo fosse.
meccanica

Prendiamo i fotoni Giovanni e Giacomo.

Giovanni e Giuseppe confabulano fittamente in una stanza, ma cosa si diranno? A un certo punto escono prendendo direzioni opposte finché ciascuno dei due si trova di fronte a una porta socchiusa. A questo punto, a seconda di come gira, potranno impartire due ordini: 1. "apriti Sesamo" o 2. "chiuditi Sesamo", la porta (Sesamo) eseguirà. Fine della storiella.

Eseguita questa piccola azione, i due tornano nella stanza per consultarsi e tessere altre misteriose strategie, dopodiché escono di nuovo, di nuovo incontrano una porta e di nuovo impartiscono il loro ordine all' apparenza casuale per poi rientrare nella stanza e ricominciare tutto daccapo ripetendo la sequenza infinite volte.

Ah, dimenticavo: il colore della porta che incontrano varia, puo' essere bianco, rosso o nero ma una cosa deve essere chiara, non puo' essere conosciuto in partenza e nemmeno si puo' dire in partenza se i due incontreranno porte del medesimo colore, puo' capitare, ma non è detto. La cosa è importante perché una volta fuori dalla stanza, forse non l' ho precisato, Giovanni e Giuseppe non hanno più alcun modo di comunicare tra loro.

Giovanni e Giuseppe giocano il loro gioco in continuazione sotto l' occhio vigile di molti osservatori incuriositi, costoro via via che le cose si ripetono, notano una regolarità: ogni volta che Giovanni e Giuseppe incontrano una porta dello stesso colore impartiscono il medesimo ordine. Senonché non è possibile stabilire a priori quale ordine sia: nel 50% dei casi è "apriti Sesamo", nel restante 50% è "chiuditi Sesamo", l' unica cosa che sappiamo per certo è che l' ordine sarà sicuramente il medesimo. (*).

A questo punto gli osservatori vogliono capire cosa si dicono Giovanni e Giuseppe di tanto interessante quando sono nella stanza. Cosa consente di sincronizzare in questo modo le loro azioni una volta fuori e scollegati?

Fioccano le ipotesi più strampalate, finché un gruppetto di Copenhagen vuole dire la sua. Sembra un intervento irrilevante ma lo segnalo perché di lì a poco, sembra incredibile, diverrà la versione standard di quanto accade. Secondo i ragazzi di Copenhagen, Giovanni e Giuseppe nella stanza concordano semplicemente di dare "lo stesso" ordine una volta di fronte alla porta, poniamo, di colore bianco. Solo che evitano di stabilire a priori quale sia l' ordine. Lo stabiliranno in seguito, quando si troveranno effettivamente faccia a faccia con la porta bianca e lo faranno tirando una monetina. Fine della spiegazione.

Vi sembra una strategia in grado di produrre i comportamenti osservati? Secondo Einstein è una spiegazione del cavolo. Mia nonna avrebbe usato espressioni ancor più colorite. Una parte dei ragazzi di Copenhagen si giustificò dicendo che la loro spiegazione non sta in piedi per il semplice fatto che non vuole affatto essere una spiegazione, ha altri scopi. Un' altra parte  disse che, sì, ok, la spiegazione fornita è illogica ma in fondo basta cambiare le leggi della logica per raddrizzare le mura a  un edificio così sbilenco. Tanto per iniziare dovremmo convincerci di abitare in un mondo in cui esistono oggetti che possono essere "o bianchi o neri" senza essere "né bianchi né neri".
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Chi ha seguito con un minimo di attenzione avrà capito che Einstein sembra proprio uscirne come vincitore morale. D' altronde, l' esperimento con Giovanni e Giuseppe fu ripetuto più volte e i dati confermati, su questo è difficile trovare osservatori dissenzienti. E poi non parliamo di uno qualunque ma di un tale che, in altri contesti, è stato sempre in grado di decriptare alla perfezione le strategie più cervellotiche messe in campo da tipi come Giovanni e Giuseppe. Un vero campione, la sua teoria della relatività è un traduttore universale, anche se nel caso specifico sembrava incepparsi. Poco male, pensava il tedesco, probabilmente operano variabili nascoste che prima o poi verranno alla luce svelando la strategia misteriosa, basta che non mi si venga a dire che non esiste una strategia-spiegazione della faccenda.

A questo punto, colpo di scena: entra in campo il Signor John Stuart Bell che, con il suo teorema, dimostra l' inesistenza di una strategia attraverso la quale Giovanni e Giuseppe possano mai sincronizzare i loro comportamenti al fine di modularli su quelli osservati. Quel che si dicono è destinato a restare misterioso, e comunque non sono affatto intenti a tessere strategie. Einstein, di fronte a una dimostrazione tanto peritosa, si rassegna: anche la sua teoria della relatività è sbagliata. Tra due teorie sbagliate non ci resta che il pragmatismo: pescare di volta in volta quanto c' è utile sul momento.

(*) non si tratta dell' unica regolarità; se, per esempio, uno incappa in una porta nera e l' altro in una porta bianca, la probabilità di impartire lo stesso ordine scende, ma scende con precisione chirurgica da 100% a 75% (e non 76%!). Mi ritengo esonerato dall' esplorare ulteriori combinazioni che pure esistono.
Qui altre lavagne famose.

Alla ricerca della razza ebraica

http://www.nybooks.com/articles/archives/2012/dec/06/is-there-a-jewish-gene/?pagination=false

mercoledì 21 novembre 2012

Far fiorire la cultura azzerando i fondi pubblici

http://www.vulture.com/2012/11/andrew-solomon-far-from-the-tree.html http://www.marsilioeditori.it/autori/libro/3171437-kulturinfarkt

martedì 20 novembre 2012

Stasera niente Peppa.

Basta, sono stufo di passare intere serate raccattando giocattoli sul pavimento di casa!
Sembra che il divertimento consista nel pescarli dal cesto per poi disseminarli in modo meticoloso in tutto il soggiorno, anfratti (mai esplorati prima) compresi.
Ora poi che le bimbe sono due, raddoppiano anche i cesti, uno per Marghe e uno per Vichi. Entrambi ben ricolmi, mi raccomando: a tutt’ oggi tocchiamo i 100 pezzi ciascuno.
Disperato mi sono fatto mettere a punto un meccanismo che riduca il danno impedendo l’ apertura del secondo cesto una volta che si accede al primo. E che cavolo!
Non parliamo poi dei gusti, ognuna ha i suoi: la Marghe predilige la serie Hello Kitty ed è arrivata a collezionare una settantina di pupazzetti, i restanti sono della famiglia Winnie Poh. L’ esatto contrario la piccolina.
Il senso della proprietà è forte ma, almeno nella Marghe, è forte anche il senso della ribalderia e della sfida: ho il sospetto che non vista attinga alla cesta della sorella nonostante le abbia promesso una solenne punizione qualora l’ avessi pescata con le mani nella marmellata. Devo anche dire di aver presagire il peggio nel momento già mentre “predicavo”, sembrava quasi le stessi fornendo delle idee!
L’ indomani dovevamo andare dai nonni e, dopo uno sforzo sovrumano, la famiglia era sulla soglia pronta a partire quando la Marghe ha manifestato l’ improrogabile esigenza di prendere con sé alcuni pupazzetti. E’ tornata lei stessa indietro per accaparrarsene una dozzina.
Una volta in macchina ho notato che, oltre a quattro Hello Kitty, aveva - tra Changu,  Pimpi, Tigro… - ben otto pupazzetti della famiglia Winnie!
Questa qui ha fregato dal cesto della sorella, mi sono detto. Ho avuto anche la sensazione di scorgere un sorrisino beffardo dell’ imputata; di sicuro giocava con particolare gusto. Troppo, direi, trattandosi della “solita minestra”.
Marghe, hai preso dal cesto della Vichi?”. “No”.
Che fare, punire? Mi è stato fatto notare che forse avevo ragione, che forse la marachella c’ era stata, ma rischiare una punizione ingiusta portava solo danni, meglio sorvolare: magari gli era solo venuta la voglia di Winnie Poh.
Macché voglia, mi dicevo. Con quei braccini corti pesca dalla cesta che sceglie senza neanche poter vedere cosa stia prendendo!
Ripensandoci meglio la mia rabbia è sbollita e la soluzione più equa è emersa: avevo o non avevo parlato di “mani nella marmellata”? Questa fattispecie presentava condizioni affatto differenti; quando si punisce così duramente come faccio io: niente Peppa la sera, bisogna farlo solo a colpo sicuro, quando la colpevolezza è acclarata oltre ogni ragionevole dubbio.
peppa
Sentivo di aver agito correttamente quando la sera, giunti a casa e messe a nanna le bimbe (àpres abbondante razione di Peppa), mi siedo alla scrivania e quasi per gioco comincio a smanettare sulla calcolatrice…
… noooo… mi ha turlupinato… mi sono turlupinato da solo… colpevole al 98%… altro che ragionevole dubbio… ci sono veramente poche cose al mondo di cui sono scuro al 98%!…
D’ ora in poi, lo giuro: mai più giustizia senza calcolatrice!

lunedì 19 novembre 2012

Doppia introduzione: al CPI bias e a Serge Latouche

Nell' Eden il PIL è pari a zero.

Domanda: quanto più una nazione si avvicina al paradiso in terra tanto più il suo pil decresce?

Cos' è il CPI bias: http://econlog.econlib.org/archives/2011/02/existence_enhan.html


Sulla religione come scelta razionale: Caplan vs Iannaccone

#caplan religione, #iannaccone religione

I: il fenomeno religioso puo' essere studiato con gli apparati della scelta razionale.

C: occorre un caveat che si chiarisce facendo un parallelo con la democrazia: se tratto l' elettore come un soggetto razionale non ci capisco niente, non a caso l' atto stesso di votare è irrazionale; lo stesso dicasi per la religione.

I: il comportamento dell' elettore produce esternalità, non quello del fedele (le opere salvano o condannano solo lui).

C: tu non hai una teoria della religione ma una teoria della membership.

I: devi ammettere che nell' uomo esistono anche esigenze spirituali e di verità.

C: sarebbe meglio inquadrare tutto nel paradigma "rational irrational".

I: ma i fedeli, diversamente dai votanti, sopportano grandi costi per le loro scelte.

C: solo pochi fanatici, la massa è costituita da meta-atei che si allontanano dalle fedi troppo "costose", il che fa pensare che la loro scelta dia dettata da voglie irrazionali da soddisfare finché costano poco.

I: esistono anche problemi di time consistency, ne hai tenuto conto?

C: nella battaglia delle idee emrgono le migliori, non sidirebbe che sia lo stesso nella battaglia tra le fedi.

I: comunemente riteniamo come migliori le fedi che accettano la competizione.

C: l' unica teoria della scelta razionale applicata spcificamente alla religione è la scommessa di Pascal. Purtroppo l' argomento è debole cosicché si puo' ipotizzare un dio irascibile al culto degli altri dei tanto che diventa razionale non offendere nessun dio astenendosi.

I: puoi confutare Pascal solo assumendo che l' ateismo resta una scelta religiosa ma tu stesso ti sei offeso quando in altri contesti ti è stata fatta notare questa particolarità, devo desumere che non la respingi.

C: le evidenze intorno ai miracoli sono pressoché nulle.

I: pensa alla definizione di miracolo e poi pensa alla prova che ti farebbe cambiare idea; ebbene, devi concludere che non esiste alcuna prova in grado di farti cambiare idea; anche in questo caso si procede per fedi contrapposte.

C: come puo' la teoria della scelta razionale spiegare la diffusa secolarizzazione delle nostre società?

I: innanzitutto sfatando il mito della diffusa religiosità nelle masse contadine del medioevo; poi facendo l' ipotesi che cio' che chiamiamo secolarizzazione sia in realtà una fuoriuscita dalle religioni organizzate per coltivare in proprio la nostra spiritualità; l' Europa conferma: i molti monopoli rendono l' offerta religiosa flebile e incapace d' intercettare la fuoriuscita di cui sopra che viene scambiata così per semplice abiura, ecco allora che un fenomeno di conversione diventa un fenomeno di secolarizzazione.

***

http://econfaculty.gmu.edu/bcaplan/larrydeb.htm

http://thefilter.blogs.com/thefilter/2005/11/caplan_vs_ianna.html

http://www.clas.ufl.edu/users/kenwald/pos6292/iannaccone.pdf






sabato 17 novembre 2012

Conflitto di civiltà

USA e UE sono spesso messi a confronto facendo notare come il reddito pro capite e la fetta di produzione faccia preferire il modello americano.

Ma il miglior modo di narrare la vicenda è un altro: i modelli di crescita ci dicono che l' impeto dello sviluppo dipende dal reddito presente: seguire la locomotiva è più facile che fare la locomotiva. Si tratta di osservazioni di mero buon senso traducibili nel modello di Solow-Swan in cui si predica la grande convergenza, un modello che rendiconta bene i rapporti tra USA e UE: dopo la guerra la ue si avvicinò a grandi falcate verso la frontiera tecnologica dominata dagli usa ma poi, negli anni ottanta, ecco la sorpresa: i due continenti tornano a divergere con un nuovo arretramento dell' Europa, anche la mitica produttività francese, tanto per dire, sembra molto ridimensionata dopo aver considerato immigrati a bassa specializzazione e lavoratori part time!: cosa è andato storto?

Gli europei hanno cominciato a guadagnare di meno: gusti differenti? Maggior apprezzamento per le vacanze?

Probabilmente maggior apprezzamento per welfare e retorica del "dagli al ricco": i guadagni di produttività, fa notare Edward Prescott, si sono avuti soprattutto nei settori più ricchi come risposta ad un abbassamento delle aliquote marginali.

http://www.nationalreview.com/agenda/39189/america-vs-europe/reihan-salam

Istruzione on line: pro e contro

La produttività dell' insegnante puo' crescere molto on line, senza contare che i migliori insegnanti sono disponibili per tutti a basso costo. I costi logistici si abbattono, così come migliora l' allocazione del tempo. Le scuole potrebbero restare come luoghi di mera socializzazione. Migliorano molto anche i software che consentono interattività, così come l' insegnamento con percorsi personalizzati. pensa solo ai vantaggi per chi abita in paesi poveri?

Critiche: non confondiamo l' insegnare con l' informare e lo studente con il cliente e ricordiamo invece quanto ci dice Bruce Springsteen: ho imparato più da una canzone di tre minuti che da tutti gli anni passati a scuola e chiediamoci perché parla in questo modo, cosa c' dietro quell' imparare. Ha un ruolo anche la serendipity che agisce nella classe: spesso impariamo da eventi inattesi la cui emersione possiamo favorire creando un contesto. A proposito di "contesto", attenzione a parlare alla leggera di "insegnanti migliori", troppo spesso il giudizio dipende dal contesto: in periferia saranno migliori alcuni, alle ted conference saranno migliori altri. Concentrarsi sull' online ha un altro svantaggio: depotenzia il miglioramento dei metodi tradizionali.

Se i sostenitori del pro e quelli del contro fossero d' accordo nell' individuare un esaminatore all' altezza si potrebbe fare una prova confrontando gli esiti di chi si è preparato online e chi lo ha fatto coi metodi tradizionali. Naturalmente bisognerà tener conto del fatto che l' insegnante online avrà una platea di 10 000 persone mentre l' altro di 30.

http://www.cato-unbound.org/2012/11/12/alex-tabarrok/why-online-education-works/

http://www.cato-unbound.org/2012/11/16/siva-vaidhyanathan/a-new-era-of-unfounded-hyperbole/