mercoledì 20 aprile 2011

Pornoeffettistica

La pornografia della rete ha tre caratteristiche: è tanta, è gratuita ed è discreta. Cosa puo’ pretendere di più l’ erotomane del 2000?

Le combinatoria orgiastica di quel logoteta che fu il “divin marchese” impallidisce di fronte alle combinazioni della pulsantiera di un pc connesso ad internet. Ad ogni posizione delle dita corrisponde una pletora di posizioni corporali.

Rabbit Heart not

Prendiamo adesso due tipi umani differenti e chiamiamoli Proibizionista Istintuale (PI) e Libertario Istintuale (LI); mettiamoli di fronte alla novità. Come reagiranno?

Un’ offerta tanto generosa sprigionerà due effetti:

1. viene fornito un bene per soddisfare un bisogno masturbatorio (effetto principale EP). Il mondo migliora.

2. viene fornito un modello per soddisfare un bisogno identitario (effetto collaterale EC). Il mondo peggiora.

LI vede prevalere EP, ci sarà un motivo se si chiama così! PI non si lascia scappare l’ occasione per apostrofarci sulla decadenza del mondo moderno e si fisserà su EC, per lui non esiste altro.

Ma forse esiste un modo con cui LI e PI possono per un attimo liberarsi dai loro istinti. Forse esiste una verifica pratica delle loro opinioni.

Vediamo. Se prevale EP i bollori del segaiolo saranno moderati più facilmente impedendogli di combinar danni in giro. Tradotto: meno stupri (mondo migliore anche per gli altri).

Se prevale EC gireranno tra noi parecchi vitelloni con le occhiaie ansiosi di volgere la loro identità virtuale in un’ identità reale, con le buone o con le cattive. Tradotto: più stupri (mondo peggiore anche per gli altri).

Lo dico con cautela ma sembrerebbe che LI abbia vinto il primo round.

Eppure LI non ha requie, sente già alzarsi una lamentosa richiesta di sovvenzioni “XXX” per stalloni doc, sente già aprirsi un altro fronte. Viviamo o no in piena “cultura del piagnisteo”? Se non è il piagnisteo proibizionista sarà quello assistenzialista, ma sempre con il falso bordone di un pianto dirotto ci tocca intonare la breve nota liberale.

martedì 19 aprile 2011

Capitomboli rilassati

Scorrono senza una gerarchia nelle molecole, migrano verso il finale in quiete folate prive di punti di riferimento, ondeggiano in un rassicurante liquido amniotico … ascoltare queste canzoni è come camminare sui pavimenti di Heike Weber. Si perde l’ equilibrio senza perdere la rilassatezza.

Heike Weber

Composte secondo le tecniche della musica concreta, non sono concepibili indipendentemente dalla loro esecuzione, in esse dialogano felicemente pop e impro radicale.

Che bello scoprire che anche la sperimentazione più ardita non deve necessariamente restare appesa come un caciocavallo ma può sfociare in esiti artistici compiuti e di prim’ ordine.

Elio Martusciello – Concrete Songs – Ticonzero

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lunedì 18 aprile 2011

Kafka o Ionesco?

Perchè in Italia il sistema giuridico è un groviglio inestricabile di leggi, leggine e decretini che sembrano stratificarsi uno sull’ altro con l' unico scopo di renderne difficile l' ossequio? Lavorando nel settore, so bene quel che dico; ma del resto la cosa è risaputa e mi basta richiamarla senza impegnarmi a convincere nessuno.

Alcuni ritengono che un simile mostro sia funzionale a chi trae una rendita dalla sua proliferazione (burocrati, amministrazioni, faccendieri, caste professionali...). Ipotesi plausibile: un commercialista, per esempio, fa salti di gioia quando i moduli si moltiplicano complicandosi. I loro sindacati invocano una sempre maggiore giustizia fiscale: conoscono bene la natura chimerica di questa pretesa ma sanno anche che nel tentativo di perseguirla un sistema semplice verrà “migliorato” con il miraggio di renderlo certosino e l’ effetto pratico di renderlo caotico, dopodiché il caos sarà l’ ideale “via libera” per l’ agognata caccia a rendite e truffe.

Altri lo ritengono un maligno portato del nostro cattolicesimo; se dài un comando ineseguibile avrai un doppio potere: quello di comandare e quello di perdonare (ieri nel confessionale, oggi negli uffici dell' Agenzia delle Entrate).

Ma l' ipotesi che io sento più nelle corde è ancora diversa e concerne il guasto influsso della dottrina giuspositivista importata con entusiasmo dai nostri più valenti filosofi della politica e del diritto.

Tale dottrina di contrappone a quella giusnaturalista per il modo in cui liquida bellamente la domanda “perché obbedire?”. Un sistema giuridico, ci viene detto, si fonda sulla forza, inutile speculare oltre. Inutile cioè discorrere di "giustizia" e quant’ altro se poi si fa quello che decide il più muscoloso; e per fortuna che esistono i muscoli: meglio un ordine qualsiasi che il marasma.

Una simile impostazione non è certo fatta per chiedersi "a chi obbedire"? Il concetto di "compliance" le è estraneo. Il giurista, in quest’ ottica, puo' fare un buon lavoro anche trascurando i problemi di lana caprina posti dalla “giustizia”, ma soprattutto puo’ giocare al gioco che più spopola nelle accademie: quello dello “scienziato avalutativo”.

[… piccolo intermezzo di bassa polemica da cui vanno doverosamente esclusi i padri nobili del giuspositivismo: quando un semplice “esperto” assurge alla carica di “scienziato avalutativo” significa che puo’ tenere un corso universitario a cui è diritto/dovere che la cittadinanza partecipi composta. Diritto perchè un diritto in più non guasta mai, dovere perchè l’ oggettività di quel sapere lo rende valevole per tutti. In altri termini: esiste il diritto/dovere di stipendiare lo “scienziato” di cui sopra…]

Si sarà capito che quando al giuspositivista chiedi l' ingrediente base per realizzare un sistema giuridico (e quindi uno Stato), lui risponde: procurati la "Forza", dopo ripassa e ti mostro la mercanzia.

La risposta del negletto giusnaturalista è un po’ più articolata: affinché le cose funzionino, alla forza del governante deve affiancarsi un sentimento di legittimità nel governato. Il diritto prodotto dal primo, in altre parole, deve ricalcare le consuetudini (diritto naturale dei popoli) professate dal secondo, affinché non sia sentito come un corpo estraneo quando viene calato nel corpo sociale. In caso contrario avremo leggi criminogene.

Al primo giurista basta una parola: legalità; il secondo è costretto ad aggiungere un’ altra: legittimità.

Concludo subito: la democrazia italiana, per quanto sgangherata, è abbastanza solida ormai, la Forza è saldamente concentrata nelle mani dello Stato. Il legislatore non si sente limitato nella sua azione, e forte dei dettami giuspositivisti con cui è stato imboccato fin dalle prime pappe, non ha remore nell' impapocchiare un sistema giuridico purchessia, che, quando va bene, rivaleggia con le sconclusionate commedie dell' assurdo, quando va male con gli incubi kafkiani.

Chiudo con una curiosità.

Vivendo in Italia abbiamo il privilegio di osservare come reagisce il giuspositivista allorché si ritrova tra le mani un paese costruito seguendo i suoi dettami,  in cui - non a caso - ognuno va per conto suo. Ovvero, come tenta il “luminare” di mettere una pezza sul buco che ha contribuito a trivellare?

Bè, vale tutto, a partire dall’ indottrinamento a suon di “lezioni di legalità” da tenersi nelle classi italiche. Ma devo dire che i predicozzi moralistici sono particolarmente graditi.

E qui si rinserra il paradossale cerchio: come nella miglior tradizione delle stalle chiuse a buoi fuggiti, chi dapprima aveva schifato il concetto di “giustizia” ritenendo sdegnato che inquinasse il “puro diritto”, ora si ritrova a fare ricorso crescente a dosi massicce di moralismo indigesto che sembra fatto apposta per convincere fino alle lacrime i già convinti e schifare (o divertire) i restanti.

E tra poco, dopo le “lezioni di legalità” in classe, verremo a sapere che chi non paga le tasse sarà scomunicato, i giuspositivisti alla frutta hanno già fattivamente attivato i loro gruppi di pressione in Vaticano. 

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p.s. le considerazioni tra il serio e il faceto di cui sopra mi sono state ispirate da una rilettura degli scritti di uno dei pochi giusnaturalisti italici: Alessandro Passerin d' Entrèves

sabato 16 aprile 2011

Meditazione libertaria sul Vangelo del 27.3.2011

Vangelo secondo Giovanni 8, 31-59

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Una lunga sequela di equivoci impedisce a Gesù di entrare in contatto con i suoi interlocutori; se ci avvaliamo del medesimo “telefono senza fili” questa triste sorte toccherà anche a noi, vediamo di evitarlo.

Prendo in considerazione solo il primo corto circuito, tanto per chiarire cosa intendo con un esempio.

La “verità vi farà liberi”, dice Gesù.

Ora, giova in questi casi fermare l’ attenzione su un fatto: se non posso rendermi invisibile, non per questo non sono libero; se non posso volare sbattendo le braccia, non per questo non sono libero; se i miei desideri non si realizzano immediatamente al solo pensarli, non per questo non sono libero.

Eppure, se potessi divenire invisibile all’ occorrenza, se potessi volare, se potessi realizzare all’ istante i miei desideri, sarei più… “libero”.

Ecco, la verità di Gesù mi consentirà tutto questo, seguendolo potrò liberarmi da ogni condizionamento a cui il mondo mi “condanna”.

La libertà rossa è la libertà sociale, la libertà azzurra è esistenziale.

La risposta che riceve Gesù - “il popolo ebraico non è mai stato schiavo” – è del tutto incongrua perchè confonde le due libertà.

Ancora oggi molti ritengono che subire un condizionamento diminuisca la nostra libertà. Ma costoro sono afflitti dalla medesima daltonia che il Vangelo documenta così bene.

venerdì 15 aprile 2011

Il giorno che Darwin ritirò la sua teoria

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Crisi d’ abbondanza

La “crisi d’ abbondanza” cinge d’ assedio l’ intellettuale italiano che ora si sente fagocitato da cio’ che avrebbe dovuto stare sulla sua scrivania: le carte. Ora le “carte” assumono la becera neutralità della plastica, prendono vita autonoma, si moltiplicano in continue esplosioni demografiche fino a soffocare chi è designato a curvarsi su di loro. 

Giulio Ferroni è un caso paradigmatico, osserviamolo mentre come un ectoplasma passeggia tra i banchi di un festival del libro qualsiasi:

… mi metto a vagare per gli stand… gli incontri sono molteplici, spezzati, ripetuti, tra agnizioni e ricognizioni… solidarietà e ostilità… e libri dappertutto, proliferanti ammonticchiati, sparpagliati, in ordine geometrico o rizomatico, con tute le possibilità di conoscenza, di esperienza, di contemplazione, di curiosità, di esaltazione, di esibizione, di vitalità… cerco editori noti e meno noti, mi oriento e mi disoriento, perdo la strada e la ritrovo… scopro editori e attività che ignoravo ma che inevitabilmente dimenticherò… e vago, continuo a vagare… la costipazione e l’ eccesso di libri mi rende allucinato, per i colori, per i rumori… esco da questo luogo fisicamente stordito… con qualcosa che mi ottunde la visione, la capacità di controllo dello spazio…di fuori, sul piazzale d’ ingresso del Lingotto… ora si accalcano i taxi… tanti libri, tante automobili, tanto di tutto…

Giulio Ferroni – Scritture a perdere - Laterza

Sembra di vederle quelle suole consumate dall’ augusto professore in disarmo mentre orbitano intorno alla poltiglia della microerudizione festivaliera. Assomigliano un po’ a quelle che Umberto D si trascinava in giro per Roma.

Poverino, fa quasi tenerezza: sopra, gli occhi da leprottone abbagliato; sotto, bronzee borse che denunciano la vetustà di chi non puo’ più raddrizzare un legno storto.

Ovunque si rechi, il malcapitato s’ imbatte in “brusii crescenti”, in “scorrevoli nulla che avvelenano il paese”, in “paradisi imbecilli”, in “eccessi di produzione”, in “zapping nevrastenici”, in “modalità dilapidatorie”, in “gare d’ apparenza”, in “violenze disgreganti”, nel “piacere di unirsi al degrado”, nell’ “incanaglirsi del reale”  e altre insulsaggini di vario tipo al traino di “tortuosi e occulti poteri economici”.

Nella requisitoria contro l’ Italia “berlusconizzata”, in pochi scampano l’ autorevole frusta: giusto Zanzotto e il padre di Eluana, con quel loro riserbo fuori dal tempo in cui avvolgono pudici un sentimento da preservare contro l’ offesa di una realtà che vorrebbe ingurgitare e rigurgitare anche loro.

Non ne parliamo poi quando accende la TV e sbatte contro la voce da camionista di Maria De Filippi. Quella gara a prendere la parola senza esclusione di colpi, gli riporta in casa quel mondo sguaiato che credeva di aver chiuso fuori, un mondo che ci offende, un mondo…  dove anche l’ assuefatto operaio vuole il figlio dottore.

Inutile dirlo, il problema c’ è. Davanti al lato anti-estetico che ci rovescia addosso ogni giorno la cornucopia della modernità, possiamo reagire in due modi:

1. cowenianamente. Ovvero, mettendosi di buzzo buono, imparando a navigare sulla monnezza traendone le gioie di un zio Paperone in panciolle nel deposito. Affinare l’ arte della selezione, mettere a punto il pescaggio fior da fiore, specializzarsi nella costruzione di bussole… e ripassare di continuo il teorema Alchian Allen.

2. pasolinianamente. Ovvero, cercando il brividino dell’ apocalisse, maledicendo con alata invettiva l’ arricchito, fare l’ elogio ditirambico della deflazione invocando un salvifico depauperamento con annessa decrescita felice.

La prima soluzione è una gran iattura, c’ impone di lasciare le luci della ribalta per “lavorare duramente su noi stessi”, c’ impone di ri-formarci, di ri-educarci, di re-integraci.

Meno male che c’ è la seconda via. Grazie a lei possiamo concentrarci sugli altri, esigenza essenziale per incanalare al meglio quell’ impulso autoritario che cova sempre dentro un depresso. La decrescita è essenzialmente la decrescita altrui: ovviamente, la nostra non farebbe la differenza. Eppure “lui” non lo capisce, si ostina, non “rinuncia”, non “decresce” mai come vorremmo. 

Poco male, con l’ “altro” nelle nostre mani – come fosse plastilina - possiamo cambiare il mondo tra la digestione e la pennica stando qualche minuto in più a tavola dopo pranzo, bastano quattro pensierucci sulla “bellezza”. Rassicuro subito i perbenisti che hanno qualche problema di coscienza: non c’ è niente di più facile che imbellettare queste interferenze nella carne altrui, basta nobilitarle formulandole in termini di “cura ecologica” o di “scatto critico” o di…

Con l’ “altro” nel mirino potremo finalmente perorare una “causa persa”, quelle più confacenti all’ esibizionismo avvocatesco; potremo espettorare la nostra condanna quasi fosse un “do” che piove da una scena sapientemente illuminata. E noi saremo lì, su quella scena, condannati dalla lucidità, spettinati da un vento che ci piega senza sradicarci, sofferenti di un dolore consapevole, flebili come il lume dell’ ultima lucciola sul pianeta.

mercoledì 13 aprile 2011

Sociobiologia

Edward Wilson sugli omosessuali:

… c’ è chi noterà come il soggetto “altruista” sia destinato ad estinguersi… senonchè il suo ruolo puo’ essere concepito come protettivo nei confronti dei famigliari più stretti… costoro…infatti, trasmetteranno geni che in gran parte appartengono anche a lui… Allo stesso modo potrebbe essere giustificata la presenza degli omosessuali nella società umana… non è inconcepibile che in origine… gli omosessuali abbiano funto da casta sterile dedita al servizio della vita e del successo riproduttivo dei loro parenti… la coerenza interna di questa tesi dovrebbe indurci a riflettere un attimo prima di etichettare l’ omosessualità come una malattia… se l’ ipotesi è corretta, l’ omosessualità è comunque destinata a declinare fino alla sua estinzione…

Ancora lui sulle donne:

… alcune caratteristiche sono così inequivocabilmente umane da poter essere classificate come genetiche… per esempio la forte tendenza alla divisione del lavoro… Nelle società cacciatori-raccoglitori, gli uomini vanno a caccia e le donne restano in casa… tale predisposizione persiste nella maggior parte delle società agricole e industriali apparendo come di origine genetica… non disponiamo di documentazione sufficiente per stabilire quanto essa possa resistere ai cambiamenti del contesto… la mia opinione personale è che la tendenza genetica sia abbastanza potente da determinare una divisione dei compiti sostanziale anche nelle più libere ed egualitarie società del futuro… pertanto, anche a parità di diritti e di istruzione, i maschi continuerebbero ad avere un ruolo sproporzionato nella vita politica, negli affari e nell’ attività scientifica…

Edward O. Wilson – In cerca della natura - Ecomosaico

L’ insigne sociobiologo spiega con dovizia come i geni siano da vedere alla stregua di un programma software in grado di determinare i nostri comportamenti, se non fosse che in esso compaiono alcune variabili random fissate di volta in volta dal contesto specifico.

Io, riflettendo su questa essenziale opera di “fissaggio”, non penso solo all’ “ambiente”, ma aggiungo un altro ingrediente: la libertà. Considerato che abitiamo in un mondo dove il battito d’ ala di una farfalla scatena uragani, ne basta veramente poca per fare la diffeenza.

In caso contrario, incontreremo presto un tipo perspicace pronto a farci notare lo spreco di risorse che comporta il dare pari diritti a omosessuali e donne visto che è ragionevole incoraggiare i primi nel loro ruolo “naturale” di fuchi servizievoli e le seconde alle gioie domestiche.

A chi pensa invece che l’ attribuzione di pari diritti sia un dovere, non resta che depotenziare l’ arsenale sociobiologico cercando riparo sotto l’ ombrello un po’ bucherellato ma sempre atto alla bisogna della “Libertà”.

Quanto lavoro che ci dà questo De Mattei

Stralcio di un intervento...

Occultare la logica modale in cui sta a bagno maria la teoria del male è impresa sciagurata. Se un giornalista un po' sciagurato lo fa per giustificare gli sghignazzamenti pre-intervista, un po' la colpa è anche sua.

Non ho approfondito il pensiero di De Mattei sulla Genesi, butto lì solo due caveat che evitano perdite di tempo:

1. il cattolico crede che nel corso dell' eucarestia il pane e il vino si trasformino per consustanziazione nel corpo e nel sangue di Cristo. Qualcuno, dimentico che la scienza non si occupa delle sostanze, potrebbe voler verificare la cosa al microspio. Ecco, evitare questo genere di ignoranza sarebbe decisivo.

2. Per il cattolico la sostanza dell' uomo è la sua anima, qualcosa che non possiamo "disegnare" visto che possiamo disegnare solo corpi. Per il cattolico moderno scientificamente acculturato il racconto della Genesi è metafora, ma non nel senso di "espediente retorico per impartire una qualche morale". Non nel senso di "parabola", non è insomma una favola di Esopo. E' metafora per raccontare il reale, per raccontare una "storia reale delle sostanze". Cio' significa, e questo sì che ce lo dice la scienza, che noi non possiamo "disegnare" Adamo così come lo descrive Genesi, ma cio' non toglie, per il cattolico, la realtà sostanziale di quel racconto e dei suoi personaggi.

Puo' sottoscrivere i due caveat anche l' evoluzionista spinto che progetta per sè l' ibernazione secolare con successivo upload delle facoltà cognitive su un computer. Per esempio io.

Cosa poi pensi esattamente De Mattei non è ben desumibile dall' intervista e come tutte le cose andrebbe approfondito (cosa che non ho voglia di fare).

Voglio solo aggiungerne una terza avvertenza che spesso sfugge: una mentalità scientifica non è affatto tenuta a credere a teorie che la scienza considera come le più plausibili. Basta e avanza che sia una mente bayesiana, in quanto tale le sue credenze saranno condizionate da a-priori che sono differenti per ciascuno di noi. Se non fosse così la scienza cesserebbe di essere maestra di libertà.

lunedì 11 aprile 2011

L' insospettabile fabbrica del precariato

Dice David Friedman:



    "... Richard Posner, nel difendere l' efficienza della Common Law, sopravvaluta le capacità della magistratura di comprendere a sufficienza la teoria economica... di fatto molti suoi rappresentanti, con la loro opera, hanno intenti "redistributivi" magari nobili ma del tutto utopici visti gli strumenti di cui dispongono... mi spiego... se i tribunali interpretano costantemente i contratti in una maniera favorevole ad alcune categorie - come ad esempio i conduttori nelle dispute con i proprietari immobiliari, o i dipendenti nelle dispute con i datori di lavoro -... le altre clausole del contratto verranno spontaneamente modificate di conseguanza... i canoni saliranno e gli stipendi scenderanno... I magistrati non possono far uso diprincipi generali per beneficiare una categoria specifica... lo dice econ 101... eppure assistiamo spesso ad incongruenze del genere... Come puo' testimoniare ogni docente di economia, la maggior parte dei suoi studenti e dei suoi conoscenti ritiene che le norme pro-conduttore beneficino il conduttore, e che le norme pro-dipendenti beneficino i dipendenti... se questo è vero, su che basi possiamo dirci certi che i magistrati siano meglio preparati?..."



David Friedman - L' ordine del diritto - Il Mulino

Che l' economia non entri in testa al cittadino medio, già lo sapevamo.

Stando alla teoria, ed essendo i magistrati un sottoinsieme della popolazione mediamente più colto, con loro le cose dovrebbero andare ancora peggio.

Volendo fare una breve verifica, i solerti fatti di casa nostra s' incaricano di fornire conferme alla congettura.

Silvio Berlusconi ha molti torti, ma su una cosa ha ragione: le toghe rosse esistono. Non so se parliamo delle stesse persone, comunque esistono ed hanno un nome (Magistratura...) ed un cognome (Democratica...). Non solo, gridano ai quattro venti chi sono e cosa vogliono, non c' è neppure bisogno di piazzare le microspie.

Se mai le invettive berlusconiane debbano essere intese come "accuse", leggere lo Statuto di MD equivale a leggere una confessione-fiume di colpevolezza.

Non ho tempo di fare un' analisi, scelgo per forza di cose un paio di fiori da un mazzo ben fornito.

Che concezione hanno del magistrato, quale scopo assegnare alla loro funzione? Un passaggio tanto per farsi un' idea:



    ... la protezione delle differenze tra gli esseri umani e dei diritti delle minoranze, specialmente i diritti degli immigrati e dei meno abbienti, in una prospettiva di emancipazione sociale dei più deboli...


Ma non solo:



    ... il sostegno all'integrazione comunitaria europea, in vista della creazione di una unione politica europea preoccupata della giustizia sociale...


Idee discutibili, se fossero la piattaforma politica... la piattaforma di un partito politico d' inspirazione radicaleggiante.

Corre un brivido se si pensa che, al contrario, è solo un modo d' intendere la propria "missione" di "magistrato equidistante".

Berlusconi è preoccupato per le intenzioni palesi di una magistratura siffatta. Io, che non sono nel loro mirino e ho assimilato per quanto posso la lezioncina friedmaniana, mi preoccupo per gli effetti non intenzionali di simili proponimenti. Come non riscontrare in essi l' ignoranza economica di cui si parlava?

Pensiamo per un attimo alle cause del lavoro che giungono sulla scrivania del fervido militante di MD, un' incorruttibile che ci crede... e non vado avanti.

Mi chiedo solo chi, a questo punto, non sospetti che la demenziale giurisprudenza in tema di diritto del lavoro abbia contribuito non poco al trattamento semi-vessatorio che oggi subiscono i giovani lavoratori condannati al precariato?
Non riesco davvero ad accettare le critiche ricevute:

@ Libberini: dicendo a chiare lettere che tendo prima facie a concedere fiducia all' altro, mi sa che sono tra i pochi a salvarsi dall' eventuale critica di "snobismo".

@ Don Cave: come deduci da quanto dico che l' umanità è stata sempre in errore? La perfezione non esiste, ma quando la possibilità di competere (concorrenza) e la libertà di scelta (autonomia contratuale) hanno trovato accoglienza, le cose sono andate abbastanza bene? Guarda caso sono strumenti che giovano anche alla battaglia femminile. Secondo me molto più che censure e proibizionismi vari (quote ecc).

@ Valeria: "... l’ epiteto ‘moralista’ lanciato contro qualcuno..."? Essendo cattolico mi guardo bene dal considerare offensivo un epiteto del genere. Forse sei stata ingannata dagli sforzi fatti per scansarlo. Quanto alla Ballestra, presentata così la sua critica non ha contenuto.

venerdì 8 aprile 2011

Come trattare i problemi insolubili

Sometimes we find it easy to identify a problem and impossible to think of a solution. Obesity is a good example.

    School posters, virally marketed videos, healthy-eating classes, mandatory swimming lessons, minimum school-recess times, celebrity chefs in charge of school-meal recipes, bicycle lanes, junk-food ad bans, calorie-content labels, hectoring physicians, birthday-cake bans, monetary rewards for weight loss—they've all been tried, and they've all largely failed.


Se il problema è troppo complesso non resta che mettere in campo una moltitudine di intelligenze. In altri termini: non resta che la libertà.

    Drawing a direct analogy with the effect of vouchers in the education system... Messrs. Seeman and Luciani suggest "healthy-living vouchers" that could be redeemed from different (certified) places—gyms, diet classes, vegetable sellers and more. Education vouchers, they point out, are generally disliked by rich whites as being bad for poor blacks—and generally liked by poor blacks. A bottom-up solution empowers people better than top-down government fiat...


Neil Seeman/Patrick Luciani - XXL: Obesity and the limits of Shame -

Voi siete qua





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giovedì 7 aprile 2011

Spazzatura

Avete presente quelle foto e quei filmini senza capo nè coda che restano per mesi nel cellulare e non sai più che fartene?

Se un comportamento non viola le regole di convivenza civile posso combatterlo perchè lo ritengo irrazionale, oppure per il fatto di reputarlo ingiusto (immorale). Nel primo caso sono un paternalista, nel secondo un moralista; e poco conta la morale che professo, poco conta, cioè, se la mia condanna si focalizza sui centimetri di pelle scoperta piuttosto che su un immaginario che mi ripugna.

Chiudo citando un terzo motivo per cercare di interferire nelle scelte altrui: l' interesse di bottega. Se un collega mi ruba il cliente, difficilmente sresterò passivo, e a muovermi non sarà nè il paternalismo, nè il senso morale.

Lo scacchista beota

... "Brain Age" della Nintendo è un software creato per migliorare le "prestazioni del vostro cervello" e preservarlo dall' inevitabile "indebolimento" dovuto all' età anagrafica... L' industria del "brain training" fiorisce anno dopo anno... forse perchè è credenza diffusa che le prestazioni del cervello umano possano essere migliorate in modo importante... e in effetti, dopo parecchie partite di Sudoku, faccio un esempio, constaterete che la vostra capacità di risolvere l' ennesimo Sudoku che vi sarà sottoposto, risulterà drammaticamente innalzata... ma la meta del "brain training" è molto più ambiziosa: così come non vi esercitate con i pesi della palestra solo per alzare pesi sempre maggiori, non vi dedicherete ai rompicapo solo per saper risolvere rompicapo sempre più difficili... vorrete piuttosto migliorare la vostra capacità di "pensare" e di "ricordare" in generale... due facoltà che trovano poi largo impiego nella vita di tutti i giorni... purtroppo la sperimentazione scientifica non è in grado di confortare ambizioni del genere: i miglioramenti riscontrati dopo un duro allenamento condotto su taluni rompicapo sono limitati alla risoluzione di quel compito specifico o di altri poco dissimili (narrow transfer)... è quasi impossibile trasferire queste abilità altrove... la facoltà di "pensare" e "memorizzare" non ne esce affatto "migliorata in generale"... Sudoku, video games, scacchi, musica, latino, cruciverba, matematica... sono attività che richiedono un grande impegno cognitivo e mnemonico, sono attività in cui con l' esercizio costante è possibile migliorare molto... fino a perseguire... risultati talvolta sorprendenti in termini di padronanza della materia... tuttavia, qualora il soggetto divenuto "maestro" nel suo campo si ritrovi ad operare in un dominio diverso, sarà nelle condizioni di dover cominciare praticamente tutto daccapo senza particolari vantaggi rispetto al neofita... essere un esperto scacchista non fa di te un ragionatore particolarmente abile in altri campi... cio' non toglie che agli scacchi, probabilmente, si dedicheranno persone con abilità cognitive superiori alla media... ma questo è un altro discorso: sfatata l' "illusione della potenza" cognitiva e del "transfer learning", vediamo di non ricadere nella più comune "illusione della causa" che confonde queste ultime con le semplici correlazioni... eppure, qualche suggerimento a chi vuole migliorare le prestazioni si puo' sempre dare... Se oggi so che domani sarà una giornata impegnativa in cui dovrò affrontare problemi che metteranno alla prova le mie facoltà cognitive, come posso prepararmi al meglio?... qualora non sappia a priori il tipo di sforzo specifico che mi verrà richiesto, il miglior modo per "allenare" il cervello consiste nell' allenarlo fisicamente (corsa, nuoto, marcia...)... mens sana in corpore sano... in fondo lo slogan della Nintento, "Il vostro cervello è un muscolo e va tenuto in allenamento", non è poi così fuorviante, ma, se si vuole perseguire la meta più ambiziosa, va preso alla lettera, essendo un muscolo va allenato come gli altri muscoli: in palestra!...

Chabris/Simons - The Invisible Gorilla - Crown

Il libro dei due psicologi è carino e accessibile a chiunque. Ogni capitolo si concentra su un gruppo di "illusioni" riguardanti l' attenzione, la memoria, la fiducia, la conoscenza, la causa e le potenzialità del cervello. Poca teoria e tanti esempi, la bibliografia scientifica è poi disponibile per chi volesse approfondire. In rete ci sono dei video che introducono al primo capitolo.

L' avvertenza di Chabris e Simons è importante: attenzione alle intuizioni. Ma quella di Caplan è decisiva: attenzione a dimenticare che a nostra disposizione abbiamo solo intuizioni.

Illusione di potenza

... la falsa credenza più diffusa che passiamo in rassegna è quella per cui la presenza di messaggi nascosti nella pubblicità possa indurre all' acquisto di prodotti o comunque a comportamenti non altrimenti voluti... ben il 76% del nostro campione di adulti crede in questo misterioso potere di influenzare le coscienze... i pregiudizi legati al concetto di "persuasione occulta" si basano sulla credenza per cui la gente sia straordinariamente sensibile a segnali anche deboli... e quindi manipolabile attraverso il sapiente uso di quei segnali... c' è chi crede per esempio che incorporare nel commercial un nudo femminile accresca il desiderio per il prodotto reclamizzato... gli scienziati hanno dibattuto a lungo sulla capacità del cervello di processare messaggi verbali o iconici non acquisiti consciamente... arrivando alla conclusione che se anche potessimo in parte farlo, l' interferenza non arriverebbe mai al punto da spingerci a comportamenti altrimenti non desiderati... tuttavia, nonostante la sperimentazione sul campo e l' evidenza scientifica neghi validità al concetto di "persuasione occulta", la gente continua a professare in merito un robusto pregiudizio... il fatto di credere nell' esistenza di segnali recepiti inconsciamente da cui sarebbe difficile difendersi, è un effetto collaterale della "illusione di potenza": noi tendiamo ad attribuire ai nostri cervelli una potenzialità (e quindi anche una sensibilità) ben superiore a quella effettiva... un' illusione che talora genera speranze, talora genera paure... comunque, sempre ingiustificate...

Chabris/Simons - The Invisible Gorilla - Crown

Quando leggo certe analisi semiotiche che scorgono in tutte le pubblicità il contrassegno della pedofilia, mi viene in mente il capitoletto di Chabris/Simons. Chissà se il mio è solo un collegamento gratuito.

link

martedì 5 aprile 2011

Lo spirito che aleggia sulle università

Un approccio spirituale agli studi favorisce il rendimento:

Growth in Equanimity enhances students’ grade point average, Leadership skills, Psychological Well-being, self-rated ability to get along with other races and cultures, and Satisfaction with college.

Growth in Ethic of Caring and Ecumenical Worldview enhances students’ interest in postgraduate study, self-rated ability to get along with other races and cultures, and commitment to promoting racial understanding.

Educational experiences and practices that promote spiritual development – especially service learning, interdisciplinary courses, study abroad, self-reflection, and meditation – have uniformly positive effects on traditional college outcomes.


http://www.spirituality.ucla.edu/findings/
ciao bello

Seinfield: la morte come problema secondario

... a quanto pare le distorsioni della memoria non sono confinabili a problemi secondari... lo psicologo australiano Stefanie Sharman condusse un esperimento ispirato all' episodio di Seinfield (*) in cui Kramer deve stilare il suo testamento biologico... venne chiesto ad un campione di popolazione adulta di decidere quale trattamento fine vita ricevere in caso di gravi malattie... per esempio, volevano sottoporsi CPR' Oppure anche ad alimentazione artificiale pluriannuale? e via con domande di questo tenore... l' intervista si ripetè 12 mesi dopo... il 23% degli intervistati mutò opinione riguardo alle procedure a cui sottoporsi e ai limiti da osservare... fin qui nulla di eclatante, cambiare opinione è lecito e spiegabile... sorprende però che il 75% di coloro che mutarono la propria scelta non fosse affatto consapevole di averlo fatto...

Chabris/Simons - The invisible gorilla - Crown

Non fatico a crederci, cio' a cui invece non credo molto è la premessa. Ho come l' impressione che la nostra futura morte (magari tra mezzo secolo) sia un prblema secondario.

(*)

Elaine: ok, va bene se interrompiamo quando si rende necessario l' inserimento del catetere nell' uretra in condizioni di cecità semi-totale?

Kramer: Naaaa... non è nel mio stile...

Elaine: ... che palle...