venerdì 7 maggio 2010
Quando anche le risate se ne vanno
Tanto per gradire un passaggio:
"... Mr Dawkins rivolge così la sua attenzione anche a teorie basate sulla filosofia della religione. Non sono certo che la sua sia una mossa saggia, egli chiaramente non è all' altezza della situazione e ottiene ben poco dal suo confronto breve e superficiale con queste dispute infinite... non sembra afferrare la difesa della fede così come la imposta Tommaso, confonde il concetto di "dimostrazione a posteriori" con quello di "prova a priori"... non coglie che dimostrare "giustificata" una credenza non equvale a dimostrarla "provata",... non prende neanche in considerazioni cio' che per la stragrande maggioranza di persone è molto plausibile, ovvero che "il problema di Dio" non si risolve empiricamente microscopio alla mano..."
Persino quando Dawkins coglie nel segno, finisce per farla fuori dal vaso imbrattando anche i muri del cesso. E' il caso di quando denuncia la credenza in un "Dio-tappabuchi":
"... si trattava [l' ipotesi del Dio Tappabuchi] di una mossa inconcludente lentamente abbandonata nel XX secolo... ma D anche qui trova il modo d' indebolire la sua giusta critica: per lui, a causa del "dio tappabuchi", la persona religiosa morde il freno quando si tratta di esplorare le lacune della conoscenza... Il filosofo di Oxford Richard Swinburne, al contrario, argomenta con lucidità come sia proprio la nostra capacità di "capire e spiegare" a richiedere una spiegazione e che il resoconto più economico ed affidabile di questa capacità esplicativa risieda nell' ipotesi di un Dio creatore... per Swinburne non sono le lacune della conoscenza a farci puntare su Dio, quanto piutosto la comprensione del Mondo... proprio tale comprensione viene dunque esaltata dalla fede..."
Un inevitabile terreno di scontro: la mente del cattolico:
"... ancora argomenti stantii... Dio sarebbe un' "invenzione consolatoria"... l' affermazione seduce solo chi non ha bisogno di essere sedotto... ma dov' è la "scienza" in tutto cio'?... se ho sete cio' non significa necessariamente che l' acqua non esiste... purtroppo per D i meccanismi psicologici che stanno alla base del sentimento religioso non sono riducibili ad un unico tratto caratteriale ma sono vari e complessi... d' altronde nelle scienze umane, si sa, le cause multiple sono la norma... la depressione è causata da fattori fisici o sociali? la risposta è "da entrambi"... l' amore romantico è causato da vari fattori tra cui c' è anche l' esistenza dell' amato... ma perchè D non si è confrontato con Freud?, ovvero con colui che tentò un resoconto psicologico del sentimento... lo psicologo belga Antoine Vergote ha messo bene in luce le incoerenze e il fallimento di quel tentativo concludendo come oggi concludono quasi tutti: "la validità della fede religiosa non puo' essere nè sostanziata nè confutata attraverso la psicologia..."
La religione è un male? Argomento scottante su cui D ha dato il meglio.
"... D dice di credere che non vi sia ateo al mondo desideroso di distruggere La Mecca o San Pietro. Purtroppo un' affermazione del genere è frutto della sua personale credulità, non della realtà delle cose... La storia dell' Unione Sovietica è piena di esempi di chiese bruciate o fatte saltare in aria. La sua pretesa che l' ateismo sia immune da ogni forma di violenza è insostenibile... Hitler, Stalin, Pol Pot... tutti sedicenti atei ma non esattamente dei pacifisti toleranti... quanto agli attentati suicidi mi sembra che Richard Pape abbia dimostrato con rigore nel suo volume come la gran parte di essi siano dettati da motivazioni in primo luogo politiche..."
Varie ed eventuali.
"... D nel suo libro sostiene come l' etica di Gesù fosse settaria e si associasse ad un' aperta ostilità verso lo straniero... trasecolo, ci sono punti nei quali l' ignoranza di D in materia di religione cessa di essere solo divertente per inscenare lo spettacolo del ridicolo silente poichè nessuna risata è più in grado di accompagnarlo..."
giovedì 6 maggio 2010
La Libertà “smontata”
Cos’ è la libertà d’ espressione se non la libertà di affittare un salone, invitare della gente e parlare loro?
Tutte le libertà sono riducibili alla libertà economica.
Avanti, suggeritemi una libertà qualsiasi e sarà per me un gioco da ragazzi smontarla.
Murray Newton Rothbard – Etica della Libertà
mercoledì 5 maggio 2010
La pernacchia dello speculatore
Alberto Alesina - 24 ore 4.5.10 -
Viene in mente Tremonti, uno che addita costantemente agli speculatori; il Commercialista di Sondrio si tormenta quando vede il mercato risolvere brillantemente un problema che, per la gioia dei suoi colleghi politici, è completamente insolubile alla politica: "chi controlla i controllori?". Ebbene, l' astio del ministro è giustificabile: lui da ministro controlla dall' alto gli italiani, eppure anche lui, - il tapino ne prende atto con stizza - ha un severo controllore. Gli "speculatori" internazionali sono i suoi veri e unici "controllori informati", una mossa falsa e zac, un debito di troppo e kaputt, e con lui il Paese. Non sarà bello vedere gli avvoltoi che volano in circolo sopra di te, ma perlomeno ora sai di essere poco più di una carogna, cosa che rischiava di sfuggirti (ah... la potenza della mente!). C' è finalmente qualcuno che appioppa i voti e scommette sull' operato dei politici, è qualcuno di affidabile visto che dove mette la lingua mette anche i propri soldi, molto meglio persino dei talk show e del giornalismo d' inchiesta; in questi casi l' egoismo rende più affidabile dell' onestà costruita a base di "lingue&penne".
Dipingere la saliva è la vera spcialità Julia Randall
lunedì 3 maggio 2010
Il Far West in cortile
Anche Leandro Erlich vede e fa vedere cose strane, per esempio questi omini in fondo alla piscina (in realtà sono solo i visitatori del Museo al piano di sotto).
Consiglio ad Alberto: come avvicinarsi a Nabokov
Io ho letto "Lolita" e ne ho un buon ricordo. Si ride anche parecchio.
Adesso che mi ci fai pensare in effetti la prima pagina era piuttosto incomprensibile.
Una specie di analisi anatomica delle parti su cui batte la lingua quando si pronuncia il nome della ninfetta.
Se mi fermassi qui il consiglio sarebbe quello di insistere.
Però ho letto anche "Cose trasparenti" e lì le pagine oscure si infittivano. Anche se poi ti imbattevi a sorpresa in capitoletti memorabili. Alla fine non posso dirmi pentito.
Mi sa che Nabokov è un "costruttore di mondi" e va costantemente seguito nel corso dei lavori, a partire da quando scava le fondamenta. Se arrivi quando getta la soletta del tetto non ci capisci più niente.
Un po' come Paolo Conte, mi piace e lo consiglio agli amici. Ma poi loro ascoltano "La Frase" e me lo liquidano come astruso (e un po' c' hanno pure ragione).
Lo credo bene, per godertela devi presenziare dall' inizio alla costruzione del "suo mondo", ovvero, ascoltare ed amare "Azzurro".
Forse per apprezzare un libro del Nabokov maturo bisogna essere dei Nabokoviani. Ma per iscriversi al club bisogna leggere Lolita due volte.
***
Ricordo con dolore la scottata di quando mi accostai a Joyce partendo dai Finnegans Wake. Non ne volli più sentir parlare per almeno 10 anni.
Genealogie libresche
Dei fenomeni incongrui opprimono con il loro mistero la mia vita parallela di lettore.
Un certo istinto edipico informa alcuni miei comportamenti inconsulti. Non riesco sinceramente a spiegarmeli pur non potendo rinnegarli.
Con calma cerco di fare mente locale. I libri stanno di fronte a me tutti allineati e parificati sullo scaffale.
Ma quando poi ci guardiamo in faccia, sappiamo benissimo, sia io che loro, che non è certo una relazione egalitaria a collegarli/ci.
Intricate parentele finiscono per disegnare un imponente albero genealogico tra le cui fronde è bello giocare e perdersi. E' il gioco delle ascendenze.
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Alcuni libri sono ricavati dalla costola di un parente/libro ben identificato, altri fuoriescono dal combinato disposto di una pluralità ristretta, altri ancora hanno progenitori vaghi che comunque potrebbero essere vagamente designati. Poi ci sono quelli usciti dal nulla che hanno partorito una ristretta ma solida discendenza. Poi ci sono quelli che dal nulla sono usciti e nel nulla sono sterilmente rientrati. Non dimentichiamoci degli orfanelli.
Potrei andare avanti.
Alcuni Patriarchi sono stati particolarmente prolifici creando delle vere e proprie colonie che s' impolverano al loro fianco ben allineate sulle monocrome mensole dell' Ikea.
Veramente adorabili questi nipotini. Quindi, si direbbe, venerabile il capostipite? Calma.
Per essere più esplicito faccio un caso che deve intendersi come uno tra i tanti.
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Devo ammetterlo, oggi non posso più rinunciare ad espormi regolarmente alla sfiammata sulfurea di un certo Antonin Artaud, come potrei esimermi dall' auscultare il suo formidabile rantolo gutturale?
Chi puo' sottrarmi al raccoglimento indotto dalla sua farneticante profezia?
Che gioia soccombere ad un simile plagiatore. Che spasso vederlo sfidare i dieci Comandamenti tutti in una volta!
Che emozione seguirlo mentre si aggira come un animale colpito al ventre e ascoltarlo che spiega a tutti, con gli occhi fuori dalle orbite, quanto bruci la ferita!
Questa felice dipendenza mi è stata regalata a monte dalla lettura di un classico di Jacques Derrida: "La Scrittura e la Differenza", Einaudi editore. E' lì che scoprii la vena di Artaud.
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Devo ammetterlo, oggi non posso più rinunciare a perdermi con regolarità nel labirinto interrogante di Edmond Jabès.
Non riesco a trattenermi, ogni tot. devo raccogliere i miei quattro stracci e farmi nomade con lui.
E' un imperativo ineludibile: devo unirmi a lui nel suo sforzo continuo di spostare il confine, di svellere il cippo.
Ammetto con ritrosia che anche questa felice dipendenza mi è stata regalata in principio dalla lettura di un classico di Jacques Derrida: "La Scrittura e la Differenza", Einaudi Editore. Già sentito?
Se poi la buttiamo in filosofia devo rivelare la fascinazione che ho sempre subito per lo specchio abissale degli sguardi reciproci così come lo descrive un "filosofo poetante" come Levinas.
La sua tesa e convincente narrazione del Volto Altrui mi torna in mente come chiave di volta nelle situazioni più disparate.
Con un simile strumento nelle mani riesco a sbrogliare nella mia testa le matasse più intricate.
Ammetto a denti stretti che anche questa persona valorosa mi sia stata presentata da Jacques Derrida per tramite di un suo classico: "La Scrittura e la Differenza", Einaudi Editore. E' lo stesso tomo a cui accennavo più sopra.
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Finisco anche se non è finita.
Molti amori letterari sinceri e duraturi gli ho ereditati dalla provvidenziale giovanile lettura di un classico di Jacques Derrida. Il titolo è noto, trattasi de "La Scrittura e la Differenza", Einaudi Editore.
Oggi, gran parte del mio tempo, quando sono impegnato a scambiare idee sui libri letti, lo passo ad esaltare la potenza di fuoco di Antonin Artaud, lodo lo sbrego del suo artiglio, incito il mio interlocutore a lasciarsene uncinare le carni.
A seguire non manco mai di portare alle stelle la Metafisica itinerante di Edmond Jabes, raccomando a chiunque di confrontarsi con l' irrequita insaziabilità di questo ispirato questionatore.
Chiudo sempre con l' elevazione di un peana per Levinas, disvelatore sommo della nostra condizione terrena che si specchia al meglio solo nell' occhio vigile del prossimo.
Se poi avanza tempo non ho dubbi su come impiegarlo.
Già mi vedo concitato e convinto redigere l' Indice dei libri dannosi che inquinano, intossicano e sviano un sano approccio alla lettura.
E' con gioia che estirpo e scaravento nella polvere calpestandola con frenetica eccitazione una simile gramigna.
La graduatoria di questi testi corruttori delle tenere intelligenze è inaugurata da una iattura senza pari.
Non so nemmeno se vale la pena dirlo a questo punto. Ma che lo dico a fà?
Ovviamente trattasi di un classico di Jacques Derrida: "La Scrittura e la Differenza", Einaudi Editore. Una vera mina vagante. Uno schifo. Bleah.
domenica 2 maggio 2010
Mezzanotte nel giardino del bene e del male
Per la scheda ci vorrebbe la perizia chirurgica di diana, in mancanza di meglio ci facciamo bastare questo annuncio, da ora chi ha visto il film puo' commentare. A proposito, chi non l' ha visto si astenga dal leggere i commenti, almeno il mio, visto che mi ritengo autorizzato a fare esplicito riferimento alla storia, finale compreso.
Siamo a Savannah, la negritudine, il voodoo, il razzismo sempre latente... speriamo che il film si tenga alla larga dalla marea di cliché che lo minacciano in questi casi.
allora parto con le mie personali impressioni.
Devo dirlo? Mi è sembrato un film dilettantesco, e anche un po' al di sotto dell' onesto dilettantismo.
Alcune rettifiche alla sconclusionata sceneggiatura s' impongono, pena l' incongruenza grave di un racconto già compromesso dallo stile scialbo.
Siamo alla scena clou, nel dare la sua seconda versione dei fatti Jim si frega le mani poichè eludendo le obiezioni del PM vedrà declassata l' accusa da omicidio a falsa testimonianza.
In realtà la scena a cui assistiamo nel flash back è un omicidio vero e proprio, altro che "declassamento" salvifico.
Chi è lo stupido allora, il regista che rende male il racconto di Jim o Jim che crede di farla franca mirando al "declassamento" con un racconto del genere?
Oltretutto, dopo la nuova versione dei fatti che Jim illustra a Kelso, quest' ultimo mette su un muso che terrà fino alla fine del film: colui che credeva innocente e per cui si era battuto, in realtà era un villano rifatto.
Che senso avrebbe questa delusione se il racconto di Jim fosse veramente quello che Jim pretende che sia: il racconto di un innocente che si protesta tale in virtù della legittima difesa.
Solo una variante è in grado di rimettere insieme i pezzi. Jim avrebbe dovuto dire a Kelso che le cose sono andate come le fa vedere il regista ma che lui davanti alla Corte affermerà di aver sparato tutti i colpi da dietro la scrivania e consecutivamente. Solo in questo modo eviterà (forse) l' accusa di omicidio sobbarcandosi (volentieri) quella di semplice calunnia. Solo in questo modo si spiega la cocente "delusione umana" che si abbatte su Kelso.
Assurdo credere invece di ottenere l' effetto scagionante raccontando in tribunale il flash back come ci viene propinato: con Jim ormai fuori pericolo che infligge il colpo mortale ad un Billy solo ferito e inerme al suolo. Ripeto: siamo scemi noi che abbiamo visto il flash back come lo documenta il regista o è ompletamente suonato Jim?
La versione più credibile avrebbe inoltre il merito di riportare il fuoco sull' unico messaggio di spessore: nella società del pregiudizio, l' omosessualità è una vera vergogna solo se accompagnata dal sentimento e non invece quando è solo affare di mero sesso. Sì perchè a quel punto Jim avrebbe ucciso come amante deluso visto che aveva appena ricevuto la conferma che Billy, disposto ad ucciderlo, era per lui un amore perduto.
Per concludere, a me sembra che solo la versione che ho dato riconcili i disparati elementi. Ma nel film una versione del genere è ben lungi dall' essere anche solo minimamente adombrata.
Lasciamo perdere poi i personaggi sbiaditi di Luther e della maga barbona; si capisce che vengono inseriti a forza solo perchè erano nel libro,spero che almeno lì avssero un qualche significato, perchè nel film appesantiscono il tutto e basta.
La storia d' amore, poi, mi fa cagare: non sopporto l' amante brillante che corteggia a suon di motti.
Forse salvo solo l' avvocato difensore. Un po' poco, direi.
Concludendo, stile scialbo, personaggi inesistenti, storia pasticciona: non escludo che come film-tv (quelli che guarda mia mamma) possa funzionare.
sabato 1 maggio 2010
Viaggiando con la macchina del tempo, quale personaggio storico fareste fuori?
L' abbiamo voluto noi
Carlo Lottieri
venerdì 30 aprile 2010
I disturbatori
Thomas Szasz - Il mito della malattia mentale.
Strane delegittimazioni
Kenneth Miller - Finding Darwin' s God - p.284
giovedì 29 aprile 2010
Homo Hypocritus
Pare che alcune persone passino dal medico un giorno sì ed uno no, la farmacia è per molti adulti quello che per i bambini è il negozio dei giocattoli. C' è chi ama cazzeggiare davanti al PC e chi lo fa in ambulatorio. E' chiaro che tutto cio' ha ben poco a che fare con la salute.
Lo scollamento tra spesa sanitaria e salute ha nella mia vita molteplici conferme.
Vi faccio sentire la nostra ginecologa solo qualche giorno fa: "... forse sarebbe meglio fare anche gli esami X e Y... più che altro per non avere nessun senso di colpa qualora dovesse succedere che...".
Capito? Gran parte degli esami verrebbero prescritti per una questione psicologica, e proprio per una questione psicologica io, se devo essere sincero, non mi sento di declinarli. Ringrazio dio di aver incontrato un medico che parla chiaro.
Le forbici di Tremonti sono in cerca di qualcosa da "tagliare". Cavolo, consiglio vivamente di guardare alla spesa sanitaria, si potrebbe dimezzare se solo la psicologia cedesse spazio alla razionalità.
Ma se non spendiamo per curarci per cosa spendiamo?
Robin Hanson dice che spendiamo per segnalare (a noi e agli altri) la cura che abbiamo di noi stessi: siamo diligenti nella cura della nostra persona, ci piace dirlo e dircelo.
I veri motivi non li so, per ora mi basta sapere che non spendiamo (molto) per curarci.
Ma il giochino del rovesciamento motivazionale non si limità alla "salute".
C' è chi spiega la società mettendo al centro l' egoismo dell' uomo (parlo degli economisti).
C' è chi punta tutto sull' invidia.
Che non sia invece l' ipocrisia il sole attorno al quale orbitano tutti i pianeti?
Le cose si fanno e non si dicono, i più allenati riescono a non dirle neanche a se stessi. Siamo degli ipocriti che inseguono X per catturare Y; se tra noi c' è un uomo rosso anzichè blu, meglio non farne parola, chi sa tacere presto riuscirà anche a non vedere, l' evoluzione spesso premia questo genere d' ipocrisia.
Davide direbbe "in base a quale diritto parli delle intenzioni altrui"?
La risposta sarebbe facile: in base al diritto di avere delle idee.
In fondo però concordo con lui: si risulta antipatici non prendendo sul serio le motivazioni altrui.
Allora non resta che affrontare la questione empiricamente, e quella montagna di coriandoli che esce dalle farmacie e che ci tocca sommare meticolosamente in questo periodo è già una piccolissima prova.
Tutto quel che resta...
E' la percentuale di PIL che oggi spendiamo per la Difesa.
2%.
E' quella spesa per l' Ordine Pubblico.
Adamo (Smith), il padre di tutti gli economisti moderati, dovrebbe chetarsi: per lui la spesa pubblica ha senso e serve a salvaguardare le proprietà dei cittadini.
Vogliamo poi prendere ai ricchi per dare ai poveri... vogliamo essere generosi? Allora concediamoci un grasso 2%, purchè lì dentro ci stiano anche le spese dei burocrati.
Vogliamo poi scialare, quando invece ci sono ampi margini per ridimensionare? Siccome vogliamo sprecare con abbondanza, raddoppiamo! Arriviamo ad un 10%.
Mi sembra che non ci sia altro da sistemare con le tasse.
1+2+2+5(sprechi).
Ecco, immagino un mondo in cui due partiti contendono appassionatamente: moderati e radicali. Solo i primi ritengono necessarie le spese di cui sopra. Avranno ragione? Ah, saperlo.
E tutto il resto? Tutto cio' che non sta nè con i radicali nè con i moderati? Tutto il resto è... fascio-socialismo.
P.S. 1+2+2+5... oggi si viaggia intorno al 50%.
P.S. link (p.12).
http://www.aldobattista.it/spesa/spesa.htm
Aspettando il casco dei ciclisti
Un' altra mandata per bloccare meglio il gabbio, un' altra graffetta per sigillare meglio il plico.
Slogan: il proibizionismo non paga.
Pro memoria: libertà di discriminare = libertà di scegliere.
Lezione: e c' è pure chi si ostina a confondere "liberal" e "liberali". Un esempio del genere ci evita persino di studiare la Storia delle ideologie.
Malattie metaforiche
Thomas Szasz - Il mito della malattia mentale -
In epoca di scientismo, biologismo e determinismo spinto, chi crede nel libero arbitrio rivaluta le tesi del "matto responsabile": se lui è davvero "incapace" anche noi rischiamo, se con lui fanno una frittata anche noi potremmo essere "sbattuti".
mercoledì 28 aprile 2010
Dipingere la Tv e suonare la voce
***
Siccome nel combo svizzero venne a mancare il basso, John Wolf Brennan decise di sopperire alla lacuna ospitando Bruno Amstad, uno che però sa suonare solo la sua voce... Tutto bene quel che finisce bene.
Dove scoccare la freccia
Richard Epstein - Priciples for a free society, p.221.
Ottimo punto che fa il paio con l' altro. Ed ecco allora fissata l' agenda liberale.
La Santa Alleanza
Non penso che questo stretto legame sia una mera coincidenza. Piuttosto si fonda su una non riconosciuta convergenza che rischia di passare inosservata forse perchè molti esponenti coinvolti sui due fronti impegnano gran parte del tempo a farsi una poco interessante guerra filosofica. Ma se andiamo all' origine le affinità erano già patenti ascoltando la voce dei padri del diritto naturale, molti dei quali erano fieri di far notare il benessere sociale che comportava l' applicazione di alcune regole di fondo. Per questi pensatori solo la volontà divina poteva dare forza di legge ad un comando, ma era la "manifesta utilità" di quel comando che certificava la saggezza divina e l' autentica origine della regola. Anche se nei tempi moderni si è più sospettosi sull' origine divina, il rifiuto di un simile fondamento non comporta il rifiuto di un simile approccio e di simili regole; si dirà piuttosto che l' "utilità" passa dall' essere un segnale della presenza divina all' essere un criterio autosufficiente per giudicare particolari regole".
Richard Epstein - Priciples for a free society, p.58
Dopo premesse di tal fatta, Epstein si dedica allo smantellamento sistematico di cio' che resta del "positivismo giuridico". Come bersaglio di riferimento sceglie Hart e il suo tentativo di rianimare il cadavere eccellente.