Una recente inchiesta giornalistica sull’economia di Brescia e sulla sua “reinvenzione” dopo la crisi della centralità siderurgica... ha messo in evidenza come uno dei fattori di forza di questa provincia lombarda sia la massiccia presenza di supermercati, centri commerciali, mega-store e via dicendo. Non si tratta soltanto di realtà che creano posti di lavoro, ma soprattutto di strutture che contribuiscono a mantenere più bassi i prezzi e, di conseguenza, a proteggere il potere d’acquisto. Ora leggiamo che uno dei primi atti della giunta piemontese guidata dal leghista Roberto Cota consiste proprio nel bloccare l’apertura di alcuni supermercati. L’assessore competente, William Casoni (Pdl), ha giustificato la cosa affermando che si deve evitare “un’eccessiva concorrenza” e soprattutto che si devono proteggere quei piccoli negozi che perderebbero clienti, se questi ultimi potessero comprare altrove e più a buon mercato. Qualcuno rileva che andare dal negoziante e pagare di più può essere vantaggioso: perché i soldi "restano in zona", perché i centri commerciali sono tristi, perché i negozianti svolgono anche una funzione sociale. Ok. Io non ho assolutamente nulla contro chi vuole andare dal negozietto che vende i pomodori a 5 euro al chilo. Ha un suo mercato e quindi è più che legittimato a esistere, il suo profitto è rispettabile ma ad una condizione: che l’accesso al mercato sia libero. Altrimenti quel negoziante non è un imprenditore (che rischia e si mette al servizio del cliente), ma è un parassita (che si avvantaggia di protezioni legali). Nessuno dovrebbe essere aiutato, per una ragione etica (non mettere le mani in tasca agli altri) e anche per una ragione economica. Perché quando un’attività, grande o piccola che sia, chiude i battenti, a decidere tutto questo non è stato il fato e neppure una qualche strana cospirazione. Siamo stati noi che l' abbiamo voluto...
Carlo Lottieri