venerdì 9 ottobre 2009

Alla Facci(a) delle statistiche

Ve lo ricordate il buon Filippo Facci che dichiarava: "Sull' aborto abbiamo una buona legge, tanto è vero che gli aborti calano". Io m' interrogavo sullo strano ragionamento, prima ancora che sui suoi contenuti.

Ma un simile ragionamento è tutt' altro che una primizia, si ripete spesso sotto altre vesti:

A new study by the Guttmacher Institute and the World Health Organization shows that abortion rates are similar in different countries whether the procedure is legal or not. Shocking, I know. Of course, what wasn't similar was the risk to women's health.

Megan McCardle rievoca il suo passato di femminista quando era di moda ripetere la filastrocca "facciana". Ora, rinvenuta dallo stordimento sembra riflettere con più accuratezza

... I'm not quite sure why I thought that abortion was a magical exception to the rule that when you make something much harder and more costly to do, fewer people do it...

Il trucco che c' è sotto non è certo dei più sofisticati:

abortions are generally high in the developing world, where it is usually illegal, and low in the developed world, where it is usually legal

Naturalmente i numeri che abbiamo a disposizione sul modo migliore di difendere i nascituri raccontano una storia ben diversa: dove l' aborto è legalizzato c' è strage di feti, dove è interdetto si impennano le nascite.

Respiro, forse non ero io ad avere le traveggole.

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Chicago e Vienna: i due liberalismi

A Chicago piace il mercato: è il miglior modo per sviluppare incentivi.

Piace pure a Vienna perchè fa emergere informazioni altrimenti destinate a restare sepolte.

Chicago riconosce che il mercato puo' fallire nella produzione di beni pubblici. In questo caso bisogna intervenire.

A Vienna questi interventi dispiacciono enormemente: verrebbe sabotato irreparabilmente quel prezioso crogiolo informativo costituito dal sistema dei prezzi.

Per Chicago l' Uomo è tutto sommato prevedibile: il problema è quello di motivarlo spingendolo all' efficienza.

Vienna vede nell' uomo un mistero sempre pronto ad innovare cambiando tutto, anche la sua testa.

A Chicago piaccioni i numeri e la matematica: qualche statistica è meglio che niente per dichiarare su basi di fatto inefficiente un mercato e far scattare l' intervento governativo.

A Vienna i numeri non servono: di interventi non ne vuole sapere, i mercati non falliscono e l' Uomo è troppo imprevedibile per essere ingabbiato in un' equazione.

Chicago è pragmatica, i fatti cambiano i suoi giudizi: un mercato efficiente nel secolo scorso puo' anche rivelarsi inefficiente oggi.

Vienna è più costante nel suo giudizio: chiede di aspettare e mantenere la calma, la verità emergerà e le previsioni giungeranno a compimento. Anche per questo la sua visione può essere agevolmente trasformata da economica a filosofica.

Non accetto richieste su chi buttare dalla torre, non saprei rispondere. Innanzitutto perchè le due visioni non sono poi così distanti e una conciliazione è possibile.

Ma poi, come potrei rinunciare al realismo di Chicago, ai suoi argomenti che consentono di intervenire con pertinenza nel dibattito contemporaneo? D' altro canto: come potrei mettere da parte la ben più ricca antropologia viennese, le sue intuizioni sulla razionalità limitata, la sua lotta culturale contro l' abuso delle conoscenze e i suoi input etico-filosofici?

Chiudo con una curiosità. In questi anni il liberalismo è sotto assalto, specie quello chicagoano. Lo difendo volentieri ma resto spiazzato quando le accuse, portate da autentici nemici del mercato, echeggiano quelle che i viennesi, veraci amici del mercato, rinfacciano di solito ai loro cugini.

Meno Religione = Più Governo ?

turning people away from religious life increases dependence on government to address life’s problems

Primi accordi...

... sul piano virtuale.

Un pugno di mosche morte...

... non è l' equivalente del nulla.

Una mente creativa pronta ad oscillare tra il macabro ed il puerile puo' tirarci fuori una serie di sketch...



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giovedì 8 ottobre 2009

Le conseguenze politiche dell' ignoranza

Ammettere i nostri limiti conoscitivi ha delle conseguenze sulle nostre scelte politiche?

Certo, lo spiega bene David Brooks in quello che si candida ad essere il miglior editoriale 2009 del NYT.

ps trattasi di conseguenze anti-obamiane.

La cheerleader del despota

Chomsky incontra Chavez

Chi fa innovazione in Europa

Uno dei luoghi comuni che affliggono la piccola e media impresa è che, a differenza della grande, sia poco innovativa...

Punkabbestia

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Lo sapevate che la morte è azzurra?

Le dinamiche della violenza sono per noi qualcosa di misterioso anche e soprattutto per la grande diffusione di film violenti.

One reason that real violence looks so ugly is because we have been exposed to so much mythical violence. … Contemporary film style … may give many people the sense that entertainment violence is, if anything, too realistic. Nothing could be farther from the truth

Un paio di esempi? Lo scontro violento non è affatto contagioso (come sembrerebbe osservando le risse da saloon); lo scontro violente è quasi sempre molto breve, la resistenza prolungata è una rara eccezione. Per chi è avido di altri particolari ecco il link al primo capitolo del libro di Collins: Violence.

Solo il sesso puo' ambire ad una rappresentazione ancora più distorta.

P. S. Con tutti quei morti in TV anche della morte potrebbe sfuggirci un' idea realistica. Forse possiamo recuperarla grazie alla rete. Qui sotto la morte reale arriva a cavallo dei respiri e dei singulti dello sciatore sotto la valanga. Il tempo della morte è fatto di noia, terrore, rassegnazione... e molto azzurro. La morte è azzurra, non lo sapevo. Penso che sotto la valanga o sull' asfalto sia molto simile. Ma non preoccupatevi, in questo caso tutto finisce bene, anche se non è un film di John Ford, dopo quattro minuti anche qui "arrivano i nostri".

Avalanche Skier POV Helmet Cam Burial & Rescue in Haines, Alaska from Chappy on Vimeo.

mercoledì 7 ottobre 2009

Punito per aver limitato i danni

Pensando a David Letterman...

Perchè la legge punisce il ricattaore e non il pettegolo?

Il secondo è ben più dannoso: mentre il ricattatore ti mette nelle condizioni di limitare i danni, il pettegolo non ti dà scampo.

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Psicologia del terzomondismo

Lo si sente dire spesso: è l' ignoranza del "diverso" ad alimentarne la paura e l' odio.

Quanto sia lacunosa una simile posizione lo ricaviamo dal fatto che quella contraria è ancor più vera e più documentata: maggiori informazioni abbiamo dell' "altro" e più lo disprezziamo.

Non solo. La tesi contraria è anche più facilmente spiegabile: amare l' "altro" ci rende più amabili e compensa le nostre insicurezze. Inoltre, finchè l' "altro" se ne sta ben lontano, difficilmente "sfrutterà" il nostro amore imponendoci dei costi.

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Distinguo sempre più sfumati

I Nobel per la Fisica sono stati assegnati a ricerche svolte in grandi aziende e in centri di ricerca privati... Ancor oggi molti continuano a distinguere tra ricerca pura e applicata in quanto si sono formati e appartengono a un’era in cui le barriere erano più nette, i ricercatori di base un’elite accademica mentre quelli dell’industria venivano considerati come ricercatori di seconda categoria: ma i tempi sono drasticamente cambiati

La Simonova disegna la Storia con la sabbia

La Germania invade l' Ucraina...



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martedì 6 ottobre 2009

Perchè non sono un utilitarista

Chi cerca un' etica senza dogmi finisce inevitabilmente nelle braccia dell' utilitarismo. Magari fatica a chiamarlo così, il termine "pragmatismo" è più rassicurante.

Personalmente non posso accettare l' impostazione utilitarista, ci sono troppi contro-esempi che la invalidano.

Bottom line, tanto per evitare equivoci: sto dicendo che non tutto puo' essere ricondotto all' utilitarismo; in altri termini: scelgo di dare ancora un ruolo importante ai dogmi.

giovedì 17 settembre 2009

Anti-semitismo come forma di anti-capitalismo

Ascoltato in casa: chissà perchè gli ebrei sono sempre tanto odiati?

George Gilder intervistato da Front Page Magazine

FP: Israel has a powerful and progressive government. Why does the left hate Israel so much?

Gilder: The left loved Israel as long as it was socialist and utopian, pacifist and beleaguered. The left loved the Kibbutzim with their fatuous and always unfulfilled dreams of transcending family and property. The left loves Jews as victims. When Israel emerged as a leading capitalist state, capable of defending itself from deadly enemies, and pragmatic in its policies, the Left turned against it. But whether in Russia, Hungary, Germany, or Israel itself, socialism has always brought catastrophe for Jews. Socialism focuses on gaps between groups rather than on achievements of superior individuals. Socialism concentrates on equalizing excellence rather than promoting it. Historically, equalizing excellence has always meant suppression of Jews. This rule applies everywhere, whether by quotas as in the United States, or by pogroms in Stalin’s nationalities policy designed to equalize ethnic groups in the USSR.

FP: But isn’t hatred of Israel chiefly an effect of anti-Semitism?

Gilder: Anti-Semitism is chiefly a virulent form of anti-capitalism. In my book I closely scrutinize Hitler’s Mein Kampf . His fundamental objection to Jews is their superiority to Aryans as capitalists, as financiers, as entrepreneurs, as “middlemen.” Thomas Sowell has shown in several books that during bad times such hostility to “middleman minorities” flares up wherever an identifiable ethnic group outperforms the rest of the population in the economy.