mercoledì 5 marzo 2008

Tenere insieme ambientalismo e lotta alla povertà

Certo, certo...le contaddizioni che si sviluppano all' interno delle coalizioni sono interessanti...la Binetti con Pannella, Di Pietro con quell' altro. Vuoi mettere.

Eppure, se restiamo nell' alveo degli schieramenti progressisti, esistono trade off epocali che mi stimolano in maniera leggermente superiore. Per esempio quello che contrappone ambientalismo e lotta alla povertà.

Per andare sul concreto: come giudicare l' addensamento di capitali e fuliggine causato dal boom cinese e indiano?

Inganni lessicali

Certo, noi non siamo dei fisici matematici, eppure noi tutti conosciamo la tesi di fondo della Teoria dellas Relatività: tutto è relativo. Sbagliato.

Certo, non siamo degli economisti, eppure noi tutti conosciamo il significato di espressioni quali "avversione al rischio": è avverso al rischio colui che preferisce evitare situazioni rischiose. SBAGLIATO.



Rischio e probabilità sono fonte di mille equivoci (giù al bar). Mi viene in mente il principio di precauzione e già vedo appassionanti discussioni deragliare senza più possibilità di essere recuperate, unico residuo la salda presa dell' emicrania. Forse è meglio una ripassatina con chi sa parlare facile e chiaro.

La scuola finlandese

Visto che è la migliore sarebbe opportuno capire come funziona: non molto privato ma moltissima decentralizzazione.

"...l'istruzione è obbligatoria dai 7 ai 16 anni (ciclo completo di nove anni alla eruskoulu/grundskola o almeno dieci anni di istruzione). Il sistema educativo è decentrato, quindi i 453 comuni hanno la responsabilità di organizzare l'istruzione obbligatoria per tutti i ragazzi che risiedono nella loro zona di competenza o di assicurare ai ragazzi in età scolare un'istruzione comparabile. Quasi tutte le scuole della peruskoulu/grundskola sono comunali (le scuole private rappresentano meno dell'1% del totale)..."



"...i genitori hanno la responsabilità di far completare ai propri figli il ciclo di istruzione obbligatoria. Essi hanno il diritto di istituire delle scuole private, nel rispetto di certe condizioni stabilite dalla legge..."

Coscienza in ordine e stragi

Parlando d' aborto non fidiamoci troppo delle reazioni istintive a cui ci mette di fronte la nostra coscienza, immersa com' è nellla mandria mugghiante della società di massa. Una coscienza ordinata e pacificata, infatti, puo' convivere a lungo con le stragi più orribili. Ecco una storia esemplare. Si parla del medico che liberò questa terra da molto dolore, quello degli handicappati.

Le grandi conquiste sociali

I difensori del '68 non fanno che rinfacciare a destra e a manca i preziosissimi parti di quella stagione. Il più mirabile sembrerebbe essere lo statuto dei lavoratori. In realtà non passa giorno che qualche autorevole voce (anche e soprattutto da sinistra) non si levi per chiedere che certi ingombri controproducenti siano spazzati via.

"...sui problemi del lavoro Walter Veltroni ha perso una grande occasione: proporre di abolire lo Statuto dei lavoratori (del 1970), tutto, non solo l' articolo 18, e sostituirlo con regole moderne..."

martedì 4 marzo 2008

La felicità deprime l' economia

Le persone felici si accontentano e difettano in iniziativa. Le persone felici sono più lente nell' adattarsi ai cambiamenti.

Ma se la felicità è un fine a che ci serve l' economia?

A complcare la questione c' è il fatto che le persone efficienti sono quelle che incrementano di più la loro felicità.

I 5 errori peggiori nella storia USA

Qualcuno dice l' Iraq, ma forse c' è di peggio.

Il fumo fa bene alle finanze...dello stato

Ovvio, i fumatori muoioni più giovani. Non resta che escogitare un modo per compensare questa esternalità positiva dovuta alla generosità involontaria dei tabagisti.

Il monopolio dei buoni

In un recente scambio a distanza, Samek Lodovici perora una tesi favorevole al pluralismo scolastico (in questo editoriale), mentre Gian Antonio Stella, nella sua risposta, fa il contro canto mettendo in guardia dai pericoli di disfacimento sociale che una istruzione diversificasta potrebbe comportare. Ne ha parlato anche Fahre in una puntata da domani disponibile in podcast.

Qualcuno è rimasto turbato da fatto che si parlasse con una certa noncuranza di "indottrinamento" dei bambini. Ma le alternative all' utilizzo di questo lessico sono forse ancora peggiori.

In fondo trovo paradossalmente onesta la domanda "chi deve idottrinare i bambini"?

Coloro i quali invece si chiedono "bisogna indottrinare i bambini?", affrontano la questione avendo già diviso il mondo tra "buoni" e "cattivi": quelli che "indottrinano" e quelli che no. La cosa mi insospettisce. Anche perchè il passo successivo è noto: verrà presto individuato un "grande buono" presso cui tutti saranno tenuti a ricevere la loro istruzione, l' unica esente dal maligno "indottrinamento". E così, possiamo dire addio alle ricchezze che puo' offrire un opluralismo ben temperato. sarà soppiantato dall' argomento: tu indottrini io no, quindi i tuoi bambini me li prendo io.



Se poi la domanda disturba o suona male la si puo' sempre sostituire con una variazione del tipo "chi ha il diritto ad esercitare le scelte cruciali nell' ambito dell' educazione di un bambino?".



Io rispondo: i genitori. Lo Stato dovrebbe limitarsi a fissare con le sue leggi uno spettro entro il quale i genitori eserciteranno le proprie scelte. Avere idee differenti sull' educazione è così dannoso? Mina la "coesione" sociale? In alcuni casi sì, per esempio nei casi di una società fascista o assimilabile. Opporsi a questa diversificazione è difficile, bisognerebbe dire (magari dimostrandolo) di avere in mano una ricetta oggettivamente ottimale. Non credo a questo genere di realtà oggettive, preferisco la libertà di sperimentare nei limiti di legge.



Mi piace vedere come in questo campo sia proprio la Chiesa Cattolica, per una naturale convenienza sua propria, a sostenere la soluzione più liberale, l' effetto pluralistico che favorisce la sua presenza concreta nella vita sociale si manifesta al massimo grado in questo campo. Il bello è che se fosse l' istituzione dominante, probabilmente sarebbe infastidita da un simile pluralismo. Evviva la chiesa nonostante se stessa allora. Naturalmente sarebbe auspicabile che anche altre istituzioni le si affiancassero arricchendo il ventaglio dell' offerta. Ma dove andarle a trovare in un par terre clientelare incapace di porsi come alternativa credibile?



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Enrico insegna in una scuola statale, fa presente che mai andrà in classe a sostenere che il suo insegnamento è quello veritiero. Gli rispondo.

Enrico, tu forse non andrai in classe a dire "ora vi insegno la verità". Tuttavia, se il padrone che si avvale dei tuoi servizi pretende di formulare la sua offerta in regime di MONOPOLIO COERCITIVO, è un po' come se nei fatti ti costringa a fare cio' che avresti volentieri evitato. Infatti, perchè mai un monopolio se non per il fatto che non esistono alternative credibili? Purtroppo, quanto più si realizza e si tutela una condizione di monopolio, tanto più incorriamo in queste spiacevoli conseguenze.


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Chi si oppone al pluralismo scolastico, nel caso concreto del dibattito linkato il giornalista Gian Antonio Stella, spesso oppone il fatto che, siccome la verità è unica, così deve esserlo pure la scuola.

Mi chiedo, forse che la pluralità di approcci riceva una disconferma dall' unicità del vero? Il vero, per indebolire la libertà, non dovrebbe limitarsi ad esistere, dovrebbe anche essere unico, conosciuto e fermato una volta per tutte. In caso contrario, non solo è compatibile, ma addirittura auspica una sperimentazione differenziata e ampia.

Potremmo dire anche di più aggiungendo che la presenza di una simile sperimentazione è la miglior garanzia di avvicinare proprio quel vero tutti assieme. All' uomo occidentale lo insegna la pratica scientifica, forse che in quell' ambito, una volta dati dei limiti etici, ci si sognerebbe di ridurre la libertà sperimentale?



Se Stella ha delle certezze irremovibili circa il miglior modo per "formare" ed "educare" una persona, puo' ritenersi in dovere di farlo seguendo quel metodo e chiedendo di essere seguito da tutti su quella strada. Nel caso invece in cui abbia anche solo dei piccoli dubbi, il modo più corretto di procedere consiste nel delimitare un intervallo entro il quale lasciare libertà di sperimentazione. Allora mi chiedo se, vista la complessità della materia, sarebbe mai attendibile chi si presentasse a parlarne esente da incertezze o da dubbi? No, questa è una delle poche certezze.

Quanta evasione ha recuperato Visco

Sempre da leggere le osservazioni di Phastidio.

"...E veniamo al “mistero” dell’aumento della pressione fiscale e contributiva, al 43,3 per cento dal 42,1 del 2006. Mistero perché l’aumento è risultato ben superiore alla crescita del pil nominale, circostanza che ha permesso a Visco, Padoa Schioppa e Prodi di affermare che tale risultato sarebbe frutto della maggior compliance fiscale degli italiani, consapevoli della fine definitiva della stagione dei condoni e del maggior rigore dell’Agenzia delle Entrate. Una bella leggenda metropolitana. Le imposte dirette sono aumentate del 9,5 per cento soprattutto grazie al boom del gettito Ires, a sua volta frutto del recupero di redditività aziendale ma anche dell’ampliamento delle basi imponibili. Più esile l’incremento delle imposte indirette, al 2,6 per cento. Ma il vero tesoretto (rigorosamente fittizio) è quello legato alla crescita dell’8 per cento nei contributi sociali. Anche questa voce entra nel computo della pressione fiscale, ed è stata gonfiata dall’aumento dei contributi di lavoratori dipendenti e (soprattutto) dei parasubordinati, nonché del trasferimento all’Inps del tfr dei lavoratori che hanno rifiutato di aderire alla previdenza complementare nelle imprese con oltre 50 dipendenti. Una volta depurato il dato di pressione fiscale e contributiva da componenti cicliche (l’incremento di gettito Ires) e da incrementi contributivi (che sono un debito futuro, e non introiti correnti), risulta piuttosto difficile parlare di aumento “strutturale” di gettito..."

Auspicando un approfondimento sull' effetto IRES (l' allargamento della base imponibile c' è stato, ma al punto da giustificare una quota sensibile del 9%?), aggiungo che le imposte indirette dipendono anche dai prezzi dei beni che colpiscono. La benzina e i carburanti in genere, per esempio, sono tra i beni più colpiti da queste imposte e sono anche i beni più soggetti ad inflazione nell' ultimo anno.

Come si distrugge il Federalismo - la mania della perequazione fiscale

Basta togliere la responsabilità diretta ai governi locali. Magari centralizzando la raccolta delle tasse, oppure istituendo una Camera delle Province che fagociti i compiti delle istituzioni locali.

Interessante l' analisi degli effetti di una perequazione fiscale.

"...la perequazione fiscale avrebbe dovuto attenuare l’asprezza della competizione fra giurisdizioni. Invece, dopo qualche tempo, ci si accorse che la competizione non si era affatto allentata, anzi era diventata ancora dura. Perché la standardizzazione riduceva le opportunità di specializzazione in nicchie di mercato che tradizionalmente servivano a gettare i semi dell’innovazione amministrativa..."

Ad ogni non medo non vedo davvero come sia evitabile una Camera degli enti locali per deliberare sulla legislazione concorrente.


Darwin, unica speranza dei nullatenenti

Spira una brezza malthusiana nell' ultimo libro di Gregory Clark, A Farewell to Alms: A Brief Economic History of the World. Lo sviluppo economico del mondo, a quanto pare, comincia solo con la Rivoluzione Industriale, prima eravamo tutti nella trappola malthusiana: l' incremento di produzione era assorbito dall' incremento della popolazione.

Ma perchè fu proprio l' Inghilterra a sgattaiolare fuori dalla "trappola"?

"...The answer hazarded here is that England's advantages were not coal, not colonies, not the Protestant Reformation, not the Enlightenment, but the accidents of institutional stability and demography: in particular the extraordinary stability of England back to at least 1200, the slow growth of population between 1300 and 1760, and the extraordinary fecundity of the rich and economically successful..."

"...Clark found a reproductive advantage of rich men over poor between 1585 and 1638 -- the richest testators leaving twice as many children as the poorest. From this he concluded that the offspring of the rich had quickly spread throughout society..."

I fattori legati allo sviluppo hanno dunque principalmente a che fare con la demografia e la selezione dei più adatti.

Con coerenza vengono derivate alcune politiche per l' aiuto ai più deboli. La "cultura" è tutto, quindi è necessario "selezionarla" visto che non si puo' inocularla, lasciate che i modelli fallimentari falliscano visto che non possono essere corretti:

"...History shows, as we have seen repeatedly in this book, that the West has no model of economic development to offer the still-poor countries of the world. There is no simple economic medicine that will guarantee growth, and even complicated economic surgery offers no clear prospect of relief for societies afflicted with poverty. Even direct gifts of aid have proved ineffective in stimulating growth. In this context the only policy the West could pursue that will ensure gains for at least some of the poor of the Third World is to liberalize immigration from these countries..."

"...The implicit proposition of A Farewell to Alms is that we should stop giving money to the poor. They'll just become more numerous. Hoist as many as possible aboard; let the others sink or swim. Let selective pressure do its work. Only thus will the poor eventually escape their poverty..."


Riepilogando, nell' Inghilterra dal 1200 al 1800, i successi economico si è costantemente tradotto in successo riproduttivo selezionando una popolazione particolarmente adatta. I ricchi sarebbero sopravissuti all' infanzia in numero doppio rispetto ai poveri. Filtro da cui la Cina, per esempio, era ben lontana.


Ho l' impressione che una simile spiegazione, perlomeno laddove si limiti a considerare un unico elemento, non si attagli a parecchi esempi di sviluppo a cui abbiamo assistito anche di recente.

La Pace, una questione fra bottegai

Basterebbe un' indagine sull' etimo per stabilire connessioni che inquiterebbero il tipico sbandieratore di vessilli arcobaleno.

"...take the word pay...pay comes from the latin pacare, which means to appease, pacify, reduce to peace...remarkable: the english world peace, coming via latin pax from pacare, derives from the idea of payng..."

William Ian Miller. Eye for an Eye, p.15

lunedì 3 marzo 2008

Istruzione e ricchezza

E' un bel casino capire come si relazionino queste due variabili. Sembra che non vadano a braccetto come qualcuno ritiene naturale che sia. All' interno dei singoli Paesi questo avviene, ma la cosa puo' essere spiegata elidendo una causazione diretta:

"...yes productive people tend to be better educated, but there are many possible explanations for wealth-education correlations. For example, schooling could be a credible signal of ability, or school could be consumption that the rich can better afford..."

E poi le analisi cross-country non confermano la correlazione diretta, a meno che non si bari un po'...

La deterrenza della prigione

Sembra essere scarsa considerati i comportamenti criminali intorno ai 18 anni, ovvero intorno all' età oltre la quale la durata della pena s' impenna.

Ma forse non abbiamo a che fare con individui razionali in senso classico. Tanto è vero che li riteniamo minorenni per quanto riguarda tutte le altre faccende.

Come smascherare i sensi di colpa del contribuente

In America si è aperto un fondo in cui versare somme di denaro qualora si ritenga di pagare tasse troppo basse. La raccolta è stata fallimentare.

Qualcuno ricava da questo fatto che pochissimi americani ritengano di pagare tasse troppo basse.

Ma le cose non sono così semplici, bisogna distinguere il problema etico da quello legato alla scelta collettiva.


Ad ogi modo, ad un Soros che si scandalizza per quante poche tasse paga, nessuno impedisce di staccare un assegno. Con la sua osservazione sembra considerare unicamente se stesso dando un giudizio etico sprezzante.

Il fondo di cui sopra avrebbe per lo meno la funzione di espellere dal dibattito gli insopportabili toni moralitici

Gli economisti incantano raccontando le loro storie

Come è cambiato il mestiere dell' economista e come lo scienziato triste stia diventando sempre più allegro e colorato, nonchè quello a cui spetta l' ultima parola.

"...Over the last decade, however, economics has begun to get its groove back. Armed with newly powerful tools for analyzing data, economists have dug into real-world matters and tried to understand human behavior. Economists have again become storytellers, and, again, they matter..."

La tranquillità al cloroformio dei disadattati

Ci sono anime sedotte ed impaurite al contempo dalla vita. Il vortice vitale le eccita e le strema senza mai depositarle in nessun luogo. Così frastornate affrontano l’ inconveniente producendo una sorta di artificiosa anestesia per preservare l’ ipersensibile cuore. D’ altro canto non sopportano che la vita gli scorra affianco e, di tanto in tanto, devono compiere un balzo per bagnarsi in quelle mulinanti e torbide acque. Ma il loro slancio è anchilosato e intorbidito dai mortiferi medicamenti che hanno assunto per proteggersi. Ne esce un gesto catatonico e abortito dai tossici veleni ingoiati per distanziarsi dall’ incandescente tocco della realtà. Il domopack in cui sono avvolti li preserva e li spaccia nello stesso tempo.

Proprio nel week-end ho goduto la compagnia dei film di Aki Kaurismaki, il massimo cantore di questa genia di teneri zombies. I suoi eroi non smettono mai di fumare, bere, ascoltare rock a palla, non smettono mai di pestare la mamma quando la realtà fa breccia e si fa sentire. Insomma, non si tolgono mai il ciuccio di bocca, e con quello tirano avanti cullando da tempo immemorabile, nell' invisibile e immota interiorità, una speranza ormai marcita che rilascia cattivo odore. Poi, magari, presi da un raptus vitalistico, dopo la quarta vodka, rivolgono una parola - una parola iper-isolata, smozzicata, sconveniente, scentrata, inadatta a rendere qualsiasi sentimento - alla ragazza che attende da sempre il loro gesto, tutto si svolge male, la preoccupazione principale è quella di non incrociare il suo sguardo, manco fosse quello della medusa.

Qualcosa di simile, non me l’ aspettavo davvero, ho incontrato per puro caso incocciando in San Remo. L’ eccellente Tricarico, ascoltabile qui e visionabile qui, cosa canta e desidera se non la tranquillità al cloroformio dei disadattati?


P.S. nella musica d' arte, chi meglio ha illustrato questa disturbante e comica condizione, è stato il jazzista Roscoe Mitchell. Basterebbe visionare le sue foto di copertina per rendersene conto, con quelle magre e interminabili braccia che lascia cadere lungo il corpo. E' evidente che, sorpreso dall' obiettivo, non sappia dove nasconderle. Una vera scimmia che vive a terra, incapace di arrampicarsi. L' innaturalezza del suo sguardo da animale braccato, l' errore estetico della sua postura, tutte qualità che si riflettono pari pari nella la grande arte del suo suono.

sabato 1 marzo 2008

Pensieri vaganti sul caso Lichtenstein

Lasciamo perdere l' aspetto etico di tutta la vicenda. Ci basti quello logico e pragmatico.

Combattere l' evasione fiscale si puo' e si deve se l' inadempimento fiscale reca danni alla comunità. All' intera comunità intendo.

Cio' non è scontato, la risoluzione richiede di soppesare una serie di elementi. Partiamo con quelli che sono da considerare dei danni a tutti gli effetti. Ricordo ancora che ho accantonato ogni considerazione in tema di equità.

  1. L' evasione sottrae risorse alla redistribuzione e alla produzione di beni pubblici.

  2. L' evasione introduce forme di concorrenza sleale assestando un duro colpo proprio alle imprese migliori e più efficienti.

  3. L' evasione è pur sempre una violazione della legge. Tollerarla oltre misura mina la rule of law svalutando tutte le leggi, anche quelle più essenziali all' ordinata convivenza.


D' altro canto, basta un minimo approfondimento per constatare che una repressione draconiana dell' evasione potrebbe risultare controproducente.

  1. Poichè la spesa pubblica contiene molti sprechi, l' evasione favorisce impieghi più produttivi delle risorse.

  2. L' evasione consente di mantenere in vita talune attività, perlopiù ad appannaggio delle classi meno abbienti, combatterla si risolverebbe in una guerra contro costoro (pensiamo all' economia sommersa di molti Paesi in via di sviluppo che stanno in piedi proprio grazie all' inosservanza di una pletora di regole istituite dai governanti solo per apparire più avanzati agli occhi dei Paesi più ricchi).


  3. Qualora si giudichi il carico fiscale eccessivo e dunque inefficiente, la possibilità di evadere mette un tetto anche alle aliquote oltre che al prelievo complessivo. La logica è chiara: l' annuncio di nuove tasse è impopolare per il politico, se non avrà un ritorno certo in termini di cassa non s' imbarcherà mai in una politica del genere, anche il contribuente onesto, in questo caso riceve un beneficio dall' evasore.


  4. Un Paese ad alta evasione (es. italia) ha sviluppato una normativa e consuetudini in linea con questa sua caratteristica. Iniziare una lotta selvaggia all' evasione senza mutare quell' ordinamento potrebbe arrecare forti scompensi.



Poichè stiamo parlando in riferimento al caso Lichtenstein, mi sia solo consentito dire che condurre la lotta all' evasione in dispregio delle leggi di uno Stato sovrano annulla o ridimensiona in vantaggi di cui al punto 3.



Mettendo sui piatti della bilancia i pesi di cui sopra, una delle conclusioni a cui giungono molti analisti è la seguente: una politica di tolleranza è più indicata nei PVS che non nei Paesi sviluppati.



Anche perchè, nei Paesi più ricchi, esiste un fenomeno in grado di non farci perdere i benefici che fino ad ora abbiamo accreditato all' evasione. Parlo della "concorrenza fiscale".

La "concorrenza fiscale sprona a ridurre gli sprechi (vantaggio 1), e tiene basse le aliquote (vantaggi 2-3).

A garantire la "concorrenza foscale" sarebbero soprattutto i "paradisi fiscali". Peccato che oggi non possano assolvere a questa funzione senza associarla a pratiche ambigue che gettano su di loro sospetti spesso giustificati.

E' perchè mai esiste questo impedimento? E' presto detto.

Il perno dei nostri sistemi fiscali è l' imposta sul reddito. Molti motivi che appaiono equi giustificano questa scelta: se io Società ti offro un ambiente che ti consente di produrre un certo reddito annuo, trovo corretto sottoporti ad un prelievo sullo stesso..

Fin qui tutto bene. Ma poi lo Stato ha voluto andare oltre cosicchè oggi, preticamente ovunque, gli Stati rendono imponibile TUTTO IL REDDITO OVUNQUE PRODOTTO (nel caso dell' Italia si faccia riferimento all' art. 75 dpr 917/86, nonchè all' art.165 e ss).

A questo punto l' accettabile ragionamento di cui sopra cade miseramente: tu, Stato, hai delle pretese anche su quel reddito per il quale non mi offri nessun ambiente "favorevole", quel reddito alla cui produzione non partecipi in nulla.

Nel dire questo ricordo che un residente rimarrebe comunque soggetto a tutta quella imposizione riguardante i consumi e il patrimonio, ovvero alle imposte e tasse connesse con la residenza.

Ora veniamo al dispositivo finale: la lotta all' evasione condotta contro i paradisi fiscali è giustificata qualora lo Stato che la conduce rinunci all' imponibilità extraterritoriale dei redditi soggetti a tassazione.

La soluzione prospettata nel dispositivo consente di dedicarsi alla lotta dura contro gli evasori senza rinunciare ai benefici sociali che una certa quota di imponibile sottratta al fisco potrebbe garantire. Inoltre, con queste pre-condizioni, sarebbe anche molto più giustificato prendersela con la mancata collaborazione dei paradisi fiscali.


Perchè in Italia il senso dello Stato è precario

Qualcuno risale alla litigiosità degli staterelli pre-moderni. Ma ci sono mille contoesempi per non considerare quella condizione come decisiva, pensiamo solo alla Germania o ai territori anseatici.

Pesano di più le due guerre Civili a cui siamo stati sottoposti. La seconda, al cadere dell' ultimo conflitto mondiale, trascina ancora oggi il suo strascico ideologico.

Ma è soprattutto la prima, che giace nel dimenticatoio, ad aver inciso. Parlo di quella guerra a tutto tondo che viene fatta passare come "fenomeno del brigantaggio". Sentiamo l' insospettabile Miglio in merito:

"...nel '60 le bande brigantesche prendono il carattere di unità combattenti per una guerra legittima; raggiungono e talvolta superano le mille unità, hanno struttura militare a tutti gli effetti, con tanto di trombe, tamburi e bandiere; spesso sono capeggiati da ex ufficiali dell' esercito borbonico, hanno reparti di cavalleria, ospedali da campo, carreggi e servizi, erano insomma un' armata da campo che combattè nei dieci anni a seguire una sanguinosa guerra civile contro gli invasori, spesso prendendo a modello i Mille di Garibaldi... la prova fu molto dura e il meridione subì la stretta della legislazione speciale...


...più tardi, il Sud conoscerà la sua vera secessione, prenderà nome di "migrazione transoceanica". Numeri: nel 1861 gli italiani residenti all' estero erano 220.000, nel 1914 erano tra i 5 e i 6 milioni (popolazione complessiva 35 milioni). Nel 1927 si raggiunse la cifra di 9 milioni. Sebbene il fenomeno coinvolgesse anche il Nord (veneti e popolazioni alpine) il grande serbatoio era costituito dalle genti meridionali..."


"...i progetti federalisti di Minghetti fallirono miseramente, il Sud subì la centralizzazione amministrativa, anche se più tardi fu proprio l' incorporamento nella burocrazia statale a fungere da assimilatore efficiente...intanto la redistribuzione delle terre fu un bluff...le terre appena redistribuite venivano immediatamente riacquistate dai primitivi proprietari...si noti che, nonostante autorevoli pareri negativi, il sud fu "annesso", serviva "carne da cannone"...Nell' Italia post unitaria, tutte le volte che le circostanze richiederanno strette economiche, sarà il Meridione ad essere sacrificato a vantaggio del Nord...il liberismo originario comportò la caduta delle barriere doganali a tutto svantaggio della debolissima industria meridionale che sparì presto nel nulla...anche i finanziamenti delle prime sperimentali reti ferroviarie gravarono prevalentemente sulle spalle dei contribuenti meridionali...il debito pubblico per le campagne militari piemontesi si ripartiva ora anche su di loro...la facilitazione dei trasporti fu la causa della grande crisi agricola del 1873..il conflitto doganale con la Francia (1887-1892) si risolse con l' accoglimento delle richieste avanzate dall' industria settentrionale: nuove barriere doganali. Pagò il Sud, i capitali volarono tutti verso l' Industria protetta...Nel 1906 il Ministro Fortis stipulò un trattato con la Spagna per facilitare le esportazioni dell' Industria, il trattato danneggiava pesantemente, manco a dirlo, l' enologia del nostro mezzogiorno...potremmo andare avanti ma per ora basta così..." Miglio: L' Asino di Buridano.


Naturalmente si ritenne di sanare questi pasticci con mille forme di assistenzialismo spuntato. Il doppio effetto riportato fu quello, alla lunga, di spazientire una massa di contribuenti ormai slegata da un lontanissimo passato e, sull' altro versante, di creare forme di dipendenza spesso abbinata ad una tollerata attività criminosa volta alla ripartizione dei sussidi.