venerdì 11 ottobre 2019

f proibizionismo e paternalismo TEORIE SUL PATERNALISMO

Perché il proibizionismo anziché l'informazionismo?

La teoria per cui "io ne so più di te quindi ti proibisco e ti impongo" non sta in piedi.

Tuttavia, ci sono alternative. Il proibizionismo puo' essere giustificato anche tra individui razionali.

Prendiamo gli alcolici. A chiede un consiglio a B sulla qualità generale di questo prodotto. La qualità dipende dalla salubrità, dal divertimento che induce, dalla produttività che induce, dalla sicurezza del consumo, eccetera.

B, anche se più informato, non è completamente informato. Pensa solo al "divertimento che induce" l'alcolico! E poi potrebbe avere interessi non proprio coincidenti con quelli di A.

A sa tutto questo e quindi non segue alla lettera i consigli di B.

Ma B sa tutto questo, quindi cerca di "drogare" i suoi consigli in modo che la condotta di B sia quella auspicata.

Ma A sa che l'informazione ottenuta da B, oltre che imperfetta, è drogata. E così regola i suoi comportamenti di conseguenza.

Ma B sa che non sarà creduto, e quindi decide di proibire gli alcolici perché pensa che, nonostante le sue info il consumo sarà eccessivo.

https://fahreunblog.wordpress.com/2019/06/05/giustificazione-del-paternalismo/

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TEORIE SUL PATERNALISMO
Teoria standard: alcuni ne sanno di più e, nell'interesse generale, devono avere il diritto di imporre e proibire a chi ne sa di meno.
Ma la teoria standard non spiega molto. Primo, ci sono molte materie in cui alcuni ne "sanno di più" senza che ci si sogni di invocare il paternalismo. Pensa alle scelte in materia religiosa, matrimoniale e lavorativa.
Secondo, il paternalismo compare spesso anche laddove non c'è un differenziale nelle conoscenze. Oppure va e viene senza alcuna correlazione con esso. Esempio: oggi siamo molto meno paternalisti con i nostri figli, eppure il differenziale di conoscenze è cresciuto rispetto a ieri.
C'è anche un altro fattore: noi preferiamo consigliare anziché essere consigliati. Lo sperimento su di me, arrivo al punto di trovare umiliante chiedere informazioni stradale.
Tenuto conto della realtà ecco allora una teoria più adeguata: il paternalismo serve a far capire chi comanda. E' la pisciatina dei dominanti sulla testa dei dominati.
OVERCOMINGBIAS.COM
… children, whom he finds delightful and remarkably self-sufficient from the age of 4. He chalks this up to the fact that they are constantly…

giovedì 10 ottobre 2019

DISONESTI PER NATURA

Ciascuno di noi viola la legge almeno 5 volte al giorno. Ci sono problemi? In buona parte lo facciamo perché siamo disonesti di natura.
Non siamo disonesti per calcolo, l'entità del guadagno o la probabilità di essere beccati non pesano più di tanto. Quel che incide è la possibilità di lavarsi la coscienza. Vogliamo ottenere ciò che non ci spetta continuando a sentirci persone onorabili.
Se rubacchiamo meno di quel che potremmo fare è solo perché in questo modo è più facile convincersi di non aver rubato affatto. Le tasse non sono mai pari al 100% e in parte vengono utilizzate in favore dei tartassati. Ci sarà un motivo! Giocando a golf non spostiamo mai la pallina avanti di mezzo metro ma di 5-10 cm. al massimo. Imbrogliare è molto più semplice se tra onestà e disonestà ci sono molti gradi intermedi.
Se nel frigo comune dell'università poniamo delle lattine di coca-cola e soldi in contanti, secondo voi cosa sparirà prima? Indizio: gli universitari non amano percepirsi come ladri e di solito sono anche molto assetati.
È impressionante come riusciamo a credere quasi immediatamente a tutto ciò che esce dalla nostra bocca.
Gli studenti che prendono un buon voto avendo copiato pensano realmente di aver imparato qualcosa. Da un lato non si sentono male per essere colpevoli, dall'altro si sentono bene perché credono che la loro conoscenza della materia sia migliorata.
Se sei stanco o affamato diventi anche più disonesto. I giudici stanchi e affamati emettono sentenze differenti rispetto a quando sono in forma, e questo a parità di condizioni di partenza. L'etica richiede volontà e la volontà è un muscolo: ci vuole energia, tanta energia per comportarsi bene.
AMAZON.IT
The Honest Truth About Dishonesty

LIBERTA’ DI BERCIARE

LIBERTA’ DI BERCIARE
Dice: "si lamentano se non concedi loro una tribuna e poi quando hanno l'occasione di parlare berciano il loro razzismo senza apportare nessun argomento costruttivo alla discussione".
Risposta: " È chiaro che un razzista, esattamente come un non razzista, tiene ad esprimere la sua idea, mica a supportala con chissà quali argomenti. La libertà d’espressione è essenzialmente libertà di berciare. I “razzisti scientifici” – tipo questi che linko - sono così noiosi - con tutte le loro diatribe sulle misure intracraniche per coorti - che se provi ad ascoltarli dopo 2 minuti ti addormenti. Nessuno si interessa a loro e censurarli o non censurarli è irrilevante".
HUMANVARIETIES.ORG
I was asked to meta-analyze a century (1914-2014) of IQ/Academic achievement and racial admixture (genealogy, gestalt racial appearance, and color) research. There is a lot out there, especially when one takes into account MA & PhD dissertations. To this end I am posting $20 (negotiable) bounties fo...

EVASIONE: DIPENDENTI VS AUTONOMI

EVASIONE: DIPENDENTI VS AUTONOMI
Perché un lavoratore dipendente, anziché lamentarsi dell’evasione altrui, non si mette in proprio cogliendo i frutti di questa scelta?
Forse per ragioni morali? Non penso, i lavoratori dipendenti, nel momento in cui esercitano magari part time un lavoro autonomo dimostrano un’inclinazione ad evadere anche maggiore degli autonomi abituali.
Perché sono abitudinari e cambiare è difficile? Forse, ma solo in parte, specie quando si parte non ci sono abitudini che condizionano.
La mia idea è che l’evasione degli autonomi si redistribuisca già oggi a loro favore. In questo caso cambiare non avrebbe senso.
Faccio un esempio. Poniamo che la ditta X debba decidere se assumere un dipendente o esternalizzate ad un autonomo una certa mansione. Il compenso che intende pagare è pari a 100. Il lavoratore pagherà tasse per 20 incassando 80. Ma l’autonomo evaderà 10 incassando 90. A questo punto, se per sue ragioni la ditta X deciderà di assumere un dipendente dovrà pagarlo almeno 112.5, in modo che il netto in busta sia pari a 90.

L’ipotesi è che il dipendente trasformato in autonomo non coglierebbe i frutti della sua evasione. Ovvero, li coglie già da dipendente grazie alla redistribuzione dell’evasione.

LOTTA ALL’EVASIONE

LOTTA ALL’EVASIONE
Perché la si proclama da anni a una “sola voce” e poi non la si fa? A molti (ingenui) la cosa sembra assurda.
Per capire entriamo nel dibattito. Illustro due posizioni agli antipodi:
1) Giovanni: “Evadere le imposte almeno per un 50% è un dovere civico. Chi non si adopera per farlo è un codardo che non vuole bene al suo paese”.
2) Giacomo: “Pagare le imposte è un dovere civico. Chi non adempie a questo dovere “ruba” agli altre e nuoce al paese”.
Secondo voi, se l’Agenzia delle Entrate deve fare un accertamento andrà da Giovanni o da Giacomo? Da Giovanni, è ovvio. E fa bene, è del tutto razionale che agisca in questo modo. La probabilità che l’evasione si annidi lì è maggiore.
Questo cosa implica? Essenzialmente che Giovanni non esprimerà mai la sua opinione sincera e che il dibattito in cui tutti sono “liberi” di intervenire sarà in realtà un monologo.
Ascoltate le telefonate al programma giornalistico di Prima Pagina su Radio Tre e avrete la rappresentazione plastica del “monologo” in atto. Al massimo, ci si spinge a fare un timido cenno benevolo all’evasione di necessità.
Ora dovrebbe essere abbastanza chiaro perché l’evasione viene proclamata “a una sola voce”, perché il dialogo sul problema non è un dialogo, è necessariamente un monologo “a una sola voce”. Quell’unica voce è poi destinata a gonfiarsi anche perché chi non ha una posizione in materia trova conveniente unirsi al coro. Dirò di più, anche Giovanni, se interpellato, si unirà a quell’unica voce, magari con scarso entusiasmo ma lo farà se non è un pazzo.

Poi, difficilmente si passerà dalle parole ai fatti, ma è proprio cio’ che ci si attende perché più o meno tutti (tranne gli accecati dal fanatismo) sono consapevoli di questa finzione collettiva.

LA CENSURA AI TEMPI DELLA LIBERTA’ D’ESPRESSIONE+ COME PUO' UNO SCOGLIO...

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COME PUO' UNO SCOGLIO ARGONARE IL MARE? PUO' PUO'.
È in atto un tentativo di migrazione da Facebook a VK, si lamentano censure. Spiace perdere "amici" con cui è bello dialogare. Ma, mi chiedo, davvero la mannaia del politicamente corretto incombe sulle nostre teste?
Per evitare di perdere tempo: non bisognerebbe parlare di "idee censurate" poiché la censura implica un intervento governativo, sarebbe meglio parlare di “idee silenziate”. Ecco, una volta precisato questo usiamo pure il termine censura e non si rompano i coglioni...
Tipico discorsetto di chi minimizza la censura. "Caro Mario Giordano, dici di "cantare fuori dal coro", di avere opinioni scomode, di incarnare il classico "silenziato". Ma va là! A chi vuoi darla a bere. Come è possibile sopportare questo eroico calvario e al contempo essere una star della tv che parla ad un vasto pubblico adorante? La celebrità può forse convivere con un tabù violato?". Ecco cosa si chiede retoricamente chi giudica un puro pretesto questa lagna dei "fuori dal coro" esclusi dal consesso civile.
Qui i “minimizzatori” non mi convincono. A me la “convivenza” denunciata sembra possibile. Riflettiamo. I transgender vivono forse in modo facile e rilassato la loro condizione solo perché Vladimir Luxuria è da anni una super star della tv? Mi sembra chiaro che tabù violati e celebrità possono convivere, eccome se possono…
A volte professare idee controverse è addirittura un viatico per la celebrità! I primi due motivi che vengono in mente Motivi: 1) violare un tabù fa spettacolo 2) le persone con il coraggio di professare idee scomode sono poche, hanno meno concorrenza e quindi concentrano su di sè la popolarità 3) chi ha il coraggio di violare un tabù possiede doti particolari da far valere, e questo lo agevola nella corsa alla celebrità.
Ad ogni modo, per capire se ci sia censura o meno direi di definire meglio il termine, in molti dimostrano di non afferrarlo. Ecco allora la formuletta condensata: CI = SI/TSI
CI: grado di censura dell'idea I
SI: supporto all'idea I
TSI: trasparenza del supporto all'idea I
È chiaro che chi non vede censura solo perché un'idea è ampiamente supportata confonde numeratore e denominatore. O meglio, non tiene conto di quest'ultimo.
Adesso due parole sul denominatore. Un supporto puo’ dirsi trasparente quando è agevole esprimerlo nella sfera pubblica, quando ci si mette la faccia senza problemi, anzi con orgoglio. Se invece supporto un'idea ma non oso espormi, allora quell'idea, per quanto diffusa, è di fatto silenziata per via di un denominatore basso. Nella favola dell'imperatore, tutti vedevano le sue nudità ma l'idea era silenziata, ci volle un bambino per fornire la dovuta trasparenza a quell’opinione universale. Un caso estremo di censura che schizza all’insù per effetto del denominatore basso.
Ancora sul denominatore. Conosco un professore che ha firmato una lettera aperta di condanna contro l'idea delle differenze sessuali innate. La cosa particolare è che lui crede a queste differenze. Ma allora perché ha firmato? Perché si aspettava che nel suo dipartimento tutti firmassero, e sarebbe stato brutto essere l'unico a non farlo. Ma perché si aspettava che tutti firmassero? Probabilmente perché tutti avrebbero fatto il suo stesso ragionamento. Ecco cos'è il denominatore. Chiaro?
NEWSTATESMAN.COM
If you had struggled to come up with a collective noun for that disparate group of people that ranges from Milo Yiannopoulos to Sam Harris and includes Jordan Peterson, Joe Rogan and every other random guy with a social media profile pic that is a photoshopped character out of an Ayn Rand novel, the...

LA CENSURA AI TEMPI DELLA LIBERTA’ D’ESPRESSIONE
La spiego con una barzelletta sovietica: alla stazione ferroviaria di Mosca c’è un uomo sospetto che distribuisce volantini a tutti quelli che passano. Alla fine, ovviamente, il KGB lo arresta, ma scoprono con sorpresa che i volantini sono solo fogli bianchi. "Che senso ha tutto cio’?", chiedono. E lui: "cosa c'è da scrivere? È tutto così ovvio!". A ragione viene spedito nel gulag come soggetto estremamente pericoloso.
E’ la classica situazione in cui l'uomo sta cercando solo di rendere di pubblico dominio cio’ che già tutti conoscono. Ma è proprio questo che teme più di ogni altra cosa il dittatore: il volantino, non quello che c’è scritto sopra.
Se odio il dittatore, la cosa al dittatore non interessa, purché non lo scriva sul volantino.
Anche se odio il dittatore sapendo che lo odia il 99% della popolazione, la cosa interessa relativamente il dittatore. Purché non lo si scriva su un volantino.
Se odio il dittatore sapendo che il 99% della popolazione lo odia ed è cosciente che il 99% della popolazione lo odia, al dittatore non interessa. Purché questa situazione non venga illustrata su un volantino.
Senza volantini il dittatore puo’ tenere in scacco il 99% della popolazione che lo odia.
Il volantino è la dimensione pubblica di un’idea. Si puo' censurare un'idea ma ci si puo' limitare a censurarne la dimensione pubblica.
Attenzione: consentire che un’opinione venga espressa ma fatichi ad accedere alla dimensione pubblica – magari perché considerata “poco rispettabile” – è compatibile con la libertà d’espressione. La vera libertà d’espressione, allora, implica, tra le altre cose, IL RISPETTO di tutte le opinioni. Per questo chi si INDIGNA è un censore in erba.

SCOTTAARONSON.COM
The following is the prepared version of a talk that I gave at SPARC: a high-school summer program…
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LOTTA ALL’EVASIONE Perché la si proclama da anni a una “sola voce” e poi non la si fa? A molti (ingenui) la cosa sembra assurda. Per capire entriamo nel dibattito. Illustro due posizioni agli antipodi: 1) Giovanni: “Evadere le imposte almeno per un 50% è un dovere civico. Chi non si adopera per farlo è un codardo che non vuole bene al suo paese”. 2) Giacomo: “Pagare le imposte è un dovere civico. Chi non adempie a questo dovere “ruba” agli altre e nuoce al paese”. Secondo voi, se l’Agenzia delle Entrate deve fare un accertamento andrà da Giovanni o da Giacomo? Da Giovanni, è ovvio. E fa bene, è del tutto razionale che agisca in questo modo. La probabilità che l’evasione si annidi lì è maggiore. Questo cosa implica? Essenzialmente che Giovanni non esprimerà mai la sua opinione sincera e che il dibattito in cui tutti sono “liberi” di intervenire sarà in realtà un monologo. Ascoltate le telefonate al programma giornalistico di Prima Pagina su Radio Tre e avrete la rappresentazione plastica del “monologo” in atto. Al massimo, ci si spinge a fare un timido cenno benevolo all’evasione di necessità. Ora dovrebbe essere abbastanza chiaro perché l’evasione viene proclamata “a una sola voce”, perché il dialogo sul problema non è un dialogo, è necessariamente un monologo “a una sola voce”. Quell’unica voce è poi destinata a gonfiarsi anche perché chi non ha una posizione in materia trova conveniente unirsi al coro. Dirò di più, anche Giovanni, se interpellato, si unirà a quell’unica voce, magari con scarso entusiasmo ma lo farà se non è un pazzo. Poi, difficilmente si passerà dalle parole ai fatti, ma è proprio cio’ che ci si attende perché più o meno tutti (tranne gli accecati dal fanatismo) sono consapevoli di questa finzione collettiva.

mercoledì 9 ottobre 2019

ADESSO BASTA

Adesso basta però con questa storia che esisterebbe tra gli scienziati un "largo consenso" sull'origine antropogenica del riscaldamento globale.
Informazioni su questo sito web
HUFFINGTONPOST.IT
Per il fisico dell’atmosfera e climatologo di fama mondiale il movimento giovanile incanala "nella direzione sbagliata, cioè la lotta al riscaldamento globale, quella che è in realtà un’urgenza giusta, ovvero la salvaguardia del pianeta"