UNA POSSIBILE TEORIA DELLA COSCIENZA
La coscienza è quel dispositivo mentale che ci consente di comprendere nel modo più penetrante gli enunciati autoreferenziali. So che tale osservazione trovi riscontro anche nelle neuroscienze, sebbene non sia in grado di precisare oltre. Ciò ci permetterebbe di discorrere di dispositivo fisico (o comunque di configurazione fisica). Gli enunciati autoreferenziali, a loro volta, sono alla radice di numerosi paradossi che compromettono i modelli di conoscenza o, perlomeno, le fondamenta stesse del nostro sapere. Una conoscenza così compromessa esige di essere rinnovata, e il processo può proseguire potenzialmente all’infinito. Il ruolo della coscienza è appunto quello di avviare tale processo infinito di rigenerazione del sapere. Quando si interrompe un simile processo? Quando si diventa consapevoli della coscienza stessa e ci si rassegna nella ricerca dei fondamenti. Quando si attiva nel modo più efficace? Quando si nutre la convinzione di poter approdare a un esito positivo, invece, e si profonde il massimo impegno. Paradossalmente, sono proprio i riduzionisti a svolgere nel modo più efficace la funzione della coscienza.