Ho utilizzato i dodici righi neri del post precedente per concludere quanto sia ragionevole, parlando di scuola, spostare risorse verso il privato.
Ci sono ragioni legate all' etica: la famiglia deve poter scegliere senza subire imposizioni.
Ci sono ragioni legate all' innovazione: più strade si battono, più scoperte si fanno.
Ci sono ragioni legate all' economia: il costo per allievo, a parità di risultati, quasi si dimezza.
Ci sono ragioni legate alla qualità: un po' ovunque nel mondo libero è il privato ad offrire le migliori prestazioni.
Sorge allora il dubbio per cui ho sentito l' esigenza di questo post: perchè la battaglia per una riforma tanto ragionevole è spesso snobbata?
Provo a mettere in fila tre motivazioni:
1. La battaglia per la "privatizzazione" della scuola è un "bene pubblico": chi me lo fa fare di assumere un impegno tanto oneroso quando poi, in caso di successo, i frutti verranno raccolti da tutti? Le minoranze organizzate (insegnanti statali) hanno così buon gioco nell' alzare un muro a difesa dello status quo.
2. La Politica, controllando più dappresso il monopolio dell' istruzione, controlla anche una forma d' indottrinamento ed è quindi interessata a propagandare i pregi di questa istituzione. Attraverso quel canale puo' raccontare, per esempio, quanto è bella la nostra Costituzione (tradotto: ubbidire all' autorità è cosa buona e giusta). Siccome un interesse del genere è bypartisan, anche la valutazione benevola sarà espressa bypartisan e quindi scambiata per una valutazione oggettiva.
3. In un panorama privatizzato la famiglia deve scegliere, e questo puo' essere fonte di angosce.
Mi soffermo sul terzo punto che trovo il meno scontato e dibattuto.
Immaginiamo in modo molto semplificato che esistano 3 alternative: Scuola rossa: qualità 100, retta 100; Scuola verde: qualità 70, retta 70; Scuola azzurra: qualità 50, retta 50.
Immaginiamo adesso che per la Famiglia Sempronio sia razionale scegliere la Scuola azzurra.
Il "valore della Famiglia" però è molto sentito tra i coniugi Sempronio i quali non possono ammettere che nella loro testa alberghi il pensiero di "non aver dato il massimo ai loro bambini". Ancor meno possono sopportare l' idea che una cosa simile si insinui nel giudizio di terzi. Al solo immaginare una cosa del genere impazziscono.
I Sempronio, inoltre, vivono in un ambiente che idealizza la formazione scolastica dandole grande impostanza, per loro rinunciare alla scuola migliore (quando in fondo con grandi sacrifici potrebbero anche permettersela) significa abdicare al ruolo di genitori modello.
Ecco allora che per i Sempronio si aprono due vie poco allettanti: o vivono in una condizione angosciosa, o vivono in una condizione irrazionale.
Virare verso la "scuola privata", per i motivi detti, sembra una manovra sacrodsanta, ma solo se siamo di fronte a persone ragionevoli in grado di superare i loro bias. L' idea irrazionale di "dover dare il massimo ai propri figli" si annida facilmente nella fragile psicologia di un genitori.
A volte, sembra paradossale, è preferibile subire un' imposizione piuttosto che convivere con l' ossessione "di non aver dato il massimo per i propri figli".
Il razionalista ha allora un doppio fronte su cui combattere: quello dell' organizzazione di sistema (+ privato) e quello delle psicologia famigliare (overcoming bias!).
Io sono ottimista e penso che entrambe le imprese possono essere portate a compimento.
p.s. La riflessione è un "effetto collaterale" dei colloqui avuti con Sara e altri a proposito del metodo Estivill per far dormire i bambini.
add: "meno stato" - ricetta universale ormai persino nella vecchia Europa. In merito un libro ben documentato di Giacomo Zagardo: La punta di diamante.