martedì 19 maggio 2009

Un paio di motivi per amare l' inutile e il costoso

Si avvicina un nuovo incontro tra i grandi della terra per calibrare la politica climatica del futuro.



E si avvicina anche un nuovo accordo sulla falsariga di Kyoto.



Come potremmo definirlo se non inutile e costoso.



Inutile: il clima del pianeta non si smuove certo con simili buffetti. Costoso: vi fate un' idea al pensiero che dirottando le spese necessarie ad un (inutile) anno di Kyoto si assicurano decenti strutture sanitarie all' intero pianeta. Paradosso: il Kyoto-entusiasta del Lunedì è anche colui che la Domenica più si sgola gridando: "acqua gratis per tutti e subito".



Ma se l' ennesimo accordo inutile e costoso verrà preso, una ragione ci sarà. Per me ce ne sono almeno un paio.



La prima è di ordine psicologico: bisogna far vedere che si fa "qualcosa" (purchessia). Anche se stare fermi è molto meglio. Quando la politica "si muove", è già per metà assolta. E' la prima lezione che assimila il politico di razza. Le "vittime statistiche", pur essendo vittime in carne ed ossa, godono di scarsa considerazione presso il grande pubblico. In questa trappola cade anche chi non è a priori un Kyoto entusiasta.



C' è poi una seconda ragione, quella che mi dà più sui nervi. Cio' che ho definito "inutile e costoso" piace molto a chi, brandendo più o meno consciamente la causa ambientalista come pretesto, spera di cambiare il nostro (odioso) stile di vita. Quello che io chiamo "impoverimento" per loro diventa autocoscienza ambientale. Intraprendere un' azione con "zero-benefici per l' ambiente" è pur sempre positivo se lo si fa "in nome dell' ambiente" e se ci istruisce a vivere in modo più naturale, per esempio con una doccia alla settimana. Allevare il riflesso condizionato naturista è di per sè meritorio. Un passo avanti nella trasvalutazione di tutti i valori, quell' operazione che ci consentirà di chiamare "arricchimento spirituale" cio' che per la triviale contabilità capitalistica non è altro che un mero impoverimento.



P.S. Siccome mi hanno insegnato che non è elegante avanzare una critica senza proporre alternative, ecco quella che sottoscrivo, e per me è già un compromesso: tassare ogni Paese imponendo di destinare una quota minima di PIL alla ricerca sulle energie pulite.



P.S. link: Lomborg sul sole 24 ore (appena disponibile lo metto, giuro).