martedì 12 maggio 2009

AKO

D' istinto, associare gli austriaci ai keynesiani desta una certa sorpresa. In effetti uno dei più appassionanti conflitti accademici del secolo scorso vedeva Cambridge (feudo keynesiano) opporsi con foga proprio alla scuola austrica (allora Hayek era alla LSE).

Affidandomi a lontane reminiscenze scolastiche immagino ora di avere tre amici: K(eynesiano), A(ustriaco) e O(rtodosso). Ciascuna coppia avrebbe dei buoni motivi per far fuori il terzo, almeno finchè discutono di ciclo economico.

K/A: entrambi indeboliscono il ruolo delle aspettative attribuendo agli operatori economici degli errori sistematici di valutazione: "K" vede una rigidità dei prezzi nominali, in particolare dei salari (illusione monetaria). "A" vede l' imprenditore toppare i suoi investimenti in certe condizioni (malinvestment).

K/O: entrambi vedono la moneta come neutrale sul lungo periodo.

O/A: entrambi vedono come distorcente un' allocazione di risorse a cura dei burocrati anzichè affidata alle forze di mercato.

Io sinceramente penso che la coppia più salda sia la terza. Lo penso perchè so quanto A stimi le facoltà speculative dell' imprenditore (ho letto Kirtzner). Puo' davvero pensare che che una figura tanto lungimirante cada sistematicamente nello stesso errore? E' pur vero che un "corpo estraneo" al mercato (Banca centrale) dà una bottarella ad una variabile mandandola forse fuori asse. Ma ogni giorno eventi esogeni perturbano il normale funzionamento del mercato senza che gli imprenditori perdano la trebisonda.

P.S. un solo chiarimento: A crede nell' esistenza di "trappole della liquidità"? Il capitoletto sull' efficacia delle politiche monetarie mi ha lasciato qualche dubbio. Sì, lo so, per A una politica monetaria espansiva distorce l' apparato produttivo. Mi chiedo però quali siano per lui gli effetti occupazionali nel caso in cui si sia in recessione. Mi preoccupa un mondo (modello) dove le "aspettative" siano così trascurate. In un mondo senza "aspettative" non ci sarebbero neanche aspettative inflazionistiche e quindi la possibilità di "tassi negativi" d' interesse. Senza tassi negativi la possibilità di trappole diventa plausibile. Sì perchè, se A crede nelle "trappole" penso proprio che il divorzio con O sia inevitabile.

Sai, mi era venuta in mente la "trappola". In termini di politiche per tamponare la crisi è una questione dirimente tra K e O. E le "politiche" sono tutto una volta che hai praticamente rinunciato ad identificare le cause.

Mi chiedevo come si ponesse "A" sul punto.

Con un Krugman che sbraita: "la trappola esiste ed è reale", un Mankiw che sorteggia i numeri di serie delle banconote da invalidare alla riscerca di interessi negativi e un Sumner che tassa le riserve (i soldi si tengono lì più che "in tasca"), mi piaceva capire la posizione degli austriaci al di là dei cattivi investimenti che un simile stimolo sollecita.

Mi sembra di aver capito che un meccanismo di "trappola" potrebbe esistere, anche se non afferro del tutto la dinamica "austriaca".

Certo, se un business che prima non era conveniente lo diventa ora grazie ad un ribasso del tasso, probabilmente nella filiera di quel settore aumenterà la domanda e il costo del "trattore", ovvero dei fattori produttivi, aumenterà.

Ma perchè dovrebbe aumentare al punto da neutralizzare lo stimolo visto che, come precisavo, il caso considerato è quello di un sistema economico in recessione che presenta risorse inutilizzate?

Se il sistema fosse in equilibrio e marciasse a pieno regime, "O" sarebbe il primo a sconsigliare politiche monetarie espansive. In questo senso possiamo parlare di trappola solo quando l' economia è a terra e non riesce a risollevarsi.

Personalmente, quando penso alla "trappola" penso ad operatori in preda al panico e all' incertezza che non spendono anche se li multi per il loro immobilismo. Chissà se "multandoli" un po' di più si scongelano. Se sì, "K" è fritto. Ma "A"? A prima vista non mi sembra che lui abbia bisogno di sostenere l' esistenza di "trappole" per giungere alle sue conclusioni. A lui basta postulare la presenza di imprenditori scombussolati dalla banca centrale.