La ragione ci avvicina o ci allontana da Dio?
Difficile dirlo, un modo comune di pensare il confronto razionale tra fede e ateismo consiste nel suppporre che l’ateismo sia il default razionale, dato che non postula Dio e che sulla fede ricada l’onere della prova poiché l’esistenza di Dio è un postulato straordinario.
Di solito, in questi casi, si parla di “rasoio di Occam”: a parità di altre condizioni, le teorie più semplici dovrebbero essere preferite. Ma perché dovremmo prendere per buona un’assunzione del genere?
Vediamo un altro esempio: la probabilità che la mente coincide con il cervello è maggiore della probabilità che la mente sia distinta dal cervello. E’ un’ipotesi sostenuta dai fisicalisti sulla base della “semplicità”. Ma è anche un’ipotesi alquanto strana poiché i più fanno esperienza diretta della mente (la loro) e non sono disposti a considerarla un’illusione da sfatare facendola coincidere con il cervello. Che ne direste, a questa stregua, di considerare i gatti come pianeti? In fondo questa stravagante ipotesi è più semplice che considerare le due cose distinte.
Ma cosa convalida l’idea di “semplicità”? Difficile cercare la risposta tra i fisicalisti. Forse i dubbi possono essere illuminati da due esempi.
1) Caso 1: sei seduto nel tuo appartamento e utilizzi due dispositivi elettrici: un computer desktop e una lampada. Entrambi si spengono improvvisamente nello stesso momento. Cosa è successo? Consideri due teorie, una semplice (S: è andata via la corrente) e una complessa (C: la lampadina si è bruciata e il pc si è collassato). Poiché S prevede una causa unica per entrambi gli eventi ha anche maggiori probabilità di essere corretta. La correlazione trasemplicità e probabilità qui è evidente.
2) Caso 2: parti per un lungo viaggio. Quando esci, per qualche motivo, lasci accesi il computer e la lampada. Ritorni un anno dopo e constati che entrambi sono spenti. Consideri due ipotesi, S: c’è stato un black out. C: la lampadina si è bruciata e il pc è collassato. Quale ipotesi privilegiare? S è più semplice di C visto che contempla una sola causa mentre C ne contempla due. Tuttavia, questa volta, C è più probabile di S. (se hai dubbi considera un’assenza di 10 anni).
Ricapitolando: S e C spiegano entrambi bene il fenomeno ma S è più semplice. Nonostante questo nel caso 1 scegliamo S e nel caso 2 C. Davvero singolare!
Il punto importante è che il rasoio di Occam non è un principio utile. Puoi fare alcune contorsioni interpretative che ti consentono di dire che resta vero, ma il principio in realtà non ci aiuta a valutare le teorie. Dobbiamo prima capire quanto riteniamo probabile ciascuna teoria e dopo – solo dopo – possiamo vederla come la più semplice. Ma la semplicità in sè – occorre rendersene conto – non gioca un ruolo chiaro nel generare le stime di probabilità, è un concetto mal definito.
Così istruiti, torniamo alla nostra domanda iniziale: la ragione ci avvicina o ci allontana da Dio?
Una volta tolto di mezzo il “rasoio di Occam” non resta che saggiare la plausibilità (o probabilità) delle due diverse teorie su vari problemi. Fortunatamente, esistono anche problemi sulla cui soluzione, almeno a livello intuitivo, più o meno tutti concordano. Propongo queste quattro categorie:
1) Problemi su cui tutti concordano che favoriscono l’ipotesi di Dio: realismo, ordine nell’universo, coscienza, libero arbitrio.
2) Problemi su cui tutti concordano che favoriscono l’ipotesi atea: esistenza del male.
3) Problemi su cui tutti concordano che non favoriscono nessuno: esperienza religiosa (psicologia o realtà?).
4) Problemi su cui non c’è accordo che favoriscono l’ipotesi di Dio: fatti morali oggettivi, conoscenza a priori, universali, senso della vita.
5) Problemi su cui c’è disaccordo che favoriscono l’ipotesi atea: non me ne vengono in mente.
Conclusioni: per me il l’ipotesi di Dio spiega più problemi su cui c’è un complessivo accordo, e anche cose importanti su cui però non c’è accordo. Ammetto che la presenza del male – nonostante teodicee ingegnose – favorisca l’ateismo, ma non al punto da prevalere. Quindi dal mio punto di vista la fede è la scelta più razionale.
Bibliografia:
Kevin Vallier: Atheism and Theism as Model Choices –
Michael Huemer: Who Cares About Simplicity? –
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Scusa se mi dilungo troppo, vorrei solo fare un chiarimento. L'argomento del rasoio di Occam è debole perché non è ben definito il concetto di "semplicità", il che crea molte rogne. Non devi guardare ai singoli problemi.
Di solito la "semplicità" è calcolata sulla base del numero di "cose" e di " relazione tra le cose" assunto da una teoria. Già così tutto suona ambiguo: conta di più la "cosa" o la "relazione"? Si considera il numero di "relazioni" specifiche o il numero di "tipi di relazione"? La si fa semplice dicendo che l'ateismo assume una "cosa" in meno - e questo è vero - quindi è più semplice. Ah, ti faccio notare poi che con un certo numero di (tipi di) relazioni e di cose puoi anche ricostruire scenari complessissimi, da questo punto di vista, per esempio, la teoria della relatività è bella perché semplicissima, anche se difficile da capire.
Con questa definizione però si creano i paradossi che ho illustrato nell'esempio del black out. Ma anche altri, ho accennato alla posizione "eliminativista" nello studio della mente, è assurda ma è la più semplice. Ma potrei andare oltre: per esempio, per il teista Dio è il fondamento di tutte le cose (causa unica), e per l'ateo qual è il fondamento delle cose? In genere per l'ateo le cose sono "fatti bruti", ovvero si fondano in sé, ma allora i fondamenti si moltiplicano e l'ipotesi atea diventa automaticamente più complicata di quella teista. Cerco di tradurre la cosa in concreto con una parafrasi: come mai lo stagno ha certe proprietà chimico fisiche che valgono sia per questa barretta di stagno che per quella? Un caso? Risposta figurata dell'ateo sofisticato: perché esiste un "dio dello stagno" che mantiene il suo dominio su tutte le barrette di stagno ed impone la sua legge, ovvero la "legge dello stagno". Ergo: il teista crede in un dio, l'ateo in migliaia di idoletti. Ergo l'ateismo è più complicato del teismo.
Insomma, con tutti questi problemi problemi potremmo anche tentare di trasformare il teismo nella teoria più semplice. Tuttavia, forse è meglio abbandonare il rasoio di Occam e restare su considerazioni di buon senso dicendo che l'ipotesi migliore è quella più probabile (c'è anche chi dice: l'ipotesi più probabile è anche la più semplice). Non che "più probabile" porti a conclusioni rigorose visto che la probabilità contiene sempre un elemento soggettivo (lo sanno gli scommettitori), ma per lo meno sgombriamo il campo da equivoci e la smettiamo di contare "enti" e "relazioni". Allora si prendono tutti i problemoni in cui fede e ateismo si confrontano e si valuta la probabilità di ciascuna alternativa. Per esempio, se uno mi dice che la mia libertà è illusoria e non esiste, io considero quella teoria poco probabile. Oppure, se uno mi dice che noi non possiamo dire nulla sull'esistenza reale delle cose, io considero quella teoria poco probabile. Se uno mi dice che l'universo è frutto del caso (magari perché ne esistono molti altri), io considero quella teoria poco attendibile. Eccetera.