martedì 13 novembre 2018

I quattro errori SAGGIO


I quattro errori


Gli economisti odiano l’idea che le persone soffrano di pregiudizi sistematici, una delle loro costruzioni chiave – l’homo economicus – si sbriciolerebbe. L’assunto chiave della disciplina, infatti, è la razionalità degli agenti economici. Il profeta dell’ HE, Gary Becker (scuola di Chicago), ha spiegato in lungo e in largo i benefici analitici di questa assunzione.
Ma oggi, con tutta la buona volontà, è impossibile credere ancora a Becker: come spiegare il prolungato ed evidente inganno circa gli effetti di certe politiche? Una via di fuga disponibile è stata in passato la “simmetria degli errori”: Tizio sovrastima il guadagno di certe politiche e sottovaluta quello di altre, Caio fa il contrario, cosicché nella media la loro valutazione si bilancia. Siamo alla cosiddetta “saggezza della folla”.
Oggi questo ripiego non sembra più promettente come un tempo, diversi lavori accademici hanno introdotto il concetto di “errore sistematico”: noi ci sbagliamo tutti e sempre nella stessa direzione. Non c’è alcun bilanciamento.
Il consenso sull’esistenza di un simile  errore nelle scelte delle persone è particolarmente forte quando si parla dell’elettore, ovvero di un soggetto che agisce con scarsi incentivi a riflettere: i costi di un errore nel voto non ricadono sull’interessato ma su tutti.
Psicologi come Daniel Kahneman e Amos Tversky sono stati i principali protagonisti della materia. Gli errori sistematici venuti alla luce nei loro laboratori sono i più disparati, dal fatto di dare troppa importanza agli eventi vissuti in prima persona al fatto di sovrastimare le nostre capacità.
Certo, puo’ darsi però che un meccanico fallisca in laboratorio ma sia impeccabile in officina. Ovvero, ciascuno di noi matura una sua “razionalità ecologica” idonea all’ambiente in cui opera abitualmente. Tra esperti e dilettanti c’è pur sempre una differenza (élitismo). L’ipotesi è plausibile anche se difficilmente applicabile al caso dell’elettore impegnato sporadicamente per definizione. Al seggio siamo tutti dilettanti.
Una prima fonte di comportamenti maldestri puo’ essere la cattiva informazione di base. Da sondaggi fatti si sa che molti elettori credono addirittura che la maggiore voce di spesa nel bilancio nazionale sia l’aiuto ai paesi esteri! Con simili basi di partenza diventa molto più probabile che essi disprezzino i politici responsabili portatori di proposte realistiche in favore dei demagoghi.
sondaggisti ci assicurano che i pregiudizi dell’elettore sono numerosi e quantitativamente significativi. Per giungere a questa conclusione si sottopone la “cavia” a domande con risposte chiare, semplici e oggettive. Per esempio: qual è la quota del bilancio dedicata alla difesa nazionale? E quella dedicata alla sicurezza sociale? Eccetera.
Ma se un elettore ignorante ne sapesse di più cambierebbe il suo voto? La risposta è “sì”. La conoscenza ci cambia, gradi differenti di conoscenza nella materia sembrano implicare posizioni ideologiche diverse.
L’ “ignorante” è molto più settario e radicale, l’ informato più flessibile. In politica estera la persona informata sembrerebbe più interventista, un po’ più “colomba” e più propensa ad attribuire un ruolo agli organismi internazionali. Sulle questioni sociali è invece progressista (pro-choice e favorevole ai diritti gay, per esempio). In economia sembra favorevole al mercato e per poche regola ma chiare. In generale spinge per l’uguaglianza delle opportunità ma non dei risultati, è di sinistra sul sociale e di destra in economia.
Lo so che è difficile digerire il fatto che “i più informati” possano dissentire da noi ma questi dati sono abbastanza facile da raccogliere e mi sentirei di darli per buoni.
Un ulteriore scoperta poco sorprendente è che le persone sbagliano meno quando conviene loro sbagliare meno. Da elettori, per esempio, sbagliamo di più che da acquirenti, e ancora di più che da venditori. La pubblicità ci inganna meno della propaganda, la qual cosa fa tirare un sospiro di sollievo ai difensori del mercato ma mette in ulteriore imbarazzo i difensori della democrazia.
Possiamo ricondurre a quattro gli errori di base dell’elettore democratico: il pregiudizio contro il mercato, il pregiudizio contro lo straniero, il pregiudizio contro il futuro e il pregiudizio contro la tecnologia.
PREGIUDIZI CONTRO IL MERCATO
Per un classico borghese/anti-borghese come Charles Baudlaire il commercio era addirittura satanico, e direi l’elettore medio delle moderne democrazie tende a concordare.
I benefici del mercato passano facilmente inosservati: poiché l’ egoismo è un difetto e il mercato si impernia sull’egoismo umano, da lì non puo’ certo uscire qualcosa di positivo. Insomma, che dal male esca il bene lo sanno i teologi cristiani e gli scienziati sociali ma non viene affatto naturale pensarlo all’uomo comune.
Noi enfatizziamo la volontà umana, cosicché non riusciamo a concepire come una costruzione sociale benefica possa originarsi in modo non intenzionale. Il bene sociale prodotto dal mercato si presenta in forma di effetto collateralementre noi ci concentriamo unicamente sull’effetto diretto. Vediamo il profitto e trascuriamo il servizio.
Joseph Shumpeter – considerato da molti il più grande storico dell’economia –  riteneva che il capitalismo fosse un condannato a morte proprio a causa del “pregiudizio radicato” che noi nutriamo a priori nei suoi confronti. In questo concordava con Karl Marx.
L’odio per il capitalismo porta con sé l’odio per il profitto, un’anticipazione plastica di questo sentimento lo abbiamo con il trattamento riservato all’usura nella storia. Per secoli l’interesse con cui oggi conviviamo tranquillamente veniva considerato abominio, pensiamo solo all’Islam, dove c’è un revival di questi giudizi eccentrici.
Pensate ora per un attimo alla questione del riscaldamento globale. Chi chiede interventi più pesanti? E chi invece sembra considerarlo una bufala? Tra i primi prevalgono i “socialisti”, tra i secondi i “liberisti”. Nessuno dei due, evidentemente, riesce a comprendere che le soluzioni più promettenti al problema – a parità di tecnologie – sono quelle di mercato (carbon tax e diritti negoziabili di inquinamento), altrimenti i ruoli si capovolgerebbero. In altre parole, prendere sul serio il global warming significa ampliare i mercati in sfere dell’attività umana dove oggi non esistono. Non viene affatto naturale pensare in questi termini, molto più facile per la nostra testa pensare robe del tipo : “esiste un problema, occorrono delle regole”.
L’elettore medio vede monopoli ovunque, non si rende immediatamente conto quanto sia complicato colludere. Il dilemma del prigioniero rende difficili simili accordi.
Un altra vittima innocente del senso comune è l’intermediario: “ma guarda questi parassiti: comprano i prodotti, ce li rivendono così come sono e ci mangiano pure sopra”. Tuttavia, i trasporti, l’ immagazzinaggio e la distribuzione non sono manna dal cielo, si pagano. Avere qui ed ora la matita o la bibita che ti occorre qui ed ora non è una coincidenza miracolosa che possiamo pretendere a costo zero.
Si sente anche dire che i capitalisti uniscono le loro forze per mantenere i salari al livello di sussistenza e sfruttare il Terzo Mondo. Non si sa bene come il Primo Mondo – dove il mercato è più presente – si sia liberato da questa schiavitù. Se ci fosse davvero una vasta cospirazione per contenere gli stipendi, il Terzo Mondo diventerebbe all’istante un posto particolarmente redditizio dove investire. la triste verità è che laggiù i lavoratori vengono pagati poco perché non sono produttivi.
Il bias anti-mercato ci fa origliare critici come Krugman o Stiglitz dai quali ricaviamo l’impressione che i benefici del mercato siano controversi. In realtà c’è un accordo di fondo tra gli economisti circa l’ implausibilità di vaste cospirazioni e sull’imprescindibile virtù incentivante dei meccanismi di mercato.
Conclusione: la politica interventista di molti governi non è è elusiva ma solo la fedele esecutrice delle volontà di un elettore pieno di pregiuizi.
PREGIUDIZIO CONTRO GLI STRANIERI
L’ elettore qualunque è uno scettico della globalizzazione, in cuor suo auspica un blocco navale che isoli la Cina e a un bel muro che isoli il suo paese, non capisce come mai i dazi non siano più elevati. Dopo aver messo insieme due pensieri in croce sul dumping sociale e sul dumping ecologico pensa di avere in mano buoni argomenti per passare alle vie di fatto.
Dire che sottovaluti le interazioni commerciali con l’estero è un eufemismo. per lui il commercio con l’estero è per definizione una “guerra commerciale”: chi esporta vince, chi importa perde. Non capisce allora perché si debba perdere quando si puo’ interrompere la partita e farla finita.
Se lo straniero ha una sua utilità, è quella di fungere da capro espiatorio: manca il lavoro? Colpa dell’immigrato che ce lo ruba. Lo spread? Colpa dello speculatore ebreo. Le nostre imprese chiudono? Colpa dei cinesi che ci fanno “concorrenza sleale”.
Persino economisti specializzati nel ruolo del “ribelle” comePaul Krugman non osano attaccare i vantaggi di un’economia aperta. Un’economia chiusa ostacola specializzazione e produttività, con queste premesse l’impoverimento è dietro l’angolo. Solo l’innovazione tecnologica dà  benefici confrontabili con quelli del commercio internazionale, anzi, a guardar bene sono di fatto la stessa cosa.
La legge dei vantaggi comparati mostra che i vantaggi reciproci messi a disposizione dal commercio internazionale perdurano anche quando una nazione è “peggiore” dell’altra in tutti i sensi.
L’errore fatale che induce in questo errore consiste nell’identificare i soldi con la ricchezza.
L’uomo comune osserva la sua amata moneta lasciare la nazione e pensa che la nazione si impoverisca. Il commercio è per lui un gioco a somma zero e per non perderci bisogna come minimo andare alla pari. Eppure, quello che accade tra nazioni accade pure tra regioni e città all’interno di una nazione, ma lì nessuno se ne preoccupa, anzi! Il fiorire dei commerci interni in questo caso è ben visto e incoraggiato, non si va certo a vedere se una città è “in pari” con le altre. Dal che appare chiaro come il problema di fondo siano i pregiudizi sullo “straniero”.
Se poi consideriamo il fenomeno migratorio il bias si fa ancora più manifesto e la dissociazione tra esperti ed elettori sempre più profonda.
PREGIUDIZI CONTRO LA TECNOLOGIA
Tendiamo regolarmente a sottovalutare i benefici del cambiamento e ad apprezzare oltre misura lo status quo. Dove, per esempio, l’elettore vede solo distruzione di posti di lavoro, gli economisti vedono la fine di uno spreco di risorse e l’aumento della produttività.
A volte sembra che un lavoro purchessia valga più di un non-lavoro. Qualsiasi attività, fosse anche solo quello di scavare buche per poi ricoprirle, è meglio che niente. Non è così! Il non-lavoro ha un suo valore: crea il tempo necessario per cercare un lavoro “vero”, cosa che il lavoro farlocco invece ostacola. Per questo il numero di impiegati statali è sempre una spia preoccupante: dietro molti di loro si nasconde un disoccupato a cui non è concesso cercare lavoro. 
I prezzi sono innanzitutto segnali, se noi trascuriamo i loro messaggi finiamo nel burrone. Se il segnale dei prezzi ci chiede di chiudere prontamente e ricominciare altrove dobbiamo farlo, pena il fallimento. Il medico pietoso fa la piaga purulenta.
A volte la compassione prevale sulla logica, ma qui non si tratta di essere spietati, la questione di “come” e “se” tutelare chi perde un lavoro (sussidi di disoccupazione, reddito di cittadinanza, eccetera) non è sul tappeto in questa sede, qui si chiede solo di non sprecare il lavoro degli uomini.
Un individuo prospera solo se ha un lavoro qualsiasi ma una comunità prospera solo se gli individui che la compongono hanno un lavoro produttivo.
La “Repubblica fondata sul lavoro” è particolarmente prona a pensare che lavoro sia sinonimo di ricchezza. Bastiat ridicolizza questa idea etichettandola come “economia di Sisifo”: si lavora, si lavora e non si produce nulla. Al fondo dell’equivoco sta l’idea marxiana che lavoro e sforzo siano connessi: dove si suda c’è valore. Poiché la tecnologia distrugge il lavoro, allevia lo sforzo e asciuga il sudore, ecco che diventa per molti elettori democratici sinonimo di  povertà. A posteriori constatiamo ogni volta che non è così ma a priori ricadiamo sempre nel medesimo bias cognitivo.
In realtà la tecnologia, oltre a distruggere lavoro, ne crea di nuovo: senza i pc non ci sarebbero i programmatori. Ma soprattutto libera tempo per cercare un nuovo lavoro. La tecnologia consente a chi gira i pollici di toccare con mano la sua condizione evitando di auto-ingannarsi scavando e riempiendo buche.
L’economia produttiva rialloca di continuo le sue risorse, pensiamo alla distruzione a tappeto del lavoro agricolo: nel 1800 il 95% della forza lavoro era impegnata a sfamare il paese, nel 1900 il 40%, oggi il 5%. Un disastro? No, un enorme miglioramento.
Ogni ristrutturazione aziendale è vista dall’elettore medio come una disgrazia pur essendo alla base del nostro benessere. Il paese in cui le imprese non falliscono è un paese destinato al fallimento. L’URSS è il prototipo: zero fallimenti nella sua economia, collasso totale dell’economia.
Anziché pensare alla tecnologia in rapporto alla società, pensiamola in rapporto a noi: se hai a disposizione una lavatrice vai forse al fiume a fare il bucato in modo da poter lavorare? Ovviamente no: il tempo libero ha un suo valore, la lavatrice non ti impoverisce affatto, anzi. Un calzolaio non rinuncia ai suoi strumenti con la scusa che in questo modo aumenta il suo lavoro, solo pensarlo è risibile! Ecco, allora cerchiamo di applicare la logica elementare anche al governo della comunità. Cerchiamo di essere persone prima di elettori. Ma queste, lo si sa per esperienza, sono prediche inutili.
PREGIUDIZI CONTRO IL FUTURO
Il pessimismo ci affascina, il millenarismo è nelle nostre corde, l’apocalisse ci viene naturale. Chi preconizza catastrofi ottiene ottimi indici di ascolto e verga best seller mietendo consensi.
Piccolo riferimento personale: quando ero ragazzo ricordo che “andava di moda l’eroina”, intorno a me una schiera di adulti mi pressava ogni giorno per mettermi in guardia implorandomi di starne alla larga quando il pusher me l’avrebbe offerta. Insegnanti e genitori erano ossessionati da questo pericolo, parlavano di gioventù bruciata chiedendosi come il paese avrebbe potuto tirare avanti con una generazione di tossicodipendenti ormai prossimi all’età adulta.
Trent’anni dopo sto ancora aspettando che qualcuno mi offra un grammo di “roba”. Le predizioni nefaste degli “adulti” di allora suonano oggi risibili.
Come regola generale, l’elettore medio ritiene che le condizioni in cui versa il paese non siano così buone come lo sono in realtà. Il pessimismo ci induce a gonfiare i problemi dell’economia e a sottostimare il nostro effettivo benessere. Secondo voi l’elettore italiano pensa davvero di essere ricompreso nel 5% degli uomini più ricchi del pianeta? Eppure lo è.
All’elettore medio manca sia il senso della storia che il senso prospettico, non ha la minima idea di come vivessero i suoi omologhi 100 anni fa.
L’idea di “Paradiso perduto” sembra connaturata nella nostra mente, praticamente in tutte le culture c’è l’idea che oggi stiamo peggio rispetto ad un mitico antenato, e questo pessimismo prescinde dal grado di avanzamento della società. Arthur Lovejoy e George Boas sono due studiosi che hanno approfondito la faccenda, rinvio volentieri al loro lavoro.
Forse il progresso è talmente lento da essere oscurato dalle repentine cadute, sta di fatto che recentemente la tendenza pessimista si è esacerbata, gli intellettuali non fanno che predire l’imminente collasso della civiltà occidentale.
Ma come possono convivere pessimismo e miglioramenti continui nella nostra condizione materiale? Come si spiega il gap sempre più ampio tra percepito e reale? A me sembra sia un’offesa ai padri che hanno lavorato sodo per regalarci la prosperità che noi disprezziamo.
Ma forse è davvero la nostra mente che funziona così: dalla Bibbia a Nostradamus, da Malthus al Club di Roma, l’apocalisse incombe.
Oggi con tono catastrofistico indichiamo un rallentamentodell’economia, neanche un arretramento. Austerity significa far crescere la spesa meno del previsto, non tagliarla. Anche il linguaggio è spia di un’attitudine.
Il pessimista intelligente si mette al riparo dicendo che il PIL non è tutto. Ha ragione, in molti casi non misura adeguatamente il miglioramento di cui siamo beneficiari, la qualità dei prodotti non è confrontabile: preferite un pc anni 80 o uno contemporaneo? Si migliora e di molto anche senza aumenti di stipendio!
E il consumo del pianeta? Qui si concentrano parecchi cantori dell’apocalisse. Ma ci sono sempre stati: negli anni ’60, l’über-pessimista Paul Ehrlich predisse che il degrado ambientale avrebbe presto portato alla fame di massa. Oggi, nel mondo, siamo molto più numerosi e molto meglio nutriti di allora. Ma c’è di più: le risorse naturali sono più economiche, la qualità dell’aria migliora e soprattutto la densità della popolazione non sembra affatto negativa per la crescita.
A proposito, chi non ricorda il bau bau della bomba demografica? Secondo il seminale lavoro di Michael Kremer(“Population Growth and Technological Change: One Million B.C. to 1990”) popolosità e crescita economica sono legate causalmente. Non siamo più “stomaci” che consumano, siamo “cervelli” che pensano e risolvono problemi, per questo più siamo meglio è per tutti.
L’inquinamento atmosferico, ultimo rifugio del pessimista, è un fortino che non regge al vaglio dei dati: magari i popoli in via di sviluppo fossero al nostro livello di benessere, inquinerebbero meno e sarebbero più sensibili ad una causa sacrosanta.
Risultati immagini per arte cavalieri dell'apocalisse


lunedì 12 novembre 2018

HL Chapter 2 SYSTEMATICALLY BIASED BELIEFS ABOUT ECONOMICS

Chapter 2 SYSTEMATICALLY BIASED BELIEFS ABOUT ECONOMICS
Note:2@@@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 573
economists look almost uniformly hostile to the view that people suffer from systematic bias.
Note:HOMO ECONOM

Yellow highlight | Location: 574
on average they get things right.
Note:L ASSUNTO

Yellow highlight | Location: 574
Gary Becker championed
Note:IL CAMPIONE

Yellow highlight | Location: 575
systematically fooled about the effects of policies like quotas and tariffs that have persisted for a long time.
Note:IMPOSSIBILE DA CREDERE X BECKER

Yellow highlight | Location: 577
They may overestimate the dead weight loss from some policies, and underestimate it from others,
Note:SIMMETRIA

Yellow highlight | Location: 579
Papers that covertly introduce systematic bias risk being “outed.”
Note:ACCADEMIA

Yellow highlight | Location: 581
Stephen Coate and Stephen Morris
Note:ATTACCHI ALL ASSUNTO COMPORTAMENTALE

Yellow highlight | Location: 581
“unreasonable assumptions” that voters “have biased
Note:I TERMINI USATI

Yellow highlight | Location: 583
Dani Rodrik similarly laments,
Note:ALTRA LAMWNTELA

Yellow highlight | Location: 583
habit of attributing myopia
Note:IL LAMENTO DI RODRIK

Yellow highlight | Location: 585
demanding that their colleagues honor the ban
Note:FORTE PRESSIONE

Yellow highlight | Location: 586
Evidence of Bias from Psychology and Public Opinion Research
Note:Ttttttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 587
fortunately not prevented empirical work
Note:INSUCCESSO DELL OSTILITÀ

Yellow highlight | Location: 588
Psychologists like Daniel Kahneman and Amos Tversky
Note:EVERSORI

Yellow highlight | Location: 589
overestimate the probability of vivid, memorable events
Note:ESEMPIO DELL AEROPLANO CHE CADE

Yellow highlight | Location: 590
more than 50% of people put themselves in the upper half of the distribution
Note:SOPRA LA MEDIA...OVERCONFIDENCE

Yellow highlight | Location: 593
systematic mistakes exist.
Note:OGGI LO SAPPIAMO

Yellow highlight | Location: 598
Psychologists call this “ecological rationality”—the ability to choose sensibly in your natural habitat.
Note:ULTIMA SPIAGGIA....IL MECCANICO FALLISCE IN LABORATORIO MA NN IN OFFICINA

Yellow highlight | Location: 603
voters think that the biggest item in the federal budget is foreign aid.
Note:ERRORI MALDESTRI DELL ELETTORE

Yellow highlight | Location: 603
they are likely to spurn responsible politicians with realistic proposals in favor of demagogues
Note:CON SIMILI BASI

Yellow highlight | Location: 606
public opinion researchers
Note:I PIÙ UTILI X SCOPRIRE LE FALSE CREDENZE

Yellow highlight | Location: 606
voter bias to be common and quantitatively significant.
Note:CONCLUSIONE

Yellow highlight | Location: 607
“grading” the quality of public opinion—
Note:METODO

Yellow highlight | Location: 609
ask questions with objective quantitative answers,
Note:PUNTARE ALLA CHIAREZZA

Yellow highlight | Location: 609
the share of the federal budget dedicated to national defense or Social Security.
Note:ESEMPI

Yellow highlight | Location: 611
the National Survey of Public Knowledge of Welfare Reform and the Federal Budget.
Note:UN ESEMPIO DI FONTE

Yellow highlight | Location: 612
overestimates the share of government spending on welfare
Note:UN CLASSICONE

Yellow highlight | Location: 612
underestimates the share devoted to national defense
Note:ALTRO CLASSICONE

Yellow highlight | Location: 614
many interesting questions are only answerable with a degree of ambiguity.
Note:PURTROPPO

Yellow highlight | Location: 614
the benefits of free trade.
Note:UNA QUESTIONE AMBIGUA...COME PROCEDERE?

Yellow highlight | Location: 616
They estimate voters’ “enlightened preferences
Note:ELETTORE NFORMATO

Yellow highlight | Location: 618
Administer a survey of policy preferences combined with a test of objective political knowledge.
Note:TRUCCO

Yellow highlight | Location: 621
Simulate what policy preferences would look like if all members of all demographic groups had the maximum level of objective political knowledge.
Note:Ccccccccccc

Yellow highlight | Location: 625
how many senators each state has, who the chief justice of the Supreme Court is, whether Russia is a member of NATO,
Note:POLITICAL IQ...ESEMPIO

Yellow highlight | Location: 631
If a poor man with a low Political I.Q. learned a lot more about politics but stayed poor, would he change his mind about welfare policy?
Note:LA DOMANDA A CUI POSSIAMO ORA RISPONDERE

Yellow highlight | Location: 645
Systematic effects of knowledge on policy preferences are large and ubiquitous.
Note:LA CONSCENZA CI CAMBIA

Yellow highlight | Location: 646
ill-informed respondents are usually more one-sided
Note:ALTHAUS...ORIGINI DEL SETTARISMO

Yellow highlight | Location: 648
informed opinion on foreign policy issues is relatively more interventionist
Note:POLITICA ESTERA

Yellow highlight | Location: 649
slightly more dovish
Note:E ANCHE

Yellow highlight | Location: 651
favor an active international role
Note:Cccccccccc

Yellow highlight | Location: 651
less hawkish:
Note:Cccccccc

Yellow highlight | Location: 653
informed opinion to hold more progressive attitudes on a wide variety of social policy topics,
Note:SOCIETÀ

Yellow highlight | Location: 654
pro-choice,
Yellow highlight | Location: 654
supportive of gay rights,
Note:Cccccccc

Yellow highlight | Location: 655
opposed to prayer in school.
Note:Ccccccfccfcccc

Yellow highlight | Location: 656
more ideologically conservative on the scope and applications of government power.
Note:I PIÙ INFORMATI IN ECONOMIA

Yellow highlight | Location: 657
expanding domestic programs,
Note:CONTRO

Yellow highlight | Location: 657
prefer free market solutions over government intervention
Note:PRO

Yellow highlight | Location: 658
less supportive of additional government intervention to protect the environment,
Note:CONTRO

Yellow highlight | Location: 658
smaller and less powerful federal government.”
Note:PRO

Yellow highlight | Location: 662
support for equal opportunity, it decreases support for equal results.
Note:IN GENERALE

Yellow highlight | Location: 663
It is hard to swallow the idea that if people knew more, they would agree with you less.
Note:IDEA DIFFICILE DA DIGERIRE...SEMBRA OFFENSIVO

Yellow highlight | Location: 664
After all, riches and knowledge go together. Why not conclude that more informed people favor free-market policies because the rich correctly identify their own interests?
Note:OBIEZIONE...DI CHI NN HA CAPITO COME FUNZIONA

Yellow highlight | Location: 665
The distribution of enlightened preferences is more promarket than the actual distribution of preferences primarily because people of all income levels become more promarket as their political knowledge increases.
Note:RISPOSTA

Yellow highlight | Location: 667
as knowledge rises, promarket views increase disproportionately in the bottom half
Note:ANZI...

Yellow highlight | Location: 672
the split went from 62/38 to 47/53.
Note:SPLIT PROMARKET INFO NNINFO

Yellow highlight | Location: 674
Getting Economics Back on Track
Note:Ttttttttt

Yellow highlight | Location: 674
Political scientists’ findings are frankly embarrassing for economists
Note:L IMBARAZZO X L HOMO ECONOMICUS

Yellow highlight | Location: 678
Many of the most famous economists of the past, like Adam Smith and Frédéric Bastiat, obsessed over the public’s wrongheaded beliefs
Note:LA TRADIZIONE BIAS È LUNGA

Yellow highlight | Location: 679
stubborn resistance to basic principles like opportunity cost and comparative advantage.
Note:CONCETTI NATI SU QUESTO IMPULSO

Yellow highlight | Location: 693
Psychologists and public opinion researchers have made an impressive effort to educate economists about the realities of systematic bias.
Note:LA RIEDUCAZIONE

Yellow highlight | Location: 696
Few modern economists care about the history of thought, so many of the most penetrating discussions have been ignored or forgotten.
Note:LO SCARSO SENSO DELLA STORIA TRA LE TRAPPOLE

Yellow highlight | Location: 698
It is professionally risky to emphasize systematically biased beliefs in the journals,
Note:RISCHI XSONALI

Yellow highlight | Location: 702
antimarket bias, antiforeign bias, make-work bias, and pessimistic bias.
Note:I QUATTRO BIAS PIÙ IMPORTANTI PER LA POLICY

Yellow highlight | Location: 705
Antimarket Bias
Note:Ttttttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 705
Commerce is, by its very essence, satanic. —Charles Baudelaire
Note:EPIGRAFE

Yellow highlight | Location: 712
antimarket bias, a tendency to underestimate the economic benefits of the market mechanism.
Note:COMPETIZIONE SOTTOVALUTATA

Yellow highlight | Location: 713
focus on the motives of business, and neglect the discipline imposed by competition.
Note:EGOISMO MALE =>MERCATO MALE

Yellow highlight | Location: 716
Capitalism stands its trial before judges who have the sentence of death in their pockets.
Note | Location: 717
IL PESSIMISMO DI JOSEPH SHUMPETER

Yellow highlight | Location: 719
“the ineradicable prejudice
Note:SECONDO JS

Yellow highlight | Location: 721
Antimarket bias is not a temporary, culturally specific aberration.
Note:SISTEMATICO

Yellow highlight | Location: 724
“Harnessing the ‘base’ motive of material self-interest to promote the common good is perhaps the most important social invention mankind has yet achieved.”
Note:PER CHARLES SCHULTZE E TUTTI GLI ECONOMISTI...L INVENZIONE NN APPREZZATA

Yellow highlight | Location: 727
regulation is the obvious answer;
Note:LA VIA ALTERNATIVA

Yellow highlight | Location: 729
Pundits rarely proclaim, “The American people want X, but they’re wrong.”
Note:TRANNE CHE IN AMBITO ECONOMICO

Yellow highlight | Location: 733
The problem with democracy is not politicians’ shirking, but the public’s antimarket bias:
Note:LA POLITICA NN INGANNA MA È SOLO UNA FEDELE ESCUTRICE

Yellow highlight | Location: 740
equate market payments with transfers, ignoring their incentive properties.
Note:UNA VARIANTE DELL ANTI MARKET BIAS

Yellow highlight | Location: 742
People tend to see profits as a gift to the rich.
Note:…IL CASO CLASSICO

Yellow highlight | Location: 743
limiting profits seems like common sense.
Note:Ccccccccccc

Yellow highlight | Location: 745
“If you want to get rich, then you have to do something people will pay for.”
Note:TESI DI SMITH

Yellow highlight | Location: 752
Smith’s thesis was counterintuitive to his contemporaries, and remains counterintuitive today.
Note:LA TRISTE REALTÀ

Yellow highlight | Location: 758
in earlier times the leading culprit was interest or “usury.”
Note:UN CASO PRECEDENZE

Yellow highlight | Location: 760
prejudice against debt markets goes back millennia:
Note:HARDWIRED?...BHOM BAWEREK

Yellow highlight | Location: 765
opposition to interest has recently enjoyed a powerful revival:
Note:NELL ISLAM...TIMUR KURAN

Yellow highlight | Location: 770
In Pakistan all banks were ordered in 1979 to purge interest
Note:ESEMPIO

Yellow highlight | Location: 771
in 1992 the Sharia court removed various critical exemptions.
Note:Cccccccc

Yellow highlight | Location: 773
The lender earns interest in exchange for delaying his consumption.
Note:COSA CI DICE L ECONOMIA

Yellow highlight | Location: 774
for the same stamp would crush lending as well.
Note:SE UNO NN VUOLE ESSERE COERENTE

Yellow highlight | Location: 775
Alan Blinder blames opposition to tradable pollution permits on antimarket bias.
Note:ALTRO CASO DI ANTI MARKET BIAS

Yellow highlight | Location: 776
Why let people “pay to pollute,” when we can force them to cease and desist?
Note:LA LOGICA DEL PROFANO

Yellow highlight | Location: 780
Blinder discusses a fascinating survey of 63 environmentalists, congressional staffers, and industry lobbyists. Not one could explain economists’ standard rationale for tradable permits.
Note:ANALFABETISMO AMBIENTALISTA

Yellow highlight | Location: 782
The second most prominent avatar of antimarket bias is monopoly theories of price.
Note:ALTRO CASO

Yellow highlight | Location: 785
Economists understand, however, that collusion is a Prisoners’ Dilemma.
Note:SAGGEZZA ECONOMICA

Yellow highlight | Location: 788
Look at these parasites: They buy products, “mark them up,” and then resell us the “exact same thing.”
Note | Location: 788
ALTRO CASO...L ODIO SOCIALE X L INTERMEDIARIO

Yellow highlight | Location: 794
Transportation, storage, and distribution are valuable services
Note:SAGGEZZA ECONOMICA

Yellow highlight | Location: 795
obvious whenever you need a cold drink in the middle of nowhere.
Note:Ccccccccc

Yellow highlight | Location: 799
Capitalists join forces to keep wages at the subsistence level.
Note:ALTRA ACCUSA RICORRENTE

Yellow highlight | Location: 804
if there really were a vast employer conspiracy to hold down wages, the Third World would be an especially profitable place to invest.
Note:SAGGEZZA ECONOMICA

Yellow highlight | Location: 806
Its workers earn low wages because their productivity is low.
Note:LA TRISTE VERITÀ SUL TERZO MONDO

Yellow highlight | Location: 807
businesses are monopolists of variable altruism.
Note:LA TEORIA DEI PREZZI DEL PROFANO

Yellow highlight | Location: 810
the public links greed with almost everything bad: Capitalism is “commonly maligned for the deceit, unfairness, dishonesty, and discourtesy
Note:I PRODOTTI DEL EGOISMO

Yellow highlight | Location: 812
Les Misérables:
Note:UN CANTO ESEMPLARO

Yellow highlight | Location: 820
raising price and cutting quality often leads to lower profits, not higher.
Note:LE ACCUSE SONO INCOERENTI

Yellow highlight | Location: 824
An outsider who eavesdrops on Krugman’s or Stiglitz’s debates with other economists might get the impression that the benefits of markets remain controversial.
Note:L ORIGLIATORE

Yellow highlight | Location: 826
economists are not debating.
Note:PACIFICO SU INCENTIVI O COSPIRAZIONI

Yellow highlight | Location: 827
Almost all economists recognize the core benefits of the market mechanism;
Note:Cccccccccc

Yellow highlight | Location: 828
Antiforeign Bias
Note:Ttttttttttt

Yellow highlight | Location: 829
skepticism about the global economy.
Note:TIPICO

Yellow highlight | Location: 833
A naval blockade of Japan.
Note:LA SOLUZIONE DEL PROFANO

Yellow highlight | Location: 834
A Berlin Wall at the Mexican border.
Note:ALTRA SOSTITUZIONE

Yellow highlight | Location: 836
antiforeign bias, a tendency to underestimate the economic benefits of interaction with foreigners.
Note:DEF

Yellow highlight | Location: 838
Popular metaphors equate foreign trade with racing and warfare,
Note:LA GUERRA COMMERCIALE

Yellow highlight | Location: 844
People around the world scapegoat foreigners:
Note:IL CAPRO

Yellow highlight | Location: 856
Even theorists like Paul Krugman who specialize in exceptions to the optimality of free trade frequently downplay their findings as curiosities:
Note:SIAMO AL LIMITE

Yellow highlight | Location: 862
Textbooks teach that total output increases if producers specialize
Note:SPECIALIZZAZIONE

Yellow highlight | Location: 865
as Steven Landsburg explains,
Note:ALDO SAVOLDELLI

Yellow highlight | Location: 870
The Law of Comparative Advantage, one of most fascinating theorems in economics, shows that mutually beneficial international trade is possible even if one nation is less productive in every way.
Note:VANTAGGI RECIPROCI

Yellow highlight | Location: 875
the root error as misidentification of money and wealth: “A rich country, in the same manner as a rich man, is supposed to be a country abounding in money;
Note:L'ERRORE FATALE

Yellow highlight | Location: 877
It follows that trade is zero-sum,
Note | Location: 877
ZERO SUM

Yellow highlight | Location: 879
why would people focus on money draining out of “the nation,” but not “the region,” “the city,” “the village,” or “the family”?
Note:IL PROBLEMA E' LO STRANIERO

Yellow highlight | Location: 892
People feel all the more vulnerable when they reflect that these foreigners are not just selling us their products. They live among us.
Note:CON L'IMMIGRATO E' ANCORA PEGGIO

Yellow highlight | Location: 907
Make-Work Bias
Note:Ttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 920
make-work bias, a tendency to underestimate the economic benefits of conserving labor.69 Where noneconomists see the destruction of jobs, economists see the essence of economic growth—the production of more with less.
Note:LE VIRTÙ DEL NN LAVORO

Yellow highlight | Location: 925
we can also create jobs by seeing to it that each worker is less productive.
Note:IL VIZIETTO DI CREARE LAVORO

Yellow highlight | Location: 927
For an individual to prosper, he only needs to have a job. But society can only prosper if individuals do a job, if they create goods and services that someone wants.
Note:LA PROSPERITA'

Yellow highlight | Location: 929
Bastiat ridicules the equation of prosperity with jobs as “Sisyphism,”
Note:SISIFO E IL MITO DELLA CRESCITA

Yellow highlight | Location: 933
Wealth . . . increases proportionately to the increase in the ratio of result to effort.
Note:IL BIAS D ORIGINE...ABBINARE SFORZO E MERITO

Yellow highlight | Location: 945
The crudest form of make-work bias is Luddite fear of the machine.
Note:UN INCARNAZIONE DEL BIAS

Yellow highlight | Location: 952
Technology often creates new jobs; without the computer, there would be no jobs in computer programming or software development.
Note:PRIMA DIFESA DELLA MACCHINA

Yellow highlight | Location: 953
employing more workers than you need wastes valuable labor.
Note:LA SECONDA E PIÙ FONDAMENTALE DIFESA DELLA MACCHINA...PAGARE CHI GIRA I POLLICI

Yellow highlight | Location: 956
Cox and Alm aptly describe this process as “churn”:
Note:RIALLOCARE DI CONTINUO

Yellow highlight | Location: 959
The drastic decline in agricultural employment:
Note:L ESEMPIO PIÙ RADICALE

Yellow highlight | Location: 959
In 1800, it took nearly 95 of every 100 Americans to feed the country. In 1900, it took 40.
Note:UN DISASTRO? NO. UN ARRICCHIMENTO SPAVENTOSO

Yellow highlight | Location: 964
people would rather feel compassionately than think logically.
Note:LE ORIGINI DEL BIAS

Yellow highlight | Location: 966
Alan Blinder recommends extended unemployment insurance, retraining, and relocation subsidies.
Note:LA BONTÀ NN C ENTRA

Yellow highlight | Location: 970
Every time we figure out how to accomplish a goal using fewer workers, it enriches society, because labor is a valuable resource.
Note:DOWNSIZING...ALTRA MATERIA DOMINATA DAL BIAS

Yellow highlight | Location: 977
Bastiat insightfully observes that a loner would never fall prey to make-work bias:
Note:LA COMUNITÀ E L IO

Yellow highlight | Location: 978
No solitary man would ever conclude that, in order to make sure that his own labor had something to occupy it, he should break the tools that save him labor,
Note:L ESEMPIO DEL CALZOLAIO CHE RINUNCIA AI SUOI STRUMENTI

Yellow highlight | Location: 984
If you receive a washing machine as a gift, the benefit is yours; you have more free time and the same income.
Note:Cccccccc

Yellow highlight | Location: 987
Pessimistic Bias
Note:Tttttttttttt

Yellow highlight | Location: 990
I was told that kids around me were using drugs, and that a pusher would soon offer me some, too. Teachers warned that more and more kids would become addicts, and by the time I was in junior high I would be surrounded by them. Authority figures would occasionally speculate about our adulthood, and wonder how a country could function with such a degenerate workforce.
Note:L APOCALISSI DELLA DROGA...UNA DISTOPIA MAI REALIZZATA

Yellow highlight | Location: 994
I am still waiting to be offered drugs.
Note:Ccccccccccc

Yellow highlight | Location: 996
My teachers’ predictions about America’s economic future turned out to be laughable.
Note | Location: 997
PROFEZIE RISIBILI

Yellow highlight | Location: 997
As a general rule, the public believes economic conditions are not as good as they really are.
Note:PESSIMISTIC BIAS

Yellow highlight | Location: 999
pessimistic bias, a tendency to overestimate the severity of economic problems and underestimate the (recent) past, present, and future performance of the economy.
Note:Cccccccccc

Yellow highlight | Location: 1,002
public lacks perspective.
Note:IL PUNTO...IL SENSO STORI CO E IL SENSO PROSPETTICO

Yellow highlight | Location: 1,011
massive gains we take for granted.
Note:ULTIMI 100 ANNI

Yellow highlight | Location: 1,012
to idealize conditions in the more distant past
Note:L IDEA DI PARADISO PERDUTO

Yellow highlight | Location: 1,014
“Virtually every culture past or present has believed that men and women are not up to the standards of their parents and forebears,”
Note:ARTHUR HERMAN

Yellow highlight | Location: 1,016
Arthur Lovejoy and George Boas
Note:L IDEA PESSIMISTICA È UNIVERSALE E PRESCINDE DALLO STADIO DI AVANZAMENTO DI UNA CIVILTA

Yellow highlight | Location: 1,028
progress is so gradual that a few pockets of decay hide it from the public view:
Note:GRADUALISMO E SENSO DELLA STORIA

Yellow highlight | Location: 1,043
Alexis de Tocqueville attacks pessimism as “the great sickness of our age.”
Note:NEMICI DEL PESSIMISMO

Yellow highlight | Location: 1,044
Herbert Spencer
Yellow highlight | Location: 1,054
intellectuals have been predicting the imminent collapse of Western civilization for more than one hundred and fifty years,
Note:DI RECENTE LE COSE VANNO SEMPRR PEGGIO

Yellow highlight | Location: 1,056
How can high levels of pessimism coexist with constantly rising standards of living?
Note:PUZZLE

Yellow highlight | Location: 1,057
objective conditions and subjective perceptions
Note:GAP

Yellow highlight | Location: 1,059
Our forebears, who worked and sacrificed tirelessly in their hopes their descendants would someday be free, comfortable, healthy, and educated, might be dismayed to observe how acidly we deny we now are these things.
Note:UN OFFESA AI PADRI

Yellow highlight | Location: 1,065
human nature connects with the apocalyptic.
Note:LA NS PSICOLOGIA

Yellow highlight | Location: 1,067
Whether the source is the Bible or Nostradamus, Thomas Malthus, or the Club of Rome,
Note:ESEMPI SPORADICI

Yellow highlight | Location: 1,069
There is an ongoing debate about growth slowdown.
Note:QUANDO PARLIAMO DI CATASTROFE PARLIAMO DI RALLENTAMENTO COSÌ COME QUANDO PARLIAMO DI AUSTERITY

Yellow highlight | Location: 1,071
standard numbers inadequately adjust for the rising quality and variety of the consumption basket,
Note:PRIMA RISERVA

Yellow highlight | Location: 1,075
GDP miss important components of our standard of living.
Note:IL RIFUGIO DEL PESSIMISTA INTELLIGENTE

Yellow highlight | Location: 1,076
environmental quality,
Note:ESEMPIO

Yellow highlight | Location: 1,077
In the 1960s, über-pessimist Paul Ehrlich notoriously predicted that environmental neglect would shortly lead to mass starvation.
Note:UN PRECEDENTE ILLUSTRE

Yellow highlight | Location: 1,083
Throughout the long sweep of history, forecasts of resource scarcity have always been heard, and—just as now—the doomsayers have always claimed that the past was no guide to the future
Note:RISPISTA DI SIMON

Yellow highlight | Location: 1,087
natural resources are getting cheaper, population density is not bad for growth, and air quality is improving
Note:LA POSIZIONE VINCENTE DI SIMON

Yellow highlight | Location: 1,089
Michael Kremer’s seminal paper “Population Growth and Technological Change: One Million B.C. to 1990,”
Note:TESI....LA CRESCITA DELLA POPOAZIONE AUMENTA LA RICCHEZZA PRO CAPITE

Yellow highlight | Location: 1,092
more inclusive measures cement the case for optimism, because life has also been getting better on the neglected dimensions.
Note | Location: 1,092
L ULTIMO RIFUGIO DEI OESSIMISTI SEMBRA VANO...MAGARI CHI È INDIETRO FISSE AL NOSTRO LIVELLO...IL MONDO SAREBBE PIÙ PULITO

Yellow highlight | Location: 1,094
Conclusion
Ttttttttt

MERITOCRAZIA

MERITOCRAZIA
Le leggi sull'immigrazione non autorizzano semplicemente la discriminazioni, la richiedono. Di conseguenza, tali leggi sono profondamente anti-meritocratiche. I datori di lavoro possono essere autorizzati ad assumere il cittadino più adatto al lavoro ma non la persona più adatta.

CONDONO FORMALE

CONDONO FORMALE
A quanto pare ci sarà un condono fiscale tombale sugli errori formali. Chi dovrebbe aderirvi? Tutti. Tutti noi, infatti, abbiamo fatto errori formali di qualche tipo.
Quando si fa un condono (ogni 5 anni) c’è sempre chi osserva: “un provvedimento del genere avrà l’effetto di indebolire la forza della legge fiscale”.
Quando si fa una legge fiscale complicata, involuta e inutile (ogni 5 giorni) c’è sempre chi osserva: “questo provvedimento serve solo per poter varare un condono tra 5 anni e incassare qualcosa”.
Insomma, c’è chi si preoccupa che il condono presente incida sull’osservanza delle leggi future. Io mi preoccuperei del fatto che la legge presente esista in funzione del condono futuro.

LA DISCUSSIONE IMPOSSIBILE

LA DISCUSSIONE IMPOSSIBILE
Nella mia esperienza la discussione scuola pubblica/scuola privata è impossibile, gli animi si infiammano subito, dopodiché si scade nella bagarre.
Probabilmente perché una delle due fazioni sente a livello strisciante l’insopportabile accusa di “risparmiare sui figli” mentre l’altra non si sente riconosciuta per i sacrifici che fa per i figli.

IL RICHIAMO DELLA COSCIENZA

IL RICHIAMO DELLA COSCIENZA
Mi chiedo se una persona benestante dotata di coscienza sociale sia tenuto a mandare i figli nelle scuole pubbliche o nelle scuole private.
Di solito si dà per scontata la prima opzione, anche se le motivazioni sono alquanto farraginose: il proprio figlio si “mescolerebbe” così agli altri bambini.
La seconda opzione invece è sempre trascurata, eppure le sue motivazioni sarebbero più concrete: si lascerebbero più risorse a disposizione di chi ne ha davvero bisogno.
In altri termini, la persona che non opta per il privato pur potendoselo permettere è un po’ come un San Martino che dona la sua cappa al poverello precisando: “comunque, che sia chiaro: sei mesi tu e sei mesi io”.

I QUATTRO DELL’APOCALISSE

I QUATTRO DELL’APOCALISSE
I quattro pregiudizi che affossano una comunità:
1) pregiudizi contro il mercato,
2) pregiudizi contro lo straniero,
3) pregiudizio per lo status quo,
4) pregiudizio pessimista.

L'INVASIONE DEI ROBOT

L'INVASIONE DEI ROBOT
Ci sono molti lavori messi a rischio dall'arrivo prossimo venturo dei robot "intelligenti".
Uno su tutti: quello del ricercatore.
La cosa dice molto sia sui robot che sulla natura della ricerca scientifica oggi.

BIAS ANTI-MERCATO

BIAS ANTI-MERCATO
Un malfunzionamento della mente ben noto alle teogonie cristiane: che il male generi il bene non sembra possibile alla mente comune.
Poiché l'egoismo è male, il mercato, imperniato sugli egoismi personali, deve essere necessariamente un male.

A CHE SERVE L'ECONOMISTA?

A CHE SERVE L'ECONOMISTA?
Lavorare è meglio di non lavorare ma non lavorare è meglio di fare un lavoro inutile (principio della conservazione del lavoro).
Il lavoro ti consente di produrre mentre il lavoro inutile non ti consente di trovare un lavoro utile.
Il profano coglie bene la prima verità ma fatica con la seconda, l'economista ha il dovere di aiutarlo.

venerdì 9 novembre 2018

La masnada (laureata)

La masnada (laureata)

Se nei secoli passati la masnada era la plebaglia, nel XXI secolo la masnada si è laureata e infesta il web. Sembra ben rappresentata dal contestatore 2.0. Avete presente il soggetto?
Il contestatore 2.0 è un casinista innocuo (speriamo).
La sua protesta compulsiva è una variazione poco fantasiosa su un tema risaputo: “io non sono merce nelle mani di politici e multinazionali”.
Il tipo non dà all’occhio, è un cane sciolto svincolato da sindacati e partiti politici, che, anzi, ritiene complici nella Grande Truffa. La GF è una brutta cosa che il suo fiuto di “persona normale” ha scoperchiata per tempo a beneficio della collettività.
Perennemente indignato, sente che è l’ora di far sentire la sua rabbia. Quando ci vuole, ci vuole. Si ritiene un tipo sveglio e invita gli altri a “svegliarsi”; punta tutto su un piagnisteo contagioso, ha idee generiche con le quali esprime un generico rigetto dell’esistente, vorrebbe ripartire da zero, vagheggia una “autentica democrazia”.
Si reputa un “giovane senza futuro”, una pecora illuminata che ha smesso di seguire il gregge. Sa bene contro chi lotta ma non sa bene perché, la pura negazione, per ora, gli fa da stella polare.
Mentre lui soffre la precarietà “quelli là pensano solo ai gay”, non lo capiscono, non capiscono l’intera società, sono dellemummie, delle amebe, si ritiene (ed è) una persona normale come me e te, puo’ essere sia progressista che conservatore, sia credente che ateo.
Il “senso della storia” non è il suo forte, a volte sembra incapace di analisi, pronto solo a irridere, disprezzare, condannare; fondamentalmente è amorfo, solo spaventato dal panorama politico-economico-finanziario che lo circonda e che, quasi fossimo in un Matrix, pensa di aver decriptato, cosicché ora ha una missione: liberare gli altri “schiavi” del sistema!
E’ manicheo e settario, parla di casta e di poteri forti (prima del web avrebbe parlato solo del derby), il suo linguaggio evoca un cambiamento radicale anche se nel concreto non propone nulla di credibile, giusto una fantomatica “rivoluzione etica” (onestà-onestà-onestà).
Praticamente è una scatola vuota tallonata da schiere di prof. da tempo ai margini dell’accademia che – nel tentativo di riempirla – aspirano a compensare una vita di mancate citazioni ai loro (sparuti) lavori scientifici.
E’ giovane, laureato nella classica università di massa, terrone fuori sede, inesperto, brillante e tecnologicamente aggiornato. Nel Black Friday acquisterà lo smartphone da cui lancerà i suoi bellicosi appelli (“fate girare”).
Rigetta ogni forma di leadership in nome di un fiero egalitarismo, nuota nell’acquario della rete, un ambiente dove finalmente uno vale uno e al diavolo il curriculum.
E’ un ribelle con troppe cause, un outsider virtuale, non ama l’autorità e le strutture esistenti. Poiché non capisce bene le cervellotiche logiche della politica ha deciso che “trascende” i partiti politici, che si pone “al di là” delle ideologie.
Punta alla “giustizia” (qualunque cosa significhi). Guarda ai partiti esistenti come a un corpaccione unico, lui è diverso, è speciale, è radicale, è anarchico, ecologista, femminista, anit-femminista e molte altre cose tutte insieme.
Il suo anti-capitalismo gli conferisce un certo afrore di sinistra, sarà per questo che la sinistra lo corteggia (“tu porti le tue idee, noi ti forniamo la struttura”) ma lui recalcitra, ci tiene alla sua castità.
In via di principio condanna ogni burocrazia sognando un mondo realizzabile solo con tonnellate di burocrazia.
L’ostilità per lo status quo è il suo contrassegno. Ma cosa dovrebbe rimpiazzare le tanto odiate istituzioni? Al dunque va un po’ in confusione, è la parte che gli viene meno bene, quella in cui riceve meno “like”. Ma eccolo subito aggrappato all’ àncora di salvezza del cospirazionismo, la strategia dialettica con cui riconcilia tutte le sue contraddizioni. I “like” tornano a fioccare.
Ma per chi vota? Boh, nei giorni in cui è moderato secondo coscienza, in quelli in cui è radicale non vota dichiarando sprezzante che tutto gli fa schifo.
Il contestatore 2.0. si sente fondamentalmente tradito, a scuola gli hanno spiegato le meraviglie della liberal-democrazia e oggi, nell’epoca dello streaming, ne osserva quotidianamente al microscopio l’aspetto più repellente. Gli avevano promesso una film romantico e si è ritrovato a guardare un porno.
Le sue aspettative sono state tradite, il progressismo da scuola statale gli ha costruito un immaginario che ha per protagonista un governo onnipotente, onnisciente, onnicompetente e ben intenzionato. Questa fede nella bacchetta magica l’ha orientato verso il “primato della politica”. Purtroppo, specie dopo la recente crisi, la politica lo ha deluso e vuole prendere in mano personalmente la cosa (ovvero la bacchetta di cui sopra).
Dei politici tradizionali non sa più interpretare le parole, ma cosa dicono?: fanno promesse? Auspici? Profezie che si auto-avverano? Nel dubbio ora considera tutto una  dichiarazione fraudolenta. Anche questa mossa fa montare i “like”, una delle poche soddisfazioni della sua vita al contempo acerba e disincantata.
Di fronte al suo occhio giudicante la politica, presa di sorpresa, non fa che spendere ed indebitarsi nella speranza di un’assoluzione che non arriverà mai. Recentemente l’occhiuto giudice ha scoperto che il Leviatano dei suoi sogni non esiste poiché quello che si trova di fronte è un invertebrato alle dipendenze di Bruxelles, sentina di tutti i mali. Si sono venduti il paese e a fare le spese del “tradimento” è lui e la sua generazione.
Eppure il contestatore 2.0 non ha un tenore di vita così malvagio, non se la passa poi così male, ha vissuto tutta la sua vita al riparo dalle guerre, potendo dare per scontati certi suoi diritti (e infatti li dà per scontatissimi), dal punto di vista materiale è abbastanza ricco da poter accedere ai media di ultima generazione, di fatto è ricco come pochi esseri umani nella storia dell’homo sapiens e appartiene pur sempre al 5% dell’umanità più ricca oggi presente sul pianeta, tuttavia, per quanti sforzi faccia, riesce solo a concepirsi come un defraudato, e laddove il nemico non è chiaro se lo inventa grazie alla sublime arte del complottismo (speculatori, finanza, multinazionali, tecnici, manine, burocrati…).
E’ sempre pronto a drammatizzare ogni inconveniente, dal disastro aereo al maltempo tutto è monito di apocalisse imminente. C’è sempre qualcosa “sotto”. Qualcosa di molto preoccupante.
Di fronte ad un futuro nero ritiene non resti altro che prendere l’esistente e rivoltarlo come un calzino, l’azzeramento è premessa indispensabile alle sue fantasie turbinose, la tabula rasa l’unico punto da cui ripartire (per dove? E’ secondario).
Tutto cio’ si traduce nell’assalto a quel sistema che gli ha dato tutto, gli ha dato i diritti con cui anima il suo movimento, oltre ad avergli messo gentilmente a disposizione quei mezzi che utilizza tanto abilmente per diffondere la sua protesta radicale.
Vi sembra che abbia parlato troppo male di lui? Non era mia intenzione. In fondo si tratta pur sempre di una “masnada”. Forse è anche meglio delle masnade del passato. Le brutture a cui accenno sono oggi allo scoperto, c’erano anche ieri ma occultate. Uscendo allo scoperto avranno meglio modo di temprarsi, il tempo sarà un buon medico.
P.S. Il ritrattino qui sopra sembra pennellato sull’archetipo del grillino. In realtà la fonte d’ispirazione è il movimento degli Indignados spagnoli che nel 2011 ebbero un momento di gloria e trassero il loro nome da un fortunato libro di Stephen Hessel.

LA FECCIA LAUREATA

LA FECCIA LAUREATA

Se nei secoli passati la feccia era plebaglia, nel XXI secolo è ben rappresentata dal contestatore 2.0.

Il contestatore 2.0 è un casinista innocuo (speriamo). La sua protesta continuata è una variazione su un tema ben noto: “io non sono merce nelle mani di politici e multinazionali”. Parliamo di un tipo ben strano, un cane sciolto, non associato a sindacati o partiti politici, che, anzi, ritiene complici nella Grande Truffa da lui scoperchiata. Perennemente indignato, sente che è l’ora di far sentire la sua rabbia, punta tutto su un piagnisteo contagioso, ha idee generiche con le quali esprime un generico rigetto dell’esistente, vorrebbe ripartire da zero, vagheggia una “autentica democrazia”, si ritiene un “giovane senza futuro”, per lui conta solo cio’ rispetto a cui è “contro”, la pura negazione gli fa da stella polare. Mentre lui soffre “quelli là pensano solo ai gay”, non lo capiscono, si ritiene (ed è) una persona normale come me e te, puo’ essere sia progressista che conservatore, sia credente che ateo. Il “senso della storia” non è il suo forte, a volte sembra incapace di analisi, pronto solo a irridere, disprezzare, condannare; fondamentalmente è amorfo, solo spaventato dal panorama politico-economico-finanziario che lo circonda e che, quasi fosse in un Matrix, pensa di aver decriptato, cosicché ora ha una missione: liberare gli altri schiavi del sistema! E’ manicheo e settario, parla di casta e di poteri forti (prima del web parlava solo di Juve e Inter), il suo linguaggio evoca un cambiamento radicale anche se nel concreto non propone nulla di credibile, se non una fantomatica "rivoluzione etica” (onestà-onestà-onestà), praticamente è una scatola vuota tallonata da schiere di prof da tempo ai margini dell’accademia che - riempiendola - aspirano a compensare una vita di mancate citazioni ai loro lavori. E’ giovane, laureato nelle università di massa, inesperto, brillante e tecnologicamente avanzato. Rigetta ogni forma di leadership in nome di un fiero egalitarismo, il suo ambiente è la rete dove uno vale uno e al diavolo il curriculum. E’ un ribelle con troppe cause, un outsider virtuale, non ama l’autorità e le strutture esistenti, si è messo in testa di trascendere i partiti politici, di porsi “al di là” delle ideologie e della politica, punta alla “giustizia” (qualunque cosa significhi). Guarda ai partiti esistenti come a un corpaccione unico, lui è diverso, è speciale, è radicale, è anarchico, ecologista, femminista e molte altre cose tutte insieme. Il suo anti-capitalismo gli conferisce un certo afrore di sinistra, sarà per questo che la sinistra lo corteggia ("tu porti le tue idee noi ti diamo la struttura") ma lui recalcitra. In via di principio condanna ogni burocrazia sognando un mondo realizzabile solo con tonnellate di burocrazia. L’ostilità per lo status quo è il suo contrassegno. Ma cosa dovrebbe rimpiazzare le tanto odiate istituzioni? Al dunque va in confusione aggrappandosi come ad un' àncora al cospirazionismo, la strategia dialettica con cui riconcilia tutte le sue contraddizioni. Ma per chi vota? Boh, nei giorni in cui è moderato secondo coscienza, in quelli in cui è radicale non vota dichiarando sprezzante che tutto gli fa schifo. Il contestatore 2.0. si sente fondamentalmente tradito, a scuola gli hanno spiegato le meraviglie della liberal-democrazia e oggi, nell’epoca dello streaming, ne tocca con mano l’aspetto più marcio. Gli avevano promesso una film romantico e si è ritrovato a guardare un porno. Le sue aspettative sono state tradite, gli hanno costruito nell’immaginario un governo onnipotente, onnicompetente e ben intenzionato, la fede nella bacchetta magica l'ha orientato verso il “primato della politica”. Purtroppo, specie dopo la recente crisi, la politica lo ha deluso e vuole prendere in mano personalmente la cosa (ovvero la bacchetta magica). Il fatto è che dei “soliti politici” non sapeva più come interpretare le parole: promesse? Augurio? Profezie auto-avveranti? Nel dubbio ora le considera dichiarazioni fraudolente. La cosa riceve molti “like”, una delle poche soddisfazioni della sua vita acerba. Di fronte al suo occhio giudicante la politica non fa che spendere ed indebitarsi nella speranza di un’assoluzione che non arriva mai. Recentemente l'occhiuto giudice ha scoperto che il Leviatano dei suoi sogni non esiste poiché quello reale è un invertebrato alle dipendenze di Bruxelles, sentina di tutti i mali. A fare le spese del "tradimento" è lui e la sua generazione. Eppure il contestatore 2.0 non ha un tenore di vita malvagio, non se la passa poi così male, ha vissuto tutta la sua vita al riparo dalle guerre, potendo dare per scontati certi suoi diritti (e infatti li dà per scontatissimi), dal punto di vista materiale è abbastanza ricco da poter accedere ai media di ultima generazione, di fatto è ricco come pochi esseri umani nella storia dell’uomo e appartiene pur sempre al 5% dell’umanità più ricca oggi sul pianeta, tuttavia, per quanti sforzi faccia, riesce solo a pensarsi come vittima, e laddove il nemico non è chiaro se lo inventa grazie alla sublime arte del complottismo (speculatori, finanza, multinazionali...), una sua specialità; è sempre pronto a drammatizzare ogni inconveniente, dal disastro aereo al maltempo tutto è segno di apocalisse imminente. Di fronte ad un futuro nero ritiene non resti altro che prendere l’esistente e rivoltarlo come un calzino, l’azzeramento come unico punto da cui ripartire (per dove? E' secondario). Il che si traduce nell’assalto a quel sistema che gli ha dato tutto, gli ha dato i diritti con cui anima il suo movimento, oltre ad avergli messo gentilmente a disposizione quei mezzi che utilizza tanto abilmente per diffondere la sua protesta radicale..****************** Il ritrattino qui sopra sembra pennellato sull’archetipo del grillino. In realtà la fonte d’ispirazione è il movimento degli Indignados spagnoli – di cui ho letto recentemente qualcosa - che nel 2011 ebbero un momento di gloria e trassero il loro nome da un fortunato libro di Stephen Hessel.

giovedì 8 novembre 2018

IL POPOLO DEL WEB

IL POPOLO DEL WEB

Sul web vige l’egalitarismo spinto: uno vale uno. Sarà perché nel virtuale il tempo è abolito, i protagonisti non hanno né passato, né curriculum. Il commento di chi ha dedicato una vita all’argomento del giorno vale quanto quello di chi ci pensa per la prima volta e improvvisa impudicamente uno slogan mal riuscito sotto stretta dettatura della pancia. A volte, nel disperato tentativo di marcare le distanze, la competenza scade in un’ imprevista isteria condita da inatteso turpiloquio passando così dalla parte del torto (che fosse stata dalla parte della ragione, non se n’era mai accorto nessuno). E’ l’inizio della fine. Per noi profani questo penoso arrancare è consolante, inutile negarlo. Eh sì, è proprio così perché quando rimiri gli esperti all’opera nel loro elemento naturale – università, convegni, conferenze, monologhi, TED talk… - oltre che per dottrina ti senti inadeguato anche per civiltà, brillantezza, self control e facilità relazionale. Tuttavia, quando il contesto cambia e gli sciagurati hanno l’ardire di avventurarsi nella fogna della rete capita sempre più spesso di vederli annaspare nelle sabbie mobili; qui l’ammirata dottrina dell’ Illustrissimo resta fantasmatica mentre l’insospettabile bestia che è in lui latra intimidendo anche lo psicopatico di passaggio.

MARIJUANA: PRO O CONTRO

MARIJUANA: PRO O CONTRO
Che strano. Si dibatte sempre sui grandi principi (il crimine, i giovani, la salute…) ma poi a ben vedere nell’analisi dei costi benefici della legalizzazione l’elemento decisivo sono gli INCIDENTI STRADALI. Una bazzecola da cui dipendono migliaia di vite e che alla fine “nanifica” tutto il resto.
La questione: legalizzando l’erbagli incidenti aumentano? Oppure – in quanto vizietto sostituto dell’alcol – diminuiscono?
A quanto pare aumentano (di poco).
Due terzi delle vittime sono però i fumatori/bevitori stessi. Peggio per loro. Resta l’altro terzo.

Chissà se le tasse raccolte con la legalizzazione possono compensare questo inconveniente.

LA MANO

In passato, a lungo si è discusso se era diritto dei commercialisti (e di altri professionisti) addebitare il contributo previdenziale in parcella.
E’ un po’ come discutere se le tasse vadano pagate con la mano destra o con quella sinistra.

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ASSUNTI FALSI

L'assunzione manifestamente falsa che il comportamento razionale debba condurre a buoni risultati.

Sto studiando il dilemma del prigioniero