lunedì 19 ottobre 2009
Cacciari sul "Date a Cesare..."
Come sempre il Cacciari imbeccato dalla Caramore è molto stimolante.
Ma non concordo.
Se simili posizioni (dialettiche) fossero prevalse, probabilmente la Chiesa sarebbe soccombuta nel giro di qualche decennio.
Viene il dubbio che l' esito non sia sgradito a chi propone certe esegesi.
Che malizia, la cosa non vale certo per il sindaco/filosofo...
Da ascoltare comunque.
Ma non concordo.
Se simili posizioni (dialettiche) fossero prevalse, probabilmente la Chiesa sarebbe soccombuta nel giro di qualche decennio.
Viene il dubbio che l' esito non sia sgradito a chi propone certe esegesi.
Che malizia, la cosa non vale certo per il sindaco/filosofo...
Da ascoltare comunque.
venerdì 16 ottobre 2009
Perchè i libertari stanno con la Binetti
La Binetti si è rifiutata di votare il disegno di legge contro l' omofobia. Recitava così:
"All'articolo 61, comma 1, del codice penale, dopo il numero 11-ter), è aggiunto il seguente: «11-quater) l'avere, nei delitti non colposi contro la vita e l'incolumità individuale, contro la personalità individuale, contro la libertà personale e contro la libertà morale, commesso il fatto per finalità inerenti all'orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato».
Cerco di pensare, non sono un giurista, come un liberale giustificherebbe un' aggravante sulla base delle funzioni della pena di solito riconosciute: deterrenza e rieducazione. Si tratta di questioni importanti poichè parliamo della stessa azione punita in modo diverso, dobbiamo procedere con i piedi di piombo.
Prendo come esempi due aggravanti: l' associazione mafiosa e i "futili motivi".
L' aggravante per associazione mafiosa è giustificata dal fatto che il mafioso gode di un reticolo di complicità che ne ostacla la cattura. L' elevato rischio di sfuggire alla pena ne giustificherebbe l' inasprimento. Posso anche accettarlo.
L' aggravante per futili motivi è attribuita a chi, poco meno che folle e con gravi problemi di self control, necessita di una lunga rieducazione.
Ma l' aggravante per "reati commessi con finalità inerenti all' orientamento sessuale della vittima"?
Per me, anche giudicare socialmente pericoloso o fonte di corruzione morale l' ostentazione orgogliosa di un certo orientamento sessuale, costituisce un' idea perfettamente lecita finchè non degenera. Probabilmente è l' idea della Binetti e del Papa. Ma se è così, non esiste nessuna rieducazione extra da fare, e quindi nessuna aggravante da imporre.
Nessuno del resto potrebbe sostenere che un' idea simile sia più criminogena della sete di ricchezza che anima una comune rapina, non c' è quindi neanche una extra deterrenza da imporre.
Inoltre, perchè pensare al gay come ad un soggetto particolarmente debole circondato dal comune disprezzo e non in grado di difendersi quando interviene la violenza nei suoi confronti (l' altro giorno due aggressori sono stati suonati di santa ragione)?
O perlomeno, perchè pensarlo più debole di altre categorie, del barbone, della vecchia, della persona comune quando cammina in una periferia isolata, del pedofilo appena scarcerato, tutte potenziali vittime di reati per cui nessuno si sognerebbe di proporre aggravanti?
Sicuramente esistono altri modi che io non conosco per giustificare la presenza di un' aggravante, ma sono modi accettabili per un liberale desideroso di non interferire nella libertà di pensiero e di espressione altrui?
link
"All'articolo 61, comma 1, del codice penale, dopo il numero 11-ter), è aggiunto il seguente: «11-quater) l'avere, nei delitti non colposi contro la vita e l'incolumità individuale, contro la personalità individuale, contro la libertà personale e contro la libertà morale, commesso il fatto per finalità inerenti all'orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato».
Cerco di pensare, non sono un giurista, come un liberale giustificherebbe un' aggravante sulla base delle funzioni della pena di solito riconosciute: deterrenza e rieducazione. Si tratta di questioni importanti poichè parliamo della stessa azione punita in modo diverso, dobbiamo procedere con i piedi di piombo.
Prendo come esempi due aggravanti: l' associazione mafiosa e i "futili motivi".
L' aggravante per associazione mafiosa è giustificata dal fatto che il mafioso gode di un reticolo di complicità che ne ostacla la cattura. L' elevato rischio di sfuggire alla pena ne giustificherebbe l' inasprimento. Posso anche accettarlo.
L' aggravante per futili motivi è attribuita a chi, poco meno che folle e con gravi problemi di self control, necessita di una lunga rieducazione.
Ma l' aggravante per "reati commessi con finalità inerenti all' orientamento sessuale della vittima"?
Per me, anche giudicare socialmente pericoloso o fonte di corruzione morale l' ostentazione orgogliosa di un certo orientamento sessuale, costituisce un' idea perfettamente lecita finchè non degenera. Probabilmente è l' idea della Binetti e del Papa. Ma se è così, non esiste nessuna rieducazione extra da fare, e quindi nessuna aggravante da imporre.
Nessuno del resto potrebbe sostenere che un' idea simile sia più criminogena della sete di ricchezza che anima una comune rapina, non c' è quindi neanche una extra deterrenza da imporre.
Inoltre, perchè pensare al gay come ad un soggetto particolarmente debole circondato dal comune disprezzo e non in grado di difendersi quando interviene la violenza nei suoi confronti (l' altro giorno due aggressori sono stati suonati di santa ragione)?
O perlomeno, perchè pensarlo più debole di altre categorie, del barbone, della vecchia, della persona comune quando cammina in una periferia isolata, del pedofilo appena scarcerato, tutte potenziali vittime di reati per cui nessuno si sognerebbe di proporre aggravanti?
Sicuramente esistono altri modi che io non conosco per giustificare la presenza di un' aggravante, ma sono modi accettabili per un liberale desideroso di non interferire nella libertà di pensiero e di espressione altrui?
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Fare figli è un cattivo investimento
E' sempre stato così.
Non resta che farli perchè piacciono!
P.S. nell' articolo però c' è qualcosa che non va: è pur vero che anche nelle sociatà di cacciatori e di agricoltori le risorse investite nel figlio non tornavano per intero, ma non c' era altro modo per cumularle che questo secchiello, per quanto bucato era sempre un secchiello! Il figlio quale bene di consumo, quindi, sarebbe una novità recente.
Non resta che farli perchè piacciono!
P.S. nell' articolo però c' è qualcosa che non va: è pur vero che anche nelle sociatà di cacciatori e di agricoltori le risorse investite nel figlio non tornavano per intero, ma non c' era altro modo per cumularle che questo secchiello, per quanto bucato era sempre un secchiello! Il figlio quale bene di consumo, quindi, sarebbe una novità recente.
mercoledì 14 ottobre 2009
Cosa deve fare la scuola
Se la scuola funzioni o meno lo si stabilisce avendo in mente a cosa sia preposta. E, per quanto si converga nel segnalare il "disastro educativo", su questo punto decisivo non c' è affatto unanimità.
La scuola deve sollecitare domande di senso o insegnare dei metodi per risolvere problemi concreti?
La scuola deve instillare valori o deve far "apprendere come apprendere"?
La scuola deve presentare una visione del mondo o deve proporre un sapere operativo?
La scuola deve educare o formare?
La scuola deve trasmettere un sapere disinteressato o un sapere che si confronti con i problemi della realtà?
La scuola deve trasmettere un sapere qualitativo o un sapere in qualche modo quantificabile?
La prima ipotesi è fortemente sostenuta dalla CEI in questo libro, la seconda rappresenta la vulgata oggi di gran lunga dominante.
La visione della CEI parte dall' osservazione che l' Uomo è un soggetto di libertà e non un uomo-macchina che agisce secondo procedure determinate.
Questa distinzione non puo' comunque essere decisiva, poichè l' Uomo è entrambe le cose.
Ancora pieno d' incertezze, esprimo la mia idea sul tema: la visione educativa della CEI probabilmente è più vicina alle mie corde, ma poichè si è fatto della scuola un bene pubblico che solo una "burocrazia" centralizzata è in grado di produrre, la seconda visione s' impone necessariamente per evitare degenerazioni. I motivi sono ovvi: ad un sistema burocratico è applicabile qualche incentivo solo se le prestazioni sono misurabili oggettivamente.
Attenzione a non intendere il riferimento ai "burocrati" in senso dispregiativo; in realtà ho in mente gente a cui non resta che incentivarsi mediante l' autoresponsabilizzazione. Giù il cappello quindi a chi ci riesce, mi chiedo solo se un sistema dove l' autoresponsabilizzazione riveste un ruolo tanto centrale potrà mantenersi su alti livelli a lungo?
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La scuola deve sollecitare domande di senso o insegnare dei metodi per risolvere problemi concreti?
La scuola deve instillare valori o deve far "apprendere come apprendere"?
La scuola deve presentare una visione del mondo o deve proporre un sapere operativo?
La scuola deve educare o formare?
La scuola deve trasmettere un sapere disinteressato o un sapere che si confronti con i problemi della realtà?
La scuola deve trasmettere un sapere qualitativo o un sapere in qualche modo quantificabile?
La prima ipotesi è fortemente sostenuta dalla CEI in questo libro, la seconda rappresenta la vulgata oggi di gran lunga dominante.
La visione della CEI parte dall' osservazione che l' Uomo è un soggetto di libertà e non un uomo-macchina che agisce secondo procedure determinate.
Questa distinzione non puo' comunque essere decisiva, poichè l' Uomo è entrambe le cose.
Ancora pieno d' incertezze, esprimo la mia idea sul tema: la visione educativa della CEI probabilmente è più vicina alle mie corde, ma poichè si è fatto della scuola un bene pubblico che solo una "burocrazia" centralizzata è in grado di produrre, la seconda visione s' impone necessariamente per evitare degenerazioni. I motivi sono ovvi: ad un sistema burocratico è applicabile qualche incentivo solo se le prestazioni sono misurabili oggettivamente.
Attenzione a non intendere il riferimento ai "burocrati" in senso dispregiativo; in realtà ho in mente gente a cui non resta che incentivarsi mediante l' autoresponsabilizzazione. Giù il cappello quindi a chi ci riesce, mi chiedo solo se un sistema dove l' autoresponsabilizzazione riveste un ruolo tanto centrale potrà mantenersi su alti livelli a lungo?
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Stoccolma dichiara guerra all' obesità...
martedì 13 ottobre 2009
Il declino dell' Impero Americano
Vite salvate e vita bruciate dal casco
L' esperto degli esperti
L' esperto degli esperti si chiama Philip Tetlock, quando lui entra nella stanza non sono poche le teste d' uovo che s' inventano una scusa ed escono; come noi vede tutti i giorni sfilare in TV una lunga teoria di sapienti che ci spiegano per filo e per segno la politica e l' economia, la rava e la fava; come noi si è chiesto se tutto cio' abbia un senso; non potremmo, per esempio, sostituirli con una scimmia equipaggiata di dadi?
Al contrario di noi, però, lui è andato in fondo alla questione. Per vent' anni ha raccolto dati e verificato con puntiglio le sentenze della scienza politica, in questo libro emette il suo verdetto sulla sostituzione di cui sopra. E' un libro che vale la pena leggere, le perplessità maggiori di un simile lavoro le ho lette nel libro medesimo, e questo depone a suo favore.
I motivi di scetticismo nei confronti dell' "esperto" abbondano. L' Uomo è una bestia ben difficile da ingabbiare, un protagonista molto più recalcitrante dell' atomo o del gene, diversi ostacoli si frappongono a chi cerca di prevederne le mosse. Elenchino ad uso e consumo di chi sceglie la riposante posizione dello scettico radicale:
Path-dep - Da un' urna contenente una pallina bianca e una nera, pescane una a caso e ributtala dentro insieme ad un' altra dello stesso colore. Ripeti l' operazione finchè, poniamo al centesimo pescaggio, l' urna è piena di palline. Di che colore saranno? Al primo pescaggio regna l' imprevedibilità, al novantesimo saremo invece tutti professori. Molti processi storici potrebbero essere formalizzati proprio così. Tutti professori alla fine, tutti scimmie con la monetina in mano all' inizio. Senonchè a noi interessa l' inizio.
Complessità - Giovanni denuncia Franco: quel fatale mattino lo fermò per un cordiale saluto facendogli perdere il treno. Prese quello successico, quello che deragliando lo rese invalido per sempre. Ma la denuncia venne respinta, è ovvio: la vita è fatta di mille eventi insignificanti da cui scaturiscono eventi decisivi, impossibile fare previsioni quando la farfalla batte le sue ali, impossibile addossare colpe. Impossibile? Già, proprio così...
Giochi - Sherlock Holmes vs. Dr. Moriarty (genio del male). Per uccidere H., M. deve conoscere la stazione in cui farà scalo: è logico che scenda a Parigi se vuole sbrigare efficacemente i suoi affari, questo il Dr. M lo sa bene, ma sa anche che H. è a conoscenza del suo criminale progetto. D' altronde H. sa che M. sa che lui sa. Dove si fermerà quindi H.? Magari proprio a Parigi prendendo due piccioni con una fava: scampare l' assassinio e sbrigare i suoi affari. Sta di fatto che l' esito di un simile gioco è indeterminato perchè affetto da "conoscenza profonda" (lui sa che io so che lui sa...), esattamente come la gran parte dei giochi a cui partecipiamo durante la nostra giornata fatta di relazioni umane. Mille rapporti, tutti con esito indeterminato... e tu vorresti renderli tutti prevedibili?
Probabilità - Nel nostro mondo le variabili possono essere studiate solo in gruppo, possiamo solo dire timidamente che da A e B deriva C, ma anche qui senza garanzie di essere di fronte ad una reale relazione, poichè quanto osservato potrebbe essere il frutto di una compensazione di errori. In altri termini, una teoria sbagliata e sperimentata con metodi erronei puo' risultare conforme a quanto si osserva. Se questo è vero per le scienze tradizionali, figuriamoci per quelle umane dove le variabili sono moltissime e ancor meno isolabili. Meglio allora rinunciare.
La semplicità - La nostra mente si è formata per facilitarci la vita nella savana africana. Il ragionamento probabilistico proprio non lo digeriamo. Purtroppo è l' unico ragionamento compatibile con una descrizione delle attività umane.
L' ambiguità - Siamo attratti dai discorsi quando filano via lisci come treni nella notte, pur di mantenerli ci costruiamo sempre dei mondi paralleli che giustifichino le stranezze di quello in cui viviamo. Il marxista, quando crolla l' URSS, ci intratterrà a lungo sugli agitprop infiltrati. Simili trucchetti ci sono sempre consentiti e noi ne approfittiamo.
La dissonanza - Vorremmo che dal bene derivi il bene e dal male derivi il male, ma abitiamo in un posto dove una simile semplificazione non vige; ci rifiutiamo di prenderne atto perchè districare la matassa sarebbe scoraggiante. Con una testa siffatta come potremo mai avere un' idea del mondo degli uomini?
Il controllo - Ci irrita pensare che il caso (o la Provvidenza) abbiano tanta parte nelle cose terrene. Prendere decisioni "capitali" forse ci atterrisce, ma quando ci dicono che non sono affatto "capitali" diventiamo molto nervosi e rimpiangiamo quelle paure vitali. Ci piace pensare che il fato non sia affatto capriccioso. Invece, purtroppo...
Il culto della "legge" - Il cibo puo' comparire sia a destra che a sinistra, dipende da un algoritmo random che ha un unico vincolo: fare in modo che a destra compaia 60 volte su cento. Un topo gareggia con una classe di laureati a Yale. Vince il topo. La bestia segue una strategia del tipo: vado dove il formaggio compare più spesso. I laureati, loro no. Loro erano convinti che dietro ci sia una regola da scoprire, e così facendo hanno finito per seguire quella che via via ritenevano la regola confermata trascurando la semplice probabilità. Gran parte dei nostri errori sono dovuti al fatto che siamo degli intelligentoni, che non ci rassegnamo a minimizzare l' errore ma vorremmo eliminarlo scoprendo una "legge". Ma nei fenomeni troppo complessi bisogna deporre le armi: rinunciare alla precisioni delle leggi e limitarsi molto più modestamente a contare le probabilità. L' uomo è uno di questi "fenomeni".
***
Per chi è curioso, la sentenza di Tetlock è questa: l' esperto mediamente batte la scimmia (non il dilettante informato). Ma di poco, veramente di poco. E' impressionante questa pochezza.
Il libro prosegue indagando a cosa si debba l' esiguo margine e quali siano gli esperti con le migliori performance.
In proposito vengono introdotte due figure: le volpi, coloro che sanno molte cose approssimativamente e i ricci, coloro che sanno una cosa ma molto bene.
In media la prestazione di un esperto-volpe è migliore rispetto a quella di un esperto-riccio. Eppure la prestazione del gruppo esperti-ricci è mediamente superiore, o almeno pari, rispetto a quella del gruppo esperti-volpe.
Al contrario di noi, però, lui è andato in fondo alla questione. Per vent' anni ha raccolto dati e verificato con puntiglio le sentenze della scienza politica, in questo libro emette il suo verdetto sulla sostituzione di cui sopra. E' un libro che vale la pena leggere, le perplessità maggiori di un simile lavoro le ho lette nel libro medesimo, e questo depone a suo favore.
I motivi di scetticismo nei confronti dell' "esperto" abbondano. L' Uomo è una bestia ben difficile da ingabbiare, un protagonista molto più recalcitrante dell' atomo o del gene, diversi ostacoli si frappongono a chi cerca di prevederne le mosse. Elenchino ad uso e consumo di chi sceglie la riposante posizione dello scettico radicale:
Path-dep - Da un' urna contenente una pallina bianca e una nera, pescane una a caso e ributtala dentro insieme ad un' altra dello stesso colore. Ripeti l' operazione finchè, poniamo al centesimo pescaggio, l' urna è piena di palline. Di che colore saranno? Al primo pescaggio regna l' imprevedibilità, al novantesimo saremo invece tutti professori. Molti processi storici potrebbero essere formalizzati proprio così. Tutti professori alla fine, tutti scimmie con la monetina in mano all' inizio. Senonchè a noi interessa l' inizio.
Complessità - Giovanni denuncia Franco: quel fatale mattino lo fermò per un cordiale saluto facendogli perdere il treno. Prese quello successico, quello che deragliando lo rese invalido per sempre. Ma la denuncia venne respinta, è ovvio: la vita è fatta di mille eventi insignificanti da cui scaturiscono eventi decisivi, impossibile fare previsioni quando la farfalla batte le sue ali, impossibile addossare colpe. Impossibile? Già, proprio così...
Giochi - Sherlock Holmes vs. Dr. Moriarty (genio del male). Per uccidere H., M. deve conoscere la stazione in cui farà scalo: è logico che scenda a Parigi se vuole sbrigare efficacemente i suoi affari, questo il Dr. M lo sa bene, ma sa anche che H. è a conoscenza del suo criminale progetto. D' altronde H. sa che M. sa che lui sa. Dove si fermerà quindi H.? Magari proprio a Parigi prendendo due piccioni con una fava: scampare l' assassinio e sbrigare i suoi affari. Sta di fatto che l' esito di un simile gioco è indeterminato perchè affetto da "conoscenza profonda" (lui sa che io so che lui sa...), esattamente come la gran parte dei giochi a cui partecipiamo durante la nostra giornata fatta di relazioni umane. Mille rapporti, tutti con esito indeterminato... e tu vorresti renderli tutti prevedibili?
Probabilità - Nel nostro mondo le variabili possono essere studiate solo in gruppo, possiamo solo dire timidamente che da A e B deriva C, ma anche qui senza garanzie di essere di fronte ad una reale relazione, poichè quanto osservato potrebbe essere il frutto di una compensazione di errori. In altri termini, una teoria sbagliata e sperimentata con metodi erronei puo' risultare conforme a quanto si osserva. Se questo è vero per le scienze tradizionali, figuriamoci per quelle umane dove le variabili sono moltissime e ancor meno isolabili. Meglio allora rinunciare.
La semplicità - La nostra mente si è formata per facilitarci la vita nella savana africana. Il ragionamento probabilistico proprio non lo digeriamo. Purtroppo è l' unico ragionamento compatibile con una descrizione delle attività umane.
L' ambiguità - Siamo attratti dai discorsi quando filano via lisci come treni nella notte, pur di mantenerli ci costruiamo sempre dei mondi paralleli che giustifichino le stranezze di quello in cui viviamo. Il marxista, quando crolla l' URSS, ci intratterrà a lungo sugli agitprop infiltrati. Simili trucchetti ci sono sempre consentiti e noi ne approfittiamo.
La dissonanza - Vorremmo che dal bene derivi il bene e dal male derivi il male, ma abitiamo in un posto dove una simile semplificazione non vige; ci rifiutiamo di prenderne atto perchè districare la matassa sarebbe scoraggiante. Con una testa siffatta come potremo mai avere un' idea del mondo degli uomini?
Il controllo - Ci irrita pensare che il caso (o la Provvidenza) abbiano tanta parte nelle cose terrene. Prendere decisioni "capitali" forse ci atterrisce, ma quando ci dicono che non sono affatto "capitali" diventiamo molto nervosi e rimpiangiamo quelle paure vitali. Ci piace pensare che il fato non sia affatto capriccioso. Invece, purtroppo...
Il culto della "legge" - Il cibo puo' comparire sia a destra che a sinistra, dipende da un algoritmo random che ha un unico vincolo: fare in modo che a destra compaia 60 volte su cento. Un topo gareggia con una classe di laureati a Yale. Vince il topo. La bestia segue una strategia del tipo: vado dove il formaggio compare più spesso. I laureati, loro no. Loro erano convinti che dietro ci sia una regola da scoprire, e così facendo hanno finito per seguire quella che via via ritenevano la regola confermata trascurando la semplice probabilità. Gran parte dei nostri errori sono dovuti al fatto che siamo degli intelligentoni, che non ci rassegnamo a minimizzare l' errore ma vorremmo eliminarlo scoprendo una "legge". Ma nei fenomeni troppo complessi bisogna deporre le armi: rinunciare alla precisioni delle leggi e limitarsi molto più modestamente a contare le probabilità. L' uomo è uno di questi "fenomeni".
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Per chi è curioso, la sentenza di Tetlock è questa: l' esperto mediamente batte la scimmia (non il dilettante informato). Ma di poco, veramente di poco. E' impressionante questa pochezza.
Il libro prosegue indagando a cosa si debba l' esiguo margine e quali siano gli esperti con le migliori performance.
In proposito vengono introdotte due figure: le volpi, coloro che sanno molte cose approssimativamente e i ricci, coloro che sanno una cosa ma molto bene.
In media la prestazione di un esperto-volpe è migliore rispetto a quella di un esperto-riccio. Eppure la prestazione del gruppo esperti-ricci è mediamente superiore, o almeno pari, rispetto a quella del gruppo esperti-volpe.
Come valutare un docente universitario?
La missione è impossibile. Lasciamo che sia l' Università a farlo autonomamente, ci limiteremo a valutare quest' ultima.
Per valutare l' ateneo esistono criteri meno problematici: per esempio si guarda alla sistemazione lavorativa dei laureati che sforna in relazione al numero di matricole che iscrive.
Per valutare l' ateneo esistono criteri meno problematici: per esempio si guarda alla sistemazione lavorativa dei laureati che sforna in relazione al numero di matricole che iscrive.
L' ultima parola
I’m not ready to go, but I have no choice... If there’s anything I have left to say, it would be that I wish I had a Shakespearean vocabulary...
—Raymond Kinnamon, 53 anni, assassino durante una rapina...
—Raymond Kinnamon, 53 anni, assassino durante una rapina...
***
I "dead man walking" del Texas parlano prima di tacere per sempre.
lunedì 12 ottobre 2009
Applausi
Al Nobel per l' economia.
Applaudono anche gli anarchici, ormai ben inseriti nell' accademia: Elinor Ostrom ha spiegato con dovizia di particolari come spesso siano i privati a produrre i beni pubblici (comprese le leggi).
Dopo un nero premiato in quanto nero, una donna premiata non in quanto donna.
Un suo libro da bruciare lo misi nelle cataste di Fahrenheit, che infatti lo brucio' (evitando accuratamente di parlarne).
Applaudono anche gli anarchici, ormai ben inseriti nell' accademia: Elinor Ostrom ha spiegato con dovizia di particolari come spesso siano i privati a produrre i beni pubblici (comprese le leggi).
Dopo un nero premiato in quanto nero, una donna premiata non in quanto donna.
Un suo libro da bruciare lo misi nelle cataste di Fahrenheit, che infatti lo brucio' (evitando accuratamente di parlarne).
Salvati dalla "fine del mondo"
Scrivo le righe seguenti pensando ancora a quanto dicevo pochi giorni fa.
***
Solidi valori religiosi in senso tradizionale, rendono più stabile il comportamento economico di un operatore.
Credere alla fine del mondo, per esempio, ci fa mantenere i nervi saldi di fronte alla catastrofe e all' eccitazione generale.
Sarà per questo che le comunità statunitensi dove più si concentra la presenza evangelica hanno attraversato indenni la crisi finanziaria: per loro nessun boom immobiliare.
Se cio' fosse vero, una credenza del genere diverrebbe "bene comune" e andrebbe sussidiata e diffusa. Argomenti contrari?
Ricordo per inciso che il 70% degli evangelici crede alla "fine del mondo" (per i protestanti si scende al 28% e per i Cattolici al 18%).
link
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Solidi valori religiosi in senso tradizionale, rendono più stabile il comportamento economico di un operatore.
Credere alla fine del mondo, per esempio, ci fa mantenere i nervi saldi di fronte alla catastrofe e all' eccitazione generale.
Sarà per questo che le comunità statunitensi dove più si concentra la presenza evangelica hanno attraversato indenni la crisi finanziaria: per loro nessun boom immobiliare.
Se cio' fosse vero, una credenza del genere diverrebbe "bene comune" e andrebbe sussidiata e diffusa. Argomenti contrari?
Ricordo per inciso che il 70% degli evangelici crede alla "fine del mondo" (per i protestanti si scende al 28% e per i Cattolici al 18%).
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Per avere più bambini basta tagliare le pensioni
venerdì 9 ottobre 2009
Alla Facci(a) delle statistiche
Ve lo ricordate il buon Filippo Facci che dichiarava: "Sull' aborto abbiamo una buona legge, tanto è vero che gli aborti calano". Io m' interrogavo sullo strano ragionamento, prima ancora che sui suoi contenuti.
Ma un simile ragionamento è tutt' altro che una primizia, si ripete spesso sotto altre vesti:
A new study by the Guttmacher Institute and the World Health Organization shows that abortion rates are similar in different countries whether the procedure is legal or not. Shocking, I know. Of course, what wasn't similar was the risk to women's health.
Megan McCardle rievoca il suo passato di femminista quando era di moda ripetere la filastrocca "facciana". Ora, rinvenuta dallo stordimento sembra riflettere con più accuratezza
... I'm not quite sure why I thought that abortion was a magical exception to the rule that when you make something much harder and more costly to do, fewer people do it...
Il trucco che c' è sotto non è certo dei più sofisticati:
abortions are generally high in the developing world, where it is usually illegal, and low in the developed world, where it is usually legal
Naturalmente i numeri che abbiamo a disposizione sul modo migliore di difendere i nascituri raccontano una storia ben diversa: dove l' aborto è legalizzato c' è strage di feti, dove è interdetto si impennano le nascite.
Respiro, forse non ero io ad avere le traveggole.
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Ma un simile ragionamento è tutt' altro che una primizia, si ripete spesso sotto altre vesti:
A new study by the Guttmacher Institute and the World Health Organization shows that abortion rates are similar in different countries whether the procedure is legal or not. Shocking, I know. Of course, what wasn't similar was the risk to women's health.
Megan McCardle rievoca il suo passato di femminista quando era di moda ripetere la filastrocca "facciana". Ora, rinvenuta dallo stordimento sembra riflettere con più accuratezza
... I'm not quite sure why I thought that abortion was a magical exception to the rule that when you make something much harder and more costly to do, fewer people do it...
Il trucco che c' è sotto non è certo dei più sofisticati:
abortions are generally high in the developing world, where it is usually illegal, and low in the developed world, where it is usually legal
Naturalmente i numeri che abbiamo a disposizione sul modo migliore di difendere i nascituri raccontano una storia ben diversa: dove l' aborto è legalizzato c' è strage di feti, dove è interdetto si impennano le nascite.
Respiro, forse non ero io ad avere le traveggole.
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