"... Impoverimento del ceto medio, aumento delle disuguaglianze, penalizzazione del lavoro dipendente: sono tutti concetti entrati di prepotenza in quella che è la percezione diffusa dello stato della società italiana. Analisi politiche, inchieste giornalistiche, rivendicazioni sindacali battono su questi tasti. Poi arrivano i numeri e non se ne trova conferma, se non in minima misura. E allora o le statistiche non rappresentano la realtà oppure la realtà è diversa da come viene descritta..."
Speriamo che qualche numero ramingo arrivi per arginare con qualche piccolo dubbio la lagna d' ordinanza, il piagnisteo in divisa della blindata Fahre (qui e qui due esempi pescati ad occhi chiusi).
venerdì 24 aprile 2009
Quando è il solipsismo a salvare l' esperienza
L' esperienza si può comunicare?
Probabilmente esiste un nucleo centrale dell' esperienza che non è comunicabile, anche se disponiamo di un linguaggio raffinato. Penso al piacere, al dolore... alla parte più emotiva e profonda. Per quanto un artista sia grande, fallirà nel tentativo di rendere tutto ciò con la vividezza che ci regala il vissuto.
Un discorso diverso bisognerebbe fare per il contenuto meramente informativo dell' "esperienza". Qui qualche dubbio è lecito, qui la condanna al solipsismo è tutt' altro che scontata.
Ammettiamo pure che non ci siano residui solipsistici. In aggiunta consideriamo di vivere in un' era con un' intensità mediatica senza precedenti. Inoltre disponiamo di strumenti raffinati per trasmettere informazioni (statistiche, tabelle, realtà virtuale...). Qualora il contenuto informativo di un' "esperienza" sia "comunicabile", che scopo avrebbe fare ancora esperienze a fini conoscitivi? Sarebbe molto più sensato attingere altrove quel contenuto. Con sistemi informativi tanto economici ed ipertrofici l' esperienza a fini conoscitivi (viaggi, frequentazioni, pratica...) si svaluta irrimediabilmente.
Chissà se potrà mai essere vera, per esempio, un' affermazione di questo tipo: chi si documenta sull' Africa potrebbe avere una "conoscenza" del continente più accurata rispetto a chi ci va regolarmente vivendo a fondo la sua esperienza.
Mi hanno fatto riflettere le parole di Davide su Robin Hanson "... mi sembra un fuori di testa che passa il suo tempo a pensare, seduto su una poltrona, e con assai poche esperienze vissute davvero..."
In effetti Robin non sembra molto concentrato sulla "sperimentazione". Non essendo nemmeno coinvolto nelle conclusioni a cui giungerà (è l' incarnazione di un' imparzialità atarassica), i "dati" materiali dell' esperienza se li fa passare dallo "scienziato anonimo". Uno vale l' altro, purchè ci sia il timbrino dell' accademia in modo da evitare discussioni alle quali sarebbe completamente disinteressato.
Ma non è di Robin e delle sue idee (specie di quelle più selvagge) che voglio parlare. Mi chiedo solo se davvero così facendo, ovvero ragionando sul contenuto informativo di un' esperienza comunicata e non vissuta, il suo lavoro rimanga seriamente pregiudicato in partenza.
P.S. Solo una parola sulla personalità di Robin, che effettivamente, nel leggerlo, sembra un automa insensibile. Mi ha fatto impressione come Caplan si è rivolto a lui nel preambolo di una contesa accademica che li vedeva contrapposti: "... Despite his moral views, Robin is an incredibly nice, decent person. He wouldn’t hurt a fly. To know Robin is to love him. Robin Hanson, you complete me!... ". Parole che raramente echeggiano in Università, specie tra colleghi. Per gli amanti della fisiognomica eccolo su blogginhead...
Probabilmente esiste un nucleo centrale dell' esperienza che non è comunicabile, anche se disponiamo di un linguaggio raffinato. Penso al piacere, al dolore... alla parte più emotiva e profonda. Per quanto un artista sia grande, fallirà nel tentativo di rendere tutto ciò con la vividezza che ci regala il vissuto.
Un discorso diverso bisognerebbe fare per il contenuto meramente informativo dell' "esperienza". Qui qualche dubbio è lecito, qui la condanna al solipsismo è tutt' altro che scontata.
Ammettiamo pure che non ci siano residui solipsistici. In aggiunta consideriamo di vivere in un' era con un' intensità mediatica senza precedenti. Inoltre disponiamo di strumenti raffinati per trasmettere informazioni (statistiche, tabelle, realtà virtuale...). Qualora il contenuto informativo di un' "esperienza" sia "comunicabile", che scopo avrebbe fare ancora esperienze a fini conoscitivi? Sarebbe molto più sensato attingere altrove quel contenuto. Con sistemi informativi tanto economici ed ipertrofici l' esperienza a fini conoscitivi (viaggi, frequentazioni, pratica...) si svaluta irrimediabilmente.
Chissà se potrà mai essere vera, per esempio, un' affermazione di questo tipo: chi si documenta sull' Africa potrebbe avere una "conoscenza" del continente più accurata rispetto a chi ci va regolarmente vivendo a fondo la sua esperienza.
Mi hanno fatto riflettere le parole di Davide su Robin Hanson "... mi sembra un fuori di testa che passa il suo tempo a pensare, seduto su una poltrona, e con assai poche esperienze vissute davvero..."
In effetti Robin non sembra molto concentrato sulla "sperimentazione". Non essendo nemmeno coinvolto nelle conclusioni a cui giungerà (è l' incarnazione di un' imparzialità atarassica), i "dati" materiali dell' esperienza se li fa passare dallo "scienziato anonimo". Uno vale l' altro, purchè ci sia il timbrino dell' accademia in modo da evitare discussioni alle quali sarebbe completamente disinteressato.
Ma non è di Robin e delle sue idee (specie di quelle più selvagge) che voglio parlare. Mi chiedo solo se davvero così facendo, ovvero ragionando sul contenuto informativo di un' esperienza comunicata e non vissuta, il suo lavoro rimanga seriamente pregiudicato in partenza.
P.S. Solo una parola sulla personalità di Robin, che effettivamente, nel leggerlo, sembra un automa insensibile. Mi ha fatto impressione come Caplan si è rivolto a lui nel preambolo di una contesa accademica che li vedeva contrapposti: "... Despite his moral views, Robin is an incredibly nice, decent person. He wouldn’t hurt a fly. To know Robin is to love him. Robin Hanson, you complete me!... ". Parole che raramente echeggiano in Università, specie tra colleghi. Per gli amanti della fisiognomica eccolo su blogginhead...
giovedì 23 aprile 2009
Default
Cowen sul documentario The end of poverty (Martin Sheen)
"... In this movie, the causes of poverty are oppression and oppression alone. There is no recognition that poverty is the natural or default state of mankind and that a special set of conditions must come together for wealth to be produced. There is no discussion of what this formula for wealth might be..."
"... In this movie, the causes of poverty are oppression and oppression alone. There is no recognition that poverty is the natural or default state of mankind and that a special set of conditions must come together for wealth to be produced. There is no discussion of what this formula for wealth might be..."
Socialismi travestiti
Secondo il precedente schema, passando da fallimento a fallimento, oggi la mentalità socialista è travasata in questi movimenti:
AMBIENTALISMO: il nostro sistema si autodistrugge: cambia la giustificazione ma non la conclusione di un ragionamento tanto caro. E' decisivo però che la soluzione implichi un' aggressione delle cause e un mutamento negli stili di vita. Il vero nemico è la resilienza, ovvero la battaglia contro gli effetti dell' inquinamento (es. qui e qui). Peccato sia anche la battaglia più promettente e meno costosa.
MULTICULTURALISMO: si rinuncia all' eguaglianza tra individui per realizzarla tra culture. Se l' islamico poi schiavizza le sue donne, basta girarsi dall' altra parte, e pazienza per la crisi d' identità del femminismo ideologico.
POLITICALLY CORRECT: per combattere la tradizione è necessario stravolgere il vocabolario, la logica è una costruzione reazionario che bisogna smontare. Le parole contano troppo per rinunciare all' arma della "nobile bugia" o a quella dell' "acqua torbida". Il vero nemico è la chiarezza, ritenuta dai post-moderni sinonimo di violenza ed arroganza. Anche un concetto quale quello di Verità nasconde soprusi.
mercoledì 22 aprile 2009
Lezioni di civiltà impartite dalla "feccia"
In un' epoca in cui il "modo civile" privilegiava la monarchia assoluta con qualche timida concessione a quella costituzionale (XVIII secolo), loro sperimentavano forme radicali di democrazia, libertà ed eguaglianza. Eppure il mondo sarebbe stato un posto migliore senza di loro.
In un' epoca in cui nascere nel "mondo civile" significava restare assoggettato volente o nolente alla legge, loro davano a ciascuno la possibilità di firmare la Costituzione. Eppure un mondo senza di loro ci avrebbe guadagnato.
Quando il "mondo civile" era ben lontano dal disciplinare molte tra le più rischiose attività umane, loro si premuravano di dare una puntigliosa regolazione al gioco, agli alcolici, alla prostituzione, al fumo e persino al "sesso sicuro". Eppure, che sospiro di sollievo avremmo tirato tutti vedendoli sparire dalla faccia della terra.
Mentre il mondo civile si doveva tenere i "tiranni in carica" e l' appello al cielo era solo un vuoto proclama, loro potevano, grazie ad un semplice voto, dismettere all' istante il governante violento e arrogante. Eppure nessuno sentirà mai la loro mancanza.
Mentre nel mondo civile per il povero erano cavoli suoi, loro avevano già messo in piedi un sistema di previdenza sociale agile e funzionante, nonchè l' assicurazione sugli infortuni. Eppure applaudiamo ancora al fatto che siano stati spazzati via dalla Storia.
Mentre nel "mondo civile" il razzismo era la regola, la loro società esibiva un multiculturalismo vasto ed armonioso, con tanto di suffragio universale. Eppure... magari non fossero mai esistiti.
Quando nel mondo civile le diseguaglianze facevano a fette la società, presso di loro vigeva il motto: pari compenso per pari lavoro. Eppure, dio ci scampi e liberi dalla loro presenza.
Probabilmente avete già capito di chi parlo. Ma è ovvio, parlo dei Pirati!
Il libro di Leeson sembra appetitoso, a cominciare dallo strepitoso titolo. Io l' ho ordinato.
Morale. Non cambia mai: quando l' economista studia i delinquenti giunge sempre alla stessa conclusione; sono dei tipi tremendamente razionali e rispondono agli stimoli. Reprimerli è molto costoso, conviene combatterli cambiando gli incentivi a cui sono sottoposti.
P.S. un' intervista su freakonomics
In un' epoca in cui nascere nel "mondo civile" significava restare assoggettato volente o nolente alla legge, loro davano a ciascuno la possibilità di firmare la Costituzione. Eppure un mondo senza di loro ci avrebbe guadagnato.
Quando il "mondo civile" era ben lontano dal disciplinare molte tra le più rischiose attività umane, loro si premuravano di dare una puntigliosa regolazione al gioco, agli alcolici, alla prostituzione, al fumo e persino al "sesso sicuro". Eppure, che sospiro di sollievo avremmo tirato tutti vedendoli sparire dalla faccia della terra.
Mentre il mondo civile si doveva tenere i "tiranni in carica" e l' appello al cielo era solo un vuoto proclama, loro potevano, grazie ad un semplice voto, dismettere all' istante il governante violento e arrogante. Eppure nessuno sentirà mai la loro mancanza.
Mentre nel mondo civile per il povero erano cavoli suoi, loro avevano già messo in piedi un sistema di previdenza sociale agile e funzionante, nonchè l' assicurazione sugli infortuni. Eppure applaudiamo ancora al fatto che siano stati spazzati via dalla Storia.
Mentre nel "mondo civile" il razzismo era la regola, la loro società esibiva un multiculturalismo vasto ed armonioso, con tanto di suffragio universale. Eppure... magari non fossero mai esistiti.
Quando nel mondo civile le diseguaglianze facevano a fette la società, presso di loro vigeva il motto: pari compenso per pari lavoro. Eppure, dio ci scampi e liberi dalla loro presenza.
Probabilmente avete già capito di chi parlo. Ma è ovvio, parlo dei Pirati!
Il libro di Leeson sembra appetitoso, a cominciare dallo strepitoso titolo. Io l' ho ordinato.
Morale. Non cambia mai: quando l' economista studia i delinquenti giunge sempre alla stessa conclusione; sono dei tipi tremendamente razionali e rispondono agli stimoli. Reprimerli è molto costoso, conviene combatterli cambiando gli incentivi a cui sono sottoposti.
P.S. un' intervista su freakonomics
Cervello e interiorità
Se penso, "qualcosa" accade nel mio cervello. Chi puo' negarlo?
Cio' non significa che quel "qualcosa" sia il mio pensiero. Oppure che quel "qualcosa" sia causa del mio pensiero.
Quanto è difficile fare questa semplice distinzione! E come semplificherebbe il dibattito intorno ai progressi delle neuroscienze.
Solo un' opzione metafisica postula il legame tra il "pensiero" e il "qualcosa".
L' empirista puro rinuncia a questa opzione, io invece la faccio: tra la supposta "causa" e il supposto "effetto" ci metto il Libero Arbitrio.
ESPERIMENTO MENTALE 1: un bottone funge da terminale ad una serie di cavi collegati ai miei lobi frontali. Premendo quel bottone il mio cervello assume un certo stato e io "alzo il braccio".
In questo caso alzare il braccio non è una libera scelta. Ma non si puo' nemmeno dire in generale che quando alzo il braccio lo faccio perchè nel mio cervello si è creato un "qualcosa". Potrei anche alzarlo perchè lo voglio alzare.
Il fatto che premere un bottone crei "qualcosa" nel mio cervello non significa che quel "qualcosa" possa crearsi anche altrimenti, magari grazie all' azione del Libero Arbitrio.
In altri termini: l' esistenza del libero arbitrio è un postulato filosofico che non puo' mai essere confutato, a meno che non si ricorra ad un altro postulato filosofico altrettanto inconfutabile: esistono solo "interazioni materiali" misurabili statisticamente. Si faccia attenzione: trattasi di vera opzione metafisica e non di semplice agnosticismo metafisico.
Ma all' orizzonte c' è qualcosa di più preoccupante.
ESPERIMENTO MENTALE 2: il dott. X dice che tutti noi siamo "pre-detetrminati" e mi sottopone un' equazione la quale predice che tra un minuto alzerò il braccio. Infatti, dopo un minuto, alzo il braccio.
Non trovo che questo esperimento mentale minacci seriamente l' esistenza del Libero Arbitrio. Infatti è molto più verosimile un finale diverso: io, con gran godimento personale, non alzo il braccio confutando l' equazione del menagramo! Dopodichè procedo al gesto dell' ombrello.
E se il dottore tenesse celate le sue previsioni? Allora, molto semplicemente, la sua equazione deterministica non sarebbe in grado di sfidare il mio Libero Arbitrio avendone la meglio.
Spesso l' empirista si bea dicendo: i miei argomenti sono osservabili, nulla si svolge al di fuori del nostro controllo.
Ma anche l' esistenza del Libero Arbitrio è osservabile. Anzi, io trovo la sua presenza lampante, persino più evidente di certe micro cause materiali. Certo, diversamente dall' empirista ritengo che anche la Ragione possa rilevare l' esistenza di "qualcosa". I sensi non hanno il monopolio in questo campo.
Quando l' empirista tenta la sortita finale osserva come il Libero Arbitrio sia solo una mera convenzione attraverso cui noi ci spieghiamo il mondo.
Se mi metto nei suoi panni cio' non è affatto una critica: tutta la conoscenza per lui è convenzione (è la sua opzione metafisica), anche il legame statistico che lega due eventi materiali. A questo punto si lasci sopravvivere una convenzione che ha dimostrato di servirci bene. Personalmente la trovo di gran lunga preferibile rispetto alla convenzione per cui saremmo tutti dei morti-viventi telecomandati. Se poi questa "convenziome" non la consideriamo tale ma la consideriamo una "realtà", funziona ancora meglio.
Cio' non significa che quel "qualcosa" sia il mio pensiero. Oppure che quel "qualcosa" sia causa del mio pensiero.
Quanto è difficile fare questa semplice distinzione! E come semplificherebbe il dibattito intorno ai progressi delle neuroscienze.
Solo un' opzione metafisica postula il legame tra il "pensiero" e il "qualcosa".
L' empirista puro rinuncia a questa opzione, io invece la faccio: tra la supposta "causa" e il supposto "effetto" ci metto il Libero Arbitrio.
ESPERIMENTO MENTALE 1: un bottone funge da terminale ad una serie di cavi collegati ai miei lobi frontali. Premendo quel bottone il mio cervello assume un certo stato e io "alzo il braccio".
In questo caso alzare il braccio non è una libera scelta. Ma non si puo' nemmeno dire in generale che quando alzo il braccio lo faccio perchè nel mio cervello si è creato un "qualcosa". Potrei anche alzarlo perchè lo voglio alzare.
Il fatto che premere un bottone crei "qualcosa" nel mio cervello non significa che quel "qualcosa" possa crearsi anche altrimenti, magari grazie all' azione del Libero Arbitrio.
In altri termini: l' esistenza del libero arbitrio è un postulato filosofico che non puo' mai essere confutato, a meno che non si ricorra ad un altro postulato filosofico altrettanto inconfutabile: esistono solo "interazioni materiali" misurabili statisticamente. Si faccia attenzione: trattasi di vera opzione metafisica e non di semplice agnosticismo metafisico.
Ma all' orizzonte c' è qualcosa di più preoccupante.
ESPERIMENTO MENTALE 2: il dott. X dice che tutti noi siamo "pre-detetrminati" e mi sottopone un' equazione la quale predice che tra un minuto alzerò il braccio. Infatti, dopo un minuto, alzo il braccio.
Non trovo che questo esperimento mentale minacci seriamente l' esistenza del Libero Arbitrio. Infatti è molto più verosimile un finale diverso: io, con gran godimento personale, non alzo il braccio confutando l' equazione del menagramo! Dopodichè procedo al gesto dell' ombrello.
E se il dottore tenesse celate le sue previsioni? Allora, molto semplicemente, la sua equazione deterministica non sarebbe in grado di sfidare il mio Libero Arbitrio avendone la meglio.
Spesso l' empirista si bea dicendo: i miei argomenti sono osservabili, nulla si svolge al di fuori del nostro controllo.
Ma anche l' esistenza del Libero Arbitrio è osservabile. Anzi, io trovo la sua presenza lampante, persino più evidente di certe micro cause materiali. Certo, diversamente dall' empirista ritengo che anche la Ragione possa rilevare l' esistenza di "qualcosa". I sensi non hanno il monopolio in questo campo.
Quando l' empirista tenta la sortita finale osserva come il Libero Arbitrio sia solo una mera convenzione attraverso cui noi ci spieghiamo il mondo.
Se mi metto nei suoi panni cio' non è affatto una critica: tutta la conoscenza per lui è convenzione (è la sua opzione metafisica), anche il legame statistico che lega due eventi materiali. A questo punto si lasci sopravvivere una convenzione che ha dimostrato di servirci bene. Personalmente la trovo di gran lunga preferibile rispetto alla convenzione per cui saremmo tutti dei morti-viventi telecomandati. Se poi questa "convenziome" non la consideriamo tale ma la consideriamo una "realtà", funziona ancora meglio.
Il 25 aprile come festa pagana
Torna il 25 aprile con il suo strascico di discussioni che molti giudicheranno noiose. Io però le trovo stimolanti.
LARUSSA 1: con i partigiani commemoriamo anche quei repubblichini che in buona fede credettero di servire la Patria.
E no, caro Larussa... c' era una "parte sbagliata" ed una "parte giusta". Per chi ritiene che una normale intelligenza fosse in grado di operare la distinzione, la "buona fede" conta poco.
LARUSSA 2: evitiamo di commemorare quei partigiani socialisti che combatterono per instaurare un altro regime [... praticamente la stragrande maggioranza...].
Adesso ci siamo! Teoricamente questa è la via giusta, per quanto impraticabile.
Ieri a Ballarò se n' è discusso.
Ho evitato di ascoltare i politici: avendo il dovere di perseguire la "pacificazione" sono continuamente alle prese con "nobili bugie". Ma quando la palla è passata a Paolo Mieli, storico oltrechè giornalista, ho sturato le orecchie.
Mieli nega il suo beneplacido anche a L2. Molti di quei partigiani, osserva, erano in "buona fede" e credevano di battersi per un nobile ideale: il sol dell' avvenire.
Ma la "buona fede" non l' abbiamo messa da parte censurando L1? Non devo neanche ricordare che il Fascismo al suo nascere seduceva molti proprio per il nobile ideale che incarnava. Questo vale per tutte le ideologie che flirtano con il romanticismo e la rivoluzione.
Vabbè, insiste Mieli, lasciamo pure perdere la "buona fede" e l' idealismo, diciamo allora che quei Partigiani erano dei giovanotti (20-23 anni) privi di una vera "intenzione", agivano governati dall' istinto.
Noto solo che festeggiare l' azione di uomini privi d' intenzione è un po' come festeggiare un evento atmosferico: piove! facciamo festa. Il 25 aprile si ridurrebbe ad una festa pagana.
LARUSSA 1: con i partigiani commemoriamo anche quei repubblichini che in buona fede credettero di servire la Patria.
E no, caro Larussa... c' era una "parte sbagliata" ed una "parte giusta". Per chi ritiene che una normale intelligenza fosse in grado di operare la distinzione, la "buona fede" conta poco.
LARUSSA 2: evitiamo di commemorare quei partigiani socialisti che combatterono per instaurare un altro regime [... praticamente la stragrande maggioranza...].
Adesso ci siamo! Teoricamente questa è la via giusta, per quanto impraticabile.
Ieri a Ballarò se n' è discusso.
Ho evitato di ascoltare i politici: avendo il dovere di perseguire la "pacificazione" sono continuamente alle prese con "nobili bugie". Ma quando la palla è passata a Paolo Mieli, storico oltrechè giornalista, ho sturato le orecchie.
Mieli nega il suo beneplacido anche a L2. Molti di quei partigiani, osserva, erano in "buona fede" e credevano di battersi per un nobile ideale: il sol dell' avvenire.
Ma la "buona fede" non l' abbiamo messa da parte censurando L1? Non devo neanche ricordare che il Fascismo al suo nascere seduceva molti proprio per il nobile ideale che incarnava. Questo vale per tutte le ideologie che flirtano con il romanticismo e la rivoluzione.
Vabbè, insiste Mieli, lasciamo pure perdere la "buona fede" e l' idealismo, diciamo allora che quei Partigiani erano dei giovanotti (20-23 anni) privi di una vera "intenzione", agivano governati dall' istinto.
Noto solo che festeggiare l' azione di uomini privi d' intenzione è un po' come festeggiare un evento atmosferico: piove! facciamo festa. Il 25 aprile si ridurrebbe ad una festa pagana.
Piccoli inconvenienti della censura
Avete sentito Ahmanidejad attaccare Israele e mettere in dubbio l' Olocausto?
Cosa direste ad un tipo del genere, o ad un suo accolito, per convincerlo di quanto sia assurda la sua posizione?
Probabilmente l' argomento più ragionevole suona così: "vivo in Europa, una terra in cui l' espressione è libera proprio come la stampa. Laggiù praticamente nessuna persona ragionevole si sognerebbe di negare l' Olocausto come fate voi. Rifletteteci".
Sono parole sante che probabilmente insinuerebbero un tarlo a chi è davvero in buona fede. Almeno fino a ieri.
Da qualche anno il nostro buon Ahmanidejad avrebbe la risposta pronta per ridicolizzarvi: "ma se laggiù chi nega l' Olocausto lo censurate e lo mandate pure in galera!"
Cosa direste ad un tipo del genere, o ad un suo accolito, per convincerlo di quanto sia assurda la sua posizione?
Probabilmente l' argomento più ragionevole suona così: "vivo in Europa, una terra in cui l' espressione è libera proprio come la stampa. Laggiù praticamente nessuna persona ragionevole si sognerebbe di negare l' Olocausto come fate voi. Rifletteteci".
Sono parole sante che probabilmente insinuerebbero un tarlo a chi è davvero in buona fede. Almeno fino a ieri.
Da qualche anno il nostro buon Ahmanidejad avrebbe la risposta pronta per ridicolizzarvi: "ma se laggiù chi nega l' Olocausto lo censurate e lo mandate pure in galera!"
Relativismo = Nichilismo
Molti, difendendo il loro "relativismo etico", ci tengono a far sapere come occorre distinguere la loro posizione dal mero "nichilismo".
Solo che non ci spiegano mai come dovremmo operare questa distinzione.
Probabilmente perchè è impossibile. Michael Huemer spiega il perchè in modo semplice e illuminante.
Solo che non ci spiegano mai come dovremmo operare questa distinzione.
Probabilmente perchè è impossibile. Michael Huemer spiega il perchè in modo semplice e illuminante.
Silenzio! Parla l' antidogmatico
La "modernità" sembra aver individuato un nemico, sempre lo stesso: il dogma. Ogni discussione etica si arena puntualmente con l' accusa di dogmatismo che l' acculturato rivolge al vecchio bacucco.
Ma cosa viene opposto al "dogma"? Molto spesso il nulla. Un mero istinto e la convinzione di essere "dalla parte della libertà e della tolleranza". Roba insomma con la quale non è facile intrattenere una proficua discussione.
Altre volte invece spunta una filosofia pragmatista che io chiamerei "utilitarismo": la soluzione migliore è quella che più conviene: calcoliamola.
Anche l' utilitarismo ha però i suoi problemini.
Per chiarirli al meglio basta ascoltare un utilitarista "serio", uno che non fa sconti, un tipo rigoroso che non arretra davanti a niente e non è mai disposto ad indossare maschere: Robin Hanson.
Con il buon Hanson dovrei simpatizzare, è un libertario doc, eppure lascia di stucco quando parla. Perchè? Ma proprio perchè non conosce dogmatismi di sorta e non smette mai di "calcolare". E' un vero tipo "moderno" e se simpatizzo con lui non è certo per le sue posizioni libertarie quanto piuttosto per l' assoluta mancanza di ipocrisie nel condurre in porto i suoi argomenti.
Ascoltarlo fa bene perchè l' uomo moderno puo' finalmente ascoltare se stesso quando non è impegnato ad accusare la controparte di avere la mente sbarrata nel "dogma". E la cosa capita tanto raramente che non bisogna farsi sfuggire l' occasione.
Vogliamo parlare di Auschwitz?
L' antidogmatico Hanson nota che "a fare problema" sia il fatto che non ci fossero "abbastanza nazisti": dopotutto se ci fossero stati 6 trilioni di camicie brune disposte a pagare 1 dollaro per il massacro di fronte a 6 milioni di ebrei disposti a pagare ciascuno "solo" 100.000 dollari per evitarlo (scommessa razionale), l' olocausto sarebbe stato l' esito ottimale.
La realtà brucia, viriamo verso mondi di fantasia. Lo sconcerto però non cambia: al mondo esiste solo Hannibal (un cannibale milionario quanto famelico) e un commerciante di schiavi che possiede 10.000 orfani poveri in canna. Per Hanson in questi casi il migliore dei mondi possibili è quello in cui Hannibal si compra tutti i bambini e se li magna. Fine della storia. Vi è piaciuta? Non è granchè ma non fa una grinza.
Spero che l' antidogmatico senta bene cosa sta dicendo (si lui, lui... perchè Hanson è solo la sua "bocca"), Hanson non sbaglia mica i "calcoli" e dalla sua testa escono i pensieri che "bisogna" pensare una volta che si è smesso per stanchezza di denunciare la presenza di "dogmi" nell' ottusa testa degli altri.
P.S. segnalo il blog di Hanson, una miniera inesauribile di idee e di rigore imperturbabile.
Ma cosa viene opposto al "dogma"? Molto spesso il nulla. Un mero istinto e la convinzione di essere "dalla parte della libertà e della tolleranza". Roba insomma con la quale non è facile intrattenere una proficua discussione.
Altre volte invece spunta una filosofia pragmatista che io chiamerei "utilitarismo": la soluzione migliore è quella che più conviene: calcoliamola.
Anche l' utilitarismo ha però i suoi problemini.
Per chiarirli al meglio basta ascoltare un utilitarista "serio", uno che non fa sconti, un tipo rigoroso che non arretra davanti a niente e non è mai disposto ad indossare maschere: Robin Hanson.
Con il buon Hanson dovrei simpatizzare, è un libertario doc, eppure lascia di stucco quando parla. Perchè? Ma proprio perchè non conosce dogmatismi di sorta e non smette mai di "calcolare". E' un vero tipo "moderno" e se simpatizzo con lui non è certo per le sue posizioni libertarie quanto piuttosto per l' assoluta mancanza di ipocrisie nel condurre in porto i suoi argomenti.
Ascoltarlo fa bene perchè l' uomo moderno puo' finalmente ascoltare se stesso quando non è impegnato ad accusare la controparte di avere la mente sbarrata nel "dogma". E la cosa capita tanto raramente che non bisogna farsi sfuggire l' occasione.
Vogliamo parlare di Auschwitz?
L' antidogmatico Hanson nota che "a fare problema" sia il fatto che non ci fossero "abbastanza nazisti": dopotutto se ci fossero stati 6 trilioni di camicie brune disposte a pagare 1 dollaro per il massacro di fronte a 6 milioni di ebrei disposti a pagare ciascuno "solo" 100.000 dollari per evitarlo (scommessa razionale), l' olocausto sarebbe stato l' esito ottimale.
La realtà brucia, viriamo verso mondi di fantasia. Lo sconcerto però non cambia: al mondo esiste solo Hannibal (un cannibale milionario quanto famelico) e un commerciante di schiavi che possiede 10.000 orfani poveri in canna. Per Hanson in questi casi il migliore dei mondi possibili è quello in cui Hannibal si compra tutti i bambini e se li magna. Fine della storia. Vi è piaciuta? Non è granchè ma non fa una grinza.
Spero che l' antidogmatico senta bene cosa sta dicendo (si lui, lui... perchè Hanson è solo la sua "bocca"), Hanson non sbaglia mica i "calcoli" e dalla sua testa escono i pensieri che "bisogna" pensare una volta che si è smesso per stanchezza di denunciare la presenza di "dogmi" nell' ottusa testa degli altri.
P.S. segnalo il blog di Hanson, una miniera inesauribile di idee e di rigore imperturbabile.
martedì 21 aprile 2009
Le armi sdoganate dall' esperimento mentale
ESPERIMENTO MENTALE: siete un giudice chiamato a decidere le sorti di un imputato che sapete con certezza innocente. L' opinione pubblica però è di diverso avviso e in caso di assoluzione si scatenerebbero probabilmente delle risse. Quale sarà il vostro verdetto secondo coscienza?
Penso che un giudice retto proceda all' assoluzione, a meno che le "risse" non assumano sembianza di vere e proprie guerre.
Per lo stesso motivo sono a favore della libertà di armarsi, così come penso che debba logicamente esserlo chi risolve l' "esperimento mentale" nel modo in cui ho fatto io.
A meno che:
Penso che un giudice retto proceda all' assoluzione, a meno che le "risse" non assumano sembianza di vere e proprie guerre.
Per lo stesso motivo sono a favore della libertà di armarsi, così come penso che debba logicamente esserlo chi risolve l' "esperimento mentale" nel modo in cui ho fatto io.
A meno che:
- qualcuno creda che, stando alla terminologia adottata, le "risse" degenerino in confliti civili di larghe proprzioni. Ma praticamente tutti gli studi in merito concludono che le risse o non ci sono, o sono piccole, o addirittura c' è un effetto opposto. Chi guarda ai fatti puo' stare tranquillo;
- qualcuno, a prescindere dalle possibili conseguenze, non pensa che detenere armi sia un diritto. Ritengo che nessuno adotti una posizione tanto estremista. Chi è favorevole ad un divieto, lo è sulla base delle "conseguenze";
- qualcuno pensa che in realtà l' esperimento mentale più corretto sia quello classico del trolley wagon. Qui si rintuzza analiticamente e in modo convincente questa possibile alternativa;
- qualcuno ritiene che lo strumento dell' "esperimento mentale" sia inappropriato quando si tratta di questioni etiche. Ogni caso è un caso a sè. Non sono disposto a dire addio al razionalismo, specie nel campo dell' etica. E anche i razionalisti hanno diritto ad un laboratorio dove condurre i loro esperimenti. Qui si difende lo strumento dell' "esperimento mentale".
L' inquinamento dell' ideologia verde
Parlando di ambiente si tirano in ballo tutte le "esternalità" possibili ed immaginabili.
Ma ce n' è una che passa sistematicamente sotto silenzio, eppure pesa moltissimo.
Potrebbe essere enunciata con la seguente iperbole: molto dell' inquinamento globale è dovuto al fatto che i paesi sviluppati inquinano troppo poco.
Infatti i paesi sviluppati sono anche quelli che "inquinano meglio".
Quando rinunciano a farlo le medesime operazioni si spostano altrove con effetti ben peggiori.
Chi è impegnato nell' ambientalismo ideologico puo' anche non tenerne conto perorando la sua causa, chi invece ha effettivamente a cuore le sorti del pianeta non puo' permettersi questo lusso ideologico.
Ma ce n' è una che passa sistematicamente sotto silenzio, eppure pesa moltissimo.
Potrebbe essere enunciata con la seguente iperbole: molto dell' inquinamento globale è dovuto al fatto che i paesi sviluppati inquinano troppo poco.
Infatti i paesi sviluppati sono anche quelli che "inquinano meglio".
Quando rinunciano a farlo le medesime operazioni si spostano altrove con effetti ben peggiori.
Chi è impegnato nell' ambientalismo ideologico puo' anche non tenerne conto perorando la sua causa, chi invece ha effettivamente a cuore le sorti del pianeta non puo' permettersi questo lusso ideologico.
lunedì 20 aprile 2009
Tra militanza e disonestà
Ma secondo voi, quando la nostra amata/odiata Farhenheit presenta le posizioni di Israele in rapporto a quelle arabe, mantiene un' asettica equidistanza?
A vostro giudizio, nel soppesare i pro e i contro della guerra, parlo in generale, la trasmissione è improntata alla neutralità tra i vari punti di vista?
Confrontando gli argomenti del mercato rispetto a quelli della regolazione dall' alto - facilita pensare al Lavoro o alla Scuola - sembra forsa a voi che l' imparzialità redazionale sia rispettata?
Trovate forse che Farhenehit, quando si occupa delle questioni vaticane, riesca a fungere da arbitro oggettivo o non trovate piuttosto che simpatizzi con i cosiddetti "laici"?
Per me queste sono domande retoriche e penso che nessuno possa mai prenderle sul serio. Trovo lampante che Fahre sia una trasmissione "faziosa". Esprime un proprio punto di vista soggettivo e i metodi seguiti per supportarlo sono gli stessi di sempre: si procede selezionando gli ospiti in modo che rimangano sottorappresentate le posizioni antipatiche e quando (poche volte) l' ospite risulta "problematico" (Alesina, Scaraffia, Ricolfi...) si procede ad interviste che equivalgono ad una raffica di obiezioni.
Che Fare sia organicamente faziosa lo posso anche digerire: ognuno di noi ha un pensiero e dà il meglio di sè quando lo esprime. Non mi va il fatto che non lo si dichiari esplicitamente.
Prendi un caso analogo ma opposto: Ferrara con il suo giornale. La linea del giornale viene continuamente esposta esplicitamente e rivendicata con orgoglio affinchè sia chiara e il lettore pre avvertito.
Nulla del genere accade per Fahre, e nemmeno potrebbe accadere visto che occorre ammantarsi con l' aurea del servizio pubblico.
Questa ipocrisia è davvero insopportabile perchè accanto alla militanza fa trapelare una certa disonestà.
P.S. la cosa più disturbante per noi anime semplici resta comunque l' aspetto parassitario di tutta la vicenda: lo stipendio a Ferrara lo paga chi vuole ascoltarlo mentre Sinibaldi e compagnia se lo fanno pagare anche da chi non li sopporta e li valuta un "male pubblico". Ma questa stortura è troppo ovvia affinchè qualcuno possa considerarla.
A vostro giudizio, nel soppesare i pro e i contro della guerra, parlo in generale, la trasmissione è improntata alla neutralità tra i vari punti di vista?
Confrontando gli argomenti del mercato rispetto a quelli della regolazione dall' alto - facilita pensare al Lavoro o alla Scuola - sembra forsa a voi che l' imparzialità redazionale sia rispettata?
Trovate forse che Farhenehit, quando si occupa delle questioni vaticane, riesca a fungere da arbitro oggettivo o non trovate piuttosto che simpatizzi con i cosiddetti "laici"?
Per me queste sono domande retoriche e penso che nessuno possa mai prenderle sul serio. Trovo lampante che Fahre sia una trasmissione "faziosa". Esprime un proprio punto di vista soggettivo e i metodi seguiti per supportarlo sono gli stessi di sempre: si procede selezionando gli ospiti in modo che rimangano sottorappresentate le posizioni antipatiche e quando (poche volte) l' ospite risulta "problematico" (Alesina, Scaraffia, Ricolfi...) si procede ad interviste che equivalgono ad una raffica di obiezioni.
Che Fare sia organicamente faziosa lo posso anche digerire: ognuno di noi ha un pensiero e dà il meglio di sè quando lo esprime. Non mi va il fatto che non lo si dichiari esplicitamente.
Prendi un caso analogo ma opposto: Ferrara con il suo giornale. La linea del giornale viene continuamente esposta esplicitamente e rivendicata con orgoglio affinchè sia chiara e il lettore pre avvertito.
Nulla del genere accade per Fahre, e nemmeno potrebbe accadere visto che occorre ammantarsi con l' aurea del servizio pubblico.
Questa ipocrisia è davvero insopportabile perchè accanto alla militanza fa trapelare una certa disonestà.
P.S. la cosa più disturbante per noi anime semplici resta comunque l' aspetto parassitario di tutta la vicenda: lo stipendio a Ferrara lo paga chi vuole ascoltarlo mentre Sinibaldi e compagnia se lo fanno pagare anche da chi non li sopporta e li valuta un "male pubblico". Ma questa stortura è troppo ovvia affinchè qualcuno possa considerarla.
Quando il salvavita uccide
La cintura di sicurezza vi salva la vita in caso d' incidente. Cio' non significa automaticamente che estenderne l' uso salvi delle vite. Questo per una semplice ragione: l' incidente automobilistico non capita per caso ma è anche la risultante di una serie di decisioni umane.
Vi sembra strano? Sam Peltzman ha indagato a lungo stranezze del genere. Ecco un "classico" della sua produzione.
Questo genere di argomentazioni non vi ricorda qualcosa? Il Papa... i profilattici...
Vi sembra strano? Sam Peltzman ha indagato a lungo stranezze del genere. Ecco un "classico" della sua produzione.
Questo genere di argomentazioni non vi ricorda qualcosa? Il Papa... i profilattici...
Il mio euro
"Non do un euro per l'Abruzzo, perché è la beneficenza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell'italiano generoso, del popolo generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude e poi sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia... Il mio euro per la Protezione civile è già incluso nelle tasse che pago...».
"
Il solito spettacolino dell' illuso che sbraita. Preferisco di gran lunga la battaglia opposta: più beneficienza (e meno tasse).
"
Il solito spettacolino dell' illuso che sbraita. Preferisco di gran lunga la battaglia opposta: più beneficienza (e meno tasse).
domenica 19 aprile 2009
Wild Bill Hicks
Il 30 gennaio Letterman ha dedicato il Late Show a un ricordo di Bill Hicks. E ha mandato in onda il pezzo (favoloso) che aveva censurato nel '93. Si è scusato con la madre di Hicks, seduta accanto a lui, e con tutto il pubblico. "E' stato un mio grave errore di valutazione. Uno sbaglio. Non so neanch'io perché l'ho fatto, credo per insicurezza, per paura. Il che la dice lunga su di me."
clicca qui se non funziona quello sopra
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sabato 18 aprile 2009
Piccoli inconvenienti dell' ingegneria sociale
16 milioni di bambine cinesi mancano all' appello. Ora sappiamo che fine hanno fatto: abortite.
Nessuna paura: trattasi solo della libertà del più forte.
Nessuna paura: trattasi solo della libertà del più forte.
Soluzioni contro i pirati somali
Le solite due: innovazione e taglie. In casi estremi privatizzare l' Oceano.
venerdì 17 aprile 2009
Prendersi in giro e vivere felici
L' umorale (eufemismo) Roberta De Monticelli sul "male":
... reagire sentendo in sè l' urgenza di una ricerca sulle radici del "male"...
... ma anche la consapevolezza che non arriveremo mai a "comprendere"...
Che la filosofa odi il pensiero lo sapevamo, ma l' operazione che propone sembra davvero possibile solo a chi è disposto a prendersi parecchio in giro: fare una cosa che, si sa già, non approderà mai a nulla.
Il riferimento sembra Giobbe. Uno che di sicuro non è partito con la consapevolezza che non avrebbe compreso!
Ascolta la trasmissione.
... reagire sentendo in sè l' urgenza di una ricerca sulle radici del "male"...
... ma anche la consapevolezza che non arriveremo mai a "comprendere"...
Che la filosofa odi il pensiero lo sapevamo, ma l' operazione che propone sembra davvero possibile solo a chi è disposto a prendersi parecchio in giro: fare una cosa che, si sa già, non approderà mai a nulla.
Il riferimento sembra Giobbe. Uno che di sicuro non è partito con la consapevolezza che non avrebbe compreso!
Ascolta la trasmissione.
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