mercoledì 10 settembre 2008

Fake Folk

Le musiche dei paesi lotani mi piacciono, purchè siano posticce e plastificate. Senza questa forma di degradazione sento come l' azione di un' intercapedine straniante. E allora cosa c' è di meglio che far finta d' imbattersi nel misterioso Oriente infilandosi nel baraccone di Bollywood, magari avendo come Virgilio questo Ennio Morricone olivastro con tanto di pallino in fronte e mellifluo sorriso inestinguibile, di quelli che vedi con la coda dell' occhio ogni giorno al semaforo... e magari dietro un cartone di queste quinte lussureggianti capiterà pure di incontrare qualche salgariana tigre che sfoggia un ruggito dall' inflessione torinèse.

Esternalità epistemologiche

Direttamente dal blog libertario di Liberty First ecco una discussione a cui ho preso parte. Mi sembra di un qualche interesse per ribadire come la nostra scelta epistemologica (ovvero, cosa intendiamo quando parliamo di "scienza") si riverberi poi in molti altri campi che vanno dalla religione alla politica.

martedì 9 settembre 2008

Lanzichenecchi sperduti

Traspare un certo affanno nella sortita con cui il power trio svizzero cerca di farsi notare prendendo d' assalto il fortino delle convenzioni. Come se un brano destinato a durare 20 secondi ne durasse 25 e il prolungamento fosse fatale. Il sax sembra stantufare per giungere alla meta, la chitarra vaga un po' spaesata nei suoi virtusismi, il drum kit... bè lui no, parte a testa bassa e arriva indefesso senza accorgersi di nulla... Sono aggressori e si trasformano lentamente in personaggi bisognosi d' incoraggiamento, figuri verso cui allungare la nostra mano anche solo per indicare loro la strada per Roma...

Macroeconomia spiegata in un rigo per come me la ricordo

Non mi sembra che gli economisti abbiano valide teorie per illuminarci sul susseguirsi dei cicli economici. Il fatto è che secondo l' ortodossia (aspettative razionali), i cicli, molto semplicemente, non dovrebbero nemmeno esistere. Eppure ci sono, eccoli lì.

Affinchè si realizzino è necessario ipotizzare agenti irrazionali, entrano in ballo allora le teorie keynesiane, nonchè quelle "austriche". I concetti di "trappola della liquidità" e "malinvestment" nascondono comportamenti fallaci: nel primo caso sono i sindacati a prendere una cantonata, nel secondo gli imprenditori. I "comportamentisti" poi sono i più attrezzati nel merito, forse non hanno ancora una teoria completa ma non difettano certo di bias decisionali, ne hanno in abbondanza per tutti e tutti sistematici.

Certo è che se qualcuno sbaglia "sistematicamente" i calcoli, allora il "ciclo" puo' partire alla grande.

Per quanto imperfetti siano gli operatori economici, qualcuno ritiene che tutta la catena di errori che conduce al ciclo irradi innanzitutto proprio da quelle istituzioni nate per combatterli: le banche centrali.

La banca centrale, per carità, ha una sua ragion d' essere:

  1. poichè la moneta è un bene/rete (un po' come i sistemi operativi dei computer), il suo mercato tende al monopolio naturale, la cosa è seccante per quanto alcuni minimizzino;
  2. la deflazione risolverebbe in modo "naturale" talune situazioni di ciclo se non fosse che esistono problemi di "coordinamento" (chi abbassa per ultimo i prezzi è avvantaggiato, quindi è premiato chi non collabora). Ma i veri problemi di coordinamento sono indotti dalla fiducia (le situazioni del tipo "lo farei se lo facesse anche lui" richiedono fiducia reciproca per realizzarsi). Per sbloccare convenientemente la situazione occorre qualcuno che rompa il ghiaccio, l' ideale è che lo si faccia con il tasso d' interesse (la moneta è un bene che s' infiltra in tutti i settori economici contemporaneamente e una deflazione del tasso d' interesse aggiusta l' economia risparmiandoci dalla deflazione degli altri prezzi);
  3. la moneta favorisce gli scambi ma qualora sia destinata ad apprezzarsi (deflazione) puo' essere conveniente detenerla a fini speculativi. Questo fatto impedisce che il mercato realizzi tutti gli investimenti produttivi.

I punti 1-2-3 giustificano la presenza delle banche centrali, purchè indipendenti dalla politica e completamente dipendenti invece da una regola anti-infla-deflazionista che renda la moneta un bene di qualità. Non è facile costruire questa regola, la velocità di circolazione della moneta è una variabile difficilmente isolabile. Nonostante questo ci si può provare (oggi si usa la regola di Taylor).

Ma l' indipendenza è costantemente messa a rischio, basterebbe osservare oggi quanti improperi attira su di sè la BCE per il suo comportamento rigoroso. I politici tirano tutti la giacchetta a Trichet, è molto più conveniente rispetto a metter mano alle riforme. La BCE sta costruendosi una reputazione e non puo' sgarrare, ma quando questa esigenza verrà meno? Una volta perduto il bene dell' indipendenza i cicli spuntano come i funghi dopo il temporale. Le Banca Centrale, specie sotto elezioni o quando domina un certo clima psicologico che richiede un palliativo, sono chiamate ad abbandonare i loro scopi istituzionali per cucire qualche pezza producendo scenari artificiosi in cui la resa dei conti viene procastinata a data da destinarsi. Naturalmente con l' entità del conto che lievita, mica gratis.

Forse l' ultimo appunto è quello decisivo e dovrebbe far riflettere chi ritiene gli USA la patria del liberismo selvaggio. A suo tempo la Fed catechizzò l' Europa, oggi vive ancora di questa rendita. La flessibilità dell' economia USA poi consente di esternalizzare i danni delle crisi. Questo fa ragionare Bernanke come Clemenceau: "scoreggiamo pure, a puzzare saranno gli altri".

domenica 7 settembre 2008

Napoli è una carta sporca...

Gli insulti sono in grado di trasportare un messaggio d' amore? Se devo basarmi sull' esperienza personale, seguendo quella via sono andato incontro solo a malintesi con relativi rovesci. Non ci sono precisazioni che tengano, peccato perchè devo ammettere una certa propensione naturale verso queste "dichiarazioni" sentimentali. Ma non è di me che voglio parlare, bensì della scrittrice Anna Maria Ortese. Ho la sensazione che con il suo famigerato libro su Napoli volesse tentare un numero del genere: sfoggiare il suo insopprimibile attaccamento mostrando a Napoli quanto fosse lurido e ripugnante quell' eccesso di umanità, quel modo di soggiacere alla vita anzichè di impugnarla come un arnese.

Nelle sue mani Napoli diventa un dio da adorare inventando sempre nuove bestemmie.



Napoli diventa una piaga purulenta su cui Dio s' incurva, ma solo per spargere altro sale.

Napoli appare come un bambino sporco e pieno di foruncoli, il suo naso è stipato da densi muchi. Quando dorme fa un rumore strano, come avesse delle bestie dentro. Poi si sveglia per un attimo, ti guarda cercando e lecca il catarro che gli cola dal naso con un sorriso dalla dolcezza rassegnata.

Napoli si muove come l' artritico a cui bruciano le ossa, è tale la tortura che non saprebbe più nemmeno dire dove prova dolore. Si ferma, si arrende gettando tutte le sue costruite lacrime come se fossero il sangue gettato da una vena aperta.

Napoli piange sempre; crolla il viso tra le mani pesanti, mani da faticatore improduttivo destinato alla disoccupazione, con la pelle marrone e squamata.

Napoli risparmia ogni sforzo per nascondere il dolore che la imbruttisce. L' imbuto viscido sul fondo del quale riposano i suoi cortili disadorni. I muri lebbrosi fitti di miserabili balconi. E in mezzo alla corte quel gruppo di cristiani cenciosi e deformi, coi visi striati dalla miseria e dalla rassegnazione, che ti guardano amorosamente e infidamente. Anche i bambini aprono occhi da vecchio instupiditi dall' indifferenza.

Napoli ci fa entrare nel suo grembo con mille cerimonie ed è come entrare alla Messa Grande di Natale. Le grida dell' organo e i furori dei canti ci intontiscono. Il bianco e il rosso dei paramenti sono un' aggressione, il tremolio dei lumini ci disorienta rendendoci incerti. La testa è appestata dall' afrore dei gligli e delle rose, misto a quello funebre dell' incenso. Guadagnamo l' uscita cercando con avidità l' aria modesta di tutti i giorni.

C' è della stupidità nella mente di Napoli, ecco tutto. Una sonnolenza, l' effetto di uno sforzo sostenuto molti secoli indietro. Un' indolenza che non deriva solo dalle mollezze meridionali ma anche da un languore di sangue devitalizzato. Attende qualcosa Napoli, nell' abbondanza del tempo disoccupato se ne sta inerte riversa sul davanzale con la sigaretta in mano e il risucchio voluttuoso, il viso butterato dalle passioni e dalle noie dei giovani napoletani. Chiunque passi riceve il saluto untuoso, come se tornasse sempre da posti lontanissimi.

L' occhio del napoletano è mite. Mite come quello del cavallo da tiro che sente il carico appesantirsi ma non si volta indietro per scoprirne la causa, sa solo che deve sforzarsi per portare ciò che gli è toccato.

Napoli è una zitella che per compensare fa una vita da uomo e si veste elegante per nascondere la decrepitezza della sua figura spossata. La felicità è solo un rifluire di ricordi disordinato che procura smarrimento. Dopo una gioventù inerte e piena di cose futili, poco alla volta ha dovuto rassegnarsi ad una vita servile in casa della sorella maritata. E cresci questo bambino e cresci quell' altro, per le sue preoccupazioni personali non c' era più tempo. Qualora una speranza concreta dovesse affiorare viene subito stretta e soffocata dai timori goffamente nascosti dietro l' apparente incoraggiamento che Lei riceve da da coloro che capiscono fin troppo bene quanto l' equilibrio e la pace della famiglia si incrinerebbe se solo la colonna della casa s' intenerisse.

Napoli era piena di stizza e meschinità da giovane, ma la vita, confinandola ai più bassi posti, ha avuto ragione di quei difetti.

Napoli è circonfusa da un' aria stracarica di bellezza. Costretti a quel confronto le case e la vita degli uomini non possono che rivelarsi miseri e logori.

***

Siccome amo Napoli e capisco come si possa amare insultando, non ho avuto particolari problemi con il libro della Ortese, ma capisco anche la proscrizione inappellabile da cui è stata colpita e affondata.




sabato 6 settembre 2008

Voci da rieducare (3)

Un uccellino dalla gola metallica questa olandesina. Per capire quanto di artificioso contenga il "perfettamente naturale" è auspicabile l' ascolto in cuffia...



... in esclusiva sulla rete...

Puntata precedente.

Il darwinista reticente

La teoria evoluzionista va bene quando puo' essere brandita come arma contro il Crazionismo e l' Intelligent Design, quando si tratta di ingaggiare combattimenti sui programmi di biologia da tenersi nelle nostre scuole. Va molto meno bene quando si tratta di trasporre analoghi concetti in altre scienze quali la psicologia, la sociologia o l' economia; in quei casi si paventa lo spettro del darwinismo sociale e le bocche si cuciono improvvisamente lasciando il posto a girandole di eufemismi e disegni intelligenti governativi.

Non sarà che nel primo caso faccia piacere avere come bersaglio indiretto alcune istituzioni religiose generiche mentre nel secondo caso il nemico sarebbe il ben più temibile culto del Politically Correct?

Per chi ama le scienze avendo in uggia l' ipocrisia sarebbe meglio dedicarsi ad altri campi del sapere.

Fonte: Shermer p.XVIII

giovedì 4 settembre 2008

Ride On

di Christy Moore adoro la voce, una delle più belle, con quella di Nic Jones, della scena folk anglo-irlandese.

Ora è un signore di una certa età, e qui canta una canzone struggente, tra le mie preferite.

"Ride on, see you, I could never go with you no matter how I wanted to..."

Il Simpson (2)

Ascoltavo un po' di pezzi di Martin Simpson, in rete. Allego questo.
Ho ascoltato anche sue versioni di pezzi folk americani, incredibile, sembra americano sputato. Veramente bravo, simpatico e grande chitarrista acustico.

ciao d

Apprenez le francais avec Trenet (6)

Madonna che tristezza...

... ma è una tristezza colorata. Colorata dall' idioma variegato e dal gioco delle parti. Lei è una cattivona altera, ma se proprio non offrirà l' agognata speranza, capiamo fin da subito che lui se la procaccerà altrove. Trenet è un po' come Mozart, i suoi Requiem non sono mai la tomba del sentimento, in lontananza già si sente frizzare una nuova generazione di bollicine, i cadaveri sono ancora freschi quando il sangue sembra affluire ancora verso un cuore pronto a nuovi boum

... certo che questa gente con cui hai fatto le trasfusioni fino a ieri e che adesso passa senza neanche salutare tutta affaccendata in chissà quali faccende...



Vinile irreperibile ovunque, non c' è world wide web che tenga...

Cittadini che danno e cittadini che prendono

Qualche tabella da appendere in ogni locale dove s' intavola una discussione sul federalismo. Per una questione di estetica e di civiltà.

mercoledì 3 settembre 2008

Vertici (2)

Un primo tempo da 32 minuti e passa, solo Sergiu poteva confezionarlo ricorrendo ai suoi imponenti strascichi. Un vero Feierlich che fa tremare. Bruckner si sarebbe stupito e compiaciuto di aver scritto quella musica. Fresco dalla lezione zen appena ricevuta, l' anti Karajan cammina con il ritmo solenne delle sue sinfonie verso il podio della direzione per miracolare una grande filarmonica che sarà grande solo con lui. Peccato che di quei 32, dopo una serie di amputazioni, ce ne ascoltiamo solo 10. Per il resto, estratti dalle prove con incazzature rumene comprese, compratevi il disco. Io l' ho pagato 50 euro e probabilmente non è più nemmeno in commercio.

Com' è viscida la strada degli aggettivi! Specie se l' oggetto è la musica. Farraginoso, strascicato, sformato, sfaldato, slabbrato, scucito... suonano come una dura condanna. Eppure descrivono anche il genere di bellezza con cui abbiamo a che fare qua sotto. Non resta che l' ascolto...



Puntata precedente...

martedì 2 settembre 2008

Anime sottili

Un' indagine chitarresca condotta da cowboys con il turbante. Un microscopio per indagare le anime sottili, quelle anime che sgusciano tra le corde simpatiche.

Paternalismo libertario

Penso proprio che mi procurerò l' ultimo libro di Richard Thaler e Cass Sunstein, l' argomento m' interessa.

Fare i libertari è tanto divertente perchè puoi concederti il lusso della coerenza e del rigore. Ma è anche un po' noioso perchè tutto si esaurisce in più o meno ingegnose elucubrazioni, è difficile l' applicazione integrale di quei principi.

Ecco allora che ci si pone il problema di dove sia meglio "cedere", di quale sia la strada più proficua da imboccare per trovarsi a mezza via con i propri avversari ideologici.

Già in passato mi sono espresso accettando alcune forzature in tema di informazione. Perchè è sull' informazione che punterei.

Ho l' impressione che la teoria del "Paternalismo Libertario" che Thaler/Sunstein mettono a punto vada nella medesima direzione.

I due puntano tutto sulla "possibilità di scegliere", però constatano anche come la capacità di giudizio dei soggetti soffra di lacune ineliminabili, d'altronde sono due "economisti comportamentali".

Come conciliare le due cose? Basterebbe mantenere sempre libera la scelta ma imporre alcune modalità di default per presentarla nel modo più trasparente al candidato. E via con gli esempi, si va dalle formule del "silenzio assenso", ai caratteri delle clausole contrattuali, alla disposizione degli alimenti nei centri commerciali eccetera. Chi offre deve attenersi a delle modalità di presentare la propria merce in modo da non sfruttare i bias cognitivi dei clienti.

Certo che questo è il modo migliore per rinforzarli quei bias, per evitare che l' evoluzione lavori al fine di correggerli. inoltre sudo un po' freddo a pensare che una cosa del genere venga lasciata in mano ai politici. Mi vedo già spuntare un bias al giorno a seconda delle convenienze. Ad ogni modo i politici hanno già in mano tutto.

Naturalmente un libertario rigoroso va a nozze criticando i mille proibizionismi impliciti nel "paternalismo libertario". Io invece lo salverei considerandolo semplicemente una scelta politica più che una teoria rigorosa. Ma forse è meglio che aspetti per toccare con mano cio' di cui sto parlando.

Contorsioni raddrizzate

Fresco di giornata, un virtuoso avvitamento a cura di maurizio Milani...

... la pattuglia acrobatica peggiore al mondo è quella delle Bahamas. Sono otto velivoli dell’aeronautica militare bahamasina. I piloti non si conoscono e nemmeno vogliono farlo. Non provano mai le formazioni in volo. Cosa fanno? Alle manifestazioni delle varie pattuglie acrobatiche loro si presentano così: uno decolla alle cinque di pomeriggio, uno alle cinque e un quarto, uno alle cinque e trenta e così via. Rimangono distanti l’uno dall’altro un quarto d’ora di volo (cioè trenta miglia), quando passano sul pubblico, sempre mantenendo questa distanza di sicurezza, fanno uscire dal tubo di scappamento il verde, il blu e il boh...

Non chiedete chiarimenti! L' unico antidoto al torciglione di Milani consiste nel farsi scivolare addosso la semplicità di una canzoncina scelta nel mazzo del miglior album pop uscito ad agosto...

lunedì 1 settembre 2008

L' ultimo walzer

Con il suo dito lento e sapiente il Cirillo assicura sempre un romantico sferragliamento che ci lascia a mezza via tra Parigi e Honolulu. Ancora un giro di Walzer per arrivare in porto nell' isola delle carezze! Chi mi concede l' ultima danza? Diana, ti va di fare quattro salti?

In preghiera al cospetto dei numeri

Nato a Brno, Kurt Godel viene comunemente considerato come il massimo logico di tutti i tempi.

Fu un fervente platonico e si dedicò anche al problema di Dio dandone una sua dimostrazione nel solco di Leibniz.

Ma la cosa interessante è un' altra: l' ente di natura divina dotato di tutte le propietà positive e necessariamente esistente non venne da Godel relegato al ruolo del "Dio della ragione" di fronte al quale - come scrisse Heidegger - " l' uomo non puo' pregare, non puo' sacrificare e non puo' per timore cadere in ginocchio".

A differenza della concezione un po' intellettualistica del divino quale "mente superiore" professata dall' amico Einstein, il logico moravo considerava infatti Dio non solo come entità razionale logicamente dimostrabile, ma anche come essere degno di venerazione.

A me la cosa sembra decisamente strana. Certo che la vita dei grandi logici di stranezze è sempre costellata.

Fonte: Timossi p.445

domenica 31 agosto 2008

Dio dimostrato (velocemente perchè ho fretta)

Ho letto il libro di Timossi che fa bella mostra di sè sul comodino. Viene squadernata una completa rassegna storica sulle dimostrazioni dell' esistenza di Dio. E' una selva in cui ho cercato di tracciare un mio sentiero personale.

Tra le prove empiriche lascerei perdere quella del Dio/architetto o quella del Dio/orologiaio. Non mi sfagiolano e mi rivolgo altrove.

Innanzitutto Dio potrebbe esistere per il fatto che esistono alcuni precetti morali universali nel tempo e nello spazio. Ne esistesse anche uno solo, sarebbe ufficiente. E io in questa esistenza credo fermamente.

Mi sento confortato avendo al mio fianco su questa strada due tipini come Dostoevskij e Kant. Il primo disse che "senza Dio tutto sarebbe permesso", il secondo parlava di una legge che ciascun uomo porta dentro di sè.

Mi convince anche la prova cosmologica, ma solo nella sua forma radicale che non considera tanto l' armonia del creato: Dio esiste perchè c' è qualcosa al posto di niente.

Questa conclusione la traiamo sotto l' egida del principio di ragion sufficiente: ogni cosa che esiste ha necessariamente una spiegazione ragionevole e l' esistenza di Dio spiega l' esistenza dell' essere al posto del nulla. Certo, qualcuno potrebbe dire che l' essere esiste autonomamente, ma così facendo rinuncerebbe al principio. Il nostro nume tutelare in questo caso sarebbe Leibniz.

Ci sono parecchi atti di fede in queste dimostrazioni, due su tutti: esiste almeno un principio etico universale, esiste poi un principio di ragione sufficiente. Al primo in fondo credono tutti, tranne qualche nichilista isolato. Il secondo è l' atto di fede tipico delle scienze: credo nell' intelleggibilità del mondo.

Si instaura così un rapporto tra fede e ragione, è il rapporto anselmino: credo per poter capire. Anche se la vera fede interviene successivamente a caratterizzare il Dio a cui ci rivolgiamo. In questo senso Tommaso docet: la ragione come trampolino della fede.

La prova etica e la prova cosmologica sono prove empiriche, approdano a delle possibilità, il massimo che possono dirci è che l' ipotesi di Dio prevale.

Per sigillare il tutto con una certezza ci si appella alle prove logiche e la logica modale ci dice innanzitutto che la verità di un' affermazione o è necessaria o è impossibile. In altri termini, un' affermazione è o vera o falsa. Anche questo principio (bivalenza) è un atto di fede (la logica è piena di atti di fede).

"Dio esiste" prevale tra le affermazioni possibili, dunque non è impossibile, dunque è necessaria. Ecco, l' esistenza di Dio è dimostrata.

I padrini dell' argomento logico sono parecchi, si va da Leibniz fino a Godel. Mi sembra che la qualità dei cervelli in campo sia la massima disponibile sul mercato della logica.

Ma l' argomento logico non regge senza che la "possibilità" di Dio sia sostenuta dall' argomento empirico, infatti in virtù del semplice argomento logico anche una "materia infinita ed autonoma" sarebbe possibile (non contradditoria) e quindi necessaria. Per questo che il "possibile" è un titpolo di merito da assegnare con argomenti ex post e non semplicemente affidandosi alla coerenza interna.

Le mie conclusioni sono ben diverse da quelle sponsorizzate dall' autore, lui esalta l' argomento anselmino (puramente logico): Dio è il maggiore tra gli enti immaginabili, poichè "maggiore" significa che detiene tutte le qualità al massimo grado, deterrà al massimo grado anche la qualità dell' esistenza. Kant sostenne che l' esistenza non è una "qualità", mi sembra una critica distruttiva. La critica di Kant viene aggirata facendo atto di fede circa la qualità dell' esistenza. In tutta franchezza preferisco gli atti di fede richiesti più sopra.

Il richiamo della steppa

Ecco la musica che ci racconta una storia fuori moda, l' ascolto volentieri perchè oggi prorpio non ne posso più di mantenermi all' altezza del qui ed ora, molto meglio le steppe ucraine, molto meglio retrocedere di qualche secolo fa. E poi è sempre bello sentir suonato un piano da tre mani.

Dita pesanti

Le solite sventagliate nelle quali l' interprete è chiamato a scolpire i temi, magari facendo trasparire la fatica e il sudore dello scalpellino. Ci vorrebbero le dita pesanti di un picchiatore solenne come Sviatoslav Richter. Non che il piatto passato dal convento sia meno prelibato, ma per non rischiare l' esposizione a lamentele seleziono un paio di studi decentrati, dove contano anche certi macchinali automatismi che ci spingono fuori dal cono d' ombra di Beethoven verso i vetrini colorati di un Paganini.