mercoledì 3 settembre 2008
Vertici (2)
Com' è viscida la strada degli aggettivi! Specie se l' oggetto è la musica. Farraginoso, strascicato, sformato, sfaldato, slabbrato, scucito... suonano come una dura condanna. Eppure descrivono anche il genere di bellezza con cui abbiamo a che fare qua sotto. Non resta che l' ascolto...
Puntata precedente...
martedì 2 settembre 2008
Anime sottili
Paternalismo libertario
Fare i libertari è tanto divertente perchè puoi concederti il lusso della coerenza e del rigore. Ma è anche un po' noioso perchè tutto si esaurisce in più o meno ingegnose elucubrazioni, è difficile l' applicazione integrale di quei principi.
Ecco allora che ci si pone il problema di dove sia meglio "cedere", di quale sia la strada più proficua da imboccare per trovarsi a mezza via con i propri avversari ideologici.
Già in passato mi sono espresso accettando alcune forzature in tema di informazione. Perchè è sull' informazione che punterei.
Ho l' impressione che la teoria del "Paternalismo Libertario" che Thaler/Sunstein mettono a punto vada nella medesima direzione.
I due puntano tutto sulla "possibilità di scegliere", però constatano anche come la capacità di giudizio dei soggetti soffra di lacune ineliminabili, d'altronde sono due "economisti comportamentali".
Come conciliare le due cose? Basterebbe mantenere sempre libera la scelta ma imporre alcune modalità di default per presentarla nel modo più trasparente al candidato. E via con gli esempi, si va dalle formule del "silenzio assenso", ai caratteri delle clausole contrattuali, alla disposizione degli alimenti nei centri commerciali eccetera. Chi offre deve attenersi a delle modalità di presentare la propria merce in modo da non sfruttare i bias cognitivi dei clienti.
Certo che questo è il modo migliore per rinforzarli quei bias, per evitare che l' evoluzione lavori al fine di correggerli. inoltre sudo un po' freddo a pensare che una cosa del genere venga lasciata in mano ai politici. Mi vedo già spuntare un bias al giorno a seconda delle convenienze. Ad ogni modo i politici hanno già in mano tutto.
Naturalmente un libertario rigoroso va a nozze criticando i mille proibizionismi impliciti nel "paternalismo libertario". Io invece lo salverei considerandolo semplicemente una scelta politica più che una teoria rigorosa. Ma forse è meglio che aspetti per toccare con mano cio' di cui sto parlando.
Contorsioni raddrizzate
... la pattuglia acrobatica peggiore al mondo è quella delle Bahamas. Sono otto velivoli dell’aeronautica militare bahamasina. I piloti non si conoscono e nemmeno vogliono farlo. Non provano mai le formazioni in volo. Cosa fanno? Alle manifestazioni delle varie pattuglie acrobatiche loro si presentano così: uno decolla alle cinque di pomeriggio, uno alle cinque e un quarto, uno alle cinque e trenta e così via. Rimangono distanti l’uno dall’altro un quarto d’ora di volo (cioè trenta miglia), quando passano sul pubblico, sempre mantenendo questa distanza di sicurezza, fanno uscire dal tubo di scappamento il verde, il blu e il boh...
Non chiedete chiarimenti! L' unico antidoto al torciglione di Milani consiste nel farsi scivolare addosso la semplicità di una canzoncina scelta nel mazzo del miglior album pop uscito ad agosto...
lunedì 1 settembre 2008
L' ultimo walzer
In preghiera al cospetto dei numeri
Fu un fervente platonico e si dedicò anche al problema di Dio dandone una sua dimostrazione nel solco di Leibniz.
Ma la cosa interessante è un' altra: l' ente di natura divina dotato di tutte le propietà positive e necessariamente esistente non venne da Godel relegato al ruolo del "Dio della ragione" di fronte al quale - come scrisse Heidegger - " l' uomo non puo' pregare, non puo' sacrificare e non puo' per timore cadere in ginocchio".
A differenza della concezione un po' intellettualistica del divino quale "mente superiore" professata dall' amico Einstein, il logico moravo considerava infatti Dio non solo come entità razionale logicamente dimostrabile, ma anche come essere degno di venerazione.
A me la cosa sembra decisamente strana. Certo che la vita dei grandi logici di stranezze è sempre costellata.
Fonte: Timossi p.445
domenica 31 agosto 2008
Dio dimostrato (velocemente perchè ho fretta)
Tra le prove empiriche lascerei perdere quella del Dio/architetto o quella del Dio/orologiaio. Non mi sfagiolano e mi rivolgo altrove.
Innanzitutto Dio potrebbe esistere per il fatto che esistono alcuni precetti morali universali nel tempo e nello spazio. Ne esistesse anche uno solo, sarebbe ufficiente. E io in questa esistenza credo fermamente.
Mi sento confortato avendo al mio fianco su questa strada due tipini come Dostoevskij e Kant. Il primo disse che "senza Dio tutto sarebbe permesso", il secondo parlava di una legge che ciascun uomo porta dentro di sè.
Mi convince anche la prova cosmologica, ma solo nella sua forma radicale che non considera tanto l' armonia del creato: Dio esiste perchè c' è qualcosa al posto di niente.
Questa conclusione la traiamo sotto l' egida del principio di ragion sufficiente: ogni cosa che esiste ha necessariamente una spiegazione ragionevole e l' esistenza di Dio spiega l' esistenza dell' essere al posto del nulla. Certo, qualcuno potrebbe dire che l' essere esiste autonomamente, ma così facendo rinuncerebbe al principio. Il nostro nume tutelare in questo caso sarebbe Leibniz.
Ci sono parecchi atti di fede in queste dimostrazioni, due su tutti: esiste almeno un principio etico universale, esiste poi un principio di ragione sufficiente. Al primo in fondo credono tutti, tranne qualche nichilista isolato. Il secondo è l' atto di fede tipico delle scienze: credo nell' intelleggibilità del mondo.
Si instaura così un rapporto tra fede e ragione, è il rapporto anselmino: credo per poter capire. Anche se la vera fede interviene successivamente a caratterizzare il Dio a cui ci rivolgiamo. In questo senso Tommaso docet: la ragione come trampolino della fede.
La prova etica e la prova cosmologica sono prove empiriche, approdano a delle possibilità, il massimo che possono dirci è che l' ipotesi di Dio prevale.
Per sigillare il tutto con una certezza ci si appella alle prove logiche e la logica modale ci dice innanzitutto che la verità di un' affermazione o è necessaria o è impossibile. In altri termini, un' affermazione è o vera o falsa. Anche questo principio (bivalenza) è un atto di fede (la logica è piena di atti di fede).
"Dio esiste" prevale tra le affermazioni possibili, dunque non è impossibile, dunque è necessaria. Ecco, l' esistenza di Dio è dimostrata.
I padrini dell' argomento logico sono parecchi, si va da Leibniz fino a Godel. Mi sembra che la qualità dei cervelli in campo sia la massima disponibile sul mercato della logica.
Ma l' argomento logico non regge senza che la "possibilità" di Dio sia sostenuta dall' argomento empirico, infatti in virtù del semplice argomento logico anche una "materia infinita ed autonoma" sarebbe possibile (non contradditoria) e quindi necessaria. Per questo che il "possibile" è un titpolo di merito da assegnare con argomenti ex post e non semplicemente affidandosi alla coerenza interna.
Le mie conclusioni sono ben diverse da quelle sponsorizzate dall' autore, lui esalta l' argomento anselmino (puramente logico): Dio è il maggiore tra gli enti immaginabili, poichè "maggiore" significa che detiene tutte le qualità al massimo grado, deterrà al massimo grado anche la qualità dell' esistenza. Kant sostenne che l' esistenza non è una "qualità", mi sembra una critica distruttiva. La critica di Kant viene aggirata facendo atto di fede circa la qualità dell' esistenza. In tutta franchezza preferisco gli atti di fede richiesti più sopra.
Il richiamo della steppa
Dita pesanti
sabato 30 agosto 2008
Canzoni mutanti
Locus solus, seconda puntata
Qui c' è ospite il rapper Whiz Kid a triturare il vinile, oggi si sono perse le sue tracce ma nei caldi anni 80 aveva in mano delle buone carte e ricevette l' invito a metterle sul tavolo...
... puntata precedente.
giovedì 28 agosto 2008
Vertici (1)
non mi basta mai...
Locus Solus, prima puntata
mercoledì 27 agosto 2008
Del boffare impertinente
Un ciccione ci salverà
- Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla sua traettoria. Ma non siamo completamente impotenti di fronte alla tragedia poichè possiamo azionare uno scambio che farà scartare il vagone su un binario dove si trova un mite ciccione che a quel punto verrà sacrificato. Decidiamo di agire.
- Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla traettoria. Ma non siamo condannati al ruolo di spettatori passivi. A fianco a noi mangia le sue patatine un mite ciccione che, se scaraventato sui binari, con la sua mole fermerà il vagone impazzito sacrificandosi. Decidiamo di spingere.
Chi agisce nel caso due è più colpevole di chi agisce nel caso uno?
Dal punto di vista razionale sembrerebbe di no. Sia chi "scambia" che chi "spinge" è causa diretta e volontaria della morte del ciccione. Qualora il giudizio sia di colpevolezza, costoro condividono il medesimo grado di colpa.
Ma probabilmente nel giudizio interviene una componente emotiva poichè è accertato sperimentalmente che chi "scambia" venga ritenuto meno colpevole che chi "spinge" (Philippa Foot: The problem of abortion and the doctrine of double effect; Marc Hauser: menti morali, come la natura progetta il senso universale della morale). L' esperimento è stato condotto presso tutte le popolazioni del pianeta con il medesimo esito.
Il caso è affrontato anche nel libro che sto leggendo di Michael Shermer: The mind of the market. Secondo l' autore un' emozione evoluta nel tempo ci fa ritenere più colpevole chi agisce direttamente sull' uomo che non chi agisce con l' intermediazione degli oggetti.
Oggi il caso di scuola è ripreso sul Corriere da Massimo Piattelli-Palmarini per affermare che esiste una morale universale di natura emotiva.
Non sono ancora convinto.
Trascurare il concetto di "entità della pena", il concetto di risarcimento e limitarsi a prendere in considerazione le categorie di "colpevole" e "innocente" facilità di molto l' approdo di Piattelli-Palmerini. Una vita è risarcibile? Se sì le cose cambiano e la ragione etica non puo' ancora essere accantonata.
martedì 26 agosto 2008
Occhi che ci giudicano (2)
"(..) Liberilibri ha fatto uscire una bella fiaba dello scrittore Melchior Vischer: La Lepre. In breve, il protagonista non commetterà l' omicidio programmato perchè, prima di sferrare il colpo letale, incrocia lo sguardo di una lepre, un testimone muto ma, ai fini etici, pur sempre un testimone."
Mi è tornata in mente la scena di un film emozionante che ho visto tempo fa. Una scena che racconta proprio il momento in cui quei due sguardi si incrociano.
spero che il piede vada meglio,
ciao
d
Voci da rieducare (2)
... vai alla voce precedente.
La resa dei conti
Un uomo debole e impulsivo, sospinto da eventi incalzanti che non riesce a comprendere appieno - l' abbandono della moglie, il difficile rapporto con il padre - un uomo soffocato da un nodo di rivolta e dolore che non sa esprimere, e in questa sua accorata impotenza diventa, pagina dopo pagina, il commovente campione di una lotta contro un mondo opprimente e privo d' amore.
Una giornata qualsiasi, 24 ore passate a NY per fare il bilancio di una vita "in cui si è sbagliato praticamente tutto".
Uno così lo riconosci subito.
"Uscire" diventa presto la sua principale occupazione. Quanto più è spacciato tanto più sembra indaffarato. Sa che così non puo' andare avanti, che qualcosa sta scadendo, sa che una clessidra fatale si sta svuotando solo per lui. Eppure una forza maligna lo invita a crogiolarsi in quel dramma anzichè spronarlo verso una risoluzione.
Uno così anche quando è giù di morale riesce a corrugare la fronte in modo simpatico. Tu già sei poco interessato ai suoi drammi e ti eri allarmato per un velo funereo che ti sembrava di percepire, ma quella ruga ti deresponsabilizza da domande impegnative e l' accogli con un sospiro.
A uno così è sempre piaciuto vestirsi bene, ma da qualche tempo in qua ogni capo di vestiario, non appena indossato, sembra andare per suo conto.
Con uno così sai che non puoi toccare certi argomenti e il peso di quelle lacune mutila le conversazioni, è impressionante quanto resti poco di cui parlare.
Uno così sogna solo una cosa: un buon lavoro duro ed onesto che ti stanca e ti fa dormire la notte. La sua giornata è costellata da sfozi insopportabili, ma non è come un buon duro lavoro.
Uno così ha tanta energia addosso. La sua maturazione si è come rallentata nel tempo, tutto ciò gli ha fatto perdere terreno, e così non riesce a liberarsi di quell' energia in eccesso.
Uno così ride sempre un po' troppo. Ti ascolta passando di colpo da un' espressione cupa e attenta ad una risata ansante che gli trasforma la faccia.
E' sempre all' affannosa ricerca di sdrammatizzare, lo scambio verbale con lui resta difficile, raramente riesce a frenare l' urgenza della sua cordiale risata ansante che invade di continuo la conversazione rendendo impossibile andare al sodo. Presto si rinuncia a qualsiasi forma di "sodo".
Uno così legge il giornale, ogni volta arriva a metà dell' articolo senza aver capito una parola perchè la sua mente è ancora fissa sulle parole del Padre.
Uno così tende l' orecchio al tavolo dove il Padre pontifica, di solito sta parlando di lui esagerando la portata dei suoi studi... suo figlio ha un reddito a 6 cifre... è nello scaglione del 43%... finchè non gli tocca la tortura di essere chiamato al tavolo per le presentazioni, ad una così viene persino voglia di ridere... vecchio porco millantatore...
Quando uno così ha guidato il solito macinino dipinto, ha portato un giaccone giallo pieno di distintivi, ha giocato a poker clandestinamente e ha partecipato a festini a base di coca, bè, quando uno così ha fatto tutto questo gli sembra di essere stato all' Università quanto basta.
Uno così, sebbene in fondo ami la verità, comincia a mentire per vantarsi e prosegue per pietà verso se stesso.
Chiaccherando con uno così non devi assolutamente commettere l' errore di accennare alle imprese scolastiche e lavorative del cugino Artie, il filo della comunicazione si spezzerebbe all' istante.
Se deve prendere una scelta e partire, uno così cerca sempre la benedizione della famiglia senza mai ottenerla. Litiga con i genitori, con la sorella. E poi, quando si rende ben conto di tutti i rischi a cui va incontro, quando trova mille ragioni per non partire ed è ormai folle di paura, parte.
Uno così prende una decisione solo dopo averla respinta almeno venti volte.
Uno così ha il cuore tenero, sensibile, la sua natura è meditabonda e pensosa, non si vorrebbe mai disturbarlo. Inoltre uno così tende a perdere la testa nei momenti difficili.
Uno così non sta mai fermo quando parla, o si tira su i pantaloni o fa ballare i piedi.
Uno così ha degli amici che basterebbe una loro raccomandazione per ricevere il bacio della morte. Lui lo sospetta ma, nel giudicarli, non giunge mai ad una conclusione definitiva e ad una decisione conseguente, a questo mondo c' è sempre qualcosa da aggiungere che puo' fare la differenza...
Ad un certo punto uno così sente la stanchezza. E' lo strano fardello della sua esistenza che gli sta addosso come un peso, un' escrescenza, una gobba.
A volte uno così racconta i suoi guai mettendoli in burletta e si unisce alle risate della compagnia. Ma mentre ride è disperato. Si sta ridendo della sua rovina. Non che gli altri siano cinici, i guai seri vanno taciuti e loro credono che la convenzione venga rispettata. Ma qui abbiamo a che fare con qualcuno che è già nella fase dell' estremo tentativo, quello in cui anche le convenzioni vengono infrante.
Poi trapela qualcosa e l' altro si tira visibilmente indietro messo in guardia dall' improvvisa tensione nella voce prodotta da uno così quando si avvicina al nocciolo, anche l' accasciarsi del suo volto non fa prevedere nulla di buono, così come il gonfiore del ventre contro la costrizione della cintura. Ma la destrezza mondana degli amici ha saputo deviare il corso delle parole e si giunmge abilmente ai saluti.
Ad uno così il cervello diventa lento. Lui pensa alla giornata afosa e al pasto abbondante, in realtà sono le preoccupazioni ad arrugginire il sistema nervoso.
Uno così lo sente quando è maturo per un nuovo errore. Sente l' odore della fatalità e non puo' più fermarsi, è perseguitato da un certo talento per fallire.
"O ricco o pelato", solo pensando a questo uno così si decide ad imboccare la sua via. E' tipico dei candidati alla miseria.
Uno così incontra continuamente gente che sa tutto, spesso ferestieri che sanno perfettamente come vivere al meglio in quella città. Lui, che in quella città ci è nato e cresciuto, non sa più nulla.
La moglie di uno così si vanta continuamente di "essere corretta".
Capità che uno così finisca per caso in chiesa capitando nel funerale di uno sconosciuto. La preghiera viene presto sconfitta dall' assalto delle preoccupazioni. In quei casi scaturisce dentro di lui la sorgente di tutte le lacrime, è nera, profonda e calda. Quando sgorga gli scuote persino il corpo, di solito è l' unico che piange nella cappella. La gente lo guarda chiedendosi chi sia, forse il fratello australiano? Lui ricambia volgendo verso di loro i suoi occhi ormai completamente bagnati e ciechi.
P.S. per Diana a proposito di un post forumistico: uno così patisce la vita non sapendo viverla. Eppure lo spettacolo demenziale che offre con i suoi goffi tentativi è altamente comico. Ma è la comicità di un condannato a morte, una comicità che non salva e che possiamo godere solo mescolata alla tragedia incombente.