martedì 18 maggio 2010

E tu? Quale guerra di civiltà vuoi combattere?

Il "berlusconiano" tipo sappiamo chi sia: un porco evasore che ha appena scannato la moglie e si precipita a lavorare. Lavorare, scannare ed evadere: non sa fare altro.

C' è chi coltiva con amore questa immagine, sono coloro che si sentono chiamati a combattere una guerra di civiltà; qualcuno predilige la retrovia dell' "elaborazione culturale" (Repubblica? Fahrenheit?...), altri s' impegnano sul fronte.

A proposito di questi ultimi, nello stralcio che segue viene fatto anche qualche nome:

Il Nens è un think tank creato nel 2001 da Vincenzo Visco... si occupa di politica economica con una certa specializzazione in materia fiscale... nel think tank romano ha mosso i primi passi un giovane economista, Stefano Fassina, ora responsabile per l' economia del Pd. In questi ultimi mesi Fassina ha drasticamente aggiornato il precedente ricettario "democrat" e in un crescendo di iniziative ha presenziato all`assemblea di Imprese che "resistono", ha chiesto l`abolizione degli studi di settore (perché vessatori nei confronti delle partite Iva) e si è pronunciato per il taglio delle tasse. Meritandosi il convinto plauso del Foglio. Infine sull`Unità la scorsa settimana ha scritto che l`evasione fiscale in Italia «non è solo patologia, purtroppo è anche fisiologia, condizione di sopravvivenza di una parte consistente del lavoro autonomo». La svolta politico-culturale di Fassina non deve essere piaciuta per niente al suo ex maestro Visco che ha imbracciato il bazooka e ha denunciato: «C`è nel Pd chi protegge gli evasori». L`Unità ha riportato il tutto in grande evidenza, sottolineando un passaggio del Visco show. «Quando uno dei nostri va a parlare a una platea di artigiani urlanti e commercianti imbufaliti alla fine è così terrorizzato che gli dà ragione». Io, invece, ha aggiunto l`ex ministro, una volta «ho gestito addirittura un gruppo di bovari». (Dario Di Vico)

Per carità, niente altro che un sugoso resoconto di come cresce e si sviluppa la ben nota gramigna "vischiana" fotografata qui nel suo pieno rigoglio... salvo apprendere con piacevole stupore che forse non è riuscita a soffocare proprio tutto!, qualcosa sopravvive e tenta di contrapporsi.

Ecco, chi si eccita per le "guerre di civiltà", preferirei che le vedesse in questa contrapposizione.

venerdì 14 maggio 2010

E io pago!

A chi si lamenta del canone Rai, con riflesso degno di miglior causa si risponde prontamente che anche la TV commerciale pesa sulle tasche di noi tutti: quando andiamo al supermercato paghiamo di tasca nostra tutta quella valanga di pubblicità.

Ottima risposta, la teoria eretica gode infatti di una maliziosa semplicità: la pubblicità costa e i costi vengono trasferiti sui prezzi dei prodotti.

Solletica poi i nostri istinti: ci piace pensare male della pubblicità, ci piace immaginare i pubblicitari sempre con le loro manacce sporche sulla e nella nostra delicata ed innocente testolina.

I fatti però, oltre alla teoria ortodossa, dicono altro: la pubblicità abbassa i prezzi. Scoprire il perchè non è difficile.

Cariiiiino!

Dopo aver ricalibrato i lieder di Brhams, ora, con la medesima acribia, si cimentano con Schubert nel tentativo di trasfigurare la "bellezza" - che oggi è tanto insopportabile - in "carineria". Ora come allora i Franui-Musicbanda meritano sempre una coccola e un ascolto.

Spazzatura seducente: la prospettiva di Leamer

Rose, diffidi degli economisti? E' un sentimento diffuso e anche in parte giustificato, molti considerano l' economia una "junk science". Eppurre anche la spazzatura puo' sedurre. Io, per conto mio, la considero un po' arte un po' scienza.



Attenzione però a non confondere "economisti" ed "conometrici". Questi ultimi sono economisti che puntano molto (forse troppo) sullo strumento statistico e così facendo pensano di guadagnarsi sul campo i galloni di "scienziati".

Se si hanno in mente questi ultimi e si vuole trasformare il sentimento di diffidenza in una critica rigorosa, allora ecco una lettura obbligatoria.

Il sugo. Gli econometristi sono soggetti a due errori (di Campionamento e di Specificazione) ma parlano volentieri solo del primo visto che piace loro mostrare orgogliosamente come dominino tecniche prodigiose in grado di comprimerlo. Sorvolano bellamente sul secondo, il più rognoso, quello legato all' arbitrio iniziale con cui si fissano le variabili rilevanti e i nessi di causalità: considerare poche variabili libera l' arbitrio, considerarne molte rende le conclusioni inevitabilmente fragili.

Poichè in natura le variabili non sono isolabili, i verdetti della scienza sono effimeri. In economia questo difettuccio si presenta in forma abnorme: molte variabili sempre all' opera e inestricabilmente legate tra loro. Piuttosto che torturare i dati disponibili con tecniche inutilmente sopraffine, cerchiamo piuttosto di ampliare le fonti della conoscenza diversificando gli inevitabili errori delle inferenze.

Dobbiamo rassegnarci: gli a-priori saranno sempre decisivi e la scrematura delle variabili da includere è un apriori.

Tutto diventa allora una questione di prospettiva... la cancellata puo' essere questa...

ma anche questa...



E' un difetto? Certo, tutti noi vorremmo vedere con chiarezza tutto fin da subito. Ma questi limiti, ripeto, affliggono anche la Scienza con la "s" maiuscola, è solo una questione di gradi. Anzichè disprezzare gli pseudo-scienziati forse è più costruttivo non mitizzare la Scienza con la "s" maiuscola cominciando a conoscerla meglio magari proprio grazie ai gravi limiti dei modelli econometrici.

giovedì 13 maggio 2010

Quando il numero più basso è "due"

Se una forma di vita nasce dal pancione o dal pc che m' importa? La sola questione che m' importa è quella dell' anima.

Dove stai anima, forse negli occhi?

"Diritti agli animali? Sono disposto a concederli quando saranno loro a chiedermeli con una petizione" (Murray Newton Rothbard).

Con gli animali, il guaio non sta tanto nell' innalzare eventualmente il loro status ontologico, quanto nel non poterlo fare fino alla parificazione con il nostro.

Si ricade inevitabilmente nel pluralismo ontologico restando esposti alle sue minacce: se creo la categoria del subumano per metterci l' animale, una volta che c' è cosa m' impedisce di metterci anche Tizio e Caio, gente tanto dura di cervice da non poter certo essere assimilati a me? Prima non avrei osato "degradarli", ma ora posso farlo.

E se il subumano animale mi sembra troppo, ricorrerò ad altro, tanto ora che so "creare" razze ontologiche posso farmene una su misura dove relegare le persone scomode.

Diversa è la battaglia per innalzare lo status del folle: in quel caso l' obiettivo è una parificazione con noi. Non devo buttarmi nell' ontologia per "creare" nuove categorie che fanno tanto comodo ai razzisti, bensì per "eliminare".

Eliminare le razze dunque. Eliminarle fino al raggiungimento del "numero ontologico" più basso. E il numero più basso è due: oggetto e soggetto. Se lo zero è il nichilismo, l' uno coincide con l' infinito, il numero più alto.

Anima, anima, dove stai? Forse negli occhi?



Più probabilmente sta nella capacità di sedere sulla sedia dell' imputato subendo un processo con regole uguali per tutti.

Breve memorandum

"Verba volant, scripta manent".

Eh già.

Ma come diceva John von Neumann, questo non è necessariamente un argomenta contro i "verba". Quanta gente si sarebbe salvata se la carta non la "inchiodasse".

E la TV? La TV è parola che vola via o scritto scolpito nella roccia?

Per molti, non solo "incide" ma "scolpisce". In particolare scolpisce i cervelli che alla TV restano esposti. Anche il Cobra più smaliziato si rincoglionisce al suono di quel piffero. I nostri cerebri sono cablati e i cavi finiscono tutti nell' attacco dell' antenna.

Ed ecco che gli allarmi dei regolamentatori partono tutti insieme come dopo il temporale di stanotte.

Ricapitoliamo: la parola vola, lo scritto resta e la TV plasma.

Da qui la necessità di provvedere: tolleranza sbuffante per la chiacchera da bar (ci si limiti a far passare il mito dell' Italia becera...), supervisione occhiuta sugli scritti (monopolio scolastico, egemonia culturale...) e regolamentazione ferrea sulle antenne (conflitto d' interesse, par condicio...).



Ma la "pianificazione espressiva" non è certo la "libertà espressiva" e chi ha davvero a cuore il secondo valore è poco interessato a sapere se l' espressione "voli", "duri" o "incida"; la libertà è libertà... purtroppo.

I valori sono valori, ma poichè bisogna essere anche pragmatici, vengono buone le seguenti osservazioni sulla capacità d' incidere della TV:

Mi permetto di sottoporre questo breve memorandum agli ossessionati dal binomio tv/politica.

  1. Primo antefatto. Negli ultimi anni della Prima Repubblica i socialisti si presero una rete televisiva della Rai, la seconda. Ad ogni appuntamento elettorale aumentavano di qualche zero virgola, non di più .
  2. Secondo antefatto. Negli ultimi anni della Prima Repubblica i comunisti si presero una rete televisiva della Rai, la terza. Ad ogni appuntamento elettorale la sconfitta numerica del Pci si faceva sempre più drammatica.
  3. Terzo antefatto, negli anni dell'agonia della Prima Repubblica, la Lega non esisteva nella televisione. Ma cominciava a mietere i suoi straordinari successi elettorali.
  4. All'inizio della Seconda Repubblica, la Rai segna un significativo spostamento a sinistra, sia nella composizione della dirigenza, sia nelle caratteristiche dei conduttori dei principali programmi politici della tv pubblica. Ma cio' non impedì la vittoria elettorale della destra nel 1994.
  5. Arrivata al potere, la destra impose una drastica sterzata politica alla Rai. Ma nel 1996 le elezioni le vinse la sinistra, spodestata Se chi controlla dal vertici della tv pubblica.
  6. Arrivata al potere la sinistra, l'accentuazione politica a sinistra dei canali nazionali si fece ancor più aggressiva e militante. Ma nelle elezioni successive vinse la destra, minoritaria nei vertici della tv pubblica.
  7. Arrivata nuovamente al potere, la destra occupa militarmente gli spazi maggioritari della Rai. Ma cio' non evita un' impressionante sequenza di rovesci elettorali per la destra (Comunali, Provinciali, Regionali, Europee) fino alla sia pur risicata vittoria elettorale della sinistra nel 2006.
  8. Arrivata nuovamente (sia pur precariamente) al potere nel 2006, la sinistra, pur non riuscendo a imporre un rovesciamento drastico negli equilibri della Rai, opera alcuni parziali ma decisivi aggiustamenti a suo favore. Ma alle elezioni del 2008 la sinistra perse rovinosamente, favorendo il trionfo della destra.
  9. Arrivata ancora una volta al potere, la destra ha di nuovo modificato radicalmente gli equilibri di potere nella Rai, nei telegiomali, nelle reti, nei programmi di intrattenimento, politico e non. Stando ai sondaggi, non sembra che ll controllo sulla Rai abbia incrementato ulteriormente i consensi per l'attuale maggioranza (o almeno così pare).

Solo un memorandum. Un elenco di fatti spiegablii in due modi. Primo: la Rai porta sfortuna a chi ne detiene le chiavi di maggioranza. Secondo: elettoralmente la Rai conta molto meno di quanto non siano disposti ad ammettere gli arcigni duellanti dei due schieramenti, Altre spiegazioni?

N.B. nelle recenti elezioni inglesi si ripete il ritornello: chi buca il video resta minoritario nei consensi.


Pierluigi Battista (da Particelle Elementari)

mercoledì 12 maggio 2010

Multitasking? Mica tanto.

Contate attentamente quante volte le ragazze vestite di bianco si passano la palla. Mi raccomando, mi affido alla vostra capacità di concentrarvi.



Visto? Quindi... allacciatevi la cintura e rallentate... tanto per cominciare.

link

Bellezze indotte

Il più bel road movie in circolazione?

Con rammarico devo ammettere che non è un "movie" ma una pubblicità

lunedì 10 maggio 2010

La carità che uccide

"... In Africa c' è un fabbricante di zanzariere che ne produce circa cinquecento la settimana. Dà lavoro a dieci persone, ognuna delle quali (come in molti Paesi africani) deve mantenere fino a quindici famigliari. Per quanto lavorino sodo, la loro produzione non è sufficiente per combattere gli insetti portatori di malaria. Entra in scena un divo di Hollywood che fa un gran chiasso per mobilitare le masse e incitare i governi occidentali a raccogliere e inviare centomila zanzariere nella regione infestata dalla malattia, al costo di un milione di dollari. Le zanzariere arrivano e vengono distribuite: davvero una «buona azione». Col mercato inondato dalle zanzariere estere, però, il nostro fabbricante viene immediatamente estromesso dal mercato, i suoi dieci operai non possono più mantenere le centocinquanta persone che dipendono da loro (e sono ora costrette ad affidarsi alle elemosine), e, fatto non trascurabile, entro cinque anni al massimo la maggior parte delle zanzariere importate sarà lacera, danneggiata e inutilizzabile. Un intervento efficace a breve termine può involontariamente minare ogni fragile possibilità di sviluppo già esistente..."

MOYO DAMBISA "La carità uccide".

Certi "baci" hollywoodiani assomigliano molto al "bacio della morte".



venerdì 7 maggio 2010

Quando anche le risate se ne vanno

Dopo le lodi di rito al "brillante divulgatore" de "Il gene egoista", Alister McGrath pesta duro contro il collega Dawkins che nelle vesti di dilettante si è cimentato con la questione religiosa.

Tanto per gradire un passaggio:

"... Mr Dawkins rivolge così la sua attenzione anche a teorie basate sulla filosofia della religione. Non sono certo che la sua sia una mossa saggia, egli chiaramente non è all' altezza della situazione e ottiene ben poco dal suo confronto breve e superficiale con queste dispute infinite... non sembra afferrare la difesa della fede così come la imposta Tommaso, confonde il concetto di "dimostrazione a posteriori" con quello di "prova a priori"... non coglie che dimostrare "giustificata" una credenza non equvale a dimostrarla "provata",... non prende neanche in considerazioni cio' che per la stragrande maggioranza di persone è molto plausibile, ovvero che "il problema di Dio" non si risolve empiricamente microscopio alla mano..."

Persino quando Dawkins coglie nel segno, finisce per farla fuori dal vaso imbrattando anche i muri del cesso. E' il caso di quando denuncia la credenza in un "Dio-tappabuchi":

"... si trattava [l' ipotesi del Dio Tappabuchi] di una mossa inconcludente lentamente abbandonata nel XX secolo... ma D anche qui trova il modo d' indebolire la sua giusta critica: per lui, a causa del "dio tappabuchi", la persona religiosa morde il freno quando si tratta di esplorare le lacune della conoscenza... Il filosofo di Oxford Richard Swinburne, al contrario, argomenta con lucidità come sia proprio la nostra capacità di "capire e spiegare" a richiedere una spiegazione e che il resoconto più economico ed affidabile di questa capacità esplicativa risieda nell' ipotesi di un Dio creatore... per Swinburne non sono le lacune della conoscenza a farci puntare su Dio, quanto piutosto la comprensione del Mondo... proprio tale comprensione viene dunque esaltata dalla fede..."

Un inevitabile terreno di scontro: la mente del cattolico:

"... ancora argomenti stantii... Dio sarebbe un' "invenzione consolatoria"... l' affermazione seduce solo chi non ha bisogno di essere sedotto... ma dov' è la "scienza" in tutto cio'?... se ho sete cio' non significa necessariamente che l' acqua non esiste... purtroppo per D i meccanismi psicologici che stanno alla base del sentimento religioso non sono riducibili ad un unico tratto caratteriale ma sono vari e complessi... d' altronde nelle scienze umane, si sa, le cause multiple sono la norma... la depressione è causata da fattori fisici o sociali? la risposta è "da entrambi"... l' amore romantico è causato da vari fattori tra cui c' è anche l' esistenza dell' amato... ma perchè D non si è confrontato con Freud?, ovvero con colui che tentò un resoconto psicologico del sentimento... lo psicologo belga Antoine Vergote ha messo bene in luce le incoerenze e il fallimento di quel tentativo concludendo come oggi concludono quasi tutti: "la validità della fede religiosa non puo' essere nè sostanziata nè confutata attraverso la psicologia..."

La religione è un male? Argomento scottante su cui D ha dato il meglio.

"... D dice di credere che non vi sia ateo al mondo desideroso di distruggere La Mecca o San Pietro. Purtroppo un' affermazione del genere è frutto della sua personale credulità, non della realtà delle cose... La storia dell' Unione Sovietica è piena di esempi di chiese bruciate o fatte saltare in aria. La sua pretesa che l' ateismo sia immune da ogni forma di violenza è insostenibile... Hitler, Stalin, Pol Pot... tutti sedicenti atei ma non esattamente dei pacifisti toleranti... quanto agli attentati suicidi mi sembra che Richard Pape abbia dimostrato con rigore nel suo volume come la gran parte di essi siano dettati da motivazioni in primo luogo politiche..."

Varie ed eventuali.

"... D nel suo libro sostiene come l' etica di Gesù fosse settaria e si associasse ad un' aperta ostilità verso lo straniero... trasecolo, ci sono punti nei quali l' ignoranza di D in materia di religione cessa di essere solo divertente per inscenare lo spettacolo del ridicolo silente poichè nessuna risata è più in grado di accompagnarlo..."

giovedì 6 maggio 2010

La Libertà “smontata”

Cos’ è la libertà d’ espressione se non la libertà di affittare un salone, invitare della gente e parlare loro?

Tutte le libertà sono riducibili alla libertà economica.

Avanti, suggeritemi una libertà qualsiasi e sarà per me un gioco da ragazzi smontarla.

Murray Newton Rothbard – Etica della Libertà

mercoledì 5 maggio 2010

La pernacchia dello speculatore

"... si sente dire che è colpa della crisi ricade sulla speculazione ma in realtà è l' esatto contrario: il fatto che la Grecia abbia potuto indebitarsi a tassi simili a quelli tedeschi per anni e anni, protetta dall' appartenenza all' euro, ha contribuito in modo sostanziale al suo collasso..."

Alberto Alesina - 24 ore 4.5.10 -

Viene in mente Tremonti, uno che addita costantemente agli speculatori; il Commercialista di Sondrio si tormenta quando vede il mercato risolvere brillantemente un problema che, per la gioia dei suoi colleghi politici, è completamente insolubile alla politica: "chi controlla i controllori?". Ebbene, l' astio del ministro è giustificabile: lui da ministro controlla dall' alto gli italiani, eppure anche lui, - il tapino ne prende atto con stizza - ha un severo controllore. Gli "speculatori" internazionali sono i suoi veri e unici "controllori informati", una mossa falsa e zac, un debito di troppo e kaputt, e con lui il Paese. Non sarà bello vedere gli avvoltoi che volano in circolo sopra di te, ma perlomeno ora sai di essere poco più di una carogna, cosa che rischiava di sfuggirti (ah... la potenza della mente!). C' è finalmente qualcuno che appioppa i voti e scommette sull' operato dei politici, è qualcuno di affidabile visto che dove mette la lingua mette anche i propri soldi, molto meglio persino dei talk show e del giornalismo d' inchiesta; in questi casi l' egoismo rende più affidabile dell' onestà costruita a base di "lingue&penne".



Dipingere la saliva è la vera spcialità Julia Randall

lunedì 3 maggio 2010

Il Far West in cortile

C' è chi vede il Far West nel bel mezzo della Val Padana, mi sento subito molto "broncobilly". Persino il Maestro Alessandro Alessandroni non si è trattenuto e ha ripreso a "fischiettare" solo per loro...



Anche Leandro Erlich vede e fa vedere cose strane, per esempio questi omini in fondo alla piscina (in realtà sono solo i visitatori del Museo al piano di sotto).

Consiglio ad Alberto: come avvicinarsi a Nabokov


Io ho letto "Lolita" e ne ho un buon ricordo. Si ride anche parecchio.
Adesso che mi ci fai pensare in effetti la prima pagina era piuttosto incomprensibile.
Una specie di analisi anatomica delle parti su cui batte la lingua quando si pronuncia il nome della ninfetta.
Se mi fermassi qui il consiglio sarebbe quello di insistere.
Però ho letto anche "Cose trasparenti" e lì le pagine oscure si infittivano. Anche se poi ti imbattevi a sorpresa in capitoletti memorabili. Alla fine non posso dirmi pentito.
Mi sa che Nabokov è un "costruttore di mondi" e va costantemente seguito nel corso dei lavori, a partire da quando scava le fondamenta. Se arrivi quando getta la soletta del tetto non ci capisci più niente.
Un po' come Paolo Conte, mi piace e lo consiglio agli amici. Ma poi loro ascoltano "La Frase" e me lo liquidano come astruso (e un po' c' hanno pure ragione).
Lo credo bene, per godertela devi presenziare dall' inizio alla costruzione del "suo mondo", ovvero, ascoltare ed amare "Azzurro".
Forse per apprezzare un libro del Nabokov maturo bisogna essere dei Nabokoviani. Ma per iscriversi al club bisogna leggere Lolita due volte.
***
Ricordo con dolore la scottata di quando mi accostai a Joyce partendo dai Finnegans Wake. Non ne volli più sentir parlare per almeno 10 anni.

Genealogie libresche

Dei fenomeni incongrui opprimono con il loro mistero la mia vita parallela di lettore.
Un certo istinto edipico informa alcuni miei comportamenti inconsulti. Non riesco sinceramente a spiegarmeli pur non potendo rinnegarli.
Con calma cerco di fare mente locale. I libri stanno di fronte a me tutti allineati e parificati sullo scaffale.
Ma quando poi ci guardiamo in faccia, sappiamo benissimo, sia io che loro, che non è certo una relazione egalitaria a collegarli/ci.
Intricate parentele finiscono per disegnare un imponente albero genealogico tra le cui fronde è bello giocare e perdersi. E' il gioco delle ascendenze.
***
Alcuni libri sono ricavati dalla costola di un parente/libro ben identificato, altri fuoriescono dal combinato disposto di una pluralità ristretta, altri ancora hanno progenitori vaghi che comunque potrebbero essere vagamente designati. Poi ci sono quelli usciti dal nulla che hanno partorito una ristretta ma solida discendenza. Poi ci sono quelli che dal nulla sono usciti e nel nulla sono sterilmente rientrati. Non dimentichiamoci degli orfanelli.
Potrei andare avanti.
Alcuni Patriarchi sono stati particolarmente prolifici creando delle vere e proprie colonie che s' impolverano al loro fianco ben allineate sulle monocrome mensole dell' Ikea.
Veramente adorabili questi nipotini. Quindi, si direbbe, venerabile il capostipite? Calma.
Per essere più esplicito faccio un caso che deve intendersi come uno tra i tanti.
***
Devo ammetterlo, oggi non posso più rinunciare ad espormi regolarmente alla sfiammata sulfurea di un certo Antonin Artaud, come potrei esimermi dall' auscultare il suo formidabile rantolo gutturale?
Chi puo' sottrarmi al raccoglimento indotto dalla sua farneticante profezia?
Che gioia soccombere ad un simile plagiatore. Che spasso vederlo sfidare i dieci Comandamenti tutti in una volta!
Che emozione seguirlo mentre si aggira come un animale colpito al ventre e ascoltarlo che spiega a tutti, con gli occhi fuori dalle orbite, quanto bruci la ferita!
Questa felice dipendenza mi è stata regalata a monte dalla lettura di un classico di Jacques Derrida: "La Scrittura e la Differenza", Einaudi editore. E' lì che scoprii la vena di Artaud.
***
Devo ammetterlo, oggi non posso più rinunciare a perdermi con regolarità nel labirinto interrogante di Edmond Jabès.
Non riesco a trattenermi, ogni tot. devo raccogliere i miei quattro stracci e farmi nomade con lui.
E' un imperativo ineludibile: devo unirmi a lui nel suo sforzo continuo di spostare il confine, di svellere il cippo.
Ammetto con ritrosia che anche questa felice dipendenza mi è stata regalata in principio dalla lettura di un classico di Jacques Derrida: "La Scrittura e la Differenza", Einaudi Editore. Già sentito?

 


Se poi la buttiamo in filosofia devo rivelare la fascinazione che ho sempre subito per lo specchio abissale degli sguardi reciproci così come lo descrive un "filosofo poetante" come Levinas.
La sua tesa e convincente narrazione del Volto Altrui mi torna in mente come chiave di volta nelle situazioni più disparate.
Con un simile strumento nelle mani riesco a sbrogliare nella mia testa le matasse più intricate.
Ammetto a denti stretti che anche questa persona valorosa mi sia stata presentata da Jacques Derrida per tramite di un suo classico: "La Scrittura e la Differenza", Einaudi Editore. E' lo stesso tomo a cui accennavo più sopra.
***
Finisco anche se non è finita.
Molti amori letterari sinceri e duraturi gli ho ereditati dalla provvidenziale giovanile lettura di un classico di Jacques Derrida. Il titolo è noto, trattasi de "La Scrittura e la Differenza", Einaudi Editore.
Oggi, gran parte del mio tempo, quando sono impegnato a scambiare idee sui libri letti, lo passo ad esaltare la potenza di fuoco di Antonin Artaud, lodo lo sbrego del suo artiglio, incito il mio interlocutore a lasciarsene uncinare le carni.
A seguire non manco mai di portare alle stelle la Metafisica itinerante di Edmond Jabes, raccomando a chiunque di confrontarsi con l' irrequita insaziabilità di questo ispirato questionatore.
Chiudo sempre con l' elevazione di un peana per Levinas, disvelatore sommo della nostra condizione terrena che si specchia al meglio solo nell' occhio vigile del prossimo.
Se poi avanza tempo non ho dubbi su come impiegarlo.
Già mi vedo concitato e convinto redigere l' Indice dei libri dannosi che inquinano, intossicano e sviano un sano approccio alla lettura.
E' con gioia che estirpo e scaravento nella polvere calpestandola con frenetica eccitazione una simile gramigna.
La graduatoria di questi testi corruttori delle tenere intelligenze è inaugurata da una iattura senza pari.
Non so nemmeno se vale la pena dirlo a questo punto. Ma che lo dico a fà?
Ovviamente trattasi di un classico di Jacques Derrida: "La Scrittura e la Differenza", Einaudi Editore. Una vera mina vagante. Uno schifo. Bleah.

domenica 2 maggio 2010

Mezzanotte nel giardino del bene e del male

Il cineclub puo' dirsi aperto con questo film.

Per la scheda ci vorrebbe la perizia chirurgica di diana, in mancanza di meglio ci facciamo bastare questo annuncio, da ora chi ha visto il film puo' commentare. A proposito, chi non l' ha visto si astenga dal leggere i commenti, almeno il mio, visto che mi ritengo autorizzato a fare esplicito riferimento alla storia, finale compreso.

Siamo a Savannah, la negritudine, il voodoo, il razzismo sempre latente... speriamo che il film si tenga alla larga dalla marea di cliché che lo minacciano in questi casi.



allora parto con le mie personali impressioni.

Devo dirlo? Mi è sembrato un film dilettantesco, e anche un po' al di sotto dell' onesto dilettantismo.

Alcune rettifiche alla sconclusionata sceneggiatura s' impongono, pena l' incongruenza grave di un racconto già compromesso dallo stile scialbo.

Siamo alla scena clou, nel dare la sua seconda versione dei fatti Jim si frega le mani poichè eludendo le obiezioni del PM vedrà declassata l' accusa da omicidio a falsa testimonianza.

In realtà la scena a cui assistiamo nel flash back è un omicidio vero e proprio, altro che "declassamento" salvifico.

Chi è lo stupido allora, il regista che rende male il racconto di Jim o Jim che crede di farla franca mirando al "declassamento" con un racconto del genere?

Oltretutto, dopo la nuova versione dei fatti che Jim illustra a Kelso, quest' ultimo mette su un muso che terrà fino alla fine del film: colui che credeva innocente e per cui si era battuto, in realtà era un villano rifatto.

Che senso avrebbe questa delusione se il racconto di Jim fosse veramente quello che Jim pretende che sia: il racconto di un innocente che si protesta tale in virtù della legittima difesa.

Solo una variante è in grado di rimettere insieme i pezzi. Jim avrebbe dovuto dire a Kelso che le cose sono andate come le fa vedere il regista ma che lui davanti alla Corte affermerà di aver sparato tutti i colpi da dietro la scrivania e consecutivamente. Solo in questo modo eviterà (forse) l' accusa di omicidio sobbarcandosi (volentieri) quella di semplice calunnia. Solo in questo modo si spiega la cocente "delusione umana" che si abbatte su Kelso.

Assurdo credere invece di ottenere l' effetto scagionante raccontando in tribunale il flash back come ci viene propinato: con Jim ormai fuori pericolo che infligge il colpo mortale ad un Billy solo ferito e inerme al suolo. Ripeto: siamo scemi noi che abbiamo visto il flash back come lo documenta il regista o è ompletamente suonato Jim?

La versione più credibile avrebbe inoltre il merito di riportare il fuoco sull' unico messaggio di spessore: nella società del pregiudizio, l' omosessualità è una vera vergogna solo se accompagnata dal sentimento e non invece quando è solo affare di mero sesso. Sì perchè a quel punto Jim avrebbe ucciso come amante deluso visto che aveva appena ricevuto la conferma che Billy, disposto ad ucciderlo, era per lui un amore perduto.

Per concludere, a me sembra che solo la versione che ho dato riconcili i disparati elementi. Ma nel film una versione del genere è ben lungi dall' essere anche solo minimamente adombrata.

Lasciamo perdere poi i personaggi sbiaditi di Luther e della maga barbona; si capisce che vengono inseriti a forza solo perchè erano nel libro,spero che almeno lì avssero un qualche significato, perchè nel film appesantiscono il tutto e basta.

La storia d' amore, poi, mi fa cagare: non sopporto l' amante brillante che corteggia a suon di motti.

Forse salvo solo l' avvocato difensore. Un po' poco, direi.

Concludendo, stile scialbo, personaggi inesistenti, storia pasticciona: non escludo che come film-tv (quelli che guarda mia mamma) possa funzionare.

sabato 1 maggio 2010

Viaggiando con la macchina del tempo, quale personaggio storico fareste fuori?

Hitler?

Noooo. Molto meglio Lenin

L' abbiamo voluto noi

Una recente inchiesta giornalistica sull’economia di Brescia e sulla sua “reinvenzione” dopo la crisi della centralità siderurgica... ha messo in evidenza come uno dei fattori di forza di questa provincia lombarda sia la massiccia presenza di supermercati, centri commerciali, mega-store e via dicendo. Non si tratta soltanto di realtà che creano posti di lavoro, ma soprattutto di strutture che contribuiscono a mantenere più bassi i prezzi e, di conseguenza, a proteggere il potere d’acquisto. Ora leggiamo che uno dei primi atti della giunta piemontese guidata dal leghista Roberto Cota consiste proprio nel bloccare l’apertura di alcuni supermercati. L’assessore competente, William Casoni (Pdl), ha giustificato la cosa affermando che si deve evitare “un’eccessiva concorrenza” e soprattutto che si devono proteggere quei piccoli negozi che perderebbero clienti, se questi ultimi potessero comprare altrove e più a buon mercato. Qualcuno rileva che andare dal negoziante e pagare di più può essere vantaggioso: perché i soldi "restano in zona", perché i centri commerciali sono tristi, perché i negozianti svolgono anche una funzione sociale. Ok. Io non ho assolutamente nulla contro chi vuole andare dal negozietto che vende i pomodori a 5 euro al chilo. Ha un suo mercato e quindi è più che legittimato a esistere, il suo profitto è rispettabile ma ad una condizione: che l’accesso al mercato sia libero. Altrimenti quel negoziante non è un imprenditore (che rischia e si mette al servizio del cliente), ma è un parassita (che si avvantaggia di protezioni legali). Nessuno dovrebbe essere aiutato, per una ragione etica (non mettere le mani in tasca agli altri) e anche per una ragione economica. Perché quando un’attività, grande o piccola che sia, chiude i battenti, a decidere tutto questo non è stato il fato e neppure una qualche strana cospirazione. Siamo stati noi che l' abbiamo voluto...

Carlo Lottieri

venerdì 30 aprile 2010

Favole senza parole

p.s.: i capelli sono more di rovo

I disturbatori

"... Tizio apre l' ombrello quando piove perchè non vuole bagnarsi. Caio getta Sempronio sotto il treno non perchè "ha" la schizofrenia o perchè la schizofrenia glielo "fa" fare. Se lo fa è perchè, al pari di Tizio quando apre l' ombrello, desidera migliorare la propria esistenza. Anch' egli ha delle "ragioni": desidera attirare l' attenzione su di sè, oppure desidera sottrarsi alla responsabilità del proprio sostentamento... Non è certo un caso che in tutta la letteratura psichiatrica non si trovi nessun accenno a "voci" che comandino allo schizofrenico di essere particolarmente gentile con la moglie. Questo perchè "essere gentili con la moglie" non è certo un comportamento che vogliamo giustificare sostituendo le "cause" alle "ragioni"... a rigor di termini le malattie possono colpire soltanto il corpo, ne consegue che non ci sono malattie mentali... le diagnosi psichiatriche sono etichette stigmatizzanti formulate in modo da assomigliare a diagnosi mediche affinchè siano poi applicate a soggetti il cui comportamento disturba... la malattia mentale non è qualcosa che la persona "ha" ma qualcosa che la persona "è"... la malattia mentale è una metafora nel senso in cui diciamo che un pensiero è "malato"... se la malattia mentale non esiste non ha senso parlare di "ospedali" e di "cura"... "

Thomas Szasz - Il mito della malattia mentale.


orologio ordinabile qui



Strane delegittimazioni

"... Edward Wilson, così come Steven Pinker, crede che, poichè la religione puo' essere analizzata e spiegata come un prodotto dell' evoluzione cerebrale, ecco che si prosciuga ogni sua autorità morale. Ma a Wilson sembra sfuggire che la scienza stessa è un prodotto delle forze evolutive sul cervello e per essa vale esattamente lo stesso discorso che si tiene per "far fuori" la religione. In questo caso lo sforzo di delegittimazione fallisce da un punto di vista meramente logico prima ancora di iniziare..."

Kenneth Miller - Finding Darwin' s God - p.284

giovedì 29 aprile 2010

Homo Hypocritus

Nel fare unici e 730 mi corrono tra le mani montagne di fatture mediche e scontrini farmaceutici. Montagne.

Pare che alcune persone passino dal medico un giorno sì ed uno no, la farmacia è per molti adulti quello che per i bambini è il negozio dei giocattoli. C' è chi ama cazzeggiare davanti al PC e chi lo fa in ambulatorio. E' chiaro che tutto cio' ha ben poco a che fare con la salute.

Lo scollamento tra spesa sanitaria e salute ha nella mia vita molteplici conferme.

Vi faccio sentire la nostra ginecologa solo qualche giorno fa: "... forse sarebbe meglio fare anche gli esami X e Y... più che altro per non avere nessun senso di colpa qualora dovesse succedere che...".

Capito? Gran parte degli esami verrebbero prescritti per una questione psicologica, e proprio per una questione psicologica io, se devo essere sincero, non mi sento di declinarli. Ringrazio dio di aver incontrato un medico che parla chiaro.

Le forbici di Tremonti sono in cerca di qualcosa da "tagliare". Cavolo, consiglio vivamente di guardare alla spesa sanitaria, si potrebbe dimezzare se solo la psicologia cedesse spazio alla razionalità.

Ma se non spendiamo per curarci per cosa spendiamo?

Robin Hanson dice che spendiamo per segnalare (a noi e agli altri) la cura che abbiamo di noi stessi: siamo diligenti nella cura della nostra persona, ci piace dirlo e dircelo.

I veri motivi non li so, per ora mi basta sapere che non spendiamo (molto) per curarci.

Ma il giochino del rovesciamento motivazionale non si limità alla "salute".



C' è chi spiega la società mettendo al centro l' egoismo dell' uomo (parlo degli economisti).

C' è chi punta tutto sull' invidia.

Che non sia invece l' ipocrisia il sole attorno al quale orbitano tutti i pianeti?

Le cose si fanno e non si dicono, i più allenati riescono a non dirle neanche a se stessi. Siamo degli ipocriti che inseguono X per catturare Y; se tra noi c' è un uomo rosso anzichè blu, meglio non farne parola, chi sa tacere presto riuscirà anche a non vedere, l' evoluzione spesso premia questo genere d' ipocrisia.

Davide direbbe "in base a quale diritto parli delle intenzioni altrui"?

La risposta sarebbe facile: in base al diritto di avere delle idee.

In fondo però concordo con lui: si risulta antipatici non prendendo sul serio le motivazioni altrui.

Allora non resta che affrontare la questione empiricamente, e quella montagna di coriandoli che esce dalle farmacie e che ci tocca sommare meticolosamente in questo periodo è già una piccolissima prova.

Tutto quel che resta...

1%.

E' la percentuale di PIL che oggi spendiamo per la Difesa.

2%.

E' quella spesa per l' Ordine Pubblico.

Adamo (Smith), il padre di tutti gli economisti moderati, dovrebbe chetarsi: per lui la spesa pubblica ha senso e serve a salvaguardare le proprietà dei cittadini.

Vogliamo poi prendere ai ricchi per dare ai poveri... vogliamo essere generosi? Allora concediamoci un grasso 2%, purchè lì dentro ci stiano anche le spese dei burocrati.

Vogliamo poi scialare, quando invece ci sono ampi margini per ridimensionare? Siccome vogliamo sprecare con abbondanza, raddoppiamo! Arriviamo ad un 10%.

Mi sembra che non ci sia altro da sistemare con le tasse.

1+2+2+5(sprechi).

Ecco, immagino un mondo in cui due partiti contendono appassionatamente: moderati e radicali. Solo i primi ritengono necessarie le spese di cui sopra. Avranno ragione? Ah, saperlo.

E tutto il resto? Tutto cio' che non sta nè con i radicali nè con i moderati? Tutto il resto è... fascio-socialismo.

P.S. 1+2+2+5... oggi si viaggia intorno al 50%.

P.S. link (p.12).

http://www.aldobattista.it/spesa/spesa.htm

Aspettando il casco dei ciclisti

Davanti alle Sezioni Unite la Cassazione, in seguito a un esposto dell'associazione 'Amici dei bambini', ha affermato che le coppie intenzionate a chiedere in adozione uno o più bambini non possono dirsi indisponibili a ricevere bimbi di pelle nera o di etnia non europea. No, quindi, alla discriminazione razziale.

Un' altra mandata per bloccare meglio il gabbio, un' altra graffetta per sigillare meglio il plico.

Slogan: il proibizionismo non paga.

Pro memoria: libertà di discriminare = libertà di scegliere.

Lezione: e c' è pure chi si ostina a confondere "liberal" e "liberali". Un esempio del genere ci evita persino di studiare la Storia delle ideologie.




NYC "graffettata"

Malattie metaforiche

"... è importante considerare che i legislatori non scoprono i "crimini": li creano in quanto vietano condotte ritenute indesiderabili. Allo stesso modo gli psichiatri non scoprono le "malattie mentali": le creano individuando condotte riprovevoli. Costoro, attribuendo denominazioni di patologie a condotte riprovevoli, fungono da legislatori, non da scienziati. Furono legislatori quando classificarono come malattia la masturbazione o la schizofrenia, l' omosessualità o il bipolarismo. Purtroppo nessuna diagnosi di malattia mentale è o potrebbe essere dettata da una patologia, tutte le diagnosi in questo campo sono (e non possono essere altro) che dettate da incentivi non medici bensì economici, personali, politici, sociali. Le diagnosi psichiatriche non indicano lesioni anatomiche o fisiologiche, non fanno riferimento ad agenti patogeni bensì alludono a comportamenti umani e a problemi umani, problemi che hanno a che fare con i dilemmi che paziente, parenti e psichiatra sono chiamati ad affrontare e di cui ciascuno tenta di approfittare a suo modo. La mia critica concettuale alla psichiatria consiste essenzialmente nella trascurata distinzione tra l' uso letterale e l' uso metaforico del termine "malattia mentale", una distinzione mai chiarita e sulla quale si gioca molto..."

Thomas Szasz - Il mito della malattia mentale -

In epoca di scientismo, biologismo e determinismo spinto, chi crede nel libero arbitrio rivaluta le tesi del "matto responsabile": se lui è davvero "incapace" anche noi rischiamo, se con lui fanno una frittata anche noi potremmo essere "sbattuti".

mercoledì 28 aprile 2010

Dipingere la Tv e suonare la voce

I’m inspired by television and movies from my childhood. It’s funny how you watch some of those things today and wonder why you were so obsessed with them at the time. I remember the Fonz being SO much cooler than he actually was. My paintings are basically just placards screaming ‘Childhood! It was amazing! I want it forever, please!’ I paint mainly in my pajamas, watching the Muppet Show and eating cereal. I’d like to think it shows. James Hance.



***

Siccome nel combo svizzero venne a mancare il basso, John Wolf Brennan decise di sopperire alla lacuna ospitando Bruno Amstad, uno che però sa suonare solo la sua voce... Tutto bene quel che finisce bene.

Dove scoccare la freccia

"... molto meglio per il liberale non fissarsi nell' opposizione ad ogni redistribuzione che garantisca un "minimo" sociale; se ha davvero a cuore la sua causa, che si dedichi piuttosto a monitorare lo sfondamento dei quel "minimo", visto che prima o poi verrà travolto nell' indifferenza generale. Nulla di più facile che snocciolare esempi: se una legge impone al distributore di servizi telefonici di garantire ovunque una copertura minima, ecco che all' introduzione di nuove e più avanzate tecnologie in quel settore costui presto sarà tenuto a consentirne ovunque l' accesso, cosicchè una diminuzione nei costi produttivi non si traduce mai, guardacaso, in una diminuzione dei sussidi impliciti. Persino inutile a questo proposito avanzare il caso preclaro della Sanità, settore dove presto anche la cura più avanzata deve essere universalizzata..."

Richard Epstein - Priciples for a free society, p.221.

Ottimo punto che fa il paio con l' altro. Ed ecco allora fissata l' agenda liberale.

La Santa Alleanza

"Concentrarsi sulle differenze tra diritto naturale e utilitarismo tende ad oscurare le forti relazioni tra le due scuole. Il punto chiave è che, mentre esiste una differenza metodologica, è evidente per contro uno stretto collegamento degli esiti. Entrambe le visioni danno un ruolo centrale alla proprietà, entrambe si preoccuopano dell' aggressione fisica e della frode. E' una sfida intellettuale di prim' ordine rintracciare sostanziali differenze tra Loche e Hume, tra Bentham e Blackstone, perlomeno se poi confrontiamo questi autori con l' impostazione marxista o socialista o comunitaria o femminista o positivista.

Non penso che questo stretto legame sia una mera coincidenza. Piuttosto si fonda su una non riconosciuta convergenza che rischia di passare inosservata forse perchè molti esponenti coinvolti sui due fronti impegnano gran parte del tempo a farsi una poco interessante guerra filosofica. Ma se andiamo all' origine le affinità erano già patenti ascoltando la voce dei padri del diritto naturale, molti dei quali erano fieri di far notare il benessere sociale che comportava l' applicazione di alcune regole di fondo. Per questi pensatori solo la volontà divina poteva dare forza di legge ad un comando, ma era la "manifesta utilità" di quel comando che certificava la saggezza divina e l' autentica origine della regola. Anche se nei tempi moderni si è più sospettosi sull' origine divina, il rifiuto di un simile fondamento non comporta il rifiuto di un simile approccio e di simili regole; si dirà piuttosto che l' "utilità" passa dall' essere un segnale della presenza divina all' essere un criterio autosufficiente per giudicare particolari regole".


Richard Epstein - Priciples for a free society, p.58

Dopo premesse di tal fatta, Epstein si dedica allo smantellamento sistematico di cio' che resta del "positivismo giuridico". Come bersaglio di riferimento sceglie Hart e il suo tentativo di rianimare il cadavere eccellente.

lunedì 26 aprile 2010

Non più di venti, mi raccomando!

Prendi un uomo a caso. Fallo fuori e con i suoi organi salva 5 persone.

Cos' è quella faccia? Qualcosa non ti quadra?

Vabbè, anzichè 5 salvane 10.

Ancora quel muso poco convinto?! E allora saliamo a 20.

Attenzione a prolungare oltre le tua perplessità, 20 è un numero importante.

Se dici ancora "no" allora di fatto sei un pacifista chiamato ad opporsi a praticamente tutte le guerre. Non parliamo poi se si arriva a 30... 50... 100!

Niente di speciale, ma scommetto che a qualcuno ripugna essere definito "pacifista", e magari scopre solo ora di esserlo. Meglio tardi che mai.



Bottom line: la guerra la fanno i soldati, se la facessero i poliziotti finirebbero tutti in galera poichè il nostro diritto (e quello di tutti i paesi) consente solo ai soldati di mietere vittime innocenti senza risponderne.

sabato 24 aprile 2010

Scienziati credenti. Finalmente i numeri.

Esce un nuovo libro

In the first systematic study of what scientists actually think and feel about religion, Elaine Howard Ecklund investigates the assumption that science and religion are irreconcilable. In her research, Ecklund surveyed nearly 1,700 scientists and interviewed 275 of them. She finds that most of what we believe about the faith lives of elite scientists is wrong. Nearly 50 percent of them are religious. Many others are what she calls "spiritual entrepreneurs," seeking creative ways to work with the tensions between science and faith outside the constraints of traditional religion. No one has produced a study as deep and broad as Ecklund's, perhaps its most surprising finding is that nearly a quarter of the atheists and agnostics describe themselves as "spiritual"... only a small minority are actively hostile to religion... Ecklund reveals how scientists—believers and skeptics alike—are struggling to engage the increasing number of religious students in their classrooms and argues that many scientists are searching for "boundary pioneers" to cross the picket lines separating science and religion.

venerdì 23 aprile 2010

Elogio dei gufi

Bolle e CDS, non ce la si puo' prendere con entrambi.

Zingales spiega perchè.

Peana rischiosi?

Lo gradisco per quanto reputi Zaia un semi-pericolo pubblico!

Lo so, è una contraddizione... ma con Langone è inevitabile.

Consola veder esaltato il lato anti proibizionista del governatore... e (quasi) nascosto tutto il resto.

giovedì 22 aprile 2010

Premi eugenetici

Quando mi veniva voglia dello scrittore "di razza", un tempo compulsavo la lista dei premi Nobel. Oggi forse non è il modo più efficace per reperirli, meglio prestare attenzione a quelle figure di contorno in "perenne attesa" e destinate a non essere mai premiate, i nomi pressapoco si sanno: se ieri c' era Josè Louis Borges, oggi ci sono Philip Roth, Margaret Atwood...

Ecco, Margaret Atwood.

Ho letto deliziato i suoi racconti, e ora capisco un po' meglio perchè il Nobel dovuto non le verrà conferito: purtroppo le sue donnine la notte non prendono sonno facilmente; e si capisce, per nessuna di loro la felicità è possibile. Crollato il sistema di valori che le garantiva almeno in parte, tutte navigano a vista in una società che le espone a rischi e scelte di ogni sorta. Poverine, impacciate e spigolose cercano di arrangiarsi come possono ricorrendo ad espedienti vari sempre sul filo del rasoio. Sono tristi al pensiero che devono offendersi qualora ricevano l' agognato aiuto che quindi nessuno darà loro. Quando le incontri dopo anni la loro faccia è smunta e segnata, il loro corpo è come se si fosse ridotto, chiacchierano meno di una volta e se le abbracci non vogliono mai essere trattenute a lungo; vorresti anche baciarle ma non ti sembra mai il momento giusto. Il mondo patriarcale, con il suo codice inflessibile di regole, aveva capito l' impossibilità della libertà totale ma "come in un haiku giapponese dalla forma rigida ne offriva al suo interno una stupefacente quantità".

Il freddo canadese non sembra proprio assomigliare a quello scandinavo e la Atwood non sembra omologarsi agli standard eugenetici tanto cari ai giudici svedesi.

mercoledì 21 aprile 2010

Stucco

Allulli pensa che esistano metodi validi per dare una valutazione quantitativa alle prestazione dello studente.

Israel si oppone con la consueta "serenità e pacatezza" di chi è stato morsicato da strani rettili.

C' è un gran sfoggio di ricerche e studi, approfittatene per approfondire.

La cosa che meglio si capisce, comunque, è l' utilità di una battaglia contro la scuola unica.

Beato il giorno in cui Israel e Allulli potranno trovare soddisfazione iscrivendo i loro figli nella scuola che risponde meglio alle loro esigenze.

Visto il tenore dello scontro non pare proprio che sia la stessa.

Concentrandosi sulla salvezza dei loro figli e trascurando quella degli altri bambini, sicuramente eviteranno battibecchi; inoltre, sottoponendo la rispettiva prole a sperimetazione differenti con esito visibile a tutti, contribuiranno in modo più pacifico e fattivo al dibattito.

Chiamatela pure virtù dell' egoismo, una virtù tanto rara in un tempo dove s' intensifica la circolazione dei "salvatori del mondo".

Sono tra noi

Inutile strizzare gli occhi per individuare i pixel che comprovino l' inesistente fotomontaggio, i quadri di Alexa Mead si aggirano veramente nel mondo degli uomini.



Ed ora, qualcosa di completamente diverso...

Solo negli anni zero del terzo millennio l' invenzione del microfono verrà veramente valorizzata, ci si accorse finalmente che la musica è più vicina a noi del nostro deodorante, ci si accorse che c' è un canto latente anche nell' intimo bisbiglio, nel sussurro semi-disarticolato, che si possono intessere raffinati contrappunti con fiati e singulti abortiti. Un giorno il bucolico Ethan Rose rapì nei suoi studi la folksinger Laura Gibson e se la lavorò facendo da apripista.

martedì 20 aprile 2010

Nossa Senhora

L' improvvisazione dei portoghesi Sao Paulo Undergrond (tromba, chitarra elettrica, elettronica low fi) è irta di aculei pungenti e non sembra assomigliare certo ad una compunta preghiera. Non escludo comunque che nella scala mistica, oltre una certa soglia di penetrazione spirituale, alla ciacolatoria mnemonica subentri, prima di sboccare nell' abbandono finale della visione, una specie di orazione compulsiva, improvvisata e rapsodica.



Per chi comunque predilige l' orazione da salotto e non vuole rinunciare al glamour, sempre dal Portogallo arrivano cristalli devozionali di pregevole fattura, ecco l' austera Vergine



lunedì 19 aprile 2010

L' arte di non porgere l' altra guancia

Jean Moreau piange tutte le sue lacrime per la morte del marito, ma noi in quel momento di legittima debolezza non la vediamo.

La vediamo solo dopo, quando ormai di lacrime non ne ha più, e nella parte della donna disidratata è davvero speciale.

Sì, abbiamo visionato questo film per fare un parallelo con Kill Bill.

La vendicatrice americana c' incanta per il senso della missione e per la tecnica sopraffina con cui la porta a termine, una tecnica esaltata dal valore delle vittime che semina dietro di sè.

La vendicatrice francese c' incanta per il senso della missione e per la fredda crudeltà con cui la porta a termine, una crudeltà esaltata dal disvalore delle vittime: gente che sarebbe stato giusto graziare.

La sposa di Tarantino lotta per vivere (con sua figlia), la sposa di Truffaut lotta per morire (pacificata). La prima è un' atleta, la seconda una kamikaze; alla prima sposa si addicono le tutine gialle, solo la seconda puo' invece ben dirsi una... "Sposa in nero".

venerdì 16 aprile 2010

Suonatori di giradischi

Filippetto Paolini è tra i nostri migliori turntablist; beato lui, alloggiato nel suo mondo virtuale, da buon parassita sonoro puo' permettersi di mettere in piedi un' orchestra composta unicamente dai suoi idoli (che sono in gran parte anche i miei, sigh).

Se non piace fa niente: con un piccolo file manager, manipolando il manipolatore, si tirano fuori delle originali sonerie d' autore per il cellulare!

Purtroppo esce solo in vinile e io non ho voglia di rispolverare tutto l' ambaradan per lui. L' alternativa è l' mp3 che davvero in questo caso non rende (non sono certo un fissato!); solo l' ascolto con i media adatti (la cuffia è il minimo) lo fa saltar fuori dal pc come merita.

un suo dj set, tanto per gradire...

giovedì 15 aprile 2010

Ssshhhh: cose che non si possono dire

Problema: le donne dell' Ottocento vivevano in un mondo più libero di quello d' oggi?

Prima di rispondere è bene tenere a mente che "ricchezza" e "libertà" sono concetti da non mischiare indebitamente.

E' d' uopo, poi, appuntarsi anche questo:

1. prima: meno tasse;

2. prima: meno regole;

3. prima: no voto. Ok, ma forse è irrilevante: il voto serve per liberarsi, se le donne erano più libere prima cio' significa che il diritto di voto sarà anche un valore, ma non serve la causa della libertà.

4. prima: marito capo-famiglia. Anche questo forse è irrilevante: il matrimonio era pur sempre volontario e il patriarcato solo un default; un default deve pur esserci.

Cosa resta da aggiungere? Ah, sì: parecchie leggi all' apparenza oppressive a quanto pare non opprimevano granchè vista la loro difficile applicazione; per lo stesso motivo parecchie leggi permissive di oggi non permettono un granchè.

Ricordo solo che proibire cio' che non farei non limita di molto la mia libertà.

formalizziamo queste ultime considerazioni attaccandoci il punto cinque:

5. Le leggi irrilevanti non contano.

E la pressione del giudizio sociale, dove la mettiamo? La buttiamo via: avere un' idea sulle cose non diminuisce il grado di libertà sociale. La "mentalità" non conta in questa sede (vedi bottom line).

Sembrerebbe proprio che le donnine di Sex and the City stiano giocando in una gabbietta più angusta rispetto a quella che limitava l' agire delle loro trisavole.

Vale anche la pena di ricordare che il mondo delle trisavole ha prodotto il mondo di "S&C", mentre il mondo di "S&C" ha prodotto... vedremo.

link dei link

Bottom line: ... the idea that we should discount voluntary choices in other cultures more than in ours because of their supposed cultural brainwashing is pretty arrogant...

Veramente concludere come ho concluso è piuttosto azzardato ma della conclusione, sorpresa!, in questo caso non m' interessa granchè, il mio vero obiettivo era un altro: non sopporto chi fa della libertà uno stendardo da alzare a priori. Questa voglia di essere dalla parte della libertà inquina la discussione!

C' è addirittura chi si dipinge un "mondo perfetto", una "situazione ideale", per poi concludere: "ecco, quello è un mondo libero".

Per costoro la libertà coincide con il "bene a prescindere" e per definirla devono raffigurarsi per l' appunto codesto "bene".

All' apparenza litigano tra loro per stabilire cosa sia la "libertà", non si accorgono che invece stanno litigando solo per definire cosa sia il "bene".

Il buon senso, in questi casi, indicherebbe come preferibile il percorso esattamente opposto: prima definisci la "libertà", caro mio, e poi giudica se per te è un "bene" e fino a che punto.

In questo modo, per esempio, sarebbe legittimo dire che le donne dell' Ottocento erano più libere ma, siccome la libertà stressa, la situazione attuale è di gran lunga più rilassante per tutti.

Scommetto che l' orecchio di molti in un' affermazione del genere percepirebbe una nota stonata al di là di ogni merito.

Nella testa


I mostri nella testa del bambino non sono così terribili, ma che ne sapete come lui li vede veramente? Dave Devries, maestro dell' acquarello, forse sa qualcosa, tanto è vero che ne tenta una riproduzione.

Pasticciando con nastri e chitarra nella sua cameretta, Bronko produceva solo una cacofonia insulsa che faceva bussare i vicini. Ma che ne sapevano loro di cosa aveva veramente nella testa? Bè, forse solo Moore-McLean sarebbero riusciti ad intuirlo...

mercoledì 14 aprile 2010

Famiglia e Quozienti

link

Come la penso?

Quoziente, ma solo per i coniugi. Serve a non discriminare talune forme di organizzazione familiare*.

Detrazione per i figli. Serve a garantire un reddito di cittadinanza uguale per tutti.

Detrazione per il coniuge. Solo per la differenza tra reddito attribuito e reddito minimo di cittadinanza.

Incapienza. Serve per non discriminare i più deboli.

* Se io rinuncio a lavorare affinchè tu possa fare gli straordinari, una parte di quel reddito mi compete, è un po' come se fossimo una società. Ne consegue che nei sistemi a tassazione progressiva si produce una discriminazione.

martedì 13 aprile 2010

Bach rimbalza sulla scogliera

... hop... hop...

Tutti d' amore e d' accordo?

Quando cuciniamo gli spaghetti facciamo un lavoro il cui valore non viene incluso nel PIL.

A quanto pare gli italiani cucinano quintali di "spaghetti". Molti di più dei loro cugini europei. Alesina & Ichino accumulano una montagna di numeretti che non lasciano scampo.

Il nostro PIL andrebbe dunque alzato, e non di poco. Evviva! O no?

Sembra di no visto che da considerazioni simili Alesina e Ichino sono partiti per scrivere un libro che ha molto diviso (e che io ho appena letto); alcuni hanno visto nella loro fatica un attacco ai valori famifgliari (ripassatevi gli articoli del sussidiario e ne avrete una pallida idea).

Quanto c' è di vero e quanto c' è di equivocato? Gongolarsi stando in famiglia è davvero un inconveniente? Farsi gli spaghetti anzichè andare al ristorante depotenzia l' economia? La libertà è un veleno per i valori famigliari?

Ma facciamo dei casi concreti: le gabbie salariali.

Con le gabbie salariali il differenziale tra gli stipendi pubblici del Nord e quelli del Sud aumenterebbe (in Lombardia la vita è più cara che in Calabria) incentivando flussi migratori: i figli cercherebbero lavoro lontano da casa.

Le gabbie salariali sono dunque una minaccia per l' unità famigliare? A me pera proprio di no. La famiglia è solo chiamata a scelte di responsabilità.

Altro esempio: la privatizzazione dell' educazione superiore.

Privatizzare diminuirebbe le tasse ma costringerebbe ad una gestione efficiente le Università. Cio' significa che probabilmente sparirebbero le Università a Varese, a Novara e a Trapani, sedi secondarie ed altamente inefficienti. Ci sarebbero senz' altro più fuori sede.

Una misura del genere puo' essere considerata contro i valori della famiglia perchè costringe il pargolo a lasciare la casa natale? E, di converso, la politica precedente puo' essere considerata una "politica famigliare" virtuosa? La mia risposta è ancora "no". La politica liberale pone semplicemente la famiglia di fronte ad una scelta, l' altra la compie in sua vece.

Nei casi precedenti la famiglia era tenuta assieme non da "valori" ma da una comodità "artefatta" che avrei quasi voglia di definire "furba". Il "mercato" è il test ideale per saggiare se ci troviamo di fronte a "valori" non di facciata.

Potrei fare altri esempi come i precedenti e alla fine la risposta sarebbe sempre "no". Chiuderei poi con l' unica conclusione possibile: poichè la libertà non fa male alla Famiglia, il libro di A&I non minaccia i valori famigliari.

Purtroppo, in alcune parti del libro, sono "A&I" stessi ad alimentare l' equivoco richiamandosi al "familismo amorale" (fenomeno per cui ci si fida solo dei famigliari) e al modo in cui interferirebbe nella formazione di capitale sociale. Ma esistono dei veri motivi per temerlo?

Di sicuro non esistono motivi logici: la fiducia non è un bene finito; se confido nei miei famigliari cio' non m' impedisce, se mi conviene, di dare fiducia anche al "foresto". Se dunque abbiamo a che fare con popolazioni ragionevoli siamo rassicurati.

E forse abbiamo proprio a che fare proprio con popolazioni ragionevoli visto che il "familismo amorale" è storicamente giustificato dalla presenza costante di "foresti" ostili. Sono A&I stessi a dircelo e a produrre esempi circostanziati.

A&I ci fanno poi odiare il "familismo amorale" facendoci notare come sia caratteristico delle Mafie. Ma per le Mafie quel codice di condotta è altamente razionale: chi più di loro è immerso in un ambiente esterno ostile (quello della legalità statuale). Anche in quel caso siamo dunque di fronte ad un' intelligenza che funziona.

La presenza di soggetti razionali, quindi, ci impedisce di temere oltremisura il "familismo amorale".

E poi, non è forse vero che in america i conservatori tradizionalisti sono di gran lunga i più generosi verso il prossimo? più coesone famigliare, più generosità verso l' esterno.

Sull' argomento mi sembra inutile proseguire, almeno in questa sede.

Un' altra questione equivoca è quella per cui A&I al quoziente famigliare preferirebbero la detassazione del lavoro femminile.

Si tratta di una posizione "contro" i valori della famiglia? E' una misura che trasformerebbe tutte le nostre donne in Chelsea Girl?

Calma, leggiamo piuttosto come si chiude il libro per capire come è inquadrata la faccenda:

"... ma forse gli italiani non vogliono che le donne lavorino in massa sul mercato, e allora non si lamentino se il PIL ufficiale è più basso... è il prezzo da pagare per avere tante "regine della casa"..."

Ei, ma se le cose stanno così c' è una risposta che mette tutti d' amore e d' accordo (A&I + i difensori ad oltranza della famiglia): "e chi si lamenta?"!

Volendo poi propinarci a tutti i costi la loro soluzione fiscale, decisamente la parte più indigesta del libro, A&I sarebbero costretti ad insistere sul concetto ventilato a p. 69, quello della "libera scelta non corrispondente alle preferenze": le donne farebbero e continuerebbero per senmpre a fare spontaneamente cose che in realtà non vorrebbero fare. Con una zavorra del genere non si fa molta strada.

lunedì 12 aprile 2010

Lo scheletro di Steve Wonder

Più che un disco di cover, è una conchiglia a cui applicare l' orecchio per sentire un' eco lontana. Il fantasma di una pulsione conosciuta, il dejà-vu di una modulazione arcinota.

Con perizia d' archeologi, di quelle canzoni viene dissepolto lo scheletro e solo quello. Anzi, ci si limita a far biancheggiare qua e là alcune ossa isolate. L' immaginazione unisce i puntini e riscopre sagome familiari.

Adoratori di plaid

Alister McGrath cerca di spiegare a se stesso la virulenta proliferazione di una pubblicistica anti-religiosa che cerca di attrarre attenzione compensando la povertà dei contenuti con l' esibizione di un' acrimonia sconosciuta anche nei tempi d' oro dell' ateismo più sbruffone e fondamentalista.

La conclusione a cui giunge lo studioso è questa: una caterva di intellettuali si aspettava e auspicava un drastico ridimensionamento del fenemeno religioso intorno agli anni 50/60; la persistenza e il rafforzamento di molti culti è fomite quindi di frustrazioni malcelate.

Ci sono poi alcuni casi in cui la "conversione" rimpiazza la "frustrazione". Ma sono pochi, uno è quello di McGrath visto che l' irlandese stesso era nella "caterva" di cui sopra tra i più entusiasti ed attivi.

Non so valutare la risposta, mi sembra che in merito si possa dire di tutto.

Nel frattempo m' imbatto nel caso del mitico Matteo Bordone, stamattina è la Sacra Sindone a consentirgli di incanalare in un elegante sarcasmo la sua irascibilità; non si tiene, sembra infatti essersi accorto che il lenzuolo abbia origini medioevali e la cosa non debba e non possa essere taciuta oltre.

[... i "quasi-intellettuali" prediligono il registro sarcastico, è a buon mercato: fa figo e non impegna...]

"... un’organizzazione religiosa con miliardi di seguaci, che spaccia un plaid medievale per la tela che ha avvolto il dio incarnato mentre era morto..."

??

Dopo pochi minuti il primo commento è di un ateo - non saprei se meno arguto o meno ignorante - che intuisce il cattivo servizio alla causa:

mi tocca specificare che la chiesa non spaccia il plaid medievale come il lenzuolo che ha avvolto il corpo del dio incarnato. Ne autorizza il culto come icona (non come reliquia)... facendoci un sacco di soldi.

Forse un giorno Matteo Bordone grazie a sottigliezze impalpabili riuscirà a sminuire i Rosari sgranati davanti alla Madonna di Raffaello accampando una scarsa somiglianza tra il rappresentato e il rappresentante. Forse anche i pellegrinaggi a Loreto saranno messi a repentaglio: Maria, anche al culmine dell' abbronzatura, non era certo tanto Nera! Nel frattempo lasciateci credere che la vita spirituale possa attecchire anche grazie ad un' oggettistica costruita culturalmente.

Il mio concittadino, a questo punto, si sente però in dovere di replicare e le cose, se possibile, peggiorano:

capisci che la posizione ufficiale della Chiesa è in secondo piano... il punto a mio parere non è quello. Sono le azioni della chiesa che contano. Almeno per me, che non (ci) credo.

Avete capito? Bè, concluderei dicendo che la diagnosi di McGrath forse non convince in generale ma sembra andare a pennello per il "caso Matteo": frustrazione. Frustrazione nel semplice prendere atto di una simbologia che ancora funziona.

Frustrazione che richiede urgentemente una valvola di sfogo alternativa alla bestemmia, dopodichè "come stanno le cose in realtà" puo' tranquillamente passare nel sempre più evanescente "secondo piano", un "piano" imprescindibile per gli "opinionisti brillanti".



N.B. Ricordo che per blogger tanto "svegli" che si autofustigano con il dovere di "un post al giorno", l' "interpretazione McGrath" presta il fianco ad un' alternativa altrettanto plausibile, ed è questa: cosa conta sparare cazzate quando lo si puo' fare inanellando smaglianti battute? Insomma, quando per un buon motto di spirito ti venderesti anche la mamma... non stiamo lì a sottilizzare.

venerdì 9 aprile 2010

Compagni di viaggio

In epoca post basagliana, pendolare su e giù riserva sempre incontri interessanti...



ht: matteo bordone