Sull'esistenza della mente.
L'idea a cui sono pervenuto è che i disaccordi autentici non esistano, cio' che esiste sono solo descrizioni differenti di cio' che ci sta davanti. Un determinato evento può essere descritto allo stesso modo in termini fisiologici e psicologici, non intenzionali e intenzionali. Il disaccordo si sana quando scopriamo la descrizione più utile nel contesto in cui siamo. Esempio, la psicologia popolare rimarrà probabilmente il modo migliore per prevedere cosa faranno domani i nostri amici e conoscenti. Questo è tutto ciò che intendo dicendo "le menti esistono". D'altro canto, lo studio della fisiologia e dell'evoluzione è il modo migliore per capire come "funzioniamo", e questo è cio' che intendo quando dico "le menti non esistono". Di conseguenza, "le menti esistono" in certi contesti e "non esistono" in altri. Questo vale anche per la libertà, la giustizia, i colori, eccetera. Insomma, le ragioni sono anche cause. Oltretutto, non c'è un contesto più significativo. Le "cose del mondo" non rendono vere le frasi. La distinzione tra vero e falso possiamo sostituirla con una distinzione tra le frasi che servono a un certo scopo e quelle che servono ad altri scopi.
p.s. la cosa mi è apparsa evidente discutendo in rete sulla "medicalizzazione della scuola". Chi si oppone e chi la critica in nome della classica "responsabilizzazione" (o "scuola del merito") sta descrivendo in modo diverso la stessa identica cosa. Non c'è disaccordo genuino. Molto più semplicemente gli "oppositori" mirano ad una società che massimizzi il capitale umano mentre i sostenitori a una società che "minimizzare il dolore" degli studenti. Forse sopravviveranno solo le società più efficienti, cosicché avranno ragione gli "oppositori", oppure la scuola è di fatto slegata dalla formazione del capitale umano e allora avranno ragione i "sostenitori".