Perché la monogamia?
La domanda è banale laddove, come nel mondo pre-agricolo, vige un'uguaglianza naturale nella povertà che parifica tutti gli uomini. Qui la monogamia s'impone di necessità: se un uomo deve suddividere i suoi pochi averi su più famiglie rischia che nessun membro della sua prole sopravviva. D'altronde, perché mai una donna dovrebbe preferire un mezzo/uomo (o uomo in condivisione) piuttosto che un uomo intero tutto per se'? Ricordo che dobbiamo immaginare un mondo dove i "buoni partiti" non esistono.
L'enigma quindi quindi riguarda la monogamia presso le società ricche, ed è acuito dalla considerazione che la poligamia sembra vantaggiosa per la donna media e svantaggiosa per l'uomo medio (basta fare un po' di matematica per accorgersene). La monogamia, quindi, sembra un istituto "maschilista", il portato di un contratto sociale stipulato tra uomini, con i "più fortunati" che si accordano con i "meno fortunati". Senza farla lunga, le dinamiche da cui emerge sono le stesse da cui emerge l'uguaglianza politica: la possibilità che i molti esclusi si coalizzino contro i pochi ricchi - e questo è particolarmente facile nel caso di un animale straordinariamente versato nel tessere relazioni sociali - fa giungere ad una mediazione: così come "un uomo, un voto", allo stesso modo "un uomo, una donna".
p.s. anche qui chiedo il visto di Ettore Panella