martedì 2 settembre 2008

Contorsioni raddrizzate

Fresco di giornata, un virtuoso avvitamento a cura di maurizio Milani...

... la pattuglia acrobatica peggiore al mondo è quella delle Bahamas. Sono otto velivoli dell’aeronautica militare bahamasina. I piloti non si conoscono e nemmeno vogliono farlo. Non provano mai le formazioni in volo. Cosa fanno? Alle manifestazioni delle varie pattuglie acrobatiche loro si presentano così: uno decolla alle cinque di pomeriggio, uno alle cinque e un quarto, uno alle cinque e trenta e così via. Rimangono distanti l’uno dall’altro un quarto d’ora di volo (cioè trenta miglia), quando passano sul pubblico, sempre mantenendo questa distanza di sicurezza, fanno uscire dal tubo di scappamento il verde, il blu e il boh...

Non chiedete chiarimenti! L' unico antidoto al torciglione di Milani consiste nel farsi scivolare addosso la semplicità di una canzoncina scelta nel mazzo del miglior album pop uscito ad agosto...

lunedì 1 settembre 2008

L' ultimo walzer

Con il suo dito lento e sapiente il Cirillo assicura sempre un romantico sferragliamento che ci lascia a mezza via tra Parigi e Honolulu. Ancora un giro di Walzer per arrivare in porto nell' isola delle carezze! Chi mi concede l' ultima danza? Diana, ti va di fare quattro salti?

In preghiera al cospetto dei numeri

Nato a Brno, Kurt Godel viene comunemente considerato come il massimo logico di tutti i tempi.

Fu un fervente platonico e si dedicò anche al problema di Dio dandone una sua dimostrazione nel solco di Leibniz.

Ma la cosa interessante è un' altra: l' ente di natura divina dotato di tutte le propietà positive e necessariamente esistente non venne da Godel relegato al ruolo del "Dio della ragione" di fronte al quale - come scrisse Heidegger - " l' uomo non puo' pregare, non puo' sacrificare e non puo' per timore cadere in ginocchio".

A differenza della concezione un po' intellettualistica del divino quale "mente superiore" professata dall' amico Einstein, il logico moravo considerava infatti Dio non solo come entità razionale logicamente dimostrabile, ma anche come essere degno di venerazione.

A me la cosa sembra decisamente strana. Certo che la vita dei grandi logici di stranezze è sempre costellata.

Fonte: Timossi p.445

domenica 31 agosto 2008

Dio dimostrato (velocemente perchè ho fretta)

Ho letto il libro di Timossi che fa bella mostra di sè sul comodino. Viene squadernata una completa rassegna storica sulle dimostrazioni dell' esistenza di Dio. E' una selva in cui ho cercato di tracciare un mio sentiero personale.

Tra le prove empiriche lascerei perdere quella del Dio/architetto o quella del Dio/orologiaio. Non mi sfagiolano e mi rivolgo altrove.

Innanzitutto Dio potrebbe esistere per il fatto che esistono alcuni precetti morali universali nel tempo e nello spazio. Ne esistesse anche uno solo, sarebbe ufficiente. E io in questa esistenza credo fermamente.

Mi sento confortato avendo al mio fianco su questa strada due tipini come Dostoevskij e Kant. Il primo disse che "senza Dio tutto sarebbe permesso", il secondo parlava di una legge che ciascun uomo porta dentro di sè.

Mi convince anche la prova cosmologica, ma solo nella sua forma radicale che non considera tanto l' armonia del creato: Dio esiste perchè c' è qualcosa al posto di niente.

Questa conclusione la traiamo sotto l' egida del principio di ragion sufficiente: ogni cosa che esiste ha necessariamente una spiegazione ragionevole e l' esistenza di Dio spiega l' esistenza dell' essere al posto del nulla. Certo, qualcuno potrebbe dire che l' essere esiste autonomamente, ma così facendo rinuncerebbe al principio. Il nostro nume tutelare in questo caso sarebbe Leibniz.

Ci sono parecchi atti di fede in queste dimostrazioni, due su tutti: esiste almeno un principio etico universale, esiste poi un principio di ragione sufficiente. Al primo in fondo credono tutti, tranne qualche nichilista isolato. Il secondo è l' atto di fede tipico delle scienze: credo nell' intelleggibilità del mondo.

Si instaura così un rapporto tra fede e ragione, è il rapporto anselmino: credo per poter capire. Anche se la vera fede interviene successivamente a caratterizzare il Dio a cui ci rivolgiamo. In questo senso Tommaso docet: la ragione come trampolino della fede.

La prova etica e la prova cosmologica sono prove empiriche, approdano a delle possibilità, il massimo che possono dirci è che l' ipotesi di Dio prevale.

Per sigillare il tutto con una certezza ci si appella alle prove logiche e la logica modale ci dice innanzitutto che la verità di un' affermazione o è necessaria o è impossibile. In altri termini, un' affermazione è o vera o falsa. Anche questo principio (bivalenza) è un atto di fede (la logica è piena di atti di fede).

"Dio esiste" prevale tra le affermazioni possibili, dunque non è impossibile, dunque è necessaria. Ecco, l' esistenza di Dio è dimostrata.

I padrini dell' argomento logico sono parecchi, si va da Leibniz fino a Godel. Mi sembra che la qualità dei cervelli in campo sia la massima disponibile sul mercato della logica.

Ma l' argomento logico non regge senza che la "possibilità" di Dio sia sostenuta dall' argomento empirico, infatti in virtù del semplice argomento logico anche una "materia infinita ed autonoma" sarebbe possibile (non contradditoria) e quindi necessaria. Per questo che il "possibile" è un titpolo di merito da assegnare con argomenti ex post e non semplicemente affidandosi alla coerenza interna.

Le mie conclusioni sono ben diverse da quelle sponsorizzate dall' autore, lui esalta l' argomento anselmino (puramente logico): Dio è il maggiore tra gli enti immaginabili, poichè "maggiore" significa che detiene tutte le qualità al massimo grado, deterrà al massimo grado anche la qualità dell' esistenza. Kant sostenne che l' esistenza non è una "qualità", mi sembra una critica distruttiva. La critica di Kant viene aggirata facendo atto di fede circa la qualità dell' esistenza. In tutta franchezza preferisco gli atti di fede richiesti più sopra.

Il richiamo della steppa

Ecco la musica che ci racconta una storia fuori moda, l' ascolto volentieri perchè oggi prorpio non ne posso più di mantenermi all' altezza del qui ed ora, molto meglio le steppe ucraine, molto meglio retrocedere di qualche secolo fa. E poi è sempre bello sentir suonato un piano da tre mani.

Dita pesanti

Le solite sventagliate nelle quali l' interprete è chiamato a scolpire i temi, magari facendo trasparire la fatica e il sudore dello scalpellino. Ci vorrebbero le dita pesanti di un picchiatore solenne come Sviatoslav Richter. Non che il piatto passato dal convento sia meno prelibato, ma per non rischiare l' esposizione a lamentele seleziono un paio di studi decentrati, dove contano anche certi macchinali automatismi che ci spingono fuori dal cono d' ombra di Beethoven verso i vetrini colorati di un Paganini.

sabato 30 agosto 2008

Canzoni mutanti

Inizia quasi come un mottetto ma subito vira altrove camminando su terreni infidi, sopraggiungono nuove slabbrature ricucite con deliziosa negligenza, quanto basta per infilarsi nell' estuario disteso e un po' minimalista. L' avanguardia in canzoni che arrivano al cuore, funziona! Ma ci voleva una gran donna.

Locus solus, seconda puntata

What the fuck is going on here? Free improvised hardcore? Demented rap? Soundtrack to imaginery Japanese monster film?... da una rivista dell' epoca.

Qui c' è ospite il rapper Whiz Kid a triturare il vinile, oggi si sono perse le sue tracce ma nei caldi anni 80 aveva in mano delle buone carte e ricevette l' invito a metterle sul tavolo...



... puntata precedente.

giovedì 28 agosto 2008

Vertici (1)

Troppo facile con Bach. Ecco perchè il suo vero e unico amore fu Orlando Gibbons. Sorvola i secoli servendocelo tradito, scandagliato e reinventato a dovere...




non mi basta mai...

Locus Solus, prima puntata

Facemmo un salto sulla sedia quando uscì il loro disco all' inizio degli anni ottanta... e non ci siamo più ripresi veramente bene... massimo 2 minuto per ogni pezzo e quattro formazioni diverse, questa è quella con la 12 corde Stratocaster di Arto...

mercoledì 27 agosto 2008

Del boffare impertinente

Dietro quell' enorme basso-tuba si nascondeva una sgnorina spiritata che boffava senza requie avendo per mantice solo le sue minute gote sferiche. Cessava solo di tanto in tanto, ma non per respirare, bensì per cantare... ecco qualcosa di bloggabile...

Un ciccione ci salverà

  1. Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla sua traettoria. Ma non siamo completamente impotenti di fronte alla tragedia poichè possiamo azionare uno scambio che farà scartare il vagone su un binario dove si trova un mite ciccione che a quel punto verrà sacrificato. Decidiamo di agire.
  2. Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla traettoria. Ma non siamo condannati al ruolo di spettatori passivi. A fianco a noi mangia le sue patatine un mite ciccione che, se scaraventato sui binari, con la sua mole fermerà il vagone impazzito sacrificandosi. Decidiamo di spingere.

Chi agisce nel caso due è più colpevole di chi agisce nel caso uno?

Dal punto di vista razionale sembrerebbe di no. Sia chi "scambia" che chi "spinge" è causa diretta e volontaria della morte del ciccione. Qualora il giudizio sia di colpevolezza, costoro condividono il medesimo grado di colpa.

Ma probabilmente nel giudizio interviene una componente emotiva poichè è accertato sperimentalmente che chi "scambia" venga ritenuto meno colpevole che chi "spinge" (Philippa Foot: The problem of abortion and the doctrine of double effect; Marc Hauser: menti morali, come la natura progetta il senso universale della morale). L' esperimento è stato condotto presso tutte le popolazioni del pianeta con il medesimo esito.

Il caso è affrontato anche nel libro che sto leggendo di Michael Shermer: The mind of the market. Secondo l' autore un' emozione evoluta nel tempo ci fa ritenere più colpevole chi agisce direttamente sull' uomo che non chi agisce con l' intermediazione degli oggetti.

Oggi il caso di scuola è ripreso sul Corriere da Massimo Piattelli-Palmarini per affermare che esiste una morale universale di natura emotiva.

Non sono ancora convinto.

Trascurare il concetto di "entità della pena", il concetto di risarcimento e limitarsi a prendere in considerazione le categorie di "colpevole" e "innocente" facilità di molto l' approdo di Piattelli-Palmerini. Una vita è risarcibile? Se sì le cose cambiano e la ragione etica non puo' ancora essere accantonata.


martedì 26 agosto 2008

Occhi che ci giudicano (3)

scusa, ci riprovo:

questa scena

d

Occhi che ci giudicano (2)

Rileggevo un tuo post di qualche giorno fa.

"(..) Liberilibri ha fatto uscire una bella fiaba dello scrittore Melchior Vischer: La Lepre. In breve, il protagonista non commetterà l' omicidio programmato perchè, prima di sferrare il colpo letale, incrocia lo sguardo di una lepre, un testimone muto ma, ai fini etici, pur sempre un testimone."

Mi è tornata in mente la scena di un film emozionante che ho visto tempo fa. Una scena che racconta proprio il momento in cui quei due sguardi si incrociano.

spero che il piede vada meglio,
ciao
d

Voci da rieducare (2)

Spelliamoci le orecchie con le lime che sa forgiare questo esserino minuto nell' officina della sua gola siberiana. Stratagemmi "traditional" riciclati per l' avanguardia più indifferente al pubblico. Ma ormai dobbiamo lavorare di editing per estrapolare qualcosa di buono dai suoi dischi più recenti...



... vai alla voce precedente.

La resa dei conti



Un uomo debole e impulsivo, sospinto da eventi incalzanti che non riesce a comprendere appieno - l' abbandono della moglie, il difficile rapporto con il padre - un uomo soffocato da un nodo di rivolta e dolore che non sa esprimere, e in questa sua accorata impotenza diventa, pagina dopo pagina, il commovente campione di una lotta contro un mondo opprimente e privo d' amore.

Una giornata qualsiasi, 24 ore passate a NY per fare il bilancio di una vita "in cui si è sbagliato praticamente tutto".

Uno così lo riconosci subito.

"Uscire" diventa presto la sua principale occupazione. Quanto più è spacciato tanto più sembra indaffarato. Sa che così non puo' andare avanti, che qualcosa sta scadendo, sa che una clessidra fatale si sta svuotando solo per lui. Eppure una forza maligna lo invita a crogiolarsi in quel dramma anzichè spronarlo verso una risoluzione.

Uno così anche quando è giù di morale riesce a corrugare la fronte in modo simpatico. Tu già sei poco interessato ai suoi drammi e ti eri allarmato per un velo funereo che ti sembrava di percepire, ma quella ruga ti deresponsabilizza da domande impegnative e l' accogli con un sospiro.

A uno così è sempre piaciuto vestirsi bene, ma da qualche tempo in qua ogni capo di vestiario, non appena indossato, sembra andare per suo conto.

Con uno così sai che non puoi toccare certi argomenti e il peso di quelle lacune mutila le conversazioni, è impressionante quanto resti poco di cui parlare.

Uno così sogna solo una cosa: un buon lavoro duro ed onesto che ti stanca e ti fa dormire la notte. La sua giornata è costellata da sfozi insopportabili, ma non è come un buon duro lavoro.

Uno così ha tanta energia addosso. La sua maturazione si è come rallentata nel tempo, tutto ciò gli ha fatto perdere terreno, e così non riesce a liberarsi di quell' energia in eccesso.

Uno così ride sempre un po' troppo. Ti ascolta passando di colpo da un' espressione cupa e attenta ad una risata ansante che gli trasforma la faccia.

E' sempre all' affannosa ricerca di sdrammatizzare, lo scambio verbale con lui resta difficile, raramente riesce a frenare l' urgenza della sua cordiale risata ansante che invade di continuo la conversazione rendendo impossibile andare al sodo. Presto si rinuncia a qualsiasi forma di "sodo".

Uno così legge il giornale, ogni volta arriva a metà dell' articolo senza aver capito una parola perchè la sua mente è ancora fissa sulle parole del Padre.

Uno così tende l' orecchio al tavolo dove il Padre pontifica, di solito sta parlando di lui esagerando la portata dei suoi studi... suo figlio ha un reddito a 6 cifre... è nello scaglione del 43%... finchè non gli tocca la tortura di essere chiamato al tavolo per le presentazioni, ad una così viene persino voglia di ridere... vecchio porco millantatore...

Quando uno così ha guidato il solito macinino dipinto, ha portato un giaccone giallo pieno di distintivi, ha giocato a poker clandestinamente e ha partecipato a festini a base di coca, bè, quando uno così ha fatto tutto questo gli sembra di essere stato all' Università quanto basta.

Uno così, sebbene in fondo ami la verità, comincia a mentire per vantarsi e prosegue per pietà verso se stesso.

Chiaccherando con uno così non devi assolutamente commettere l' errore di accennare alle imprese scolastiche e lavorative del cugino Artie, il filo della comunicazione si spezzerebbe all' istante.

Se deve prendere una scelta e partire, uno così cerca sempre la benedizione della famiglia senza mai ottenerla. Litiga con i genitori, con la sorella. E poi, quando si rende ben conto di tutti i rischi a cui va incontro, quando trova mille ragioni per non partire ed è ormai folle di paura, parte.

Uno così prende una decisione solo dopo averla respinta almeno venti volte.

Uno così ha il cuore tenero, sensibile, la sua natura è meditabonda e pensosa, non si vorrebbe mai disturbarlo. Inoltre uno così tende a perdere la testa nei momenti difficili.

Uno così non sta mai fermo quando parla, o si tira su i pantaloni o fa ballare i piedi.

Uno così ha degli amici che basterebbe una loro raccomandazione per ricevere il bacio della morte. Lui lo sospetta ma, nel giudicarli, non giunge mai ad una conclusione definitiva e ad una decisione conseguente, a questo mondo c' è sempre qualcosa da aggiungere che puo' fare la differenza...

Ad un certo punto uno così sente la stanchezza. E' lo strano fardello della sua esistenza che gli sta addosso come un peso, un' escrescenza, una gobba.

A volte uno così racconta i suoi guai mettendoli in burletta e si unisce alle risate della compagnia. Ma mentre ride è disperato. Si sta ridendo della sua rovina. Non che gli altri siano cinici, i guai seri vanno taciuti e loro credono che la convenzione venga rispettata. Ma qui abbiamo a che fare con qualcuno che è già nella fase dell' estremo tentativo, quello in cui anche le convenzioni vengono infrante.


Poi trapela qualcosa e l' altro si tira visibilmente indietro messo in guardia dall' improvvisa tensione nella voce prodotta da uno così quando si avvicina al nocciolo, anche l' accasciarsi del suo volto non fa prevedere nulla di buono, così come il gonfiore del ventre contro la costrizione della cintura. Ma la destrezza mondana degli amici ha saputo deviare il corso delle parole e si giunmge abilmente ai saluti.

Ad uno così il cervello diventa lento. Lui pensa alla giornata afosa e al pasto abbondante, in realtà sono le preoccupazioni ad arrugginire il sistema nervoso.

Uno così lo sente quando è maturo per un nuovo errore. Sente l' odore della fatalità e non puo' più fermarsi, è perseguitato da un certo talento per fallire.

"O ricco o pelato", solo pensando a questo uno così si decide ad imboccare la sua via. E' tipico dei candidati alla miseria.

Uno così incontra continuamente gente che sa tutto, spesso ferestieri che sanno perfettamente come vivere al meglio in quella città. Lui, che in quella città ci è nato e cresciuto, non sa più nulla.

La moglie di uno così si vanta continuamente di "essere corretta".

Capità che uno così finisca per caso in chiesa capitando nel funerale di uno sconosciuto. La preghiera viene presto sconfitta dall' assalto delle preoccupazioni. In quei casi scaturisce dentro di lui la sorgente di tutte le lacrime, è nera, profonda e calda. Quando sgorga gli scuote persino il corpo, di solito è l' unico che piange nella cappella. La gente lo guarda chiedendosi chi sia, forse il fratello australiano? Lui ricambia volgendo verso di loro i suoi occhi ormai completamente bagnati e ciechi.


P.S. per Diana a proposito di un post forumistico: uno così patisce la vita non sapendo viverla. Eppure lo spettacolo demenziale che offre con i suoi goffi tentativi è altamente comico. Ma è la comicità di un condannato a morte, una comicità che non salva e che possiamo godere solo mescolata alla tragedia incombente.

lunedì 25 agosto 2008

Miserabile amica

Parabole già viste spiovere qua e là. Più che Margaret Thatcher mi sembrano i regalini del femminismo trucido?

Cheratina

Suonatori di basso elettrico, c' è uno che rende giustizia alla cheratina delle vostre unghie, alla screpolatura dei polpastrelli impegnati nello slap, all' anonimo sfondo di accompagnamenti invisibili e inascoltati, il vostro quarto d' ora prima di tornare nell' ombra... Eccolo mentre prende la scena con l' arroganza dei chitarristi anni settanta...

sabato 23 agosto 2008

C' ho qui un bel talco da miliardario...

Devo capire come Paolo Conte possa piacere anche al gentil sesso. Perchè la cosa succede, la Maliarda, per esempio, appartiene a quella inspiegabile quanto nutrita schiera. Il misogino Maestro dedica metà delle sue canzoni alla gioia che procura allontanare da sè una donna. L' altra metà alla metamorfosi gioiosa con la quale ci trasformiamo in scimpanzè non appena una gonnella muove verso di noi... Alle donne di solito non piace mai nè la nostalgia, nè il delirio. Loro vivono sempre in un futuro prgettato alla bell' e meglio, il passato ritoccato dall' immaginazione non interessa mai mica tanto, mentre a noi ci paralizza fino a renderci fradici di magia.

Ecco un bel pezzo nel quale ancora una vostra l' avvocato sciorina gli ingredienti per una traboccante felicità coatta: donna sì, ma solo trasfigurata in un sogno allucinato. Poi altri tropicalismi impiegatizi a fungere da succedanei (giungle, oceani, savane... Genova...). Solo l' isolamento e certa musica soffritta consente a queste donne e a queste avventure di apparire. E per finire camicie di seta, pediluvi, nutelle e una gran quantità di borotalco sciccoso da cospargersi mentre si alloggia nella nuvola di questi pensieri sterili quanto esotici...

Sabotaggi anni novanta

C' è profumo di anni novanta in questo microscopico viaggio di un minuto nei sabotaggi del duo giappo-russo. Quella voglia di stenderli tutti... non è prerogativa dei disperati. Anzi, di solito fa capolino dopo che tutti i desiderata sono stati conseguiti.