Sappiamo come Bruno Leoni si rifiutasse di credere alle prodezze spaziali dei sovietici (Martino docet). Come puo' infatti un Paese socialista spingersi tanto in là nello sviluppo tecnologico?
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E' solo un piccolo aneddoto per chiedersi cosa serva per convertire un ardente sostenitore del paradigma austriaco!
Effettivamente qualcuno ritiene che la visione austriaca sia ideologica. In quanto tale niente più che un semplice apparato razionale non soggetto a verifica fattuale.
Ma come puo' esistere una forma di utilitarismo - perchè Mises era un utilitarista - restio a scommettere sui fatti?
La questione potrebbe essere prontamente chiusa dicendo che l' unico "laboratorio" riconosciuto probante dall' austriaco sia quello della storia. Inutile insistere alla ricerca di conferme che non siano di portata storica.
Questo appello alla storia sarebbe singolare per un approccio che nasce con Menger proprio in opposiziono allo storicismo dell' economia tedesca di allora.
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Certo, il fallimento dei socialismi viene considerato dagli austriaci come una conferma delle loro teorie. Ma siamo sicuri che un eventuale successo di quei sistemi sarebbe stato interpretato dagli austriaci come una smentita del loro approccio?
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Anch' io, devo ammetterlo, vedo Mises/Rothbard come ideologi.
Come i diffusori di un' ottima ideologia, dell' ideologia più solida per chi vuole dare stabilità al pensiero liberale. Di un' ideologia che, occasionalmente, puo' anche sfruttare le argomentazioni e le verifiche che l' economia formale è in grado di fornire.
Per quanto queste stampelle vengano spesso sfruttate, si tratta di attrezzi che non sarebbero nemmeno necessari.
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In un recente post, Lamiadestra chedeva ai sostenitori della visione austriaca se avessero consigli concreti da dare al manager dell' impresa privata o al politico intento a formulare i suoi piani economici.
Il risultato di una simile provocazione è prevedibile: il manager deve avere la libertà di agire come crede mentre il politico deve ispirarsi a ricette liberali.
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Ma perchè questa distinzione? Perchè l' austriaco ha la ricetta per il piano politico e non quella per il piano manageriale? Perchè alcune organizzazioni lo interessano e altre no?
Mistero.
Qualcuno potrebbe opinare che un meccanismo come quello della concorrenza di mercato è applicabile solo tra imprese e non all' interno dell' impresa.
Sarebbe un' obiezione futile, esistono mille modi per introdurre la concorrenza anche all' interno dell' impresa.
Esistono infatti governance possibili per far emergere dal basso, anche nell' impresa, le decisioni strategiche. Eppure non sembra che se l' imprenditore imponga le sue decisioni (up-bottom) a tutti, la cosa scandalizzi l' "austriaco".
E' la questione delle dimensioni dell' impresa. Il rothbardiano ha qualcosa da dirci su questo tema?
Forse ci dirà che l' impresa è un accordo volontario e, finchè resta tale, il suo contenuto è libero.
Ovvero: l' organizzazione dell' impresa è libera.
Ma questo discrimine per cui, a priori, il consenso va bene e la coercizione no, è un discrimine ideologico.