venerdì 16 gennaio 2015

Economisti o credenti?

Economisti o credenti? Molti di noi sentono parlare nella loro coscienza entrambe queste voci. Come assegnare le precedenze? Come pensare alla convivenza umana? Quali criteri sarebbe meglio adottare quando si è chiamati ad organizzare la società?
Probabilmente un cattolico puo’ votare per qualsiasi partito. Puo’ votare a sinistra perché la “solidarietà” resta un valore evangelico. Puo’ votare a destra perché la “tradizione” è da sempre un faro della Chiesa. Puo’ votare i partiti liberali perché in fondo adora un Dio che pretende di essere adorato solo da uomini liberi.
Personalmente, poi, conosco cattolici sinceri di tutte le fedi politiche.
Ognuno riesce con gran destrezza a far convivere fede politica e fede religiosa. Magari facciamo i salti mortali per far quadrare il cerchio, ma alla fin fine escogitiamo un modo per pacificarci e lasciar spazio al problema successivo.
[... solo un gustoso esempio capitatomi giusto l' altra settimana: non sono molti i racconti evangelici  in chiara consonanza con i valori della modernità, uno potrebbe essere quello che narra a parabola dei talenti. Un altro pensavo che potesse essere il miracolo dei pani e dei pesci. Ho sempre ritenuto che questo miracolo mettesse in evidenza, tra le altre cose, che per distribuire il necessario occorra prima moltiplicarlo. L' ideologia "produttivista" era confortata da questa semplice osservazione. Ma ecco che ieri, nel corso della trasmissione radiofonica Uomini e Profeti, il perspicace teologo valdese Paolo Ricca si ritrova a commentare proprio questa eloquente pagina. E cosa sceglie di mettere in evidenza l' esimio Pastore? Devo ammettere che mi ha spiazzato: per lui la moltiplicazione dei pani e dei pesci si realizza mediante la distribuzione degli stessi, e non invece come premessa della distribuzione. E' distribuendoli che i beni si moltiplicano. Probabilmente voleva confortare la sua fede socialista attraverso la sua fede cristiana, e, con un sapiente uso della retorica, c' è riuscito in pieno! Morale, per parte mia mantengo sull' episodio specifico l' interpretazione iniziale, forse più banale ma anche più lineare, d' altro canto Ricca, grazie ad alla sua ermeneutica creativa, non mancherà di raccogliere attorno a sé un nutrito gruppo di fedeli con cui condividere la sua visione. Visto come è facile che all' ombra del Vangelo (o dell' Evangelo, come direbbe Ricca) convivano posizioni a dir poco antitetiche?...]
Dare ordine alle mille possibili ricadute sociali della parola evangelica è impresa disperata. Una lotta contro i mulini a vento. Lasciamo allora che le Chiese diano indicazioni vaghe e che i cristiani, ma anche i cattolici, votino poi secondo coscienza.
Tuttavia, per quanto vaghe siano le indicazioni, oltre una certa soglia sembra difficile spingersi, e in proposito qui mi chiedo se un cattolico sia autorizzato a pensare come un “economista” ortodosso.
[… per “economista” intendo chi studia la società attraverso il metodo dell’ “individualismo metodologico” e vede nel mercato, nonché nella società capitalista, lo strumento principe per diffondere il benessere materiale nel mondo…]
Le ultime uscite di Papa Francesco sono state bollate da Rush Limbaugh come “marxismo puro”. Sarà così? A me pare un’ esagerazione ma vale la pena chiedersi se la Chiesa, oggi sotto la guida di Papa Francesco, potrà mai un giorno convertirsi al capitalismo senza snaturare il suo messaggio al mondo.
Nei punti che seguono rispondo alle puntute obiezioni degli “incompatibilisti”, ovvero di coloro che sulla scorta di Papa Francesco, di Paolo Ricca ma anche della Tradizione più veneranda, non vedono possibile una fusione armonica tra i valori della società capitalista e i valori evangelici.
church money
1) In genere l’ economista cerca la soluzione ottima ai problemi sociali massimizzando l’ utilità degli individui (MaxU) sotto vari vincoli di bilancio. I vincoli esistono sempre perché per lui le risorse materiali sono sempre finite. MaxU non è un modo di procedere che piace molto ai cattolici, viene giudicato troppo incline a privilegiare la realtà materiale. Spesso il cattolico parla in tono di denuncia della "cultura del desiderio". Ma forse i timori sono esagerati. Penso che il conflitto su questo punto sia solo apparente, in fondo la buona novella cos’ è se non un invito a comportarsi in modo da massimizzare la propria utilità (MaxU) dopo aver ricevuto certe preziose informazioni? Gesù invita il credente a "capitalizzare" le informazioni in suo possesso!  Il cattolico non è uno stoico, per lui la felicità dell’ uomo è centrale, e quindi anche il comportamento razionale che la massimizza. Il cattolico invita alla lungimiranza e a massimizzare la propria felicità in vista di un premio ben preciso: il Paradiso.
2) Papa Francesco - e con lui molti cattolici - fa una concessione sibillina al capitalismo: il sistema gestirebbe al meglio le passioni più basse dell' uomo: l' avidità, l' egoismo, il narcisismo... Ma questo significa anche che il sistema si compromette con la turpitudine di certi sentimenti e che la società capitalistica risulterebbe quindi moralmente corruttiva nella sua essenza. Il capitalismo, cioè, funziona solo perché sfrutta, e magari rinforza, la parte peggiore della nostra persona. Non mi convince, e in merito mi sorge una domanda spontanea da rivolgere a questi cattolici: ma se l' uomo fosse un essere moralmente perfetto, in che società sarebbe meglio che vivesse? Forse non ancora in una società capitalista? Anzi, anarco-capitalista!
3) Secondo la maggioranza dei cattolici - e l' unanimità dei lettori di Avvenire - la società capitalista non garantisce la qualità delle relazioni umane. Nella società capitalista ognuno pensa a sé e gli altri sono solo "numeri" o "strumenti" per la ricerca del nostro benessere. Che fine hanno fatto i nobili gesti gratuiti del bel tempo andato? La gratuità, secondo chi la rimpiange, è saldo collante di tutte le comunità degne di questo nome. Ma l' accusa ha un punto debole, almeno in teoria: cosa impedirebbe infatti che un gesto gratuito si realizzi in un habitat di mercato? Nulla, ed invero ce ne sono molti (es. il volontariato) sebbene non costituiscano la norma. Tra le preferenze degli individui il bisogno di compiere gesti gratuiti puo' tranquillamente albergare e manifestarsi. Perché allora "incentivarla artificiosamente" con privilegi imposti dall' alto se esprimere e chiedere gratuità è così intimamente parte della natura umana? In fondo sia la beneficenza che il commercio appartengono alla grande famiglia delle "attività volontarie", in un certo senso sono attività strettamente imparentate tra loro, molto più di quanto si creda. Entrambe si oppongono, per esempio, all' attività coercitiva dello stato. La carità ci consente di esprimere una cooperazione molto intensa nei confronti di un numero limitato di soggetti mentre il commercio facilita una cooperazione senz' altro meno coinvolgente, al punto da sfiorare l' anonimia, ma sicuramente più estesa. Al netto di queste differenze, che per altro sembrano compensarsi, non si vede perché queste due attività umane non possano convivere. L’ essenza del capitalismo è la tolleranza: vi piace l’ impresa in cui comandano i lavoratori? Costituitela! Vi piace la comune in cui tutto sia di tutti? Fondatela! Volete donare tutto ai poveri? Fatelo! Da sempre la società borghese è  infestata da comizi socialisti, da prediche pauperiste e da brontoloni di ogni ideologia, non riesco davvero ad immaginare altri regimi dove tutto cio’ sia possibile.  Poi c' è un' obiezione di tenore pratico: la qualità si puo' privilegiare solo a danno della quantità. Una società molto coesa è necessariamente una società ristretta. Dirò di più, a volte la coesione (qualità) si realizza attraverso la "creazione di un nemico", un nemico onnipresente che ci circonda. Coltivare "relazioni privilegiate", anche quando lo si fa con le migliori intenzioni, porta alla nascita di conventicole dedite all' esclusione. Non si puo' essere "qualitativi" con tutti. Il "capitalismo relazionale" - in Italia lo conosciamo bene - si è sempre trasformato in corporativismo. La "cultura del dono", spiace dirlo, è inevitabilmente contigua alla "cultura della corruzione". Domanda: dove finisce il dono e inizia la corruzione? Difficile dirlo. Chi non ricorda la scena iniziale de "Il Padrino"?: un tale che si vuole vendicare dei suoi nemici chiede i servigi di Corleone dietro lauto compenso in denaro ma il boss si oppone indignato ad un volgare do ut des, e lo fa pronunciando parole significative: "... cosa hai fatto tu per diventarmi amico?... cosa hai fatto perché io sia il tuo padrino?...". Corleone rimprovera al postulante di non essersi a tempo debito inserito nella "rete dei doni e dei controdoni" che segna l' appartenenza familiare, e di voler sostituire questo passo con la mera offerta di corrispettivi specifici a fronte di un servizio.
4) Molti cattolici ritengono che il denaro non possa essere introdotto in talune transazioni, la cosa è ritenuta offensiva. Il fatto è che la mercificazione desacralizza l' oggetto a cui si rivolge, tanto è vero che Gesù cacciò con ignominia i mercati dal tempio incurante dei servigi che costoro rendevano alla comunità. In ambito sociale, di solito, il valore sacro da non intaccare con lo “sterco del demonio” è la cosiddetta “dignità della persona”. Un piccolo esempio concreto, probabilmente irrilevante nella sostanza ma dalla logica cristallina, puo' aiutare a sviscerare l' argomento: molti trovano che assegnare un bene a chi sopporta una coda per averlo puo’ essere più decoroso che non assegnarlo al miglior offerente eliminando le code. Quest’ ultima soluzione è ritenuta umiliante verso chi “non puo’ permetterselo”.  Sono in molti a pensare in questo modo, tanto è vero che esiste il fenomeno delle cosiddette “code prevedibili”.  Pensateci bene, se i prezzi potessero fluttuare a piacimento non esisterebbero “code prevedibili”: chi prevede una coda alza i prezzi evitando lo spiacevole fenomeno, o perlomeno rendendolo imprevedibile. Tuttavia, attraverso le lunghe code ci è concesso di assegnare i beni sulla base della disponibilità di tempo anziché di denaro. Ma si tratta pur sempre di una “disponibilità” materiale, si noti che abbiamo cambiato “moneta” ma non logica. Disoccupati  e pensionati, per esempio, godrebbero di un vantaggio, non tutti possono permettersi il tempo libero che hanno loro. Si passa da una diseguaglianza all’ altra, eppure quest’ ultima diseguaglianza nei trattamenti non viene ritenuta offensiva. Ma perché alcune diseguaglianze ci offendono e altre no? La risposta più semplice è anche la più provocatoria: l’ “offesa” che riceviamo da alcune diseguaglianze è un preludio attraverso cui la nostra mente giustifica a se stessa e agli altri l’ atto di rapina che ci apprestiamo a compiere nei confronti di colui che bolliamo come un "privilegiato".  Dove un trasferimento forzoso a nostro favore (o comunque a favore di terzi) non è possibile, l’ indignazione provocata dalle diseguaglianze si riduce fino ad apparirci insensata. Noi non troviamo “ingiusto” che una persona sia più intelligente, o più veloce, o più alta, o più volenterosa… probabilmente non lo troviamo ingiusto perché si tratta di beni  “non rapinabili”. Ebbene, se questa ipotesi fosse vera, capiamo bene come i valori in gioco non siano degni di essere difesi nemmeno da un cattolico in lotta contro la "mercificazione" della società.
5) Per molti credenti il mercato non puo' funzionare. L' antropologia implicita dell' economista postula un uomo razionale (homo economicus). L' antropologia della fede cattolica è ben diversa: la carne è debole, sempre in balia di tentazioni, l' uomo è dimezzato,  ignorante, non sa scegliere, non riesce a tutelare i suoi interessi, manca delle informazioni e della razionalità sufficiente per farlo. Perciò va guidato da un paternalismo, dolce fin che si vuole ma pur sempre fermo. Chi pensa così, pensa alla dottrina del peccato originale trasposta in ambito economico e sociale. Ora, è vero, l’ uomo sbaglia. Ma la domanda da porsi è diversa: sbaglia in modo sistematico? Ovvero, commette sempre lo stesso genere di errore nonostante i fallimenti ripetuti? Sbaglia sempre nello stesso senso?  Contrariamente a quanto si crede, l’ ipotesi dell’ uomo razionale, e quindi tutta la teoria economica, nonostante la tanta ilarità che scatena nei detrattori, terrebbe anche se l’ intera umanità fosse di fatto estremamente irrazionale. E' irrilevante che l’ uomo sbagli, l’ importante è che per la legge dei grandi numeri i suoi errori siano distribuiti in tutte le direzioni. A onor del vero bisogna dire che molti studiosi (in particolare gli psicologi evolutivi) credono che le irrazionalità sistematiche dell' uomo abbondino. Ossia, credono che esistano diversi errori caratteristici: il nostro cervello si è formato per compiere scelte razionali in un ambiente di 50.000 anni fa e oltre, oggi, in un contesto mutato, arranca e compie errori sistematici, almeno se costretto a “pensare veloce”. Ma l’ obiezione del credente, per poter essere presa in considerazione, richiede anche di assumere l’ esistenza di un’ élite illuminata (che non sbaglia) in grado di guidare la massa ignorante. E' infatti chiaro a tutti che una nave di folli non entra certo in porto solo perché al timone mettiamo un ubriaco, almeno lì occorre un tipo sobrio e affidabile. Ma esiste questa fantomatica élite? Si possono fare alcuni test per ottenere degli indizi in merito. Se, per esempio, ci limitiamo alla realtà economica possediamo un metodo semplice per inferire l’ esistenza dell' élite che cerchiamo, basta verificare se un piccolo gruppo di persone si arricchisce sfruttando gli errori sistematici della controparte. Evidentemente costoro, non affetti dalle tare tipiche dell' uomo qualunque, potrebbero trarne un vantaggio materiale. Ma in questo campo l’ élite sapienziale è costituita proprio dagli economisti, che non coincide affatto con l’ élite dei super-ricchi, e nemmeno è costituita da membri particolarmente altruisti che hanno volontariamente rinunciato ad utilizzare un fantomatico “algoritmo dell’ arricchimento”. Quindi la risposta è “no”, un’ élite del genere non esiste nel mondo del mercato. Evidentemente, allora, c’ è qualcosa che non va nell' obiezione del credente, qualcosa che non quadra e che non ci consente di portarla fino in fondo. E questo anche se la puntelliamo con i bias tanto cari alla psicologia evolutiva. Teniamoci allora alcune buone intuizioni ma rinunciamo ad abbracciare completamente questa visione, che va bene parlando di Rivelazione e Misteri della Fede, va un po’ meno bene se parliamo di realtà sociali.
6) Molti cattolici credono che il paradigma economicista indulga al relativismo. Il “relativismo culturale” è un nemico da sempre nel mirino della Chiesa Cattolica, basti solo ricordare l’ instancabile opera di denuncia di Papa Benedetto XVI. Francamente non sono del tutto convinto che il “relativismo” sia oggi la principale minaccia per la fede dei credenti. Frequentando anche molti atei vedo attecchire il fanatismo come e forse anche più che tra gli spiriti religiosi. Animalisti, ambientalisti, atei, multiculturalisti, sinceri democratici… spesso costoro non “ritengono”, non “ipotizzano”, non “congetturano” ma “credono”, “professano”, “aderiscono” al pari di un crociata medioevale. I loro argomenti impachettati dai media con formule idiomatiche si configurano spesso in dottrina e la pretesa di una diffusione ergaomnes nelle scuole dell’ obbligo non fa che rafforzare l’ impressione iniziale. Quanto all’ economista, lui non si occupa di valori ultraterreni, ma questo non significa che li rinneghi, anzi, significa che sul punto lascia spazio al credente senza frapporre ostacoli di sorta e realizzando una compatibilità indiscutibile. Quanto ai valori terreni, si limita a predisporre un’ arena istituzionale dove i vari concorrenti possano affrontarsi lealmente nel segno della libertà e dei pari diritti.  Non per questo disdegna a prescindere le gerarchie, le diseguaglianze e la presenza di primi e ultimi. Non tutto è uguale per lui, la sua arena fa emergere sempre dei vinti e dei vincitori. La sua arena da sempre la possibilità ai vinti di ribaltare l' esito qualora quest' ultimo sia fortuito. E’ la logica della scienza: chi è aperto alla sperimentazione, non per questo mette sullo stesso piano le varie conclusioni sperimentali. Se il cattolico è convinto che taluni valori siano insiti nella natura umana, allora quei valori emergeranno necessariamente in un confronto alla pari. Se la famiglia naturale, per fare un esempio, è davvero una comunità a misura d' uomo, la comunità per eccellenza, le famiglie prolifereranno in un ambiente dove il loro proliferare non verrà drogato da aiuti artificiosi ma nemmeno ostacolato da barriere altrettanto artificiose.
7) Altre critiche al mercato sono ben rappresentate nelle recenti esternazioni di Papa Francesco, innanzitutto il mercato recherebbe con sé il consumismo, vero cavallo di Troia della secolarizzazione imperante.  Di solito, in questi casi, si replica accennando all' “eccezionalismo” statunitense: gli Stati Uniti sono il paese dell’ Occidente più “liberista” ma anche quello dove la fede prospera più che altrove. Probabilmente, più che il mercato,  è il welfare state diffuso - un frutto della modernità che ha attecchito male oltreoceano - a fomentare la secolarizzazione. La fede, in fondo, è una forma di assicurazione, se altre forme più profane di assicurazione - come il welfare -  la “spiazzano”, finisce per estinguersi. Ma questa è un’ ottima notizia per i cattolici, poiché ora sanno che combattendo lo stato assistenziale cattureranno due piccioni con una fava: rallenteranno la marcia della secolarizzazione aumentando la ricchezza del paese liberandolo dalla zavorra costosa dei welfare. D' altronde è risaputo: vuoi più bambini? Elimina le pensioni obbligatorie. Eccetera.
8) Altrove Francesco dice che il capitalismo rischia di di produrre e diffondere povertà. Guardando al confronto tra nazioni non si direbbe: quelle in cui il capitalismo è più sviluppato sono anche quelle in cui chi sta in basso se la cava meglio. Nemmeno le analisi temporali confermano l' affermazione del Papa; guardiamo alla storia delle nazioni: allorché le riforme capitalistiche venivano introdotte, la condizione dei poveri migliorava. Recentemente Cina e India si sono aperte al mercato e l' Asia ha conosciuto un crollo della povertà senza precedenti. Milioni e milioni di asiatici sono usciti da condizioni di vita miserabili.  Cerchiamo però di capire perché, nonostante i fatti, certe denunce trovano ascolto e consenso.  Ci sono due categorie di poveri: quelli "vicini" e quelli "lontani". Questi ultimi possono essere "lontani" nel tempo (i poveri delle generazioni future) o nello spazio (i poveri a noi sconosciuti) ma una cosa è certa, sono molto più numerosi dei primi. Chi è sinceramente preoccupato dalla povertà è chiamato a concentrare i propri sforzi sui "poveri lontani".  E' pur vero che non essendo "vicini" noi non li vediamo in carne ed ossa, è pur vero che avere a che fare con loro significa avere a che fare con mere astrazioni, ma cio' non significa che siano meno reali: esistono come e più dei "poveri vicini". E a noi interessa la realtà, non la concretezza. La Chiesa, con le sue critiche al capitalismo, spesso si è dimostrata miope privilegiando, in tema di povertà, la minoranza in dispregio della maggioranza. E’ ora di cambiare. Forse.
9) Se il cattolico tenesse veramente ai poveri, meglio sarebbe che rimpiazzasse l’ empatia di cui va fiero con la razionalità dell’ economista. In questi ambiti le astrazioni valgono più della volatile sensibilità. L’ azione sistematicamente irrazionale alla lunga miete vittime, e il fatto che queste vittime siano senza volto non attenua le colpe di chi le sacrifica. Se risparmiando oggi le risorse per l’ aiuto a un bisognoso mi consentisse domani di salvarne due, ecco che la ragione mi imporrebbe di  agire in questo senso; questo anche se i “poveri di domani” sono una mera astrazione mentre il “povero d’ oggi”, che trascuro a lascio morire davanti a me, ha un nome, un cognome e un volto. C’ è speranza in una simile conversione all’ “astratto”? Alcuni segnali rincuorano, prendiamo il caso dell’ aborto, i cattolici hanno sempre pensato che l’ uomo iniziasse la sua vita nascendo, successivamente la scienza ci ha spiegato che la vita umana nasce al concepimento. I cattolici hanno di conseguenza deciso di difenderla da quell’ istante, nonostante che il “concepito” sia un soggetto di poche cellule, una presenza talmente astratta che molti lo sentono come fondamentalmente estraneo al mondo degli uomini e non meritevole nemmeno dei diritti fondamentali. Eppure, in questo caso il Cattolico ha privilegiato il cervello e le sue astrazioni alla mera e svincolata sensibilità, c’ è da sperare che privilegi questa opzione anche in altri campi.
10) I poveri, così come i ricchi, poi non sono tutti eguali, bisognerebbe distinguere tra meritevoli e non meritevoli per ordinare la propria azione e renderla più efficace. Il "merito" deve essere un criterio di "carità", per lo meno finché le nostre possibilità di carità sono limitate, come lo sono in questo mondo. Personalmente non penso che le diseguaglianze dovute al merito siano uno scandalo. Se milioni di persone smaniano per assistere alle schiacciate di Michael Jordan e il campione viene pagato in modo straordinario per esibire il suo talento cristallino, è forse questo uno scandalo che grida vendetta al cielo e che bisogna precipitarsi a correggere in nome di una Santa Giustizia?
11) Il cattolico è comprensibilmente ossessionato dalla difesa degli "ultimi" di cui il Vangelo gli parla in modo accorato quasi ad ogni pagina. Ma come valutare chi sono gli ultimi e come stanno? Innanzitutto la povertà non andrebbe confusa con la diseguaglianza, poiché la lotta contro quest' ultima giova solo all' invidioso, ovvero a una categoria di persone "non meritevoli" della tutela evangelica. Meglio, poi, non guardare troppo ai redditi, oggi lo si fa ossessivamente: se un reddito è investito anziché goduto, in che modo pesa sulla condizione effettiva di chi lo detiene? Ora, se anziché le diseguaglianze nel reddito, consideriamo quelle nei consumi, le rimostranze contro il capitalismo si ridimensionano, e si riducono ancor di più se diamo importanza, come ci detta il buon senso, alla qualità dei consumi. Esprimo meglio quest' ultimo rilievo con un esempio: chi puo' giusto sfamarsi e vestirsi vive una vita ben diversa da chi puo' concedersi l' idromassaggio ogni sera e il giro del mondo ogni mese; tuttavia, chi puo' giusto concedersi uno Swatch da mettersi al polso, non ha una vita così radicalmente diversa da chi esibisce un Rolex Imperial. Anche se il secondo orologio costa mille volte il primo, entrambi segnano l' ora alla stessa maniera. Ebbene, si tenga nel dovuto conto che le diseguaglianze prodotte dal capitalismo dei nostri anni sono più vicine al secondo esempio che al primo.
12) Nonostante quanto detto, per molti cattolici le diseguaglianze di reddito restano comunque un male che provoca disgregazione e conflitto sociale. E' così? Difficile misurare la "disgregazione" sociale, più facile misurare il "conflitto", magari in termini di sicurezza e criminalità diffusa. Alcune osservazioni mettono in dubbio i timori dei critici. Le diseguaglianze di reddito generano violenza? Il fenomeno della crescente diseguaglianza di reddito nelle società avanzate è iniziato in modo tipico negli USA degli anni 80. Ma quello è anche il periodo in cui la sicurezza personale è cresciuta in modo inequivocabile. New York, tanto per essere chiari, è oggi una delle città più "diseguali"  e al contempo più "sicure" che esistano al mondo. Forse la relazione tra diseguaglianza e sicurezza non è così immediata come molti pensano.
13) La visione critica del cattolico riceve comunque forza dal cosiddetto paradosso di Easterlin: non sembra esservi correlazione tra ricchezza materiale e felicità. Se così fosse a che ci serve aricchirci? Rinunciamo pure al capitalismo, impoveriamoci ma puntiamo sulla felicità imboccando strade alternative. Cominciamo col dire che recentemente l’ economista Justin Wolfer ha però dimostrato che una correlazione tra queste grandezze esiste, sia nei confronti tra stati che all’ interno dei singoli stati, tuttavia resta vero che il legame è più tenue di quel che ci si potrebbe aspettare. Forse la natura grettamente materiale della ricchezza gioca un ruolo, forse i beni effimeri lasciano un vuoto incolmabile dentro di noi. Forse il cattolico ha ragione, una vita relazionale migliore contribuisce in modo cospicuo alla nostra felicità. Eppure il paradosso a me sembra meglio spiegato dalla pervasività dell’ invidia: se mi arricchisco ma si arricchiscono anche tutti coloro che mi stanno intorno e con cui mi confronto, la mia felicità non aumenta come dovrebbe, ovvero, migliora il mio status assoluto ma non quello relativo, ed è proprio lo status relativo ad incidere di più in termini di felicità. Da questo breve resoconto, che mi sembra di buon senso, l’ invidia sembra uscirne come il nemico numero uno. Troviamo una medicina per l’ invidioso e il paradosso cesserà di essere tale. L' invidia è il grande nemico, purtroppo la Chiesa predilige anteporre altri nemici attardandosi su egoismo e avidità. In alcuni casi addirittura l’ invidioso viene difeso, indicando nella diseguaglianza un fattore che intacca la dignità umana di chi esce umiliato nei confronti. Quando i confronti sono impietosi la Chiesa fa sentire la sua voce trascurando spesso che la condizione del più umile è nel frattempo molto migliorata. Poiché in casi del genere solo l' invidioso ha motivo di lamentarsi è a lui che di fatto la Chiesa presta il suo megafono.
14) Purtroppo, dalle pagine del Vangelo, la denuncia della "ricchezza" emerge inequivocabile e cio' pregiudica la riconciliazione tra il cattolico e  l' economista. In fondo il primo deve attenersi al testo sacro per questioni di fede. Tuttavia, i testi sono sottoposti a continua reinterpretazione da parte della Chiesa vivente ed alcune interpretazioni alternative a quella letterale servono al meglio la causa della riconciliazione. Faccio qualche esempio di interpretazioni alternative. In primo luogo, intendere "ricco" come "prepotente" non sarebbe una cattiva idea. In fondo, nelle "economie di rapina" come quelle antiche, ci si poteva arricchire solo a spese degli altri e la ricchezza spropositata "segnalava" quindi prepotenza. Oggi, "nell' economia dell' innovazione", al contrario, ci si arricchisce beneficiando il prossimo e l' equivalenza perde di senso, anzi, s' inverte. Secondariamente, il "ricco" del vangelo potrebbe essere l' arrogante mentre il "povero"  l' umile. Se poi umiltà è essenzialmente disinteresse per lo status, allora la condanna dell' invidioso rimpiazzerebbe la condanna dell' egoista, con tutti i benefici che si possono evincere dal punto precedente. Ci sono poi le posizioni più radicali. Padre Tosato si spinge oltre e chiede alla Chiesa di ammettere che il messaggio evangelico in tema di povertà è errato, semplicemente errato e da correggere. Almeno se rivolto al mondo moderno. Solo con questa ammissione a monte si puo' procedere a una sostanziale rettifica. Per Tosato il messaggio "beati i poveri" va trattato alla stregua del messaggio: "la donna stia sottomessa all' uomo", entrambi sono oggi inaccettabili e da invertire sulla base dell' esperienza mondana che la Chiesa ha cumulato. Se riguardo al secondo messaggio una presa di coscienza c' è stata, sul secondo tarda. Padre Tosato non vede niente di eccezionale in un simile comportamento da parte della Chiesa, la dottrina sociale della Chiesa ha sperimentato di continuo dietrofront del genere, non ci sarebbe niente di nuovo sotto il sole. In passato, per esempio, ogni prestito a interesse era condannato come usura. Ebbene, recentemente, dopo aver preso atto dei benefici che la finanza porta alla causa dei poveri, la Chiesa ammette e benedice la diffusione dell' attività bancaria. Tosato, in fin dei conti, chiede che si riconosca nella ricerca del profitto una forma di carità cristiana, e a chi gli obietta che non puo' esservi un bene senza intenzione, risponde con le parole usate da Gesù per elogiare proprio un "bene compiuto senza intenzione": "quel che avete fatto a loro lo avete fatto a me senza volerlo". In realtà non c' è nemmeno bisogno di ricorrere al concetto di "bene non intenzionale" visto che chi ricerca il proprio profitto puo' benissimo essere conscio di compiere al contempo un' attività benefica per comunità. Tuttavia, non penso che le posizioni di Tosato possano mai prevalere nella Chiesa di oggi; oggi, con Papa Francesco, siamo agli antipodi. Un messaggio più moderato sarebbe molto più realista, basterebbe sostenere che ogni uomo è tenuto a individuare il proprio talento e investirci su per sfruttarlo al massimo. Penso che il buon senso dei credenti possa condividere almeno questo primo passo, tra l' altro ispirato proprio alle pagine del Vangelo (parabola dei talenti).
15) Oltre ai passi evangelici, ci sono però i vari documenti della Chiesa, a cominciare dal Catechismo. In essi viene viene delineata una dottrina sociale che sembra incompatibile con forme accentuate di capitalismo. Lo stato è visto come istituzione imprescindibile e il suo intervento invocato di continuo per perseguire i classici obiettivi della Chiesa in difesa dei poveri. Tuttavia, non tutto è perduto, esiste la cosiddetta "mossa del cavallo". Si tratta del fatto che nei documenti in cui la Chiesa esprime la sua dottrina sociale, è fissato con chiarezza il cosiddetto "principio di sussidiarietà", ovvero il principio per cui livelli inferiori di governo non possono essere espropriati delle loro competenze se in grado di assolverle. Ovvero, non serve un governo un governo che avochi a sé il compito di distribuire le merci se il mercato adempie spontaneamente a questo compito. Ora, è sufficiente allo studioso dimostrare le potenzialità del mercato per trasferire gran parte dei poteri governativi dalla burocrazia alla società civile. Grazie al "principio di sussidiarietà" e a un attento studio delle evidenze, la dottrina sociale della Chiesa potrebbe aprirsi in modo convinto verso i  principi cardine del capitalismo. In teoria, nulla osta.
16) “Cattolici progressisti” e “cattolici conservatori” si punzecchiano a vicenda accusandosi reciprocamente di “moralismo”. I primi perché, di fronte a poveri ed emarginati, trasformano regolarmente i sentimenti pietistici che provano in decreti legge con annesso prelievo ai danni del contribuente, i secondi perché, come autentici crociati, gradirebbero che il Vaticano detti allo stato le leggi in materia di bioetica. Ma davvero costoro ritengono l' epiteto "moralista" come squalificante per un politico? Al di là del merito delle singole questioni, per me sarebbe una buona notizia. Vogliamo prendere sul serio questa accusa? Se lo vogliamo, allora la cosa diverrebbe un ' occasione per avvicinare le posizioni del credente a quelle dell' economista. Costui non rinnega l’ esistenza di principi etici ma considera in modo amorale le regole sociali, le considera alla stregua di una “regole del gioco” atte a facilitare l’ azione di tutti i cittadini. E’ una concezione ludica della legalità. Facciamo anche qui un esempio per uscire dalla teoria e capirsi meglio: se l’ omicidio è interdetto dai codici, non lo è per un principio morale che ci vieta di uccidere nostro fratello ma perché l’ obbiettivo dell’ omicida (evidentemente non perseguibile attraverso lo scambio volontario) rappresenta un costo sociale se realizzato e non è quindi meritevole di tutela. Cio' non significa che possa esistere una regola morale che mi impedisce di uccidere il fratello innocente, bensì che regola morale e regola civile non coincidono. Se le cose stanno così, non ha più nessun senso chiedere che un precetto morale, anche se universalmente riconosciuto, sia riconosciuto anche dalla legge civile.
17) L' influsso dell' economia (e quindi del mercato) è giudicato da molti cattolici come "moralmente corruttivo". Perché? Forse perché l' economia giudica i nostri atti a prescindere dalle intenzioni con conclusioni sorprendenti. Stando a questo metro, molti vizi privati si rivelano a sorpresa virtù pubbliche, così come molte virtù private si rivelano in realtà dei vizi una volta che esercitano il loro influsso sulla società intera. Per quanto tutto cio' sia disturbante, il cattolico, anziché indignarsi, dovrebbe ponderare questa lezione e lasciarsi convincere che in molti casi le "conseguenze" pesano più delle "intenzioni". La sensibilità alle conseguenze ridurrà le distanze tra economista e cattolico.
18) D' altronde, il cattolico puo' aiutare l' economista a non scivolare nella riva insidiosa e sempre in agguato dell' utilitarismo. Facciamo qualche esempio: l' economista potrà ancora sorridere vedendo come il cattolico fatichi nell' opporre argomenti validi alla - scelgo un tema particolarmente scandaloso per la ripugnanza che suscita - compravendita ordinata degli organi umani, potrà anche "divertirsi" nell' accusare il proibizionismo del rivale di mietere vittime, astratte sì, ma anche maledettamente reali... Tuttavia, quando qualcuno proporrà - faccio un altro esempio - di sterilizzare - conti alla mano - i membri dei gruppi sociali più "problematici", allora anche all' economista più avveduto tornerà comoda la millenaria diga etica messa a punto dal cattolico. Anche lui, mettendo da parte le sue "quantificazioni", la utilizzerà contro una simile scelleratezza. Diciamo allora che rinforzare questa diga sul pilone della libertà individuale è una soluzione di compromesso che consentirebbe la fruttuosa unione del cattolico e dell' economista.
19) Il connubio tra il cattolico e l' economista consentirebbe al primo di avanzare pretese su cio' che il gergo di Papa Francesco designa come il "centro" del mondo moderno, poiché oggi l' economista presidia proprio quella parte di mondo. Per "centro" intendo appunto la frontiera più avanzata dell' umanità, quell' avanguardia che procede su territori che domani verranno presumibilmente percorsi anche dal resto del mondo. C' è da chiedersi se la Chiesa conservi ancora l' ambizione di far sentire la propria voce nel dibattito tra le élites.  Con Papa Ratzinger l' impresa, sebbene perseguita per altre vie, sembrava comunque all' ordine del giorno. Ci si prefiggeva una nuova ambiziosa evangelizzazione dei continenti più secolarizzati - che sono anche i più avanzati - in particolare dell' Europa. Benedetto esibiva la sua tempra di professore nelle Università più prestigiose dell' Occidente facendosi udire dalle intelligenze più influenti. Ma con Papa Francesco l' obbiettivo sembra mutato e nel mirino ci sono ora le cosiddette "periferie" del mondo. Dobbiamo auspicare venga ripristinata la vecchia rotta? Dipende. Forse bisogna domandarsi "chi influenza chi" per capire dove stia l' innesco migliore per l' evangelizzazione. E' il "centro" ad influenzare la "periferia" o è la "periferia" che trascina il "centro" verso la sua sorte? Forse la "periferia" è più fertile e più irruenta nel riprodursi ma non c' è dubbio che il "centro" catalizzi l' emulazione della periferia. La mia umile opinione: persa la battaglia per il "centro", persa la guerra. Comunque, diversi studi ci dicono che anche nelle democrazie, dove in teoria la maggioranza decide, ci si conforma per lo più alle opinioni delle élite. E parlo di “opinioni”, non di “interessi”, le due cose, diversamente da come pensa l’ ingenuo, sono scollegate. L’ attivismo ideologico quindi è tutt’ altro che vano, purché venga centrato sulle giovani élite. Utilizzando il nostro gergo diremmo, “purché sia mirato sul Centro”.
20) Il cattolico depreca l' individualismo metodologico tento caro all' economista: il soggetto, suggerisce la Chiesa, è una Persona, non un Individuo atomistico! Ma che differenza c' è tra i due concetti? Per capirlo bisogna fare ancora riferimento al ruolo giocato dalle "relazioni umane": la Persona è il soggetto che si forgia nella Relazione mentre l' Individuo è il soggetto che forgia Relazioni. Entrambe le visioni possiedono un seme di verità ma quale prevale? E' nato prima l' uovo o la gallina? Un buon modo per stabilirlo consiste nel far ricorso al concetto di Responsabilità: chi è il responsabile ultimo dell' azione umana? Il soggetto o la struttura relazionale in cui è avviluppato fin da bambino? Ora, poiché il cattolico crede nel Giudizio Universale, sa che il soggetto verrà giudicato dal Signore alla fine dei tempi e sentenziato per l' Inferno o il Paradiso. Nota bene che non verranno condannate (o premiate) Famiglie o Comunità, verranno condannati (o premiati) i singoli. Viene allora naturale pensare al soggetto come ad una realtà "responsabile" in sé, per quanto condizionata dal viluppo relazionale in cui è immerso. Perché mai, infatti, dovremmo giudicare chi ha un comportamento predeterminato dall' esterno in partenza? Ma se il soggetto è responsabile allora è fondamentalmente Individuo. Conclusione: così come dobbiamo riconoscere che il concetto di Persona ci ha salvaguardato nella storia da forme di collettivismo estremamente minacciose, dobbiamo anche riconoscere che in via teorica il concetto di Individuo è più coerente con l' assetto di fondo della dottrina.
21) La “libertà" è l' architrave del pensiero economico come di quello cattolico. Eppure, anche se la parola è la stessa, il concetto sottostante è ben diverso. L’ economista per “libertà” intende "libertà di scelta", il cattolico ha in mente invece una qualche forma di “libertà esistenziale”. Nel primo caso la libertà puo’ essere anche onerosa visto che implica responsabilità. Si puo' essere "liberi di scegliere" e al contempo scegliere male e pagarne lo scotto. Tutti come la responsabilità sia anche un fardello, essere liberi non è sempre gradito, di fatto. Nel secondo caso, invece, la “libertà” autentica è per definizione fonte di felicità e di realizzazione personale a prescindere. Per il cattolico, la libertà è  sempre un valore positivo, e per mantenerlo tale si teorizza che chi “sceglie male”, automaticamente, perda la sua libertà a causa di inganni demoniaci; chi sceglie male rientra nella cerchia degli "obnubilati" destinati ad una sottile forma di schiavitù. Stando così le cose è ovvio che l' uomo libero sia sempre felice e realizzato. Modesta proposta: perché il cattolico non rinuncia ad un concetto tanto contorto e, nei suoi risvolti tautologici, anche abbastanza inutile? Secondo me vale davvero la pena di adottare il primo concetto di libertà in favore della chiarezza, della linearità espositiva nonché del buon senso. Penso che il messaggio cattolico possa essere esposto in modo chiaro anche aggirando concetti problematici come quello di "libertà", per quanto provenienti da una tradizione nobile. Non fissiamoci su un feticismo dei termini che la controparte giudica sospetto.
22) Si dice che poiché il cattolico si occupa per lo più di "beni infiniti" come lo "spirito" o l' "anima", per questo motivo è così restio a “quantificare”. Ogni “quantificazione” gli appare come una “mercificazione” e senza dubbio, almeno nell’ ambito dei beni che più toccano i suoi interessi, ha dei validi motivi per pensarlo. Senonché, quasi come vittima di un riflesso condizionato, mantiene questa abitudine anche quando si cimenta nel mondo dei beni finiti; non “quantifica” nemmeno nel mondo dei beni "quantificabili", non rende "verificabile" la sua visione nemmeno quando formula ipotesi osservabili. Il fatto è che in questi casi, non si possono del tutto ignorare le “conseguenze” di quanto si predica, e sarebbe miope non tentare di misurarle attraverso i più avanzati strumenti econometrici. Ancora più miope sarebbe insistere nonostante le smentite che derivano dall’ evidenza portata alla luce da tali modelli. Lo so che si tratta di strumenti imperfetti ma come si dice dalle mie parti “piuttost che niènt le mei piuttost”. La misurazione statistica comporta un continuo aggiornamento delle proprie credenze, una provvisorietà nelle conclusioni, una prontezza ad invertire la rotta laddove le credenze si erano stabilizzate. Scomodo? Mi chiedo piuttosto se si puo’ davvero pensare di intervenire nel dibattito delle scienze sociali sprovvisti di una simile flessibilità. Stabilire una verità sociale non è come stabilire la verginità di Maria: nel secondo caso richiedere una verificabilità è folle, nel primo invece è doveroso. In ambito sociale non ci sono dogmi ma solo fenomeni da verificare alla bell’ e meglio stando pronti a trarne le conseguenze tornando, se il caso, sui propri passi. Quando questa "onestà intellettuale" sarà abbracciata senza remore l' economista e il cattolico avranno fatto un passo decisivo l’ uno verso l’ altro.
23) Ma anche l’ economista ha qualcosa da imparare dal credente e dalla sua riflessione sui “beni infiniti”. Oggi, infatti, anche  molti beni materiali sono diventati “infiniti”. Se programmo un buon software posso poi riprodurlo all’ infinito a costo zero. Se realizzo un solo e-book posso poi moltiplicarlo all’ infinito a costo zero. Tutto cio' ha delle conseguenze: se il mio software è anche solo leggermente migliore delle alternative, mi accaparro l’ intero mercato, proprio perché stendere la mia produzione a livello cittadino o mondiale mi è indifferente dal punto di vista dei costi. Si tratta di giochini cosiddetti “winner take all”. Se Facebook è anche solo di poco migliore di MySpace, Facebook si prende tutto e MySpace sparisce. Anche grazie a queste dinamiche le ricchezze si concentrano ed emergono pochi super-ricchi dal patrimonio quasi infinito. Il credente ci insegna che quando disponiamo di beni infiniti cio’ che manca, cio’ che scarseggia è il senso, ovvero cio’ che ci consente di trasformare la ricchezza in felicità e realizzazione personale. Noi non viviamo per accumulare patrimoni ma per trasformarli in felicità personale. Ecco allora che intorno al super-ricco si forma una corte di gente che “offre” senso: il cuoco con i suoi piatti unici al mondo, l’ esperto dei vini con i suoi consigli sofisticati, il monaco buddista con la sua filosofia immaginifica, il personal trainer con le idee per una forma perfetta, l’ artista con le sue trasgressioni uniche… Il futuro è di chi sa trasformare la ricchezza in senso e vende i suoi consigli e la sua arte ai super-ricchi. A volte il senso ha bisogno del sacro per emergere, cosicché l' opposizione del credente alla mercificazione che abbiamo cacciato dalla porta, potrebbe rientrare dalla finestra.
24) Il concetto di “natura” costituisce l’ ennesimo punto di frizione tra credente ed economista. Il primo imputa al secondo di dare troppa importanza ai patti e alle convenzioni trascurando le leggi di natura, in particolare la natura umana. L’ accusa puo’ essere fondata, ma solo in parte. Considerate un mercato e considerate il caso di Michael Jordan. Jordan ha un gran talento cestistico ma ha anche una passioncella per il golf. La sua natura gli imporrebbe di dedicarsi al basket ma le sue voglie lo spingono verso il golf. Se caliamo Jordan in un mercato assistiamo a come mille incentivi intervengano affinché lui si dedichi alla pallacanestro, ovvero allo sport più conforme alla sua natura. Dedicandosi al basket potrà diventare milionario mentre per dedicarsi al golf sarà bene si procuri un buon lavoro alternativo.  E’ esagerato allora sostenere che l’ economista trascura del tutto la natura degli uomini, l’ ambiente che l’ economista propone per la convivenza umana incentiva i partecipanti a seguire la loro natura, chi non lo fa paga.
25) Don Giussani enfatizza quanto sia utopico approfondire tutte le opzioni di fede per sceglier poi la migliore, meglio sarebbe affidarsi alla tradizione, approfondire e vivere fino in fondo cio’ che la tradizione ci propone e infine verificare se questa esperienza è conforme alla nostra natura. Gli economisti adottano una teoria della decisione razionale alternativa: quand’ anche approfondire tutte le opzioni fosse troppo costoso (utopico), si adotti un criterio probabilistico. Così come “tasselliamo” i meloni, dovremmo saggiare le via alternative che ci vengono proposte prima di imboccarne una. Ma il “criterio probabilistico” è superiore al “criterio esperienziale” favorito da don Giussani e dai cattolici in generale? La presenza di  un “effetto dotazione”, di cui ci parlano gli psicologi, sembrerebbe deporre contro il criterio esperienziale. Ossia, se noi investiamo gran parte del nostro capitale umano su un’ opzione, difficilmente la giudicheremo poi con la dovuta ponderazione, siamo troppo coinvolti per avere il necessario distacco, tenderemo inevitabilmente a giudicarla con favore rispetto alle opzioni che abbiamo tralasciato e su cui nulla abbiamo investito. I giudizi a posteriori sono sempre un po’ sospetti.
26) Per molti cattolici è lo stesso lessico teologico – nonché l’ apparato concettuale sottostante – a segnare uno iato incolmabile tra una sensibilità religiosa e una sensibilità moderna. Bisogna ammettere che nozioni quali quella di “sacro” sembra escludere ogni commercializzazione, anche la ripetuta condanna contro l’ avidità non sembra offrire spiragli. Tuttavia, non è nemmeno vero che ogni forma di comunicazione debba essere esclusa. Ecco una tabella con alcuni spunti per una riconciliazione lessicale:
a) Giudizio universale - La responsabilità individuale sta alla base dell' individualismo moderno.
b) Provvidenza - L' ordine spontaneo, ricercato dalla modernità, emerge naturalmente senza un responsabile.
c) Peccato originale - Viviamo in un mondo con risorse limitate, è l' assunto della modernità.
d) Albero della conoscenza... - L' abuso della conoscenza è l' errore più grave anche nel mondo moderno
e) Poveri di spirito: la fiducia, merce rara di cui la modernità è assetata, allarga i mercati e decuplica la ricchezza.
ebis) Poveri di spirito - La presunzione per cui "cio' che appare è" vale sempre nella modernità.
f) Paradiso/Inferno - La responsabilità è centrale anche nella società moderna.
g) Apocalissi - La logica utilitaria, tipica della modernità, è onnipresente nelle scritture.
h) Anima - La modernità non puo' prescindere da identità e continuità della persona e delle sue responsabilità
i) Trinità - Nella modernità gli sdoppiamenti di personalità sono comuni.
l) Spirito - Il determinismo materialista non si coniuga bene con la responsabilità personale, concetto chiave della modernità
m) A immagine di Dio - La capacità di scegliere autonomamente è concetto moderno
n) Il dominio sul creato - La concezione proprietaria è tipica delle civiltà più avanzate.
o) Dio creatore - : C' è un' eco dell' imprenditore innovatore.
p) Perdono - Una certa tolleranza informa le società più dinamiche; l' innovazione è tutelata e si perdona molto a chi intraprende, spesso a scapito di chi campa al traino.
q) Gesù e la legge ebraica - Legalità e legittimità sono distinzioni tipiche della modernità
r) Santi - La funzione trainante delle élites conta molto anche nelle società moderne.
s) Vocazione - Valorizzare il proprio talento è un imperativo della modernità.
t) I pani e i pesci - Moltiplicare i beni per distribuirli è l' obbiettivo di molte società moderne.
u) Preghiera e obbedienza - Sono forme di passività molto richieste nelle società dove domina incontrastato lo "specialista" (divisione del lavoro) e solo a lui è demandata l’ azione.
v) Pace - Niente pace, niente commerci: dove passano le armi non passano le merci.
z) Sacra famiglia - La famiglia monogamica "tradizionale" nasce con la proprietà privata, favorisce da sempre l' accumulo di capitale ed è quindi funzionale ad ogni forma di capitalismo. Inoltre la famiglia è un baluardo allo strapotere dello stato e delle gang.

aa) Sacro – Premesso che la religione cristiana ha ridotto al minimo il ruolo del “sacro” nel vivere sociale, a volte scordiamo che anche la modernità ammette l’ esistenza di un nucleo oggettivo di realtà  “non negoziabile”. L’ equivoco alligna in chi mescola modernità e post-modernità, quest’ ultima propone una narrazione alquanto seduttiva ma, alla resa dei conti, presa sul serio solo da pochi intellettuali rinchiusi nelle loro accademie.
bb) Legge naturale - Come non vedere un' assonanza con l' ordine spontaneo tanto caro ai liberali?
27) Secondo molti cattolici l’ efficientismo della società capitalista ha uno sbocco inevitabile: l’ alienazione dell’ uomo. Produrre diventa l’ imperativo e si perde di vista che si produce al solo scopo di consumare. Invertire i mezzi con i fini è prodromico al crescente straniamento così tipico dell’ uomo moderno. Ora, senz’ altro la società capitalistica pone grande enfasi sull’ efficienza e la globalizzazione ha ulteriormente rafforzato questo aspetto, tuttavia sarebbe caricaturale pensare all’ efficienza come obbiettivo unico. Mi spiego meglio con un esempio, chiunque abbia lavorato in una multinazionale – o l’ abbia anche solo vista dall’ esterno – conosce bene la montagna di inefficienza che caratterizza queste organizzazioni. Spesso i provvedimenti di taglio dei costi vengono presi giusto quando la situazione è insostenibile, quando cioè le pressioni concorrenziali diventano intollerabili. Ma se quei provvedimenti esistono, perché mai non sono stati presi prima? In queste aziende oltre 1/3 del personale è sostituibile con profitto, eppure si preferisce non toccarlo. Perché? Gli “yes man” del boss – chiaro simbolo d’ inefficienza - abbondano. Perché? Non esiste quasi mai un legame tra i compensi dell’ AD e i profitti societari. Perché? I meeting e i briefing inutili si susseguono, se a cio’ aggiungiamo lo scarso uso delle teleconferenze, viene da chiedersi il perché. In queste riunioni si formulano spesso delle previsioni sul futuro, eppure non vengono meticolosamente registrate e riscontrate come ci si aspetterebbe in un’ organizzazione dedita a misurare l’ efficienza e a premiarla. Perché? E’ noto poi che il  boss sopravvaluta gli uomini che ha assunto personalmente sebbene questa preferenza sia nociva per l’ organizzazione. Perché allora lo fa? Nelle assunzioni, le credenziali e i titoli prevalgono regolarmente sempre rispetto alla misurazione delle capacità effettive. Perché? E si potrebbe continuare. Evidentemente altri interessi oltre alla massimizzazione del profitto sono in gioco e pesano. In conclusione, la società capitalistica è un’ organizzazione complessa in cui agiscono molte organizzazioni complesse i cui obbiettivi non sono certo riducibili all’ efficientismo integrale.
28) Molti cattolici simpatizzano con la cosiddetta “legge di Sombard” per la quale il capitalismo, a causa del suo eccessivo dinamismo, diventa un processo innaturale che sgancia l’ economia da ogni ordine morale. L’ uomo non è fatto per la centrifuga impazzita dell’ turbocapitalismo. Ebbene, la critica contiene un nucleo di verità, bisogna prenderla sul serio; purtroppo tali critici sbandano allorché pensano di porre rimedio abbracciando il mito delle “riforme”, ovvero dell’ ingegneria sociale. Sarebbe come combattere il male con il male, sarebbe come rettificare un sistema che ha il difetto di essere costruito a tavolino con una riparazione per l’ appunto a tavolino. Meglio allora l’ approccio “conservatore”, meglio “rallentare” il capitalismo con le inefficienze sue proprie, ovvero le inefficienze che derivano da un “eccesso” di libertà, come le inefficienze da maggiori concessioni all’ autogoverno, da maggiori enfasi sulle diversità, dalla libertà di battere moneta,  ovvero, come abbiamo visto prima, dalla diffidenza per un welfare costruito centralmente. Ma gli esempi si possono moltiplicare.
AGGIUNTE POSTUME
ADD1: Spesso il cattolico s' improvvisa economista, non è una scelta rassicurante. In questi casi il suo dilettantismo emerge in modo imbarazzante. Magari le sue intenzioni sono buone e saldamente ancorate ad un' etica plausibile, senonché, forse perché vittima di un complesso d' inferiorità culturale, ritiene di rinforzare i suoi argomenti attingendo all' economia orecchiata. Pensa così di essere più convincente magari lusingandosi degli applausi dei già convinti. Esempio:
http://hateandanger.files.wordpress.com/2013/11/pope-francis-some-people-continue.png
Ecco allora come cambia la musica se gli stessi temi sono affrontati professionalmente: http://www.tsowell.com/images/Hoover%20Proof.pdf
ADD2. 29) La difesa di molte tesi sostenute dalla Chiesa sarebbe più robusta se articolata con gl argomenti dell' economia tradizionali. Prendiamo il caso della scuola libera. E' lecita una scuola privata? Molti avversari della Chiesa sostengono di no perché cio' frammenterebbe l' etica comune. La premessa a questo argomento è che esista un' etica comune e che sia posseduta dallo stato. Se invece il valore supremo fosse la libertà individuale, l' etica ottimale sarebbe oggetto di una ricerca che come tutte le ricerche è meglio condotta decentrando le decisioni e quindi anche le istituzioni. la scuola privata tanto cara ai cattolici verrebbe difesa in modo efficiente e moderno. Purtroppo la Chiesa, che in altri campi si posiziona in modo paternalistico e centralista, non è nelle condizioni più adatte per sostenere un argomento vincente di questo tipo.
ADD3. Libertà educativa, libertà di discriminare gli omosessuali, libertà di non praticare aborti… Ormai un cattolicesimo sulla difensiva si limita a lotte incentrate sulla libertà ad esistere: primo sopravvivere. Da qui una possibilità di alleanza oggettiva con libertari ed economisti, i loro argomenti laici sono lo scongiuro più potente contro le crociate laiciste.
ADD4. In un paese il miglior modo per aiutare i poveri consiste nell' istituire un reddito di cittadinanza, magari attraverso una negative income tax. La soluzione però non è esente da pecche poiché scoraggia il lavoro. Non solo, scoraggia anche la religiosità (l' assicurazione del reddito minimo spiazza l' assicurazione religiosa). Laboriosità, capacità di affrontare il rischio e religiosità spesso vanno di pari passo, ecco allora profilarsi una serie di battaglie dove cattolici ed economisti possono fare fronte comune.
ADD5. Il matrimonio tra credente ed economista potrebbe celebrarsi in nome della laicità. Ma come far emergere un atteggiamento autenticamente laico?  Il miglior modo consiste nel distinguere l' etica della virtù dall' etica deontologica. Bisognerebbe coltivarle entrambe. Solo la prima mette a rischio la laicità. Solo la seconda ci impoverisce e si rischia la deriva relativista.
ADD6. A volte sembra che gli uomini di Chiesa non sappiano di cosa parlano quando parlano di economia cercando di stare sul generico. Ecco la reazione tipica di un economista ascoltando le parole "misteriose e ambigue" di Papa Francesco: "... non penso proprio che ci sia un “mistero” di papa Francesco in materia economica. Penso piuttosto che lui di queste cose non abbia la più pallida idea. La sua mancanza di coerenza è radicata nel suo essere latinoamericano. Egli è come tanti demagoghi del Sud e del Centro America. Semplicemente non ha una coerente comprensione dell’economia.
La sua personalità lo spinge a fare scena, ad esempio con le sue ridicole auto utilitarie, e la gente cade nell’inganno, perché le masse si fanno ingannare dai demagoghi. Sul volo di ritorno dalla Corea il papa ha rivelato di non aver mai fatto una vacanza in venticinque anni. Io non sono per niente un tifoso degli Stati Uniti, tanto meno delle pazzie della loro estrema destra. Ma lui semplicemente ha poca esperienza pratica di come funzionano o non funzionano le economie al di fuori dell’America Latina. E non c’è nessun modello di tale “funzionamento” in America Latina, dove il suo paese natale barcolla da una confusione all’altra. Se si vuole capire chi è Bergoglio nelle questioni dell’economia e della società, non occorre guardare a qualche teoria economica, ma alla sua cultura e alla sua personalità. È l’analisi psicologica di Bergoglio che solleverà il coperchio sulla sua condotta. Questo è il mio punto di vista. E, per inciso, nel mio passato sono stato professore di economia. Non dubito che lui abbia una metodologia teologica. Ma non ne ha una economica. E nemmeno l’hanno avuta, in questa materia, Ratzinger e Wojtyla. I testi papali su economia e politica sociale sono in gran parte dilettanteschi. Non l’ho mai detto in pubblico, ma penso che la dottrina sociale della Chiesa sia dilettantesca perché è ideologica, vale a dire non-empirica. Sono testi scritti da uomini che non otterrebbero mai successo nel campo pratico, e quindi non sono in grado di influenzare strategicamente quel campo da una prospettiva religiosa. Ecco perché non sono realizzativi: perché optano per una recita semplicistica di aforismi che forse fanno colpo sulle masse, ma non forniscono nessun punto d’appoggio per cambiare le circostanze concrete della vita. Sono di fatto privi d’efficacia per i poveri.
ADD7.  Le novità introdotte dal pontificato di Papa Francesco nella dottrina sociale sono molte e nel loro ultimo libro Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi hanno tentato una sistematizzazione, ecco la loro tesi: non che Francesco si disinteressi della vita, della famiglia o dei valori non-negoziabili. Tuttavia cambia, per così dire, l’ordine dei fattori. Francesco pensa che all’origine delle ideologie ostili all’uomo ci sia il turbo-capitalismo. Papa Bergoglio pensa cioè che il capitalismo regga bene chi critica gli effetti della sua azione negativa nella storia – gli attacchi alla vita e alla famiglia, per esempio – senza andare contemporaneamente alla causa prima, ovvero all’«imperialismo del denaro». Addirittura i poteri forti svierebbero l' attenzione della Chiesa indirizzandola verso questioni come l’aborto o il «matrimonio» omosessuale costringendola a mettere in secondo piano la critica del dominio dell' economia.
Ma il mercato corrode davvero il carattere morale di chi vi partecipa?
Di certo la libera economia è anche un potente strumento per chi vuol fare bene: la filantropia prospera nelle società di mercato, mai tanta ricchezza personale è stata devoluta verso cause umanitaria.   
In genere il mercato è un amplificatore che estende i benefici delle virtù come i guai dei vizi, cio' non toglie che la sua azione possa essere meno neutra di quanto crediamo.
Il giudizio morale potrebbe essere assegnato guardando alle conseguenza. Cosa succede quando la società di mercato rimpiazza quella arcaica?  Guardiamo ad alcuni ambiti specifici:
  1. Povertà
  2. Bambini (lavoro minorile, frequenza scolastica)
  3. Parità di genere
  4. Ambiente
  5. Violenze
Sembra che nel complesso il mercato funzioni, facciano meglio ovunque: i poveri di quelle società sono molto meno poveri degli altri, il lavoro minorile non è aumenta, contrariamente alla frequenza scolastica; la parità di genere fa passi avanti, persino l' ambiente in alcuni casi migliora. Quanto alla violenza, una società di mercato non è nemmeno pensabile senza la pace.
Capisco che però le conseguenze, per quanto positive, non ci dicano molto circa un miglioramento interiore degli individui.
Chiediamoci allora cosa serva per arricchirsi nelle società di mercato: 
  1. capacità di collaborare con l' altro
  2. capacità di comunicare con l' altro.
E' vero, si tratta forse di una cooperatività con secondi fini ma è pur sempre una cooperazione volontaria. Anche la  comunicazione è piuttosto ambigua (vedi pubblicità) ma se l' ambiguità prevalesse l' insuccesso sarebbe alla lunga garantito.
Altre virtù indispensabili alla società di mercato:
  1. responsabilità
  2. fiducia
  3. rispetto
Responsabilità nell' assumere impegni, fiducia verso la controparte e rispetto della proprietà altrui. Senza questi tre fattori chiave il mercato deperisce. Qua e là ci saranno defezioni ma se queste virtù non vengono sistematicamente esercitate difficilmente una società di mercato sta in piedi.
Naturalmente il mercato funziona anche e soprattutto grazie all' egoismo delle persone, ma in una certa misura questo egoismo è fisiologico e trova nel mercato un suo sbocco provvidenziale e non-violento, il realismo non puo' essere un difetto. Cio' non toglie il rischio di patologie: 
  1. avidità 
  2. invidia. 
La prima è un vizio distruttivo, porta alla rovina, e non sono certo i meccanismi di mercato a salvarti, anzi; la seconda è lusingata e compresa soprattutto da chi attacca il mercato appellandosi alle diseguaglianze (e quindi all' invidia sociale).
Il mercato distrugge la relazione più profonda tra gli uomini? Forse una certa anonimia è deleteria ma l' alternativa non sembra promettente: le società fondate sulla cosiddetta "relazione personale" sembrano soggette ad inconvenienti non da poco:
  1. corruzione
  2. mafia
  3. clan
  4. raccomandazioni
Il mercato deteriora la famiglia?
In parte la tesi non è insensata: le accresciute possibilità di lavoro ci fanno trascorrere più tempo fuori dal nucleo famigliare. D' altro canto non esiste tanto tempo libero come nelle società di mercato.
Anche il consumismo è una minaccia: i capricci si moltiplicano e i genitori sono in difficoltà. Non penso però che temprarsi sia così difficile, al contrario puo' essere un' occasione di educazione. Inoltre, avere di fronte a se delle libere scelte ci aiuta nella nostra personale realizzazione e nella costruzione della personalità.
Tuttavia è ben vero che le società moderne hanno in gran parte spiazzato la famiglia sottraendole dei compiti da sempre a suo appannaggio. Pensiamo solo al rapporto padre figli e a come questi ultimi avessero modo di compensare gli aiuti ricevuti sobbarcandosi la vecchiaia dei genitori: oggi pensano a tutto i servizi sociali.
Qui però bisogna rendersi conto che l' azione distruttiva non è tanto del mercato quanto di un welfare state oggi sempre più tentacolare.

Conclusioni personali: le società di mercato si presentano all' apparenza meno violente e più sensibili, da qui a dire che però i soggetti che le abitano siano eticamente migliori dei loro padri ce ne corre.

Io vedo piuttosto all' opera un processo di questo tipo: la società aperta (o di mercato) sollecita le nostre intelligenze e le fa fiorire, attraverso il loro esercizio noi riusciamo a minimizzare i conflitti inutili, il che ci dà una parvenza di moralità superiore. Tuttavia, una cosa è non confliggere perché non conviene e un' altra è non confliggere perché sentiamo nel nostro cuore una condanna esplicita della violenza. 

E' chiaro quindi che se le cose stanno in questi termini, non è possibile affermare con certezza se taluni risultati incoraggianti si accompagnino poi ad un reale miglioramento etico interiore degli uomini. In merito ho i miei dubbi, detto cio' preferisco quindi astenermi dal trarre conclusioni avventate in merito e, contemporaneamente, non prendere troppo sul serio i teorici della degenerazione etica dovuta al mercato.

ADDbis. ancora su capitalismo e famiglia. Molti ritengono che il capitalismo sia il peggior nemico della famiglia. Tre rilievi:

  1. c'è chi sostiene che la famiglia, fonte di risparmio, minacci il sistema capitalista che richiede sempre maggiori consumi. ebbene, questa idea per cui il capitalismo anteporrebbe i consumi ai risparmi è azzardata (e uso questa espressione in questa sede, al bar direi che è una cazzata madornale).
  2. la famiglia genera welfare e sicurezza, un prodotto in concorrenza con il welfare governativo che nel dopoguerra sembra essersi imposto, senonché quest'ultimo è finanziato dalla collettività, ovvero da tasse che gravano i gran parte sui produttori (capitalisti). secondo voi che welfare prediligono questi ultimi? quello che pagano loro o quello demandato alle famiglie? un' inversione di tendenza che ci faccia tornare all'antico favorisce sia la centralità della famiglia che il capitalismo, una convergenza di interessi che smaschera il vero nemico comune. 
  3. c'è chi fa rilevare che oggi chi cerca lavoro preferisce dire che non ha famiglia. strano perché in passato "avere famiglia" segnalava serietà e costituiva garanzia di responsabilità. cos'è cambiato? semplice, l'istruzione superiore ha rimpiazzato questo segnale: chi studia a lungo in una scuola dura è una persona seria. ma anche i sistemi universitari di massa, proprio come il welfare, esistono in modo tanto ipertrofico solo perché pesantemente sussidiati. tornare ai vecchi segnali favorisce sia il capitalismo che la famiglia, una convergenza di interessi che smaschera il vero nemico comune: lo stato pigliatutto.
  4. altro elemento di parentela da considerare: la famiglia nucleare nasce con la proprietà e il mercato, due concetti centrali anche nel capitalismo. nel momento in cui la produttività individuale si differenzia, si comincia a prestare attenzione esclusiva alla propria prole e all'eredità da trasmettere.
continua

ADD.7bis. Papa Francesco critica l' economia moderna ma non puo' farlo dicendo che produce povertà poiché i fatti dicono che, almeno nel mondo, la riduce. Così lo fa affermando che produce diseguaglianze, e indica la disparità tra i compensi dei managers e quelli dei dipendenti. Qui ha buon gioco, le cifre gli danno ragione ma in questo modo diventa il portavoce della classe media dei paesi avanzati, quella che più ha pagato (in termini di diseguaglianze, non di povertà) la globalizzazione. Francamente non penso che sia molto interessato a ricoprire questo ruolo.

ADD8. Molti nostalgici del socialismo concludono: il socialismo è un' idea troppo alta per l' uomo così com'è. Ma anche molti oppositori accusano: il socialismo è mera utopia. Entrambe le posizioni sottendono una superiorità morale del socialismo: magari non funziona ora ma l' idea conserva comunque una sua superiorità morale, magari in futuro... La Chiesa, a volte, sembra indulgere a posizioni di questo tipo. Tuttavia non si tratta di una conclusione logica poiché anche se tutti gli ostacoli all' affermazione del socialismo fossero rimossi, in primis la natura egoistica dell' uomo, ecco che non avrebbe più senso ambire alle tipiche istituzioni socialiste, basterebbero quelle capitalistiche, anzi, sarebbero le più adatte. Il capitalismo è la società ideale se fossimo tutti Santi, e così pure se fossimo tutti Uomini Nuovi del Socialismo ideale. non esistono istituzioni migliori per esaltare tutto il bene che emana dall' uomo virtuoso. Jason Brennan è l' autore che ha meglio approfondito questo lato della questione.

ADD9. L' economista passa per un tipo freddo, dedito ai calcoli, poco empatico e insensibile ai valori profondi dell' uomo. Non è così, l' economista in fondo difende la libertà, più in particolare la libertà di scelta dell' individuo. Per capire meglio i suoi valori guardiamo all' assioma fondamentale della teoria del benessere: per lui il benessere aumenta quando aumentano le opportunità di scelta. Si potrà anche non essere d' accordo - per molti più scelte implicano più nevrosi - ma questo, che lo si voglia o no, è un valore bell' e buono. Non si faccia finta di non vederlo, dietro la frigida matematizzazione della materia un valore del genere fa sempre capolino e non smette di fungere da stella polare. Vale la pena di precisare che un simile valore è compatibile con molte politiche anche se la libertà di mercato resta quella più immediatamente associabile. Per approfondire la questione consiglio un autore come Edward Glasear.

ADD10. Forse l' altruismo dell' uomo religioso non è il più efficiente, di certo è quello che ci rende più felici. Ma qualora ci convincessimo che è particolarmente inefficace il senso di felicità perdurerebbe? Probabilmente sì poiché il gesto altruistico non ha solo la funzione di aiutare l' altro ma di costruire una comunità producendo quel bene che chiamiamo fiducia: se ti vedo pronto, senza tanti calcoli, ad aiutare chi sta accanto a te vorrò starti vicino e legarmi a te. Lascio con animo tranquillo i miei figli a mia moglie perché ho constatato mille volte la prontezza, spesso irrazionale, con cui si dedica alla loro cura, se l' avessi vista "calcolatrice" probabilmente il mio animo sarebbe meno sereno.

ADD11. Un allarme ricorrente: "aumentano i bimbi cresciuti da un solo genitore, aumentano i figli nati fuori dal matrimonio, in più piove sul bagnato poiché cio' avviene tra i più poveri... la povertà porta al degrado morale e va quindi presa di petto". Ma la tesi non sembra ben confermata poiché "i poveri" oggetto del "degrado morale" in realtà, mentre "degradavano", si arricchivano, di conseguenza il nesso che viene colto non sembra corretto. La cultura, forse, c' entra molto più della povertà. Penso che Charles Murray abbia parecchio da dire su questi temi.

ADD.11 BIS.  Allarme degrado morale. L' analisi:
  1. È aumentato soprattutto tra i poveri
  2. La povertà non sembra però la colpevole principale: i poveri si sono arricchiti, anche se meno dei ricchi.
  3. Spiegazione alternativa: la donna è economicamente più autonoma e il suo collante si è indebolito
  4. Spiegazione alternativa: l' invidia corrode i valori.
  5. Spiegazione alternativa: i mutamenti culturali e valoriali contano.
ADD. 12. L' analisi di Padre Tosato
  1. Il progetto sociale di Gesù è piuttosto inquietante
  • indifferenza per il sostentamento
  • astensione dal lavoro
  • rinuncia all' accumulo
  • liquidazione dei risparmi
  • rottura dei rapporti familiari
  • affidarsi completamente alla provvidenza e alla speranza
  1. Nel Nuovo Testamento la ricchezza è condannata in più punti. Come reagire?
  • con il buon senso: non farsi schiavi della ricchezza
  • storicizzando: nessuno abbandonò sul serio le sue ricchezze
  • introducendo un doppio standard: certe rinunce riguardavano solo gli iniziati
  • franca ammissione di irriducibilità
    1. Il punto più importante è l' ultimo: ammettere l' esistenza di un problema base di incompatibilità tra etica dei Vangeli e capitalismo.
    2. Gesù sembra adoperarsi per distruggere l' ordine sociale senza costruire alcunché
    3. Come riabilitare l' insegnamento di Gesù?
    • Interpretare il suo messaggio ricorrendo a esegesi (interpretazione nel contesto) ed ermeneutica (traduzione in altri contesti)
    • Esegesi: Gesù era un apocalittico e le norme che introduceva erano transitorie e dettate dall' emergenza.
    • Esegesi: Il Regno era, secondo la cultura ebraica, un regno materiale e la rinuncia alla ricchezza accumulata in un sistema ingiusto si traduceva in un oculato investimento in vista dell' avvento di un nuovo sistema più giusto.
    1. Il rapporto tra Gesù e ricchezza va rivisto alla stregua del rapporto tra i coniugi nel matrimonio, ovvero attraverso una reinterpretazione che adatti lo spirito con cui certe norme furono scritte alla realtà contemporanea. 
    2. Ermeneutica. La dottrina sociale della Chiesa oggi: opporsi all' economicismo (economia come fine) per promuovere l' uomo come fine. Alternativa: puntare su un problema concreto, la diminuzione della povertà nel mondo.
    3. Ermeneutica. Giustificazione del profitto: 1) assolve al comando di fecondare la terra (presente anche nel Nuovo Testamento nella parabola dei talenti e in quella del fico), 2) realizza la solidarietà. E' possibile una solidarietà senza intenzione? Sì: vedi beatitudini ("avevo fame e mi avete dato da mangiare", "ma quando ti abbiamo visto affamato, Signore?"). Detto questo un imprenditore puo' anche fare il suo lavoro consapevole dei benefici che apporta.
    4. Ermeneutica. Giudizio Universale: serve proprio perché noi non sappiamo chi ha fatto veramente del bene: Norman Barlaug ha giovato più di Madre Teresa?
    5. Regola aurea. Ricordiamola: "fai al tuo prossimo quel che vorresti fosse fatto a te". Variante: "non fare al tuo prossimo quel che non vorresti fosse fatto a te". E' l' unico precetto etico chiaramente formulato nei vangeli. Da notare la sua natura astratta che le consente di superare brillantemente il il test kantiano. Sembra anche un' ottima candidata a fondamento della società capitalistica moderna. E' l' unico precetto etico chiaramente formulato nei vangeli. E' una norma astratta che supera il test kantiano, una regola generale ideale per una società di mercato.
    ADD.12. La capacità di affrontare i rischi, compreso quelli della società capitalista, è rinforzata dalla fede, molte ricerche lo confermano. La cosa non è di poco momento, soprattutto perché la loss aversion sembra essere il bias cognitivo più diffuso nelle società democratiche. Anche la logica sottostante è chiara: se Dio è la mia rete che me ne faccio di reti aggiuntive, per esempio quella welfaristica? Più coerente di così! E per chi conosce i costi di questa "reti aggiuntive" questa è una buona notizia.
    ADD.13. Molti molti investitori coltivano una loro responsabilità sociale. Come dovrebbero comportarsi?
    1. In borsa il vizio paga. Chi investe in settori "problematici" (tabacco, alcol, pornografia...) ha un extra-profitto. 
    2. Ci sono due strategie possibili per chi ha preoccupazioni etiche: boicottare gli investimenti o investire facendo pressioni dall' interno.
    3. La strategia del boicottaggio rende ancora più lucrosi gli investimenti in quel campo, e forse per questo non si registrano successi di rilievo.
    4. La strategia della "pressione" è più promettente, specie se la si affianca con investimenti su un portafoglio universale, in questo modo se perdo nei "vizi" guadagnerò nelle "virtù" e la compensazione è assicurata.
    ADD.14 Marta spande profumi su Gesù ma c' è chi recrimina per lo spreco, si tratta di risorse che sarebbero meglio impiegate a beneficio dei poveri. Molti anti-pauperisti fanno leva su questo passaggio per segnalare che la causa dei poveri non è quella fondamentale, io sottolineo un altro aspetto: il Vangelo mette in evidenza che anche investendo per i poveri si realizzerebbe uno spreco poiché Giuda, l' addetto alla cassa, stornava da quei fondi. E' la moderna teoria del secchi bucato: trasferire risorse è affare costoso e spesso non è consigliabile anche se l' azione in sé sarebbe conveniente. Pura public choice nel cuore dei Vangeli!

    ADD.15 Molti sostengono che l' invidia, più che la povertà, è causa di comportamenti anti-sociali. Due problemi: 1) i dati non sembrano confermare 2) la difesa dell' invidioso non sembra una battaglia etica promettente, come minimo andrebbe affiancata da una sua rieducazione. Ad ogni modo si torna al cuore della questione: il legame tra ricchezza/felicità è meno robusto di quello che si saremmo aspettati, tuttavia non sembra certo che funzioni al contrario.

    ADD16. La religiosità è buona per la società: Guiso, Sapienza and Zingales (2003), using the World Values Survey (WVS), found more religious persons to be more trusting – of other people, public institutions, and market outcomes– as well as more trustworthy: less willing to break the law, accept a bribe, cheat on taxes, and the like. Theoretical models, similarly, have emphasized how beliefs in divine rewards and punishments (or a Calvinistic desire to self-signal one’s predestined fate) can induce individuals to behave less opportunistically and more cooperatively, which can in turn make such beliefs self-sustaining at the social level. Religiosity thus seems to be associated to what Guiso et al. describe as certain “societal attitudes… conducive to higher productivity and growth.”

    ADD.17 The ultimate driver of long-run growth, on the other hand, is technical progress and more generally the whole spectrum of innovation: from advances in basic science to the diffusion of new technologies (e.g., Mokyr (2004)), economic practices and even social change, such as the inclusion of women in production and idea-creation. It therefore seems equally important to examine the extent to which religious beliefs, values and institutions may be conducive or detrimental to creativity and innovation. Doing so means, in a sense, revisiting with modern methodologies the age-old theme of religion’s often tense relationship with science, free thought and disruptively novel ideas.

    ADD18. La Chiesa ha un problema col mondo, come possiamo riassumerlo? Forse così: nel mondo le élite, l' accademia e le persone più colte in genere sono socialmente "a sinistra" ed economicamente "a destra", la Chiesa è socialmente "a destra" ed economicamente "a sinistra". Almeno una dei due parametri potrebbe e dovrebbe cambiare. 

    ADD19. Ancora sulla mercificazione della società capitalista. Alcune relazione non dovrebbero essere contaminate dal denaro, si sostiene. E si arriva a decantare le virtù della "coda", come fa il filosofo Sandel. Ma la coda rende denaro il tempo, non muta la logica delle relazioni. Inoltre, quel particolare denaro costituito dal tempo passato in coda non beneficia il fornitore annullando di fatto la funzione segnaletica dei prezzi e causando una sottoproduzione dei beni. Certo, con pochi beni non si incorre nelle derive del lusso e dello status ma lo status che si segnala oggi si traduce quasi sempre in un beneficio per le generazioni future realizzando così una specie di solidarietà tra generazioni. E' vero gli incentivi non sono tutto e non devono essere tutto ma non crediamo di vivere in una società così diversa dal passato, i confini della ripugnanza sono difficili da stabilire: dove porre un limite alle diseguaglianze? Come considerare i poveri lontani da noi? che fare con i guadagno esprbitanti che molti di noi considerano meritati (problema Chamberlin)? Il capitalismo ha superato gli standard rawlsiani (si direbbe decisamente di sì guardando ai prezzi attuali dei beni primari in termini di ore lavorate)?

    ADD.20 Si dice che il cristianesimo, e in particolare il cattolicesimo, abbia un problema con l' innovazione. Il che è in parte vero, stando ad alcuni studi. Tuttavia, l' affermazione non puo' essere generalizzata, basterebbe guardare alla storia. La libertà di coscienza e la libertà di religione è stata proclamata per la prima volta dai Padri della Chiesa, penso a Tertulliano. Anche l' uguaglianza di fronte alla legge è una rielaborazione della formula "creati uguali". Molta scienza nel corso della storia si è comodamente fondata sulla metafisica naturalista di stampo cristiano, lo scientismo è affare recente. Il progresso implica un senso del peccato, dicono gli psicologi, il cristianesimo ha spesso elargito l' assoluzione, senza dire che l' idea stessa di progresso è un concetto che deve molto al cristianesimo. E poi, diciamola tutta, l' innovazione non è mai un bene in sé, se scollegata ad una certa tradizione diviene inintellegibile e aliena chi dovrebbe beneficiarne. Vedi gli studi di Donald Yerxa.

    ADD21. La povertà evangelica si puo' coniugare con il lusso se per lusso s'intende la bellezza del mondo. Desiderarla, farsi animare da essa è più che legittimo. Gesù compie il suo primo miracolo con il vino di Cana. Ma perché si deve bere vino e non acqua? L'acqua è la vera bevanda dei poveri! Eppure Gesù legittima il lusso del vino, anzi, ritiene sia necessario che non manchi. Per una giustificazione del lusso come bellezza vedi don Giussani: se non ti abbeveri alla bellezza non potrai mai aiutare il tuo prossimo a cui manca il necessario. E' la bellezza che ci dà il gusto di vivere https://www.youtube.com/watch?v=X_ORO-hVnJE


    ADD22. Robert Sirico sulla dottrina sociale della Chiesa:
    1. Furono gli effetti della rivoluzione industriale a sollecitare le encicliche dove più è sviluppata la dottrina sociale della Chiesa, a partire dalla Rerum Novarum di Leone.
    2. L'insegnamento delle Encicliche sociali è dinamico ed anche generico: la Chiesa pur riconoscendosi una scarsa expertise sociologica ritiene che l'insegnamento etico abbia ripercussioni sull'organizzazione sociale per cui non si esime dal dire la sua. 
    3. Tesi del libro: la Centesimus Annus di GPII incarna un coraggioso sviluppo rispetto alla Dottrina Sociale della Tradizione. Senza rotture fa avanzare l'insegnamento della chiesa aggiornandolo col sapere più verificato delle dinamiche sociali... 
    4. Qual è l'autorità del magistero ecclesiale? E che ruolo rivestono le Encicliche? Inutile negare che la CC si attribuisce un ruolo privilegiato nell'intuizione morale e religiosa che esercita attraverso il Papa e i Vescovi riuniti in assemblea. Lo spirito santo è all'origine di questo privilegio. Tuttavia ammette l'esistenza di taluni limiti a tale intuizione: fede e morale. Poi è ben vero che "morale" è termine vago destinato ad esaltare il ruolo dell'interprete... 
    5. Infallibile vs Autorevole. Il secondo insegnamento costituisce il 90% del magistero. Il primo è sempre esercitato in modo solenne: ex cathedra o tramite Concilio Ecumenico... Encicliche sociali: 1) nn sono infallibili 2) nn attengono le competene ecclesiali. 3) discernere l'insegnamento morale da quello pratico... 
    6. I rapporti tra Chiesa e Liberalismo sarebbero stati molto diversi se l'incontro fosse stato con il liberalismo anglosassone... 
    7. Se la Rerum orchestra una difesa della proprietà privata lo dobbiamo all'incombente minaccia della Rivoluzione sui possedimenti ecvlesiastici
    8. Tesi (sulla Rerum): condanna del socialismo per ambiguità antropologica e moderata apertura al liberalismo... 
    9. Il creato è per l'umanità che lo valorizza con la sua opera. In qs processo gioca un ruolo di rilievo lo strumento della proprietà privata. Notevole la considerazione antropologica: tramite la p.p. l'uomo esprime la sua personalità. P.p. nn è un diritto astratto ma si lega all'anima dell'individuo... 
    10. Gli uomini sono diversi e la loro diseguaglianza segue questo dato di partenza... 
    11. Sui salari Leo invoca il principio della "giusta paga". Purtroppo nulla viene detto sul ruolo del mercato nella realizzazione del principio, cosicchè interpretazioni forzate si sono sentite sdoganate... 
    12. Nella Rerum il concetto di giustizia è il classico: a ciascuno il suo (secondo i meriti). Oggi la giustizia implica equità e quindi parità di trattamento. Ebbene, anche il liberalismo classico si rifà al concetto tradizionale di giustizia. La libertà resta allora centrale nel legittimare le pretese: amore e giustizia convivono. Amare il prossimo nn riguarda la giustizia ma la carità... 
    13. Nella Rerum Leo si preoccupa di fissare obiettivi accennando di passaggio ai possibili strumenti. E anche quando invita all'intervento governativo è pronto a mettere dei limiti: sussidiarietà. La Chiesa teme di essere soppiantata dallo Stato Rerum: la librra contrattazione nn assicura il giusto salario. Qui Leo denuncia limiti nella comprensine del mercato e di come salari artificiali arrechino i loro danni: anche prezzi + alti colpiscono i lavoratori. Senza dire dei disoccupati.... 
    14. L'obiettivo di Leo è di trasformare il lavoratore in mini-capitalista. L'intervento invocato servirebbe ad accumulare un capitale di partenza. Conclusione a tesi: la Chiesa nn propone una Terza Via tra socialismo e Liberalismo, si sforza invece di comprendere e dialogare con un liberalismo compatibile con i precetti morali che propone. GPII confermerebbe questa visione. Senza dire che l'ipotesi della Terza Via ridurrebbe ciò che è teologia in politica.
    15.  La sinistra interpreta la Rerum rivendicando un ruolo + ampio per lo stato. Per i movimenti progressisti migliorare la condizione dei lavoratori implica un intervento statale. Non ci sono alternative... 
    16. La funzione sociale della proprietà privata: la p.p. è un diritto naturale che lo stato deve regolare. Il ruolo sociale della p.p. prevale (contrariamente al dettato della Rerum che radicava la p.p. nell'individuo). Ecco il concetto chiave con cui il socialismo cacciato dalla porta rientrava dalla finestra. Ecco spiegato anche lo stretto legame tra Chiesa e Sindacati... 
    17. La Chiesa si interessa solo dei lavoratori nn alza mai lo sguardo s 365 gradi, l'avidità capitalista è equiparata al socialismo ... 
    18. L'attrazione verso il socialismo era irresistibile. Leo lo aveva condannato perchè materialista ma la sua posizione era percepita come "esagerata"... 
    19. Nella Centesimus la musica cambia. Si celebra anche la creatività dell'imprenditore e le virtù dell'uomo produttivo: diligenza, prudenza, affidabilità, autocontrollo. Si legittima il profitto personale sia moralmente che praticamente. Si accusa lo stato assistenziale di deresponsabilizzare l'individuo, s'invoca il principio di sussidiarietà. Ma soprattutto si fa esplicita una scelta di campo liberale invocando un capitalismo che metta al centro l'uomo (par. 42). La parificazione etica tra socialismo e capitalismo - che alcuni individuavano nella Sollecitudo - viene fugata. Bisogna risalire ai tardo-scolastici per incontrare un atteggiamento tanto aperto al mercato. La scuola austriaca e quella virginiana sembrano tra le fonti ispiratrici e ad ammetterlo sono i fautori marxisti della teologia della liberazione... 
    20. Dove la Centesimus ammette l'intervento statale? Salari, previdenza sociale, sussidi di disoccupazione..
    21. La Centesimus distingue tra aspetto etico e aspetto economico: si critica il consumismo pur nell'opzione per l'economia libera
    continua

    ADD23. Alcuni punti sviluppati da Jason Brennan e Deidre McCloskey per respingere la tesi della "mercificazione".
    • Tesi: si accusa il mercato di "mercificare" dando un senso negativo a qs termine. Più corretto ribaltare l'accusa accusando la semiotica di connotare negativamente le mercificazioni utili...
    • Tesi da confutare: alcune cose nn dovrebbero essere negoziabili....
    • Perchè? 1) Perchè finiscono x sfruttare i + deboli (es. compravendita di organi) 2) perchè acquicscono le diseguaglianze (es. accesso all'università) 3) perchè inducono cattive scelte (es.alcol) 4) perchè ingenerano pericoli (es. armi) 5) perchè ingenerano disgusto 7) Perchè corrompe il carattere rendendo tutti + egoisti...
    • Ma qui ci concentriamo su un altro punto: non si ritiene semplicemente sconveniente possedere o scambiare X ma solo partecipare a un mercato per X. Tu puoi donare il tuo posto in coda ma nn venderlo...
    • Si ritiene che il mercato abbia poteri simbolici cosicchè in alcuni casi il fatto che intervenga il denaro simboli guasta l'immaginario collettivo. Questa è l'obiezione semiotica..
    • Commerciare X pregiudica la dignità dei commercianti di X. Mercanteggiare "comunica" e in alcuni casi comunica una mancanza di rispetto che offende...
    • Spesso l'obiezione semiotica ne parassita altre: insistere sulla "dignità" del lavoratore puo' far riferimento alle diseguaglianze ma resta un rilievo semiotico: salari troppo bassi lanciano segnali socialmente nocivi...
    • Alcuni oggetti incorporano il sacro e la loro compravendita viola innanzitutto il loro significato distorcendolo...
    • Anche se l'obiezione semiotica è onnipresente (frammista alle altre) manca una critica sistematica che la respinga...
    • Tesi degli autori: il significato del denaro è un costrutto sociale. Laddove si riconosce la sua utilità sostanziale ci si adoperi per disinnescare la simbologia negativa... 
    •  Mere commodity objection: commerciare qlcs significa considerare quella cosa un mero strumento...
    • Ma pensiamo al commercio dei cuccioli. Oppure a quello dell'arte. E' proprio così? Eppure questi sono commerci accettati...
    • La questione è empirica: che attitudine hanno i contraenti rispetto a ciò che negoziano...
    • L'obiezione semiotica si mischia con quella della corruzione: che negozia un certo oggetto alla lunga tenderà a vederlo come una mera merce...
    • The wrong signal objection: chi partecipa a certi mercati magari nn ha intenzioni cattive tuttavia comunica in modo sbagliato il significato che dà a ciò in cui commercia. Esempio: introdurre denaro in una relazione amorosa potrebbe comunicare male il senso di quella relazione...
    • Risposta: guarda alla sostanza e sulla base di quella tara poi la semiotica. Non viceversa. Non agire per revisionare la semiotica sarebbe a sua volta immorale. Premessa: certi significati sono costrutti sociali. Se conseguenze e semiotica confliggono prevalgono le prime...
    • Corollario: se la revisione è difficile il singolo resta giustificato moralmente a partecipare al mercato riprovevole...
    • Tesi: il significato del denaro è costruito socialmente. Contro c'è la tesi essenzialista: in certi casi introdurre il denaro è segno di un necessario mancato rispetto...
    • Esempio tratto dall'antropologia: guarda il trattamento dei morti nelle varie civiltà. Ciò che in una è offensivo nell'altra è tributo di grandi omaggi. Mentre sembra essenziale mostrare rispetto x il prossimo, anche x il morto, sembrano contingenti i simboli adottati all'uopo...
    • Presso il popolo malgascio dei Merina il dono in denaro è tutt'altro che irrispettoso...
    • Gli studi del sociologo Z. documentano come negli USA stessi tra il 1870 e il 1933 i doni in denaro esprimessero grande rispetto. Sempre presso i Merina la moglie riceve denaro dopo il sesso come segno di rispetto. Solo la donna nn sposata è considerata prostituta...
    • Ma è tutto il lavoro di Viviana Zelizer a mostrare come profano e denaro siano solo all'apparenza legati...
    • Bloch/Parry. Studiano molti negozi ripugnanti che sono tali solo nella ns. civiltà in qs particolare momento...
    • Non mettere un prezzo facilita l'ipocrisiaSoule e Reeves hanno mercificato la loro relazione proprio x renderla + trasparenre...
    • Prefiche. Oggi troviamo offensivo che qlcn venga pagato x piangere un morto ma in passato (e ancora oggi in Cina o Romania) era segno di grande rispetto...
    • Noi nn consideriamo offensivo ordinare la torta di matrimonio o compleanno. In altre culture lo sarebbe...
    • Se la altre culture nn errano ciò significa che la mercificazione non è necessariamente un male basta cambiare paradigma culturale... 
    •  Domanda: dobbiamo rovesciare i simboli "costosi" per la comunità?...
    • Sì. Anche la semiotica adottata va sottoposta ad un'analisi costi/benefici...
    • Esempi: contraccezione, anestesie, assicurazioni sulla vita...
    • Esperimento mentale: ogni volta che dico "ti odio" il SUONO di qs parole ti fa del bene. Se ti dico "ti amo" ti faccio del male. Come devo parlare? Devo revisionare la mia semiotica? Devo cambiare il senso dei suoni? Sì...
    • Esempio vero. Presso i Fore di Papua si mangiano i propri morti in segno di rispetto. Insorse però un'infezione direttamente collegata con qs pratica. Abbandonarla divenne doveroso...
    • Altro esempio: la mutilazione dei genitali simboleggia fedeltà maritale. Ebbene, se comporta conseguenze negative nn sarebbe meglio scegliere altri simboli?…
    • IMHO. Gli esempi fatti sono al limite specie se coinvolgono la religione. In qs casi il rito nn è solo simbolico ma un mezzo efficace x la vita eterna e quindi una strategia utilitarista a tutti gli effetti...
    • Ma torniamo al mercato. L'esempio della vendita di organi. Necessità di revisionare la semiotica legata al rispetto x la vita umana...
    • Altro esempio. I prediction market messi a punto dal Pentagono e poi saltati x questioni simboliche...Le femministe acvusano la semiotica maschilista. Al di là del merito nelle rivendicazioni, nessuno muove loro le obiezioni che vengono fatte a chi vorrebbe rimuovre i simboli legati alla mercificazione...
    • Altra domanda: se i simboli sono rigidi ma dannosi il singolo può nn aderirvi?... 
    •  Due obiezioni: 1) alcuni mercati sono essenzialmente offensivi 2) x una questione di rispetto dobbiamo prima convertire la semiotica e solo dopo inaugurare quei mercati...
    • Essenzialismo. Radin: la prostituzione è essenzialmente offensiva poichè separa sesso e amore. Ma anche il sesso occasionale ha qs effetto. Il mercato nn sembra giocare un ruolo decisivo...
    • L'essenzialista deve proporci casi dove sia il mercato a fare la differenza. Vendere pornografia infantile è infame ma lo è anche regalarla o possederla...
    • Nel meretricio il corpo è un oggetto? Perche allora nn lo è quando acquisto altri servizi?...
    • Altro esempio: alcune multe si trasformano in finanziamento x chi incassa. È necessariamente un male?...
    • Il caso dell'asilo ad Haifa: introdotte penali in denaro x il ritiro ritardato dei figli. Più penali più ritardi. Mancata collaborazione perché il denaro ha guastato il rapporto di fiducia? Non è detto. Prob. la penale è stata interpretata come il prezzo di un nuovo servizio e i genitori l'hanno ritenuto comodo
    • Obiezione civica: dobbiamo cmq rispettare le norme del posto, anche se sono contingenti...
    • Risposta: vero le buone maniere contano ma anche i danni che procurano. Occorre un' analisi pragmatica x decidere...
    • Tesi diffusa: il mercato ci degrada moralmente mercificando tutto. Esempio: meglio vendere i biglietti a gente in coda che organizzare un'asta.
    • Le pseudo virtù della coda: enfasi sul tempo libero anzichè sui soldi. In realtà la coda è un cambio di moneta che realizza solo una redistribuzione contingente. cambiare la moneta con cui si paga non elimina le diseguaglianze anche se al momento puo' realizzare una redistribuzione occasionale. Vuoi la redistribuzione? falla sul denaro e sarai + preciso...
    • La moneta-coda, inoltre è pagata senza compensare il fornitore e nn guida così l'allocazione efficiente delle risorse impoverendo la comunità...
    • I prezzi, x contro, guidano le forze economiche e alla fine migliorano lo qualità della vita ovvero i prezzi in termini di ore lavorate...
    • La moneta-tempo è molto limitata e causa una sottoproduzione
    • Restano gli sprechi di mercato dovuti allo sfoggio dello status. Risposta: chi "compra" status oggi migliora i prodotti di domani. È una specie di esploratore. Lasciamolo lavorare.
    • Tesi Sandel: l' etica deve completare l' economia…
    • Tesi Mc Closkey: giusto ma il libro nn lo fa in modo soddisfacente. L'etica che deve completare l'economia è quella borghese.
    • Le 2 obiezioni di Sandel al mercato: 1) crea sacche di povertà 2) erode il senso del Sacro.
    • Povertà e mercato. Sandel sembra interessato ai poveri americani e trascura il vero problema: i poveri nel mondo. Manca la Big Picture...
    • Sandel commette un errore comune: separa produzione e distribuzione...
    • Sandel nn affronta l' obiezione slippery slope: se è ingiusto prezzare X xchè dovrebbe esserlo prezzare Y?...
    • Il problema "Jordan": alcune randi ricchezze sembrano xfettamente legittime... 
    • cosa obbiettare? Sandel tace...
    • Il capitalismo alla lunga ha superato anche gli standard rawlsiani: ha giovato anche a chi sta peggio...
    • E sulla desacralizzazione realizzata dal mercato? Come misurare il disgusto? un bel problema...
    • Standard proposto da Mc: l'etica comune tra oriente e occidente dal sesto secolo. Ebbene, il mondo capitalistico sembra funzionare benino. C'è anche chi parla di doux commerce per segnalare quanto i popoli che si dedicano ai commerci diventino più civili.
    • Dove ha ragione Sandel: gli incentivi nn sono tutto, andiamoci piano. C'è la necessità di coltivare anche incentivi interiori che vengono spiazzati da quelli esteriori. Ebbene, ma qs esigenza nn è affatto soppressa nel capitalismo, basta analizzare pubblicità e organizzazione d'impresa...
    • Dove ha torto: nel pensare che oggi il mercato s'insinui ovunque. È una storia incompleta: ieri c'erano scambi ben più ripugnanti…
    • L'ostracismo dei commerci nn coincide coi "bei tempi andati" ma col periodo 1933-1968. Un brutto xiodo...
    • I commerci spesso ingentiliscono i popoli che li praticano anche se la cosa è meglio colta a livello globale. Mettere la lente sul singolo enfatizza di più la grettezza...
    • Conclusioni: Sandel nn ha esposto le obiezioni al suo credo e qs è immorale nei cfr dei suoi studenti...
    continua

    ADD24 Jeffrey Miron sulla laicità dello stato
    • Si ritiene comunemente che lo Stato debba essere indipendente rispetto alle pratiche religiose dei cittadini. Questa indipendenza rappresenta un obbiettivo politico.
    • Di fatto alcune politiche sono accusate di essere "pro-religion", es.: considerare gli enti religiosi come no profit. Rendere deducibili i contributi ad organizzazioni religiose, oppure esentare dall'IMU gli immobili posseduti dagli enti religiosi...
    • Misure per rendere più laico lo stato: stop tasse alle imprese commerciali. Per istituirle si rende necessaria l'ambigua distinzione tra profit e non profit, e di conseguenza i privilegi agli enti religiosi. Eliminata qs distinzione nn hanno più senso nemmeno la deducibilità delle donazioni al no profit o l'esenzione IMU...
    • La più grossa ipocrisia laica: spacciare x battaglia contro la teocrazia (una battaglia dovuta secondo tutti gli atei doc) quella che in realtà è una battaglia contro il non profit  (battaglia che renderebbe dubbiosi moltissimi atei).
    continua

    ADD25 Il ruolo della famiglia nei sistemi politici
    • Lauren Hall: la famiglia "modera" tutte le teorie politiche. Sia Marx che la Rand appaiono in difficoltà nel maneggiare qs concetto, anzi, qs realtà. Sia postulare l'altruismo ad oltranza o l'egoismo assoluto appare ridicolo di fronte al fenomeno della famiglia dove sperimenti sia il tuo altruismo radicale ma anche il tuo "familismo". Smith e Burke hanno compreso la comlessità dell'animo umano proprio mettendo la lente sulla famiglia...
    • Steven Horwitz: una società fondata sull'individuo deve prima costruirlo e la famiglia è l'unica istituzione che possiede motivazioni e conoscenza (dispersa) per farlo. L'individuo nn cresce da solo e se lo cresce lo stato allora il liberalismo è in serio pericolo...
    • Scott Yenor: la famiglia è un fatto naturale (o genetico) che nn adempierà più alle sue finzioni se sradicato da questa naturalità. Le analisi precedenti sono poco utili x respingere l'attacco alla famiglia...
    • Jason Kuznicki: ma la famiglia è stata anche il modello x molti despoti, nn solo elemento di moderazione: se la famiglia modera la politica chi modererà la famiglia impedendole di assumere le forme estreme del patriarcato?
    continua
    ADD26 Jason Brennan sulla relazione tra sacro e mercato
    • Tesi: si accusa il mercato di "mercificare" dando un senso negativo a qs termine. Più corretto ribaltare l'accusa accusando la semiotica di connotare negativamente tutte le mercificazioni, anche quelle socialmente molto utili...
    • Tesi da confutare: alcune cose nn dovrebbero essere negoziabili....
    • Perchè? Alcune delle ragioni comunemente addotte 1) Perchè finiscono x sfruttare i + deboli (es. lavoro) 2) perchè acquicscono le diseguaglianze (es. accesso all'università) 3) perchè inducono cattive scelte (es.alcol) 4) perchè ingenerano pericoli (es. armi) 5) perchè ingenerano disgusto 7) Perchè corrompono il carattere rendendo tutti + egoisti...
    • Ma qui ci concentriamo su un altro punto: non si ritiene semplicemente sconveniente possedere o scambiare X ma solo partecipare a un mercato per X. Tu puoi donare il tuo posto in coda ma nn venderlo...
    • Si ritiene che il mercato abbia poteri simbolici cosicchè in alcuni casi il fatto che intervenga con tutta la sua simbologia guasta l'immaginario collettivo. Questa è la cosiddetta obiezione semiotica. Molto spesso la si ritrova intrecciata con quelle elencate al punto precedente, specie le ultime.
    • Commerciare X pregiudica la dignità dei commercianti di X. Mercanteggiare "comunica" e in alcuni casi comunica una mancanza di rispetto che offende...
    • Spesso l'obiezione semiotica ne parassita altre: insistere sulla "dignità" del lavoratore puo' far riferimento alle diseguaglianze ma resta un rilievo semiotico: salari troppo bassi lanciano segnali socialmente nocivi...
    • Alcuni oggetti incorporano il sacro e la loro compravendita viola innanzitutto il loro significato..
    • Anche se l'obiezione semiotica è onnipresente (frammista alle altre) manca una critica sistematica che la respinga...
    • Tesi degli autori: il significato del denaro è un costrutto sociale. Laddove si riconosce la sua utilità sostanziale ci si adoperi per disinnescare la simbologia negativa
    • Mere comodity objection: commerciare qlcs significa considerare quella cosa un mero strumento...
    • Pensiamo al commercio dei cuccioli. Oppure a quello dell'arte. Chi lo compie vuole meno bene ai cuccioli? Oppure non ama l'arte?
    • La questione è empirica: che attitudine sviluppano i contraenti rispetto a ciò che negoziano...
    • L'obiezione semiotica si mischia con quella della corruzione: che negozia un certo oggetto alla lunga tenderà a vederlo come una mera merce...
    • The wrong signal objection: chi partecipa a certi mercati magari nn ha intenzioni cattive tuttavia comunica in modo sbagliato il significato che dà a ciò in cui commercia. Esempio: introdurre denaro in una relazione amorosa potrebbe comunicare male il senso di quella relazione...
    • Risposta: guarda alla sostanza e sulla base di quella tara la semiotica, non viceversa. Non agire sarebbe a sua volta immorale. Premessa: certi significati sono costrutti sociali. Se conseguenze e semiotica confliggono prevalgono le prime...
    • Corollario: se la revisione è difficile il singolo resta giustificato moralmente a partecipare al mercato riprovevole...
    • Tesi: il significato del denaro è costruito socialmente. Contro c'è la tesi essenzialista: in certi casi introdurre il denaro è segno di un necessario mancato rispetto.
    • Esempio tratto dall'antropologia: guarda il trattamento delle morti nelle varie civiltà. Ciò che in una è offensivo nell'altra è tributo di grandi omaggi. Mentre sembra essenziale mostrare rispetto x il prossimo, anche x il morto, sembrano contingenti i simboli adottati all'uopo...
    • Presso il popolo malgascio dei Merina il dono in denaro è tutt'altro che irrispettoso...
    • Gli studi del sociologo Z. documentano come negli USA stessi tra il 1870 e il 1933 i doni in denaro esprimessero grande rispetto. Sempre presso i Merina la moglie riceve denaro dopo il sesso come segno di rispetto. Solo la donna nn sposata è considerata prostituta...
    • Ma è tutto il lavoro di Viviana Zelizer a mostrare come profano e denaro siano solo all'apparenza legati...
    • Bloch/Parry. Studiano molti negozi ripugnanti che sono tali solo nella ns. civiltà in qs particolare momento...
    • Non mettere un prezzo facilita l'ipocrisia. Soule e Reeves hanno mercificato la loro relazione proprio x renderla + trasparenre...
    • Prefiche. Oggi troviamo offensivo che qlcn venga pagato x piangere un morto ma in passato (e ancora oggi in Cina o Romania) era segno di grande rispetto...
    • Noi nn consideriamo offensivo ordinare la torta di matrimonio o compleanno. In altre culture lo sarebbe...
    • Se la altre culture nn errano ciò significa che la mercificazione non è necessariamente un male basta cambiare paradigma culturale
    • Domanda: dobbiamo rovesciare i simboli "costosi" per la comunità?...
    • Sì. Anche la semiotica adottata va sottoposta ad un'analisi costi/benefici...
    • Esempi: contraccezione, anestesie, assicurazioni sulla vita...
    • Esperimento mentale: ogni volta che dico "ti odio" il SUONO di qs parole ti fa del  bene. Se ti dico "ti amo" ti faccio del male. Come devo parlare? Devo revisionare la mia semiotica? Devo cambiare il senso dei suoni? Sì...
    • Esempio vero. Presso i Fore di Papua so mangiano i propri morti in segno di rispetto. Insorse però un'infezione direttamente collegata con qs pratoca. Abbandonarla divenne doveroso...
    • Altro esempio: la mutilazione dei genitali simboleggia fedeltà maritale. Ebbene, se comporta conseguenze negative nn sarebbe meglio scegliere altri simboli?…
    • IMHO. Gli esempi fatti sono al limite specie se coinvolgono la religione. In qs casi il rito nn è solo simbolico ma un mezzo efficace x la vita eterna e quindi una strategia utilitarista a tutti gli effetti...
    • Ma torniamo al mercato. L'esempio della vendita di organi. Necessità di revisionare la semiotica legata al rispetto x la vita umana...
    • Altro esempio. I prediction market messi a punto dal Pentagono e poi saltati x questioni simboliche...
    • Le femministe accusano la semiotica maschilista. Al di là del merito nelle rivendicazioni, nessuno muove loro le obiezioni che vengono fatte a chi vorrebbe rimuovere i simboli legati alla mercificazione...
    • Altra domanda: se i simboli sono rigidi ma dannosi il singolo può nn aderirvi
    • Due obiezioni: 1) alcuni mercati sono essenzialmente offensivi 2) x una questione di rispetto dobbiamo prima convertire la semiotica e solo dopo inaugurare quei mercati...
    • Essenzialismo. Radin: la prostituzione è essenzialmente offensiva poichè separa sesso e amore. Ma anche il sesso occasionale ha qs effetto. Il mercato nn sembra giocare un ruolo decisivo...
    • L'essenzialista deve proporci casi dove sia il mercato a fare la differenza. Vendere pornografia infantile è infame ma lo è anche regalarla o possederla...
    • Nel meretricio il corpo è un oggetto? Perche allora nn lo è quando acquisto altri servizi?...
    • Altro esempio: alcune multe si trasformano in finanziamento x chi incassa. È necessariamente un male? Certo la relazione intima si guasta ma nn sempre è necessaria. 
    • Il caso dell'asilo ad Haifaxe le penali x il ritiro ritardato dei figli. Più penali più ritardi. Mancata collaborazione? No. Non penale ma offerta di un nuovo servizio
    • Obiezione civica: dobbiamo cmq rispettare le norme del posto, anche se sono contingenti...
    • Risposta: vero le buone maniere contano ma anche i danni che procurano. Occorre un' analisi pragmatica x decidere...
    continua

    ADD27 Jason Brennan su mercato e corruzione caratteriale
    • Secondo uno studio gli studenti in management ammettevano di aver copiato almeno una volta in % molto più alta rispetto agli altri studenti (forse erano abili visto che i "pescati" con le mani nel sacco erano in pari numero). Ad ogni modo, perché questo accadeva?...
    • L'adverse selection (qualità del campione) spiega in parte la storia: in quel gruppo prevalevano maschi e atleti, ovvero soggetti molto competitivi. Ma il resto?...
    • Forse che chi si occupa di business è infido? I sondaggi confermano che qs opinione è diffusa: chi legge la mano è considerato molto più onesto dei manager...
    • Inoltre la disonestà è contagiosa: l' onesto si adegua, sente meno i suoi doveri visto l'ambiente. E' un circolo vizioso.
    • Il mercato è poco esigente dal punto di vista morale, lascia molto spazio all'egoismo.  Domanda: chi ti chiede poco avrà ancora meno o avrà più facilmente tutto cio' che chiede rispetto a chi chiede molto?...
    • Molti studiosi, anche pro market, hanmo sostenuto che l'egoismo sdoganato dal mercato è un costo sociale, x quanto i benefici possano superarlo: il mrrcato ci arricchisce ma ci corrompe...
    • Il mercato nn è un meccanismo neutrale ma forgia in senso negativo il ns carattere...
    • Obiezione debole: il mercato ha effetti collaterali spiacevoli. Obiezione forte: il mercato corrompe e sarebbe meglio eliminarlo...
    • Di seguito le cinque modalità attraverso cui viene di solito formulata l'obiezione relativa alla corruzione del carattere
    • Egoismo: agire sul mercato ci rende più egoisti...
    • Spiazzamento: gli incentivi esteriori forniti dal mercato spiazzano quelli interiori...
    • Immoralità: ci sono mercati che compensano comportamenti immorali e quindi gli incentivano...
    • Svilimento: mercificare è un po' massificare, la qualità ne risente...
    • Inciviltà: il mercato distrugge il dono e quindi l'impegno civile...
    • Chi sostiene l'ipotesi della corruzione caratteriale (cc) deve portare evidenze sistematiche, nn aneddotiche...
    • Chi sostiene la cc deve provarla, a lui spetta l'onere, esattamente come spetta ad un medico che sostiene l'ipotesi di una correlazione tra fumo e cancro ai polmoni...
    • Dati nn aneddoti: anch'io ho un amico che è ingrassato bevendo diet coke, ma qs. nn significa ancora nulla circa gli effetti del bere diet coke...
    • Distinguere bene due ipotesi: 1) il mercato corrompe (causa) 2) il mercato fa emergere la ns. corruzione caratteriale da sempre presente (rivelazione). È la prima che va provata...
    • Attenzione alle petizioni di principio: 1) il mercato ci stimola a xseguire il ns interesse, quindi 2) il mercato ci rende egoisti. Analogia: poichè il gioco delle carte ci invita a vincere, chi gioca a carte è o diventa un egoista...
    • Non basta dimostrare l'ipotesi cc x condannare il mercato, occorre dimostrare che il mercato corrompa al netto degli altri effetti positivi sul carattere. Es. il mercato potrebbe allentare i legami famigliari ma incrementare la tolleranza x il diverso...
    • Oltre al trade off negli aspetti caratteriali esiste un trade off assoluto: il mercato potrebbe infantilizzare il gusto estetico nelle arti (lo sostiene Benjamin Barber) ma rende l'arte più disponibile a tutti. Che fare? Anche qs trade off va risolto...
    • Il mercato peggiora il ns carattere ma nn siamo tenuti ad avere un carattere xfetto. Si tratta di doveri supererogatori nn strettamente necessari. Anche di questo va tenuto conto.
    • Partecipando al mercato potremmo indirettamente contribuire a corrompere il carattere altrui. Siamo colpevoli x qs? Direi di no: se una band realizza un pezzo psichedelico che travia i giovani invogliandoli allo sballo; deve essere ritenuta responsabile quando le sue intenzioni sono tutt'altre? Penso di no.
    continua


    Jason Brennan su mercato ed egoismo
    • Obiezione dell'egoismo ingenerato dal mercato (oe): poichè il m. ci spinge a coltivare i nostri interessi, contribuisce anche a renderci più egoisti...
    • L' oe è importante xchè generica, nn riguarda un mercato specifico ma il mercato in generale. La questione è innanzitutto empirica...
    • Paul Zak: la prob. di trattare in modo corretto uno sconosciuto cresce allorchè il soggetto osservato opera in una società estesa di mercato. Il commerciante impara presto l'arte di vestire i panni altrui...
    • Herbert Gintis: la tolleranza religiosa, la democrazia, le minoranze fioriscono soprattutto laddove esiste una qual libertà di mercato. Nelle società tradizionali chiuse e ridotte, la tolleranza nn alligna. Abbiamo giocato all'ultimate game e al dilemma del prigioniero con risultati univoci: nelle anonime soc. industriali si collabora di più con lo straniero...
    • Evidenza: il mercato è il fattore culturale che più pesa nel predire l'attitudine cooperativa dell'individuo...
    • Evidenza: il denaro rende più egoisti i membri del piccolo gruppo ma più cooperativi quelli del gruppo allargato...
    • Il primo esito non è sorprendente: nella ns cultura introdurre il denaro nelle relazioni intime segnala mancanza di fiducia. Ma nn in tutte le civiltà è così...
    • Prendi l'Index fo econpmic freedom. Poi prendi l' Index of transparency. I paesi in vetta sono più o meno gli stessi. C'è un forte legame inverso tra economia di mercato e corruzione...
    • In public choice si è rivelato il legame inverso: è la politica a corrompere il mercato...
    • Altro elemento: nelle soc. di mercato si fanno più elemosine e più volontariato, anche al netto della ricchezza...
    • Esperimento: i cuccioli oggetto di compravendita sono trattati peggio degli altri? No, semmai il contrario. I cani sono molto più curato dei gatti e sono anche molto più spesso comprati...
    • Il lavoro nn pagato è più nobile? Il lavoro pagato elimina ogni discriminazione. L'esempio del Sud Africa parla chiaro. Oppure la resistenza delle lobbies economiche alla Jim Crow: qui divrrse leggi avevano lo scopo di ostacolare il mercato del lavoro...
    • Il miglior modo di comprendere l'altro è lavorarci insieme. Sarà x qs che le soc. capitalistiche sono le più tolleranti verso il diverso...
    • Ma il gender gap sui salari fornisce un controesempio! No, ci dice solo che la donna MEDIA guadagna meno dell'uomo MEDIO. Goldin: le professioni scelte dalle donne rendono meno (anche all'uomo). In più le donne lavorano meno ore anche quando fanno il tempo pieno, prendono più permessi per malattie e motivi familiari, sono meno aggressive nelle contrattazioni: d'altronde le matricole partono alla pari: è solo successivamente che il gap si forma. E gli stereotipi di genere? Chissà se esistono, cmq per quelli nn possiamo certo incolpare il mercato. Le soc. di m. sono anche le meno sessiste.
    continua

    ADD28 Jason Brennan sullo spiazzamento tra motivazioni estrinseche e motivazioni intrinseche
    • Crowding out objection (coo): il mercato spiazza le motivazioni intrinseche. È il motivo per cui nn pago mia figlia x lavare i piatti: preferirei che lo facesse in quanto ha sviluppato un senso della famiglia. Pagarla guasterebbe questo obiettivo.
    • Anche qui la questione è di natura empirica: la coo si realizza? C'è poca ricerca tranne che nell'ambito dell'ec. del lavoro: la regola generale sembra chiara: più si paga, più si lavora e più si è soddisfatti. Ciò nn toglie che esista anche un effetto di sovragiustificazione (es)...
    • ES: quando ho troppe ragioni x fare una cosa finisco per nn farla. Le giustificazioni non si sommano ma si spiazzano. Es.: esiste una ragione etica x donare il sangue, e io dono. Se esistesse ANCHE una ragione economica (esempio, mi pagano) magari ci rinuncerei. E spesso qs paradosso si realizza. Perchè?...
    • Controllo: ci piace avere il controllo delle ns scelte e chi ci paga in un certo senso ci condiziona...
    • Segnale. Facciamo qualcosa anche x segnalare a terzi vhe siamo una xsona di un crrto tipo. Il denaro manda a monte i ns piani...
    • Cornice. Se il problema della scelta è inquadrato in una cornice che mette noi al centro i fattori controllo e segnale prevarranno. Se al centro ci metto gli altri, no. Inoltre: se la scelta è in un "etical frame", allora la presenza di denaro mi disturberà al punto da farmi declinare...
    • Memento. Per sostanziare l' occ devo dimostrare che sarebbe meglio che taluni mercati nn esistessero, nn che sarebbe meglio avessero certi schemi compensativi piuttosto che altri. Qs ultima conclusione è compatibile con l'esistenza di un mercato, riguarda piuttosto il modello di business (o l'etica del business prodotto) più che la rimozione del mercato...
    • Esito dei meta-studi: il coe si osserva solo sotto condizioni ben precise ed aggirabili ricorrendo ad espedienti comportamentali. C'è da dire che la meta-analisi della Vameron è contestata da altri studiosi...
    • Ad ogni modo, la coe è confermata sotto condizioni ben specifiche, x es. quando il soggetto si sente manipolato nelle sue scelte. X qs si è scelto di mutare il paradigma: da motivazioni intr. vs motivazioni estr. a motivazioni autonome vs motivazioni controllate...
    • L'esempio del voto a scuola: può essere visto come spiazzante ma anche come corroborante delle motivazioni intr., dipende da come lo si presenta. COE nn è una buona ragione per abolire i voti nella scuola ma semmai x presentarli in un certo modo...
    • Quello che vale x i voti vale x il denaro: l'offerta va presentata in una certa maniera anche se la sostanza dei comportamenti richiesti nn cambia...
    • Etical manager: persona che si occupa di formulare l'offerta in termini che nn urtino la sensibilità etica delle persone. È un modello di commercializzazione, nn la rinuncia a commercializzare. L'esistenza degli Etical manager nn significa che coo sia dimostrata..
    • Nella donazione di sangue la coo regge (x le donne). Ma nn regge più se il denaro è corrisposto in termini di donazione a soggetti terzi.
    • Al Nobel è allegato un assegno cospicuo che nn svaluta il valore del premio. Perchè?Forse x il rituale che crea la giusta simbologia. Allo stesso modo, se il denaro dato allo studente meritevole avesse lo stesso apparato simbolico forse spiazzeremmo lo spiazzamento. Il simbolo spiazza coo...
    • Il significato del denaro dipende dal contesto. Per lo meno quella parte di significato che a noi interessa...
    • Quello che ignora coo: ci sono tanti modi x progettare un mercato...
    • Viviana Zelizer: il denaro può essere dato come dono. Dipende dal chi, dal come, dal quando della consegna...
    • Aste. Ce ne sono di diversi tipi: asta dal basso, dall'alto, in busta chiusa al primo o al secondo miglior offerente, la pigliatutto eccetera). Ogni classe di beni ha la sua struttura ideale. In certe forme potrebbero essere vendute senza scandalo anche le indulgenze...
    • Aste d'arte: funzionano enfatizzando l'unicità del pezzo, guai presentarlo come merce....
    • Tra i partecipanti ad un'asta si crea una relazione che sfugge ai modelli neoclassici: a volte il grande compratore compra a prezzi più elevati in tempi di vacche magre x ricevere prezzi speciali in tempi di vacche grasse...
    • Antropologia: lo scambio di doni crea relazioni sociali, lo scambio di merci è anonimo (conta solo il prezzo)...
    • Spesso il datore di lavoro elargisce somme in denaro percepite come doni...
    • In Iran esiste un mercato degli organi e chi vende è convinto del suo altruismo. Il prezzo è chiamato "compenso del donatore"...
    • La distinzione merce/dono nn distingue tra mercato/nn mercato...
    • Pagare gli studenti x i voti. Fryer registra uno scarso incentivo ma quando pone obbiettivi verosimili scatta il collegamento. I neri ammirano chi fa soldi ma disprezzano i secchioni, con loro l'incentivo monetario funziona particolarmente. In qs caso c'è ben poco da "spiazzare" anche se gli anti mercatisti insistono sull'essenza corruttiva dell'esperimento. Forse c'è sotto qlcs d'altro
    Continua

    ADD30 There's also Mises' point that New Testament "communism" was only a communism of consumption goods, not the means of production.

    ADD31 Why Not Capitalism? di Jason F. Brennan
    • Niente, la parola socialismo va salvata a tutti i costi anche dopo le parecchie condanne della storia
    • Ecco il tentativo di maggior successo. Si dice: ok il capitalismo funziona qui ed ora ma nn è etico, sfrutta il ns egoismo per funzionare e così facendo lo alimenta
    • C'è chi è disposto ad ammettere anche tra i difensori del capitalismo: Mandeville e Rand. Ma anche papà Smith si lascia sfuggire la parabola del macellaio...
    • E allora la conclusione consolatoria: nn siamo abbastanza maturi (altruisti) x il socialismo). Il socialismo ci chiede troppo.
    • La tesi che vuole confutare il libro: il socialismo è al limite un'utopia che richiede un uomo nuovo, più buono, più altruista, più adulto. Quando quest'uomo farà la sua comparsa saremo pronti.
    • Per chi sostiene questa tesi il mercato è una soluzione provvisoria e meramente pragmatica.
    • Chi sostiene in modo più convincente qs tesi evita il linguaggio della dialettica o del postmodernismo, propone piuttosto un'analogia seducente, quella della vacanza in campeggio: i campeggiatori, che sono tra loro amici e intrattengono rapporti leali, scelgono di vivere in un socialismo reale. Immagina se vivessero con le regole del capitalismo contrattando ogni cosa! Sarebbe un inferno. Conclusione: quando le relazioni sono improntate ad un'etica più elevata la via del socialismo si impone come la migliore anche dal punto di vista pratico.
    • A costoro si puo' proporre una contro analogia, quella del Mickey Mouse Club (vedi il famoso cartone della TV)
    • Nel MMC tutti conservano obiettivi separati ma tutti si aiutano se in difficoltà. Quest'ultima caratteristica ci assicura che anche qui, nonostante il contesto sia capitalista, siamo tra individui che informano i loro comportamenti ad un'etica superiore.
    • Sorge allora la domanda: ma se gli individui che compongono la società posseggono solidi principi etici (comunità di santi) è meglio dotarsi di istituzioni socialiste o capitaliste?
    • Per rispondere immagina una versione del MMC in cui i diritti (in nome del fatto che adesso siamo tutti più buoni) vengano accentrati nelle mani di un governo socialista il quale stabilisce chi deve fare cosa chiedendo obbedienza, cosicché per esempio, a Nonna Papera sarebbe impedito di fare torte per dirottarla invece, che so io, alla cura del bestiame. Beninteso, non per cattiveria (anche il commissario ai lavori è un santo, dopotutto) ma per ignoranza. Anche i santi sono ignoranti. Ebbene, chi farebbe mai vedere un show tanto squinternato a dei bambini?
    • Ciò dimostra che tutti noi abbiamo dentro l' ideale capitalistico come ideale primario. Se dobbiamo immaginare la Gerusalemme Celeste ce la immaginiamo come una citta anarco-capitalista.
    • Domande: 1) L' IDEALE È DESIDERABILE? 3) L IDEALE È FATTIBILE? e in caso negativo cosa osta?

    continua

    ADD32 Markets without Limits: Moral Virtues and Commercial Interests di Jason F. Brennan, Peter Jaworsk - Il mercato corrompe la moralità delle persone
    • The immoral preference objection: IPO..
    • Il caso dei prediction market sulle strategie di guerra da utilizzare o sugli attacchi terroristici. Questi mercati mercificano vita e morte cosicchè sono essenzialmente immorali poichè corrompono il ns carattere...
    • Se scommetto che un attacco terroristico avrà luogo domani io automaticamente desidero che qs avvenga poichè ho in palio una cifra di denaro. Qs desiderio è corruttivo di x sè...
    • Prima notazione: siamo pieni di catastrofisti ma nn sembra che ci sia la tendenza a condannarli moralmente, anche se in palio hanno la loro credibilità. Al contrario, molto spesso abbiamo una certa considerazione morale di loro...
    • Naturalmente si può rispondere che puntare dei soldi aumenta la ns corruzione ma lo si può fare solo ammettendo che la semplice previsione già corrompe...
    • Facciamo il caso delle assicurazioni sulla vita. A lungo sono state accusate di mercificare la vita umana facendo corrispondere un prezzo alla morte. Se stipulo una munifica assicurazione sulla vita mia moglie vuole che io viva ma lo vuole un po' meno rispetto a che se io n l'avessi stipulata. In qs senso l'assicurazione corrompe mia moglie...
    • Potremmo concludere che il mercato corrompe ma solo riguardo al valore strumentale delle vite. Mia moglie mi amerà come prima, anche se aumento la polizza. Distinguiamo tra valore strumentale e valore intrinseco...
    • Considera un caso: un genio mi dice: "ti darò 40 euro e ucciderò la regina". Io rifiuto. Ciò nn toglie che potrei scommettere la stessa cifra con un amico sulla morte della regina...
    • Sandel: vero ma per cifre più alte nn sarà così...
    • Dan Airley: le xsone barano finchè riescono a giudicarsi comunque oneste. Ciò significa che più la somma è elevata più si è restii a barare...
    • Ma se il denaro spesso non corrompe nemmeno chi potrebbe causare certi eventi, figuriamoci chi scommette senza avere un ruolo nelle cause...
    • 1) il genio uccide e io ci guadagno 2) il genio uccide e io nn guadagno 3) il genio nn uccide e io nn guadagno. Ebbene, su un prediction market io preferisco 1 a 2 non 1 a 3....
    • Dare un prezzo alla vita dei bimbi (che sono un costo netto xil genitore). Da qs tentativi si è giunti alla sacralità della loro vita. È lo sforzo di prezzare che ha condotto alla sacralità, prima, quando i figli lavoravano presto e producevano avevano il loro przzo finito. Non c'è iato tra prezzamento e sacralità
    continua

    ADD33 Religion in the Public Sphere Kevin Vallier, Patrick J. Deneen, Maggie Garrett, Michael Shermer
    • La soluzione proposta da KV: 1) nessuna chiesa ufficiale 2) piena partecipazione al discorso pubblico e alla difesa dei propri interessi. Per una Chiesa non è uno scandalo fare lobby
    • Patrick Deneen: oggi il cristiano è sulla difensiva, rivendica semplicemente la sua libertà di esistere attaccata dal laicismo; in qs posizione ci sono elementi per un'alleanza oggettiva con i liberali.
    • Maggie Garrett: i principi democratici e anti discriminatori vanno rispettati anche dalla Chiesa
    • Michael Shemer: la religione dovrebbe ritirarsi dalla politica esattamente come ha fatto dalla scienza

    ***
    • I libertari spesso confondono politica e stato, vedono l'intervento ecclesiastico in politica come negativo anche quando è di fatto un intervento di difesa che rinsalda i baluardi liberali.
    • I libertari mancano di una teoria della laicità scadendo spesso nel laicismo
    • Rethoric matters: x una cultura della libertà
    • conservatori vogliono leggi che favoriscano la loro religione, in questo senso aiutano la confusione e si dimostrano scorretti  vs le altre religioni dimenticando che tutte hanno pari dignità
    • D'altro canto per i progressisti il religioso va escluso dal dibattito perché rinuncia di fatto alla ragione.
    • Di fatto il prog sostituisce l' ideologia laicista ad una religione. In Francia il fenomeno è apertamente rivendicato.
    • CL: nella fede c è una ratio che può dialogare con tutti gli uomini
    • Matrimonio omo: sbagliato sia proibirlo che imporlo.
    • Obbligo di finanziare l' aborto: indifendibile
    • la religione ci difende dalla statolatria: è con argomenti religiosi che chiediamo allo stati di nn ocvuparsi di matrimoni... è con argomenti religiosi chiediamo allo stato di nn finanziare l aborto
    • Summa: x un liberale il problema nn è la religione ma la coercizione

    ??????
    • KV è chiaro ma non pragmatico. Che fare quindi?
    • Storia: x i liberali classici la società doveva fondarsi sui valori cristiani. Addirittura si chiedeva di nn tollerare gli atei
    • Oggi i conservatori difendono solo il loro diritto ad esistere e a professare una religione sono passati i tempi in cui...
    • Le lotte libertarie del cristiano: obiezione di coscienza sull' aborto, libertà di espressione antigay o contro la copertura santiaria per l'eterologa.
    • Quel che di fatto sfugge a KV: oggi liberale = laicista
    • Oggi le chiese sono di fatto un baluardo contro lo stato. La famiglia stessa lo è sempre stata del resto
    • Ma il maggiore contributo della rel alla pol. nn è la difesa dallo stato quanto il costruire una vita possibile fuori dallo stato
    • La libertà non è un dono dello stato ma precede lo stato
    continua

    ADD34 The Purchase of Intimacy Viviana A. Zelizer
    • Intimità e denaro: in che relazione stanno? Il libro studia tutte le teorie in merito....
    • Scopo del libro: c'è incompatibilità? come viene aggirata?...
    • Tesi: c'è molta molta economia più o meno mascherata dietro la formazione di solidi legami sociali...
    • Un luogo dove i nodi vengono al pettine e si getta la maschera: i tribunali...
    • Indizio: quanto denaro viene investito nella costruzione del legame. Molto, sebbene le modalità siano cruciali...
    • Quando il connubio cuore e denaro si rende necessario x noi si fa presto a trasformare il significato che diamo a concetti che magari un attimo prima ritenevamo incompatibili...
    • Come l'onnipresenza del mercato influenza la ns vita intima?...
    • Prendiamo un problema: come ci si divide i lavori domestici, o le risorse familiari, o la cura dei bimbi, o le incombenze varie. Che tecniche di contrattazione vengono adottate?

    Xxxxx
    • il caso: p. e m. sono da tempo compagni - anche se formalmente lei è la sua schiava - ma nn possono farsi doni x la legge della louisiana....
    • ancora oggi la natura della relazione fa nascere diritti e doveri economici implicito che solo il tribunale esplicita...
    • attacco alle torri gemelle. a chi spetta il risarcimento federale destinato alle vittime? alle mogli ormai separate di fatto? alle notorie amanti? il caso della compagna lesbica penalizzata in favore del fratello....
    • cosa si vuol dimostrare? che l intimità costruisce relazioni economiche implicite le due dimensioni nn sono affatto separate sebbene sia buona norma nn mischiarle in modo esplicito....
    • oggi sappiamo che nella relazione intima si contratta eccome. bisogna capire xchè lo si fa in modi così particolari. Perché non prendere un pezzo di carta e buttar giù le clausole?
    • àcos è l intimit? implica conoscenza profonda e relazione intensa con l altro. grande attenzione all altro...
    • include: conoscenza dei segreti del corpo e costruzione di rituali xsonalizzati. un linguaggio personale e un accettazione dei difetti anche fisici. assenza d imbarazzo x cose imbarazzanti. fiducia....
    • si tratta di definizioni vaghe che includono relazioni diversissime dal figlio/genitore al boss/segretaria....
    • una distinzione: 1) relazioni che possono produrre danni informativi 2 o danni affettivi. tuttavia è più pertinente considerarle in un continum...
    • c è chi definisce l i. in base alle emozioni che evoca. ma sono troppe e troppo variegate...
    • costante: chi ha una relazione intima - x es di natura sessuale - ci tiene ad etichettarla. forse x regolare meglio i flussi di denaro? ...
    • come pagare lo psicologo? l ordine è particolarmente attento a consigliare forme mediate x nn danneggiare il vincolo. ma tutta la relazione è codificata dalla deontologia. come si spigano distinguo tanto particolareggiati?...
    • Come si relazionano intimità ed economia? ci sono tre risposte possibili
    • prima risposta: sono incompatibili, bisogna quindi distinguere due sfere quella intima e quella economica affinché il conflitto sia relegato nella seconda senza inquinare la prima. ci sono due mondi nettamente separati: affettività e calcolo economico. il contatto tra le due crea inquinamento e corrompe la morale. l es. di michael walzer fred hirsch. e anche l i. può contaminare l economia. slo un mercato ripulito dai sentimenti genera efficienza. capitalismo: sia i critici che i sostenitori concordano che espelle il solidarismo.
    • friedman e la responsabilità sociale dell impresa: teniamo ben distinte le due sfere. chi nn lo fa si condanna a corruzione mafia corporativismo.
    • rifkin e l ipercapiralismo: il mercato oggi è puro e nn più temprato da forme relazionali.
    • seconda risposta: nn c è reale distinzione ma solo una normale contrattazione di mercato in cui si etichetta la relazione x regolarne le conseguenze...
    • intimità e denaro spesso viaggiano insieme: baby sitter adozione asili doni in denaro al matrimonio rimesse emigranti prestiti tra amici eredità. relazioni e denaro...
    • riduzionismo economicista (pragmatismo): anche il sentimento ha una sua razionalità economica che può essere smascherata. l economicismo ha portato il più serio attacco alla teorie dei mondi contrapposti...
    • posner: il paradigma law and economics applicato alla sessualità: scava scava la sessualità funziona come la borsa...
    • david friedman: i contratti a lungo termine funzionano x il matrimonio come x le imprese...
    • x gli economicisti la prostituzione è un mero scambio di mercato...
    • x i culturalisti (costruttivisti) tutto è ideologia. la prostituzione esprime un isola di pluralismo della sessualità che contesta l egemonia del matrimonio. in qs senso basta l idea: è concepibile protituz. senza sesso...
    • x i politicisti tutto è sete di dominio e il potere spiega anche le relazioni. l analisi del patriarcato appartiene a qs costola...
    • x i politicisti la prostituzione esprime il dominio dell uomo...
    • anche la seconda soluzione sembrerebbe mantenere le due sfere ben distinte anche se suggerisce un meccanismo ipocrita x connetterle...

    • terza risposta: nn c è distinzione e nemmeno contrattazione ma un tentativo di connettersi in modo appropriato con l altro...
    • tesi: noi dedichiamo molte energie a costruire la relazione più appropriata con l altro. anche gli scambi di denaro servono a qs: è un dono? è un compenso? è un corrispettivo? se la relazione conta la modalità nn conta meno della quantità. le due sfere nn sono separate ma nemmeno tutto può essere ridotto ad economicismo...
    • obiettivo: max connessione ottimale. una buona relazione è un bene in sè e va considerato come tale nel bilancio complessivo. l economicista la considera invece solo uno strumento...
    • noi costruiamo la relazione con: nomi pratiche simboli rituali...
    • nn esiste la relazione ottimale a cui tutte devono tendere ma esiste un mix ottimale di relazioni che dipende dalle preferenze del singolo...
    • l attività economica è uno dei tanti contesti in cui prosegue qs incessante lavoro di costruzione...
    • connettersi in modo appropriato riduce l incertezza (imho: ma qui siamo ancora nell ambito della razionalità economica)...
    • il xicolo di confusione rafforza l attività rituale di marcamento dei confini...
    • imho: la connessione appropriata crea una rete che dà sicurezza. ma xchè allora nn stipulare dei contratti? Ipotesi: forse xchè essendo contratti di lungo xiodo e necessariamente incompleti c è di meglio. l adesione a certi rituali offre più garanzie di compliance ed enforcement. in qs senso i comportamenti nn sono meno razionali ma nn utilizzano gli strumenti tipici dell economia. diciamo che hanno una razionalità culturale più che economica..
    • il grado d intimità è un buon misuratore della relazione. una valvola utilizzata nella regolazione...
    • l opera di demarcamento è spesso impotente senza il contributo istituzionale. x es. il matrimonio...
    • a volte si adotta la retorica dei mondi ostili nn xchè ci sicrede realmente ma sempre in vista di configurare al meglio le relazioni...
    • rituali simboli e altri medium configuramo una semantica del denaro...
    • oggi il denaro è xvasivo e la sua presenza deve essere fronteggiata da chi s impegna a connettere la sua vita. i sostenitori dei due mondi sono preoccupati
    • imho: nell'opera di connessione il rituale sostituisce spesso il contratto. Perché? Perché il rituale è un veicolo, è mobile e a muoverlo sono le forze dell'ordine spontaneo. Il contratto è di per sé statico, si muove solo con l'accordo delle parti. In più il rituale genera un movimento coordinato con quello degli altri, il contratto genera invece isolamento e la sua revisione non puo' essere coordinata con l'insieme.
    continua

    ADD35 Le battaglie che possono vedere cristiani e libertari alleati
    • Battaglia per l'obiezione di coscienza (per esempio contro l'aborto).
    • Battaglia per la libertà di espressione (per esempio contro la censura dell'omofobia).
    • Battaglie pro immigrazione.
    • Battaglia contro il welfare  (che soppianta la famiglia).
    • Battaglia contro le guerre umanitarie o di esportazione della democrazia
    • continua
    continua.

    ADD36 Morality, Competition, and the Firm di Joseph Heath
    • teoria degli interessi coinvolti (edward freeman): il manager che decide deve soppesare tutti gli interessi coinvolti: fornitori, clienti, dipendenti, terze parti...
    • ma cosa significa "soppesare"? la teoria resta vacua. freeman non si premura di precisare, anzi, sostiene che la vacuità è un pregio della teoria.
    • teoria dell azionista (gauthier): il manager che decide deve badare agli interessi dell'azionista. in altri termini: deve valorizzare l azienda.
    • gauthier: sui mercati efficienti il manager non ha alcun vincolo morale.
    • obiezione: ma i mercati non sono efficienti, la teoria è quindi irrealistica.
    • teoria dei fallimenti di mercato (heath): i fallimenti di mercato sono compensati in parte dal governo in parte dalla moralità degli operatori.
    • attenzione: nella teoria fm l efficienza del sistema non è l obbiettivo ultimo ma un espediente per derivare i valori morali più appropriati. 
    • analogia con lo sport: lo sport deve divertire ma i bravi giocatori non devono porsi questo obiettivo ma solo rispettare le regole del gioco (anche quando capita l occasione di infrangerle restando impuniti) dalle quali deriverà il divertimento come effetto collaterale.
    • imho: tra le conseguenze di fm, oltre al rispetto delle regole di competizione, c'è il non rispetto delle regole che impediscono una competizione leale, anche quando sono legge di stato.
    continua

    ADD37 Market without limits di Jason Brennan - Pro lusso
    • tesi antilusso (singer): 1 devi salvare il bimbo annegato se ti costa poco 2 rinunciare al lusso costa poco 3 rinunciare al lusso e donare è dovuto 4 il bambino affamato non muore meno di quello annegato
    • problema 1: cosa conta come lusso? tutto cio' che nn è essenziale alla sopravvivenza? sarebbe assurdo. sen: lusso è tutto cio' che non contribuisce alle 10 capabilities (nozione confusa e altamente arbitraria)
    • problema 2: povertà vs sviluppo. gli esperti sono chiari: la povertà si combatte con buone istituzioni (proprietà leggi) non con le donazioni. l'elemosina fa più male che bene. il problema nn è allocativo. la povertà è normale la ricchezza un miracolo. taiwan e sud corea. nn comprare gioielli manda in malora chi lavora nel settore, chi estrae la materia prima e chi deve rinunciare e sprecare donando: tutti più poveri. non lasciamoci tentare dal breve periodo
    • problema 3: bambino annegato e affamato sono cose diverse. il primo è solo il secondo con altri milioni di bambini. se in una piscina stessero annegando 10000 bimbi che fai? ne salvi uno o controlli come svuotare la vasca?
    • problema 4: commonsense: dai una parte e fai dell'altra cio' che credi. l' antilusso ci chiede di donare tutto, magari ha ragione ma deve provarlo. i precedenti problemi indicano che fallisce
    • esempio: rinuncia alla carne e dalla ai bambini affamati. problemi 1) il dono di cibo è rischioso va a male 2 donando cibo spiazzi le fattorie locali 3 spiazzi gli allevatori e i fornitori degli allevatori che lavorano per te dal terzo mondo...


    conclusione

    ADD38 La ricchezza non andrebbe troppo demonizzata da chi ama i poveri e vuole aiutarli, per almeno due motivi: 1) essere ricco ci consente di aiutare i poveri 2) vivere da ricchi ci consente di aiutare i poveri; di solito ci concentriamo sul primo punto ma il più importante è il secondo: l'aiuto senza inclusione è miope.

    ADD39 La vittoria della ragione di Rodney Stark
    • tesi: il cattolicesimo, con la sua esaltazione della ragione, è alla base dei successi dell'occidente (scienza, arte, capitalismo)
    • 2 caratteri cristiani: 1 teologia razionale 2 divinita infinita sempre da scoprire. Ragione e infinito
    • Il concetto di progresso teologico. Revisione teologica
    • Scolastica e prime università
    • Incoerenza del paganesimo
    • In oriente nn esiste teologia ma saggezza
    • Islam: più incline al rigorismo che allo sviluppo razionale
    • Islam: allah agisce come vuole. La legge naturale lo limita ed è concetto blasfemo
    • Imho: religioni del libro e religioni della xsona o della chiesa. Gesù nn scrisse nulla
    • Ebrei: il libro. Dio come essenza inspiegabile. Premesse x cui nn ci sarà mai un tommaso d aquino.
    • La storia come ciclo o come progresso
    • La condanna dell astrologia
    • Più fiducia nella ragione che oggi
    • Largo uso delle astrazioni
    • La base della scienza
    • Whitehead: scienza e teologia medievale: il mondo nasconde un segreto che la ragione può spiegare
    • Dio persona razionale che progetta come noi. Altre religioni: universo increato entità senza scopo mistero supremo
    • Grecia: no progresso. Dei nn creatori. Platonismo: ipotesi a priori. Parmenide tutto è immobile. Dominio dei cicli
    • I primi scienziati del galileo keplero newton credevano fermamente in dio. Prendevano le distanze dal classicismo
    • La base dell individualismo. Libero arbitrio
    • La base del lavoro. La frugalità
    • La schiavitù minata. La dignità dell essere umano. L unico credo a sviluppare un opposizione nel vii secolo
    • L appello a dio come base contro la tirannide. La vendetta dei tiranni e il diritto di proprietà. Il ruolo della frammentazione politica europea
    • Capitalismo italiano e notd europa: cristianità + frammentazione. Frugalità. Umiliati.
    • L anticapitalismo cattolico: francia e spagna. L alleanza col potere
    • medioevo: meno tasse e più innovazione tecnica (perché innovare se le tasse sequestrano tutto?). occhiali 
    • innovazione nella produzione. turbina idraulica. mulini a vento. ferro di cavallo e collaborazione col cavallo. monaci e itticultura. sistema di rotazione dei tre campi. maggese e concimi. produzione del panno. camino. occhiali. orologio. tecnologia finanziaria. gru argani. forgiatura metalli. innovazioni nella guerra: staffe e selle appropriate. armature. navi con timone e fondo tondo. innovazioni nei trasporti: carri cavalli finimenti redini. innovazioni culturali: musica dalla monodia alla polifonia. organo violino sistema di notazione. arte romanica (infelice denominazione. la grande arte nasce con il rinascimento italiano? guardate a van eyek. letteratura: sviluppo delle lingue (dante chaucer). l università (non per tramandare la conoscenza ma per scoprire il nuovo): pargi bologna oxford cambridge. scienza, cosmologia: copernico è l esito di un evoluzione originata da giovanni da buridano (rettore a parigi) + nicola d'oresme + nicola cusano + 
    • capitalismo e medioevo. nonc'è cap senza credito e contabilità, due frutti medievali. an che la proprietà nel medioevo trova protezione. la lex mercatoria informa la globalizzazione medievale. 
    • greci romani (e anche padri della chiesa): il commercio degrada. 
    • monasteri e agricoltura: parte la specializzazione e la vendita dei prodotti. anche la vendita dei servizi religiosi fece la sua parte. randall collins.
    • monastero: un associazione disarmata che deve campare e aiutare i più bisognosi. praticamente un azienda
    • amministrare un monastero: denaro credito e conti.
    • le virtù del lavoro e della frugalità
    • capitalismo e progresso teologico. passi evangelici e iniziale opposizione
    • Condanna usura. Eredità ebrea. Divieto sempre eluso. Poi cominciano le eccezioni infine lo sdoganamento
    • Alla fine del 1200 il capitalismo era ormai giustificato dai teologi. Fu la nevessitá e l esperienza a far svoltare
    • L acquisto delle cariche era un investimento. Dava scandalo ma giovò molto all accettazione del capitalismo e della finanza
    • Alberto magno e san tommaso: il prezzo giusto è soggettivo. 
    • L islam nn riformò mai la sua dottrina sull usura
    • Il monastero fu il modello x la città stato
    • La firenze del dugento monopolizza commerci e finanza
    • Il commercio esiste da sempre ma il commercio pianificato e le società commerciali quelle no
    • Interesse composto e scuole. Solo in italia si poteva imparate moltiplicazione e divisione
    • Lettere di cambio c/c valute assicurazioni banche internazionali contrattualistoca
    • La guerra e i sovrani indebitati. La città stato come rifugio
    • Peste 1347 carenza di manodopera e innovazioni produttive
    • l'etica frugale e austera del lavoro - che weber esalta come novità protestante - era in realtà diffusa nel nord italia si pensi al movimento laico degli umiliati
    • il capitalismo italiano (e non solo) entra in crisi dopo la scoperta dell'america e le mutate rotte commerciali. non certo per motivi di etica religiosa.
    • sintesi: il capitalismo nasce in italia e si espande nelle fiandre in olanda e inghilterra
    • cap6 cattolicesimo anti-capitalista spagna e francia
    • nei secoli a venire l italia divenne terra di conquista ridimensionando l'attività commerciale mentre spagna e francia grandi regni cattolici retti da despoti erano contrari ai commerci
    • il capitalismo restò in olanda e inghilterra. da qui gli equivoci sulle sue radici
    • il fallimento di francia e spagna: dovuto alla tirannide, non alla religione
    continua

    ADD40 Ricchezza francescana di Giacomo Todeschini
    • Tesi: la concezione della povertà obbliga i francescani ad un linguaggio economico e a scoperte di ordine economico
    • Cap1 l ambiente di francesco
    • La rinuncia (costo opportunità) come valore di scambio
    • Come si può diventare poveri se poveri lo si è già?
    • Povertà nei consumi suprema virtù civica. I francescani prima dei calvinisti
    • Cristo: un povero creativo che moltiplicava i beni
    • Modello: il povero volontario figlio dei ricchi
    • Povertà e mobilità. Il povero come cercatore attivo cosmopolita e a contatto coi ricchi
    • Monastero: creato dal nulla dai poveri volontari
    • Più che povertà generosità.
    • Pietro di blois: disprezzo x i poveri passivi
    • Il povero meritevole: consuma poco produce molto
    • L accusa agli ebrei tesaurizzatori
    • I poveri di agostino: non chi si fida solo degli uomini e dei beni materiali, anche se ne è privo. Il ricco che nn si fida della sua ricchezza è povero
    • Il povero è chi dona anzichè lasciare eredità
    • Bernardo (cistercensi) vs cluny. Polemica su lusso e bellezza. Il lusso moltiplica i fedeli
    • Pauperismo di bernardo: ideale ascetico e operoso. Ha valore ciò che può produrre
    • L organizzazione come ricchezza
    • Cap2 francesco
    • Francesco: felice mercante prudente negoziatore
    • Povertà no denaro lavoro elemosina attivismo movimento
    • La povertà va fatta funzionare. Ripudio della ricchezza immobilizzata
    • Il denaro incommensurabile con la relazione
    • Contro la propr: uso affitto locazione noleggio
    • La cultura s interessa a francesco e al suo concetto di povertà: è un bene sociale? Fa circolare ricchezza?
    • La povertà come motore economico. Nasce il dibattIto sui possibili sensi del termine
    • paradosso: è l interdizione a maneggiare denaro che fa studiare la finanza. in fondo anche noi oggi maneggiamo poco denaro contante
    • vita in assenza di proprietà e uberizzazione dei servizi. minimizzazione dello spreco e pensiero economico
    • primo sdoganamento del lusso come simbolo di un potere, di una sacralità
    • studi: immobilizzazione sterile della ricchezza. il povero come esperto nella teoria del valore
    • business ethic: i francescani come capostipiti nel ramo
    • il francescano monaldo come primo sdoganatore dell'usura quando serve. intanto tommaso condannava.
    • un simbolo: pietro di giovanni olivi. pauperista estremo ed economista moderno. sue le migliori riflessioni sul prezzo di mercato come prezzo giusto.
    • olivi: prezzo desiderio necessità. la domanda conta. proto anti-marxismo
    • la privazione come misura della necessità
    • cap3 usare il mondo
    • domande: che valore produce un mercante? e un papa? come si valutano le persone. reputazione stima sociale.
    • olivi e la soggettività del valore. soggettività della rinuncia. povertà relativa.
    • olivi: scambio come lievito sociale. la chiesa autorizzata a commerciare il suo attivo
    • prima perorazione del mercato. olivi: in convento il valore della rinuncia è fissato dalla regola e dagli esperti. nel mondo laico è fissata dal mercato
    • olivi alle prese con oro acqua braccia e cervello
    • profitto mercantile: giustificato dal ruolo sociale dei prezzi
    • interessi: a volte pgo li considera un ringraziamento
    • la povertà dei frati che si liberano di tutto ha un equivalente nei mercanti che vendono tutto poi reinvestono tutto eccetera
    • una diatriba: prop terrieri contro mercanti. chi tassare di più? l odio del denaro è presto compensato dalla sue maggiori potenzialità. la dinamicità del denaro è vincente per olivi
    • altro problema: il mercante prestava al governo che diventava dipendente e vulnerabile ai suoi doveri. questi prestiti erano leciti? presto la logica dei prestiti privati si trasla sullo stato e si sdogana il debito pubblico
    • spesso la legittimità dell usura dipende dai soggetti coinvolti: chi presta? un mercante abituale con reputazione solida? allora è legittimato alla salvaguardia del capitale con gli interessi. l usuraio è colui che professionalmente guadagna denaro col denaro (speculatore e finanza restano dannati se non immediatamente riconducibili all ec reale)
    • cap4: simbiosi tra mercato e società 
    • la costruzione della fiducia: corporazioni confraternite...
    • e gli ebrei con la loro finanza? usurai e quindi outsider?
    • Ebrei = usurai x la dedizione esclusiva alla finanza
    • Il finto mercante l inaffidabile l opportunista. Bernardino da siena. Ebrei donne oziosi. Richiesta di boicottaggio
    • Antisemitismo e corporativismo
    CONTINUA

    ADD41 Il personalismo economico di Robert Sirico - tassare il peccato
    • 3 inconvenienti
    • 1 effetto sostituzione
    • 2 mercato nero e mafia
    • 3 stato etico
    conclusioni

    ADD42 Il personalismo economico di Robert Sirico - Flavio Felice
    • Intro di flavio felice
    • Il j accuse di hayek al liberalismo secolare: senza religione nn si va da nessuna parte
    • Il punto di contatto: la condanna dell abuso di ragione
    • Altro punto di contatto: l apriorismo
    • Con aristotele contro kant: esistono giudizi sintetici a priori
    • Ma l homo econ di mises nn spiega il dono. Il mercato nn è l unica dimensione umana
    • 1 personalismo metodologico vs 2 ind.metodologico. 1: individui liberi
    • Liberalismo: Tradizione britannica empirica e tradizione continentale razionalista
    • Problema: l egoismo insito nella razionalità economica
    • Acton: dobbiamo imparare ad essere liberi.  La virtù della libertà. Dofficile senza religione
    • Sturzo: un unica libertà
    • Dottrina sociale: persona e sua dignità.
    • La relazione Padre/figlio si contrappone a servo/padrone ma anche a individuo/indivisuo
    • Bruni: dalla self rationality alla we rationality: devo fare la mia parte
    • Agiamo come parti di un progetto più alto che ci tiene insieme.
    • Imho: business ethic di heath: agiamo sul mercato 1 secondo il ns interesse 2 contribuendo a limitare i fallimenti di mercato
    • Cap gpii e il mercato
    • Creatività dell imprenditore
    • La cooperazione volontaria
    • La sussidiarietà
    • La famiglia come modello: solidarietà e volontà
    • L extraprofitto e la funzione segnaletica
    • Le intenzioni nn bastano
    • Povertà e deregolamentazione
    • Disuguaglianza problema finto
    • Assistenza e infantilismo
    continua

    ADD43 Cattolici e mercato. La grande polemica. Sturzo vs La Pira
    • la pira. lo statalista della povera gente
    • la pira: devo difendere il patrimonio industriale di firenze!
    • la pira: la modernità è l'economia d'intervento statale
    • la pira e vangelo: non esistono due ordini separati. saremmo dei luterani a pensarlo
    • costa: è l economia privata che consente di ripianare i deficit statali
    • costa sul vangelo: prendere la roba altrui cos'è?
    • costa su dio e libertà: ce jne ha data una non tante
    • sturzo: stato fuori dall'economia. intervenga con l arma fiscale
    • la pira: intervenire si deve. è la base di tutta la morale cattolica: scendere da cavallo e porgere il mantello
    • la pira: società corpo mistico ben coordinato e programmato nella sua azione
    continua

    ADD44 Verso una teologia dell'impreda di Michael Novak
    • c'è nella chiesa una tradizione teologica aristocratica/socialista, peccato. Atteggiamento pre moderno
    • Senso di colpa dell imprenditore/speculatore
    • Contro l' ideologia della povertà più empirismo
    • Mai capito il capitalismo.
    • Nostalgia constantiniana: un dittatore unico da convertire e la moralità verrà così imposta a tutti.
    • Fastidio per la società diffetenziata dei capitalisti
    • Il cristianesimo santifica il reale quindi anche l impresa
    • Ciò che nn si produce nn si distribuisce
    • I quattro segni di grazia del capitalismo:
    • 1 creatività
    • 2 libertà
    • 3 cooperazione volontaria
    • 4 centralità dell intuito ovvero della soggettività
    • Un legame tra capitalismo e democrazia. Esiste un paese socialista e democratico?
    • Intro
    • Principio fallimentare: prima pane poi libertà
    • Verso una business ethic cristiana. Come diventare santi facendo il manager?
    • Dio si trova nelle piccole cose: nel cliente nel fornitore nel dipendente. Gli affari, l impresa è la cosa più disprezzata dal moralismo farisaico
    • Cap1
    • Problemi dei cattolici:
    • 1 l ideologia della povertà. Ma la povertà come scelta richiede ricchezza. Come produrla?
    • 2 la giustizia è redistribuzione dall alto. Ma qs è la radice di dipendenza e totalitarismo. Irrealismo.
    • L impresa monastica. La chiesa autonoma
    • Sia gesù che gli apostoli erano partite iva
    • I pregiudizi peggiori nelle alte gerarchie mantenute
    • Esiste un cardinale che conosca l economia? Difficile. Eppure povertà/ricchezza ed economia sono legate.
    • Homo economicus e uomo reale sono cose differenti ma il teologo nn sembra accorgersene
    • Il capitalismo ci ottunde? Vero il contrario: premia l intelligenza l iq la brain society
    • L alleanza con l intellettuale nel criticare l intelligenza pratica (quella teorica è poco apprezzata). Chi fa sbaglia x definizione e i colti dubbiosi pontificano
    • Impresa e rispetto x l altro. Niente come l impresa deve studiate e rispettare le culture diverse: il consenso è tutto
    • Una visione poco realista nn fa i conti col peccato.
    • Ruolo centrale dell individuo. Cosa ci differenzia altrimenti dalle altre religioni? Dall islam?
    • Passiamo più tempo coi colleghi che con la famiglia. La chiesa è una corporation.
    • La redistribuzione prevede abbondanza
    • Tentazioni dell imprenditore: 1 violazione leggi 2 violazione ontologia
    • Il cristiano in azienda: 1 al centro l idea e 2 la soddisfazione del cliente
    • Le virtù:
    • 1 coltivare un talento. La creatività è l immagine di dio
    • 2 far fruttare la terra
    • 3 soddisfare un bisogno e ampliare la libertá di scelta che fa maturate
    • Problemi:
    • 1 gerarchia. Ma senza consenso nn si governa un impresa
    • 2 alienazione. La burocrazia governativa è meno alienante?
    • 3 il profitto. È solo un segno di lungimiranza. Nn si sopravvive senza profitti
    continua

    add45 Etica cattolica e società di mercato di AAVV Antiseri Tosato Novak Zoller
    • Cap1 dario antiseri
    • 3 motivi per il mercato: 1 più benessere 2 più diritti 3 più pace
    • Le alternative contro la povertà 1 più ricchezza 2 più ridistribuzione. 2 crea dipendenza. 1 crea più soddisfazione
    • Cosa mettiamo al centro? Le buone intenzioni o la responsabilità?
    • La ricchezza nn salva ma neanche la miseria
    • Protagonisti: novak sirico garello naudet tosato sturzo tocqueville bastiat rosmini ropke
    • Rosmini: la prop valorizza la persona
    • Confusione tra individualismo e egoismo. Mettere l individuo al centro nn significa postularlo egoista
    • Thoreau: nn c è odore peggiore di quello della bontà andata a male
    • I 2 meriti di leone e della rerum novarum: 1 difesa della prop 2 allarme sui buonintenzionati
    • Sturzo e la libertà della scuola.
    • Cap2 novak
    • Le 3 virtù dell impresa:
    • 1 creatività. Imprenditori e idee. Imprenditori come don chisciotte, speculatore. Contro weber e l imprenditore disciplinato. Capitale umano, imprenditori e conoscenza
    • 2 comunità. L impresa è una comunità che si muove in una comunità. In ogni impresa si fa qual osa con gli altrimper gli altri.
    • 3 realismo. Con lmimpresa si fa del bene vero e veramenge sostenibile. È richiesta intell pratica buon senso e nn idee campate in aria o astrazioni
    • Valori giudaico cristiani: la terra nn è da conservare ma da conoscere (è conoscibile in quanto creazione di un intelligenza) e trasformare per l uomo
    • Il nucleo nn è l individualismi ma l impresa, il luogo dove gli individui si aggregano
    • Cap3 zoller la religione usa
    • Individualismo religioso e concorrenza religiosa
    • Una chiesa moralista e anti istituzionale
    • Tesi: abolire la dottrina sociale. Senza dottrina sociale il credente sarà liberale.
    • Il 95% crede in dio. Il campione di credenti coincide con quello nazionale, nn c è una prevalenza di anziani
    • Origini del pluralismo: entrare tra i puritani era difficile, un club esclusivo. Così si formarono club meno esclusivi ed esigenti
    • Costituzione: nn ci sono preferenze confessionali, la concorrenza è quindi reale.
    • Una religione orientata sull al di qua. Importanti i servizi che fornisce. Da qui il suo pragmatismo
    • Moralismo. Prevale sulla teologia
    • Avversione x le istituzioni, sentite come chiesa alternativa
    • Il punto sul cristianesimo: dottrine sociali contrastanti. Concordanza solo sull esistenza di realtà pre politiche. Si potrebbe ripartire dal mcd del liberalismo classico.
    • Cap.4 angelo tosato vangelo e ricchezza
    • Tesi: molti luoghi comuni quando si parla di vangelo e ricchezza
    • L insegnamento evangelico nn è sapienziale ma apocalittico
    • Nella bibbia il povero e umile è l israelita perseguitato
    • Della ricchezza si giudica spesso la provenienza e l uso. Non l essenza
    • Il metodo. 1 esegesi: contestualizzare il senso della lettera 2 ermeneutica: attualizzazione di quell insegnamento
    • La lettura stereotipata e naif:  il vangelo annunzia una ricchezza nuova svalutando quella terrena e condannandola insieme a chi la detiene. D altro canto sono esaltati i poveri
    • Un insegnamento del genere sarebbe 1 dannoso per il vivere sociale e 2 inattendibile.
    • Dannosità. La laboriosità di chi valorizza le cose del mondo sarebbe un vizio spingendo verso una società indigente e mendicante. Un destino disumano. Una ricetta che ha senso solo se rinuncia all universalismo
    • Inattendibilità. Contraria al buon senso altrove apprezzato. Contraria all' insegnamento della tradizione (la chiesa ha sempre combattuto il pauperismo).
    • Tesi: la nuova ricchezza annunziata dal vangelo è terrena, in coerenza con l animo israelita
    • Non si svaluta la ricchezza terrena in sè ma si ritiene che quella attuale sia destinata a rovina per l avvento di un nuovo regno. È necessario "convertirla" al più presto
    • Gesù annuncia un apocalissi, un cataclisma terreno inducendo ansia e urgenza: vendere, vendere...
    • Pensiamo ad un imminente crollo di borsa: "nn accumulare tesori perchè saranno sono destinati alle tarme". Investire invece in beni che avranno corso nel nuovo regno di dio in terra: il paradiso terrestre. Siamo di fronte quindi ad una oculata consulenza finanziaria o d investimento, altro che deprezzamento dei valori terreni.
    • Oggi sappiamo che l imminenza del regno nn esiste quindi il consiglio di vendere puó essere tralasciato. Resta la sensibilità all investimento opportuno
    • Problema: la ricchezza sembra cmq demonizzata in sè: 1 tentazioni 2 cio e mammona 3 seminatore
    • 1: ricchezza di provenienza demoniaca
    • 2: condannato il farsi schiavo della ricchezza
    • 3: non si parla della ricchezza ma delle sue seduzioni. Ad ogni modo la similitudine spina ricchezza nn è di gesù (nn compare nella parabola) ma della chiesa primitiva (compare nel commento).
    • Eppure gesù 1 sembra condannare i ricchi in quanto tali 2 li invita a liberarsi dalla ricchezza
    • 1 in luca la condanna più pura: guai ai ricchi. Nota però la contraddizione col resto. Anche la chiesa primitiva ha evitato condanne generalizzate di qs tipo: guai ad alcuni ricchi!
    • 2 anche qui contraddizione con il resto della parola e singolarità. Si richiede invece la disponibilità a perdere tutto, qs sì.
    • Il ricco epulone nn è condannato perchè ricco ma perchè insensibile alla sofferenza, oltrechè avaro.
    • Marta sparge un ricco unguento e viene lodata
    • Gesù stesso è accusato di essere un mangione e un beone. Ama la compagnia dei ricchi e si accompagna spesso a loro senza ostilità. La cosa safebbe inspiegabile.
    • Invita spesso a fare festa senza astenersi dai godimenti: deve stare in lutto il festeggiato!
    • E il cammello? Rileggi la parabola: si tratta di uno sfogo al constatare la riluttanza a cambiar strada e fare elemosina. Un mero sfogo di un gesù arrabbiato
    • Non risulta che gesù abbia venduto i suoi averi o rinunciato ad alcunchè, nemmeno lo chiese agli apostoli (si limitò a dire loro "seguitemi"). Non lo chiese ai suoi genitori. Sappiamo invece che vestiva abiti curati: la sua veste venne giocata ai dadi e non divisa equamente tra i centurioni.
    • E il "beati i poveri"? Il termine anawim significa umili (e probabilmente era riferito agli israeliti perseguitati).
    • Gesù ha un attenzio e x i poveri ma qs poveri sono gli israeliti perseguitati per la loro religione
    • Gesù chiede povertà agli apostoli ma parliamo di una elite che si trova in condizioni particolari
    • Gesù nn condanna i ricchi invitandoli a sbarazzarsi della ricchezza ma li invita all elemosina.
    continua

    ADD46 Economia di mercato e cristianesimo di Angelo Tosato: http://broncobilli.blogspot.it/2016/01/economia-di-mercato-e-cristianesimo-di.html

    ADD47 http://broncobilli.blogspot.it/2016/01/cristiani-per-la-liberta-di-alejandro.html

    Il mercato corrode la moralità?

    Le novità introdotte dal pontificato di Papa Francesco nella dottrina sociale sono molte e nel loro ultimo libro Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi hanno tentato una sistematizzazione, ecco la loro tesi: non che Francesco si disinteressi della vita e della famiglia e ai valori non-negoziabili. Tuttavia cambia, per così dire, l’ordine dei fattori. Francesco pensa che all’origine delle ideologie ostili all’uomo ci sia il turbo-capitalismo. Papa Bergoglio pensa cioè che il capitalismo regga bene chi critica gli effetti della sua azione negativa nella storia – gli attacchi alla vita e alla famiglia – senza andare alla causa prima, ovvero all’«imperialismo del denaro». Addirittura i poteri forti svierebbero l' attenzione della Chiesa indirizzandola verso questioni come l’aborto o il «matrimonio» omosessuale costringendola a mettere in secondo piano la critica del dominio dell' economia.

    Ma il mercato corrode davvero il carattere morale di chi vi partecipa?

    Di certo la libera economia è anche un potente strumento per chi vuol fare bene: la filantropia prospera nelle società di mercato, mai tanta ricchezza personale è stata devoluta verso cause umanitaria.   

    In genere il mercato è un amplificatore che estende i benefici delle virtù come i guai dei vizi, cio' non toglie che la sua azione possa essere meno neutra di quanto crediamo.

    Il giudizio morale potrebbe essere assegnato guardando alle conseguenza. Cosa succede quando la società di mercato rimpiazza quella arcaica?  Guardiamo ad alcuni ambiti specifici:

    1. Povertà
    2. Bambini (lavoro minorile, frequenza scolastica)
    3. Parità di genere
    4. Ambiente
    5. Violenze
    Sembra che nel complesso il mercato funzioni, facciano meglio ovunque: i poveri di quelle società sono molto meno poveri degli altri, il lavoro minorile non è aumenta, contrariamente alla frequenza scolastica; la parità di genere fa passi avanti, persino l' ambiente in alcuni casi migliora. Quanto alla violenza, una società di mercato non è nemmeno pensabile senza la pace.

    Capisco che però le conseguenze, per quanto positive, non ci dicano molto circa un miglioramento interiore degli individui.

    Chiediamoci allora cosa serva per arricchirsi nelle società di mercato:

    1. capacità di collaborare con l' altro
    2. capacità di comunicare con l' altro.


    E' vero, si tratta forse di una cooperatività con secondi fini ma è pur sempre una cooperazione volontaria. Anche la  comunicazione è piuttosto ambigua (vedi pubblicità) ma se l' ambiguità prevalesse l' insuccesso sarebbe alla lunga garantito.

    Altre virtù indispensabili alla società di mercato:

    1. responsabilità
    2. fiducia
    3. rispetto
    Responsabilità nell' assumere impegni, fiducia verso la controparte e rispetto della proprietà altrui. Senza questi tre fattori chiave il mercato deperisce. Qua e là ci saranno defezioni ma se queste virtù non vengono sistematicamente esercitate difficilmente una società di mercato sta in piedi.

    Naturalmente il mercato funziona anche e soprattutto grazie all' egoismo delle persone, ma in una certa misura questo egoismo è fisiologico e trova nel mercato un suo sbocco provvidenziale e non-violento, il realismo non puo' essere un difetto. Cio' non toglie il rischio di patologie:

    1. avidità 
    2. invidia. 
    La prima è un vizio distruttivo, porta alla rovina, e non sono certo i meccanismi di mercato a salvarti, anzi; la seconda è lusingata e compresa soprattutto da chi attacca il mercato appellandosi alle diseguaglianze (e quindi all' invidia sociale).

    Il mercato distrugge la relazione più profonda tra gli uomini? Forse una certa anonimia è deleteria ma l' alternativa non sembra promettente: le società fondate sulla cosiddetta "relazione personale" sembrano soggette ad inconvenienti non da poco:

    1. corruzione
    2. mafia
    3. clan
    4. raccomandazioni

    Il mercato deteriora la famiglia?

    In parte la tesi non è insensata: le accresciute possibilità di lavoro ci fanno trascorrere più tempo fuori dal nucleo famigliare. D' altro canto non esiste tanto tempo libero come nelle società di mercato.

    Anche il consumismo è una minaccia: i capricci si moltiplicano e i genitori sono in difficoltà. Non penso però che temprarsi sia così difficile, al contrario puo' essere un' occasione di educazione. Inoltre, avere di fronte a se delle libere scelte ci aiuta nella nostra personale realizzazione e nella costruzione della personalità.

    Tuttavia è ben vero che le società moderne hanno in gran parte spiazzato la famiglia sottraendole dei compiti da sempre a suo appannaggio. Pensiamo solo al rapporto padre figli e a come questi ultimi avessero modo di compensare gli aiuti ricevuti sobbarcandosi la vecchiaia dei genitori: oggi pensano a tutto i servizi sociali.

    Qui però bisogna rendersi conto che l' azione distruttiva non è tanto del mercato quanto di un welfare state oggi sempre più tentacolare.

    Conclusioni personali: le società di mercato si presentano all' apparenza meno violente e più sensibili, da qui a dire che però i soggetti che le abitano siano eticamente migliori dei loro padri ce ne corre.

    Io vedo piuttosto all' opera un processo di questo tipo: la società aperta (o di mercato) sollecita le nostre intelligenze e le fa fiorire, attraverso il loro esercizio noi riusciamo a minimizzare i conflitti inutili, il che ci dà una parvenza di moralità superiore. Tuttavia, una cosa è non confliggere perché non conviene e un' altra è non confliggere perché sentiamo nel nostro cuore una condanna esplicita della violenza. 

    E' chiaro quindi che se le cose stanno in questi termini, non è possibile affermare con certezza se taluni risultati incoraggianti si accompagnino poi ad un reale miglioramento etico interiore degli uomini. In merito ho i miei dubbi, detto cio' preferisco quindi astenermi dal trarre conclusioni avventate in merito e, contemporaneamente, non prendere troppo sul serio i teorici della degenerazione etica dovuta al mercato.

    giovedì 15 gennaio 2015

    Austerity all' americana

    Kids Prefer Cheese: A tale of two Krugmans:



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    http://econlog.econlib.org/archives/2015/01/the_keynesian_s.html

    Il 2009 e il 2013 sono gli anni che dovrebbero seppellire Keynes, almeno negli stati Uniti:

    Here we have not only the economy reacting to the Great Austerity Experiment better than predicted by the CBO, but even far better than predicted if there were no austerity.
    Does this ring a bell? Do you remember the Great Stimulus Experiment of 2009? The time that the unemployment rate didn’t just rise much more than expected in response to the stimulus, it rose far more than expectedunder the alternative scenario of no stimulus!
    Naturalmente questo funerale non ci sarà visto che la macroeconomia è una materia talmente complessa che si puo' sostenere qualsiasi teoria.

    Boicottaggio!

    Per un' economista la strategia del boicottaggio è insensato, e la ratio di questo giudizio è già contenuta nella critica al volontariato.

    Poniamo che mi impegni in un boicottaggio che mi costa 100 e produce al mio nemico danni per 100.

    In alternativa avrei potuto dedicarmi all' attività in cui sono specialista per trarne un extraguadagno di 100 da investire poi nella lotta al mio nemico.

    In realtà questa seconda alternativa è sempre preferibile poiché il costo per guadagnare 100 in più in un' attività dove sono specialista sarà senz' altro inferiore a 100. Detto altrimenti: a parità di costo sopportato, qualora si eviti il boicottaggio ma si segua la seconda via si potrà infliggere al nemico un danno di 120.

    mercoledì 14 gennaio 2015

    Alesina and co-authors respond on European fiscal austerity

    Alesina and co-authors respond on European fiscal austerity:



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    Giudici, stati, arbitri: tutti compensano le decisioni pregresse

    How judges, loan officers, and baseball umpires overcompensate for past decisions:



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    Quantificando la qualità

    "Bella e fantasiosa la tua teoria, peccato che i fatti dicano altro".
    A quasi mezzo millennio da Galileo, una critica del genere la sentiamo come devastante, qualsiasi sia l' argomento oggetto di dibattito.
    Ormai siamo tutti degli "empiristi dentro" e quando c’ è da “quantificare” non ci fermiamo davanti a niente, nemmeno davanti alla qualità.
    Oggi non fai molta strada se non hai i numeri giusti dalla tua parte, i metodi quantitativi sembrano farla da padrone e le "regole d' ingaggio" della polemica anglosassone sembrano colonizzare anche i forum continentali.
    Dovendo rappresentarmi la classica diatriba, immagino  due contendenti che cozzano elegantemente tra loro nella presentazione di ragioni ingegnose con tanto di allusione erudita e retorica frizzante; ad un tratto, quasi a tradimento, uno dei due rovescia ex abrupto una secchiata di "numeretti" che tramortisce l' avversario dialettico, dopodiché lascia l' agone alzando le mani in segno di vittoria e ringraziando il pubblico estasiato. Il soccombente, non appena riavutosi, corre su internet o in biblioteca alla ricerca di conforto e torna a alla carica della controparte brandendo la sua brava stringa di cifre in grado di vendicarlo. E allora giù scudisciate sulla schiena dell' avversario che sta ancora raccogliendo gli allori.
    Difficile poi che i due s' interessino realmente ai numeretti dell' altro, l' importante è possederne una certa scorta da squadernare al momento opportuno.
    La ricetta per l' allocazione temporale del perfetto polemista telematico si è andata via via fissando: il 5% delle risorse cognitive da dedicare all' ascolto della controparte e il 95% da dedicare alla frenetica consultazione delle proprie banche dati.
    Ma i "numeretti" di cui sopra sono infidi. Come diceva quel tale, se opportunamente torturati confessano quasi sempre quel che uno vuol sentirsi dire. Ormai tutti lo sanno e non s'impressionano più di fronte ai grafici che addobbano il "nemico" come un albero di natale.
    Anziché rispondere con altri grafici, molto più efficace segnalare le fallacie di quelli che ci vengono sottoposti. Ne converrete.
    Ecco allora qualche consiglio che puo' venir buono quando ci troviamo in simili frangenti.
    Il mio riferimento principale è agli studi statistici applicati alle scienze sociali visto che sono loro ad ingorgare le nostre giornate: ci inciampiamo continuamente leggendo il giornale o scorrendo la pagina facebook.
    I motivi per circoscrivere il tutto alle scienze sociali sono essenzialmente due: 1) accolgono gli abusi più eclatanti 2) le scienze naturali sono talmente noiose che nessuno se le fila realmente (anche se bisogna far finta di farlo).
    Premetto che alcune dritte le salto a piè pari: chi infatti prenderebbe mai alla lettera un titolo di giornale? Spero che non ci sia bisogno di sprecare un' avvertenza su cose che fanno parte dell' equipaggiamento minimo di chi vuol sopravvivere nel Terzo Millennio.
    Cerco di sfrondare il discorso anche da altri suggerimenti scontati: inutile allora ripetere che "correlazione" e "causa" sono fenomeni differenti, che le prime potrebbero anche essere "spurie", che se uno studio ci dice che il posto in città dove crepa più gente è l' Ospedale cio' non significa necessariamente che sia un posto pericoloso da cui stare alla larga.
    Sono consigli utili ma sarebbe come ricordare al chirurgo di lavarsi le mani prima di entrare in sala operatoria.
    Veniamo allora a qualcosa che di solito si tralascia.
    diagramma
    1) Innanzitutto due parole sulla funzione degli studi statistici: non servono a formarsi un'idea sul fenomeno oggetto dello studio. Strano ma vero.
    E' la stessa teoria delle probabilità a metterci sull' avviso. Una prima idea sui fenomeni studiati dobbiamo formarcela pensandoci su per conto nostro, a prescindere da qualsiasi studio statistico. Probabilmente non dobbiamo nemmeno pensarci su, ce l' abbiamo già chiara in testa.
    La partenza è sempre soggettiva. La conoscenza comincia sempre da un' introspezione. Non siamo una tabula rasa, dentro di noi c' è già un germe di sapere induttivo, analogico, metaforico ecc., dobbiamo tirarlo fuori e chiarificarlo a noi stessi fissando delle credenze a priori.
    Poi, a posteriori, aggiorneremo queste credenze sulla base degli studi visionati e del peso che decidiamo di attribuire loro.
    Cio' significa che uno studio che corrobora l' idea di Giovanni piuttosto che quella di Giuseppe, non sta dando ragione a Giovanni, sta solo chiedendo a Giovanni e Giuseppe di aggiornare le loro credenze in un senso favorevole a Giovanni.
    Tuttavia, tutto cio' resta perfettamente compatibile col fatto che la ragione stia dalla parte di Giuseppe.
    Il matematico italiano Bruno De Finetti ha dedicato una vita a sondare la base soggettiva di ogni calcolo probabilistico. Il cercatore di verità è uno scommettitore che parte dalle sue sensazioni correggendole con le informazioni oggettive che raccoglie via via.
    Thomas_Bayes
    2) Se la materia è complessa non soffermatevi mai su un singolo studio.
    E' bene che il profano si concentri unicamente sui cosiddetti meta-studi, ovvero su quei lavori che passano in rassegna la letteratura scientifica disponibile su un certo tema per trarne, con certe tecniche di uso comune, delle conclusioni generali.
    Penso si tratti di un consiglio utile poiché da solo basta a giustificare l' accantonamento del 98% di cio' che riportano i giornali, quasi sempre ossessionati dallo studio singolo.
    3) A proposito di “aggregazione” dei risultati. Spesso ci si dimentica che in statistica i risultati sono difficili da “sommare” e anche la proprietà transitiva è alquanto ballerina.
    Mi spiego meglio con una storiella:
    Un mio amico frequentava un club tre giorni alla settimana. Era alla ricerca di un' anima gemella, ma la voleva dal carattere dolce. Sapeva che al martedì scegliere una bionda aumentava le possibilità di una compagnia con queste caratteristiche. Il Giovedì i frequentatori cambiavano completamente, ma dalle meticolose indagini fatte, la dolcezza continuava ad essere una prerogativa delle bionde. Il mio amico si comportava di conseguenza.
    La domenica sera al club affluivano tutti, sia le clienti abituali del martedì che quelle del giovedì. Il mio amico nei fine settimana è particolarmente malinconico, senta avvicinarsi una nuova serie di giorni lavorativi che lo strazieranno; più che mai ha bisogno di dolcezza. Per non perdere il suo tempo dietro la persona sbagliata consulta i suoi appunti e si accorge con sgomento che per avvicinare il suo obbiettivo è molto meglio che si dedichi alle more.
    La situazione di cui sopra illustra un' illusione statistica molto più comune di quanto si pensi. Ricordo di esperimenti sui farmaci che, separatamente, segnalavano l' efficacia delle medicine testate. Senonché, riunendo gli esiti si notava come l' effetto placebo fosse predominante.
    L' inghippo non è immediato ma neanche difficile da cogliere. Ci si mette sulla strada se si considera che la probabilità è una frazione, e sommare numeratori e denominatori non equivale certo a sommare frazioni. Non basta considerare la misura di una probabilità ma anche quanto una probabilità incide sull' altra qualora si sommino. Una probabilità puo' essere molto alta ma avere impatto nullo se sommata ad una probabilità bassa ma “solida”.
    3) Trascurare gli studi che indagano la relazione isolata tra due variabili.
    Molto più serio prestare attenzione a quegli studi a cui è sotteso un modello, e quindi anche un insieme di relazioni che vanno verificate contemporaneamente.
    4) Il consiglio che segue lo traggo dalla mia personale esperienza di lettore.
    L' efficacia educativa dei bambini è un tema che mi è sempre stato caro e che ho sempre cercato di seguire; per una vita i relativi studi in materia hanno evidenziato vari effetti più o meno "robusti".
    Tuttavia, quando si è potuto tenere sotto osservazione i soggetti del campione per periodo più lungo, ci si è accorti che la gran parte di quegli effetti correttivi dell' educazione svaniva: la nostra natura è "flessibile", ci pieghiamo ma quando lo stimolo cessa tornano anche le cattive abitudini.
    Evidentemente il tempo di osservazione è decisivo. In talune tematiche, per esempio quelle legate all' efficacia educativa, i cosiddetti follow up devono essere come minimo decennali.
    Nel caso specifico a cui ho accennato non c' è stata malafede, si è trattato solo di una scoperta che ha apportato rettifiche devastanti ai risultati pregressi. Ma in altri casi l' "ingenuità" diventa "trucchetto", ed ecco che il ricercatore "ferma" l' esperimento al momento opportuno pur di ottenere l' esito "desiderato".
    Venn-Diagram
    5) Un altro trucco consiste nel dividere in tanti piccoli sottogruppi la popolazione osservata (splitting). Magari la relazione che cercate non si presenta sull'intera popolazione, magari non si presenta nemmeno per la stragrande maggioranza dei piccoli sottogruppi. Difficile però che non si presenti proprio per nessuno, almeno un piccolo sotto-gruppo sperduto nel campione generale reagisce positivamente.
    E' per questo che talune medicine vengono ritenute inefficaci ma - guarda caso! - funzionano per le...  donne ispaniche obese di mezz'età.
    Meglio che niente, direi. Si puo' sempre fare il titolo: "Trovata la ricetta contro la sindrome xy nelle "donne ispaniche obese di mezz'età". Diffidare allora di risultati tanto specifici, probabilmente a monte c' è uno splitting sospetto.
    6) C' è poi il trucco dei denominatori, tipico quando si misura, per esempio, l' efficacia delle terapie contro la dipendenza da sostanze.
    Perché le cure serie danno risultati tanto deludenti (20-25% di riabiltazione) mentre alcune comunità miracolose hanno successi che rasentano il 60%?
    Semplice, poiché gran parte delle defezioni si presentano all' inizio, quando la terapia viene presentata al paziente che l' abbandona ritenendola troppo onerosa, basta spostare di poco l' inizio dell' intervallo convenzionale di osservazione del trattamento, in modo da escludere dal computo i primi rinunciatari.
    In questo modo le percentuali miracolose fioccano. Ma una terapia è buona anche e soprattutto se il paziente è invogliato a sottoporvisi!
    7) Gran parte degli studi statistici delle scienze sociali vorrebbero dimostrare che esiste un collegamento tra due o più eventi. Per esempio: "se adottate un certo stile educativo, vostro figlio avrà successo nella vita".
    A questo punto per per dimostrare la tesi bisogna trasformare la "storiella" di questa relazione in numeri, possibilmente in numeri conservati in banche dati da cui poter attingere. Ma, a parte la disponibilità delle banche dati, i veri problemi incominciano ancora prima, nella traduzione della storiella in variabili quantitative. Per farlo bisognerà adottare delle proxy.
    Scegliere le proxy è un' operazione tutt' altro che innocente, si parla comunemente di "specificazione".
    Troppo spesso la specificazione è problematica e difficilmente traduce in modo fedele la storiella che a noi interessa e che finirà sui titoli dei giornali. Cosa significa per esempio "avere successo"? Significa avere un reddito medio tra i 30 e i 60 anni più alto di X? Oppure avere una vita lunga almeno Y e priva di malattie? Oppure rispondere 10 quando ci viene chiesto in un certo momento quanto siamo felici da 1 a 10?
    Il problema della specificazione è tra i più ostici, ma spesso passa inosservato al lettore che si limita a leggere sul giornale o nell' abstract la "storiella" della relazione ricercata e gli esiti della ricerca accantonando tutti i problemi di "traduzione" della qualità in quantità.
    Lo statistico Edward Leamer ha dedicato una vita a lanciare l' "allarme specificazioni" presso gli economisti raccogliendo molti riconoscimenti e poco ascolto: si è andati avanti esattamente come prima.
     numeriii
    8) Un tipico trucco utilizzato dietro le quinte da ricercatori dalla dubbia deontologia consiste nel moltiplicare le proxy di un fenomeno per poi scegliere quelle che presentano una relazione statistica significativa.
    Vi faccio presente che se uno spende un anno su una ricerca e alla fine non "dimostra" nulla potrebbe anche pagarla in termini di popolarità e di carriera.
    Sono pochi i giornali che pubblicano ricerche prive di relazioni significative. Insomma, l' onestà costa cara in questo campo, e così in molti si "danno da fare", magari con la moltiplicazione delle proxy.
    9) Tutti i ricercatori hanno un sogno, ovvero poter dire: "... il seguente studio dimostra che esiste una relazione significativa tra X e Y".
    Ma attenzione, la  "significatività statistica" è solo una convenzione, equivale a dire che la probabilità di ipotesi nulla (inesistenza di alcuna relazione tra X e Y) calcolata sulla base dei dati raccolti è inferiore al 5% (1% in alcuni casi).
    Nel valutare uno studio "significativo" il lettore profano deve allora tenere a mente due cose: 1) cosa vuol dire il termine "significativo" e 2) ricordarsi che ci riferiamo a mere convenzioni.
    Per quanto riguarda il primo punto va detto che la significatività indica solo che esiste (in termini probabilistici e con tutti i limiti di cui ai punti precedenti) una relazione tra le variabili considerate e non invece che esiste la relazione così come la individua lo studio stesso dando un valore ai parametri delle equazioni.
    Per quanto riguarda il secondo punto, va ricordato che "significatività statistica" non significa "significatività sostanziale".
    Per esempio, molti studi "statisticamente significativi" sono carta straccia per fungere da base a certe decisioni concrete poiché adottarli come base decisionale sarebbe razionalmente troppo costoso in termini di rischio. D' altro canto alcuni studi statisticamente "insignificanti" possono fornire al decisore utili indicazioni (sul punto si è esercitata Dreidre McCloskey nel classico "The Cult of Statistical Significance: How the Standard Error Costs Us Jobs, Justice, and Lives").
    numeri_thumb
    10) Esiste uno standard qualitativo minimo per i lavori scientifici che vogliono dire qualcosa nell' ambito problematico delle scienze sociali, uno standard che via via si aggiorna.
    Sarebbe del tutto inutile prendere in considerazione studi redatti con vecchie metodologie, almeno quando ne esistono di più accurati.
    Oggi lo standard minimo richiede per lo meno l' impiego dei cosiddetti random trial, una procedura impiegata nei test medici e poi importata anche nelle scienze sociali. Meglio stare all' erta leggendo lavori privi di "random trial", io non li prenderei nemmeno in considerazione.
    In poche parole, per vedere se un "trattamento" è efficace lo somministriamo ad alcuni gruppi di persone da confrontare poi con altri gruppi di persone. Tuttavia, molte variabili potrebbero interferire inquinando le valutazioni,  è decisivo allora che i gruppi siano selezionati casualmente, solo in questo modo le interferenze si neutralizzano tra loro.
    Ma non sempre è facile "selezionare a caso". Se stiamo valutando quanto è efficace sussidiare un villaggio africano in un certo modo, per esempio, noi possiamo controllare gli effetti facendo un confronto con gli altri villaggi ma poiché una selezione casuale è difficile, cio' puo' comportare problemi tecnici.
    Inoltre, applicare il random trial conduce anche a problemi etici: perché sussidiare il villaggio X e far languire il villaggio Y? Solo per tracciare una statistica?
    Si tratta di limiti a volte comprensibili ma che minano l' affidabilità dello studio.
    11) Nelle scienze sociali uno studio affidabile dovrebbe sempre essere "cieco".
    In altri termini, dovrebbe neutralizzare l' effetto placebo. In medicina tutti sanno cos' è l' "effetto placebo" e tutti sanno come neutralizzarlo: qualora sia il paziente trattato col medicinale in prova sia quelli non trattati ignorino la loro condizione, l' effetto placebo sarà neutralizzato.
    Forse non tutti sanno che l' effetto placebo disturba pesantemente anche le scienze sociali: se forniamo ai contadini di un certo villaggio un' attrezzatura moderna che, per fare confronti sull' efficacia del nostro aiuto, neghiamo ai contadini degli altri villaggi, la produttività dei primi si distaccherà da quella dei secondi spesso anche solo per mere motivazioni psicologiche. Sembra strano ma è così.
    Certo che in casi come il precedente e molti altri nell' ambito delle scienze sociali è ben difficile "accecare" lo studio. Esistono allora dei "coefficienti placebo" in grado di tarare i vari studi "non-blind". Meglio che niente.
    In ogni caso, evitare quegli studi che perdono di significatività dopo l' applicazione del coefficiente. Ed evitare anche quelli che non lo applicano laddove esiste.
    12) Il sogno di ogni ricercatore è "pubblicare".
    Solo che difficilmente una rivista scientifica pubblicherà mai studi con risultati banali. E purtroppo, specie nelle scienze sociali, gli studi seri conducono quasi sempre a risultati banali. Si potrebbe dire che il buon senso anticipa la ricerca, e la cosa è estremamente seccante per un ricercatore con tanta voglia di emergere.
    Ecco allora la tentazione di cestinare i risultati banali per presentare all' editore solo i risultati singolari.
    Prova e riprova, da qualche parte un risultato originale lo si tira fuori.
    Il cosiddetto "pubblication bias" spiega perché fiocchino a questo modo studi con conclusioni tanto contro intuitive: probabilmente a monte c' è molto materiale cestinato!
    Chiunque vede che questo non è un modo onesto di agire, un risultato singolare ha valore solo se accostato ai tanti risultati banali ottenuti in precedenza. Solo in questo modo, infatti, noi avremo un' immagine fedele di come stanno le cose.
    Ebbene, anche qui esistono dei coefficienti di "publication bias" che fanno la tara agli studi, sono necessariamente imperfetti ma sarebbe meglio applicarli.
    Quando leggete uno studio sul rapporto uomo-donna, per esempio, meglio chiedere: i risultati sono al netto del coefficiente di "publication bias" caratteristico degli studi di genere? No? Ah, allora grazie e arrivederci.
    13) Dimenticavo, chiedersi sempre: il campione è adeguato?
    14) Non dimentichiamo mai la cosiddetta critica di Lucas: nelle scienze umane, specie nell' economia, l' individuazione di una regolarità statistica è la premessa affinchè cessi. Almeno se gli operatori sono razionali.
    Pensate a cosa succederebbe se si scoprisse che le quotazioni di borsa si alzano sempre al Lunedì mattina
    15) Occhio alla cosiddetta “casualità non rilevata”.
    Tirando la classica moneta una sequenza CTCTCCTT ci appare come casuale mentre una sequenza CTTTTTTT ci appare come pilotata. Eppure entrambe le sequenze hanno la medesima probabilità estrattiva.
    16) Ci sono fatti che reputiamo sorprendenti e sintomatici quando invece sono del tutto normali.
    Penso per esempio alle regressioni verso la media. E' un fenomeno naturalmente sottostimato.
    Prendiamo una gara articolata su due manches. I migliori nella prima tornata peggioreranno sicuramente la loro prestazione media nella seconda. Altro esempio, prendiamo delle coppie di coniugi e valutiamo i mariti per la loro preparazione culturale. Isolando i più preparati e passando poi a considerare le mogli ci rendiamo conto che la prestazione di queste ultime non è, nell' insieme relativo alle mogli, all' altezza di quella dei corrispondenti mariti nell' insieme che li riguarda. Ci sorprendiamo di questo fatto nonostante sia del tutto naturale.
    17) Sarà banale dirlo ma i conflitti d' interesse indeboliscono a priori la credibilità di uno studio.
    Naturalmente la cosa migliore sarebbe approfondire tutti gli studi per evidenziarne pregi e difetti.
    Tuttavia, data l' abbondanza di ricerche disponibili, io direi di scartare quelli curati da chi si presenta un conflitto d' interesse materiale ma soprattutto ideologico.
    Da cattolico, per esempio, cerco di evitare gli studi condotti da associazioni cattoliche in materia di, che ne so, aborto o adozioni gay.
    Ma questo principio vale per tutto e per tutti.
    Un conflitto spesso valutato è quello che interessa gli istituti di ricerca statali (Università ecc.). Lo stato è un finanziatore che, come tutti i finanziatori gradisce certi risultati, per esempio quelli che gli consentono di allargare la sua sfera di influenza.
    E' così raro trovare ricerche indipendenti.
    18)  Ho tenuto per ultimo il consiglio che ritengo più importante e che puo' anche essere visto come un affinamento del primo punto.
    Dicevamo che il classico studio statistico pretende di illustrare l' esistenza di una certa relazione tra due fenomeni; gli esiti vengono poi spesso presentati in termini probabilistici al fine di enfatizzarne la plausibilità.
    Piccolo - e infido - particolare: la probabilità intrinseca nello studio andrebbe ulteriormente pesata (e quindi ridotta) con la probabilità che uno studio del genere sia replicabile ottenendo i medesimi risultati.
    [... partiamo da una semplice considerazione: volendo sapere se una moneta è truccata, la lancio due volte in aria ottenendo due volte "testa". Cosa ne deduco? La probabilità di avere un risultato del genere con una moneta regolare è del 25% ma cio' non implica certo che la probabilità di avere in mano una moneta truccata sia del 75%!...una regressione collega un' evidenza disponibile (E) ad un' ipotesi di lavoro (I) stabilendo una relazione (R) tra i due fenomeni. Per convenzione, si dice che questa relazione sia "statisticamente rilevante" quando la probabilità dell' ipotesi nulla (N) è inferiore al 5% (in alcuni casi dell' 1%). L' ipotesi nulla è l' ipotesi per cui non esiste alcuna relazione tra I ed E. Nel caso precedente, se ipotizziamo una moneta truccata, l' ipotesi nulla è che la moneta sia regolare. Diciamo che se p (N dato E) minore di 5, allora la relazione R è rilevante. Ma attenzione, dire che p (N dato E) minore di 5 non significa dire che p(E dato N) sia minore di 5! Le due probabilità non sono affatto collegate in modo così immediato, sono invece messe in relazione dalla probabilità che l' esperimento possa essere ripetuto, ovvero da una probabilità soggettiva espressa di solito con la frazione pE/pN. In ogni lavoro statistico questa probabilità a priori è ineliminabile: noi potremmo anche - in teoria - ripetere l' esperimento ma l' esito andrà di nuovo pesato da un "coefficiente di ripetibilità". Le regressioni, allora, non fissano delle probabilità assolute, come sembrerebbero far capire talune divulgazioni. Per questo motivo il reverendo Thomas Bayes diceva quello che noi abbiamo umilmente tentato di dire al primo punto:  la regressione non stabilisce ma aggiorna delle probabilità a pre-esistenti, che sono sempre soggettive... ]
    19) Con uno studio statistico davanti, spesso il nostro cervello soffre e si prende una vacanza. Capita che  sopravvaluti certi aspetti ma altrettanto spesso che ne sottovaluti altri. Alcuni concetti cominciano curiosamente a distorcersi.
    Pensiamo al caso del concetto di  “vita umana” e del suo significato. Noi tendiamo a sacralizzare La vita umana e a trascurare Una vita umana.
    In certi contesti la vita umana non ha prezzo, in altri contesti (quelli statistici) ci riteniamo curiosamente autorizzati alla sprezzatura.
    Lo notava Thomas Schelling quando si chiedeva come mai nella sensibilità sociale sarebbe disumano non sganciare 1 milione di euro per salvare Alfredino Rampi incastrato nel pozzo mentre l' istallazione di un guard rail sull' autostrada che salverebbe in media una vita all' anno, non ci coinvolge per nulla e decliniamo la proposta compiaciuti del risparmio.
    Se imparassimo a leggere meglio le statistiche, forse potremmo correggere asimmetrie di questo genere.
    20) Dopo la serie di avvertenze fornite, molti saranno tentati dallo scetticismo, diranno "lasciamo perdere uno strumento tanto infido".
    Errore! Innanzitutto prevedo che per molti una conclusione del genere non sia sincera ma solo un pretesto per sdoganare la propria pigrizia: fare le pulci a uno studio statistico è faticoso, liquidarli tutti in blocco per affidare la difesa di una tesi all' improvvisazione retorica lo è molto meno.
    In secondo luogo, difendo la rilevanza delle piccole probabilità.
    Quando tutto equivale, anche una tenue quanto problematica correlazione puo' essere decisiva nel far pendere il piatto della bilancia. Siamo scommettitori razionali e a parità di posta siamo tenuti a seguire anche le indicazioni di una differenza probabilistica invisibile.
    Nell' ambito delle scienze umane, i saggi più convincenti che ho letto mescolavano abilmente introspezione, senso comune, esperienza personale, statistiche e storia. La statistica non veniva mai schifata; anzi, aveva un posto d' onore. Volete un esempio? Il mio preferito è quello fornito da  Milton Friedman e Anna Schwartz: A Monetary History of the United States, 1867–1960
    AGGIUNTE POSTUME
    ADD1. R = relazioni vere / relazioni possibili. Ogni oggetto di studio ha un suo R, quanto più questo valore è elevato tanto più probabile che le conclusioni raggiunte negli studi saranno false. Si chiama "indice di comparabilità" e rappresenta un modo di far entrare in scena Bayes, infatti l' indice di comparabilità di un settore di ricerca rappresenta la probabilità a priori che la relazione da testare sia vera (sul punto vedi il lavoro di John P. Ioannidis).
    ADD2. Sul buon uso dello strumento statistico nelle scienze sociali. Consigliabile l' utilizzo per negare conclusioni apodittiche altrui, oppure per revocarle in dubbio. Evitare l' utilizzo per "dimostrare" alcunché.
    ADD3. Sull' utilità della storia nelle scienze sociali. Riguardo al progresso delle scienze sociali di solito si fronteggiano 3 posizioni:
    1. Il meglio del passato è incorporato nel presente, il sapere si accumula;
    2. Il presente dimentica il meglio del passato e degenera;
    3. Vale la pena di studiare la storia perché molto di buono puo' essere tralasciato.
    Solo la terza posizione implica lo studio fruttuoso della storia, la prima lo esclude.
    Se la prima posizione è sensata per le "scienza dure" non sembra esserlo per le scienze sociali. Queste ultime sono troppo esposte all' ideologia e alla politica, e se a questo aggiungiamo che sono particolarmente vulnerabili alla critica del teorema di Duhem-Quine, capiamo come possano procedere a lungo in modo distorto.
    ADD4. Legge di Goodharth: quando il governo elabora un suo programma sulla base di statistiche attendibili quelle statistiche smettono di essere attendibili.

    ADD5 leggge di ip: in un mondo sempre più sicuro aumenta l'intensità delle catastrofi e la loro rarefazione. guardare alla storia recente perde progressivamente di senso, ma questo è proprio cio' che fanno le statistiche. vedi greg ip

    ADD6 Superforecasting: The Art and Science of Prediction di Philip Tetlock, Dan Gardner
    • bill flack è un superforecaster. come lui ce ne sono altri.
    • domande tipo a cui risponde un s.: la russia annetterà i territori ucraini entro tre anni? l india entrerà nel consiglio di sicurezza onu tra un anno? quali paesi abbandoneranno l euro nei prossimi 5 anni?
    • scopo del libro: spiegare il modus operandi dei s. e xchè sono tali.
    • xchè bill nn è un editorialista del nyt?
    • nn lo sappiamo xchè nn abbiamo un track record degli editorialisti solo opinioni su opinioni ma vaghe nn testabili. tipo: se la nato aprirà all india la russia reagirà esponendoci ad una nuova guerra fredda.
    • ci interessa di più sapere se la juve ha fatto un buon acquisto o sapere se ci sarà un genocidio in sud sudan? sembrerebbe che la juve ci stia molto più a cuore.
    • s. ha delle qualità che possono essere coltivate da tutti.
    • l esperto prevede come una scimmia coi dadi? la ventennale ricerca di tetlock sfiora qs paradosso ma dice anche qlcs di più costruttivo..
    • l esperto fa un pochino meglio del profano
    • solo l orizzonte 3/5 anni lo fa diventare scimmia
    • gli eclettici fanno meglio degli specialistici.
    • dobbiamo fidarci dell esperto? coltiviamo uno scettico ottimismo.
    • xchè scetticismo? prendi la primavera araba nasce con una storia come tante. avrebbe potuta succedere l anno prima. facile da razionalizzare ma difficile da prevedere.
    • quante cose può fare il  battito d ali di farfalla!
    • teoria del caos: nella simulazione pc di sistemi complessi basta variare di poco un dato e gli esiti s invertono.
    • laplace: più sappiamo più sapremo prevedere. se sappiamo tutto del presente sapremo tutto del futuro: il mondo è un orologio. meccanicismo
    • lorentz: no il mondo è una nuvola. i feedback radicali ci espongono a variazioni infinitesimali. non sapremo mai come evolve una nuvola.
    • paradosso: oggi gli scienziati sanno di più ma sono più scettici sulle previsioni...
    • complessità: legge goodheart/lucas: la realtà cambia nel momento stesso in cui viene prevista. x i siatemi instabili la previsione è impossibile. x altri viene a dipendere dalle farfalle ed è quindi difficile. altri sistemi sono più stabili.
    • xchè allora ottimismo? xchè ci sono cose che si possono prevedere. x es. se ci sará traffico x andare al mare...
    • le assicurazioni fanno molti soldi prevedendo con successo un mondo complesso...
    • il mondo è un misto di orologi e nuvole  tutto è prob e margine d errore..
    • track record. essenziali x migliorare ma anche poco adottati. forse prevale lo scettico/scettico.
    • pochi rivelano l accuratezza e quasi nessuno giudica l esperto in base a quella..
    • il problema della domanda: pochi chiedono conto delle evidenze...
    • poca misurazione poca revisione pochi miglioramenti.
    • distinguiamo: previsione x migliorare la conoscenza. previsione x divertirsi. previsione fatta x autoavverarsi. solo le prime due richiedono misurazione.
    • ci sono anche p. fatte x impressionare: il superconsulente o il supereditorialista. anche qui il r.t. è inutile.
    • altre confortano il militante come un bagno caldo. niente rt ovviamente.
    • ottimismo: conoscendo tante distorsioni sappiamo dove migliorare.
    • torneo: 5 squadre che x 4 anni rispondono a una domanda al giorno su affari e politica con una p. il metodo è libero.
    • il gruppo dei superf. batte tutti il gruppo di controllo come il gruppo accademici.
    • conclusione 1: la capacitá previsionale esiste ed è misurabile e nn si identifica con la potenza accademica...
    • conclusione 2: la capacità p. nn è un talento ma un modo di pensare. un modo di aggiornare le proprie credenze.conoscere la differenza tra 60/40 e 40/60. l esperto conosce i nessi ma il superf sa pesarli.
    • xchè progressi tanto lenti? psicologia: crediamo di conoscere quel che nn conosciamo (x esempio se panebianco è un buon p.).
    • la differenza nn la fa l ideologia. nn la fa nemmeno l accesso ai dati e nemmeno l intelligenza. la matematica nn viene mai usata. il s. nn è uno sgobbone. conta COME si pensa.
    • il s. è autocritico. sa correggersi. vuole migliorarsi. qs significa che è curioso e aprrto.
    • classifica 1 s. 2 algoritmo statistico 3 esperto 4 persona comune.
    • ma l algoritmo affidabile è raramente disponibile x il problema da affrontare al momento. i problemi cambiano sempre e basta una leggera differenza per rendere dannoso l algoritmo a disposizione
    • intelligenza artificiale: nel 65 sembrava prossima. oggi siamo più cauti.
    • il s. del futuro: un uomo col pc. l uomo fa sintesi della complessità che manda in palla un  pc. il pc corregge i bias dell uomo
    continua

    ADD7 Why Most Published Research Findings Are False di John P. A. Ioannidis
    • la probabilità p di una relazione r dipende da:
    • 1 p a priori di quella r
    • 2 ampiezza del campione
    • 3 ampiezza dell effetto
    • 4 numero di modelli plausibili
    • 5 flessibilità di specificazioni e design
    • 6 ideologia e interessi coinvolti
    • 7 la moda di un argomento
    • rimedi: 
    • 1 fidarsi solo delle meta analisi
    • 2 trascurare stat sign e privilegiare bayes, ovvero R
    • R=rapporto tra relazioni vere/replicate e relazioni possibili in un certo ambito (p a priori che la relazione testata sia vera)
    continua

    ADD8 The cult of statistical significance di Dreirde McCloskey
    • Significato statistico ss vs. Significato economico se
    • Tesi: ss nn ha la capacità di guidare l azione pratica.
    • Ss nn è un concetto scientifico
    • L eroe del libro: william gosset. La sua lotta contro ronald fischer.
    • Appello: tornare a bayes. Recuperare il soggettivo contro la convenzione pseudo-oggettiva.
    • In filosofia il problema del quanto ha sostituito quello dell esistenza ma con il p value torniamo a concentrarsi solo sull'esistenza. in passo indietro
    • Ss prevale sul size effect. co quello che resta in testa. anche se magari il rischio di cancro è compensabile bevendo un bicchiere di vino in meno al mese
    • Ss prevale sui test economici di gosset.
    • Attraversare la strada x salvare il tuo bimbo è un conto. Farlo x acquistare la mostarda un altro. Anche se le prob. di fare incidenti è lo stesso.
    • La difesa di ds: è rigorosa. Serve x scremare le pubblicazioni. È una mera convenzione.
    • Così facendo lo statistico si trasforma in un esperto lontano da qls problema concreto.
    • Alternativa a ss: best practice.
    • Elenco delle topiche imputabili a ss
    • L economia è migliorata dopo ss?
    • I prof ribelli: leamer savages zellners grangers.
    • I guai di ss in psicologia e in medicina.
    • Medicina. La rivolta di kenneth rothman e della sua rivista  epidemiology.
    • 80 anni di raffinata inutilitá. Come è potuto accadere? Interessante questioe x l epistemologia.
    • Alternative: simulazioni al pc
    • Alternative: coefficienti che abbinano size e ss. probabilmente non segnalerebbero pericolo nel caso delle carni rosse
    • Alternative: scommesse. il recupero del soggettivo e di bayes
    conclusioni

    ADD9 The great statistical schism di Brendon Brewer


    • cos'è la probablità? due scuole. tesi: ha vinto il peggio
    • beyesiani conta la probabilità a priori per pesare i risultati
    • frequentisti: conta cio' che si osserva, basta fingere che esperimenti uguali siano ripetibili
    • per i f un risultato è statisticamente significativo se p value inf. al 5%
    • ma un p inf al 5% non significa che la prob della relazione sia del 95%, sarebbe così solo se il laboratorio immaginario in cui gli esperimenti sono sempre ripetibili coeteris paribus fosse reale
    • un problema esemplificativi: hai due medicinale che potenzialmente curano la stessa malattia A e B e due gruppi omogenei di 100 malati ciascuno. A ne guarisce 70 mentre B 83. Quante possibilità ci sono che A e B siano ugualmente efficaci?
    • frequentista: analogia: se tiro una moneta 10 volte che prob ci sono esca testa solo 1 volta? e due? e tre?... 10 volte? sommo il quadrato (2 lanci) di queste prob e ottengo la probabilità di ottenere lo stesso numero. allo stesso modo posso calcolare la possibilità che su una doppia serie di 100 lanci possa ottenere 70 e 83. E' circa dello 0.0002. questo valore si chiama p-value.
    • nota l'assunto: io so con certezza che la moneta non è truccata, non devo attribuire una prob a questo fatto. allo stesso modo postulo che l'esperimento di cui sopra sia ripetibile esattamente, non postulo una prob sulla ripetibilità. Il bayesiano invece non conosce eventi a cui non attribuire prob, per lui tutto è prob.
    • bayesiano: devo calcolare la prob che A e B siano parimenti efficaci. Qual è la proprietà a priori di qs evento? Ammettendo che esistano due possibilità - parimenti efficaci e B più efficace di C - la prob in favore del primo, stante la mia ignoranza, potrebbe essere 0.5. Qual è la prob a priori dell' esito sperimentale? Con tutte le combinazioni possibili ammettiamo che sia intorno a 0.001. La probabilità dell'esito sperimentale, data la pari efficacia delle medicine, la so già, è il p-value 0.0002. Con questi dati e la formula di bayes posso calcolare la prob che, dato l'esperimento, i due farmaci siano parimenti efficaci: 0.11. Un valore nettamente più alto di 0.0002. in buona sostanza: il p-value è amplificato da un coefficiente costruito col rapporto delle prob a priori (0.5 e 0.001, ovvero in questo caso circa 500))
    • critica a bayes: è soggettivo (le prob a priori sono soggettive)
    • risposta: ma così è la realtà
    • una soluzione: ecumenismo.
    • problema: riluttanza ad abbandonare le vecchie idee
    • analogia con la fisica: newton si insegna ancora perché propedeutico ad einstein (ovvero: più facile e introduttivo)
    • ma l'analogia non vale con la statistica perché bayes (ovvero la teoria più rigorosa) è anche più semplicve rispetto al frequentismo (la teoria più lacunosa).
    continua


    • Ten Oh No! It’s a Girl! - More Sex Is Safer Sex: The Unconventional Wisdom of Economics by Steven E. Landsburg - #femminucceedivorzi #statusenutrimentocorporeo #whoiswhoemaschietti #nipotame #stressfemminuccegermaniaest #ilmaschietotirisposa #patrignipredatori #figliunicimaschi #ipiùrichiestinelleadozioni #splittingnelleredità #autostimaneifigliedivorzio 
    • Eleven The High Price of Motherhood - More Sex Is Safer Sex: The Unconventional Wisdom of Economics by Steven E. Landsburg - #famigliaecarriera #causalitàocorrelazione #abortoallastessaetà #cercatoallastessaetà #nonvolutoallastessaetà #economistieprovettesporche
    • Fifteen Matters of Life and Death - More Sex Is Safer Sex: The Unconventional Wisdom of Economics by Steven E. Landsburg - #ventilatoripertutti #schellingavermicino #valoredellavitaevaloririschiosi #tuttiigiorniprezziamolavita #cellulariallaguida #blackstonetroppoprodigo #fareunastimadadoveiniziare

    Sul buon uso della statistica nelle scienze sociali

    Consigliabile l' utilizzo per negare conclusioni apodittiche altrui, oppure per revocarle in dubbio. Evitare l' utilizzo per "dimostrare" alcunché.

    Storia delle idee nelle scienze sociali - Earw(h)ig: I Can't Hear You because Your Ideas are Old

    3 posizioni:


    1. Il meglio del passato è incorporato nel presente, il sapere si accumula;
    2. Il presente dimentica il meglio del passato e degenera;
    3. Vale la pena di studiare la storia perché molto di buono puo' essere tralasciato.
    Solo la terza posizione implica lo studio della storia, la prima lo esclude.

    Se la prima posizione è sensata per le "scienza dure" non sembra esserlo per le scienze sociali. Queste ultime sono troppo esposte all' ideologia e alla politica, e se a questo aggiungiamo che sono particolarmente vulnerabili alla critica del teorema di Duhem-Quine, capiamo come possano procedere a lungo in modo distorto.