Verso la spiaggia: “… papà attaccato al... - Riccardo Mariani:
'via Blog this'
giovedì 27 novembre 2014
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Quel che resta.
Soprattutto uno scoppiettante botta e risposta.
Gramellini si pronuncia all' alba: occorre subito una “scuola dei sentimenti” a partire dalle elementari.
Risposta delle femministe indignate/depresse (di default): caro Gramellini, sbagli. La via giusta è la “lotta agli stereotipi”.
“Scuola dei sentimenti”, “lotta agli stereotipi”… devo ammettere il mio scetticismo di fronte a queste alate speculazioni sempre in fuga da una seria verifica.
IMHO: per l’ altruista razionale non sarebbe meglio trascurare completamente il fenomeno e dirigere altrove la sua attenzione?
Diciamo una preghiera per le vittime e lasciamo che il femminicidio si risolva da sé in qualche modo (che non riesco a prevedere), nel frattempo ci sono molte cause degne di nota, magari meno glamour, ma per lo meno con soluzioni efficienti garantite e a portata di mano.
Se rinuncio a cambiare il mio smartphone posso salvare decine di vite umane nel terzo mondo. E’ certo! Non sono speculazioni fondate su un esperimentino californiano messo su alla bell’ e meglio.
Se spingo per la posa di tutor e asfalto drenante in autostrada salvo la vita a diversi automobilisti. E’ certo! Non è una congettura filosofica importata da qualche pseudo-scienziato sociale dedito alla scannerizzazione compulsiva dei nostri cervelli.
Ho fatto solo due esempi a caso, ne potrei fare una sfilza.
Certo, magari per qualcuno la vita di un africano o di un automobilista vale meno di altre vite. Non penso però che la filosofia morale di questo “qualcuno” sia molto solida.
E se proprio vogliamo insegnare qualcosa alle elementari, caro Gramellini, insegniamo il giochetto delle priorità, ovvero che non si puo’ fare una cosa e l’ altra (sento già risuonare la vuota obiezione) visto che viviamo in un mondo di risorse limitate.
In caso contrario facciamo TUTTO (compreso il contrario di TUTTO) e non se ne parli più.
P.S. Naturalmente il mio suggerimento non è serio, visto che chi lotta contro il femminicidio – secondo me - conduce essenzialmente una “battaglia esistenziale”, una specie di crociata che ha come scopo primario quello di riempire la vita di chi la conduce. Lo psicologo parlerebbe di “impegno vitale”. Insomma, qualcosa lontano anni luce dall’ altruismo razionale.
Critica all' economia
La migliore mette al centro l' innovazione. Il capitalismo è lo sviluppo per innovazione e non per accumulo di capitale.
La presenza dell' innovazione rende ancora più precari i matematismi dell' economia moderna.
L' innovazione sbaraglia i pessimismi classici: Malthus (sovrapopolazione) Ricardo (dominio dei proprietari terrieri) Marx (sfruttamento e salario di sopravvivenza) Marcuse (alienazione).
L' innovazione probabilmente sbaraglierà i pessimismi contemporanei: ambiente, irrazionalità, alienazione, diseguaglianze.
La tesi di Picketty: i soldi escono dai soldi, i ricchi saranno sempre più ricchi e le diseguaglianze si amplieranno. R>g.
Il pessimismo di P. attinge da Malthus, Ricardo e Marx. Tre studiosi di razza ma non proprio tre grandi profeti. Non ne hanno azzeccata una, specie Marx, lo scienziato sociale con il curriculum più fallimentare.
Da meditare: P. sostiene che i ricchi saranno sempre più ricchi ma non che i poveri saranno sempre più poveri. E in effetti il salario dei lavoratori è aumentato del 3000% nei due secoli di capitalismo. Il messaggio di P. è destinato quindi a preoccupare gli invidiosi più che i lavoratori egoisti.
Inoltre la relazione r>g (che esiste da sempre) non sembra collegata con le diseguaglianze, che nella storia vanno e vengono.
Recentemente sono cresciute? Ma molte sono da imputare ai governi, specie quando restringono la possibilità di costruire, oppure quando agevolano la residenza ai petrolieri arabi. Si tratta di misure benemerite, nessuno le critica, ma se ne prenda atto.
Ci sono poi posti al mondo dove la torta della crescita va interamente ai lavoratori, ne cito due: Corea del Nord e Somalia. Vi piacciono?
Purtroppo P. si cura delle diseguaglòianze e non del miglioramento degli ultimi, e così manca di dare una serie di dati essenziali. I salari sono aumentati del 2900% dal 1800 a oggi e l' innovatore incamera in profitti giusto il 2% della ricchezza che crea. Gran parte di questo arricchimento si è realizzato prima degli anni 40, ovvero senza welfare.
P non tiene conto della distruzione creativa e dei passaggi di mano del capitale.
oggi la diseguaglianza più allarmante è quella tra lavoratori: i neo ricchi lavorano 15 ore al giorno! E i compensi dei super manager? Bè, quelli sono lavoratori, solo dotati di grande capitale umano (un elemento completamente trascurato da P).
L' errore decisivo di P.: non tener conto di come risponde l' offerta all' aumento dei prezzi e all' addensarsi della ricchezza. Se un settore è particolarmente profittevole si moltiplicano gli accessi e le innovazioni per creare alternative.
Il concetto di diseguaglianza usato da P è quello illuminista francese. Grave errore non favorire quello scozzese quando la modernità si basa su quell' insegnamento.
Le definizioni di povertà su cui ci si basa sono poco serie e privilegiano il concetto fallato di "povertà relativa" ma questo è solo un modo per confondere le acque.
La distorsione principale di P. è di natura etica: lui non colpisce il capitalismo (che esiste da sempre) ma il liberalismo (libertà + dignità), ovvero una teoria etica che esiste da due secoli e che invita a tollerare le diseguaglianze in nome delle generazioni future.
In P. si reitera l' errore tipico della sinistra: la società è una famiglia. Tuttavia le differenze tra famiglia e società aperta sono enormi.
La lezione che traiamo: la peggiore destra è afflitta da un egoismo insanabile che fa fuori gli altri la migliore sinistra da un egoismo insanabile che fa fuori le generazioni future.
La presenza dell' innovazione rende ancora più precari i matematismi dell' economia moderna.
L' innovazione sbaraglia i pessimismi classici: Malthus (sovrapopolazione) Ricardo (dominio dei proprietari terrieri) Marx (sfruttamento e salario di sopravvivenza) Marcuse (alienazione).
L' innovazione probabilmente sbaraglierà i pessimismi contemporanei: ambiente, irrazionalità, alienazione, diseguaglianze.
La tesi di Picketty: i soldi escono dai soldi, i ricchi saranno sempre più ricchi e le diseguaglianze si amplieranno. R>g.
Il pessimismo di P. attinge da Malthus, Ricardo e Marx. Tre studiosi di razza ma non proprio tre grandi profeti. Non ne hanno azzeccata una, specie Marx, lo scienziato sociale con il curriculum più fallimentare.
Da meditare: P. sostiene che i ricchi saranno sempre più ricchi ma non che i poveri saranno sempre più poveri. E in effetti il salario dei lavoratori è aumentato del 3000% nei due secoli di capitalismo. Il messaggio di P. è destinato quindi a preoccupare gli invidiosi più che i lavoratori egoisti.
Inoltre la relazione r>g (che esiste da sempre) non sembra collegata con le diseguaglianze, che nella storia vanno e vengono.
Recentemente sono cresciute? Ma molte sono da imputare ai governi, specie quando restringono la possibilità di costruire, oppure quando agevolano la residenza ai petrolieri arabi. Si tratta di misure benemerite, nessuno le critica, ma se ne prenda atto.
Ci sono poi posti al mondo dove la torta della crescita va interamente ai lavoratori, ne cito due: Corea del Nord e Somalia. Vi piacciono?
Purtroppo P. si cura delle diseguaglòianze e non del miglioramento degli ultimi, e così manca di dare una serie di dati essenziali. I salari sono aumentati del 2900% dal 1800 a oggi e l' innovatore incamera in profitti giusto il 2% della ricchezza che crea. Gran parte di questo arricchimento si è realizzato prima degli anni 40, ovvero senza welfare.
P non tiene conto della distruzione creativa e dei passaggi di mano del capitale.
oggi la diseguaglianza più allarmante è quella tra lavoratori: i neo ricchi lavorano 15 ore al giorno! E i compensi dei super manager? Bè, quelli sono lavoratori, solo dotati di grande capitale umano (un elemento completamente trascurato da P).
L' errore decisivo di P.: non tener conto di come risponde l' offerta all' aumento dei prezzi e all' addensarsi della ricchezza. Se un settore è particolarmente profittevole si moltiplicano gli accessi e le innovazioni per creare alternative.
Il concetto di diseguaglianza usato da P è quello illuminista francese. Grave errore non favorire quello scozzese quando la modernità si basa su quell' insegnamento.
Le definizioni di povertà su cui ci si basa sono poco serie e privilegiano il concetto fallato di "povertà relativa" ma questo è solo un modo per confondere le acque.
La distorsione principale di P. è di natura etica: lui non colpisce il capitalismo (che esiste da sempre) ma il liberalismo (libertà + dignità), ovvero una teoria etica che esiste da due secoli e che invita a tollerare le diseguaglianze in nome delle generazioni future.
In P. si reitera l' errore tipico della sinistra: la società è una famiglia. Tuttavia le differenze tra famiglia e società aperta sono enormi.
La lezione che traiamo: la peggiore destra è afflitta da un egoismo insanabile che fa fuori gli altri la migliore sinistra da un egoismo insanabile che fa fuori le generazioni future.
Da dove ci arriva la laicità
Emerge distinguendo l' etica della virtù dalla deontologia. Bisognerebbe coltivarle entrambe.
Solo la prima mette a rischio la laicità.
Solo la seconda ci impoverisce e si rischia la deriva relativista.
Solo la prima mette a rischio la laicità.
Solo la seconda ci impoverisce e si rischia la deriva relativista.
mercoledì 26 novembre 2014
The Dark Side Of Divorce
The Dark Side Of Divorce | Slate Star Codex:
'via Blog this'
S' indebolisce l' ipotesi genetica.
Il divorzio danneggia i bimbi ma anche la famiglia conflittuale che resta unita li danneggia. Esiste un divorzio di fatto non sanzionato che va punito.
'via Blog this'
S' indebolisce l' ipotesi genetica.
Il divorzio danneggia i bimbi ma anche la famiglia conflittuale che resta unita li danneggia. Esiste un divorzio di fatto non sanzionato che va punito.
How Can Meditation Help You Control Your Mind?
How Can Meditation Help You Control Your Mind?:
'via Blog this'
Per la serie: le vie alternative al paternalismo.
Importante l' introspezione. Noi cattolici fortunati ad avere l' esame di coscienza.
'via Blog this'
Per la serie: le vie alternative al paternalismo.
Importante l' introspezione. Noi cattolici fortunati ad avere l' esame di coscienza.
martedì 25 novembre 2014
Una teoria dell' aborto
1. Introduzione
Non è facile parlare di aborto, oltre ad essere un argomento delicato in sè, la discussione è continuamente fuorviata da fedi, interessi e ideologie che interferiscono in modo improprio sul ragionamento. Mi limito a tre esempi per chiarire cosa intendo.
In passato, c'è chi ha messo in luce un collegamento tra calo del crimine e introduzione delle pratiche abortive. Può darsi che le coppie più imprudenti dal punto di vista sessuale siano anche più a rischio per cio' che riguarda i comportamenti criminali, oppure che un figlio non voluto sviluppi più facilmente certe inclinazioni malsane. Più probabilmente opera una combinazione di questi due fattori. Sebbene la notizia sia rilevante per l' utilitarista che è in noi, non dovrebbe spostare di molto il giudizio etico che diamo dell' aborto. Basterebbe riflettere sul fatto che, stilando opportuni protocolli genetici, esistono diversi modi per ottenere una società più linda e progredita, ciononostante seguire una simile via ripugnerebbe anche all' osservatore più cinico. Evidentemente il tema etico e quello pragmatico sono staccati tra loro ed è opportuno che rimangano tali.
Altro esempio di interferenza: il tema femminile. Certe soluzioni al problema etico dell' aborto potrebbero penalizzare le donne (sono loro a partorire) e questo fatto, sempre sullo sfondo della discussione, finirebbe per inquinare in molti modi la discussione, pensate solo a come verrebbe turbata la serenità di chi professa un’ ideologia femminista.
Altro esempio di interferenza: la Chiesa Cattolica è da sempre esposta su questo fronte e raggiungere certe conclusioni potrebbe suonare come un attacco al prezioso deposito della fede. Non è così poiché ragione e fede viaggiano pur sempre su binari separati e la pretesa che i due binari procedano appaiati, almeno fino ad un certo punto, va verificata in modo indipendente. Cio’ detto, resta ostico un sereno confronto che coinvolga i cattolici.
Ebbene, qui il mio obbiettivo è di depurare il dibattito da queste indebite interferenze al fine di isolare il mero problema etico. Mi rendo conto che chi non crede nella ragione, troverà a dir poco pretenzioso un simile obiettivo.
Per formulare una teoria completa dell' aborto bisogna rispondere a due domande: 1) quando inizia la vita umana? e 2) esiste un diritto alla vita per il feto qualora sia riconosciuto come "vita umana"? Per ognuno dei cruciali quesiti si possono formulare diverse ipotesi che, combinate tra loro, danno origine ad una quarantina di teorie sull' aborto. Probabilmente, il volenteroso che intende approfondire si forma un' idea sulla faccenda a seconda di come la sua sensibilità viene investita dal cumulo delle ragioni messe in campo da una parte e dall' altra: è il peso specifico della massa di argomenti a fare la differenza. Qui di seguito, invece, mi concentrerò su quella che ritengo la teoria più solida tra quelle messe a punto e a come riesce a far fronte alle obiezioni più ficcanti.
2. Quando inizia la vita umana
Se Giovanni entra nel tele-trasportatore (cabina A) che distrugge il suo corpo ricostruendolo altrove (cabina B) identico, l' identità di Giovanni si sposta dal vecchio corpo (disintegrato in A) al nuovo (copiato in B)
Quello appena descritto è un caso in cui non esiste continuità tra corpo e identità: l' identità salta da un corpo all' altro.
Un caso rarissimo e, al momento, fantascientifico. Oltretutto basterebbe variare di poco il caso prospettato affinché l' effetto non si produca: se il tele-trasportatore non distruggesse il corpo di Giovanni, l' identità di Giovanni proseguirebbe in abbinata al suo corpo originale, con un gemello perfetto che comincerebbe a vivere in cabina B.
Al momento non mi vengono in mente altre casi di "discontinuità" tra corpo e identità, diciamo pure che sono rarissimi anche ricorrendo all' immaginazione e che il principio di "continuità" risulta molto solido. La cosa migliore consiste allora nell' adottare di default la teoria continuista (TC) dell' identità: la nostra identità inizia e prosegue in stretta relazione con il nostro corpo.
Chi considera che la vita umana cominci "dalla concezione" lo fa applicando a questi problemi bioetici il principio di continuità: la mia identità sorge quando "inizia" il mio corpo e si sviluppa in continuità con esso.
La TC adotta poi il principio di potenza: in presenza di continuità, cio’ che è in potenza mantiene l’ identità di cio’ che è in essere. Oggi sono esattamente la stessa persona che ero ieri, anche se ho cambiato pettinatura, questo perché la pettinatura di oggi esisteva in potenza anche ieri.
Il principio di potenza è vecchio quanto la filosofia, Aristotele lo adottò per neutralizzare i paradossi sul divenire di Parmenide. Il secondo riteneva che due cose differenti non possono mai essere la stessa cosa e per risolvere i vari assurdi postulava che il cambiamento fosse una mera illusione. Aristotele, con più buon senso, preferì affermare che l’ identità viene conservata allorché, in un processo continuo, si passa dalla potenza all’ attualità.
L' obiezione più solida al "continuismo" è la seguente: l' uomo è essenzialmente un essere pensante che sviluppa i suoi desideri nell' area corticale, finché quest' area non emerge e non si organizza (25/33 esima settimana dal concepimento), non possiamo dire che l' essere umano abbia iniziato il suo corso, e questo anche se quella "parte di corpo" emerge e si organizza successivamente in continuità con il corpo dell' embrione alla data del concepimento.
In questo caso, si noti, sarebbe lecito produrre corpi acefali, magari attraverso clonazione, che forniscano pezzi di ricambio sempre pronti alla bisogna per il clonato. ma non voglio soffermarmi troppo su questo caso poiché molti "corticalisti" sono tranquillamente disposti ad accettare un' opzione del genere.
Per valutare l' obiezione, di solito, ci si concentra invece sul caso dell' uomo in stato comatoso:
... Giovanni giace in coma in un letto di ospedale, le sue funzioni cerebrali sono al momento ko. Fortunatamente, noi sappiamo che si riprenderà, che tornerà a vivere normalmente tra nove mesi. Purtroppo non avrà alcun ricordo della sua vita passata, dovrà riformare da zero le sue esperienze ma potrà farlo con funzioni cerebrali pienamente ristabilite...
Nessuno di noi pensa che sia lecito uccidere Giovanni mentre è in coma, nemmeno il più radicale dei "corticalisti".
Ma che differenza c' è tra Giovanni e un feto? Entrambi sono destinati ad acquisire una rete corticale ben funzionante. Entrambi non hanno (o hanno perso per sempre) l' esperienza di una vita passata.
A questo punto i difensori dell' "opzione corticale" introducono il concetto filosofico di "desiderio disposizionale" (DD): ci sono desideri che esistono anche a prescindere dalla loro produzione meccanica. In questi casi il funzionamento del cervello è un requisito secondario.
Io voglio una "buona vita" anche se il mio cervello in questo momento non sta affatto lavorando per produrre esplicitamente un simile desiderio. Magari ne sta producendo un altro (desiderio attuale), che consiste nella necessità di consumare al più presto un cappuccino con brioche, ma il desiderio della "buona vita" esiste anche in assenza di attività cerebrale, lo possiamo dare per scontato, aleggia sopra il mio cervello. D' altro canto è ben difficile immaginare un desiderio del genere in assenza totale di cervello visto che nessuno crede ai fantasmi. Ecco allora cosa differenzia Giovanni dal feto visto che il secondo fino alla 25esima settimana non ha un cervello e quindi nemmeno un DD.
A me la teoria del DD non convince, mi sembra tanto un concetto introdotto ad hoc per distinguere Giovanni dal feto. Al limite potrei accettare come ragionevole l' inferenza che il cervello di Giovanni, una volta ripristinato, desideri la vita: avendo una vita pregressa fare inferenze statistiche è del tutto lecito. Ma questa inferenza, purtroppo per i "corticalisti", non basta a differenziare in modo sostanziale Giovanni e il feto: 1) nell' esempio abbiamo postulato che il nuovo cervello di Giovanni sarà diverso dal vecchio e 2) difficile pensare che anche il cervello futuro del feto sia tale da non desiderare di vivere: è vero, il cervello in questione non ha una vita pregressa ma possiamo pur sempre osservare una quantità praticamente infinita di cervelli simili a lui, l' inferenza statistica sarebbe anche più attendibile che nel primo caso.
La teoria "dal concepimento", legata com' è al solido principio di continuità, mi sembra ancora il candidato più presentabile allo scrutinio della ragione.
A questo punto ci sarebbe da dire che esistono almeno 5/6 teorie etichettabili come "dal concepimento" ma per gli scopi limitati che mi propongo in questo spazio non vale la pena di introdurre ulteriori distinguo.
3. Esiste un diritto alla vita?
Molti pensatori abortisti ammettono tranquillamente che il feto sia una vita umana completa dal concepimento ma negano che esista per lui un diritto alla vita.
Anche se un diritto del genere ci sembra fondamentale, non dobbiamo meravigliarci, esistono molti casi in cui noi siamo disposti a negare il diritto alla vita: nel caso della legittima difesa, nel caso della pena di morte, nel caso dello stato di necessità...
In fondo tutto puo' essere ricondotto all' annoso problema ben conosciuto dai moralisti di tutte le epoche: il fine giustifica i mezzi?
La Chiesa Cattolica di solito affronta queste questioni con la teoria del doppio effetto (TDE).
La TDE ci dice che in certi casi il male prodotto dalla nostra azione è accettabile, e in merito veniamo invitati a distinguere tra meri "mezzi" ed "effetti collaterali prevedibili" (ECP).
Nella teoria della guerra giusta, per esempio, la Chiesa potrebbe autorizzare un bombardamento anche quando si sa con certezza che ci saranno vittime innocenti. La moralità del bombardamento deriva dal fatto che le vittime sono un ECP e non un mero mezzo per ottenere il nostro obiettivo.
[Inutile aggiungere che in casi del genere deve comunque essere rispettata una certa proporzionalità tra fine ultimo benefico e conseguenze malvagie]
Nel caso dell' aborto esiste invece l' intenzione diretta di uccidere il feto, per quanto in vista di un fine benefico (la felicità della donna o di altri). In un caso del genere l' azione malvagia è un mero mezzo e non un ECP. L' intenzione del male è "diretta" e non "obliqua".
La TDE è una teoria rispettabile ma soffre di alcune lacune: non è sempre facile distinguere il "mezzo" dall' ECP.
I detrattori della TDE illustrano in modo vivido le sue debolezze ricorrendo al caso del "famoso violinista".
Un "famoso violinista" soffre di una grave malattia che lo condurrà presto alla morte se non verrà reperito un soggetto portatore di sangue e midollo compatibili. Costui dovrà poi prestarsi all' oneroso sacrificio di giacere nel letto con il famoso violinista affinché i medici possano realizzare la difficile operazione di osmosi tra i due soggetti. Gli adepti della Società della Musica, disperati dall' idea di perdere un genio unico, individuano in Giovanni il soggetto che puo' salvare il loro beniamino, lo rapiscono nottetempo narcotizzandolo e lo introducono nell' ospedale connettendolo con perizia al "famoso violinista" per poi darsi alla fuga. Il mattino dopo Giovanni si sveglia schiena a schiena con il "famoso violinista" e carico di flebo, davanti a lui un' equipe di medici che gli rivolge questo inquietante discorsetto: "stanotte è successa una cosa incresciosa e siamo molto dispiaciuti per lei, la polizia è già al lavoro per rintracciare i responsabili, sta di fatto che non si puo' tornare indietro e ora la sua condizione è irreversibile. La persona alle sue spalle è un "famoso violinista" che morirà senz' altro qualora lei decida di alzarsi dal letto per tornarsene a casa. Per salvarlo da morte certa lei deve restare dove si trova ora per almeno nove mesi (o nove anni). Sta ora alla vostra coscienza decidere, se opta per salvare la vita al "violinista famoso", tanto di cappello, se invece preferisce tornare dalla sua famiglia, noi, francamente, non riusciamo a biasimarla. Decida in piena libertà". Non c’ è che dire, ora Giovanni ha davanti un bel problema etico.
Di solito la nostra posizione più naturale è vicina a quella dei medici: ammiriamo Giovanni qualora si presti a sacrificare nove mesi (o nove anni) della sua vita per salvare il "famoso violinista". D' altro canto, non riusciamo del tutto a condannarlo qualora stacchi i cavi per tornare alla sua vita e alla sua famiglia.
In assenza di condanna esplicita ammettiamo che non esista un dovere etico a restare in quel letto per nove mesi (o nove anni), eppure la TDE sembrerebbe postulare un simile dovere: staccare i cavi alzandosi dal letto è un omicidio diretto, un mezzo attraverso cui riprendo possesso della mia legittima libertà.
Perché la TDE sembra valere per il feto ma non per il "famoso violinista"?
Ciascuno vede che le disanalogie tra il caso del violinista e quelle del feto abbondano, il problema è se ne esistano di rilevanti.
Innanzitutto, i feti non piovono dal cielo come gli Amici della Musica che irrompono inattesi nella casa dell' incolpevole Giovanni. Questa osservazione potrebbe essere rilevante circa le responsabilità contrattuali dei genitori.
Cio' detto, si puo' sempre rispondere che la coppia imprudente, per il solo fatto essere tale, non si fa carico di alcun impegno verso un soggetto che al momento della loro imprudenza nemmeno esiste. Come si fa ad impegnarsi verso chi non c' è? Per quanto un contratto possa essere implicito, devono per lo meno esistere le parti. Di sicuro i genitori non sono "innocenti" come lo è Giovanni, ma nemmeno esiste un loro impegno pregresso a prendersi cura del bambino. Non devono nulla al bambino, anche se sarebbe bello che se ne prendessero cura. Insomma, la loro situazione su questo punto non è poi così diversa da quella di Giovanni. Inoltre resterebbe comunque escluso l' aborto in seguito a violenza.
Altri ritengono invece che esista comunque una responsabilità genitoriale (non contrattuale) ben definita. Mi sembra francamente che si voglia risolvere il caso introducendo un dovere ad hoc. Anche questa disanalogia mi sembra poco pertinente.
Forse dobbiamo vedere più nel dettaglio la condizione di Giovanni: ammettiamo ora che per riguadagnare la sua vecchia vita Giovanni debba, prima di alzarsi dal letto, accoltellare ripetutamente il "famoso violinista". In un caso del genere saremmo senz' altro meno propensi a concludere che dopotutto il povero Giovanni ha il pieno diritto di agire in questi termini.
Quanto più l' azione malvagia richiede un coinvolgimento diretto, tanto meno ci sembra lecita.
Chi è rapito con la forza ha il diritto alla fuga ma ha il diritto a sacrificare un ostaggio innocente rapito con lui?
Forse dipende cosa intendiamo per "sacrificare": se Giovanni e Giuseppe vengono rapiti in coppia e a Giovanni viene promessa la liberazione qualora uccida a coltellate Giuseppe, probabilmente non esiste un diritto che consenta a Giovanni di procedere in questi termini mantenendosi nel giusto. Ma se ai due ostaggi viene detto che la loro fuga innescherà delle ritorsioni, questo non annulla del tutto il loro diritto morale a scappare qualora si presenti un' occasione favorevole.
Torniamo al nostro caso. Per abortire bisogna uccidere il feto con un' operazione complessa chiaramente mirata ad ottenere quell' obbiettivo, anche se, ovviamente, si tratta di un obbiettivo intermedio meramente strumentale ad altri fini.
Giovanni, invece, provoca la morte del violinista semplicemente alzandosi dal letto e proseguendo la sua vita normale. E' vero, deve staccare i cavi, ma la cosa viene descritta come un' operazione talmente semplice da assomigliare più ad un' omissione che ad un' azione vera e propria. Tanto è vero che se nell' esempio noi sostituiamo il semplice distacco dei cavi con le coltellate ripetute, il giudizio morale cambia anche se la sostanza degli eventi non cambia affatto.
La disanalogia fondamentale tra il caso del feto e quello del violinista consiste allora nel fatto che il primo viene ucciso, il secondo viene fatto morire.
Sembra cruciale la distinzione tra "uccidere" e "lasciar morire", tra fare ed omettere. Un conto è quando noi facciamo il male, un conto è quando lasciamo che il male si compia.
Purtroppo una simile distinzione non è ben vista dalla Chiesa Cattolica che, per ragioni che qui tralascio, non fa una grande differenza tra peccati di omissione e peccati di azione. Per un libertario, invece, introdurre la distinzione fare/omettere (F/O) è invece la cosa più facile del mondo.
Se solo la Chiesa integrasse la TDE con la distinzione F/O rinforzerebbe la sua difesa razionale dei deboli. Purtroppo una simile distinzione introduce elementi di libertarismo che cozzano con la posizione presa in altri campi, per esempio quello attiguo dell' eutanasia.
4. Conclusioni
Una teoria razionale dell' aborto deve rispondere a due domande: 1) quando inizia la vita del feto? 2) esiste per il feto un diritto alla vita?
Sul primo tema, la TC sembrerebbe prevalere sulla TDD, il che mi fa ritenere che la vita umana cominci dal concepimento.
Sul secondo tema, la TDE, opportunamente integrata dalla distinzione F/O, sembra superare l' obiezione del "violinista" attribuendo al feto un pieno diritto alla vita.
In conclusione vorrei solo dire che le regole etiche di cui ho discusso qui hanno natura deontologica, in quanto tali non penso abbiano valore assoluto. Detto in modo più esplicito, la spinosa questione della proporzionalità resta sempre rilevante: che diremmo di Giovanni se nell' esempio del violinista avessimo postulato una "connessione" necessaria di 9 anni anziché di 9 mesi? E se postulassimo una connessione per tutta la vita? A quel punto molte conclusioni potrebbero mutare e forse anche l' opzione delle "coltellate liberanti" diverrebbe plausibile.
AGGIUNTE
- Come mai tra gli anti-abortisti non si sente la voce degli utilitaristi? Eppure dovrebbe essere una delle più rumorose:
- L' utilitarista massimizza la felicità ed è quindi chiamato al confronto tra la la felicità di una vita (quella che il bambino vivrebbe se non venisse abortito) con la felicità dei nove mesi di gravidanza. L' esito del confronto non è scontato ma diversi elementi lo rendono piuttosto facile.
- Innanzitutto la lunghezza: una vita media dura 70/90 anni è difficilmente paragonabile con nove mesi di vita.
- Eseguire l' aborto non è una passeggiata: i nove mesi sono brevi ma sostituendoli con l' aborto non si fa un grande affare in termini di felicità per la donna. Ci sono conseguenze psicologiche.
- Non si dica che oltre ai nove mesi bisognerebbe considerare tutto il periodo di accudimento: c'è una fila lunga da qui a lì che attende di adottare, basta volerlo.
- I figli non voluti diventano generalmente figli voluti in tempi brevi, spesso appena nascono. Gli studi psicologici sono abbastanza concordi su questo importante punto.
- E la felicità del bambino?: in genere la gente non si suicida, in genere la gente è grata di vivere. Forse i bambini non voluti lo saranno un po' meno, tuttavia si puo' credibilmente presumere che lo siano anche loro.
- Si obbietterà: con una logica del genere saremmo obbligati ad avere tanti bambini. Bè, non mi sembra una conseguenza tanto imbarazzante, sempre inteso che non tutti i doveri sono anche obblighi (morale supererogatoria).
- Si obbietterà: e Malthus? Rilassiamoci, siamo ben lontani da una preoccupazione del genere, specie nelle società avanzate.
- Spesso gli effetti dell'aborto vengono minimizzati a causa di un bias cognitivo che gli psicologi conosco sotto il nome di "avversione alle perdite". E' più grave essere abortiti o essere stuprati? Pensate alla vostra situazione, pensate cosa vi avrebbe sottratto il primo atto e cosa vi avrebbe sottratto il secondo. Messa in questi termini la questione è posta in modo razionale ed evita la trappola della "loss aversion": noi tendiamo a valutare meno una cosa per il semplice (e irrilevante) fatto che non la possediamo.
Continua. - Regolamentare l'aborto fa nascere più bambini demand aimed regulations, primarily waiting periods and parental consent laws, reduced abortion demand significantly among clinics. Estimates from the demand model show that abortions are both price sensitive and that patients substitute across the different types of providers https://www2.bc.edu/~beauchaa/asdynamics.pdf
- Molti sostengono che la persona si identifica con il suo cervello e che quindi finché non viene ad esistere quest'ultimo il feto puo' essere abortito. Due risposte: 1) nel feto il cervello esiste già in potenza, anche nel dormiente il cervello è inerte, come se non ci fosse solo in potenza 2) l'identificazione tra cervello e persona è smentita da due esperimenti mentali: trapianto dei cervelli e teletrasporto.
- The Problem of Abortion and the Doctrine of the Double Effect di Philippa Foot
- dde: 4 condizioni: 1 natura (l atto deve essere moralmente indifferente o buono) 2 mezzo (non deve essere un mezzo diretto) 3 intenzione 4 proporzionalità
- aborto e asportazione dell utero
- @@@@
- K/LD (distinzione killing/let die) rilassa DDE e gli consente di superare l ob. del violinista preservando l interdizione dell aborto
- DDE=>no aborto
- il violinista di thompson supera DDE
- K/LD supera il violinista
- decisivo: x abortire devi uccidere x abbandonare il violinista al suo destino basta che tu vada x la tua strada
- Źzzzzzzzzz
- quello che vuoi e quello che prevedi
- un azione è volontaria se 1 costituisce un fine o 2 costituisce un mezzo
- distingui tra effetto collaterale e mezzo
- difficoltà a distinguere il mezzo dall effetto collatrrale: lo speleologo grassone
- il commerciante di olio avariato e il becchino in cerca di ordini
- il giudice che condanna x evitare rivolte
- distinzione tra dde e kld
continua - Abortion and killing in defense of others Jason Brennan
- Ipotesi: l aborto equivale all assasinio
- La dottrina della legittima difesa vale anche x i terzi
- Immediatezza del pericolo: soddisfatta x la common law
- Ipotesi di chi crede nell ipotesi ma vorrebbe condannare
- 1 nn bisogna fare i vigilantes
- 2 bisogna obbedire alla legge
- 3 bisogna usare mezzi pacifici
- 4 fare così è controproducente
- 5 gli abortisti sono inconsapevoli
- 6 la condanna dell aborto è controversa
- 7 gli altri si vendicheranno
- Nessuna di qs ragioni sembra reggere
- Imho: attribuire una prob all ipotesi in modo da poter condannare l assassino di assassini prob.
- Why can't the pro-lifer argue that abortion is always killing, but not always murder, and that legal penalties and culpability judgments should be adjusted accordingly?
continua - Si diceva... con aborto legalizzato e contraccettivi sempre disponibili non ci saranno più figli indesiderati... ma il tasso dei bimbi nati in coppie non stabili prima della "grande rivoluzione" era l'8% mentre oggi è dell'40%... Cos'è andato storto?
- Per l'abortista il feto è "vita umana" (completa) ma non è "persona umana", quindi ne discende che a lui non spettino diritti. Per l'anti-abortista il concetto di "vita umana" non è separabile da quello di "persona umana". Ogni vita umana è anche persona (le gradazioni della personalità poi sono varie). Ecco, uno puo' pensarla come crede ma la visione anti-abortista è più semplice: se "vita umana" e "persona umana" coincidono, allora possiamo fare a meno di uno dei due concetti. Chi per sostenere le sue tesi nn puo' fare a meno di uno dei due concetti viola almeno su questo punto il principio del "rasoio di Occam" ed è perdente in una discussione razionale.
- A volte sembra che per la Chiesa Cattolica la volontarietà degli atti conti poco. C'è una recisa condanna all' utero in affitto, anche quando gli atti compiuti sono tutti volontari si parla di "schiavizzazione" della donna.Altre volte l'atto volontario fa una differenza abissale: quante messe di suffragio diciamo per i bambini morti di aborto spontaneo nei primi giorni di vita, quelli della cui esistenza la donna nemmeno si accorge? Eppure sappiamo con certezza che sono molti, nonostante questo il loro anonimo passaggio ci lascia indifferenti; l'uccisione volontaria tramite aborto volontario, per contro, condannata alle fiamme eterne.Ma allora, che peso dare alla volontarietà degli atti?
- Piccolo manuale di apologetica di Rino Cammilleri - Mario Palmaro e l'aborto
- chi nega all embrione natura umana dovrebbe dirci se è un minerale o cosa
- è solo un' emanazione umana come lo spermatozoo? ma lo spermatozoo non evolve spontaneamente in un uomo. nell embrione, invece c' è già tutto l uomo in potenza, non solo, questa potenza si attualizza in modo spontaneo se non subisce interferenze attive. il patrimonio genetico è già tutto lì ed è in atto
- hai dei dubbi? nella ns civiltà giuridica in dubbio pro reo
- la vita comincia all atto della fecondazione, 12/18 ore dopo il concepimento. parlare con un neologismo di pre embrione è insensato e pleonastico. uno spreco di energie
- l embrione nn è solo vita in potenza come un blocco d argilla è una statua in potenza. questa potenza, diversamente dall argilla, si autorealizza perchè sono già in atto tutte le informazioni e la materia necessaria. i biologo (vescovi e boncinelli) lo sanno: c' è continuità di processo dal concepimento in poi
- ma l uomo non è ragione? la ragione esiste in potenza (nel senso) anche nell embrione. sarebbe assurdo pretenderla già in atto. se qs fosse il criterio allora persone meno razionali di altre sarebbero anche meno "persone".
- perché non distinguere tra vita umana e persona umana. perchè 1 è un pleonasma di comodo 2 chi c'ha provato è scaduto nella barbarie. quando non consideri persone certi uomini di solito si finisce male. boezio: dove c' è individuo c' è persona. holmes: a man is a man.
- peter singer vuole far fuori i ritardati. tragicamente coerente
- la chiesa del passato nonché tommaso giungevano a conclusioni differenti solo perchè applicavano concetti corretti a informazioni differenti. la scienza oggi ci rende edotti di cose che prima nn sapevamo. ci basta applicare i concetti dei padri alle nuove info
continua - La persona umana emerge solo allo spuntare delle cellule neuronali?Ammettiamo che esista una "droga dello stupro", ovvero una droga che se somministrata muta la personalità del paziente rendendola più leale e accondiscendente. Ora ammettiamo che Giovanni la dia a Giovanna e la stupri. Una volta denunciato Giovanni si difende: poiché Giovanna non si concedeva o deciso di provarci con X, ovvero con un altra persona. Condannatemi pure per aver alterato la sua bevanda ma non per stupro poiché con X il rapporto è stato consenziente.In genere noi tutti riteniamo assurda questa difesa.Ma se ci pare tanto assurdo che un cambio di personalità comporti un cambio di identità, evidentemente le due cose non coincidono: l'identità non si identifica con la nostra razionalità.
- Liberarsi dei demoni di Giorgio Israel
- Cap 10 il dibattito sull embrione
- Sartori: la vita nn è sempre vita umana. L uomo è autocosciente ha uno spirito... da qui la d1istinzione tra embrione e uomo. Ma qui si apre la vorabine: quando inizia la vita umana? Quando un essere diventa autocosciente a 1 anno? E i ritardati?
- La posizione metafisica di chi considera l embrione solo materia. Ma allora quando entra l anima? Due posizioni 1 mai (ma allora anche l uomo è solo materia) 2 lo decide la scienza (ma per la scienza l embrione è in continuità con l uomo.
- Ma chi si oppone all eterologa vuole ostacolare la scienza. E einstein che invocava la cessazione della ricerca nucleare?
- Quando l anima entra in un corpo? Boncinelli: il progetto di vita comincia con l embrione e nn presenta discontinuità.
continua - Are abortion views sexist? By Katja Grace
- Il giudizio sotto accusa: abortire xchè è femmina è sbagliato abortire xchè nn me la sento è coretto
- obiezione: ma nessuno odia le donne in quanto tali le si evita x motivi pratici.
- *****
- Premessa 1: Abortion isn’t too bad according to half of Americans
- Premessa 2: Selective abortion of female fetuses, on the other hand, is horrific according to both ends.
- Conclusione: This is either hypocritical or extremely sexist.
- Aborting someone because they are female is wrong. Aborting someone because you don’t want to look after them is compassionate. Ma: Gender specific abortions are common for economic and other pragmatic reasons too, not because people hate females especially.
- The most feasible explanation for this inconsistency then is sexism in favor of females being
continua - Obiezione di Saviano (all'obiezione di coscienza): «In Italia la 194 non funziona a causa del numero, altissimo, di medici antiabortisti […] Ormai si va all’estero anche per abortire». Risposta. E’ una tesi rilanciata da tempo anche da una parte del movimento neofemminista italiano ma priva di fondamento. Per comprenderlo basta rileggersi l’ultima Relazione del Ministero sull’applicazione della Legge 194/’78 nella quale si fa presente come «fin dai primi anni di attuazione della Legge 194, il personale sanitario» abbia «esercitato in percentuali elevate il diritto all’esercizio dell‟obiezione di coscienza» (p. 5): lasciare intendere che un tempo le cose fossero diverse e che «ormai si» vada «all’estero anche per abortire» significa dunque non conoscere l’argomento. Inoltre, tornando alla Relazione ministeriale si legge come il solo vero aumento di obiettori sia avvenuto nel 2005, per poi stabilizzarsi o perfino decrescere: «Si è passati dal 58.7% di ginecologi obiettori del 2005, al 69.2% del 2006, al 70.5% del 2007, al 71.5% del 2008, al 70.7% nel 2009 e al 69.3% nel 2010 e nel 2011» (p. 40). Al personale non obiettore, a conti fatti, toccherebbero 1,4 aborti a settimana: non uno sforzo pazzesco e che tale diventa solo in mancanza di adeguata organizzazione interna a strutture e ospedali
- Abortire significa uccidere una persona? Argomenti per il sì: https://wordpress.com/post/fahreunblog.wordpress.com/4727
venerdì 21 novembre 2014
25 settimane
Alcuni filosofi ritengono che l' essere umano cominci la sua vita allorché la materia corticale inizia ad organizzarsi nel suo cranio, ovvero 25/32 settimane dopo il concepimento. Questo perché si pensa che l' essenza dell' uomo risieda nella sua capacità di avere dei desideri e questa capacità diventa operativa con la presenza di un' attività corticale.
Di solito a costoro si obbietta con il caso dell' uomo in stato comatoso: un soggetto con attività cerebrale pari a zero. Nessuno ucciderebbe chi si trova in questa condizione, specie se destinato a riacquistare la sua coscienza.
Se poi ipotizziamo che il risveglio avverrà dopo nove mesi e con una coscienza da riformare completamente (la vecchia è perduta), ecco che si stabilisce un' evidente analogia con il feto: il comatoso ristabilito sarà un uomo nuovo a tutti gli effetti.
Non ho mai incontrato una risposta articolata a questa obiezione, oggi finalmente ne ho letta una.
E' quella del filosofo David Boonin, imperniata sul concetto di desiderio disposizionale DD.
Il DD non non è un desiderio prodotto ma un desiderio sotteso: noi desideriamo una buona vita ma il nostro cervello non produce in continuazione questo tipo di desiderio. Tuttavia, per postulare l' esistenza di un DD occorre pur sempre una base materiale, un cervello. Ripeto, non è necessario che il cervello funzioni poiché non deve produrre proprio niente. Il cervello è solo la base materiale che il nostro intuito ritiene necessaria per avere un DD. Ecco allora che si realizza una differenza tra il comatoso - che ha questa base - e il feto prima della 25esima settimana - che non ce l' ha.
A me una soluzione del genere appare un po' astrusa, lo ammetto. Mi risulta difficile postulare l' esistenza di una realtà fluttuante come il DD. Trovo più lineare la soluzione proposta dagli anti-abortisti: la vita del comatoso va preservata perché il suo cervello, anche se momentaneamente fuori uso, tornerà a funzionare. In altri termini: il cervello del comatoso è potenzialmente funzionante. Ma anche il feto appena concepito contiene in sé la base materiale per un cervello potenzialmente funzionante. Questa CONTINUITA' preserva sia il comatoso che il feto.
Qualcuno potrebbe dire che DD non è una realtà fluttuante ma una realtà inferita della vita passata del comatoso. Qui non ci siamo per almeno due motivi: 1) e se il comatoso è destinato a risvegliarsi con una nuova coscienza? 2) è ragionevole pensare che anche il feto, una volta adulto preferisca la vita alla morte.
Di solito a costoro si obbietta con il caso dell' uomo in stato comatoso: un soggetto con attività cerebrale pari a zero. Nessuno ucciderebbe chi si trova in questa condizione, specie se destinato a riacquistare la sua coscienza.
Se poi ipotizziamo che il risveglio avverrà dopo nove mesi e con una coscienza da riformare completamente (la vecchia è perduta), ecco che si stabilisce un' evidente analogia con il feto: il comatoso ristabilito sarà un uomo nuovo a tutti gli effetti.
Non ho mai incontrato una risposta articolata a questa obiezione, oggi finalmente ne ho letta una.
E' quella del filosofo David Boonin, imperniata sul concetto di desiderio disposizionale DD.
Il DD non non è un desiderio prodotto ma un desiderio sotteso: noi desideriamo una buona vita ma il nostro cervello non produce in continuazione questo tipo di desiderio. Tuttavia, per postulare l' esistenza di un DD occorre pur sempre una base materiale, un cervello. Ripeto, non è necessario che il cervello funzioni poiché non deve produrre proprio niente. Il cervello è solo la base materiale che il nostro intuito ritiene necessaria per avere un DD. Ecco allora che si realizza una differenza tra il comatoso - che ha questa base - e il feto prima della 25esima settimana - che non ce l' ha.
A me una soluzione del genere appare un po' astrusa, lo ammetto. Mi risulta difficile postulare l' esistenza di una realtà fluttuante come il DD. Trovo più lineare la soluzione proposta dagli anti-abortisti: la vita del comatoso va preservata perché il suo cervello, anche se momentaneamente fuori uso, tornerà a funzionare. In altri termini: il cervello del comatoso è potenzialmente funzionante. Ma anche il feto appena concepito contiene in sé la base materiale per un cervello potenzialmente funzionante. Questa CONTINUITA' preserva sia il comatoso che il feto.
Qualcuno potrebbe dire che DD non è una realtà fluttuante ma una realtà inferita della vita passata del comatoso. Qui non ci siamo per almeno due motivi: 1) e se il comatoso è destinato a risvegliarsi con una nuova coscienza? 2) è ragionevole pensare che anche il feto, una volta adulto preferisca la vita alla morte.
giovedì 20 novembre 2014
Quote
Il miglior argomento a favore: sono un risarcimento per i danni ricevuti dalla storia.
Problema 1: come giudicare l' esistenza del danno?
Problema 2: come accertare il colpevole e la vittima?
1. L' azione di governo impegna a risarcire? Spesso sì, ma solo quando il governo viola la legge che era tenuto ad osservare all' epoca. Anche la legge di un governo schiavista era pur sempre una legge.
2. L' azione di risarcimento è un' azione civile: vanno esattamente individuati vittime e carnefici. Risarcendo con le quopte questo genere di accertamenti viene completamente trascurato.
Puo' darsi che le quote siano un risarcimento morale. Ma lo stato è un soggetto morale? In questo caso potremmo parlare di stato etico.
Problema 1: come giudicare l' esistenza del danno?
Problema 2: come accertare il colpevole e la vittima?
1. L' azione di governo impegna a risarcire? Spesso sì, ma solo quando il governo viola la legge che era tenuto ad osservare all' epoca. Anche la legge di un governo schiavista era pur sempre una legge.
2. L' azione di risarcimento è un' azione civile: vanno esattamente individuati vittime e carnefici. Risarcendo con le quopte questo genere di accertamenti viene completamente trascurato.
Puo' darsi che le quote siano un risarcimento morale. Ma lo stato è un soggetto morale? In questo caso potremmo parlare di stato etico.
Conoscere e comprendere
Un pc potrebbe sbaragliare tutti nel gioco dei quiz. La sua capacità di immagazzinare conoscenza è vastissima, saprebbe rispondere praticamente a tutto.
Ma capirebbe le risposte che dà? No.
Perché?
Perché non capisce cosa rende vera - e quindi corretta - la sua risposta.
Un pc non distingue tra finzione e realtà, si limita ad associazioni statistiche.
E' grazie ad una statistica che il pc è in grado di dare una risposta corretta.
Secondo molti scienziati anche il cervello umano funziona così, anche se a livello di connessioni neuronali.
Tuttavia, stando al buon senso il cervello umano è in grado di distinguere realtà e allucinazione, e questo gli consente di comprendere cio' che afferma di sapere.
Ma capirebbe le risposte che dà? No.
Perché?
Perché non capisce cosa rende vera - e quindi corretta - la sua risposta.
Un pc non distingue tra finzione e realtà, si limita ad associazioni statistiche.
E' grazie ad una statistica che il pc è in grado di dare una risposta corretta.
Secondo molti scienziati anche il cervello umano funziona così, anche se a livello di connessioni neuronali.
Tuttavia, stando al buon senso il cervello umano è in grado di distinguere realtà e allucinazione, e questo gli consente di comprendere cio' che afferma di sapere.
I bambini sono piccoli scienziati?
Sembrerebbe proprio di no: il principio di realtà dei bimbi non distingue tra realtà sensibile e fantasie bensì tra differenti tipi di immaginazione.
Il bambino/scienziato, così come lo descrivono alcuni psicologi dello sviluppo, osserva la realtà sensibile e lentamente ne inferisce le leggi interne costruendo la realtà ma il bambino reale non procede in questo modo per stabilire cosa per lui è reale e cosa non lo è.
Alcuni esperimenti sorreggono questa conclusione.
Per i bambini Lincoln e Potter sono entrambi personaggi mai incontrati che non hanno visto. Come reagiscono se raccontiamo loro le due storie e poi chiediamo quale dei due è reale?
E tra Lincoln e Mosé?
I risultati sono eterogenei.
Questo ci fa capire che per i bimbi alcune immaginazioni sono incompatibili con la realtà mentre altre lo sono.
Nemmeno i germi sono per loro un incontro abituale.
In altre parole: per fissare il principio di realtà distinguono tra immaginazioni e non tra immaginazione e una realtà sensibile più affidabile delle prime.
Ma per distinguere tra immaginazioni occorre una grande meta-immaginazione! E' proprio grazie a questa facoltà che il bambino costruisce il suo mondo.
I bambini, più che scienziati, sono filosofi.
https://www.bigquestionsonline.com/content/how-can-we-encourage-imagination-early-life
Il bambino/scienziato, così come lo descrivono alcuni psicologi dello sviluppo, osserva la realtà sensibile e lentamente ne inferisce le leggi interne costruendo la realtà ma il bambino reale non procede in questo modo per stabilire cosa per lui è reale e cosa non lo è.
Alcuni esperimenti sorreggono questa conclusione.
Per i bambini Lincoln e Potter sono entrambi personaggi mai incontrati che non hanno visto. Come reagiscono se raccontiamo loro le due storie e poi chiediamo quale dei due è reale?
E tra Lincoln e Mosé?
I risultati sono eterogenei.
Questo ci fa capire che per i bimbi alcune immaginazioni sono incompatibili con la realtà mentre altre lo sono.
Nemmeno i germi sono per loro un incontro abituale.
In altre parole: per fissare il principio di realtà distinguono tra immaginazioni e non tra immaginazione e una realtà sensibile più affidabile delle prime.
Ma per distinguere tra immaginazioni occorre una grande meta-immaginazione! E' proprio grazie a questa facoltà che il bambino costruisce il suo mondo.
I bambini, più che scienziati, sono filosofi.
https://www.bigquestionsonline.com/content/how-can-we-encourage-imagination-early-life
mercoledì 19 novembre 2014
Il mistero del relativismo etico
Il "relativismo etico" è spesso chiamato sul banco degli imputati, gli ultimi Papi ne hanno fatto una sentina di tutti i mali della modernità.
Personalmente, non ho mai capito fino in fondo il significato dell' espressione.
Forse perché tra i "relativisti" fanno bella mostra alcuni tra i "moralisti" più petulanti che sia dato ascoltare oggigiorno.
Ma come è possibile essere "relativisti" e al contempo mostrarsi infervorati come dei Savonarola?
Ecco allora un' ipotesi in grado di dissipare un possibile equivoco.
Assolutisti e Relativisti si scambiano accuse reciproche in un dialogo tra sordi: i primi lo fanno pensando all' etica come virtù, i secondi pensando all' etica come deontologia.
Vediamo di chiarire meglio i termini di questa distinzione.
Se l' etica è deontologica, allora tenere un comportamento etico equivale ad ubbidire ad una regola.
Se invece l' etica è una virtù, allora tenere il retto comportamento è la conseguenza naturale di chi coltiva sane abitudini.
Per la deontologia il problema etico si consuma qui ed ora: che fare? Quale regola applicare? Come "calcolarla"?
Per il virtuista, invece, il problema etico coinvolge una vita: l' educazione ci instilla delle attitudini che poi, nella vita, ci faranno propendere verso il comportamento più etico.
Prendiamo adesso una virtù specifica: il coraggio. Anche nel linguaggio comune è del tutto normale definire il "coraggio" come un valore assoluto.
Avere poco coraggio non è mai degno di lode, così come è impossibile avere "troppo" coraggio. Infatti, non appena si esagera, non parleremo più di coraggio ma di temerarietà, che è ben altra cosa.
Tuttavia, fateci caso, se pensassimo in termini di "regola" non vale niente del genere. Non esistono regole "assolute", nemmeno per l' assolutista.
Anche se pensassimo alla regola più ovvia: "non uccidere l' innocente", possiamo raffigurarci delle valide obiezioni.
Per esempio, se il sacrificio dell' innocente, magari un vecchio prossimo alla morte, ci consentisse di salvare 10 innocenti, magari bambini, potremmo anche ritenere sensata una trasgressione. Nessuno griderebbe al relativismo. (E se 10 vi sembrano pochi potete provare con 100 o 1000 finché raggiungerete di sicuro un numero a voi consono).
Insomma, la virtù è assoluta, la regola mai. Ecco allora dove si ingenerano equivoci. Il discrimine non passa tra assolutismo e relativismo ma tra deontologia e virtuismo.
Assolutisti e Relativisti se ne dicono di tutti i colori ma forse solo perché i primi hanno in mente un' etica fatta di virtù, i secondi di regole.
Personalmente, non ho mai capito fino in fondo il significato dell' espressione.
Forse perché tra i "relativisti" fanno bella mostra alcuni tra i "moralisti" più petulanti che sia dato ascoltare oggigiorno.
Ma come è possibile essere "relativisti" e al contempo mostrarsi infervorati come dei Savonarola?
Ecco allora un' ipotesi in grado di dissipare un possibile equivoco.
Assolutisti e Relativisti si scambiano accuse reciproche in un dialogo tra sordi: i primi lo fanno pensando all' etica come virtù, i secondi pensando all' etica come deontologia.
Vediamo di chiarire meglio i termini di questa distinzione.
Se l' etica è deontologica, allora tenere un comportamento etico equivale ad ubbidire ad una regola.
Se invece l' etica è una virtù, allora tenere il retto comportamento è la conseguenza naturale di chi coltiva sane abitudini.
Per la deontologia il problema etico si consuma qui ed ora: che fare? Quale regola applicare? Come "calcolarla"?
Per il virtuista, invece, il problema etico coinvolge una vita: l' educazione ci instilla delle attitudini che poi, nella vita, ci faranno propendere verso il comportamento più etico.
Prendiamo adesso una virtù specifica: il coraggio. Anche nel linguaggio comune è del tutto normale definire il "coraggio" come un valore assoluto.
Avere poco coraggio non è mai degno di lode, così come è impossibile avere "troppo" coraggio. Infatti, non appena si esagera, non parleremo più di coraggio ma di temerarietà, che è ben altra cosa.
Tuttavia, fateci caso, se pensassimo in termini di "regola" non vale niente del genere. Non esistono regole "assolute", nemmeno per l' assolutista.
Anche se pensassimo alla regola più ovvia: "non uccidere l' innocente", possiamo raffigurarci delle valide obiezioni.
Per esempio, se il sacrificio dell' innocente, magari un vecchio prossimo alla morte, ci consentisse di salvare 10 innocenti, magari bambini, potremmo anche ritenere sensata una trasgressione. Nessuno griderebbe al relativismo. (E se 10 vi sembrano pochi potete provare con 100 o 1000 finché raggiungerete di sicuro un numero a voi consono).
Insomma, la virtù è assoluta, la regola mai. Ecco allora dove si ingenerano equivoci. Il discrimine non passa tra assolutismo e relativismo ma tra deontologia e virtuismo.
Assolutisti e Relativisti se ne dicono di tutti i colori ma forse solo perché i primi hanno in mente un' etica fatta di virtù, i secondi di regole.
Iscriviti a:
Post (Atom)