sabato 8 marzo 2008

Vite a buon mercato

Occhio per occhio, dente per dente. Oggi ci ripugna venire a contatto con quelle idee che stanno comunque alla base del nostro sistema giudiziario. Preferiamo ammantare il carattere compensativo della pena con altre sue più presentabili funzionalità. Eppure la matrice di una buona giustizia resta pur sempre quella. Dove lo scambio non funziona la vittima si sente tradita.

Un mondo dove ci si paga scambiandoso "pezzi di corpo" è un mondo che la lezione cristiana non tollera: un mondo incompatibile con il reale valore della vita umana.

Non la pensa così l' erudito giurista William Ian Miller. Nella sua appassionata ricognizione sulle "culture dell' onore", conclude che il loro mancato sviluppo dipendesse da un eccessivo valore dato alla vita e al corpo in genere. Una vita soppressa o diminuita, costava parecchio al colpevole, troppo. Cio' impediva la necessaria accumulazione di capitali. Tanto per fare un esempio: immaginate se ogni incidente mortale dovesse costare la vita all' imprudente. In queste condizioni il capitale era sempre precario e poco disponibile ad essere indirizzato verso impieghi produttivi di lungo periodo. Anche la separazione della società in caste (Signori, plebe...) è forse volta a porre un freno alla repentina mobilità sociale che da simile sistema di giustizia si scatena.

Oggi noi rinunciamo a tanta meticolosa compensazione giustificando razionalmente la nostra denuncia e dicendo che gli inconvenienti che mi colpiscono oggi a causa della tua improvvida azione, domani potrebbero vederci protagonisti a parti rovesciate.

WIM EFE p. 55

venerdì 7 marzo 2008

Le 4 inutili eresie di Vito Mancuso

Aderisco in pieno al modo in cui Vito Mancuso imposta il suo discorso teologico e al modo in cui concepisce la fede: l' esperienza di fede è intimamente legata a quella razionale; la leva della fede è tanto più potente quanto più si concentra in un punto ristretto facendo il più possibile largo alla ragione umana.

Detto cio' non riesco a seguirlo allorchè deriva le sue conseguenze eretiche da questo punto di partenza. Esistono, secondo me, discorsi compatibili con la premessa che evitano le magagne in cui il Mancuso si impegola.

Faccio l' esempio del seguente atto di fede: Dio con un atto di giustizia espelle Adamo ed Eva dal Paradiso marchiandoli con il Peccato Originale; dopodichè, con un atto d' amore, regala alla loro genia (l' Umanità tutta) il dono della libertà che comporta possibilità di salvezza.

Veniamo ora alle difficoltà su cui Mancuso chiede una revisione dell' ortodossia.

  1. Il problema del Peccato Originale. Perchè dovrebbe soffrirne anche la stirpe di Adamo? Le colpe dei padri, secondo giustizia, non dovrebbero ricadere sui figli!

    Comicio con il dire che il Peccato Originale segnala un limite sostanziale nella condizione di chi ne è affetto.

    Anche la Ragione ci parla continuamente dei limiti di cui soffre la condizione umana. Le due visioni convivono dunque in pace.

    Venendo alle questioni di giustizia. Si puo' tranquillamente evitare di pensare al Peccato Originale come all' eredità di una colpa. Consideriamolo come una conseguenza del comportamento di un nostro ascendente. Se perdo metà del mio patrimonio in borsa non potrò farne oggetto della mia eredità. Nessuno si sognerebbe di dire che i miei figli abbiano subito un' ingiustizia.


  2. Il problema del male. Perchè il male?

    Poichè Dio ha reso libero l' uomo, il male si presenta come opzione necessaria.


  3. Il problema del male innocente. Perchè deve soffrire anche chi, secondo la ragione, è senza colpa?

    La libertà donata all' uomo è di natura radicale. Anche l' onniscenza di Dio arretra di fronte ad essa. Ma un giudizio sull' uomo è necessario. Affinchè Dio possa giudicare l' uomo deve quindi metterlo alla prova, per farlo, a volte, è necessario metterlo di frinte a situazioni sconvenienti che implicano un male innocente. L' innocente ha la salvezza garantita, ma per salvare anche il libero è necessario che la sofferenza innocente esista prima di essere redenta.


  4. Il problema dell' eternità dell' inferno. Perchè una punizione infinità, cio' è contrario alla Ragione? Tutto cio' non comporta una diminutio dell' Amore divino?

    Se il peccato mortale è un danno reso a Dio, la ragione puo' tranquillamente considerarlo un danno dal valore infinito. La pena è dunque equa. L' inferno è eterno perchè Dio prende sul serio la Libertà dell' Uomo e lo sottopone a scelte radicali. L' Amore divino si esprime nel dono della libertà.

Concludo rapidamente: se le tracce fiutate qua sopra fossero percorribili, le revisioni che il teologo chiede sulla base di argomenti ragionevoli sarebbero in realtà inutili.

Altri acrostici che Mancuso tralascia, sembrano invece incalzare con maggiore veemenza l' approccio ragionevole alla fede: come coniugare il Perdono e la Giustizia?



P.S. evito persino di segnalare il best seller del teologo, se volete ascoltarlo in viva voce potete cliccare qui

giovedì 6 marzo 2008

Il Leviatano allarga il suo mascellone

E', in una battuta, la storia dei bilanci italici negli ultimi 15 anni, così come ce li raccontano i "rumoristi".

"...di ciò che è mangiabile - che è cresciuto molto poco - il settore pubblico si è andato prendendo, dal 1990 al 2006, una fetta sempre più grande: dal 14% al 24%. Il che spiega perché i redditi disponibili delle famiglie siano aumentati, in media, di quasi niente. Quando usciranno i dati per 2007 e 2008 la fetta del settore pubblico sul PIN risulterà essere ancor maggiore, azzardiamo il 25-26%.

...sgombriamo il campo da un ultimo dubbio: non è che son gli interessi sul debito che si mangiano il reddito disponibile del settore pubblico, mentre la spesa al netto dei medesimi è stata messa sotto controllo? Magari! Purtroppo è vero quasi tutto il contrario: guardate il primo grafico...

...riassumendo: l'(op)pressione fiscale è cresciuta, eccome. La spesa pubblica è cresciuta, eccome. Entrambe son cresciute più, molto di più, del reddito nazionale. Di conseguenza, lo stato controlla oggi quasi il 60% della torta. A chi lavora nel settore privato rimane solo il 40%. Le conclusioni tiratele voi, che a noi per una volta mancano le brutte parole..."

La fortuna di essere europei

Nel suo articolo più recente Sabino Cassese tira un sospiro di sollievo: fortunantamente è nato in Europa. Dalla lettura si ricava tutta una serie di indizi che segnalano quanto la civiltà giuridica europea sia all' avanguardia rispetto a quella poco più che barbara dei mai citati USA. Con l' autore si è parlato da poco in una puntata di Fahre.



Le parole di Cassese hanno anche un contenuto che merita considerare. Purtroppo perdono di autorevolezza nel momento in cui ostentano le categorie di "Europa" e "America".



Basta allungare l' occhio e sappiamo bene cosa ci dice la storia recente dell' Europa. Ci dice di una terra che nella prima metà del Novecento ha messo in piedi uno dei più terrificanti mattatoi mai visti. E nella seconda parte ha vissuto sotto tutela sfruttando opportunisticamente e a costo zero l' ombrello difensivo di chi, tra l' altro, come se non bastasse, l' aveva salvata già in precedenza. Da questa campana di vetro i suoi fini intellettuali hanno riversato una marea di critiche capziose e di distinguo sofistici sull' azione di chi era seriamente impegnato a fare i conti con la storia. I più recenti verdetti, crollo del muro ecc., hanno poi confermato come gli ideologhi in pantofole avessero torto rispetto ai cowboy. Da vent' anni ci divertiamo assistendo alle retromarce più grottesche e ai ricicli più impudenti.



Ora che si apre una nuova stagione, Cassese viene subito a spiegarci quanto il terrorismo islamico sia combattuto male dagli unici che lo combattono per tutti. Bene, su molte cose posso essere anche d' accordo in toto. Ma che per favore non tiri fuori, sobillato da Sinibaldi, le categorie di "Europa", "America" e "Barbarie", con quell' eredità a cui accennavo nel precedente paragrafo, finirebbe per screditarsi da sè.

Un mondo senza infortuni? Accontentiamoci di un mondo senza INAIL

Recentemente sono venute alla ribalta parecchie storie strazianti legate ad infortuni occorsi sul lavoro.

Cominciamo con il dire che, su questo fronte, la situazione italiana non è poi peggiore di altre. Anzi, a leggere i dati sembrerebbe che i lavoratori se ne stiano relativamente al sicuro nei luoghi di lavoro protetti dalla 626, per poi rischiare veramente quando escono e si mettono alla guida delle loro vetture percorrendo le nostre strade.

Vale la pena di aggiungere che un rischio zero non esiste in nessuna delle attività umane, specialmente in quelle produttive.

Nemmeno la minimizzazione dei rischi è auspicabile. La vita umana, checchè se ne dica, ha un suo valore economico, un valore che puo' essere ragionevolmente sottoposto a dei calcoli.

In un momento di forte sensibilità emotiva la Politica non trova niente di meglio che inasprire le pene e rafforzare i controlli. Probabilmente cio' è buono e giusto, ancora più probabilmente questo è il comportamento "politicamente razionale" da assumere di fronte ad un' opinione pubblica indignata. Ma a noi qui interessa invece il comportamento più conveniente per la comunità.

Sappiamo che le istituzioni democratiche non hanno una adeguata struttura di incentivi nè per qualificarsi, nè per legiferare razionalmente, nè per controllare in modo consono l' osservanza delle leggi. Ci affidiamo ad esse in assenza di alternative ma forse, in questo caso, le alternative ci sono.

Per i noti morivi la politica puo' sottoprodurre o sovraprodurre il bene della sicurezza, difficilmente pagherà il prezzo di simili errori.

I suoi controlli possono cadere vittima sia della corruzione che del formalismo esasperato.

A pagare queste inefficienze è spesso l' anello debole della filiera, quello su cui tutti i costi possono venir traslati: l' operaio meno produttivo, o l' operaio in nero, o il disoccupato.

Meglio affidarsi a dei professionisti, meglio affidarsi alle assicurazioni che operano sul mercato. Quanto più il mercato sarà reso concorrenziale, tanto più i prezzi allocheranno in modo opportuno il bene della sicurezza.

Alle assicurazioni sarà d' uopo appaltare anche gran parte della "legislazione", in modo da poterla costruire su misura rendendola flessibile per settore ma anche, laddove si ritenga, anche per singola azienda.

Le assicurazioni avranno un ruolo centrale anche nel controllo e nel sanzionamento. La sanzione costituirà il compenso per questa attività.

La selezione avversa sarà neutralizzata dall' obbligatorietà della polizza. Cio' renderà ancor più urgente un pluralismo dell' offerta.

Ricordiamoci sempre che il rapporto di lavoro deriva da un contratto volontariamente stipulato. Sarebbe meglio valorizzare questo fatto, a costo di rendere coercitivo il passaggio di alcune informazioni importanti.

Per fare cio' l' offerta assicurativa dovrebbe articolarsi in tre proposte (è un esempio) alternative. Qualora nel contratto settoriale si opti per una formula più rischiosa, il differenziale dei premi dovrà essere corrisposto in busta paga al lavoratore.

Manuale di bar-conversation: Euro & Condono

EURO. Che l' introduzione dell' euro abbia bastonato alcune categorie sembra certo. Individuo alcune possibili cause.

PRIMA. In concorrenza le merci vengono offerte al prezzo più alto consentito dal mercato. Questo prezzo non puo' cambiare per un formalismo come l' introduzione di una nuova unità di conto. Se così non è, allora paghiamo il fatto che il prezzo non sia determinato dal mercato ma da regole ad esso esterne. La soluzione consiste nel liberalizzare.

SECONDA. La psicologia umana introduce degli automatismi acritici per cui si spende di più senza volerlo, dopodichè ci si ritrova in braghe di tela. La soluzione consiste in espedienti quali l' euro di carta o in altre forme di tutoraggio.

TERZA. L' euro non è stata una riforma isolata. In generale, i modelli di fine secolo, ci portano verso una società dove la diseguaglianza è più forte. La soluzione (di lungo periodo) consiste in una educazione maggiormente orientata al rischio.

QUARTA. Disabitudine alla scelta. Con Naxos ti fai una discoteca eccellente spendendo due lire, con Ryan air vai in tutto il mondo a costo semi-zero, con Ikea arredi la casa senza sforzo, con le offerte dei dicount ti tirano dietro lavatrici, televisori e computer, con le assicurazioni telefoniche e telematiche i costi sono crollati. Bisogna però informarsi e saper scegliere. Noi eravamo abituati alla pappa pronta sullo scaffale. Io stesso spendevo una valanga di euro per la bolletta telefonica. Poi, un giorno, con due click ho scaricato un programmino che non mi ha abbassato i costi: me li ha azzerati! da un giorno all' altro. Quei due click arano a due passi da me anche un anno fa. La soluzione consisterebbe in un più facile accesso alle informazioni comparative e alle opportunità.

Personalmente ritengo che tutte queste ipotesi, tranne la seconda, abbiano una validità strutturale. Quanto alla politica. Le soluzioni (+ concorrenza e informazione) non le aveva contemplate il primo Prodi, non le ha applicate il successivo Tremonti, ha cominciato molto timidamente e in ritardo Bersani quando ormai era facile vista che il fenomeno si era ormai delineato chiaramente.

***



CONDONO: si vituperano tanto i condoni tremontiani e non ci si rende conto che tutta la nostra macchina fiscale si sta centrando proprio sui "condoni". Cos' è il condono se non uno sconto: tu, evasore o meno, paghi una certa somma e io, controllore, ti vendo l' immunità fiscale su una certa materia o annualità. Visco, nella sua opera, si è avvalso in modo massiccio, direi quasi esclusivo, di strumenti quali il "concordato", l' "accertamento con adesione", "la riduzione delle sanzioni per pagamenti pronta cassa". Valentino Rossi cosa ha fatto: ha accettato di pagare una certa somma affinchè gli fosse CONDONATA la sanzione piena. Chiamalo "concordato" anzichè "condono", la logica che sta sotto non si discosta granchè. Hai voglia ad aspettare il processo tributario, quello non funziona, se si vuole cavare un ragno dal buco è meglio che il fisco si accordi prima con il contribuente al costo di condonargli la sanzione piena. Tremonti a scelto un condono di massa (opinabile) e ha introdotto gli strumenti di flessibilità di cui sopra (meritorio), Visco si è avvalso al meglio degli strumenti tremontiani. Per concludere, non dimentichiamoci che anche Visco è ricorso a forme di condono di massa: nel settore agricolo e in quello previdenziale.

Parlando in astratto il condono non è il male assoluto. Dipende dal sistema fiscale in cui si inserisce. La confessione e il perdono nella religione Cattolica sono un male? No, perchè la religione Cattolica pretende molto da noi, pretende la santità. E' del tutto naturale, quindi, che queste pretese siano controbilanciate dall' istituto della confessione, della ragionevole penitenza e del perdono. Allo stesso modo il nostro sistema fiscale era tra i più impossibili da rispettare, al punto da sembrare solo un pretesto ricattatorio per avere un controllo sociale, la stessa accusa rivolta nel seicento ai controriformisti, un sistema che consentiva alla politica di dire all' economia: "sei nelle mie mani, quando voglio ti bastono, tanto so di averti dato regole impossibili da rispettare e sanzioni iperboliche anche per formalismi poco significativi". Se il condono allenta questa presa tanto meglio.

mercoledì 5 marzo 2008

Soft paternalism

Le regole di default incidono eccome sui comportamenti. Prendi il caso di una regola relativa al silenzio assenso.

Ci sono però buoni motivi per ritenere che la loro influenza duri poco qualora tocchi persone realmente interessate alla scelta in questione.

Direi che costituiscono un prezzo accettabile per molte riforme.

Tenere insieme ambientalismo e lotta alla povertà

Certo, certo...le contaddizioni che si sviluppano all' interno delle coalizioni sono interessanti...la Binetti con Pannella, Di Pietro con quell' altro. Vuoi mettere.

Eppure, se restiamo nell' alveo degli schieramenti progressisti, esistono trade off epocali che mi stimolano in maniera leggermente superiore. Per esempio quello che contrappone ambientalismo e lotta alla povertà.

Per andare sul concreto: come giudicare l' addensamento di capitali e fuliggine causato dal boom cinese e indiano?

Inganni lessicali

Certo, noi non siamo dei fisici matematici, eppure noi tutti conosciamo la tesi di fondo della Teoria dellas Relatività: tutto è relativo. Sbagliato.

Certo, non siamo degli economisti, eppure noi tutti conosciamo il significato di espressioni quali "avversione al rischio": è avverso al rischio colui che preferisce evitare situazioni rischiose. SBAGLIATO.



Rischio e probabilità sono fonte di mille equivoci (giù al bar). Mi viene in mente il principio di precauzione e già vedo appassionanti discussioni deragliare senza più possibilità di essere recuperate, unico residuo la salda presa dell' emicrania. Forse è meglio una ripassatina con chi sa parlare facile e chiaro.

La scuola finlandese

Visto che è la migliore sarebbe opportuno capire come funziona: non molto privato ma moltissima decentralizzazione.

"...l'istruzione è obbligatoria dai 7 ai 16 anni (ciclo completo di nove anni alla eruskoulu/grundskola o almeno dieci anni di istruzione). Il sistema educativo è decentrato, quindi i 453 comuni hanno la responsabilità di organizzare l'istruzione obbligatoria per tutti i ragazzi che risiedono nella loro zona di competenza o di assicurare ai ragazzi in età scolare un'istruzione comparabile. Quasi tutte le scuole della peruskoulu/grundskola sono comunali (le scuole private rappresentano meno dell'1% del totale)..."



"...i genitori hanno la responsabilità di far completare ai propri figli il ciclo di istruzione obbligatoria. Essi hanno il diritto di istituire delle scuole private, nel rispetto di certe condizioni stabilite dalla legge..."

Coscienza in ordine e stragi

Parlando d' aborto non fidiamoci troppo delle reazioni istintive a cui ci mette di fronte la nostra coscienza, immersa com' è nellla mandria mugghiante della società di massa. Una coscienza ordinata e pacificata, infatti, puo' convivere a lungo con le stragi più orribili. Ecco una storia esemplare. Si parla del medico che liberò questa terra da molto dolore, quello degli handicappati.

Le grandi conquiste sociali

I difensori del '68 non fanno che rinfacciare a destra e a manca i preziosissimi parti di quella stagione. Il più mirabile sembrerebbe essere lo statuto dei lavoratori. In realtà non passa giorno che qualche autorevole voce (anche e soprattutto da sinistra) non si levi per chiedere che certi ingombri controproducenti siano spazzati via.

"...sui problemi del lavoro Walter Veltroni ha perso una grande occasione: proporre di abolire lo Statuto dei lavoratori (del 1970), tutto, non solo l' articolo 18, e sostituirlo con regole moderne..."

martedì 4 marzo 2008

La felicità deprime l' economia

Le persone felici si accontentano e difettano in iniziativa. Le persone felici sono più lente nell' adattarsi ai cambiamenti.

Ma se la felicità è un fine a che ci serve l' economia?

A complcare la questione c' è il fatto che le persone efficienti sono quelle che incrementano di più la loro felicità.

I 5 errori peggiori nella storia USA

Qualcuno dice l' Iraq, ma forse c' è di peggio.

Il fumo fa bene alle finanze...dello stato

Ovvio, i fumatori muoioni più giovani. Non resta che escogitare un modo per compensare questa esternalità positiva dovuta alla generosità involontaria dei tabagisti.

Il monopolio dei buoni

In un recente scambio a distanza, Samek Lodovici perora una tesi favorevole al pluralismo scolastico (in questo editoriale), mentre Gian Antonio Stella, nella sua risposta, fa il contro canto mettendo in guardia dai pericoli di disfacimento sociale che una istruzione diversificasta potrebbe comportare. Ne ha parlato anche Fahre in una puntata da domani disponibile in podcast.

Qualcuno è rimasto turbato da fatto che si parlasse con una certa noncuranza di "indottrinamento" dei bambini. Ma le alternative all' utilizzo di questo lessico sono forse ancora peggiori.

In fondo trovo paradossalmente onesta la domanda "chi deve idottrinare i bambini"?

Coloro i quali invece si chiedono "bisogna indottrinare i bambini?", affrontano la questione avendo già diviso il mondo tra "buoni" e "cattivi": quelli che "indottrinano" e quelli che no. La cosa mi insospettisce. Anche perchè il passo successivo è noto: verrà presto individuato un "grande buono" presso cui tutti saranno tenuti a ricevere la loro istruzione, l' unica esente dal maligno "indottrinamento". E così, possiamo dire addio alle ricchezze che puo' offrire un opluralismo ben temperato. sarà soppiantato dall' argomento: tu indottrini io no, quindi i tuoi bambini me li prendo io.



Se poi la domanda disturba o suona male la si puo' sempre sostituire con una variazione del tipo "chi ha il diritto ad esercitare le scelte cruciali nell' ambito dell' educazione di un bambino?".



Io rispondo: i genitori. Lo Stato dovrebbe limitarsi a fissare con le sue leggi uno spettro entro il quale i genitori eserciteranno le proprie scelte. Avere idee differenti sull' educazione è così dannoso? Mina la "coesione" sociale? In alcuni casi sì, per esempio nei casi di una società fascista o assimilabile. Opporsi a questa diversificazione è difficile, bisognerebbe dire (magari dimostrandolo) di avere in mano una ricetta oggettivamente ottimale. Non credo a questo genere di realtà oggettive, preferisco la libertà di sperimentare nei limiti di legge.



Mi piace vedere come in questo campo sia proprio la Chiesa Cattolica, per una naturale convenienza sua propria, a sostenere la soluzione più liberale, l' effetto pluralistico che favorisce la sua presenza concreta nella vita sociale si manifesta al massimo grado in questo campo. Il bello è che se fosse l' istituzione dominante, probabilmente sarebbe infastidita da un simile pluralismo. Evviva la chiesa nonostante se stessa allora. Naturalmente sarebbe auspicabile che anche altre istituzioni le si affiancassero arricchendo il ventaglio dell' offerta. Ma dove andarle a trovare in un par terre clientelare incapace di porsi come alternativa credibile?



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Enrico insegna in una scuola statale, fa presente che mai andrà in classe a sostenere che il suo insegnamento è quello veritiero. Gli rispondo.

Enrico, tu forse non andrai in classe a dire "ora vi insegno la verità". Tuttavia, se il padrone che si avvale dei tuoi servizi pretende di formulare la sua offerta in regime di MONOPOLIO COERCITIVO, è un po' come se nei fatti ti costringa a fare cio' che avresti volentieri evitato. Infatti, perchè mai un monopolio se non per il fatto che non esistono alternative credibili? Purtroppo, quanto più si realizza e si tutela una condizione di monopolio, tanto più incorriamo in queste spiacevoli conseguenze.


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Chi si oppone al pluralismo scolastico, nel caso concreto del dibattito linkato il giornalista Gian Antonio Stella, spesso oppone il fatto che, siccome la verità è unica, così deve esserlo pure la scuola.

Mi chiedo, forse che la pluralità di approcci riceva una disconferma dall' unicità del vero? Il vero, per indebolire la libertà, non dovrebbe limitarsi ad esistere, dovrebbe anche essere unico, conosciuto e fermato una volta per tutte. In caso contrario, non solo è compatibile, ma addirittura auspica una sperimentazione differenziata e ampia.

Potremmo dire anche di più aggiungendo che la presenza di una simile sperimentazione è la miglior garanzia di avvicinare proprio quel vero tutti assieme. All' uomo occidentale lo insegna la pratica scientifica, forse che in quell' ambito, una volta dati dei limiti etici, ci si sognerebbe di ridurre la libertà sperimentale?



Se Stella ha delle certezze irremovibili circa il miglior modo per "formare" ed "educare" una persona, puo' ritenersi in dovere di farlo seguendo quel metodo e chiedendo di essere seguito da tutti su quella strada. Nel caso invece in cui abbia anche solo dei piccoli dubbi, il modo più corretto di procedere consiste nel delimitare un intervallo entro il quale lasciare libertà di sperimentazione. Allora mi chiedo se, vista la complessità della materia, sarebbe mai attendibile chi si presentasse a parlarne esente da incertezze o da dubbi? No, questa è una delle poche certezze.

Quanta evasione ha recuperato Visco

Sempre da leggere le osservazioni di Phastidio.

"...E veniamo al “mistero” dell’aumento della pressione fiscale e contributiva, al 43,3 per cento dal 42,1 del 2006. Mistero perché l’aumento è risultato ben superiore alla crescita del pil nominale, circostanza che ha permesso a Visco, Padoa Schioppa e Prodi di affermare che tale risultato sarebbe frutto della maggior compliance fiscale degli italiani, consapevoli della fine definitiva della stagione dei condoni e del maggior rigore dell’Agenzia delle Entrate. Una bella leggenda metropolitana. Le imposte dirette sono aumentate del 9,5 per cento soprattutto grazie al boom del gettito Ires, a sua volta frutto del recupero di redditività aziendale ma anche dell’ampliamento delle basi imponibili. Più esile l’incremento delle imposte indirette, al 2,6 per cento. Ma il vero tesoretto (rigorosamente fittizio) è quello legato alla crescita dell’8 per cento nei contributi sociali. Anche questa voce entra nel computo della pressione fiscale, ed è stata gonfiata dall’aumento dei contributi di lavoratori dipendenti e (soprattutto) dei parasubordinati, nonché del trasferimento all’Inps del tfr dei lavoratori che hanno rifiutato di aderire alla previdenza complementare nelle imprese con oltre 50 dipendenti. Una volta depurato il dato di pressione fiscale e contributiva da componenti cicliche (l’incremento di gettito Ires) e da incrementi contributivi (che sono un debito futuro, e non introiti correnti), risulta piuttosto difficile parlare di aumento “strutturale” di gettito..."

Auspicando un approfondimento sull' effetto IRES (l' allargamento della base imponibile c' è stato, ma al punto da giustificare una quota sensibile del 9%?), aggiungo che le imposte indirette dipendono anche dai prezzi dei beni che colpiscono. La benzina e i carburanti in genere, per esempio, sono tra i beni più colpiti da queste imposte e sono anche i beni più soggetti ad inflazione nell' ultimo anno.

Come si distrugge il Federalismo - la mania della perequazione fiscale

Basta togliere la responsabilità diretta ai governi locali. Magari centralizzando la raccolta delle tasse, oppure istituendo una Camera delle Province che fagociti i compiti delle istituzioni locali.

Interessante l' analisi degli effetti di una perequazione fiscale.

"...la perequazione fiscale avrebbe dovuto attenuare l’asprezza della competizione fra giurisdizioni. Invece, dopo qualche tempo, ci si accorse che la competizione non si era affatto allentata, anzi era diventata ancora dura. Perché la standardizzazione riduceva le opportunità di specializzazione in nicchie di mercato che tradizionalmente servivano a gettare i semi dell’innovazione amministrativa..."

Ad ogni non medo non vedo davvero come sia evitabile una Camera degli enti locali per deliberare sulla legislazione concorrente.


Darwin, unica speranza dei nullatenenti

Spira una brezza malthusiana nell' ultimo libro di Gregory Clark, A Farewell to Alms: A Brief Economic History of the World. Lo sviluppo economico del mondo, a quanto pare, comincia solo con la Rivoluzione Industriale, prima eravamo tutti nella trappola malthusiana: l' incremento di produzione era assorbito dall' incremento della popolazione.

Ma perchè fu proprio l' Inghilterra a sgattaiolare fuori dalla "trappola"?

"...The answer hazarded here is that England's advantages were not coal, not colonies, not the Protestant Reformation, not the Enlightenment, but the accidents of institutional stability and demography: in particular the extraordinary stability of England back to at least 1200, the slow growth of population between 1300 and 1760, and the extraordinary fecundity of the rich and economically successful..."

"...Clark found a reproductive advantage of rich men over poor between 1585 and 1638 -- the richest testators leaving twice as many children as the poorest. From this he concluded that the offspring of the rich had quickly spread throughout society..."

I fattori legati allo sviluppo hanno dunque principalmente a che fare con la demografia e la selezione dei più adatti.

Con coerenza vengono derivate alcune politiche per l' aiuto ai più deboli. La "cultura" è tutto, quindi è necessario "selezionarla" visto che non si puo' inocularla, lasciate che i modelli fallimentari falliscano visto che non possono essere corretti:

"...History shows, as we have seen repeatedly in this book, that the West has no model of economic development to offer the still-poor countries of the world. There is no simple economic medicine that will guarantee growth, and even complicated economic surgery offers no clear prospect of relief for societies afflicted with poverty. Even direct gifts of aid have proved ineffective in stimulating growth. In this context the only policy the West could pursue that will ensure gains for at least some of the poor of the Third World is to liberalize immigration from these countries..."

"...The implicit proposition of A Farewell to Alms is that we should stop giving money to the poor. They'll just become more numerous. Hoist as many as possible aboard; let the others sink or swim. Let selective pressure do its work. Only thus will the poor eventually escape their poverty..."


Riepilogando, nell' Inghilterra dal 1200 al 1800, i successi economico si è costantemente tradotto in successo riproduttivo selezionando una popolazione particolarmente adatta. I ricchi sarebbero sopravissuti all' infanzia in numero doppio rispetto ai poveri. Filtro da cui la Cina, per esempio, era ben lontana.


Ho l' impressione che una simile spiegazione, perlomeno laddove si limiti a considerare un unico elemento, non si attagli a parecchi esempi di sviluppo a cui abbiamo assistito anche di recente.

La Pace, una questione fra bottegai

Basterebbe un' indagine sull' etimo per stabilire connessioni che inquiterebbero il tipico sbandieratore di vessilli arcobaleno.

"...take the word pay...pay comes from the latin pacare, which means to appease, pacify, reduce to peace...remarkable: the english world peace, coming via latin pax from pacare, derives from the idea of payng..."

William Ian Miller. Eye for an Eye, p.15