SOGGETTIVISMO E SOGGETTIVISMO.
C'è un soggettivismo che si contrappone all'oggettivismo e al realismo e che, volente o nolente, flirta con il relativismo e lo scetticismo. Molti, non a torto, lo ritengono pericoloso, di solito si presenta nelle forme del cosiddetto internalismo.
1) Facciamo un ripassino. Le posizioni internaliste possono essere estetiche, etiche o epistemologico. In esse si assume che la rappresentazione mentale che ci facciamo delle cose è tutto ciò che possediamo per giudicarle. Purtroppo, la rappresentazione mentale di un'allucinazione è identica alla rappresentazione mentale dell'originale, e questo, lo si capisce al volo, è un varco che alletta lo scettico. Per distinguere le due cose e scansare lo scetticismo occorre allora un'intuizione del soggetto che faccia leva all'esterno (esternalismo), alla realtà. La realtà, in altri termini, possiede un marchio qualitativo (indescrivibile) in grado di distinguerla dalla sua allucnazione, e noi possiamo coglierlo con un'intuizione che trascende la rappresentazione mentale a nostra disposizione. Un'etica, un'estetica e un'epistemologia non scettiche dovrebbero essere "esternaliste".
2) Quindi condanniamo senza appello ogni forma di soggettivismo? Calma, vediamo un altro aspetto di questa vicenda, cerco di renderlo con un esempio. Le cascate del Niagara sono uno spettacolo maestoso, potremmo perfino definirle "belle" ma, domanda, questa bellezza permane nel momento in cui non viene in contatto con l'occhio umano? Sembrerebbe di poter rispondere di no. Che senso ha una bellezza a prescindere dal soggetto? Non riesco nemmeno ad immaginarmela. Ma si puo' andare anche oltre con gli esempi, pensate a un suono, che senso ha questo concetto senza un orecchio umano che ascolta? Il suono senza orecchio sembrerebbe inconcepibile, tanto è vero che la scienza ci dice che esistono soltanto le frequenze d'onda, i suoni non sa nemmeno cosa siano, in fondo sono solo una nostra esperienza interiore, ma se noi non ci siamo...
3) In uno ho spiegato perché noi dobbiamo temere il soggettivismo, in due perché è difficile farne a meno. Uno e due non sembrano compatibili: se esiste una qualità esterna che rende bello un oggetto (o autentico), questa qualità esiste a prescindere da chi la coglie. Esiste un modo per sintetizzare tutto in modo accettabile?
4) Ipotesi: il bello, il buono, il vero esistono in potenza a prescindere dal soggetto ma esistono in atto grazie alla presenza di un soggetto. Il soggetto è una sorta di filtro che - se "funziona" correttamente" - trasforma la potenza in atto. Questo "funziona" indica l'esistenza di una natura soggettiva pertinente. Esempio: il soggetto trasforma una certa lunghezza d'onda in rosso, ma un soggetto daltonico la trasforma in verde. Qual è qui il soggetto "ben funzionante"? Qual è il soggetto che deve correggersi? Si tratta allora di recuperare Aristotele? Sì, ma la distinzione tra atto e potenza non è altro che il modernissimo "nulla si crea, nulla si distrugge". Ora, si tratta di capire come tarare il linguaggio: una presenza in potenza è un "esserci" a tutti gli effetti? Potremmo rispondere di no per evitare le derive mistiche di certo platonismo, ma rispondendo di no il ruolo del soggetto ritornerebbe centrale. Ecco, questo soggettivismo è quello che definirei "sano".