lunedì 11 novembre 2019

MILLE MODI PER NON DIVENTARE VEGETARIANI

MILLE MODI PER NON DIVENTARE VEGETARIANI
Gli animali soffrono? Se hanno coscienza direi di sì.
Ma hanno coscienza del male che ricevono? Qui ci si divide ma ammettiamo che almeno in minima parte sia così.
Come vanno trattati? Non è facile dirlo ma se soffrono avendo coscienza di soffrire direi che bisogna tenerne conto, sono pur sempre "soggetti etici". Una soluzione di compromesso è questa: "etica kantiana per gli uomini e utilitaristica per gli animali". Tradotto: l'uomo è sempre un fine e mai un mezzo (principi) mentre l'animale puo' essere talvolta visto anche come un mezzo, sebbene il suo benessere va sempre tenuto in conto (utilità).
Ma perché molti "altruisti razionali", pur riconoscendo negli animali la capacità di soffrire, non sono vegetariani? Forse perché non credono che il vegetarianesimo sia una forma di altruismo efficace, c'é di meglio.
il vegetariano ingenuo pensa che, una volta considerato l'animale un soggetto etico rilevante, sia nostro devere non mangiarlo. E c'è anche la variante utilitarista del vegetariano ingenuo, quello che pensa: "poiché la sofferenza dell'animale eccede il mio piacere di gustarne le carni, allora diventa sbagliato macellare gli animali, almeno nel mio cado".
Non funziona così, impostare in questo modo il problema non centra la questione reale. La vera domanda da porsi èun'altra, non se il mio sacrificio nel rinunciare alle carni sia inferiore ai danni procurati all'animale ma se l'opzione vegetariana sia il modo migliore di fare del bene, oppure se possiamo spendere meglio le nostre limitate energie.
Diventare vegetariani perché il sollievo dato agli animali è maggiore rispetto al nostro sacrificio è come donare a una ONLUS presa a caso. Si può fare di meglio, per esempio si può donare ad una Onlus efficiente che si impegna per una causa valida. Il rischio cioè è quello di sottrarre risorse a cause più meritevoli.
Per esempio, se anziché assumere pasti vegetariani voi decidiate di assumere pasti più frugali risparmiando sui costi, avrete a disposizione un gruzzolo da destinare a cause alternative. Altro esempio, potreste sostituire il sacrificio dei pasti vegetariani rinunciando alla pausa caffè sul lavoro aumentando così la vostra produttività.
C'è poi un'altra questione differente ma imparentata con la prima, discende dala domanda: "il sacrificio dell'essere vegetariani quanto pregiudica la vostra produttività?" La risposta varia da persona a persona, alcune persone più di altre, per esempio, trovano difficile concentrarsi quando sono infelici. In altri casi c'è addirittura il piacere di sacrificarsi, la gioia e l'orgoglio di affiliarsi a una minoranza moralista. Ci sono poi anche i benefici in termini di salute da mettere sulla bilancia. D'altro canto, praticare il vegetarianesimo comporta stressanti costi informativi, occorre spendere più tempo per mettere assieme il proprio menù conservando una sufficiente qualità nutrizionale, bisogna leggere con cura un sacco di etichette. In passato essere vegetariani creava deficit di creatina con perdite di circa 5 punti nel rispettivo IQ, oggi è possibile integrare queste perdite ma cito ugualmente questo fatto per far capire di cosa sto parlando.
È chiaro che a questo punto ognuno è tenuto a fare i suoi calcoli, in quelli che espone Kate Grace l'opzione vegetariana non spicca per saggezza, si può fare di meglio, ad ogni modo vi lascio alla lettura e alle sue tabelle. Per quanto mi riguarda penso che mettere al mondo un bambino e renderlo sufficientemente felice stornando su di lui i sacrifici che ci imporrebbe il vegetarianesimo sia una scelta particolarmente azzeccata per chi vuole aumentare ricchezza e felicità sul nostro pianeta.
METEUPHORIC.COM
I have lately noticed several people wondering why more Effective Altruists are not vegetarians. I am personally not a vegetarian because I don’t think…

domenica 10 novembre 2019

LO SQUALO

LO SQUALO
Questo bellissimo articolo racconta l'affare del secolo, ovvero quello in cui George Soros mise la Banca d'Inghilterra ai suoi piedi e guadagnò in un giorno un miliardo di dollari.
Ma per capirlo occorre capire come lavora un hedge fund (HF). Certo, come tutti gli speculatori fa scommesse ma non scommesse qualsiasi, le sue scommesse sono molto specifiche. Ammettiamo che un operatore veda delle debolezze nella Fiat ("la Fiat puzza") e ritenga che le sue azioni siano sopravvalutate, cosa farà? Un modo per trarne profitto è promettere a terzi di vendere domani azioni Fiat al prezzo attuale. Alla scadenza del contratto si compreranno azioni Fiat a prezzo ribassato per rivenderle al prezzo di ieri realizzando un profitto. In alternativa si possono prendere azioni Fiat "in prestito" rivendendole subito per ricomprarle più tardi a prezzo ribassato e restituirle al prestatore. E' un po' la stessa cosa. Ma c'è un inconveniente, se il mercato dell'auto dovesse in futuro "tirare", per quanto "Fiat puzzi" anche le sue azioni potrebbero aumentare e mandare in fallimento lo speculatore. Per questo un HF articola diversamente la sua posizione, non si limita a stipulare dei future o a prendere a prestito azioni Fiat ma si costruisce un portafoglio bilanciato di azioni Mercedes e Citroen, imprese di settore che "non puzzano" come Fiat. In questo modo se il mercato dell'auto fosse orso ci guadagnerebbe poiché i profitti sui future Fiat compenserebbero le perdite del portafoglio bilanciato, se il mercato dell'auto fosse toro ci guadagnerebbe lo stesso perché i profitti sul portafoglio bilanciato eccederebbero le perdite dei future su un titolo "che puzza". Insomma, l'HF fa scommesse molto oculate perché molto specifiche, basta che individui un unico titolo "che puzza" (sullo "specifico" noi abbiamo informazioni più specifiche, magari anche qualche soffiata da dentro).
C'è da aggiungere che l'HF fa ampio uso delle leve. Ovvero, quando individua la sua scommessa raccoglie in prestito più fondi che puo' per caricare al massimo le sue posizioni. Ultima cosa, gli HF operano pur sempre con la ricchezza di terzi, Soros non mette i suoi soldi, ma, poiché le scommesse sono molto studiate nello specifico e il rischio pur sempre elevato, le percentuali dei manager sui profitti sono enormi (circa il 20%).
Nel 1992 George Soros - con il suo Quantum Fund - scommise contro la sterlina, allora legata ERM (Exchange Rate Mecahanism), si trattava di un sistema a cambi fissi. Quando il cambio è fisso significa che il governo di un paese, ovvero la sua banca centrale, deve intervenire sul mercato e comprare la propria moneta che si sta svalutando in modo da riportare il suo prezzo al livello concordato (che è fisso, per l'appunto). Per farlo deve attingere alla riserva di valute straniere in suo possesso. In alternativa puo' alzare il tasso di interesse per renderla più appetibile e ottenere lo stesso effetto. Il problema sta nel fatto che le riserve di valuta estera possono esaurirsi e alzare i tassi quando un'economia è in recessione puo' essere mortale.
Ecco, in quel 1992 il valore della sterlina era posizionata ormai da tempo al limite basso di tolleranza ERM e l'economia inglese era in forte recessione, in questi casi i manuali ortodossi prevedono un aggiustamento tramite diminuzione di salari e prezzi ma cose del genere (deflazione) non sembrano tollerate dalle moderne democrazie, che preferiscono ottenere gli stessi risultati svalutando la moneta. Ma in un sistema a cambi fissi questo non è possibile. Da qui la scommessa di Soros: la deflazione non ci sarà e la sterlina è talmente sopravvalutata che uscirà dall' ERM per potersi svalutare.
Come si fa concretamente una scommessa del genere? Semplice, si prendono in prestito sterline a più non posso e le si convertono in marchi, quando bisognerà restituire il prestito si ricompreranno sterline a prezzo ribassato facendo profitti. Naturalmente bisogna conoscere le dinamiche ma anche i tempi.
Una dichiarazione imprudente di un banchiere tedesco fece capire che la sterlina "avrebbe potuto uscire dall'ERM" facendo perdere credibilità al sistema, Soros caricò la sua posizione con 10 miliardi di dollari e vinse intascando personalmente 1 miliardo di dollari, quello che per l'Europa era stato un Mercoledì nero, per Soros fu il Mercoledì più rosa della sua vita.
Ma perché la scommessa di Soros fu considerata una mossa particolarmente elegante? Perché era una tipica scommessa da HF, ovvero una scommessa "assicurata". La sterlina poteva solo abbassarsi (immaginare una sua rivalutazione era a dir poco assurdo), e nel caso non l'avesse fatto Soros non avrebbe perso nulla (giusto i costi di transazione).
Ecco, adesso che sappiamo come Soros quel giorno guadagnò un miliardo di dollari ai danni dei contribuenti inglesi, chiedo: voi ci trovate motivi per una condanna morale? Chi è il colpevole di questo enorme trasferimento di ricchezza?
Informazioni su questo sito web
PRICEONOMICS.COM
How George Soros made his fortune on a daring bet against the British pound and the Bank of England.

sabato 9 novembre 2019

JASON RICHWINE E GLI ALTRI

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JASON RICHWINE E GLI ALTRI

Ogni volta che una ricerca scientifica scopre differenzia su base genetica gruppi di persone la reazione è tremendamente negativa ed evidentemente viziata dal coinvolgimento ideologico di chi la mette in scena. Entra subito nel dibattito cio' che l'articolo chiama "fallacia egalitarista".

La fallacia egalitarista è una distorsione cognitiva molto presente sui giornali, una specie di errore grammaticale che sfruttiamo per reagire con ostilità a chi viola certi tabù. Le scoperte di cui sopra vengono rigettate perché percepite con implicazioni morali, quasi che una differenza su base biologica riscontrata tra gruppi umani possa essere definita "ingiusta". La "fallacia egalitaria" è onnipresente ma affligge soprattutto la sinistra dello schieramento.

Il caso del ricercatore Jason Richwine è illuminante, nel 2009 mise assieme una serie di dati a supporto della tesi che la politica migratoria americana avrebbe dovuto essere progettata per favorire persone con un IQ sopra una certa soglia, questo perché sia l'IQ personale che l'IQ medio della nazione sono correlati in modo robusto con certe cruciali perfomance della persona e ancor più sella nazione. E' una posizione magari sbagliata ma difendibile con buoni argomenti di fatto, senonché si preferì reagire insultando l'uomo piuttosto che criticare i dati presentati dal ricercatore. Richwine era diventata una cattiva persona, andava licenziato. E così fu.

Leggiamo l' Economist sul caso: "se la tesi di Richwine fosse corretta, dovremmo riconoscere che i razzisti hanno ragione...". Ecco comparire la tipica "fallacia egalitaria", ovvero il passaggio da un giudizio di fatto sulle differenze caratteriali tra gruppi a un giudizio morale relativo al razzismo di chi lo fa rilevare.

Un altro modo per inquinare il dibattito consiste nel buttarla sull' "inferiore" e il "superiore". Affermare cioè che chi constata differenze biologiche tra i popoli sta proclamando la superiorità dell'uno sull'altro. Il corto circuito è evidente, dimostrare una differenze non significa affatto affermare la superiorità di chicchessia, tuttavia questa sgrammaticatura viene utilizzata per tacitare la ricerca sulle razze. Non ha nessun senso dire, per esempio, che gli africani sono geneticamente superiori agli asiatici perché mediamente più alti! E' una frase senza senso, eppure la fallacia egalitarista la fa pronunciare a molte persone, penso a persone come Charles Murray, Jason Richwine, Nicholas Wade che in realtà sono molto prudenti nel separare giudizi scientifici e giudizi etici.

L'esito dell'esercizio compulsivo della fallacia è la prevedibile proposta di bandire le ricerche che studiano le razze. Motivo: sono studi che fomentano il razzismo causando danni che oltrepassano gli eventuali benefici. Si fa presente da più parti che gli stereotipi si rinforzano, chi ne è oggetto viene spesso anche demotivato, bisogna così rompere il circolo vizioso e queste ricerche non aiutano. A parte il fatto che quando lo stereotipo non è accurato ci vuole poco a romperlo, il caso degli ebrei in generale e delle donne in molte professioni parla chiaro. Ma è un'evidente tentativo di moralizzare la scienza.

Volete altri esempi? Considerate le reazioni al famoso libro di Murray e Herrnstein - The Bell Curve -, per molti un vero manifesto del neo-razzismo, un modo "gentile" per poter parlare ancora di "negri", uno strumento per esentarci dal dovuto tributo agli svantaggiati. Eppure gli autori asserivano solo che sia geni che ambiente hanno un ruolo nelle diverse performance dei gruppi razziali americani, qualcosa che bene o male accettano tutti gli studiosi più seri. Ma soprattutto, niente nel libro suggerisce che i neri dovessero essere trattati differentemente.

Jared Diamond, un cocco dei progressisti, divenne famoso per avere sostenuto che la geografia spiega più dei geni, una tesi che piaceva a molti. Protetto da uno scudo invisibile l'autore arrivò a dire su basi precarie che il popolo della Nuova Guinea era più intelligente degli europei. Chi indulge nella fallacia egalitarista dovrebbe vederci un'affermazione razzista ma così non fu. Cosa dedurne? Che per una certa parte politica il razzismo è solo un pretesto per difendere i presunti "oppressi" dai presunti "oppressori" (l'unica distinzione intorno alla quale gira tutto). Se è così capiamo bene perché certe forme di "razzismo" non preoccupano, anzi sono le benvenute.

Il caso James Damore ricalca i precedenti, l'uomo criticò l'assunto implicito nella politica delle assunzioni di Google per cui uomo e donna sono psicologicamente identici. Damore dubitava che Google potesse mai avere un numero di ingegneri donna pari a quello degli uomini senza abbassare gli standard. Fu licenziato con i tipici argomenti dalla fallacia egalitaria. Le affermazioni di Damore furono giudicate discriminatorie e costituivano una forma di molestia.

Larry Summers, presidente di Harvard, disse che il sesso biologico potrebbe incidere sul successo in certe carriere. Licenziato. James Watson disse che gli africani avevano un IQ inferiore a quello di altri popoli. Licenziato.

A queste persone si replica che concetti come sesso e razza sono in parte costruzioni sociali, non realtà oggettive. Ebbene? Anche se lo fossero potrebbero comunque esserci buone ragioni per impiegarli come base fruttuosa per una classificazione dell'uomo? Giudichiamo questo, piuttosto.

Conclusione: l'ostilità a senso unico verso i ricercatori in materie quali sesso e razza produce più danni che benefici, se la nostra integrità morale dovesse davvero dipendere dai dati scientifici è già compromessa in partenza.

https://link.springer.com/article/10.1007/s11406-019-00129-w
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venerdì 8 novembre 2019

NON POSSIAMO NON DIRCI CATTOLICI MEDIEVALI

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NON POSSIAMO NON DIRCI CATTOLICI MEDIEVALI
Noi occidentali abbiamo una psicologia unica al mondo: siamo individualisti, autonomi, poco conformisti, innovativi e sensibili al bene astratto. In poche parole, siamo speciali. Ma perché siamo così? Perché siamo rimasti a lungo esposti all'influenza della Chiesa Cattolica medievale. I popoli che hanno goduto di questo influsso, a quanto pare, spiccano per fiducia sociale, generosità verso gli sconosciuti e rifiuto del nepotismo. Il probabile meccanismo sottostante sta nell'ossessione della Chiesa Cattolica contro l'incesto e nel corrispondente favore verso il matrimonio con parenti molto distanti. In questo modo è stato minata la società clanica, la forma più tipica del raggruppamento primitivo. La società cattolica si è dovuta reinventare mettendo al centro l'individuo piuttosto che la famiglia, e così facendo una lunga serie di possibilità si è aperta, compresa la possibilità dell'ateismo. I laicisti di oggi dovrebbero meditare bene da dove vengono i loro valori e fare di Sant'Agostino una loro icona. Magari potrebbero anche chiedersi che fine faranno quei valori qualora la religiosità dovesse sparire del tutto. Come sarà un cristianesimo senza Cristo? Non abbiamo almeno in parte bisogno di una religione vecchio stile? Il dubbio viene, specie quando si considerano alcune virtù che erano parallelamente enfatizzate dalla Chiesa, come la virtù della famiglia e della fertilità. Un individualismo fatto da individui monadi e sterili è ancora sostenibile? Probabilmente no, probabilmente alcune istituzioni occidentali come il welfare state collasserebbero. D'altro canto, è pur vero che certi movimenti laicisti che invocano la "giustizia sociale" e la lotta contro i cambiamenti climatici hanno connotati religiosi evidenti.

Informazioni su questo sito web
WASHINGTONPOST.COM
The Catholic Church might be inextricable from modern society.

L'INCOMMENSURABILE

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L'INCOMMENSURABILE
I medesimi fatti possono essere interpretati in vario modo e dare origine a paradigmi scientifici tutti diversi tra loro incommensurabili. In casi del genere il giudizio finale lo danno il buon senso, la cultura e la politica. Vediamo da vicino il caso della malattia mentale.
1) Il dubbio - Thomas Szasz (TS) dubita che il paradigma psichiatrico standard della malattia mentale sia corretto e lo critica prendendo a prestito il paradigma dell'economia.
2) La scelta - Per gli economisti le scelte delle persone dipendono da due fattori: 1) preferenze e 2) vincolo di bilancio. Il primo è soggettivo (soggettivo), il secondo oggettivo (esterno).
3) La malattia - TS vede la malattia fisica alla stregua di un vincolo di bilancio mentre la malattia mentale come una preferenza. Quelli che chiamiamo malati mentali sono solo persone con preferenze strane. Tutto il mondo della malattia mentale puo' essere concettualizzato in termini di preferenze. Bene, è venuto il momento di fare esempi o non si capisce niente.
4)Esempi - L'alcolizzato, nel paradigma di TS, è uno che preferisce bere. L'ADHD è uno che preferisce la varietà e la novità. Il depresso è uno che preferisce l'inazione. Lo schizofrenico è un creativo che preferisce andare dietro alla sua immaginazione scatenata. In fondo a tutti noi piace il vino, tutti noi ci annoiamo, tutti noi ci rilassiamo, tutti noi abbiamo fantasie di complotti che ci piace prendere sul serio. L'alcolizzato, l'ADHD, il depresso e lo schizofrenico hanno preferenze che non ci sono affatto aliene, ma le hanno in forma estrema.
4bis) Politica - Così impostata tutta la faccenda, la psichiatria diventa essenzialmente una disciplina politica prima che medica. In alcuni casi la cosa è particolarmente evidente: fino agli anni sessanta l'omosessualità era una malattia, poi, senza che cambiasse nulla nella nostra conoscenza fattuale nel merito, per alzata di mano da parte di un gruppo influente di psichiatri, ovvero con un voto politico, l'omosessualità è uscita dal novero dei disturbi mentali.
5) Manicomi - Per TS, quando la società decide che una certa preferenza è troppo bizzarra allora mette chi le palesa in manicomio e parla di "malattia". Se poi quella stessa preferenza diventa più accettabile - come nel caso dell'omosessualità - fa marcia indietro.
6) Genetica e neurobiologia - si badi bene che TS non puo' essere criticato facendo ricorso alla genetica o alla neurobiologia: certo, lo so, la stranezza di certe preferenze puo' avere una base genetica ma lo stesso vale per le "preferenze normali". L'unica critica a cui si espone il paradigma di TS è di ordine filosofico.
7) Critica - La prendo pari pari dal mio psichiatra preferito, Scott Alexander. Alice ha sempre avuto problemi di concentrazione fin dai tempi della scuola, ora si barcamena tra un lavoro precario e l'altro, spesso però ha delle "giornate no" in cui si assenta, in quei momenti si sente spossata, come se le energie vitali le mancassero. Alla fine decide di andare da uno psichiatra che le diagnostica ADHD e depressione. Torna a casa svuotata e passa tutto il week end a letto. Bob è un manager brillante, lavora sodo ed è vicino alla promozione agognata. Ma questa sera torna a casa tra gli starnuti, ha anche dei brividi di freddo e qualche linea di febbre. L'indomani la febbre si è alzata e decide di stare a letto per smaltire l'influenza che ha preso.
8) Bob e Alice: comportamento - Almeno per un giorno Bob e Alice passeranno il tempo nella stessa maniera: entrambi a letto senza la voglia di alzare un dito. Eppure per TS le affinità finiscono qui, lui vede in Alice un problema di "preferenza" (gusti) mentre in Bob un problema di "bilancio" (malattia). La distinzione suona strana in presenza di soggetti che fanno esattamente la stessa cosa.
9) Bob e Alice: cause - Ma possiamo andare oltre. Anche le cause del loro comportamento sono simili: in entrambi i casi tutto è provocato dalla chimica del nostro corpo, il rispettivo sistema immunitario, infatti rileva dei problemi rilasciando sostanze che portano un chiaro messaggio al cervello: pericolo, siamo in crisi, evita ogni movimento, conserva le energie.
10) L'enigma - Ma se depressione e influenza hanno le medesime cause inducendo i medesimi comportamenti, perché mai dovremmo parlare di "preferenze" nel primo caso e di "malattia" nel secondo? Non vi sembra strano tutto questo? Non vi sembra che il paradigma psichiatrico funzioni meglio rispetto a quello di TS, che in entrambi i casi siamo di fronte a una malattia?
11) Altri esempi - Ho fatto il confronto tra il tipo depresso e il tipo influenzato, avrei potuto anche fare il confronto tra un AHDH e chi non ha dormito. Entrambi si presentano come distratti, poco concentrati, e anche questa volta il paradigma di TS ci sarebbe apparso quanto meno stravagante. Immaginate poi se entrassi nottetempo nella stanza di Bob per iniettargli una sostanza che lo renderà domani indistinguibile da un depresso, la medesima sostanza, poniamo, che il corpo di Alice produce spontaneamente in abbondanza! Due persone indistinguibili possono essere fondamentalmente differenti? Sì perché è questo che vorrebbe farci vedere TS.
12) La risposta - TS potrebbe rispondere che nel corpo di Bob è entrato un virus esterno, mentre nel caso di Alice nulla del genere è successo. Anche la puntura a tradimento è un fatto esterno fuori dal controllo di Bob. Nel caso di Alice, invece, non possiamo verificare la presenza di un controllo o meno visto che le intenzioni non sono mai indagabili direttamente, cosicché postuliamo che ci sia, così come facciamo con tutti in assenza di prova contraria. Per me la risposta è abbastanza buona, faccio solo notare che io e il mio zombi siamo indistinguibili, eppure siamo molto diversi.
13) Aiuto! - C'è chi solleva un'altra obiezione: molti malati chiedono aiuto, vogliono uscire dalla loro condizione, non sembrano affatto accettarla, pensate solo alla disperazione di certi alcolizzati. Ma questo non è il comportamento tipico di chi esprime una preferenza! E' invece coerente con il fatto che abbiamo di fronte persone malate. TS non si scompone, un comportamento del genere, infatti, è perfettamente spiegato anche dal suo paradigma: questi soggetti, presentandosi come "malati" possono ottenere aiuto a buon mercato, e una condotta del genere è proprio cio' che ci attendiamo quando uno, dopo aver seguito le sue preferenze, deve fronteggiare effetti collaterali negativi.
14) Conclusioni - Facciamo il punto. Allora, il paradigma di TS (preferenze) si oppone al paradigma psichiatrico standard (malattia). Poiché si tratta di interpretazioni concorrenti dei medesimi fatti, nessuno dei due puo' essere dimostrato come falso, sono fondamentalmente incommensurabili, cosicché ci si sposta dal primo al secondo e viceversa in relazione alla politica e alla cultura della società in cui siamo immersi. Esempio, una società efficientista e desiderosa di creare ricchezza teme gli opportunismi ed è quindi più propensa ad adottare il paradigma di TS. Una società ricca, al contrario, teme di essere ingiusta ed è quindi più incline a elargire cure a tutti giustificandosi con il paradigma standard della psichiatria.
15) Ironia della storia - Si noti che TS ha elaborato il suo paradigma negli anni sessanta in un clima culturale libertario che metteva l'emancipazione della persona sopra tutto, malati mentali compresi. Insomma, da TS all' "apertura dei manicomi" il passo è breve. Del resto mi sembra evidente il nesso: il malato mentale non è un malato ma uno di noi, magari un po' bizzarro ma uno di noi. D'altro canto, si veda il punto precedente, proprio la società efficientista che lavora a testa bassa risulta di fatto la più pronta ad accoglierlo, mentre la "società dei buoni" è più incline a medicalizzare tutto. Strana alleanza questa tra hippy e yuppy.
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Un classico della psichiatria, The Myth of Mental Illness, e contribuì non poco al clamoroso rinnovamento di questa disciplina, che si verificò negli anni Settanta. Secondo lo psichiatra e psicoanalista Szasz, non esistono, nelle cosiddette malattie mentali, alterazioni organiche permanenti del c....
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