La felicità è qualcosa di sfuggente, il viaggio sembra contare più della meta, questo per almeno tre motivi:
1. ha una componente biologica che spesso sottovalutiamo
2. esiste un adattamento edonico che annulla presto il terreno guadagnato
3. è più legata all’ invidia che all’ egoismo.
Ma non tutto è perduto, purché si tenga conto di questi fattori. Ecco una ricettina:
1. non siamo dei buoni predittori effettivi, affidiamoci di più all’ imitazione imparando da chi oggi è felice dopo essere passato per la nostra stessa strada.
2. esistono alcune fonti di felicità permanente: un miglioramento estetico, per esempio; così come esistono fonti d’ infelicità permanente: stress (pendolarismo, rumore).
3. cerchiamoci un’ “impegno vitale” sfruttando la segmentazione. un campo in cui stabilire relazioni, gratificazione, riconoscimento; relazione, religiosità, spiritualità hanno il vantaggio di essere beni inesauribili, che privilegiano il viaggio sulla meta.