mercoledì 30 agosto 2017

SAGGIO Il bamboccione 2.0

Il bamboccione 2.0

Premessa: non sono un fan delle considerazioni “generazionali” a tutto campo.
 
Quando ascolto pontificare sui “giovani” assumo un atteggiamento di difesa, in passato mi sentivo a disagio di fronte all’ esperto di turno che spiegava ai giovani chi erano e cosa volevano i giovani.

Il tema è sempre così tremendamente sospetto, tutti ci sentiamo chiamati in ballo (o come genitori o come figli), e i titolisti dei giornali ne approfittano. L'ideale per grandi sparate senza sostanza, quindi occhio.

Eppure, questa volta mi sembra che oltre al fumo ci sia dell'arrosto, i dati si vanno accumulando in modo troppo massivo e troppo concorde per trascurare o minimizzare.
  
Il bamboccione 2.0 (B20) è molto probabilmente una realtà e si aggira tra noi, e siccome lui è il nostro futuro, vale la pena conoscerlo un po' meglio. Eccolo là...

E' quel tale di 14 anni che passeggia con gli amici al centro commerciale (il tempo libero lo passa prevalentemente lì). Venti metri più indietro potrai scorgere i suoi genitori, non lo mollano mai, sono le sue guardie del corpo e dello spirito. Onnipresenti pattugliano come elicotteri il mall come fosse il girello del loro piccolo.

Tra poco arriverà l'estate, la passerà per lo più al telefono nella sua cameretta.

E quando andrà in vacanza la musica non cambierà: si apparterà nella camera di albergo o su qualche divanetto degli spazi comuni con l’unica compagnia del suo smartphone. Gli avrete pur visti anche nel vostro Hotel! 

Nel suo mondo senza stagioni estate e inverno non sono poi così differenti.

Il B20 è nato dopo il 1995 ed è cresciuto con lo smartphone tra le mani. I suoi brufoli e la diffusione del telefonino sono esplosi nello stesso istante.

Non sa nulla delle epoche pre internet, Apple si è accaparrata il monopolio sulla sua adolescenza e se l’è fagocitata.
 
Che venga dalla suburbia o dai Parioli, lo stile di vita cambia poco: tutti appassionatamente a controllare il proprio account su Facebook (un’ottantina di volte al giorno).

L’individualismo è l'acqua dove nuota questo strano pesce: le tradizioni dei padri sono per lui un corpo estraneo che elude senza farci caso più di tanto.
 
E’ ossessionato dalla sicurezza e “stremito” per il suo incerto futuro, un terrore che lo consegna mani e piedi al primo politico che azzecca lo slogan giusto.

La  sanità mentale del B20 sempre in bilico: con la sua entrata nelle coorti d'analisi, le statistiche di suicidi e depressioni adolescenziali sono state terremotate.

Naturalmente è un bambinone: a 18 fa quello che gli altri facevano a 15 anni e a 13 si comporta come uno di 10: per lui l’adolescenza è un prolungamento dell’infanzia, non un preludio dell’età adulta.

Predilige le relazioni virtuali a quelle personali (sono meno impegnative). Schiva con medesima maestria sia l'impegno civile che quello religioso per starsene da solo con i suoi poco invadenti amici virtuali.

E’ molto tollerante, inclusivo, egalitario. Almeno a parole. Almeno finché si tratta di ben figurare sui social “giusti”. E quando non è esibizionismo è un modo per non avere grane. Odia le grane, è un cultore ad oltranza del conflitto minimo. 

Ha dismesso il fastidioso narcisismo dei millennial (i suoi colleghi B10 nati tra gli ottanta e i primi novanta).

E’ poco competitivo: su you tube tocca con mano la presenza di ragazzi-fenomeni che lo scoraggiano fin da subito qualsiasi attività intraprenda. Difficile buttarsi con entusiasmo nello studio di uno strumento se è virale una tipa di sei anni che suona Mozart come una concertista affemata!

Ha fatto saltare tutte le statistiche, è indubbio portatore di novità, tutti scrutano ogni sua mossa.

Alcuni lo reputano l’amaro frutto della perdurante crisi economica che dal 2007 ci attanaglia. Ma i conti non quadrano.
C’è una realtà che invece fa quadrare tutto: l’avvento dello smartphone. E' lo smartphone che l'ha ridotto così. 


Il B20 si incurva imbelle sul suo telefono dimentico di tutto e passa così la sua giornata assorbendo una montagna di tempo prima destinato altrove, è questa la sua cifra, il resto è ardita e forzata speculazione.  

Nel 2006 Facebook apre ai tredicenni, chi nasce dopo il 1993 puo’ passare su quella paralizzante piattaforma la sua adolescenza senza muovere il culo altrove. 

Come identificare il B20? Qual è il suo marchio di fabbrica? 

Ci sono alcuni segnali inequivocabili: nelle ultime 24 ore di veglia ne ha passata almeno una a scrivere al telefono. Ha un account su Snapchat. Non sa bene chi sia o cosa sia Dio (se richiesto della sua fede fa facce strane). 

Non si iscrive a scuola guida finché non premono i genitori. Convive rilassato con le minoranze più strambe, vede di buon occhio il matrimonio omosessuale e quello tra cani. E’ praticamente astemio (salvo poi, all’università, prendere sbornie colossali da autentico sprovveduto). Non confliggie quasi mai con i suoi genitori, figuriamoci con terzi sconosciuti. Nel week end nemmeno esce di casa. Finché studia non sa cosa sia il lavoro, neanche d’estate. Ama la campana di vetro in cui vive e la considera un diritto costituzionale (“safe space” per tutti). Politicamente è indipendente e de-ideologizzato, che molto spesso significa che non gliene frega un cazzo. Non smania per il sesso, lo considera sopravvalutato. Si sente sempre escluso ed emarginato dai suoi coetanei. E’ dapprima solo triste, poi depresso, infine suicida. 

Adesso chiediamoci con molta pacatezza: perché un umanità del genere è venuta al mondo? E’ forse colpa/merito dei suoi genitori? 

La famiglia non puo' tirarsi fuori, ma non dimentichiamo la tecnologia, i media, la scuola… tutto contribuisce ad edificare il bamboccismo degli anni dieci. 

ma se proprio vuoi un colpevole punta i tuoi 10 cent sullo smartphone: è quasi sempre sul luogo del delitto quando compaiono i tipici segnali del “bamboccismo”: depressione, suicidi, disturbi mentali, eccetera.  

Il timing è perfetto e anche dal punto di vista teorico è facile ideare teorie di buon senso: il telefono isola, rende vulnerabili e soprattutto, in quanto "bene di rete" per eccellenza,  è impermeabile ai provvedimenti che la singola famiglia puo’ prendere: interdirlo tout court rende il figlio ancora più escluso e fragile. 

Il B20 non vuole crescere, vorrebbe rimanere bambino per sempre. Il cellulare è il suo ciuccio e non ha nessuna intenzione di mollarlo in cambio di una vita vera, che non gli interessa più di tanto. 

A volte orecchiamo del proliferare dei porno su internet, delle feste sexy di Halloween, dei selfie discinti che ci si scambia tra compagni e compagne di scuola. a queste notizie frammentarie c’è chi sbotta: “ma come crescono in fretta!”. Sbagliato! E’ vero il contrario: crescono al rallentatore, vivono in una moviola dalla lentezza esasperante. Il web imbriglia la loro maturazione fino alla paralisi. 

Il B20 difficilmente esce di casa senza i genitori, ci vuole la gru per spostarlo dal divano dove sbraca puntualmente: impensabile per le generazioni precedenti. 

La tendenza, per la verità, era stata inaugurata dagli ormai attempati millenial, ma i loro record sono stati ben presto polverizzati. Un diplomando del 2015 esce meno di un terza media del 2009! 

E non tiriamo in ballo la crisi economica, per favore: qui il reddito dei protagonisti non cambia le cose, incide semmai – guarda caso - il possesso di uno smartphone (ubiquo nel caso dei diplomandi 2015, sporadico nei teza media 2009). 

La libertà dalla famiglia non passa neanche per l’anticamera del cervello a chi già evade con la mente in altri modi. 

Le scarse uscite di case fanno crollare anche gli appuntamenti romantici. Il flirt è fuori moda, nuove forme di verginità avanzano.
I fidanzamenti tra adolescenti si sono dimezzati. 

L’ “appuntamento” romantico è cambiato anche nei contenuti: non si esce più la sera in cerca del primo bacio ma nel pomeriggio in cerca di merce. Si va al centro commerciale: lei compra, lui accompagna (praticamente dei sessantenni). 

Al calo dei flirt segue il calo del sesso, spesso vissuto come qualcosa di sopravvalutato: una complicazione al limite dell’indesiderabile quando uno ha sotto mano mille “masturbazioni” meno esigenti. 

Grazie al B02 l’età media del primo rapporto si è alzata dopo decenni di abbassamento. Nessuno puo’ negare i molti risvolti positivi: meno “teen” incinte (record verso il basso nel 2015, record verso l’alto nei primi novanta).
Ma perché questa crescita rallentata? 

Le teorie non mancano. Eccone una che suona bene: le famiglie scelgono di avere meno figli e di investire più risorse su di loro. La dilatazione nei tempi riflette questo investimento crescente. 

Qui contesto familiare e cultura pesano. 

Esempio concreto: nella cultura precedente il successo con le ragazze del proprio figlio maschio era considerato positivo e lasciava ben sperare, ora è considerato come una minacciosa distrazione dagli impegni scolastici. Chiaro? 

Ai miei tempi, appena compiuti i 18 si correva alla prima scuola guida vicina per patentarsi. Oggi nessun diciottenne fa corse del genere: la patente non interessa, non c’è alcuna fretta di guidare se come chauffeur si puo’ avere la mamma. 

Paradosso: spesso sono i genitori che premono sui figli affinché si iscrivano. Un “generazione X” cade dalla sedia a sentire queste cose, figuriamoci un baby boomers.
Dice: ma oggi c’è UBER! 

No, non c’è UBER, c’è la mamma. Il fenomeno della patente schifata inizia molto prima dell’avvento di UBER e LYFT. 

Non dimentichiamo il prezioso contributo delle istituzioni alla cultura del bamboccismo: se vostro figlio di 10 anni percorre da solo un chilometro per rientrare a casa dal parco siete genitori da mettere sotto processo, almeno in Maryland. 

Ve lo ricordate il “ragazzo-delle-chiavi”? Studente delle medie, tornava a casa aprendo con le sue chiavi una casa vuota dove poi attendeva solo soletto il rientro trafelato della mamma lavoratrice (e magari si dava anche una mossa a mettere su l’acqua per la pasta). Ebbene, il ragazzo-delle-chiavi è una specie estinta, e questo anche se le mamme lavoratrici si sono moltiplicate! 

Vi ricordate il primo oggetto che avete comprato con i vostri soldi? Difficile che un adolescente di oggi avrà mai ricordi del genere: lui non lavora. 

Gli “studenti-lavoratori” si sono dimezzati rispetto agli anni settanta, è qualcosa di più di una semplice “diminuzione”. E includo i lavoretti estivi. 

Dice: forse i ragazzini di oggi si perdon via nelle attività extracurricolari e/o nella massa di compiti che piovono sulle loro teste dalle cattedre autoritarie. 

No. Le prime sono costanti: oggi forse si fa un po’ più di volontariato ma il fenomeno è iniziato negli anno ottanta-novanta, ben prima che il lavoro degli studenti collassasse. I secondi, dai numeri in nostro possesso, sono addirittura diminuiti. 

Ma come interpretare allora questo cambiamento? 

Per un ragazzo lavorare mentre studia è bene? Puo’ darsi di sì, anche quando non si sviluppano competenze originali ci si rende meglio conto del valore che hanno la responsabilità e il denaro. Lavorare fa bene soprattutto a chi viene da contesti disagiati.
Meno lavoro, più paghette? 

No, anche le paghette sono in calo. 

Quando il B20 ha bisogno chiede a mamma-bancomat. Per molti versi questo è negativo: la capacità di gestire somme di denaro è decisamente bassa anche tra i diplomati.
Il B20 non beve. 

Spesso si diploma senza aver buttato giù un goccio. 

La cosa è incoraggiante: chi non esulterebbe nel sapere che i 14enni beoni sono in netto calo? 

Ma c’è anche un lato oscuro della faccenda: molti di loro arrivano all’università senza saper gestire il rapporto con l’alcol. 

Anche a questa insipienza si deve il fenomeno della “sbornia colossale”, tipico delle matricole universitarie. Ecco cosa frulla in quelle testoline: “non ho mai toccato un superalcolico prima d’oggi… e voglio recuperare il tempo perduto, cazzo se lo voglio…”. 

E le droghe? Qui l’andazzo è differente: gli anni d’oro furono i settanta/ottanta, poi una pausa, e oggi un ritorno di fiamma. 

Enigma: perché un andamento diverso per alcol e droga? Perché il rifiuto dell’alcol e l’accettazione delle droghe? 

Ipotesi: le droghe sono proibite sempre mentre l’alcol è proibito fino alla maggiore età. Una generazione di ragionieri prudentoni e paurosi rinvia il consumo di alcol e se proprio deve sgarrare per divertirsi, sgarra con le droghe. Mica scemi.  

Peter Pan frequenta tutte le generazioni recenti: la paura di sposarsi, di avere bambini, di entrare nel mondo del lavoro la conosciamo tutti noi ex giovani. Ma forse ora siamo in presenza di qualcosa che va oltre: il rifiuto del rischio ha investito anche le attività ricreazionali: non si ha solo paura del mondo adulto, si rimpiangono in modo isterico le sicurezze dell’infanzia. 

Finora ho pennellato i cambiamenti mettendoli in una luce negativa. E’ un vezzo, cambiando qualche aggettivo qua e là possono essere visti come un progresso (suicidi a parte). 

Il sociologo David Finkelhor parla di “generazione responsabile”: meno alcol, meno sesso, meno rischio, meno crimini, più tolleranza. Ma queste – dice – non sono forse virtù! Siamo in presenza di una “generazione virtuosa”. 

Altri, come lo scrittore Jess Williams, parlano invece di generazione noiosa (Yawn Generation). La paura porta a calcolare tutto spegnendo ogni slancio.
Ma virtù e noia non catturano l’essenza di questi ragazzi, forse meglio limitarsi ad osservare che non vogliono crescere, sono dei bamboccioni per l’appunto. Gente parcheggiata in un angolo per un tempo prolungato che si affeziona alla propria piazzola. 

Interessante studiare il grado di connivenza dei protagonisti in questo processo che stoppa la crescita del virgulto.
E’ elevato, molto elevato. 

I genitori li controllerebbero anche nel cesso (la tecnologia assiste). E i controllati come reagiscono? 

Ti aspetti che detoni da un momento all’altro un mega-conflitto generazionale.
Invece… invece il bamboccione non si ribella.  Anzi,  pretende che il “carceriere” prosegua nella sua opera indefessa. Anela alla soffocante campana di vetro. 

Insomma, che sia ben chiaro, non parliamo di “prigionieri” ma di “complici” a tutti gli effetti.
Un parametro eloquente sono le fughe di casa: mai tanto rare. Quando l’obbiettivo è restare bambini più a lungo possibile, difficilmente si scappa dalla casetta in cui si è stati bambini e in cui risiede una mamma che ci tratta come bambini. 

L’obbiettivo ultimo dei B20 sembra chiaro: meno stress, più divertimento. E che il divertimento non sia molto stressante, mi raccomando. 

Se un tempo ci si sentiva eccitati nel compiere 18 anni, oggi l’avvicinarsi di questo traguardo fa montare la paura.  

Si arriva all’università ancora bambini, con i genitori che ti ricordano l’appello e tutte le scadenze connesse, che ti compilano il bollettino delle tasse universitarie sul remote banking e ti svegliano per tempo la mattina.
Ieri il film preferito dalle diciottenni era Gioventù bruciata, oggi è Frozen. 

Non c’è da meravigliarsi che gente con una simile mentalità pretenda il “trigger warning” e il “safe space”: parliamo di persone fragili e particolarmente esposte, anche solo una parolina fuori posto le turba per settimane. 

Siete mai entrati in un “safe space” delle università americane? Sembra la cameretta di una 13enne, con gli album da colorare e i video dei cuccioli a palla. 

Me se gli adolescenti lavorano meno, si fidanzano meno, fanno meno compiti, si vedono meno, escono meno… cosa diavolo fanno? Dove sono? 

Sullo smartphone, probabilmente.
Si tratta di ragazzi piuttosto tristi.
Una tristezza inesplicabile. Sta di fatto che verso le tre del pomeriggio, senza che sia successo nulla, scoppiano a piangere tutti insieme. Se chiedi “perchè?” non sanno rispondere. 

Online sembrano felici, fanno facce stupide ma molto sorridenti, eppure il loro umore reale è diverso. 

C’è da dire che il mondo virtuale di internet promuove “positività” a tonnellate.
L’individualismo stesso incoraggia a sentirsi bene e ad esprimere questo benessere urbi et orbi. 

I giovani protagonisti del web odierno sono meno narcisisti dei loro predecessori ma hanno anche meno aspettative: la rete stessa ha dato a tutti una calmata insegnando che da qualche parte c’è sempre un tale migliore di te, molto migliore di te; che è inutile e stressante competere, meglio sdraiarsi da qualche parte ricavandosi un piccolo e confortevole spazietto dove vivacchiare, invecchiare e godersi l’infinito repertorio della rete. Una nicchia, un nido… uno safe space. 

Ma ormai sappiamo che questo non è la panacea, il nemico è molto più insinuante del previsto. 

Anche qui: nelle classifiche sulla felicità giovanile notiamo un collasso non appena i B20 entrano nel conto. La domanda “sei soddisfatto di te?” registra risposte in netta controtendenza rispetto al passato.
Non essere invitati ad un compleanno, oggi, puo’  essere una tragedia: uno vede in tempo reale le foto della festa su Instgram pensando: “si stanno divertendo senza di me”. E giù a piangere. 

Senso di esclusione e solitudine sono più acuti di cinque anni fa. C’è chi parla di generazione FOMO (Fear of Missing Out).
Il colpevole maggiormente indiziato? Ancora lui: il telefonino. 

Difficile spiegare altrimenti la coincidenza di un cambiamento tanto radicale e contemporaneo di due fenomeni ben distinti: 1) senso di esclusione e 2) diffusione dei telefonini. Il timing delle statistiche è troppo perfetto. 

Il rapporto tempo speso sui social / tempo speso in rapporti di persona è schizzato alle stelle. 

Ma attenzione ad elaborare bene il possibile modello che vi fate nella testa: chi spende più tempo sui social, spende anche più tempo in relazioni personali. E’ il rapporto che va considerato, non il numeratore preso a sè.
Capriola: forse è la solitudine a spingere verso i telefonini. Questi ultimi sono solo una consolazione. 

No, non ci credo. Difficile spiegare in questo modo una simile impennata della malinconia. Nuove tecnologie a parte, non si vede quale possa essere stata la molla. 

Il trend riguarda tutti ma ad essere particolarmente esposte sono le ragazze.
Se esclusione e senso di solitudine vi suonano vaghi passiamo a qualcosa di più concreto: mai tanta depressione tra i giovani .
E’ facile d’altronde capire cosa passa per la testa di un giovane che scorre il suo account su Facebook: “tutti sono così dannatamente felici e spiritosi, perché io non riesco ad esserlo?”. 

La dinamica: uno posta solo i suoi successi, cosicché i fallimenti restano occultati creando un percepito che non coincide con il reale. Frequentarsi di persona evita distorsioni del genere. 

La patina di ottimismo che invade i social copre una realtà ben più deprimente. Su Instgram tutti gridano: “la mia vita è così interessantissima!”. 

Anche non registrare alcuna reazione ai propri post ti fa cadere le braccia. Cose importanti per noi che intendiamo condividere e che invece cadono nel vuoto in pochi minuti… per i più sensibili è una croce. 

Le foto hanno poi amplificato il ruolo del fisico, un argomento molto sentito dalle ragazze che cominciano a scattarsi centinaia di foto alla ricerca di quella giusta per il profilo, che non arriva mai. 

Vivere in pubblico significa vivere ipocritamente, la cosa è stressante: tutti i giorni ti svegli e vai su Facebook indossando una maschera che ti faccia apparire più interessante. Che voglia di rilassarsi essendo se stessi! 

Le foto sexy attraggono molti like ma sono anche fonte umiliante di disprezzo e derisione. Alcune ragazze non lo hanno sopportato.
Considerando una serie di varabili, quelle più strettamente correlate alla depressione sono: 1) lo screening notizie online e 2) rapporto relazioni virtuali/relazioni personali. 

Chi legge un giornale cartaceo si pone ad una distanza di sicurezza dal messaggio con cui entra in contatto, la cosa consente un certo relax. 

Il momento più distensivo della giornata è quando sfoglio il Corriere al bar mentre sorseggio il cappuccino, nessuno mi chiede nulla e io mi sprofondo in uno spazio intimo e “safe”, posso leggere anche distrattamente senza subire rimproveri, posso fare nella mia mente considerazioni superficiali che lascio in sospeso senza curarmene. 

La stessa notizia crea effetti ben diversi sui social: ti senti chiamato in causa, devi commentare, devi puntualizzare, devi chiarire, devi correggere, devi reagire a chi commenta il tuo commento… sei sempre in pista, sempre focalizzato, mai rilassato. Tutto diventa in qualche modo “personale”.  

Alla fine, chi conosce queste dinamiche, non si sorprende se qualcuno non regge.
Il B20 non vuole crescere anche perché terrorizzato dal futuro: cosa succederà domani? Potrò continuare a spippolare il mio cell in tutta tranquillità o il cielo cadrà sopra la mia testa? 

La preoccupazione si trasforma in angoscia e la cosa, oltre a riflettersi in interviste e sondaggi, si coglie anche nei dati clinici: gli episodi importanti di depressione sono aumentati del 56% se confrontiamo il 2015 con il 2010. E le ragazze sono ancora in prima fila, la loro specialità sono i tagli (braccia, gambe ma anche altrove). 

L’impennata dei suicidi adolescenziali è un fenomeno molto vagliato dagli studiosi, il  motivo è semplice: qui non si mente, le chiacchiere stanno a zero, non si tratta di rispondere alla domanda “ti senti soddisfatto” barrando una crocetta.  

Anche nei suicidi le ragazze dominano, ormai è un leitmotiv. 

L’impennata è ancor più sorprendente se si considera la diffusione crescente degli anti-depressivi. 

Tutte le statistiche ci dicono che abitiamo un mondo con sempre meno violento. Ma tutte le statistiche ci dicono anche che questo mondo è abitato da individui sempre più sensibili. 

Nulla ci dicono sull’ andamento della “sofferenza umana” rispetto al passato. Chissà mai che le generazioni del XX secolo trasformate a loro tempo in carne da cannone abbiano sofferto meno del nostro bamboccione.
Forse sbaglio, forse la salute mentale dei giovani è compromessa dalle crescenti pressioni accademiche. 

Come quantificarle? Un indicatore abbastanza affidabile è la mole dei compiti a casa, ma questi sono diminuiti. 

L’attività fisica si correla negativamente alla depressione. Forse i giovani non fanno abbastanza esercizi? Ma dai dati non sembrerebbe. 

Più probabile che l’inquietudine giovanile sia spiegata dalla loro impreparazione ad entrare nel mondo adulto. 

In altre parole,  la mancata ricerca di indipendenza presenta il conto più tardi. Si tratta forse di depressioni dettate dall’onnipresenza e dal costante pattugliamento della “mamma elicottero”.
Prima di andare a letto controlli sempre se tuo figlio dorme. No, non dorme neanche oggi. Si è ritirato un’ora fa ma ancora non dorme. 
La sua cameretta è buia, illuminata solo da quella maledetta luce blu, quella dello smartphone. 

I nostri ragazzi dormono sempre meno, solo 7 ore al giorno, quando gli esperti ne raccomandano almeno 9. Il telefono ha soppiantato anche il cuscino. 

Questi aggeggi elettronici sembrano avere un effetto deleterio sul sonno, almeno rispetto ai media tradizionali. Chi legge libri e riviste, tanto per dire, dorme benone e a lungo. Il tempo trascorso davanti alla TV non è in alcun modo legato al tempo trascorso dormendo.
Attività stressanti come i lavori domestici e i compiti ci fanno dormire meno, è vero, ma la cosa non tocca i  giovani di cui parliamo (che non lavorano e fanno pochi compiti).
La privazione del sonno non va sottovalutata, si collega a molti eventi spiacevoli: l’affaticamento cognitivo, la suscettibilità, l’abbassamento delle difese immunitarie, la tendenza ad aumentare di peso e ad avere problemi di pressione sanguigna. Incide anche sul carattere: chi non dorme è prono a depressione e ansia.  

Quella lucetta blu che illumina la stanza dei nostri figli è un chiaro segnale: il loro cervello è attivo e in pista più che mai. E’ sera, ma per loro è come se fosse giorno, sono nel pieno dello sforzo cognitivo, quasi non staccassero mai. Difficile passare da una condizione del genere al sonno, ci vuole il tempo fisiologico di decompressione per raggiungere un' adeguata condizione di rilassamento. 

Non sorprende che una generazione del genere finisca in massa dalla psicologo (anche qui record su record). Ma quelli più in pericolo sono quelli che dallo psicologo non ci vanno nascondendo il loro malessere. 

L’impennata improvvisa di alcuni parametri chiaramente collegati ad un disagio ci dice che la genetica non è tutto, che il contesto conta. Si puo’ essere predisposti alla depressione ma, per quanto sensibile sia il grilletto, occorre pur sempre un dito che lo azioni, e questo dito è l’ambiente in cui si è immersi.
I nostri giovani vedono poche chiese nel loro raggio di azione. 

In questo senso, un simbolo eloquente è la chiesa di san Giacomo ad Arnhem in Olanda, recentemente sconsacrata e riconvertita a parco per lo skateboard. Una mutazione che fa comprendere i processi in atto più di molte parole. 

Per decenni gli USA sono sembrati il baluardo della religiosità nel mondo avanzato, qualcosa da opporre ad un’ Europa completamente secolarizzata. Poi arrivarono i millennial: uno su tre rifiutava qualsiasi affiliazione religiosa (negli anni settanta erano uno su dieci). 
Tuttavia, i millennial conservavano una loro vita interiore spirituale. Ora, con la nuova generazione dei B20, puo’ dirsi estinta anche quest’ultima fiammella. La convergenza USA-UE si sta realizzando, sì, ma si sta realizzando sulla UE. 

Il B20 è stato cresciuto da un genitore agnostico o comunque tiepido in fatto di religione. Anche per questo, forse, non esiste generazione precedente con più probabilità di dichiararsi atea o agnostica.
Ma la famiglia non è tutto, c’è anche la scelta personale: la religione non interessa e non interesserà mai, si ha ben altro a cui pensare.
Se l’affiliazione è rara, la partecipazione non patisce meno. Dal 1997 è cominciata a crollare anche nei religiosissimi Stati Uniti. 

Dubbio: non è che magari si torna in chiesa quando si mette su famiglia? D’altronde il proverbio non dice: “i bambini ti portano a messa”? 

Puo’ darsi che in parte sia così: sta di fatto che i B20 sono molto meno religiosi di tutti i loro predecessori, e così limitiamo il confronto tra categorie omogenee. 

Per vent’anni ci hanno detto che le affiliazioni calavano ma che la gente continuava a pregare e a credere in Dio. Ora non è più così. Il B02 non prega e non crede, punto, c'è poco da girarci intorno.  

Se prima l’allarme era per il degrado verso una religione privata o fai da te, ora siamo oltre: è la religione tout court a vacillare.
Se sento la caterva di rosari di radio Maria mi viene spontaneo pensare: “ma quanto tempo libero ha la gente!”. La religione è anche un modo per occupare il tempo libero, difficile negarlo, riempie un vuoto. Io stesso, nel momento in cui temevo di non farmi una famiglia e di rimanere da solo, paventavo un nemico su tutti: la noia. Come trascorrere il tanto tempo libero a disposizione? Poi sono arrivati gli anni novanta e internet, e li ho capito subito che la noia non mi avrebbe mai più lambito, i nemici erano altri, la guerra per l'esistenza continuava ma il fronte si spostava altrove. 

Il B20 ha la rete, i social, i videogame… non ha certo bisogno di chiese e oratori. Non occorre un posto fisico da presidiare  per vedere “che succede” o “come butta”. Al limite occorre un parcheggio finita la scuola (la nuova funzione degli oratori), ma occorre alle mamme dei più piccoli, non al  B20. 

Se parli di fede ad un ragazzo questo fa una faccia stranita, non capisce bene. Poi, magari pensando alla nonna ottuagenaria e paralitica, dice: “puo’ servire a chi se la passa male".
La religione e le sue istituzioni sono invisibili o al più viste come pronto soccorso. 

Se il giovane prega, prega per chiedere, mai per ringraziare o lodare. 

E l’aldilà? Sparito anche quello, almeno a patire dal 2006.  

Gli adolescenti di oggi sono probabilmente i meno religiosi della storia dell’ occidente: non credono, non pregano e non partecipano. Si era molto più religiosi sotto i regimi atei e materialisti che proibivano la religione per legge. 

Naturalmente, il panorama tracciato è compatibile con il fatto che esistano ancora MOLTI giovani, MOLTO religiosi.  Occupiamoci per un attimo di loro. 

Anche costoro, per quanto preghino, partecipino e credano, non rispettano gran parte dei precetti cristiani. Esempio: hanno rapporti sessuali prima del matrimonio, e lo confessano apertamente. 

Il nuovo cristianesimo diverrà probabilmente una religione più tollerante sul piano etico, sempre meno esigente e sempre più disposta a chiudere un occhio (se non a cambiare dottrina). 

Altro fatto notevole: la perdita di religiosità riguarda i più poveri e i più svantaggiati.
La cosa preoccupa poiché la religione aiuta soprattutto loro.  Il credente lavora duro e crede nel suo riscatto, anche per questo ottiene di più e non perde il contatto con chi sta davanti. Ricordiamocene quando la stampa secolarizzata alzerà l'ennesimo lamento presentando il nuovo indice Gini.

Ma perché i giovani non sono più religiosi?
Troppe regole. 

La loro mentalità individualista non tollera un' autorità tanto perentoria quanto quella della chiesa. 

Un tempo la religione costruiva la comunità e le regole imposte servivano questo sforzo edificatorio.
Ma il B20 possiede già la sua comunità virtuale, sente come pleonastiche certe restrizioni. 

Come se non bastasse è inseguito da una burocrazia opprimente e onnipotente, se ci si mette anche la chiesa... 

Quando il B20 perfettamente secolarizzato rivolge un pensiero alla chiesa la descrive come qualcosa di intollerante,  come qualcosa che non propone ma proibisce. Come il regno dell'ipocrisia: "come si puo' amare tutti tranne i gay...". 

Noi cristiani abbiamo un unico salvagente a cui aggrapparci: ancora oggi (e chissà per quanto) la grande maggioranza delle persone considera come un fatto negativo la perdita di religiosità nei giovani (e non solo). 

Diamo ora giusto un occhio a chi ha saputo contenere l'emorragia di adepti: gli Evangelici. Ebbene, le loro chiese offrono al credente un servizio completo, creano relazioni personali e propongono un senso forte. E qui viene il dubbio che intiepidire la proposta religiosa potrebbe essere fatale anziché salvifico. 
Forse la religione del futuro sarà un mix delle due conclusioni a cui siamo pervenuti: un po’ meno regole etiche ma un ancor più potente coinvolgimento spirituale ed esistenziale. 


Per chi vuole approfondire:
iGen: Why Today's Super-Connected Kids Are Growing Up Less Rebellious, More Tolerant, Less Happy--and Completely Unprepared for Adulthood--and What That Means for the Rest of Us -
Jean M. Twenge

Per un nuovo colonialismo

onclusione
Note:CONC@@@@@@@@@

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non poteva non sbriciolarsi non appena l’economia britannica fosse crollata sotto il peso di due guerre mondiali. La grande creditrice divenne una debitrice.
Note:LA SORTE SEGNATA DELL IMPERO

Yellow highlight | Location: 5,880
E quanto allo slancio missionario che aveva inviato migliaia di giovani, uomini e donne, in tutto il mondo a predicare il cristianesimo e il vangelo della pulizia, anche questo si era indebolito, come si era indebolita la pratica religiosa.
Note:INDEBOLITO LO SLANCIO MISSIONARIO

Yellow highlight | Location: 5,885
Senza la diffusione del dominio inglese in tutto il mondo, è difficile credere che le strutture del capitalismo liberale sarebbero entrate a far parte con tale successo di tante diverse realtà economiche.
Note:IL CAPITALISMO

Yellow highlight | Location: 5,887
Gli imperi che adottarono modelli alternativi – il russo e il cinese – imposero una incalcolabile sofferenza ai popoli assoggettati.
Note:L ALTERNATIVA

Yellow highlight | Location: 5,888
Senza l’influenza del dominio coloniale britannico, è difficile credere che le istituzioni della democrazia parlamentare sarebbero state adottate
Note:DEMOCRAZIA

Yellow highlight | Location: 5,889
L’India, la più vasta democrazia mondiale, deve al dominio inglese più di quanto sia di moda riconoscere. Le sue scuole migliori, le università, la burocrazia, l’esercito, la stampa e il sistema parlamentare si basano su modelli inglesi
Note:INDIA

Yellow highlight | Location: 5,892
Oggi 350 milioni di persone parlano inglese come loro prima lingua e circa 450 milioni la conoscono come seconda lingua.
Note:L ESPORTAZIONE PIÙ IMPORTANTE... LA LINGUA

Yellow highlight | Location: 5,893
nessuno oserebbe affermare che il corso dell’Impero britannico sia stato senza colpe.
Note:SCHIAVISMO PULIZIA ETNICA...

Yellow highlight | Location: 5,895
l’Impero è stato indubbiamente un pioniere del libero commercio, della libera circolazione dei capitali, e, con l’abolizione della schiavitù, del lavoro libero.
Note:ASPETTO POSITIVO

Yellow highlight | Location: 5,897
una rete globale di moderne comunicazioni.
Note:cccccc

Yellow highlight | Location: 5,897
Ha diffuso e imposto la forza della legge
Note:cccccc

Yellow highlight | Location: 5,898
ha mantenuto una pace globale ineguagliata
Note:PACE

Yellow highlight | Location: 5,899
le alternative al dominio inglese rappresentate dalle potenze tedesca e giapponese erano chiaramente peggiori. E senza l’Impero, non è pensabile che la Gran Bretagna sarebbe riuscita ad affrontarli con successo.
Note:GIAPPONE E GERMANIA

Yellow highlight | Location: 5,903
politiche fortemente protezionistiche attuate dagli Stati Uniti e dall’India dopo aver ottenuto l’indipendenza,
Note:CONTROPROVA

Yellow highlight | Location: 5,907
Nessuno si è ancora avventurato a calcolare quale possa essere stato il vantaggio complessivo per l’economia mondiale; ma che si sia trattato di un vantaggio economico e non di un costo sembra innegabile,
Note:IL LIBERO COMMERCIO IMPOSTO

Yellow highlight | Location: 5,910
Né ci sarebbe stata tanta mobilità internazionale di forza lavoro
Note:LIBERA MIGRAZIONE

Yellow highlight | Location: 5,920
Consideriamo anche il ruolo dell’Impero britannico nel facilitare l’esportazione di capitale nel mondo meno sviluppato.
Note:MOBILITÀ CAPITALE

Yellow highlight | Location: 5,923
Nel 1996 soltanto il 28% degli investimenti diretti all’estero sono andati a paesi in via di sviluppo, mentre nel 1913 la percentuale era del 63.
Note:cccccccccc

Yellow highlight | Location: 5,927
Investire in economie di questo tipo è rischioso: sono di gran lunga le più esposte a crisi economiche, sociali e politiche.
Note:cccccccc

Yellow highlight | Location: 5,933
Per tutte queste ragioni, l’idea che l’imperialismo britannico tendesse a impoverire i paesi colonizzati sembra intrinsecamente discutibile.
Note:CONCLUSIONI

Yellow highlight | Location: 5,935
Oggi, per esempio, il PIL pro capite in Gran Bretagna è circa ventotto volte quello dello Zambia:
Note:GB ZAMBIA

Yellow highlight | Location: 5,937
alla fine del periodo coloniale, la differenza tra il reddito britannico e quello dello Zambia era di molto inferiore. Nel 1955 il PIL pro capite britannico era soltanto sette volte superiore a quello dello Zambia.
Note:ccccccc

Yellow highlight | Location: 5,944
ci sono buone prove che l’imposizione di istituzioni di stile britannico abbia in genere migliorato le prospettive economiche di un paese,
Note:IMPOSIZIONE ISTITUZIONALE

Yellow highlight | Location: 5,946
Dove gli inglesi, come gli spagnoli, conquistavano civiltà già molto sviluppate, urbanizzate, gli effetti della colonizzazione erano più frequentemente negativi, perché i colonizzatori erano tentati di abbandonarsi al saccheggio piuttosto che stabilire le loro istituzioni.
Note:CIVILTÀ AVANZATE PREESISTENTI

Yellow highlight | Location: 5,950
Spiega anche come la Gran Bretagna sia riuscita a battere la sua rivale iberica: proprio perché, come ultima arrivata nella corsa all’impero, dovette accontentarsi di colonizzare le poco promettenti distese della Virginia e della Nuova Inghilterra, e non le città ricche di potenziale bottino del Messico e del Perú.
Note:GB E SPAGNA

Yellow highlight | Location: 5,953
Un recente esame di quarantanove paesi ha concluso che «nei paesi dove vige la “common law” inglese gli investitori hanno la maggior protezione legale, mentre questa scende al minimo nei paesi in cui vige il codice civile francese»,
Note:IL LASCITO DELLA COMMON LAW

Yellow highlight | Location: 5,962
elenco di misure che dovrebbe adottare un governo «ideale»
Note:ELENCO LANDES

Yellow highlight | Location: 5,963
proprietà privata,
Yellow highlight | Location: 5,964
libertà personale
Yellow highlight | Location: 5,965
obbligazioni contrattuali
Yellow highlight | Location: 5,965
governo stabile
Yellow highlight | Location: 5,966
governo onesto
Yellow highlight | Location: 5,967
governo moderato,
Yellow highlight | Location: 5,968
corrispondenza, in diversi punti, a ciò che, nel diciannovesimo e ventesimo secolo, i funzionari britannici dell’India e delle colonie pensavano di fare.
Note:CORRISPONDENZA... CON PROBLEMI SUI PUNTI 2 E 5 (DEMOCRAZIA RINVIATA SINE DIE)

Yellow highlight | Location: 5,973
Secondo studiosi di scienze politiche come Seymour Martin Lipset, i paesi che erano stati colonie britanniche avevano una possibilità notevolmente maggiore di raggiungere dopo l’indipendenza una democratizzazione durevole rispetto ai paesi dominati da altre potenze.
Note:LIPSET

Yellow highlight | Location: 5,977
in un campione di cinquantatré paesi ex colonie britanniche, quasi la metà (ventisei) erano ancora democrazie nel 1993.
Note:FATTO

Yellow highlight | Location: 5,978
il dominio inglese, soprattutto dove era «indiretto», incoraggiava la formazione di una élite;
Note:ÉLITE

Yellow highlight | Location: 5,985
ha certamente promosso una crescita economica, ma i frutti di tale crescita sono stati distribuiti in modo molto ineguale.
Note:LA GLOBALIZZAZIONE MODERNA

Yellow highlight | Location: 5,986
problemi di conflitti intestini e instabilità politica, che hanno avuto un ruolo molto importante nell’impoverimento dei paesi più poveri del globo.
Note:FRAMMENTAZIONE POLITICA INDOTTA DALLA GLOBALIZZAZION

Yellow highlight | Location: 6,001
Nel 1946 c’erano 74 paesi indipendenti; nel 1950, 89. Nel 1995 il numero era arrivato a 192,
Note:STATI

Yellow highlight | Location: 6,005
I piccoli paesi si formano spesso in seguito a guerre civili all’interno di una precedente realtà multietnica: la forma più comune di conflitto dal 1945.
Note:PICCOLO NON SEMPRE È BELLO

Yellow highlight | Location: 6,007
troppo piccoli per giustificare tutti gli attributi della condizione di Stato dei quali insistono a fregiarsi: posti di frontiera, burocrazie, eccetera.
Note:cccccccc

Yellow highlight | Location: 6,009
sebbene rimanga la più attraente tra le culture mondiali, il liberalismo economico e politico anglofono deve sempre affrontare, dall’epoca della rivoluzione iraniana, una seria minaccia da parte del fondamentalismo islamico. Nell’assenza di un impero formale, è lecito chiedersi fino a che punto la disseminazione della «civiltà» occidentale – vale a dire di quell’insieme protestante-deista-cattolico-ebraico che emana dall’America moderna – possa venir affidata senza rischi ai signori Disney e McDonald. Queste tendenze offrono la spiegazione migliore al fatto che la storia non sia «finita» con il crollo dell’Impero sovietico
Note:FONDAMENTALISMO... LA STORIA NON È FINITA

Yellow highlight | Location: 6,015
Un nuovo imperialismo?
Note:ttttttt

Yellow highlight | Location: 6,022
Gli esempi del Kosovo e della Sierra Leone andavano chiaramente intesi come modelli di quello che si poteva ottenere con l’intervento; il caso del Ruanda come il triste esempio delle conseguenze di un non intervento.
Note:BLAIR E IL NUOVO INTERVENTISMO

Yellow highlight | Location: 6,038
Interventi abituali per rovesciare governi considerati «cattivi»; assistenza economica in cambio di un «buon» governo e di «sistemi commerciali, legali e finanziari corretti»;
Note:L IMPERO SOGNATO DA BLAIR

Yellow highlight | Location: 6,048
Proprio come nel 1999 l’aviazione statunitense bombardò la Serbia in nome dei «diritti umani», così la marina britannica negli anni Quaranta dell’Ottocento compiva raid sulla costa dell’Africa occidentale e addirittura minacciava guerra al Brasile come parte della campagna per porre fine al commercio degli schiavi.
Note:PARALLELISMI

Yellow highlight | Location: 6,055
Se gli Stati canaglia «premoderni» diventavano «troppo pericolosi perché gli Stati costituiti potessero tollerarli» ha scritto, era «possibile immaginare un imperialismo di natura difensiva», poiché «il modo più logico di affrontare il caos e quello più spesso usato in passato era la colonizzazione».
Note:NEOCOLONIZZAZIONE

Yellow highlight | Location: 6,062
«un imperialismo di nuovo genere, un imperialismo accettabile per un mondo di diritti umani e di valori cosmopoliti
Note:cccccc

Yellow highlight | Location: 6,064
estrapolata dal già esistente «imperialismo volontario dell’economia globale», vale a dire il potere del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale,
Note:LA NUOVA MODALITÀ IMPERIALISTA

Yellow highlight | Location: 6,076
La realtà è che né la comunità internazionale (Blair) né l’Unione europea (Cooper) sono nella posizione di poter svolgere il ruolo di un nuovo Impero britannico. Per la semplice ragione che né l’una né l’altra hanno le risorse fiscali e militari per farlo.
Note:IDEA VELLEITARIA

Yellow highlight | Location: 6,083
Il fardello dell’uomo bianco
Note:ttttttt

Yellow highlight | Location: 6,083
La lezione più ovvia è che l’economia di maggior successo nel mondo – quale era la Gran Bretagna per gran parte del diciottesimo e diciannovesimo secolo – può fare molto per imporre i valori che preferisce a società tecnologicamente meno avanzate.
Note:UNA LEZIONE DELLA GB AGLI USA DI OGGI

Yellow highlight | Location: 6,088
in teoria, mercati internazionali aperti sarebbero stati preferibili all’imperialismo, ma in pratica il libero commercio globale non si verificava e non si verifica spontaneamente.
Note:IL LIBERO MERCATO SPONTANEO È UTOPICO... BISOGNA IMPORLO

Yellow highlight | Location: 6,090
Nel 1913 la quota britannica della produzione mondiale era l’8%: la cifra equivalente per gli Stati Uniti nel 1998 era il 22%.
Note:GLI USA SONO PIÙ RICCHI IN PROPORZIONE

Yellow highlight | Location: 6,096
L’ipotesi, in altre parole, è un passo nella direzione della globalizzazione politica, in cui gli Stati Uniti passino da impero informale a impero formale,
Note:USA: DA IMPERO INFORMALE A IMPERO FORMALE

Yellow highlight | Location: 6,099
Abbiamo visto che il suo impero iniziò con una rete di basi costiere e di sfere informali di influenza, come l’«impero» americano del dopo-1945. Ma minacce, reali e percepite, ai loro interessi commerciali spinsero costantemente gli inglesi alla tentazione di passare da un imperialismo informale a uno formale.
Note:COME INIZIA UN IMPERO

Yellow highlight | Location: 6,103
Nessuno potrebbe negare l’estensione dell’impero americano informale
Note:cccccccc

Yellow highlight | Location: 6,111
il potere imperiale britannico si basava sulla massiccia esportazione di capitali e di individui. Ma dal 1972 l’America tende a importare capitali
Note:UNA DIFFERENZA CHIAVE

Yellow highlight | Location: 6,114
gli Stati Uniti – nati non da una guerra contro la schiavitù, come sembra suggerire Blair nel suo discorso, ma da una guerra contro l’Impero britannico – saranno sempre riluttanti a governare altri popoli.
Note:ALTRA DIFFERENZA: MENTALITÁ ANTI IMPERIALISTA

Yellow highlight | Location: 6,123
gli Stati Uniti si sono – lo ammettano o no – assunti una sorta di fardello globale, come insisteva Kipling. Sono convinti di avere la responsabilità non soltanto di fare la guerra al terrorismo e agli Stati canaglia, ma anche di diffondere oltremare i vantaggi del capitalismo e della democrazia.
Note:IL FARDELLO USA

Yellow highlight | Location: 6,126
l’Impero britannico, l’impero americano agisce sempre nel nome della libertà, anche quando a dominare è palesemente il suo interesse nazionale.
Note:EGOISMO E BENESSERE GLOBALE

Yellow highlight | Location: 6,138
Ma è un impero privo dello slancio di esportare il proprio capitale, la propria gente e la propria cultura in quelle zone arretrate che ne hanno più urgente bisogno e che, se trascurate, costituiranno la maggiore minaccia alla sua sicurezza. È, in breve, un impero che non osa chiamarsi tale.
IL FRENO

martedì 29 agosto 2017

ch 2 Defecando all'aria aperta

2   The puzzle: Why rural India? - Where India Goes: Abandoned Toilets, Stunted Development and the Costs of Caste
Diane Coffey and Dean Spears

Note:2@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 417
Open defecation kills infants and stunts the physical and cognitive growth of those who survive.
Note:BAMBINI IN PERICOLO

Yellow highlight | Location: 418
suggest building latrines for families
Note:LA PRIMA REAZIONE DI CHI APPRENDE DEL FENOMENO

Yellow highlight | Location: 422
India’s high rates of open defecation cannot be explained by the fact that India is a developing country,
Note:LA POVERTÀ NON SPIEGA

Yellow highlight | Location: 423
Other countries achieve better sanitation with far worse inputs.
Note:ccccccc

Yellow highlight | Location: 425
In neighbouring Bangladesh, for instance, the Demographic and Health Surveys (DHSs) find that latrine use in rural parts of the country has become almost universal
Note:c

Yellow highlight | Location: 429
In many cases, people in rural India do not use the latrines that they own.
Note:SCONCERTANTE

Yellow highlight | Location: 437
Open defecation in Bangladesh, India’s poorer neighbour
Note:tttttt

Yellow highlight | Location: 439
birthplace of the first cholera pandemic 
Note:TIPICA CONSEGUENZA

Yellow highlight | Location: 453
This man already knew what the Indian government appears to ignore: Using a simple latrine does not have to be expensive. Like this labourer, many of the poor people in Africa and other parts of Asia who use latrines are not using expensive pour-flush latrines, made out of brick and concrete like the ones the Indian government promotes.
Note:UNA LATRINA COSTA POCO... IL PROBLEMA NON È LA DISPONIBILITÀ

Yellow highlight | Location: 458
The poverty fallacy
Note:tttttttt

Yellow highlight | Location: 459
of the fifty-five countries in the world with less GDP per capita than India – Bangladesh included – forty-six have a fraction of the population that defecates in the open smaller than it is in India.
Note:INDIA E ALTRI POVERI

Yellow highlight | Location: 467
But GDP per capita can be a bad measure of poor families’
Note:LA MEDIA INGANNA?

Yellow highlight | Location: 469
twenty-one countries have a higher fraction of the population that is poor than India does.
Note:21 PAESI CON UNA FRAZIONE DI POVERISSIMI MAGGIORE DELL INDIA

Yellow highlight | Location: 477
Simple latrines are simply not expensive.
Note:IL CONCETTO

Yellow highlight | Location: 479
Within India, Muslims tend to be poorer than Hindus, and rural residents of the north-eastern states are poorer than rural people in the rest of India. But in both comparisons, the poorer groups are considerably less likely to defecate in the open.
Note:MUSULMANI E INDU

Yellow highlight | Location: 481
The water fallacy
Note:TTTTT

Yellow highlight | Location: 482
lack of water?
Note:MANCA FORSE L'ACQUA?

Yellow highlight | Location: 486
Rural India has more open defecation than other countries with similar access to improved water
Note:COMPARAZIONI CHE NEGANO

Yellow highlight | Location: 488
it takes very little water to use an inexpensive latrine.
Note:NE OCCORRE POCA

Yellow highlight | Location: 492
far fewer people in rural sub-Saharan Africa (35 per cent) defecate in the open.
Note:SUB SAHARIAN

Yellow highlight | Location: 496
digging such latrines is a feasible option in India too.
Note:PER SCAVARE NN OCCORRE ACQUA

Yellow highlight | Location: 501
many, many households that have piped water nevertheless defecate in the open.
Note:ALTRA EVIDENZA CHE STRONCA L IPOTESI

Yellow highlight | Location: 506
The education fallacy
Note:ttttttt

Yellow highlight | Location: 507
Do people in rural India defecate in the open because they are uneducated or illiterate?
Note:IGNORANZA?

Yellow highlight | Location: 511
India has more open defecation than other countries with similar adult literacy rates Similar conclusions emerge from comparisons within South Asia.
Note:SOLITA SOLFA

Yellow highlight | Location: 519
Governance has not been the solution – nor is it to blame
Note:tttttt

Yellow highlight | Location: 521
India’s open defecation is so exceptionally bad, people say, because the Indian state does a poor job of delivering sanitation programmes.
Note:ALTRO ARGOMENTO FALLACE

Yellow highlight | Location: 526
Governance in India is bad, but is it worse than in Afghanistan, the Democratic Republic of the Congo, Haiti, Liberia, Myanmar, Pakistan and Sierra Leone?
Note:ANCORA I CONFRONTI

Yellow highlight | Location: 528
polity database constructed by political scientists Monty G. Marshall and Ted Robert Gurr.
Note:DATABASE SULLA DEMOCRATICITÀ DEI GOVERNI

Yellow highlight | Location: 531
The World Bank measures governance using its widely cited Ease of Doing Business Index.
Note:ALTRO INDICE DOVE L INDIA È BEN PIAZZATA

Yellow highlight | Location: 533
The failure of the poor governance explanation is also clear in comparisons across Indian states,
Note:CFR INTRAPAESE

Yellow highlight | Location: 540
The access fallacy
Note:tttttttt

Yellow highlight | Location: 542
People assume that rural Indians defecate in the open because they do not have ‘access’ to a latrine;
Note:L ARGOMENTO FALLACE

Yellow highlight | Location: 545
‘Having access to a latrine’ typically appears to be used as an unthinking synonym for ‘owning a latrine’.
Note:ACCESSO E POSSESSO

Yellow highlight | Location: 549
using a rudimentary latrine is not as pleasant as using an indoor toilet.
Note:DIFFERENZE IRRILEVANTI PER NOI

Yellow highlight | Location: 578
answer was clear: Open defecation is common, even in families that own a latrine.
Note:AN CHE CGI POSSIEDE IL WC

Yellow highlight | Location: 588
What would happen if the government built a latrine for every household?
Note:ttttttttttt

Yellow highlight | Location: 590
What makes latrine use in rural India so different from the rest of the developing world?
Note:ENIGMA

Yellow highlight | Location: 592
Indian government has been subsidizing latrines in villages for more than three decades.
Note:30 ANNI

Yellow highlight | Location: 606
Comparing the 2001 and 2011 rounds of the Census of India, he notes that the fraction of rural households that own a latrine went up by about 9 percentage points – but population growth was great enough that the total number of households without a latrine increased by more than eight million. These numbers contrast sharply with the 46-percentage-point increase in sanitation
Note:2001-2011

Yellow highlight | Location: 628
if the government built a working latrine for every household in rural Bihar, MP, Rajasthan and UP, about two-thirds of the new latrine recipients would not use them. Rural open defecation in these states would still be above 50 per cent. So, latrine construction will not be enough to end open defecation.
UNA LATRINA X TUTTI... 50%


1. La logica delle regole

La regolamentazione e la ricchezza delle nazioni. Il rapporto tra la regolamentazione e il progresso economico (FREEdom Vol. 8) (Italian Edition)
Sam Peltzman

1. Regolamentazione in materia di sicurezza stradale
Note:1@@@@@@@@@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 102
3,5%. Voglio che vi ricordiate questo numero perché ci ritornerò più avanti. Come potete vedere dal grafico, è la percentuale annua di diminuzione dei decessi per miglio stradale negli Stati Uniti dal 1925 al 1960, ossia dalle origini del mercato automobilistico
Note:3,5

Yellow highlight | Location: 107
la sicurezza stradale ha visto un significativo progresso
Yellow highlight | Location: 109
una serie di piccoli miglioramenti su innumerevoli fronti, dalla progettazione automobilistica e stradale all’abilità dei conducenti, alle tecniche di pronto intervento medico e così via.
Note:MIGLIORAMENTI

Yellow highlight | Location: 125
il Congresso ha varato il Motor Vehicle Safety Act nel 1966;
Yellow highlight | Location: 134
Oltre 30 anni fa, decisi di studiare da vicino l’esperienza relativa ai primi standard di sicurezza stradale, pochi anni dopo la loro introduzione. Era stata resa obbligatoria l’installazione di cinture di sicurezza e i piantoni dello sterzo e il parabrezza dovevano essere ad assorbimento d’urto, per proteggere i passeggeri nel caso in cui vi fossero stati sbattuti contro.
Note:LE PRIME MISURE IMPOSTE

Yellow highlight | Location: 140
quando si ha fretta si è tentati di guidare in modo più veloce o più aggressivo; questa tentazione ha un prezzo, cioè un rischio più elevato di fare un incidente e rimanere feriti, se non addirittura di perdere la vita. I dispositivi di sicurezza obbligatori riducono questo prezzo riducendo la gravità delle conseguenze a cui si potrebbe andare incontro in caso di incidente. Se prima dell’entrata in vigore della legge le conseguenze di un incidente erano sufficientemente gravi da scoraggiare una guida veloce o rischiosa, in seguito l’effetto deterrente era meno probabile.
Note:COS È IL COMPORTAMENTO COMPENSATIVO?

Yellow highlight | Location: 148
in che misura
Note:LA DOMANDA

Yellow highlight | Location: 151
A mio avviso alcuni dati sembravano indicare una compensazione totale dei benefici. In particolare, la mortalità dei passeggeri per incidente stradale era effettivamente calata in modo significativo rispetto a quanto sarebbe stato ipotizzabile altrimenti. Tuttavia, questo dato è stato interamente compensato dall’aumento di incidenti e fatalità a carico di “non passeggeri”, ossia pedoni, ciclisti o motociclisti che non erano protetti dai dispositivi di sicurezza obbligatori sulle auto.
Note:COMPENSAZ TOTALE

Yellow highlight | Location: 157
una prolifica e continua letteratura empirica nel campo della sicurezza automobilistica
Yellow highlight | Location: 159
Nel complesso, ritengo che questa letteratura supporti l’ipotesi del comportamento compensativo. Gli studi divergono a seconda che la compensazione sia totale, come nel mio caso, o riguardi reazioni specifiche; per esempio, se derivi dall’aumento della mortalità tra non passeggeri o da un cambiamento comportamentale più generale. In ogni caso, l’evidenza ricorrente è che l’incidenza della legge sulla sicurezza stradale sul tasso di mortalità è notevolmente inferiore rispetto a quella che sarebbe se le persone in auto si comportassero come i manichini del crash test.
Note:L EVIDENZA CONFERMA**

Yellow highlight | Location: 164
Un esempio recente è rappresentato dal saggio di Alma Cohen e Liran Einav (2003), che tira le fila di questa ricerca trentennale. I due hanno studiato gli effetti delle leggi che impongono l’utilizzo delle cinture di sicurezza e ai loro occhi l’aumento della mortalità tra i non passeggeri non è significativo. Però, in linea con la maggior parte di questi studi, hanno constatato che l’incidenza reale di queste leggi sulla mortalità stradale è sostanzialmente inferiore a quella ipotizzabile in assenza di comportamenti compensativi. Le leggi hanno certamente incrementato l’utilizzo delle cinture di sicurezza, ma Einav e Cohen hanno calcolato che in assenza di comportamenti compensativi un simile incremento di utilizzo avrebbe dovuto salvare più del triplo delle vite di quanto in realtà è accaduto. È importante chiarire che questo risultato deludente non ha nulla a che fare con eventuali difetti tecnici dei dispositivi di sicurezza, i quali sembrano funzionare proprio come dovrebbero:
Note:UN ESEMPIO SULLE CINTURE DI SICUREZZA

Yellow highlight | Location: 175
2. L’American with Disabilities Act
Note:2@@@@@@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 179
una legge in materia di diritto al lavoro delle persone con disabilità.
Note:LA LEGGE DI CUI PARLIAMO

Yellow highlight | Location: 184
Il graduale spostamento dell’attività economica dal lavoro manuale al lavoro intellettuale, ossia dalla produzione di beni alla fornitura di servizi, stava già di per sé generando un aumento delle opportunità di lavoro per i disabili.
Note:APROGRESSO NATURALE

Yellow highlight | Location: 187
uno di Thomas DeLeire (2000) e l’altro di Daron Acemoglu e Joshua Angrist (2001),
Note:DIE STUDI... IL COLLOCAMENTO DEI DISABILI NON È MIGLIORATO

Yellow highlight | Location: 195
Con l’ADA, i costi relativi dell’assunzione e del licenziamento sono cambiati: se Mario non assume Maria, ora è punibile ai sensi di legge per discriminazione. D’altro canto, nel nostro sistema giuridico, Maria deve dimostrare che la decisione di Mario è un atto discriminatorio. E se Mario è sufficientemente attento
Note:COME UNA LEGGE CHE AVVANTAGGIA PUÒ SVANTAGGIARE

Yellow highlight | Location: 210
Poiché l’ADA ha ridotto le opportunità di occupazione per i disabili, in questo caso la reazione compensativa è più che proporzionale.
Note:ENTITÀ DELLA REAZIONE COMPENSATIVA

Yellow highlight | Location: 218
3. L’Endangered Species Act
Note:3@@@@@@@@@@@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 219
dall’Endangered Species Act (ESA) del 1973,
Note:PROVVEDIMENTO MOLTO STUDIATO

Yellow highlight | Location: 225
Nel momento in cui una specie viene inserita nell’elenco, i proprietari dei terreni dove è presente non possono fare cambiamenti che potrebbero metterne a repentaglio la sopravvivenza.
Note:COSA PREVEDE

Yellow highlight | Location: 235
A giudicare dall’obiettivo dichiarato, questo progetto normativo si è dimostrato un totale fallimento, visto che il tasso di recupero non raggiunge lo 0,5% (6 su oltre 1300) delle specie in elenco.
Note:PO HISSIME SPECIE RECUPERATE

Yellow highlight | Location: 240
Il primo, effettuato da Lueck e Michael (2003), si riferisce al picchio boreale, il secondo, di Margolis, Osgood e List (2007), alla civettina del Nord America.
Note:DUE STUDI CHE ILLUMINANO

Yellow highlight | Location: 247
questi volatili tendono a spostarsi frequentemente e quindi chi possiede un’area boschiva nei pressi di un’altra dove è insediato il picchio boreale ha un’unica soluzione: tagliare al più presto gli alberi!
Note:PICCHIO BOREALE... TEORIA DELLO SVILUPPO URBANISTICO PREVENTIVO

Yellow highlight | Location: 249
quanto si è sistematicamente verificato nei boschi del Nord Carolina.
Note:cccccc

Yellow highlight | Location: 256
sviluppo edilizio immediato nel momento in cui le civette si sono insediate nelle vicinanze.
Note:A TUCSON IN ARIZONA... LA CIVETTINA STUDIATA DA MARGOLIS

Yellow highlight | Location: 257
4. L’ironia dell’opulenza di Smith
Note | Location: 258
4@@@@@@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 293
La logica di progresso graduale che precede l’introduzione di un’importante innovazione legislativa è comune a diversi ambiti
Note:LA LOGICA DEL PROGRESSO GRADUALE

Yellow highlight | Location: 296
nella maggior parte dei casi il progresso graduale avrebbe probabilmente seguito la sua naturale evoluzione
Note:cccccc

Yellow highlight | Location: 300
dopo l’entrata in vigore della norma si verifica comunque un progresso e questo consente al regolatore di sottolinearlo con orgoglio
Note:cccccc

Yellow highlight | Location: 301
un economista che valuta il quadro completo potrebbe dire «la regolamentazione non ha nulla a che vedere con il progresso, che si sarebbe verificato comunque»,
Note:ccccc

Yellow highlight | Location: 313
L’analisi economica parte dal controfattuale. In altre parole, l’economista inizia la sua analisi chiedendosi «come starebbero le cose in assenza di regolamentazione?», poi confronta la situazione reale col controfattuale.
Note:LA VERA ANALISI È SEMPRE CONTROFATTUALE

Yellow highlight | Location: 325
5. La politica delle riforme
Note:5@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 341
il requisito della prova di efficacia era un disastro per la salute pubblica e in verità favoriva le malattie e addirittura la morte più di quanto non dovesse prevenirle.
Note:LE REGOLE PER INTRODURRE UN NUOVO FARMACO... QUANTE VITE SALVANO?… E QUANTE NE UCCIDONO?

Yellow highlight | Location: 357
i decessi dovuti a questa lentezza procedurale sono migliaia all’anno. Per contro, i benefici sono irrisori.
Note:cccccc

Yellow highlight | Location: 358
il mercato si liberava molto rapidamente dei farmaci inefficaci: le vendite crollavano entro pochi mesi dal lancio,
Note:PRIMA

Yellow highlight | Location: 367
questa pessima normativa sopravviva nello scenario politico perché è protetta dal naturale progresso dell’opulenza. La medicina evolve continuamente su tutti i fronti e sul mercato giungono continuamente farmaci nuovi ed efficaci, sebbene con ritardo. Il tasso di mortalità diminuisce al ritmo dell’1% all’anno, in linea con la tendenza degli ultimi cento anni. Allargando la prospettiva, qualche migliaio di decessi in più ogni anno non fa la differenza. Ma c’è un altro aspetto, forse più importante: i decessi di cui parlo sono il risultato di un’ipotesi controfattuale, ossia non sono direttamente attribuibili a un fallimento regolatorio. Immaginate che cosa succederebbe se un pericoloso veleno venisse lanciato sul mercato come nuovo farmaco e causasse la morte di migliaia di persone: sarebbe un grande scandalo. Questi decessi sarebbero collegati direttamente al processo regolatorio, che non riuscirebbe a sopravvivere sul piano politico. Ma le vere vittime di questa normativa non hanno ingoiato una pillola velenosa approvata per sbaglio da un’agenzia governativa, semplicemente non hanno fatto in tempo a ingoiarne una efficace
PERCHÈ LA REGOLAMENTAZIONE MEDICA CHE UCCIDE NON FA SCANDALO?.… PROGRESSO DELL'OPULENZA E DILEMMA DEL CONTROLLORE... VISIBILE E INVISIBILE

lunedì 28 agosto 2017

sh 2 Cambiare si puo'

2 The Personal Qualities That Bring Influence - Power: Why Some People Have It—and Others Don't
Jeffrey Pfeffer

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He developed qualities that permitted him to obtain and hold on to influence.
Note:QUALITÀ

Note | Page: 36
RON MEYER.... UNO CHE SI TRASFORMÒ

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you must come to believe that personal change is possible;
Note:CREDERE CHE SI PUÒ CAMBIARE

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avoid negative information and overemphasize any positive feedback we receive.
Note:FATE LEVA SUI BIAS

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you need to understand the most important qualities for building a power
Note:SAPERE DOVE CONCENYRARSI

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CHANGE IS ALWAYS POSSIBLE
Note:ttttttt

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Just as people learn to play musical instruments, speak foreign languages, and play sports like golf or soccer, they can learn what personal attributes provide influence
Note:LINGUA E MUSICA

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DO AN OBJECTIVE SELF-ASSESSMENT
Note:ttttttttt

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we like to think well of ourselves, we overestimate our own abilities and performance.
Note:SOVRASTIMA... UN PROBLEMA

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Goldsmith, in his work with high-level executives, who mostly have huge egos, has tried to develop coaching techniques that mitigate the natural human tendency to first avoid and then reject any information about our deficiencies. For instance, instead of giving people feedback about what they have done right and wrong in the past, he focuses on “feedforward,”
Note:FEEDFORWORD

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Grade yourself on a scale of 1 (“I don’t have this quality at all”) to 5 (“I have a lot of this quality and can readily use it”) on each of the attributes.
Note:VOTI

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you may not have the requisite expertise to know how or what to improve. Simply put, knowing what you’re doing wrong requires already having some level of knowledge
Note:SECONDO PROBLEMA... AVETE LA COMPETENZA PER VALUTARE E CORREGGERE?

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Cornell social psychologists Justin Kruger and David Dunning did pathbreaking research about a decade ago showing that people without the requisite knowledge to perform a task successfully also lacked the information and understanding required to know they were deficient, and in what ways.
Note:STUDIO NEL MERITO

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Fortunately, there is a simple solution to this problem: get advice from others who are more skilled
Note:CONSULENZE

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As Confucius said, “Real knowledge is to know the extent of one’s own ignorance.”
Note:CONFUCIO

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SEVEN IMPORTANT PERSONAL QUALITIES THE BUILD POWER
Note:ttt

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Ambition
Note:ttttt

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Success requires effort and hard work as well as persistence. To expend that effort, to make necessary sacrifices, requires some driving ambition.
Note:AMBIZIONE COME MOTORE E MOTIVAZIONE

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the relentless focus on a goal
Note:FISSI SULL OBBIETTIVO

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desire for career success
Note:DESIDERIO

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Energy
Note:ttttttt

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“You don’t change the world by first taking a nap.”
Note:ALTRO CHE PISOLINI

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worked prodigious hours including on the weekend and typically got five hours of sleep a night.
Note:5 ORE DI SONNO

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insomniac,
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energy, like many emotional states such as anger or happiness, is contagious.
Note:CONTAGIO

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Your hard work signals that the job is important;
Note:SEGNALE

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Social psychologist Dean Keith Simonton has spent more than a quarter century studying the determinants of genius. He writes, “individual differences in performance in a wide diversity of talent domains can be largely attributed to the number of hours devoted to the direct acquisition of the necessary knowledge and skill….
Note:FARE LA DIFFERENZA

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great energy signals a high degree of organizational commitment and, presumably, loyalty.
Note:LEALTÀ

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Focus
Note:tttttttt

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one advantage of staying in one place is that you get to know more people in a single organization, and this deeper knowledge permits you to better exercise power because of the stronger personal relationships you form and your more detailed knowledge of the people you are seeking to influence. Although there is a lot of talk recently about increased career mobility, it remains the case that it is often easier to acquire positions of influence as an insider.
Note:STARE IN UN POSTO SOLO

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A second dimension of focus is concentration on a limited set of activities or functional skills.
Note:L INTELLIGENZA È SPECIFICA

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Focus turns out to be surprisingly rare. People are often unwilling or unable to commit themselves to a specific company, industry, or job function.
Note:RARO RESTRINGERE LA PROPRIA DEDIZIONE

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Self-Knowledge
Note:ttttttt

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practice of structured self-reflection.
Note:ESAME DI COSCIENZA

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making notes about decisions, meetings, and other interactions and reflecting on what he had done well or poorly so that he could improve his skills.
Note:PRENDER VNOTA E FARE CONSIDERAZIONI

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reflection.
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many people who think they have 20 years of experience really don’t—they just have one year of experience repeated 20 times.
Note:ESPERIENZA

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Confidence
Note:ttttttt

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spoke confidently about what she recommended as a course of treatment.
Note:APPARIRE SICURI E ISPIRARE FIDUCIA

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Showing confidence seems often to be a particular issue for women, who are socialized to be deferential and less assertive.
Note:PROBLEMI PER LE DONNE

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Empathy with Others
Note:ttttttt

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you need to understand where the other is coming from.
Note:LA STORIA DEGLI ALTRI

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University of Texas psychologist William Ickes
Note:gggg

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Empathetically accurate perceivers are those who are consistently good at “reading” other people’s thoughts and feelings.
Note:LEGERE

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Capacity to Tolerate Conflict
Note:ttttttt

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There are lots of books and quite a bit of empirical research on the detrimental effects of workplace bullying—the screaming, ranting, profanity, and carrying on that sometimes occur in workplaces—on both the people who are the targets and the organizations in which they work.20 So why does such behavior persist? Because it is often extremely effective for the perpetrator. Because most people are conflict-averse, they avoid difficult situations and difficult people, frequently acceding to requests
Note:IL BULLO VINCE

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INTELLIGENCE
Note:ttttttt

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intelligence is the single best predictor of job performance.25 However, intelligence is often overrated as an attribute that will help people obtain power.
Note:PERFORMANCE E POTERE

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only about 4 percent of the variation in income was explained by variation in intelligence.
Note:REDDITO E INTELLIGENZA

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academic performance is a weak predictor of career success measures such as income.
Note:VOTI E REDDITO

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People who are exceptionally smart think they can do everything on their own and do it better than everyone else.
Note:INTELLIGENZA E AUTONOMIA ECCESSIVA

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Many books about fiascoes—smart people making poor decisions—make this very point in their titles: The Best and the Brightest, Halberstam’s study of Vietnam, for instance, or The Smartest Guys in the Room, McLean and Elkind’s book about Enron.
LIBRI SUL TEMA