martedì 5 luglio 2016

INTRO - Drug War Crimes: The Consequences of Prohibition by Jeffrey A. Miron

Drug War Crimes: The Consequences of Prohibition by Jeffrey A. Miron
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1     IntroductionRead more at location 62
Note: 1@@@@@@@@@@@@@ Edit
Federal law first prohibited cocaine, heroin, and related drugs in 1914, and marijuana in 1937.Read more at location 65
Note: 80 ANNI DI PROIBIZIONISMO Edit
In recent years government expenditure for prohibition enforcement has exceeded $33 billion annually, with law enforcement authorities making more than 1.5 million arrests per year on drug-related charges (Miron 2003b).Read more at location 65
Note: SPESA E ARRESTI Edit
Prohibitionists believe drug use would soar if drugs were legal, and they regard any increase as undesirable per se. Prohibitionists also assert that drug use causes crime, diminishes health and productivity for drug users, encourages driving and industrial accidents, exacerbates poverty, supports terrorism, and contributes generally to societal decay.Read more at location 70
Note: LE ACCUSE ALLA LIBERALIZZAZIONE Edit
I argue here that drug prohibition, rather than drug use, causes most ills typically attributed to drugs.Read more at location 73
Note: TESI Edit
I demonstrate that prohibition has a range of negative consequences, including increased violence, reduced health for drug users, transfers to criminals, and diminished civil liberties;Read more at location 75
Note: DANNI DEL PROIBIZIONISMO Edit
even if a policy-induced reduction in drug consumption is desirable, prohibition is a terrible choice for achieving this goal.Read more at location 77
Note: COME RIDURRE? Edit
Chapter 2 reviews the standard economic analysis of prohibition. The discussion is “positive” rather than “normative,”Read more at location 83
Note: CH 2 DESCRIZIONE Edit
The analysis here shows, however, that prohibition-induced reductions in drug consumption are not necessarily large or even in the “desired” direction. Moreover, prohibition can increase rather than decrease crime and diminish rather than enhance health and productivity.Read more at location 86
Note: RIDUZIONE CRIMINE SALUTE Edit
corruption, infringements on civil liberties, wealth transfers to criminals, unwarranted restrictions on medicinal uses of drugs, and insurrection in drug-producing countries.Read more at location 88
Note: CORRUZIONE LIBERTÀ TRASFERIMENTI ALLA CRIMINALITÀ Edit
The first is whether prohibition’s effect on drug consumption is “small” or “large,” and the second is whether prohibition increases or decreases crime.Read more at location 91
Note: LE DUE QUESTIONI Edit
Chapter 3 addresses the effect of prohibition on drug consumption by examining cirrhosis death rates during the Prohibition period.Read more at location 96
Note: CH 3 CONSUMI SOTTO IL PROIBIZIONISMO Edit
alcohol prohibition is a natural laboratory for studying the effects of drug prohibition on drug consumption.Read more at location 98
Note: ALCHOL Edit
The analysis here indicates alcohol prohibition had a modest effect on alcohol consumption, which implies drug prohibition has a modest effect on drug use.Read more at location 100
Note: ALCOL DROGA Edit
Chapter 4 examines the effect of drug prohibition on violence.Read more at location 102
Note: CH 4 DROGA E VIOLENZA Edit
The chapter shows that both drug and alcohol prohibition coincided with increases in the homicide rate, consistent with the view that under prohibition, market participants substitute guns for lawyers in the resolution of disputes.Read more at location 106
Note: GUN FOR LAWYER Edit
Again, the evidence indicates that vigorous enforcement of prohibition is associated with higher rather than lower rates of violence,Read more at location 109
Note: VIGOROUS ENFORCEMENT Edit
In Chapters 5 and 6, I turn from the positive analysis of drug prohibition to the “normative” analysisRead more at location 111
Note: CH 5 6 POLICY Edit
Chapter 5 addresses this question by discussing under what conditions reduced drug consumption is an appropriate goal of public policy.Read more at location 116
Note: CJ 5 QUANTO È DESIDERABILE UNA DIMINUZIONE NEI CONSUMI? Edit
Reduced drug consumption might be an appropriate goal if drug consumption generates externalities or if consumer choices about drug consumption are myopic,Read more at location 118
Note: ESTERNALITÀ Edit
Note: MIOPIA Edit
Chapter 6 therefore asks what policy toward drugs achieves the best balancing of costs and benefits.Read more at location 123
Note: CH 6 BEST POLICY Edit
The bottom line is that legalization, with drugs treated like all other commodities, is the best policy for society overall.Read more at location 127
Note: CONCLUSIONE Edit

Difesa dell'analogia

Nel geniale libro After the ball i due autori , un pubblicitario è uno psicologo , spiegano le tecniche di inganno mentale con cui si smantella un sistema coerente e si sdoganano idee folli. Il trucco è contrapporre ad idee logiche idee analogiche. L'analogia che passa dall'emisfero emotivo è dialetticamente più potente della logica che passa dall'emisfero razionale, ed è più veloce. Uno deve fermarsi un attimo per capire dove è la fregatura… I campioni mondiali del pensiero analogico, non usano il pensiero basato sulla razionalità ( pensiero logico) ma su concetti arbitrari che si cerca di spacciare come giusti per somiglianza apparente ( da cui analogia ) con qualcosa di bello… Un esempio di pensiero analogico è avvicinare la storia di Maria alla pratica orrenda dell’ utero in affitto. No, l'utero in affitto non c'etra un fico. Lei resta con il suo bambino in braccio ben stretto al seno dopo che lo ha partorito, mica arrivano due descamisados a petto nudo per strapparglielo via e stringerlo loro mentre frignano istericamente . Nemmeno l'impagabile logica del militante lgbt può tirare in mezzo l'utero in affitto. D'accordo, forse non è un esempio di utero in affitto ma è sicuramente un'eterologa. È la stessa cosa di un'eterologa. Una fecondazione senza sessualità. Un'eterologa. La stessa cosa.
Silvana de Mari
La mia esperienza è completamente opposta: solo con un largo uso di analogie si puo’ imbastire un dialogo fondato sulla ragione.
L’assenza di analogie implica un solipsismo in cui ogni interlocutore parla per conto suo.
Di fronte alla tesi dell’altro espressa in modo arcano o gergale richiedete analogie! La comprensione sarà più limpida e i difetti di ragionamento salteranno all’occhio.
Oserei dire che senza analogie non puo’ esistere critica. Senza analogie ogni fiaba potrebbe ambire ad essere un modello del reale.
Fate caso a come le cose siano invertite rispetto alla denuncia della de Mari: l’aspetto più subdolo di ogni discorso è quello legato alla logica. Cosa c’è di più facile che costruire un discorso coerente? Anche un folle sa farlo (e infatti parliamo di lucida follia). Il ciarlatano deve limitarsi ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore sulla logica ferrea che incatena i suoi enunciati occultando così l’analogia inappropriata con cui àncora il suo discorso alla realtà. E’ così che si fa di una fiaba qualcosa di “reale”.
Il fatto che esistano ragionamenti lacunosi non ci fa dire: “diffida di chi tenta di ragionare poiché i ragionamenti nascondono trappole e inganni”. Caso mai noi diciamo il contrario: “diffida di chi si rivolge a te a suon di slogan e formulette preconfezionate”.
Il 90% degli argomenti fallati sono logicamente ineccepibili, senonché poggiano su analogie problematiche, non a caso collocate opportunamente in secondo piano. E’ chiaro dove fa cadere l’enfasi chi li difende: sulla logica. E’ chiaro dove deve concentrarsi chi vuole smascherarli: sull’analogia.
Niente analogie, niente esperimenti mentali. E’ questo che si vuole, magare in nome della ragione? Sarebbe come fare scienza senza un laboratorio.
La critica all’analogia è di fatto una critica alla logica induttiva. Tutti sappiamo che la probabilità non è la certezza ma tutti i nostri saperi sul mondo sono probabilistici, dobbiamo trattare con la probabilità, non c’è alternativa. Se condanniamo un colpevole lo facciamo solo in termini probabilistici, se decidiamo che una strada è “sicura” lo facciamo solo in termini probabilistici. Dobbiamo bandire questa conoscenza perché la logica induttiva è inaffidabile e chi la segue è fesso quanto il tacchino che va dietro l’aia a consumare la sua 364 giorni all’anno per poi accorgersi quando ci torna il 365esimo giorno di essere lui la cena? La scienza è fondata sulla logica induttiva, non si puo’ rispettare la prima senza rispettare la seconda.
anal
Purtroppo, non tutti comprendono che solo grazie ad un processo analogico noi possiamo applicare un modello logico matematico al reale. Il reale “ci appare” simile al modello matematico per cui noi consideriamo quest’ultimo soddisfacente per descriverlo. Senza analogia non puo’ esserci teoria in azione.
Ora, cio’ che al mondo abbonda sono i modelli, cio’ che scarseggia sono le analogie che li rendano operativi. Un buon sillogismo è sasso, una buona analogia è oro.
Accumuniamo due realtà definendole analoghe poiché pensiamo che esse siano ben descritte dal medesimo modello logico matematico.
A volte, è vero, il termine “analogico” puo’ trarre in inganno poiché, come nelle parole di Silvana de Mari, viene un po’ frettolosamente contrapposto al termine “logico” e quindi interpretato come un rinvio ad una realtà emozionale ed ingannatrice. In realtà, per costruire un pensiero razionale sul mondo occorre sia il momento analogico che quello logico, e il più cruciale è senz’altro il primo. Il genio che è in noi lavora su quello, il mezzemaniche sul secondo.
Per ovviare all’inconveniente semantico sostituiamo pure “analogo” con “astratto”: senza analogie non c’è pensiero astratto che possa trovare applicazione concreta. Con il termine astratto evitiamo le allusioni al mondo delle emozioni.
Silvana de Mari sembra puntellare la sua convinzione indicando l’analogia ingannevole di chi, per  difendere “la pratica orribile” dell’utero in affitto, impiega l’analogia ingannevole della vicenda di Maria e di Gesù. Questo dimostrerebbe secondo lei quanto l’analogia possa essere subdola.
Ma proprio questo caso rende evidente che la realtà delle cose è esattamente contraria a quella ipotizzata dalla de Mari: l’analogia, lungi dall’essere ingannevole, è particolarmente illuminante e utile.
Faccio solo un esempio di critica nel merito. Dio ha una natura B (contraria alla natura A dell’uomo). Dio si comporta in modo C (fa incarnare il Figlio nel ventre di Maria), e poiché nelle sue scelte è infallibile, il suo comportamento è corretto per definizione. I difensori della pratica dell’utero in affitto concludono allora che C è corretto (ovvero naturale) anche per chi possiede una natura di tipo A. Ma, come si diceva poc’anzi, A e B sono contrapposte, il che rende alquanto problematica la tesi dei difensori della pratica dell’utero in affitto.
Una simile confutazione non sarebbe stata disponibile senza che i difensori della pratica dell’utero in affitto non si fossero sbilanciati proponendo un’analogia rivelatasi poi così zoppicante. Senza analogia non ci sarebbe stato dialogo e ognuno avrebbe continuato ad interloquire stando sostanzialmente chiuso in se stesso a coltivare i propri idoli. La proposizione dell’analogia con le sue evidenti zoppie apre di fatto un dialogo costruttivo.
Certo, puo’ darsi che la de Mari veda come minaccioso il dialogo stesso, e di conseguenza tutti quegli strumenti atti ad inaugurarlo in modo autentico. A volte le aperture sono brecce in cui s’insinua il nemico. Puo’ darsi che immagini una persona vulnerabile la cui condizione più sicura è proprio quella contrassegnata dalla chiusura solipsistica all’interno di un inattaccabile recinto. Ma questa visione è decisamente inadeguata se anteponiamo la ricerca del vero alla sicurezza. La chiusura che respinge l’analogia come un serpente tentatore alimenta solo auto-inganni e bias cognitivi consolatori.
analo
Il fatto che alcuni ragionamenti analogici possano essere difettosi non ci deve allora far concludere che chi cerca di ragionare con noi ci stia “ingannando”. L’analogia (ovvero l’astrazione) è centrale nella costruzione del pensiero razionale, ma soprattutto non abbiamo altro in mano! Eppure, Silvana de Mari, approda di fatto ad una sua condanna, quasi che l’accordo e la reciproca intesa possano fondarsi su una misteriosa ragione priva di “astrazioni”.
La superficialità con cui si critica l’analogia mi ricorda quella con cui si critica l’intuizione: certo, esistono intuizioni ingannevoli che vanno smontate, ma non abbiamo altro mezzo per innescare la nostra conoscenza. La critica dell’analogia e la critica dell’intuizione sono il preambolo ideale al nichilismo.

lunedì 4 luglio 2016

On quadratic voting and politics as education

My thoughts on quadratic voting and politics as education - Marginal REVOLUTION: "Voters making a binary decision purchase votes from a clearinghouse paying the square of the number of votes purchased."



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in cosa consiste. Voters making a binary decision purchase votes from a clearinghouse paying the square of the number of votes purchased.... Simple vote trading won’t work, because buying a single vote is too cheap and thus a liquid buyer could accumulate too much political power.  No single vote seller internalizes the threshold effect which arises when a vote buyer approaches the purchase of an operative majority.  Paying the square of the number of votes purchased internalizes this externality by an externally imposed pricing rule, as is demonstrated by the authors.


Consider a firm that wants to learn whether customers care about particular product attributes: colour, quality, price, and so on. Rather than simply ask people what they care about — which leads to notoriously inaccurate results, often where people affect strong views just to maximise their individual influence — a business, or a public service, could supply customers with budgets of credits which they then used to vote, in quadratic fashion, for the attributes they want. This forces the group of respondents, like the swarm of bees, to allocate more resources to the options they care most about.


The authors give gay marriage as an example where a minority group with more intense preferences