venerdì 4 marzo 2011

Chi vien prima?

... l' uovo o la gallina?

... che figüüüüüüra... il professore non lo sa!



http://www.goear.com/playlist.php?v=05d7cc0

(la gallina costruita con i gusci è opera di Kyle Bean)

giovedì 3 marzo 2011

Foto multicolor della scuola privata italica II

Ho utilizzato i dodici righi neri del post precedente per concludere quanto sia ragionevole, parlando di scuola, spostare risorse verso il privato.

Ci sono ragioni legate all' etica: la famiglia deve poter scegliere senza subire imposizioni.

Ci sono ragioni legate all' innovazione: più strade si battono, più scoperte si fanno.

Ci sono ragioni legate all' economia: il costo per allievo, a parità di risultati, quasi si dimezza.

Ci sono ragioni legate alla qualità: un po' ovunque nel mondo libero è il privato ad offrire le migliori prestazioni.

Sorge allora il dubbio per cui ho sentito l' esigenza di questo post: perchè la battaglia per una riforma tanto ragionevole è spesso snobbata?

Provo a mettere in fila tre motivazioni:

1. La battaglia per la "privatizzazione" della scuola è un "bene pubblico": chi me lo fa fare di assumere un impegno tanto oneroso quando poi, in caso di successo, i frutti verranno raccolti da tutti? Le minoranze organizzate (insegnanti statali) hanno così buon gioco nell' alzare un muro a difesa dello status quo.

2. La Politica, controllando più dappresso il monopolio dell' istruzione, controlla anche una forma d' indottrinamento ed è quindi interessata a propagandare i pregi di questa istituzione. Attraverso quel canale puo' raccontare, per esempio, quanto è bella la nostra Costituzione (tradotto: ubbidire all' autorità è cosa buona e giusta). Siccome un interesse del genere è bypartisan, anche la valutazione benevola sarà espressa bypartisan e quindi scambiata per una valutazione oggettiva.

3. In un panorama privatizzato la famiglia deve scegliere, e questo puo' essere fonte di angosce.

Mi soffermo sul terzo punto che trovo il meno scontato e dibattuto.

Immaginiamo in modo molto semplificato che esistano 3 alternative: Scuola rossa: qualità 100, retta 100; Scuola verde: qualità 70, retta 70; Scuola azzurra: qualità 50, retta 50.

Immaginiamo adesso che per la Famiglia Sempronio sia razionale scegliere la Scuola azzurra.

Il "valore della Famiglia" però è molto sentito tra i coniugi Sempronio i quali non possono ammettere che nella loro testa alberghi il pensiero di "non aver dato il massimo ai loro bambini". Ancor meno possono sopportare l' idea che una cosa simile si insinui nel giudizio di terzi. Al solo immaginare una cosa del genere impazziscono.

I Sempronio, inoltre, vivono in un ambiente che idealizza la formazione scolastica dandole grande impostanza, per loro rinunciare alla scuola migliore (quando in fondo con grandi sacrifici potrebbero anche permettersela) significa abdicare al ruolo di genitori modello.

Ecco allora che per i Sempronio si aprono due vie poco allettanti: o vivono in una condizione angosciosa, o vivono in una condizione irrazionale.

Virare verso la "scuola privata", per i motivi detti, sembra una manovra sacrodsanta, ma solo se siamo di fronte a persone ragionevoli in grado di superare i loro bias. L' idea irrazionale di "dover dare il massimo ai propri figli" si annida facilmente nella fragile psicologia di un genitori.

A volte, sembra paradossale, è preferibile subire un' imposizione piuttosto che convivere con l' ossessione "di non aver dato il massimo per i propri figli".

Il razionalista ha allora un doppio fronte su cui combattere: quello dell' organizzazione di sistema (+ privato) e quello delle psicologia famigliare (overcoming bias!).

Io sono ottimista e penso che entrambe le imprese possono essere portate a compimento.

p.s. La riflessione è un "effetto collaterale" dei colloqui avuti con Sara e altri a proposito del metodo Estivill per far dormire i bambini.

add: "meno stato" - ricetta universale ormai persino nella vecchia Europa. In merito un libro ben documentato di Giacomo Zagardo: La punta di diamante.

Lo "scazzo" illuminante

Un drago rapisce la figlia del Re. Questi chiede aiuto e si presenta il figlio di un contadino che parte alla ricerca della bella. Per la strada incontra una vecchia che decide di fargli custodire un branco di cavalli selvaggi. Egli ci riesce e la vecchia gli regala uno degli animali che si rivela magico; il cavallo lo conduce in volo sull' isola dove si trova la principessa. L' eroe uccide il drago, fa ritorno alla corte e riceve in compenso dal Re la mano della Principessa.

Succede una disgrazia; viene chiesto aiuto all' eroe; egli parte alla ricerca; per la strada incontra chi, dopo averlo sottoposto ad una prova, lo ricompensa con un dono magico; grazie al dono l' eroe puo' compiere la sua missione e riscuotere la sua ricompensa.

La parte azzurra si chiama Intreccio, la parte verde si chiama Struttura.

In questo libro, Vladimir Propp individua le strutture attorno alle quali si costituiscono i vari intrecci delle fiabe (favole di magia).

Sono 31.

Bene.

Un libro ormai storico, ma anche noioso, come gran parte del catalogo di saggistica dell' Einaudi.

Fortunatamente, in appendice, a ravvivare il grigiore del tomo, c' è lo "scazzo" sanguigno con Claude Lévi Strauss.

Nella sua recensione, dopo una mezza paginata di complimenti, CLS comincia con le legnate. Ogni tanto tira il fiato buttando lì altri complimenti che possano fungere da prologo ideale all' impietoso sprezzamento che seguirà.

Devo qui dire che CLS è il classico intellettuale francese che fa dell' oscurità un punto d' onore. A fare le spese dello sforzo profuso dal Gigante per non farsi capire, furono i suoi epigoni conterranei. Lo stile involuto dei Deridda e dei Deleuze è passato a proverbio. Personalmente, dopo una prima infatuazione, ho poi maturato una resipiscenza grazie alla quale intuivo la presenza di vermi nel prodotto, per quanto la confezione stilosa lo rendesse raccomandabile e l' effetto delle "parole (difficili) in libertà" scatenasse le ambizioni intellettualoidi che tutti noi abbiamo, chi più, chi meno.

Ad ogni modo, nella replica, provvidenzialmente richiesta dall' editore all' autore, il sangue russo di Propp ribolle e allora sono scintille.

La discussione al calor bianco esenta dal gergo e costringe a parlar chiaro, cosicchè anche noi profani, finalmente, abbiamo la speranza di capirci qualcosa.

CLS accusa VP di "formaslismo".

Che a quei tempi era come ricevere la scomunica e l' espulsione da tutte le Università del regno.

Dimenticavo solo di dire che l' Ortodossia non era il "contenutismo", come uno potrebbe aspettarsi l' ingenuo che vive nel passato, bensì lo "strutturalismo".

Ma cosa differenzia "formalismo" e "strutturalismo"? Il primo concepisce ancora una distinzione tra "forma" e "contenuto", il secondo l' ha abolita.

"Il drago rapisce la principessa" è tradotto nell' elemento strutturale "succede una disgrazia" in modo da espellere i "soggetti" e concentrarsi sulle "azioni". La ragionevole intuizione è quella di pensare che le "azioni" siano costanti mentre i "soggetti" varino. Ma per l' integralista CLS cio' non basta, lui vuole ridurre tutto a struttura, anche i nomi propri!... Anche "drago" in fondo è una struttura che deve essere rintracciata, magari risalendo allo studio etnografico del popolo presso cui circola quella fiaba.

Insomma, per il riduzionista CLS tutto è struttura, persino i nomi propri. In effetti, a rigor di logica, secondo la "teoria descrittiva", ogni significato puo' essere ridotto ad una descrizione, ad una "storia" se vogliamo, e quindi ad una struttura.

Il fatto è che una teoria semantica del genere s' impianta proprio sui nomi propri. Lo ha spiegato in lungo e in largo quel guastafeste di Saul Kripke recuperando così il concetto di essenza. Un vero aglio per il relativismo ad oltranza.

CLS è il classico rappresentare del nichilismo novecentesco, quello contro cui, con un certo ritardo, tuona la Chiesa Cattolica di tanto in tanto. Per lui tutto è riducibile a struttura, quindi favole, miti, religioni, sono un po' tutte la stessa cosa. Anche le storie dei popoli, essendo riducibili ad una schemino, sono tutte sostanzialmente simili: non esiste uno schemino "superiore" agli altri. C' è chi va sulla luna, c' è chi mangia il prossimo e chi invece lo aiuta creando società più ricche. Tutti, fondalmente, "schemini" sociali.

VP non sembra aver molto tempo da perdere con la filosofia e allora manda "a cagare" CLS dicendogli di scendere dal pero e di smetterla di ricamare in cielo facendo "astrazioni di astrazioni". Lui - VP - deve domare quella bestia indomita che sono le raccolte favolistiche Afanasev e le 31 strutture escogitate ci riescono benissimo. Anzichè ringraziare ecco poi che si ritrova di fronte questo professorino che fa le pulci alle pulci: che si provi piuttosto a rintracciare una fiaba che non stia in nella gabbia da lui approntata. Che si sporchi un po' più le mani con i "materiali". Rimboccarsi le maniche è il modo migliore per dissolvere le ubbie che fanno elucubrare in quel modo il francese.

Detto questo, lo studioso russo si guarda bene dal "mandare a cagare" lo Strutturalismo insieme a CLS. Chiede anzi di iscriversi alla setta mostrando le credenziali ed emendando alcune ambiguità. Ma è normale che fosse così, era quella la Religione consolidata dell' intellettuale nichilista novecentesco, e il totem allora non tollerava offese.

Vladimir Propp - Morfologia della fiaba

mercoledì 2 marzo 2011

Debt bias

Il fisco colpevole anche dell' eccessivo indebitamento

http://econlog.econlib.org/archives/2011/03/ken_rogoff_and_1.html

Paleo TV vol. II

Ho imparato a memoria la lezione e ora so che con il suo micidiale risucchio precipita le coscienze in un buco nero fino a resettarle restituendole slavate e deprogrammate; eppure voglio concedermi ancora un viaggetto in compagnia del demonio più potente della nostra era.



Solo due dubbi:

1. Pippo l' ipPOPOtamo pubblicizzava i pannolini della lines per via dell' inserto? Se sì, l' ho realizzato nel 2011.

2. Chi ricorda in quale carosello era contenuto SI-RE-SI-RE?



http://www.goear.com/playlist.php?v=840b8fb

Spesa per studente

In Italia è elevata.

Scuola primaria e secondaria svettano una volta che si fanno le giuste tare:
http://riechoblog.wordpress.com/2010/09/21/quanto-e-come-litalia-spende-in-istruzione/

Perotti ci parla poi della spesa per studente nelle università: è elevata se si considerano coloro che frequentano.

Ricolfi rincara: la spesa è troppo alta per quel che rende.

Giuliano Ferrara vince a San Remo

Vecchioni spiega il testo della sua canzone:

"Per il vigliacco che nasconde il cuore... lì mi rifacevo alla filosofia del cinismo che impera: in politica e nel quotidiano. Quel giro di teorie lì che magari Giuliano Ferrara incarna bene...»

Devo ammettere che mi era sfuggito.

Tanta sottigliezza la lascio volentieri quel genere di ermeneuti che Barbara Spinelli incarna bene.

martedì 1 marzo 2011

Foto multicolor della scuola privata italica


I dati indicano che gli studenti delle private hanno in media punteggi inferiori (ai test PISA) rispetto a quelli delle pubbliche. L’Italia è uno dei pochi casi in cui questo succede: di solito è vero il contrario. Secondo alcune analisi, la minor performance delle scuole private è dovuta al fatto che esse tendono a reclutare gli studenti meno motivati, quelli che fanno fatica ad avanzare nella scuola pubblica.

Il rigo rosso è opinabile visto che i dati non consentono un raffronto: i test Pisa non intendevano comparare scuole statali e scuole private, cosicchè il campione delle scuole private testato non è per nulla rappresentativo.

A cio' aggiungerei che la differenza tra statali e private non finanziate (3%) è statisticamente insignificante. Nel grafico, costruito in fretta e furia a fini propagandistici dopo le uscite del Premier, il troncamento delle ordinate oscura l' irrilevanza del divario.

Tuttavia, e qui ragiono a lume di naso, non mi sorprenderebbe riscontrare risultati simili anche in una vera ricerca.

Cio' detto non andrebbe trascurato un fatto importante: le private vincono sul piano della consumer satisfaction. Non è poco per chi considera che la Scuola sia fatta per la Famiglia e non viceversa.

Teniamo poi sempre a mente che le nostre considerazioni NON sono svolte coeteris paribus: il costo per allievo nelle private quasi si dimezza!

Vogliamo poi dire che gli esiti dei test INVALSI non collimano affatto con quelli qui riportati? Ma è normale che sia così visto che, lo ripeto, chi ha predisposto questi test non era interessato ai temi che noi qui discutiamo.

Da ultimo, è utile ricordare che la concorrenza delle private giova alle statali: dove sono presenti le prime la qualità media delle seconde si innalza.

Anche il rigo verde sembra attendibile visto che tra le "private" hanno larga parte i CFP, scuole spesso chiamate a svolgere il "lavoro sporco", quello di recupero drop out e avviamento alla professione.

E poi, sinceramente parlando, (e qui mi affido ancora al "lume di naso") chi non conosce almeno un caso di famiglia disperata che ricorra alla scuola privata per il figlio lavativo? Con materiale del genere non si possono fare miracoli.

Ma a mio avviso, comunque, il rigo più importante è il rigo azzurro.

Per i noti motivi, in qualsiasi settore il servizio statale è sinonimo di qualità scadente. Non a caso ovunque nel mondo "le private" superano di parecchio "le statali"; è lo stesso buon senso a dirci che non potrebbe essere altrimenti: quel che vale in qalsiasi settore continua semplicemente a valere per la scuola. Perchè allora noi costituiamo un' eccezione?

Forse perchè la scuola si uniforma alla società dove vivranno coloro che la frequentano.

E allora rileva il fatto che l' Italia sia considerata il paese delle rendite: se il papà ha una farmacia, il figlio è a posto, anche lui sarà farmacista. L' unica cosa che gli occorre per sistemarsi è il maledetto pezzo di carta.

Questo vale per molte attività, dal docente universitario al rappresentante di commercio, un posticino attende il figlio di papà o l' amico... ormai esiste persino l' albo degli Amministratori di Condominio.

Nelle società poco concorrenziali il pezzo di carta è tutto, e siccome le "private" devono garantirsi la consumer satisfaction fanno i salti mortali per accontentare il cliente.

Al contrario, in società concorrenziali come quelle nordiche o quelle anglosassoni, cio' che serve è la preparazione; solo garantendo quella si puo' massimizzare la consumer satisfaction.

Cosa concludere dopo i 12 righi neri di cui sopra?

Mi limito qui all' insegnamento centrale: virare verso una società più competitiva (ovvero più libera) e investire quante più risorse possibile nella scuola privata.

Mi sembra che il discorso fili sia in teoria che in pratica.

+++

Per chiudere esprimo una mia opinione personale se chiamato in condizioni ideali a scegliere tra pubblico e privato. Ovunque nel mondo è la scuola privata a fornire l' eccellenza, ma questo servizio costa; andatevi a vedere le tasse d' iscrizione degli istituti più esclusivi.

Penso che sia possibile spuntare rette tanto elevate solo perchè la gente tende a sopravvalutare i servizi scolastici. Fortunatamente esiste una consolidata teoria dell' Accademia che spiega bene questo bias.

In altri termini: non penso che il differenziale qualitativo compensi il differenziale che si riscontra nell' impegno finanziario richiesto all' utente.

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Fonti: il grafico con le conclusioni di cui al rigo rosso l' ho tratto dal sito La Voce info. L' osservazione di cui al rigo azzurro e la spiegazione di cui al rigo verde le traggo da un articolo sul Corriere della Sera di Maurizio Ferrera. Parecchi righi neri li eredito invece dai vari articoli di Luisa Ribolzi sul sito Il Sussidiario. La teoria dell' Accademia è abbozzata sul sito Cato Unbound da Charles Murray e Bryan Caplan.

http://www.pietroichino.it/?p=13218

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2010/12/13/SCUOLA-Le-paritarie-abbassano-il-livello-solo-un-idea-falsa-di-Repubblica/133355/

Why present the gender ‘pay gap’ as a moral issue rather than a profit opportunity?

Ipotesi:

1. Campaigners want to seem idealistic and opposed to sexism more than they actually want to solve the ‘problem’.

2. The pay gap is in fact justified by productivity differences, and if the reasoning above were known more widely this would soon become obvious.

3. Campaigners on the issue don’t understand economics.

4. The campaigners care about the issue because they oppose discrimination, and they assume others (should) feel the same way.


Mi piace la prima ipotesi: è la voglia di scampagnate che ingrossa le manifestazioni.

Anche se non sottovaluto la seconda.

Unions vs. the Right to Work

http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704150604576166011983939364.html?mod=rss_opinion_main

Da meditare.

Specie se si chi vive in una "Repubblica fondata sul lavoro".

lunedì 28 febbraio 2011

Tanto privato in cima alla torre di Pisa

La scuola asiatica svetta nei test PISA. Consultate pure i ranking tabulati. Taiwan, Hong Kong, Giappone, Corea del Sud la fanno da padroni.







Ebbene, si sappia che questi paesi, e quelli asiatici in generale, sono anche quelli con la "fetta" di privato più ambia al mondo (in Corea del Sud praticamente metà delle scuole sono private-pure).

In Finlandia, il paese che con più tenacia contende il primato alle tigri asiatiche, la scuola è comunque comunale, con una larga autonomia nello stabilire i programmi.

E fin qui abbiamo parlato dei quindicenni.

Passando alle Università, il "privato" è diffuso soprattutto negli USA. Guardacaso è lì che si concentrano le università più prestigiose, nonchè le più ambite dagli studenti di tutto il mondo.

Meditazione libertaria sul Vangelo del 20.2.2011

Vangelo secondo Matteo 9, 27-35

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione. Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.

Affinchè il miracolo si compia Gesù chiede "fiducia".

Il maligno pensa con un fondo di sarcasmo: "eh già, uno che già crede a quello che vedrà non è certo testimone attendibile".

Ma Gesù non chiede quel genere di fiducia.

Gesù chiede di credere nella possibilità di un miracolo.

Credere nella possibilità di un miracolo in taluni casi rende la fede nel miracolo più razionale della fede nel caso.

Il ragionamento è questo: se la possibilita di un miracolo è estremamente scarsa e, contemporaneamente, anche la possibilità che un evento si verifichi è estremamente remota, qualora un giorno quell' evento si realizzi, sarà più ragionevole credere in un miracolo che in una casualità.

Da C.S. Lewis, al Cardinale Newman, fino a Francis Collins, ce l' hanno spiegato in tanti. Dietro alla conclusione c' è la razionalità bayesiana, la stessa impiegata dalla scienza. L' unica cosa che si richiede è l' apertura alla possibilità, anche piccolissima, di un miracolo (a priori bayesiano).

Direi che accordare una possibilità al miracolo rivela un' apertura mentale maggiore rispetto alla certezza granitica a priori della sua impossibilità!

Meditazione libertaria sul Vangelo del 13.2.2011 e del 27.2.2011

Vangelo secondo Giovanni 8, 1-11

In quel tempo. Il Signore Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Vangelo secondo Matteo 12, 9b-21

In quel tempo. Il Signore Gesù andò nella sinagoga; ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, i farisei domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; / il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. / Porrò il mio spirito sopra di lui / e annuncerà alle nazioni la giustizia. / Non contesterà né griderà / né si udrà nelle piazze la sua voce. / Non spezzerà una canna già incrinata, / non spegnerà una fiamma smorta, / finché non abbia fatto trionfare la giustizia; / nel suo nome spereranno le nazioni».

Questi due Vangeli esaltano la figura del Cristo desacralizzatore.

La Legge puo' essere trasgredita allorchè non risponde più ai bisogni dell' uomo; questo perchè è la Legge ad essere istituita per l' Uomo e non viceversa. Non esistono e non devono esistere i "servitori della legge" (oggi li chiameremmo i servitori dello Stato), è la legge che deve "servire".

Grande lezione di laicità e pragmatismo che si staglia innazitutto per l' originalità assoluta nel panorama delle maggiori religioni.

Qualche pignolo osserverà prontamente che i Vangeli di oggi portano acqua alla causa utilitarista più che a quella libertaria.

Andrebbe allora precisato che Gesù combatte l' ipertrofia del sacro e non tanto la sua legittimità in senso assoluto.

Aggiungo poi che, d' accordo, utilitarismo e libertarismo non possono essere identificati, purtuttavia, conoscete voi sodali tanto stretti?

Altro che persuasori occulti!

Mentre sognavate, avete mai avuto la sensazione che stavate sognando?

Avete mai sperimentato la metamorfosi che trasforma radicalmente eventi esterni al sogno in eventi interni? Per esempio: la sveglia che suona sul comodino, dentro al sogno diventa una sirena dei pompieri.

Se sì, ci sono le basi per apprezzare Inception.

Quello che sicuramente non avete sperimentato, comunque, è il "sogno condiviso".

Non fa nulla, potete immaginarvelo: se due sognatori sono in qualche modo fisicamente connessi, i loro impulsi cerebrali (i sogni non sono altro che impulsi cerebrali) interagiscono; ipotizzando una qualche forma di addestramento, si puo' immaginare una qualche forma di coordinamento dell' interazione. Si puo' anche immaginare che un terzo sognatore "forzato" (la vittima) possa essere influenzato dagli "addestrati" attraverso la sottrazione o l' innesto di idee che lo rendano poi quella persona diversa al suo risveglio.

Altro che "persuasori occulti"!

Tutto quadra, in teoria.

E tutto il resto è cinema, cinema scatenato, come è facile immaginare.

Altra domanda che senz' altro vi ha tormentato a lungo: cosa passa nella testa di Giucas Casella quando legge e domina la mente altrui?



Come escludere che viva avventure in parte simili a quelle di Di Caprio?

***

Se un impulso cerebrale che ha luogo nella realtà puo' essere trasformato nel sogno in un elefante o in un elicottero che precipita o in un treno in corsa, immaginatevi quali e quante spettacolari avventure possono essere messe in scena: un senso di colpa verso la moglie tradita puo' trasformarsi in una tigre antropogaga che irrompe nel sogno all' improvviso.

Consiglio due autori "colti" per prendere confidenza con la dimensione di Inception.

Antonin Artaud: per lui la nostra mente era un palcoscenico; era anche l' unico Teatro in cui lui volesse rappresentare le sue pièce. La smisurata crudeltà che metteva in scena, non era altro che la metaforizzazione di pensieri intimi. Così, in Inception, le rocambolesche avventure sono un coacervo di metafore che noi dobbiamo interpretare e che rinviano alla quasi-immobile intimità del reale.

Tyler Cowen: per lui il grado di interiorizzazione (autismo, sogno, preghiera...) osservabile in una società, misura il grado di avanzamento di quella civiltà. Probabilmente esisono molte forme di vita intelligente nell' universo, civiltà molto più avanzate della nostra, ma di esse non abbiamo notizia ed è normale che sia così: a causa dell' inevitabile introflaessione a cui tende ogni intelligenza superiore, non sono interessate al contatto con noi.

Nel video Cobb addestra Arianna alla condivisione dei sogni.



problemi video?: http://www.youtube.com/watch?v=DzTI_xqaVbY

Tempo perso

Donne e uomini sono dotati di pari intelligenza, sarebbe tempo perso ingegnarsi per negarlo. Così come sarebbe tempo perso negare che alcune differenze ci sono. Vediamo un po’ le sei principali:
1. differenti priorità, specie se consideriamo “status” e “famiglia”;
2. differenti interessi, specie se distinguiamo tra “cose”, “persone” e “astrazioni”;
3. differente attitudine verso il “rischio”;
4. differenti prestazioni nei test matematici e nel ragionamento matematico (non nel calcolo matematico);
5. differente attitudine mentale verso le proiezioni spaziali (non nella memoria visiva);
6. differente variabilità nelle distribuzioni di frequenza sulle varie abilità cognitive.
A questo punto la domanda cruciale: si tratta di differenze “naturali” o indotte dalla cultura.
Esistono diversi motivi che inducono a privilegiare l’ ipotesi di una base naturale, almeno sei:
1. uomini e donne hanno una biologia molto differente;
2. si tratta di differenze universali nello spazio, anche se variabili nell’ entità;
3. si tratta di differenze universali nel tempo, anche se variabili nell’ entità;
4. si tratta di differenze condivise con la gran parte dei mammiferi;
5. molte di queste differenze si riscontrano già nella prima infanzia;
6. si tratta di differenze impermeabili allo “stile educativo”;
thom_puckey_01
Concludo con alcune notazioni di cui tenere conto:
1. parliamo di differenze statistiche; ovvero, anche quando diciamo, per esempio, che “gli uomini sopravanzano le donne nell’ ambito X” cio’ è compatibile con il fatto che nell’ ambito X esistano parecchie donne che sopravanzano parecchi uomini;
2. spesso le differenze nemmeno si riscontrano a livello di media, bensì a livello di “coda” (es.: gli uomini in un certo ambito potrebbero prevalere sia nel “meglio” che nel peggio);
3. molti studi offrono risultati deboli che, vista la delicatezza della materia, si tende a scartare; anche per questo diventano decisive le meta-analisi (se una debolezza si ripete sistematicamente nello stesso senso, il risultato cessa di essere “debole”) e le sperimentazioni su vasti campioni;
4. difficilmente gli stereotipi culturali giocano un ruolo decisivo, anche perché noi, nell' agire quotidiano, tendiamo a sottovalutare le “differenze di genere”.
5. al modello “osmotico” molti contrappongono il modello degli “stereotipi autorafforzanti”, ma si tratta di un modello improbabile in presenza di “flussi e riflussi” visto che un modello del genere favorisce piuttosto la crescente polarizzazione;
6. il modello degli “stereotipi autorafforzanti” ha un ulteriore punto debole: sembra incapace di descrivere la dinamica osservata nel caso di altre odiose discriminazioni. Ho in mente quella subita dai neri in ambito sportivo, o quella ancor più vasta a danno degli ebrei. Sono casi in cui, appena cadute le barriere, c’ è stata integrazione: i neri hanno cominciato a mietere successi, gli ebrei a trovare la loro posizione sociale. Ma anche la discriminazione femminile, appena si sono aperte le porte, è cessata molto velocemente in parecchi ambiti
7. vale a poco obiettare che nello sport, per esempio, esistono misure oggettive; infatti le maggiori difficoltà a ottenere un’ adeguata rappresentanza femminile si hanno proprio in ambiti dove le performance sono più facilmente misurabili;
8. chi denuncia la sproporzione tra “differenze naturali” e ruolo sociale non coglie alcuni meccanismi economici; ogni economista sa che bastano differenze minime nelle attitudini per avere conseguenze catastrofiche nella distribuzione razionale dei ruoli. Non solo, potrebbe essere irrilevante persino il segno delle differenze (se ci fosse un sesso migliore in tutte le attività umane, sarebbe razionale confinare il suo ruolo alle attività dove la differenza di prestazioni è più ampia).
Ma se devo essere sincero, da profano, a convincermi sull’ ipotesi della “base naturale” è un altra cosa: l’ alto numero di studiosi che approfondisce la questione partendo dall’ ipotesi culturalista e approdando alla sponda opposta. Il cammino inverso è pressoché inesistente. Un caso emblematico è quello di Diane Halphern:
At the time I started writing this book it seemed clear to me that any between sex differences in thinking abilities were due to socialization practices, artifacts, and mistakes in the research. After reviewing a pile of journal articles that stood several feet high, and numerous books and book chapters that dwarfed the stack of journal articles, I changed my mind. The literature on sex differences in cognitive abilities is filled with inconsistent findings, contradictory theories, and emotional claims that are unsupported by the research. Yet despite all the noise in the data, clear and consistent messages could be heard. There are real and in some cases sizable sex differences with respect to some cognitive abilities. Socialization practices are undoubtedly important, but there is also good evidence that biological sex differences play a role in establishing and maintaining cognitive sex differences, a conclusion I wasn't prepared to make when I began reviewing the relevant literature.
Scusate se non ho inserito né link, né bibliografia. Su richiesta provvederò a fornire la letteratura su ciascun punto. Tanto per cominciare, chi è interessato puo’ trovare una buona rassegna in materia nella “Tabula rasa” di Steven Pinker.

sabato 26 febbraio 2011

Per discriminare meno...

Per discriminare meno è necessario discriminare di più.

Come? Non capite?

E' possibile discriminare meno le donne discriminando di più tra le donne.

Questa semplice verità mi suggerisce un paio di considerazioni.

1. L' ambiente sociale che più nuoce alla discriminazione di gruppo è quello che massimizza la discriminazione individuale. La società libertaria crea proprio un ambiente del genere, ma guarda un po'. Peccato, se il pensiero femminista non avesse una chiara filiazione marxista, forse ci sarebbe una speranza.

2. Molte femministe, forse soggiogate dal mito della sorellanza, negano che la loro lotta sia condotta contro altre donne. Lo dicono pensando di esprimere un' opinione. Peccato che qui, trattandosi di un problema logico, le opinioni contino poco.

Sono stato un po' ermetico? Sì.

E allora spero soccorra l' elegante didascalia di Katja Grace in merito.

Alcuni corollari di Katja:

If you want to increase respect toward a minority group, do not ‘raise awareness’

Attempting to correct anti-female sexism often employs anti-female sexism.

Attaccare i comportamenti maschilisti additando un influsso culturale ci mette nell' imbarazzante condizione di dover condannare qualsiasi "influsso culturale".

Attempting to correct an inequality with affirmative action
may increase the appearance of discrimination.

Insomma, se non si fosse capito, per impostare il problema in modo rigoroso, consiglio il blog di Katja.

***

A proposito di "se non ora quando"... forse questo è il post ideale per rendere omaggio a Roberta Tatafiore e Michi Staderini, le due donne che, in passato, ponendo un robusto argine, hanno impedito al femminismo italico le derive moraliste di quello americano. Un argine che oggi mi sembra saltato.

Un liberista con le ali

1. Cosa significa se un piccolo Paese fa man bassa di medaglie d' oro alle Olimpiadi?

2. Siamo sicuri di voler vedere sgominate le principali malattie che affliggono il pianeta?

Rispondere a queste due domande è un buon inizio per capire come ci collochiamo nelle questioni legate al "commercio internazionale".

La mentalità protezionista, infatti, risponderà così:

1P: Significa che gli abitanti di quel paese sono particolarmente dotati dal punto di vista atletico.

2P: No, sarebbe un dramma per i medici!

Il liberista, per contro, si orienterà così:

1L: Significa che quel paese non offre grandi opportunità ai suoi cittadini: Germania est e Cuba mietevano successi sproporzionati anche perchè nelle strade di quei paesi la gente moriva di fame. Gli USA, se solo volessero, vincerebbero tutte le medaglie olimpiche senza grande sforzo.

2L: Sì, i medici cambieranno lavoro.

Il ragionamento che sta dietro alle risposte serve ad illuminare il concetto di "vantaggio comparato". Quel concetto per cui molte donne che rendono sul lavoro molto più dei loro mariti, in virtù di una scelta perfettamente razionale, preferiscono stare a casa e mandare al lavoro il consorte.

Non è un concetto semplice ma è essenziale per comprendere cosa sia il "liberismo".

Già, visto che Davide mi accusava in continuazione (e secondo me fuori luogo) di essere "liberista", mi sono deciso a leggere una favola "liberista": "The Choice" di Russel Roberts. E' da lì che traggo le due domande di partenza.

Conoscete il film di frank Capra: "Il mondo è una cosa meravigliosa"? Ebbene, il canovaccio è il medesimo.

Ed Johnson fabbrica televisori con il sudore della fronte grazie alla sua azienda fiorente, ce ne son voluti di sacrifici ma ora le cose sembrano procedere per il meglio; quando ecco che arrivano i giapponesi (siamo negli anni 80) che invadono il mercato americano con la loro merce più o meno scadente. Ed non sa a che santo votarsi e chiede l' aiuto al suo amico politico per una leggina che freni l' intraprendenza dei musi gialli.

Senonchè, lassù in Paradiso c' è un candidato angelo che deve guadagnasi le ali.

Nome: David Ricardo; missione: convincere Ed che sta sbagliando.

Tra amori, litigi, drammi famigliari e quant' altro, il buon "Dave" riuscirà nell' impresa.

Lui avrà le sue ali e noi tutti, Ed compreso, saremo dei convinti liberisti.

giovedì 24 febbraio 2011

Il sessismo dei poveri di spirito

Quando l' economista approfondisce una questione, molti provano un senso di estraneità e di spavento. C' è chi fa finta di capire, chi rinuncia a capire, chi si fa congestionare dal rancore, chi sbuffa infastidito e chi semplicemente scappa.

Purtroppo l' economista è tenuto a pensare in modo semplice e sulla base dei fatti; la maggior parte di noi si ritrova solo se immerso nell' abituale confusione (i giornali piacciono proprio per quello). La confusione generalizata ci libera la favella che correndo a ruota libera ci fa sentire meglio.

Conta anche che l' economista sia tenuto a pensare in modo razionale, e la maggior parte di noi si orienta solo se circondata dalla rassicurante compagnia delle proprie distorsioni cognitive.

Non è certo un caso se nel mondo, in genere, la gente non riesce a pensare l' economia.

In Italia, poi, le cose vanno ancora peggio che altrove.

Qui, per esempio, Robin Hanson rifette sul significato della parola "sessismo".

Si chiede, tra l' altro, come evitare che ce ne sia troppo poco.

Una questione importante, ma sul punto è difficile avere risposte da chi non comprende nemmeno la domanda.

Purtroppo, chissà perchè, chi ha sempre in bocca quella parole non s' impegna poi tanto per affrontare quesito del genere, forse non sente l' urgenza.

O forse è troppo smaliziato per non sapere quanto la ragione rallenti le "grandi manovre".

Il fascino pragmatico dei "come" non puo' essere intralciato da dei prosaici "perchè".

Per fortuna, qua e là, vaga ramingo qualche economista, novello "povero di spirito".

The metaphysical limitations of neuroscience

http://www.newstatesman.com/books/2011/02/mind-self-consciousness-brain

mercoledì 23 febbraio 2011

Ricerca del pane e ricerca del lusso

Sommovimenti sconvolgono il Maghreb. Le vibrisse dell' Occidente stanno in allerta.

Un' ondata democratizzante si appresta a sommergere l' Africa?

Molti lo auspicano.

A questo punto meglio sentire cosa ha da dire in merito chi passa per essere il massimo esperto di democrazie africane, Paul Collier:

Dispelling some common myths about what elections can and cannot do in emerging democracies will help us face more realistically the difference between a ballot box and a magic bullet... In the societies of the last millennium, democracy has increased political violence instead of diminishing it. In Africa, the only region for which comprehensive data are available, from 1945 to today there have been 82 successful coup d’états, 109 failed attempts and 145 foiled conspiracies. Let’s take another figure: in the 58 low-income countries examined by Collier, $9 billion are spent on arms, 40% of which are financed by cooperation aid granted by the international community. Yet many of these countries are no longer involved in civil or border wars and in recent decades have held free elections. So why is this?... the simple reason why in the countries of the last millennium the effects of free and fair elections have not diminished the risk of political violence is that in those societies, democracy is neither responsible nor accountable.

Paul Collier: Guerra, Armi e Democrazia

Auguri!

Questa non ci voleva proprio: dopo aver incamerato la triste notizia per cui democrazia e ricchezza non si conoscono neanche di vista, puntavamo tutto, incoraggiati dalle ricerche di Rummel, sui buoni rapporti tra democrazia e pace.

Ho sempre più l' impressione che la democrazia sia un bene di lusso. Qualcosa che entra in casa per ultima, quando tutto il resto è già approntato, compresa la raddrizzatina di prammatica ai quadri del tinello.