Caso Mills. D' istinto sono restio a considerare roba seria una sentenza di 300 pagine. Con i tempi d' inizio millennio, 300 pagine possono servire solo a "nascondere", mica a "spiegare".
Certo che la grana è seria. In questi casi si ricorre al buon Facci: 1) è assuefatto al sonnifero disseminato sulle vie che portano ai "nascondigli scritti a macchina" come questi. 2) è intellettualmente onesto.
Se una corruzione corrisponde a un dare per avere, nelle motivazioni della sentenza di condanna di David Mills manca la prova del dare e manca la prova dell’avere. In altre parole, manca tutto... Sotto il profilo logico e probatorio manca il dare, perché Mills fu teste d’accusa contro Berlusconi che fu condannato, e manca l’avere perché i giudici possono sbracciarsi sinché vogliono, ma la prova che quel denaro venga da Berlusconi proprio non c’è (mai lo scrivono esplicitamente) e infatti il non essere riuscito a dimostrarlo è la ragione per cui da mesi, da anni, non c’è cronista che non paragoni questa vicenda a un processo per assassinio senza il morto, con il pm Fabio De Pasquale, in corso d’opera, a sperare che saltasse disperatamente fuori da qualche catacomba offshore...
Non posso certo fidarmi di Facci al punto di chiudere qui tutto il dibattito. Però sarebbe bello avere una risposta perlomeno semplice quanto l' obiezione. Ovvero, seria. Ovvero, in massimo 10 righe. Che sia lì da leggere, nuda, senza il corteggio di velami tribunalizi o l' urlo di bocche "antropologicamente superiori" deformate dall' odio etnico.
giovedì 21 maggio 2009
Portogallo sugli scudi
In 2001 Portugal, facing one of the most serious drug problems in Europe, decided to decriminalize drug possession, including marijuana, cocaine, and heroin. People caught with small quantities of drugs were no longer sent to prison; they were sent to rehab. Since then, drug use in the country has declined, along with the HIV infection rate...
Molti storceranno il naso. Ma mai quanto la Mafia, altro che Falcone e Borsellino, qui non c' è Capaci che tenga.
Molti storceranno il naso. Ma mai quanto la Mafia, altro che Falcone e Borsellino, qui non c' è Capaci che tenga.
La tenaglia
la tenaglia di quest' ora meridiana e verticale stritola la mente... una carestia che stermina intere popolazioni di parole... approfitto di questa vermicello inchiostrato che torcendosi gira ramingo nel bianco - unico sopravvissuto - per dirti qualcosa che mi consegni a te... e anche per oggi è fatta...
Le streghe son tornate (scornate)
mercoledì 20 maggio 2009
Suturando qua e là
La patata del tuo cuore se ne va di nuovo, lascia il suo alveolo, ha in testa le Hawaii, ma si puo'!... sbrigati a fermarlo, fai ripartire la spola dei versi... il zig-zag di quei punti suturanti... unico sorriso in grado di trattenerlo...
martedì 19 maggio 2009
Un paio di motivi per amare l' inutile e il costoso
Si avvicina un nuovo incontro tra i grandi della terra per calibrare la politica climatica del futuro.
E si avvicina anche un nuovo accordo sulla falsariga di Kyoto.
Come potremmo definirlo se non inutile e costoso.
Inutile: il clima del pianeta non si smuove certo con simili buffetti. Costoso: vi fate un' idea al pensiero che dirottando le spese necessarie ad un (inutile) anno di Kyoto si assicurano decenti strutture sanitarie all' intero pianeta. Paradosso: il Kyoto-entusiasta del Lunedì è anche colui che la Domenica più si sgola gridando: "acqua gratis per tutti e subito".
Ma se l' ennesimo accordo inutile e costoso verrà preso, una ragione ci sarà. Per me ce ne sono almeno un paio.
La prima è di ordine psicologico: bisogna far vedere che si fa "qualcosa" (purchessia). Anche se stare fermi è molto meglio. Quando la politica "si muove", è già per metà assolta. E' la prima lezione che assimila il politico di razza. Le "vittime statistiche", pur essendo vittime in carne ed ossa, godono di scarsa considerazione presso il grande pubblico. In questa trappola cade anche chi non è a priori un Kyoto entusiasta.
C' è poi una seconda ragione, quella che mi dà più sui nervi. Cio' che ho definito "inutile e costoso" piace molto a chi, brandendo più o meno consciamente la causa ambientalista come pretesto, spera di cambiare il nostro (odioso) stile di vita. Quello che io chiamo "impoverimento" per loro diventa autocoscienza ambientale. Intraprendere un' azione con "zero-benefici per l' ambiente" è pur sempre positivo se lo si fa "in nome dell' ambiente" e se ci istruisce a vivere in modo più naturale, per esempio con una doccia alla settimana. Allevare il riflesso condizionato naturista è di per sè meritorio. Un passo avanti nella trasvalutazione di tutti i valori, quell' operazione che ci consentirà di chiamare "arricchimento spirituale" cio' che per la triviale contabilità capitalistica non è altro che un mero impoverimento.
P.S. Siccome mi hanno insegnato che non è elegante avanzare una critica senza proporre alternative, ecco quella che sottoscrivo, e per me è già un compromesso: tassare ogni Paese imponendo di destinare una quota minima di PIL alla ricerca sulle energie pulite.
P.S. link: Lomborg sul sole 24 ore (appena disponibile lo metto, giuro).
E si avvicina anche un nuovo accordo sulla falsariga di Kyoto.
Come potremmo definirlo se non inutile e costoso.
Inutile: il clima del pianeta non si smuove certo con simili buffetti. Costoso: vi fate un' idea al pensiero che dirottando le spese necessarie ad un (inutile) anno di Kyoto si assicurano decenti strutture sanitarie all' intero pianeta. Paradosso: il Kyoto-entusiasta del Lunedì è anche colui che la Domenica più si sgola gridando: "acqua gratis per tutti e subito".
Ma se l' ennesimo accordo inutile e costoso verrà preso, una ragione ci sarà. Per me ce ne sono almeno un paio.
La prima è di ordine psicologico: bisogna far vedere che si fa "qualcosa" (purchessia). Anche se stare fermi è molto meglio. Quando la politica "si muove", è già per metà assolta. E' la prima lezione che assimila il politico di razza. Le "vittime statistiche", pur essendo vittime in carne ed ossa, godono di scarsa considerazione presso il grande pubblico. In questa trappola cade anche chi non è a priori un Kyoto entusiasta.
C' è poi una seconda ragione, quella che mi dà più sui nervi. Cio' che ho definito "inutile e costoso" piace molto a chi, brandendo più o meno consciamente la causa ambientalista come pretesto, spera di cambiare il nostro (odioso) stile di vita. Quello che io chiamo "impoverimento" per loro diventa autocoscienza ambientale. Intraprendere un' azione con "zero-benefici per l' ambiente" è pur sempre positivo se lo si fa "in nome dell' ambiente" e se ci istruisce a vivere in modo più naturale, per esempio con una doccia alla settimana. Allevare il riflesso condizionato naturista è di per sè meritorio. Un passo avanti nella trasvalutazione di tutti i valori, quell' operazione che ci consentirà di chiamare "arricchimento spirituale" cio' che per la triviale contabilità capitalistica non è altro che un mero impoverimento.
P.S. Siccome mi hanno insegnato che non è elegante avanzare una critica senza proporre alternative, ecco quella che sottoscrivo, e per me è già un compromesso: tassare ogni Paese imponendo di destinare una quota minima di PIL alla ricerca sulle energie pulite.
P.S. link: Lomborg sul sole 24 ore (appena disponibile lo metto, giuro).
lunedì 18 maggio 2009
Il torcicollo dei Cattolici
Domanda: il Cattolico interessato ai problemi dell' economia è condannato a simpatizzare con le visioni di "sinistra"?
In molti se lo chiedono.
Sembrerebbe di sì: l' "opzione per i poveri" lo vincola. Obama diventa simpatico quando mette in campo tanta generosità "per l' anello più debole della società".
Ma la "lotta alla povertà" deve necessariamente stare in cima alle priorità del Cattolico? E già questo desta alcuni dubbi. Che poi le ricette della sinistra siano l' ideale per conseguire successi su questo campo, non è affatto detto.
Ammettiamo però di saltare con agilità questi primi ostacoli; non siamo ancora arrivati in fondo.
Vi sembra che la "generosità" possa incarnarsi in anonimi programmi di governo resi possibili solo da atti coercitivi come la tassazione? Non sarebbe meglio una libera iniziativa? D' altronde è così che il Dio Cattolico chiede di essere adorato: con un libero atto di fede. Mi piacerebbe si conservasse questa impostazione quando lo si adora con le opere.
Certo, questioni interessanti. Ma destinate a cadere nel vuoto: i Cattolici di sinistra tendono a dare tutto per scontato, quelli di destra sono troppo impegnati con la bioetica.
In molti se lo chiedono.
Sembrerebbe di sì: l' "opzione per i poveri" lo vincola. Obama diventa simpatico quando mette in campo tanta generosità "per l' anello più debole della società".
Ma la "lotta alla povertà" deve necessariamente stare in cima alle priorità del Cattolico? E già questo desta alcuni dubbi. Che poi le ricette della sinistra siano l' ideale per conseguire successi su questo campo, non è affatto detto.
Ammettiamo però di saltare con agilità questi primi ostacoli; non siamo ancora arrivati in fondo.
Vi sembra che la "generosità" possa incarnarsi in anonimi programmi di governo resi possibili solo da atti coercitivi come la tassazione? Non sarebbe meglio una libera iniziativa? D' altronde è così che il Dio Cattolico chiede di essere adorato: con un libero atto di fede. Mi piacerebbe si conservasse questa impostazione quando lo si adora con le opere.
Certo, questioni interessanti. Ma destinate a cadere nel vuoto: i Cattolici di sinistra tendono a dare tutto per scontato, quelli di destra sono troppo impegnati con la bioetica.
venerdì 15 maggio 2009
Venti che non soffiano
... ti ho vista stanotte marmorizzata... senza più nervatura o fili di tendine o vene... soltanto malta aerea, nubilosa, calce spenta... con il panneggio della tunica smosso da un vento che non soffiava...
Niente cambia. Libertarian dogmatism? No, good Bayesianism
"When the facts change, I change my mind". Sì, certo.
Ma:
"... Nothing that happened in the last two years should have significantly revised the general macroeconomic views of anyone who is (a) familiar with the last two centuries of global economic history, and (b) reasonable..."
Libertarian dogmatism? No, good Bayesianism. Great depression? Not even close...
Ma:
"... Nothing that happened in the last two years should have significantly revised the general macroeconomic views of anyone who is (a) familiar with the last two centuries of global economic history, and (b) reasonable..."
Libertarian dogmatism? No, good Bayesianism. Great depression? Not even close...
Quello che poteva diventare Michele Serra...
... un vinello fresco e leggero. Ma, sorte esemplare, andò tutto in acido.
Sghembo
... nei disegni dei bambini colpisce la violenza delle linee... la mente sembra crescere di sghembo portandosi via la matita... tutto è storto e perenne... o forse solo piegato come quando scendendo nell' acqua pare spezzarsi il remo...
Perchè Chiara Saraceno non scende in Piazza a Ballare?
Non se ne puo' più: i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Il tema della diseguaglianza nella distribuzione delle ricchezze è spesso agitato come mero strumento per incendiare il dibattito politico facendo leva sui sentimenti più infiammabili, che sono poi anche i meno nobili: invidia, gelosia, ecc.
Già, invidia e gelosia. Mica giustizia.
Ma come facciamo ad esserne certi? Gli interessati negheranno sempre turbati, a cominciare dall' ineffabile Chiara Saraceno, una delle ospiti più fisse tra gli ospiti fissi dell' amata/odiata Fahre...
Eppure una piccola controprova esiste.
Uno degli effetti della crisi finanziaria è già stato e sarà quello di ridurre la disuguaglianza.
Chi ha perso proporzionalmente di più è chi aveva molta ricchezza investita nei mercati finanziari. Chi inizia ora ad accumulare risparmi ha invece di fronte a sé prezzi molto vantaggiosi. Larry Summers, l'economista di punta di Obama, l'ha definita "la svendita del secolo".
Non mi sembra però che le "chiaresaraceno" di turno, sapendo tutto cio', invitino il popolo a scendere per le strade per ballare e far festa.
Forse sanno fin troppo bene che l' istinto coccolato nei loro vibranti articoli colmi di scandalo non è quello della "giustizia distributiva" ma quello molto meno presentabile che spinge a spennare il primo pollo che passa. Ora che quei polli presi di mira hanno perso parecchie penne, possono scivolare tranquillamente nel dimenticatoio e lasciare spazio a nuove forme di sdegno catastrofista più promettenti allorchè si tratterà di passare alla cassa per riscuotere.
Il tema della diseguaglianza nella distribuzione delle ricchezze è spesso agitato come mero strumento per incendiare il dibattito politico facendo leva sui sentimenti più infiammabili, che sono poi anche i meno nobili: invidia, gelosia, ecc.
Già, invidia e gelosia. Mica giustizia.
Ma come facciamo ad esserne certi? Gli interessati negheranno sempre turbati, a cominciare dall' ineffabile Chiara Saraceno, una delle ospiti più fisse tra gli ospiti fissi dell' amata/odiata Fahre...
Eppure una piccola controprova esiste.
Uno degli effetti della crisi finanziaria è già stato e sarà quello di ridurre la disuguaglianza.
Chi ha perso proporzionalmente di più è chi aveva molta ricchezza investita nei mercati finanziari. Chi inizia ora ad accumulare risparmi ha invece di fronte a sé prezzi molto vantaggiosi. Larry Summers, l'economista di punta di Obama, l'ha definita "la svendita del secolo".
Non mi sembra però che le "chiaresaraceno" di turno, sapendo tutto cio', invitino il popolo a scendere per le strade per ballare e far festa.
Forse sanno fin troppo bene che l' istinto coccolato nei loro vibranti articoli colmi di scandalo non è quello della "giustizia distributiva" ma quello molto meno presentabile che spinge a spennare il primo pollo che passa. Ora che quei polli presi di mira hanno perso parecchie penne, possono scivolare tranquillamente nel dimenticatoio e lasciare spazio a nuove forme di sdegno catastrofista più promettenti allorchè si tratterà di passare alla cassa per riscuotere.
giovedì 14 maggio 2009
Privatizzazione della matematica
Parlare dell' uomo tramite i numeri. Ovvero, la matematizzazione delle scienze sociali.
Molti vedono tutto cio' come fumo negli occhi e sono contenti come bambini non appena i conti non tornano o la previsione fa cilecca, credono forse di avere a che fare con il Teorema di Pitagora.
Inoltre la pratica è stata criticata da personaggi autorevoli e cio' rende la lagnanza a priori accettabile.
Il mio sospetto è che la volgarizzazione di queste geniali critiche le deteriori alquanto fino a cambiarne la natura, al punto che nei due fronti (pro e contro) si arruolano una schiera d' infiltrati abusivi.
Manco a dirlo sono i più rissosi.
Anzichè delle "scienze umane" dirò due parole sull' economia perchè 1) conosco la situazione un cicinino meglio 2) è sempre sotto tiro e oggi più che mai 3) costituisce una zona franca dove tutti hanno diritto di parola.
E poi, in economia, esiste una scuola specifica che ha sacrificato tempo e genio per condurre la sua critica contro la matematizzazione tanto in voga presso gli O(rtodossi). Sto parlando del cosiddetti economisti "A(ustriaci)". Il conflitto tra A e O racchiude secondo me il succo della questione.
La prima osservazione sembrerà scontata: chiunque osservando la realtà dell' uomo se ne faccia un' idea (teoria) sufficientemente complessa e coerente, puo' formalizzare la sua idea con lo strumento matematico. Anche le idee di A sono dunque suscettibili al trattamento. Ma A, avendo i suoi bravi motivi, si oppone. Vediamo perchè.
La costruzione dei Modelli matematici implica l' ideazione di funzioni e ciascuna funzione contiene dei PARAMETRI (costanti). Prendiamo la funzione più importante per un economista: le "preferenze". Anche queste funzioni possiedono dei parametri. Pur essendo goloso di ravioli non apprezzo mai molto il quarto piatto che mi viene servito. Ma di quanto è calato il mio apprezzamento rispetto al primo piatto? Dipende da un parametro.
Siamo già alla prima conclusione: il modello matematico non viene costruito per formalizzare un' idea, altrimenti anche A si farebbe il suo. Il modello serve a coordinare una serie di parametri (o costanti) che saranno suscettibili di stime statistiche. Dopo la stima statistica avremo un quadro più completo della realtà specifica.
"Realtà specifica", capito bene? La matematizzazione ha senso solo in quanto necessario preludio a statistiche e intervento in una realtà specifica.
Ma "A" non ha questa concezione dell' economia. Per "A" l' economia serve solo a capire la realtà umana, "intervenire" è insensato e fuorviante, cosicchè diviene insensata e fuorviante la matematizzazione della disciplina.
"A" si rifiuta di formalizzare, non perchè la sua idea sia incoerente ma perchè assume che l' oggetto d' analisi non possa essere sottoposto a stima statistica.
Facciamo il caso delle preferenze soggettive. Per A non ha senso stimarle ed immaginarle più o meno costanti nel tempo: sono soggettive in modo radicale. Per A la soggettività è un dogma. Non dovendo ordinare dei parametri in vista di statistiche future, A respinge la matematizzazione dell' economia.
Faccio solo notare che nella realtà noi non osserviamo il dogma di A. Se devo fare un regalo di compleanno non tiro i dadi, cerco di valutare (stimare) le preferenze del festeggiato e mi comporto di conseguenza. Di solito noi postuliamo la presenza di costanti: se il festeggiato è un filatelico da anni, probabilmente gradirà ricevere un raro francobollo. Per A questo regalo non ha senso: il festeggiato è un uomo e le sue preferenze sono radicalmente soggettive. Per noi no, concepiamo la soggettività radicale solo in quel soggetto schizofrenico che cambia personalità ad ogni momento. Un tipo raro da incontrare e con cui è difficilissimo fare amicizia.
I postulati di A sono irrealistici ma la sua critica non per questo viene sminuta. Inoltre mi sembra l' unica critica possibile in materia. Le altre hanno poco senso e secondo me catturano solo granchi.
Mi sia consentita una breve rassegna per individuare le brecce attraverso cui molti infiltrati entrano abusivamente nel dibattito dando fuoco alle polveri senza capire di cosa si parla.
1. "La matematizzazione serve per ricoprire con vesti preziose una conoscenza fragile quando non sterile". Fino ad adesso ho tentato di dimostrare che questo non puo' essere vero. A ha un' idea della realtà forse più complessa di O, eppure rifiuta lo strumento matematico. La "matematizzazione" non illustra una logica ma ordina i parametri in vista delle statistiche per agire nel caso specifico.
2. "Non è possibile rendere oggettiva una disciplina come l' economia". E chi ha di queste pretese?: ogni statistica ha margini di errore anche ampi, ogni rischio rappresenta un costo e la valutazione dei costi resta radicalmente soggettiva.
3. "Buttiamola in politica: lasciarsi governare da un algoritmo è a dir poco disumano". Ma questa implicazione rimane estranea al conflitto. Un conto è valutare la sensatezza di un algoritmo, un altro è stabilire se debba essere messo in mano al governo. Non mescoliamo i diritti con la convenienza.
4. "L' alternativa non si pone tra "matematizzazione" e "lancio dei dadi"; per scegliere ci si puo' sempre affidare al buon senso e al pragmatismo". Non mi sembra proprio: l' matematizzazione, e la statistica che segue necessariamente, non sono altro che una forma curata di buon senso e pragmatismo.
P.S. le più recenti evoluzioni di A hanno contribuito a mutare la sua critica: la sua opposizione non avverrebbe più in nome del "soggettivismo radicale" non sottoponibile ad alcuna statistica. Si perde qualcosa in "filosofia" per riguadagnarlo in "politica": sarebbe il Governo - ovvero colui che decide per tutti - a dover dismettere lo strumento statistico al fine di sospingere tutti sulla medesima strada, la migliore presunta. Il fatto è che moltiplicare le strade percorribili significa moltiplicare le esperienze, e moltiplicare le esperienze osservabili significa moltiplicare i dati statistici che ciascuno ha a disposizione per le sue scelte future: blindare lo strumento matematico-governativo rende più riglogliosa la conoscenza. Nessun algoritmo governativo, dunque, senza negare la sensatezza di algoritmi privati. E' la privatizzazione della matematica?
Molti vedono tutto cio' come fumo negli occhi e sono contenti come bambini non appena i conti non tornano o la previsione fa cilecca, credono forse di avere a che fare con il Teorema di Pitagora.
Inoltre la pratica è stata criticata da personaggi autorevoli e cio' rende la lagnanza a priori accettabile.
Il mio sospetto è che la volgarizzazione di queste geniali critiche le deteriori alquanto fino a cambiarne la natura, al punto che nei due fronti (pro e contro) si arruolano una schiera d' infiltrati abusivi.
Manco a dirlo sono i più rissosi.
Anzichè delle "scienze umane" dirò due parole sull' economia perchè 1) conosco la situazione un cicinino meglio 2) è sempre sotto tiro e oggi più che mai 3) costituisce una zona franca dove tutti hanno diritto di parola.
E poi, in economia, esiste una scuola specifica che ha sacrificato tempo e genio per condurre la sua critica contro la matematizzazione tanto in voga presso gli O(rtodossi). Sto parlando del cosiddetti economisti "A(ustriaci)". Il conflitto tra A e O racchiude secondo me il succo della questione.
La prima osservazione sembrerà scontata: chiunque osservando la realtà dell' uomo se ne faccia un' idea (teoria) sufficientemente complessa e coerente, puo' formalizzare la sua idea con lo strumento matematico. Anche le idee di A sono dunque suscettibili al trattamento. Ma A, avendo i suoi bravi motivi, si oppone. Vediamo perchè.
La costruzione dei Modelli matematici implica l' ideazione di funzioni e ciascuna funzione contiene dei PARAMETRI (costanti). Prendiamo la funzione più importante per un economista: le "preferenze". Anche queste funzioni possiedono dei parametri. Pur essendo goloso di ravioli non apprezzo mai molto il quarto piatto che mi viene servito. Ma di quanto è calato il mio apprezzamento rispetto al primo piatto? Dipende da un parametro.
Siamo già alla prima conclusione: il modello matematico non viene costruito per formalizzare un' idea, altrimenti anche A si farebbe il suo. Il modello serve a coordinare una serie di parametri (o costanti) che saranno suscettibili di stime statistiche. Dopo la stima statistica avremo un quadro più completo della realtà specifica.
"Realtà specifica", capito bene? La matematizzazione ha senso solo in quanto necessario preludio a statistiche e intervento in una realtà specifica.
Ma "A" non ha questa concezione dell' economia. Per "A" l' economia serve solo a capire la realtà umana, "intervenire" è insensato e fuorviante, cosicchè diviene insensata e fuorviante la matematizzazione della disciplina.
"A" si rifiuta di formalizzare, non perchè la sua idea sia incoerente ma perchè assume che l' oggetto d' analisi non possa essere sottoposto a stima statistica.
Facciamo il caso delle preferenze soggettive. Per A non ha senso stimarle ed immaginarle più o meno costanti nel tempo: sono soggettive in modo radicale. Per A la soggettività è un dogma. Non dovendo ordinare dei parametri in vista di statistiche future, A respinge la matematizzazione dell' economia.
Faccio solo notare che nella realtà noi non osserviamo il dogma di A. Se devo fare un regalo di compleanno non tiro i dadi, cerco di valutare (stimare) le preferenze del festeggiato e mi comporto di conseguenza. Di solito noi postuliamo la presenza di costanti: se il festeggiato è un filatelico da anni, probabilmente gradirà ricevere un raro francobollo. Per A questo regalo non ha senso: il festeggiato è un uomo e le sue preferenze sono radicalmente soggettive. Per noi no, concepiamo la soggettività radicale solo in quel soggetto schizofrenico che cambia personalità ad ogni momento. Un tipo raro da incontrare e con cui è difficilissimo fare amicizia.
I postulati di A sono irrealistici ma la sua critica non per questo viene sminuta. Inoltre mi sembra l' unica critica possibile in materia. Le altre hanno poco senso e secondo me catturano solo granchi.
Mi sia consentita una breve rassegna per individuare le brecce attraverso cui molti infiltrati entrano abusivamente nel dibattito dando fuoco alle polveri senza capire di cosa si parla.
1. "La matematizzazione serve per ricoprire con vesti preziose una conoscenza fragile quando non sterile". Fino ad adesso ho tentato di dimostrare che questo non puo' essere vero. A ha un' idea della realtà forse più complessa di O, eppure rifiuta lo strumento matematico. La "matematizzazione" non illustra una logica ma ordina i parametri in vista delle statistiche per agire nel caso specifico.
2. "Non è possibile rendere oggettiva una disciplina come l' economia". E chi ha di queste pretese?: ogni statistica ha margini di errore anche ampi, ogni rischio rappresenta un costo e la valutazione dei costi resta radicalmente soggettiva.
3. "Buttiamola in politica: lasciarsi governare da un algoritmo è a dir poco disumano". Ma questa implicazione rimane estranea al conflitto. Un conto è valutare la sensatezza di un algoritmo, un altro è stabilire se debba essere messo in mano al governo. Non mescoliamo i diritti con la convenienza.
4. "L' alternativa non si pone tra "matematizzazione" e "lancio dei dadi"; per scegliere ci si puo' sempre affidare al buon senso e al pragmatismo". Non mi sembra proprio: l' matematizzazione, e la statistica che segue necessariamente, non sono altro che una forma curata di buon senso e pragmatismo.
P.S. le più recenti evoluzioni di A hanno contribuito a mutare la sua critica: la sua opposizione non avverrebbe più in nome del "soggettivismo radicale" non sottoponibile ad alcuna statistica. Si perde qualcosa in "filosofia" per riguadagnarlo in "politica": sarebbe il Governo - ovvero colui che decide per tutti - a dover dismettere lo strumento statistico al fine di sospingere tutti sulla medesima strada, la migliore presunta. Il fatto è che moltiplicare le strade percorribili significa moltiplicare le esperienze, e moltiplicare le esperienze osservabili significa moltiplicare i dati statistici che ciascuno ha a disposizione per le sue scelte future: blindare lo strumento matematico-governativo rende più riglogliosa la conoscenza. Nessun algoritmo governativo, dunque, senza negare la sensatezza di algoritmi privati. E' la privatizzazione della matematica?
Senza trucchetti il nostro Pianeta basta e avanza
L' amata/odiata fahre è sempre "sul pezzo" in modo eccitato, non manca un colpo.
E' ha le sue buone ragioni, il concetto di "impronta ecologica" è l' ultimo manganello che l' ecologismo irresponsabile si è messo a maneggiare, pensa già di inserirlo nei programmi scolastici di qualche scuola elementare: esiste un'opinione diffusa secondo cui stiamo sfruttando voracemente le risorse del pianeta e viviamo molto al di sopra dei mezzi che la Terra ci consentirebbe. Tra poco all' uomo serviranno 5 pianeti per mantenere il suo tenore di vita. Calcoli complicati lo confermano.
Ma altri calcoli molto più semplici lo smentiscono. Li fa per noi Bjorn Lomborg. Diversamente dagli eco-catastrofisti, il Nostro considera il fatto che esiste una "tecnologia", qualcosa che l' eco-indottrinato riesce a dimenticare con grande disinvoltura.
Il vero elemento di cui ci dobbiamo preoccupare sono le emissioni di anidride carbonica (che effettivamente sono in continua crescita). Andrebbero ridotte del 50% nel medio periodo. Come?
L' ecologista vede come unico rimedio il piantar foreste "assorbenti". E foresta dopo foresta lo credo bene che arrivi a misurare 5 pianeti. Basterebbe invece dedicare alla produzione di energie rinnovabili l'1% dello spazio che gli ambientalisti vorrebbero utilizzare per piantare nuove foreste; il trucchetto si sgonfia e con lui i titoloni dei giornali. Il nostro pianeta basta e avanza.
E' ha le sue buone ragioni, il concetto di "impronta ecologica" è l' ultimo manganello che l' ecologismo irresponsabile si è messo a maneggiare, pensa già di inserirlo nei programmi scolastici di qualche scuola elementare: esiste un'opinione diffusa secondo cui stiamo sfruttando voracemente le risorse del pianeta e viviamo molto al di sopra dei mezzi che la Terra ci consentirebbe. Tra poco all' uomo serviranno 5 pianeti per mantenere il suo tenore di vita. Calcoli complicati lo confermano.
Ma altri calcoli molto più semplici lo smentiscono. Li fa per noi Bjorn Lomborg. Diversamente dagli eco-catastrofisti, il Nostro considera il fatto che esiste una "tecnologia", qualcosa che l' eco-indottrinato riesce a dimenticare con grande disinvoltura.
Il vero elemento di cui ci dobbiamo preoccupare sono le emissioni di anidride carbonica (che effettivamente sono in continua crescita). Andrebbero ridotte del 50% nel medio periodo. Come?
L' ecologista vede come unico rimedio il piantar foreste "assorbenti". E foresta dopo foresta lo credo bene che arrivi a misurare 5 pianeti. Basterebbe invece dedicare alla produzione di energie rinnovabili l'1% dello spazio che gli ambientalisti vorrebbero utilizzare per piantare nuove foreste; il trucchetto si sgonfia e con lui i titoloni dei giornali. Il nostro pianeta basta e avanza.
Premier operaio e Struzzi Illuminati
Il Popolo della Libertà, nato dalla fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, spopola tra gli operai. Ha strappato questo primato al maggior partito della sinistra. Infatti, oltre il 43% dei lavoratori di basso profilo (operai-esecutivi) ha dichiarato voler votare Pdl, il 15% ha espresso la propria preferenza per la Lega, e solo il 22% ha scelto il Pd.
Ma cosa sta succedendo? Qualcuno ha spiegazioni?
I "ferventi democratici" di Fahre ce l' hanno di sicuro: "trattasi fondamentalmente di ignoranti che prendono lucciole per lanterne".
Poi qualcuno si ricorda di essere per l' appunto un "fervente democratico" e ripiega su un meno impegnativo: "trattasi di rimbambiti resi tali dall' assalto mediatico delle reti mediaset e di mariadefilippi". Sottotesto: "io che ai raggi catodici non mi espongo da anni, m' illumino d' immenso sfogliando Repubblica".
E poi ci chiediamo perchè la forbice si allarga.
Ma cosa sta succedendo? Qualcuno ha spiegazioni?
I "ferventi democratici" di Fahre ce l' hanno di sicuro: "trattasi fondamentalmente di ignoranti che prendono lucciole per lanterne".
Poi qualcuno si ricorda di essere per l' appunto un "fervente democratico" e ripiega su un meno impegnativo: "trattasi di rimbambiti resi tali dall' assalto mediatico delle reti mediaset e di mariadefilippi". Sottotesto: "io che ai raggi catodici non mi espongo da anni, m' illumino d' immenso sfogliando Repubblica".
E poi ci chiediamo perchè la forbice si allarga.
Strani uccelli
... nell' ora del rosolio i micro fatti del giorno trascorso mi visitano come depositati ai miei piedi dal sospiro di maree servizievoli... è un' acqua nella quale si macera e si gonfia il legno della mia barca... che ora vuole salpare alla tua ricerca... intanto un uccello sfreccia dove non c' era nulla... assieme ad una parola che solca il cielo del cervello... è tempo che cominci il pellegrinaggio serale del pensiero...
mercoledì 13 maggio 2009
13 maggio
(ciao ric, è un po' che non ci si sente, ma vedo che Harry G. Frankfurt continua a essere fonte di grande ispirazione!)
Finalmente ho scoperto perché i detenuti di Abu Ghraib sopportavano con una cupa e sana risata di essere bombardati giorno e notte dai Metallica o dall'hip-hop - e ci dormivano su senza problemi - ma non reggevano la musica country, che provocava urla e disperazione - "Basta! Basta!" Dopo un'ora di Lyle Lovett erano pronti a confessare qualsiasi cosa.
(Standard Operating Procedure, di Errol Morris. Da vedere. Ma questo è ancora più bello.)
Nel 2004, STEVEN STACK (Wayne State University) e JIM GUNDLACH (Auburn University) hanno vinto l'IgNobel per la Medicina dimostrando l'esistenza di un legame tra la musica country e i tassi di suicidio. Qui c'è l'abstract.
Tra l'altro, quello stesso anno l'IgNobel per l'Economia è stato assegnato al Vaticano, per una iniziativa che Caplan avrebbe senz'altro apprezzato.
(E' possibile che nessuno dei link funzioni. Mettiamolo in conto.)
Finalmente ho scoperto perché i detenuti di Abu Ghraib sopportavano con una cupa e sana risata di essere bombardati giorno e notte dai Metallica o dall'hip-hop - e ci dormivano su senza problemi - ma non reggevano la musica country, che provocava urla e disperazione - "Basta! Basta!" Dopo un'ora di Lyle Lovett erano pronti a confessare qualsiasi cosa.
(Standard Operating Procedure, di Errol Morris. Da vedere. Ma questo è ancora più bello.)
Nel 2004, STEVEN STACK (Wayne State University) e JIM GUNDLACH (Auburn University) hanno vinto l'IgNobel per la Medicina dimostrando l'esistenza di un legame tra la musica country e i tassi di suicidio. Qui c'è l'abstract.
Tra l'altro, quello stesso anno l'IgNobel per l'Economia è stato assegnato al Vaticano, per una iniziativa che Caplan avrebbe senz'altro apprezzato.
(E' possibile che nessuno dei link funzioni. Mettiamolo in conto.)
Il vizietto di non cominciare mai dall' inizio.
PRIMO. La criminalità è aumentata molto subito dopo l`indulto: +15,1% in un anno, fra il primo semestre 2006 e il primo semestre 2007. Nel primo semestre del 2008 è diminuita rispetto al 2007, presumibilmente a causa dell`elevato numero di «indultati» recidivi, liberati e poi riacciuffati dalle forze dell`ordine. Ma la diminuzione non è stata sufficiente a compensare l`impennata del 2007, cosicché due anni dopo l`indulto il numero di delitti era un po` maggiore di quello pre-indulto.
SECONDO.Il tasso di criminalità degli stranieri regolari è 3-4 volte quello degli italiani, il tasso di criminalità degli stranieri irregolari è circa 28 volte quello degli italiani (dati 2005-6). Basandosi esclusivamente sulle denunce, quel che si può dire è che la propensione allo stupro degli stranieri è 13-14 volte più alta di quella degli italiani (dato 2007), e che - anche qui - il divario si sta allargando.
Due punti elementari, semplici, oggettivi, chiari. Che domandano solo di essere tenuti per fermi nella testa di chiunque COMINCI ad affrontare l' argomento.
Mi secondo voi, le teste che l' amata/odiata Fahrenheit cucina ogni giorno dedicando decine di ore all' argomento, hanno una minima "percezione" di come comincia la storia?
SECONDO.Il tasso di criminalità degli stranieri regolari è 3-4 volte quello degli italiani, il tasso di criminalità degli stranieri irregolari è circa 28 volte quello degli italiani (dati 2005-6). Basandosi esclusivamente sulle denunce, quel che si può dire è che la propensione allo stupro degli stranieri è 13-14 volte più alta di quella degli italiani (dato 2007), e che - anche qui - il divario si sta allargando.
Due punti elementari, semplici, oggettivi, chiari. Che domandano solo di essere tenuti per fermi nella testa di chiunque COMINCI ad affrontare l' argomento.
Mi secondo voi, le teste che l' amata/odiata Fahrenheit cucina ogni giorno dedicando decine di ore all' argomento, hanno una minima "percezione" di come comincia la storia?
Respiri trattenuti
... c' è un momento in cui il corpo si raccoglie nel respiro... e il pensiero si sospende ed esita...
... poi esplode la tentacolare stronzata... riempie l' aria per atterrare nel canonico silenzio ostile di cui non si avvede...
... poi esplode la tentacolare stronzata... riempie l' aria per atterrare nel canonico silenzio ostile di cui non si avvede...
martedì 12 maggio 2009
AKO
D' istinto, associare gli austriaci ai keynesiani desta una certa sorpresa. In effetti uno dei più appassionanti conflitti accademici del secolo scorso vedeva Cambridge (feudo keynesiano) opporsi con foga proprio alla scuola austrica (allora Hayek era alla LSE).
Affidandomi a lontane reminiscenze scolastiche immagino ora di avere tre amici: K(eynesiano), A(ustriaco) e O(rtodosso). Ciascuna coppia avrebbe dei buoni motivi per far fuori il terzo, almeno finchè discutono di ciclo economico.
K/A: entrambi indeboliscono il ruolo delle aspettative attribuendo agli operatori economici degli errori sistematici di valutazione: "K" vede una rigidità dei prezzi nominali, in particolare dei salari (illusione monetaria). "A" vede l' imprenditore toppare i suoi investimenti in certe condizioni (malinvestment).
K/O: entrambi vedono la moneta come neutrale sul lungo periodo.
O/A: entrambi vedono come distorcente un' allocazione di risorse a cura dei burocrati anzichè affidata alle forze di mercato.
Io sinceramente penso che la coppia più salda sia la terza. Lo penso perchè so quanto A stimi le facoltà speculative dell' imprenditore (ho letto Kirtzner). Puo' davvero pensare che che una figura tanto lungimirante cada sistematicamente nello stesso errore? E' pur vero che un "corpo estraneo" al mercato (Banca centrale) dà una bottarella ad una variabile mandandola forse fuori asse. Ma ogni giorno eventi esogeni perturbano il normale funzionamento del mercato senza che gli imprenditori perdano la trebisonda.
P.S. un solo chiarimento: A crede nell' esistenza di "trappole della liquidità"? Il capitoletto sull' efficacia delle politiche monetarie mi ha lasciato qualche dubbio. Sì, lo so, per A una politica monetaria espansiva distorce l' apparato produttivo. Mi chiedo però quali siano per lui gli effetti occupazionali nel caso in cui si sia in recessione. Mi preoccupa un mondo (modello) dove le "aspettative" siano così trascurate. In un mondo senza "aspettative" non ci sarebbero neanche aspettative inflazionistiche e quindi la possibilità di "tassi negativi" d' interesse. Senza tassi negativi la possibilità di trappole diventa plausibile. Sì perchè, se A crede nelle "trappole" penso proprio che il divorzio con O sia inevitabile.
Sai, mi era venuta in mente la "trappola". In termini di politiche per tamponare la crisi è una questione dirimente tra K e O. E le "politiche" sono tutto una volta che hai praticamente rinunciato ad identificare le cause.
Mi chiedevo come si ponesse "A" sul punto.
Con un Krugman che sbraita: "la trappola esiste ed è reale", un Mankiw che sorteggia i numeri di serie delle banconote da invalidare alla riscerca di interessi negativi e un Sumner che tassa le riserve (i soldi si tengono lì più che "in tasca"), mi piaceva capire la posizione degli austriaci al di là dei cattivi investimenti che un simile stimolo sollecita.
Mi sembra di aver capito che un meccanismo di "trappola" potrebbe esistere, anche se non afferro del tutto la dinamica "austriaca".
Certo, se un business che prima non era conveniente lo diventa ora grazie ad un ribasso del tasso, probabilmente nella filiera di quel settore aumenterà la domanda e il costo del "trattore", ovvero dei fattori produttivi, aumenterà.
Ma perchè dovrebbe aumentare al punto da neutralizzare lo stimolo visto che, come precisavo, il caso considerato è quello di un sistema economico in recessione che presenta risorse inutilizzate?
Se il sistema fosse in equilibrio e marciasse a pieno regime, "O" sarebbe il primo a sconsigliare politiche monetarie espansive. In questo senso possiamo parlare di trappola solo quando l' economia è a terra e non riesce a risollevarsi.
Personalmente, quando penso alla "trappola" penso ad operatori in preda al panico e all' incertezza che non spendono anche se li multi per il loro immobilismo. Chissà se "multandoli" un po' di più si scongelano. Se sì, "K" è fritto. Ma "A"? A prima vista non mi sembra che lui abbia bisogno di sostenere l' esistenza di "trappole" per giungere alle sue conclusioni. A lui basta postulare la presenza di imprenditori scombussolati dalla banca centrale.
Affidandomi a lontane reminiscenze scolastiche immagino ora di avere tre amici: K(eynesiano), A(ustriaco) e O(rtodosso). Ciascuna coppia avrebbe dei buoni motivi per far fuori il terzo, almeno finchè discutono di ciclo economico.
K/A: entrambi indeboliscono il ruolo delle aspettative attribuendo agli operatori economici degli errori sistematici di valutazione: "K" vede una rigidità dei prezzi nominali, in particolare dei salari (illusione monetaria). "A" vede l' imprenditore toppare i suoi investimenti in certe condizioni (malinvestment).
K/O: entrambi vedono la moneta come neutrale sul lungo periodo.
O/A: entrambi vedono come distorcente un' allocazione di risorse a cura dei burocrati anzichè affidata alle forze di mercato.
Io sinceramente penso che la coppia più salda sia la terza. Lo penso perchè so quanto A stimi le facoltà speculative dell' imprenditore (ho letto Kirtzner). Puo' davvero pensare che che una figura tanto lungimirante cada sistematicamente nello stesso errore? E' pur vero che un "corpo estraneo" al mercato (Banca centrale) dà una bottarella ad una variabile mandandola forse fuori asse. Ma ogni giorno eventi esogeni perturbano il normale funzionamento del mercato senza che gli imprenditori perdano la trebisonda.
P.S. un solo chiarimento: A crede nell' esistenza di "trappole della liquidità"? Il capitoletto sull' efficacia delle politiche monetarie mi ha lasciato qualche dubbio. Sì, lo so, per A una politica monetaria espansiva distorce l' apparato produttivo. Mi chiedo però quali siano per lui gli effetti occupazionali nel caso in cui si sia in recessione. Mi preoccupa un mondo (modello) dove le "aspettative" siano così trascurate. In un mondo senza "aspettative" non ci sarebbero neanche aspettative inflazionistiche e quindi la possibilità di "tassi negativi" d' interesse. Senza tassi negativi la possibilità di trappole diventa plausibile. Sì perchè, se A crede nelle "trappole" penso proprio che il divorzio con O sia inevitabile.
Sai, mi era venuta in mente la "trappola". In termini di politiche per tamponare la crisi è una questione dirimente tra K e O. E le "politiche" sono tutto una volta che hai praticamente rinunciato ad identificare le cause.
Mi chiedevo come si ponesse "A" sul punto.
Con un Krugman che sbraita: "la trappola esiste ed è reale", un Mankiw che sorteggia i numeri di serie delle banconote da invalidare alla riscerca di interessi negativi e un Sumner che tassa le riserve (i soldi si tengono lì più che "in tasca"), mi piaceva capire la posizione degli austriaci al di là dei cattivi investimenti che un simile stimolo sollecita.
Mi sembra di aver capito che un meccanismo di "trappola" potrebbe esistere, anche se non afferro del tutto la dinamica "austriaca".
Certo, se un business che prima non era conveniente lo diventa ora grazie ad un ribasso del tasso, probabilmente nella filiera di quel settore aumenterà la domanda e il costo del "trattore", ovvero dei fattori produttivi, aumenterà.
Ma perchè dovrebbe aumentare al punto da neutralizzare lo stimolo visto che, come precisavo, il caso considerato è quello di un sistema economico in recessione che presenta risorse inutilizzate?
Se il sistema fosse in equilibrio e marciasse a pieno regime, "O" sarebbe il primo a sconsigliare politiche monetarie espansive. In questo senso possiamo parlare di trappola solo quando l' economia è a terra e non riesce a risollevarsi.
Personalmente, quando penso alla "trappola" penso ad operatori in preda al panico e all' incertezza che non spendono anche se li multi per il loro immobilismo. Chissà se "multandoli" un po' di più si scongelano. Se sì, "K" è fritto. Ma "A"? A prima vista non mi sembra che lui abbia bisogno di sostenere l' esistenza di "trappole" per giungere alle sue conclusioni. A lui basta postulare la presenza di imprenditori scombussolati dalla banca centrale.
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