mercoledì 27 febbraio 2008

Distorsioni nel calcolo del rischio ambientale

Nelle questioni ambientali appare più che altrove la tendenza ad assumere posizioni irrazionali in cui i rischi vengano sistematicamente sovrastimati.

Una possibile spiegazione del fenomeno la danno Kuran e Sustein. Esiste una chiara evidenza per cui l' individuo amplifica la probabilità di eventi cosiddetti "memorabili", ovvero eventi singolari e strani es: uomo morde cane.

Purtroppo questo genere di eventi sono anche quelli di cui i mass-media sono sempre a caccia, con una certa regolarità ci riproporranno la storia in cui un uomo ha morso un cane distorcendo la sensazione di rischio percepito.

Queste approssimazioni sono possibili laddove il rischio rimane pur sempre lontano e improbabile, laddove anche un errore di calcolo non tocca in modo molto sensibile la nostra vita quotidiana, in caso contrario, l' esame dei fatti sarebbe condotta da ciascuno di noi in modo ben più accurato.

Le catastrofi ambientali hanno proprio questa caratteristica: sono eventi singolari e strani ma rimangono pur sempre relegate in uno spazio remoto che per ora non ci tocca nell' immediata contingenza.

Questo meccanismo (avaibility cascade) spiega anche l' eccessiva domanda (e offerta) di regolamentazione in tema assicurativo, un buon argomento da contrapporre a quello canonico della selezione avversa.

BC MRV p.208

martedì 26 febbraio 2008

Meglio prendere la macchina che andare a piedi

Meglio anche per il pianeta.

Mr. Goodall is a member of the Green Party in Britain and a devout environmentalist — he says he has ceased air travel because of its emissions. But he also questions how much good is being done by eliminating short trips by car. In fact, he says that in some circumstances it’s better to drive than to walk.


How can that be? Because Mr. Goodall takes into account something that a lot of environmentalists don’t: the human energy expended in averting fossil-fuel use. “Walking is not zero emission because we need food energy to move ourselves from place to place,” he writes. “Food production creates carbon emissions.” Now, you could argue that most people are oveweight and so could use the exercise anyway, but that doesn’t mean that they’re not going to consume calories to replace the ones they’ve burned. In fact, some experts argue that most people do in fact simply eat more to compensate (which is one reason so many people remain overweight). And judging from the fitness of the pedicab drivers I’ve seen, they don’t have much weight to lose anyway.

If you walk 1.5 miles, Mr. Goodall calculates, and replace those calories by drinking about a cup of milk, the greenhouse emissions connected with that milk (like methane from the dairy farm and carbon dioxide from the delivery truck) are just about equal to the emissions from a typical car making the same trip. And if there were two of you making the trip, then the car would definitely be the more planet-friendly way to go

Armarsi contro le armi

Garantita deterrenza e possibilità di difesa.

Per scegliere bene occorre una società libera

Non esiste una ricetta pre-confezionata per scegliere bene, esiste però la possibilità di sviluppare un' euristica funzionale attraverso una robusta pratica sulle questioni concrete che ci toccano ogni giorno.

In tema di aborto si conviene sul fatto che sia controproducente criminalizzarlo, molto meglio affidarsi alla "buona scelta" costruendo un ambiente idoneo. Senonchè, molti scettici, arrivati a questo punto della discussione, tirano fuori un bersaglio per loro naturale: il consumismo.

Il consumismo, con i suoi bisogni indotti, avrebbe scardinato la nostra capacità di scegliere. Detto questo, però, siamo punto e a capo visto che è un po' difficile rinunciare al "consumismo" se si considera il fenomeno come l' inevitabile portato di un modello organizzativo che ha assicurato lo strepitoso aumento del nostro standard di vita negli ultimi due secoli.

Per nostra fortuna non è affatto detto che le cose stiano come vengono dipinte dai teorici del "consumatore zombie". Molto probabilmente le persone sono ancora in grado di sviluppare una capacità di scelta, quel che a loro manca per esprimerla è una pratica attraverso la quale metterla a punto affinandola di continuo.

Sempre più, nelle comunità moderne, il soggetto è stato espropriato, spesso attraverso il suo consenso e con suo sollievo, dalle scelte decisive che lo coinvolgono e segnano la sua vita. Forse, più meno consciamente, si è ritenuto che non fosse in grado di affrontarle. I dilemmi (che aiutano a crescere anche e soprattutto i già cresciuti) sono stati espulsi dal nostro quotidiano. Parlo delle questioni relative alla nostra salute, alla nostra istruzione, alla nostra vecchiaia, ai nostri risparmi. Su questi terreni fondamentali non ci si ferma più a chiedersi "che fare?", la nostra via è segnata, le reti comunitarie di scarsa utilità e lo sforzo per tesserle subisce forti demotivazioni. Le "riunioni di famiglia" non hanno più senso e ormai, se ancora si tengono, è giusto per decidere dove andare in vacanza.

Il soggetto di cui parlo puo' continuare invece ad esercitarsi in una miriade di scelte molto meno "cruciali", dove il lusso di un "caproccio" puo' benissimo essere tollerato poichè non lo si paga certo caro, puo' esercitarsi in scelte politiche dove la deresponsabilizzazione è la regola. Poi, in questo contesto, ecco che - chi fino a quel punto ha dovuto "deliberare" solo sul colore dell' auto, sul film con cui riempire la seratina, su dove mettere la crocetta in cabina elettorale - si ritrova a decide se abortire o meno. E' difficile che a quel punto si trasformi in un' altra persona, che sappia lucidamente valutare i pro e i contro, molto probabilmente gli istinti capricciosi interferiranno sulla sua scelta così come sono sempre stati abituati a fare potendoselo permettere.

Quindi, la soluzione contro il consumismo più deleterio, secondo me, consiste proprio nel riconsegnare all' individuo le scelte decisive che lo riguardano e che lo educano evitando che si ritrovi inerme e inesperto quando sarà chiamato ad affrontarne una isolata. L' alternativa sarebbe quella di toglierle tutte: magari ricoprendolo di sussidi per veicolarlo, come un topolino, verso quei comportamenti che altri hanno scelto per lui.



Ecco allora due risoluzioni per spingere verso la buona scelta in tema di aborto:

  1. diffondere una cultura della vita;


  2. creare un ambiente in cui si sviluppi al meglio la confidenza del singolo con le scelte cruciali che lo riguardano.

Difendere la democrazia sbandierando Chuchill

E' una mossa ad alto contenuto ideologico:

"...la democrazia è un gran brutto sistema di governo, senonchè tutti gli altri sono peggio...".

Dal fatto che sistemi di governo dittatoriali abbiano combinato disastri inenarrabili, non segue che "la democrazia" sia il miglior sistema di governo a nostra disposizione. E lascio da parte le plausibili teorie che vedono le dittature novecentesche come un parto dei sistemi democratici anzichè come una loro antitesi.

Se qualcuno dicesse:

"...il mercato fallisce spesso, è comunque il miglior modo che abbiamo per regolare le nostre relazioni...";

sarebbe ben presto accusato di essere un fondamentalista, gli verrebbe fatta notare la necessità di regole stringenti che ordinino e correggano l' azione del mercato.

Tutto giusto, ma allora perchè non viene fatto prontamente notare ai chuchilliani di ogni risma quanto sia indispensabile porre limiti ben precisi al metodo democratico, pena il caos sociale?


E' evidente che su tutta la faccenda incomba una cappa di dogmatismo. Asteniamo pure il giudizio ma evitiamo di negarla.

Sul punto vedi BC in MRV cap.8

Democrazia & Sviluppo

Una relazione molto complessa, praticamente inesistente.

"...molti di noi, ardenti democratici, vorrebbero sperare che la democrazia non sia solo un dogma benefico in sè, ma sia anche una fonte di felicità e sviluppo. Purtroppo la letteratura empirica sul tema non è in grado di aiutarci e di persuaderci su questo punto, fallisce nell' individuare un nesso di causalità tra democrazia e sviluppo. Rimango comunque ottimista sugli effetti salutari che una democrazia produce nel lungo periodo"

Queste poche righe sono utilizzate da BC in MRV p.187 per testimoniare quanto il dogmatismo intorno ai benefici della democrazia sia di gran lunga più ostinato rispetto a quello intorno al mercato. Ciononostante l' accusa di "fondamentalismo" aleggia continuamente avendo come obiettivo unico chi supporta soluzioni di mercato.

lunedì 25 febbraio 2008

Affrontare l' unico argomento in mano ai filo-castristi

Comparare Cuba con gli altri disastri caraibici è forse l' unico reale argomento in mano ai filo-castristi di casa nostra. Anche per questo giungono gradite le puntualizzazioni di DeLong. Affrontato e risolto (in termini logici) anche l' assurdo argomento dell' embargo.

add1: Cowen s' impegna nel confronto Cuba-Messico del nord.

Avvertenze sulla povertà USA

Da fonte insospettabile.

"...Poverty comparisons across affluent nations typically use a “relative” measure of poverty. For each country the poverty line — the amount of income below which a household is defined as poor — is set at 50% (sometimes 60%) of that country’s median income. In a country with a high median, such as the United States, the poverty line thus will be comparatively high, making a high poverty rate more likely...

Using a relative measure, the U.S. poverty rate is higher than Romania’s and only slightly lower than Mexico’s (see here). Similarly, Mississippi’s relative poverty rate is the same as Connecticut’s..."

Talking Versus Trading

L' incentivo a far bene funziona. Ma và?

Le modalità alternative del dono

Sotti tutela chi è lontano, autonomia per chi è vicino. Perchè?

Come siamo buoni!

Il male arrecato al prossimo ci fa soffrire. Per questo non vogliamo saperne niente!

L' arbitro favorisce sistematicamente la squadra di casa

Almeno in Germania.

La scuola americana perde colpi

Alcuni buoni motivi per espandere lo strumento dei buoni.

La Fede rende felici

Qui e qui gli studi che più sono andati a fondo sulla questione.

Mi chiedo se questa conclusione deponga in qualche modo a favore "della Fede": da un lato ce la fa apparire come un' opzione ragionevole e da perseguire, dall' altro revoca in dubbio la sua portata veritativa.

sabato 23 febbraio 2008

Public Choice under attack

Non c' è niente di più figo che gettare fango sulla democrazia. Lo si puo' fare benissimo anche dagli scranni universitari viste le numerose incoerenze che ammorbano il funzionamento dei regimi democratici. E se proprio qualcuno avesse l' ardire di menzionarci i motti churchilliani, gli si risponderà con fare sussiegoso che la democrazia, al giorno d' oggi, non va certo contrapposta ai regimi autoritari, bensì al mercato.

Il più rigoroso di questi attacchi è sostanziato nella teoria della Public Choice, altrimenti detta Teoria dell' Ignorante Razionale, secondo cui il ragionamento dell' elettore non fa una grinza: poichè il mio voto sposta poco o nulla, evito ogni costo relativo all' informazione, voterò da ignorante (ecchemmefrega?). Anzi, sai che ti dico? Se mi gira non voterò nemmeno.

Con simili ignorantoni in circolazione, il malfunzionamento delle istituzioni democratiche è assicurato. La premessa, poi, è credibile all' apparenza. Visto che forse è rimasta implicita mi permetto di ricordarla: l' elettore medio è una persona ragionevole.

Ma alle elementari (e proprio per questo pungenti) osservazioni di cui sopra si è risposto in vario modo:

  1. PC non funziona esteticamente. Criticare la democrazia suona male ed è una pratica poco corretta e da evitare. Me lo dice un mio senso storico interiore;


  2. la critica non tiene conto di come si aggregano gli errori random dell' ignorante razionale: si aggregano compensandosi! In questo modo ad influire sull' esito delle elezioni saranno pur sempre i pareri informati;


  3. è pur vero che l' elettore tiene il politico con un guinzaglio lunghissimo e lasco, ma cio' conta poco se l' elettore possiede una solida verga per battere la bestia qualora la colga in fallo. Questa osservazione è tratta dalla teoria del crimine: l' effetto deterrenza puo' restare immutato quando ad un ridimensionamento delle forze di polizia si abbina un inasprimento delle pene;


  4. è pur vero che esiste un' asimmetria informativa tra corpo elettorale e casta politica. Ma di cio' è a conoscenza anche l' elettore che verrà reso più prudente proprio da questo fatto. Anzi, a volte tutto cio' incentiva la trasparenza della politica, poichè solo con un' operzione di trasparenza è possibile dissipare i sospetti dei nostri potenziali elettori e renderli più malleabili;


  5. è pur vero che nelle democrazie alcuni "scambi" hanno un costo elevato e si rimane lontani dall' ottimo paretiano, eppure, in una visione più ampia, il metodo democratico serve proprio per aggirare quei costi di transazione che paralizzano il mercato;


  6. è pur vero che esistono degli interessi di casta che possono rendere "monopolista" l' offerta politica. Ma anche questo non convince: chi rompe il monopolio agli occhi degli elettori potrebbe conquistare rendite notevoli, esistono dunque incentivi non da poco a farlo.

Evito d corredare ciascuno di questi contro-attacchi a difesa della democrazia con la bibliografia e le evidenze, tutta roba rintracciabile in BC, MRV, specie se letto al capitolo 4.

Ma gli anti-democratici non si arrendono e sparano la loro arma segreta: la democrazia non funziona perchè l' elettore è stupido.

Forse "stupido" è un po' fortino, diciamo allora "irrazionale".

Ciascuno di noi s' innamora di alcune idee, è dispiaciuto quando le vede attaccate e compiaciuto quando le vede difese. Il modo migliore per disamorarsi di un' idea sbagliata è quella di professarla pagandone le spiacevoli conseguenze.

Detto questo si sarà capito perchè nei regimi democratici trionfi tanto la propaganda ed il pregiudizio, ovvero la stupidità. Semplice, l' elettore non paga le conseguenze delle sue costruzioni ideologiche: qualora la sua idea sia falsa, le conseguenze negative che si sviluppano dall' applicazione di quell' idea, non si concentrano su di lui ma si ripartiscono su tutti. Lui non paga e, quindi, sarà soggetto a perseverare negli errori di cui si è tanto invaghito.

Semplice, ragionevole ma...vuoto. Vuoto come un pensierino da blog se il tutto non viaggiasse affiancato dalla imponente mole probatoria contenuta nel volume a cui ho accennato prima.

venerdì 22 febbraio 2008

Quando il salario minimo danneggia i più deboli

Per esempio in Italia.

"...le argomentazioni che spiegano come il salario minimo possa aumentare il benessere dei lavoratori si basano su qualche inefficienza di mercato. "Attriti" vari nella ricerca di lavoro, efficiency wages, informazione asimmetrica rispetto alla qualità dei lavoratori... Un'altra argomentazione usa l'idea che il salario minimo provoca l'uscita dal mercato del lavoro di imprese non particolarmente profittevoli. Il risultato è sì un aumento dei salari, ma anche la riduzione dell'occupazione...

...Riassumendo, direi che l'evidenza empirica tende a confermare l'idea che l'imposizione di un salario minimo in Italia avrebbe probabilmente effetti avversi su occupazione e ore lavorate. Soprattutto per quelle fasce di lavoratori - giovani, donne, lavoratori con bassi livelli educativi - che si vorrebbero maggiormente aiutare. Davvero non una buona idea..."

Separare la rete da Telecom

IBL

La ginnastica dei pregiudizi: il prezzo della benzina

Analisi utile per capirci qualcosa...sia sulla benzina che sui cervelli.

add1

A difesa dei SUV

ABC...ma ce n' è un gran bisogno.

Leggendo Bryan Caplan: The Myth of Rational Voter



  1. Intro: il lusso dell' irrazionalità.


  2. Teorie alternative della democrazia: 1) ignoranza razionale 2) deterrenza del controllo assente 3) il pubblico ha ragione e gli esperti torto 4) irrazionalità dell' elettore.


  3. Cap.1. Difesa disperata della democrazia: l' ignoranza del votante se c' è dura poco.


  4. Cap.1. Random error vs. Sistematic error.


  5. Cap.1. Come la teoria dell' Errore Sistematico si riconcilia con quella delle scelte razionali.


  6. Cap.1. Una mancata correlazione: reddito e scelte politiche.



  7. Cap.1. Demagogia del politico come scelta razionale.


  8. Cap. 2. Becker e la tradizione. Evidenza dell' irrazionalità: il metodo delle preferenze illuminate (maggiore compressione negli esperti, giudizi differenti in economia, politica estera e bioetica).


  9. Cap. 2. Antimarket bias. 5 casi : 1) prezzo 2) usura 3) monopoli 4) terzo mondo 5) ambiente.


  10. Cap. 2. Lo straniero ci attacca. La teoria dei vantaggi comparati non entra nella testa dei più.


  11. Cap. 2. Il cambiamento come demone. La teoria della finestra rotta non entra nella testa dei più.


  12. Cap. 2. Pessimismo cronico e progressi reali. Non c' è merce che scarseggi quanto una buona prospettiva storica.