giovedì 16 gennaio 2020

COMPATIBILISMO

COMPATIBILISMO
Sto guardando un coltello o una lama con il manico? Sto guardando una mano o un palmo con le dita? Sto pensando a me o ai miei desideri/sentimenti/emozioni/principi/idee...?
Puo' darsi che i coltelli non esistano, e nemmeno le mani, e nemmeno le persone. Esistono solo... le loro componenti.
In questo senso non avrebbe senso chiedersi se sono libero ma solo se sono liberi, che ne so, i miei desideri. E anche questa domanda, in assenza dell' "io", avrebbe un senso molto particolare.
I miei desideri sono liberi? E i miei atomi? Insomma, per chiedersi se qualcosa è libero occorre che esista, e per qualcuno esistono solo le componenti delle cose, non le cose. Ammettiamo che gli atomi siano l'unica cosa che esista, sono forse liberi? In un certo senso sì visto che non esisterebbe nemmeno una legge di natura che li governa ma solo una regola con cui descrivere il loro comportamento. In un certo senso no visto che il loro comportamento è comunque prevedibile. Insomma, sia sì che no. Sono sia liberi che determinati. E' la strana dottrina del compatibilismo. Leggete per capirla meglio, io, come vi sarete accorti, non ci sono riuscito molto.
Ho capito però che la classica teoria del libero arbitrio ha qualche problema: essere liberi non significa infatti scegliere di soddisfare i propri desideri o di rinunciarvi (saremmo schiavi dei desideri o della loro negazione). Significa desiderare i nostri desideri. Anzi, desiderare di desiderare i nostri desideri. Ma insomma, che cavolo significa? Boh, non lo so più nemmeno io, e questo è un problema. https://www.lesswrong.com/…/NEeW7eSXThPz7o…/thou-art-physics
http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2020/01/the-best-available-fix-for-real-wage-stagnation.html

LIBERA SCELTA

Quando una scelta puo' dirsi libera?
Quando supera il test della "pistola alla tempia".
[... esempio: voglio giocare alle slot ma tu, puntandomi una pistola alla tempia, mi minacci di non farlo, e io mi adeguo. Cio' significa che la scelta di giocare è una mia libera scelta...]
Contro questa risposta leggi il post qua sotto.

IL LATO OSCURO DEL DIVORZIO

IL LATO OSCURO DEL DIVORZIO

1) La genetica ha svalutato il ruolo dell'educazione familiare. E' l'idea che ti fai leggendo Judith Rich Harris. Gli studi sui gemelli è stata una bomba.

2) Stato dell'arte su cosa conta: 50% geni, 50% ambiente extra familiare. Per lo "stile educativo" non resta molto spazio a disposizione.

3) Problema: un'ampia letteratura mostra che i figli dei divorziati cresciuti da madri single hanno esiti peggiori rispetto ai figli di famiglie unite. Allo stesso tempo, i bambini che hanno perso il padre (per esempio) in un incidente d'auto hanno avuto esiti più simili a quelli vissuti in famiglie stabili che non a quelli che hanno subito un divorzio.

4) Possibile conclusione: i geni che rendono i genitori incapaci di tenere insieme un matrimonio hanno anche degli effetti negativi sui loro figli. Ma se si controlla meglio non tutto fila liscio.

5) Partiamo dalla certezza, ovvero che i figli dei divorziati ottengono punteggi peggiori nei vari test. Possibili cause? 1) si tratta di bambini a cui manca una figura genitoriale; 2) si tratta di bambini con difficoltà economiche; 3) si tratta di bambini esposti a conflitto tra i genitori.

6) Se il problema fosse economico, i bambini in famiglie con un tenore di vita simile non dovrebbero fare meglio. Ma non è così.

7) Se il problema fosse la mancanza di un genitore, risposarsi dovrebbe aiutare molto, ma non sembra sia sempre così.

8) L'esposizione al conflitto stressante sembrerebbe ricevere una debole conferma. L'alternativa è la lontanaza di QUEL genitore, non di un genitore qualsiasi.

9) Ci sono studi sui divorzi prima che il figlio nasca: sembra che gli effetti negativi si concentrano in quei casi in cui si è divorziato quando i genitori erano vivi.

10) E per quanto riguarda la genetica? Si è studiato l'effetto del divorzio sui bambini biologici rispetto ai bambini adottati. Non sono state trovate grandi differenze.

11) Ci sono anche studi su gemelli che adottano figli e poi uno divorzia e l'altro no (ma dove li hanno trovati?). Sembra che i figli dei divorziati facciano peggio. Anche qui la genetica sembra non pesare come si credeva, dobbiamo delle scuse alla psivologia tradizionale.

12) Stress da conflitto o mancanza di QUEL padre? Ci sono studi che che affermano la forte associazione emotiva tra padri e bambini che condividono la prima fase della vita familiare. In questo senso la famiglia - se non per l'educazione - continua comunque ad avere un ruolo.

13) Appello al buon senso. Supponiamo che i tuoi genitori divorziano quando hai 16 anni. I voti a scuola calano e il tuo comportamento peggiora. Ti bocciano pure e cominci con gli spinelli. Non andrai all'università, e questo si ripercuoterà inevitabilmente sui tuoi risultati. Difficile allora dire che la famiglia non influisce sui risultati della tua vita, anche se dopo cinque anni dal "fattaccio" ti sei medicato e hai dimenticato i tuoi dolori e i tuoi stress.

14) La Harris diceva concludeva: la famiglia non conta, salvo che in casi patologici. Ecco, il divorzio è uno di questi casi patologici.

PERCHE' NON SI DONA AI GOVERNI?

DOMANDA: perché la gente non fa donazioni a favore del governo? Perché è egoista? Perché non si fida?

RISPOSTA: perché non si fida!




1) Ci si chiede: perché le donazioni a favore del governo sono così poche? a quanto pare, quando si tratta di fare del bene, ci sono sempre alternative migliori.

2) Eppure, ci sono miliardari come Warren Buffett che chiedono di essere tassate di più. ma non lo sa Buffett che esiste un IBAN governativo a cui puo' spedire i suoi soldi? In effetti non sono molte persone a farlo. Ma perché?

3) Possibili risposte: 1) perchè siamo egoisti; 2) perché se vuoi aiutare qualcuno ci sono modi migliori e più efficientiper farlo che non rivolgendosi al governo.

4) La prima spiegazione non spiega molto: la gente fa molta beneficienza.

5) Obiezione: ma qui si ignora il dilemma del prigioniero. Ci sono i noti problemi dell'azione collettiva, per esempio, nella fornitura di beni pubblici. Alcune cose ha senso farle solo se le fanno tutti.

6) Risposta: nulla di tutto ciò spiega perché, tra gli oltre $ 300 miliardi che gli americani danno in beneficenza, il governo americano raccoglie solo $ 3 milioni. Lo 0.01. Forse che gli "altri" non soffrono il "dilemma"? Sono nelle medesime condizioni, ma fanno infinitamente meglio.

7) Con un marketing migliore il governo potrebbe fare molto meglio... tipo passare dallo 0.001 all'1%!

mercoledì 15 gennaio 2020

SIAMO ANIMA O CORPO?

SIAMO ANIMA O CORPO?


1) Per Platone noi siamo anima, il corpo è semplicemente un veicolo a cui siamo temporaneamente attaccati. Ma di più: è una prigione. Per gli aristotelici solo anima e corpo insieme formano una persona completa. Cartesio, nonostante il suo cattolicesimo, considerava l’anima e il corpo come due sostanze distinte anche se, diversamente da Platone, non arrivava a considerare la carne un ostacolo.
2) Per Tommaso, debitore di Aristotele, l’essere umano è una sostanza con attività sia corporee che non corporee. La morte, eliminando il corpo ci diminuisce ma non ci annulla, la realizzazione del nostro destino ultimo richiede la risurrezione dei corpo. Questo è il dualismo tomistico.
3) Richard Swinburne difende la posizione di Cartesio.
4) Ci sono due argomenti per sostenere che l’anima è immateriale e quindi ben distinta dal corpo. Primo, è concepibile che io possa continuare ad esistere come una “cosa” pensante anche dopo che il mio corpo è stato distrutto. Pensa di svegliarti senza più sentire il tuo corpo. Ci riesci? Sì. Quindi la cosa è concepibile.
5) Obiezione: il fatto che l’anima immateriale sia concepibile, non significa che sia tale.
6) Secondo argomento per l’immaterialità dell’anima: il fallimento del resoconto materialista. Alcuni filosofi sostengono che la persistenza dell’io nel tempo equivalga alla persistenza di alcuni nostri tratti corporei. Ma questa posizione è soggetta a controesempi: supponiamo che il cervello di una persona sia diviso a metà e ogni metà sia collocata in un nuovo corpo, le due nuove persone non possono essere entrambe identiche alla persona originale anche se condividono memorie e giudizi. Quindi ci deve essere qualcosa che non semplicemente la continuità di alcuni tratti corporei o psicologici. Swinburne conclude che ciò che spiega la continuità del sé nel tempo deve essere un’anima immateriale.
7) Critica a S: l’esempio non implica necessariamente le conclusioni che S sostiene. Inoltre, se non possiamo ridurre l’identità alla fisiologia, tanto peggio per l’identità: vuol dire che è un’illusione.
8) Risposta generica alle critiche precedenti: l’argomento di S è probabilistico, non logico. Vuole aumentare le probabilità che una certa conclusione sia corretta, non evidenziare un nesso “necessario”.
9) Altra critica: l’argomento non esclude il dualismo tomistico. Per Aristotele anche la vita vegetale è irriducibile ai processi organici, anche una pianta ha la sua identità.
10) Risposta: la posizione di Aristotele sulla vita vegetale puo’ essere abbandonata senza conseguenze per la fede.
11) Altra critica: S non riesce a gestire adeguatamente il “problema di interazione”. Come è possibile che due sostanze interagiscano? Per farlo dovrebbero entrare in contatto ma per definizione, trattandosi di sostanze differenti, non possono avere un punto di contatto. La relazione dell’anima cartesiana con il corpo è paragonabile alla relazione di un poltergeist. Si è parlato di ghost in the machine”.
12) Ammissione di debolezza: la critica precedente è sensata: l’interazione non puo’ essere spiegata adeguatamente, ha a che fare con il mistero del dono della libertà all’uomo. Ma abbiamo davvero bisogno di una spiegazione? Per noi è normale pensare che vogliamo qualcosa ed agiamo per ottenerla: la mente comanda il corpo e il corpo influisce sulla mente.
13) Altra critica: la posizione di Swinburne rende il corpo qualcosa di simile a una proprietà piuttosto che ad una parte di sé. Risposta. ci sono forse inconvenienti?
14) Ma la soluzione tomista è un’alternativa? Sembrerebbe di no perché incoerente: se l’uomo è sia corpo che anima, quando muore non resta nulla di lui visto che la miscela si disperde. T è incoerente nella misura in cui afferma che le persone non esistano più quando perdono il proprio corpo, ma poi attribuisce alle attività dell’anima post mortem caratteristiche tipiche delle persone (la preghiera, per esempio). E in effetti alcuni tomisti – per mantenere la loro coerenza – pensano che noi cessiamo di esistere alla morte (corruzionismo) e che torneremo ad esistere solo alla fine dei tempi. Ma, come è facile vedere, si tratta di una posizione altamente problematica che andrebbe evitata. T viene difeso imputando la sua incoerenza ad un eccessiva paura di cedere al platonismo, ma si tratta di una difesa debole.
15) Considera poi questa situazione. Supponiamo che tu possa scannerizzare e uploadare il tuo cervello su un coputer e poi sbarazzarti del tuo corpo. Quel computer pensa come pensi tu, rsponde come risponderesti tu, ha le tue memorie, i tuoi giudizi, la tua sensibilità. Quel computer sei tu. Questo non dimostra forse la secondarietà dei nostri corpi?
16) Riassunto. L’anima è immateriale? Di certo puoi immaginarla come tale. Il dualismo tomistico va preferito a quello cartesiano? No: 1) vedi cervelli scannerizzati e 2) vedi incoerenze di Tommaso. Il resoconto materialista è preferibile al dualismo cartesiano? No, vedi trapianto dei cervelli. Il dualismo cartesiano ha punti deboli? Sì, soffre del “problema dell’interazione”.

martedì 14 gennaio 2020

I FATTI SEPARATI DALLE OPINIONI

I FATTI SEPARATI DALLE OPINIONI




1) La cosiddetta legge di Hume dice che non possiamo passare dall'”essere”, al “dover essere”, ovvero dai fatti ai valori. Dalla descrizione oggettiva di un fatto non discendono in automatico dei doveri o dei giudizi etici. I fatti da una parte e le opinioni dall’altra. Tutti sembrano essere d’accordo, questa distinzione ci appare puro buon senso. Eppure i cattolici si smarcano. Perché? Perché, una volta capito cosa si intende con la legge di Hume si scopre che il buon senso sta altrove.
 
2) Descriviamo un fatto: Caino uccide Abele. Ne discende che Caino è colpevole? Ovvio. Ma allora dall’ “essere” (la descrizione di un fatto), deriva un “dover essere” (un giudizio etico). Semplice no? Tutto di buon senso no? Ma dove sta l’inghippo?
 
3) Anche Hume probabilmente avrebbe condannato Caino, così come avrebbe condannato qualsiasi omicida. Avrebbe però negato l’esistenza di un legame reale tra il fatto e il valore. Classificherebbe la sua condanna come un’opinione soggettiva. Qualcosa di radicalmente diverso dalla descrizione di un fatto.
 
4) Un idealista avrebbe potuto pensarla diversamente e dire che la condanna dell’omicidio è un’idea innata che noi associamo alla storia di Caino e Abele. Anche in questo caso si evita di postulare un legame tra fatto e valore.
 
5) Riassunto: l’empirista (Hume) ha un’etica soggettiva, l’idealista (Kant) ha un’etica innata, mentre il realista (Aristotele) ha un’etica intuitiva. L’intuizione è quella facoltà che ci fa estrarre dei valori dai fatti. Possiamo chiamarla intuizione o buon senso. Inutile aggiungere che noi cattolici – via Tommaso – siamo degli aristotelici.
 
6) L’etica relativista ha mille difetti, non penso nemmeno che possa esistere un relativista sincero. L’etica innata è pretenziosa: come faccio a conoscere il bene e il male stando chiuso nella mia stanza? L’esperienza è un ingrediente essenziale. Alla fine l’etica realista si impone come la più sensata: dai fatti traiamo i nostri valori.
 
7) Analogia. Chi nega che dai fatti non discendano dei valori nega anche che io di fronte ad una banana gialla possa dire “ecco una banana gialla”. La banana gialla, infatti, non è un fatto, perché il giallo non lo è! Il fatto è costituito da un oggetto che emana certe frequenze. Certo, uno potrebbe dire che ha deciso di affibbiare a quelle frequenze il nome “giallo”. Ma questa ricostruzione è artefatta, la nostra esperienza è diversa: vediamo il giallo e lo chiamiamo giallo. Non solo, il giallo per noi è un colore, non una frequenza! In un senso il colore giallo (universale) ha uno status simile al comando morale: non si potrebbe inferire dai fatti, appartiene ad una dimensione aliena dai fatti. Eppure tutti noi lo inferiamo e crediamo che sia corretto farlo.
 
8) Ma perché quando sentiamo che fatti e valori sono distinti noi sottoscriviamo immediatamente? Abbiamo appena visto che ha poco senso farlo. Probabilmente perchè la modernità ci offre solo due alternative in cui collocarci: empirismo e razionalismo; ed entrambe ci chiedono di distinguere tra fatti e valori.
 
9) Secondo l’intuizionismo: (a) esiste una netta differenza tra l’intelletto da un lato e i sensi dall’altro, e (b) nulla penetra nell’intelletto se non attraverso i sensi. I concetti astratti (male, giallo, triangolarità…) sono reali e noi li scopriamo grazie a come il nostro intelletto elabora dei fatti concreti.
 
10) Razionalisti ed empiristi abbracciano solo una delle due ipotesi respingendo l’altra. I razionalisti sottoscrivono (a) ma rigettano (b), per loro i concetti sono innati, sono cioè un patrimonio della mente, ovvero di un mondo a sé stante. Gli empiristi accettano (b) ma non (a), per loro i concetti devono tutti derivare dai sensi, cio’ che abbiamo nella mente sono giusto delle immagini mentali di cio’ che proviamo con i sensi, nulla di nuovo.
 
11) L’accusa degli empiristi ai razionalisti: è un’illusione supporre di poter dedurre la verità prescindendo dai sensi, si finisce nella palude della metafisica più obsoleta.
 
12) L’accusa dei razionalisti agli empiristi: non puoi arrivare a concetti veramente universali partendo da osservazioni limitate; la logica induttiva non conduce da nessuna parte. Lo scetticismo verso il mondo esterno, la causalità, la coscienza eccetera ti condurranno al nichilismo.
 
13) Un ponte tra razionalismo ed empirismo è stato offerto da Kant. Purtroppo, prendeva il peggio da entrambe le dottrine e lo riuniva nella sua, innatista e scettica al contempo. Non a caso l’idealismo del XIX secolo si presenterà come metafisicamente stravagante – in conformità alle accuse degli empiristi – e antirealista – in conformità all’accusa dei razionalisti.
 
14) Separare (a) da (b) è stato il peccato originale dell’epistemologia moderna. Una sua triste eredità: il positivismo logico, ovvero quella dottrina per cui le uniche verità che esistono sono quelle della scienze naturali (sensi) e della logica (ragione). La condanna di Caino viene quindi retrocessa al rango di opinione.

lunedì 13 gennaio 2020

IN SELLA

IN SELLA

Di politica non ho mai capito molto, ogni volta che ho puntato su un cavallo mi sono ritrovato disarcionato; mi dicono che dovrei ripassare la lezione di Machiavelli, che dovrei abbandonare il mio romanticismo, che la politica non ha nulla a che vedere con la “policy ideale”, che ha regole sue proprie. Le regole per salire al potere sono diverse da quelle per restare al potere che sono diverse da quelle per governare bene. Essere competente nelle policy non ci dice ancora nulla sulla nostra competenza in politica. La politica riguarda il potere, non il bene pubblico. Non capire la politica puo’ essere persino una virtù, vivere trascurandola è ok, ci migliora, è consigliabile, soprattutto a un giovane; tuttavia sento una simile ignoranza come un vuoto. Eccomi qui allora a buttare giù qualche appunto da cui partire.

1) Ci sono regole per salire al potere e regole per starci. Le regole per governare bene non hanno nulla a che vedere con la politica poiché non è il buon governo a tenerti in sella. Il politico è a caccia del potere e, quando lo conquista, comincia per lui a regnare una lunga attesa. Cosa aspetta con timore e tremore? La deposizione.

2) Per ritardare la caduta è necessario foraggiare una coalizione di supporter. Un leader saggio non conta troppo su coloro che l’hanno aiutato nella scalata. Ricordatevi dei molto amici di Fidel Castro, un leader particolarmente longevo. Il loro destino è istruttivo.

3) La lezione politica più illuminante non l’ho avuta leggendo di politica ma di business (non c’è molta differenza): l’ascesa e la caduta di Carly Fiorina, CEO di Hewlett-Packard. Partiamo dalle basi: per ogni politico ci sono 1) elettori, 2) grandi elettori e 3) alleati. Gli elettori sono “intercambiabili”, i grandi elettori sono “influenti” e gli alleati sono “essenziali”. Per un manager il panorama è simile: azionisti, grandi azionisti e alleati nel CDA.

4) Nel caso di HP, il blocco influente era particolarmente ristretto poiché William Hewlett e David Packard mantenevano pacchetti azionari significativi. Piccoli cambiamenti potevano determinare grandi smottamenti. Se uno si alzava con il piede sbagliato…

5) Regola generale: il boss puo’ distribuire benefici privati (agli “essenziali”) o benefici pubblici (agli “intercambiabili”). In una corporation i benefici privati sono generalmente sotto forma di compensazione personale, stipendio, vantaggi e stock options. Quelli pubblici sono i dividendi e il capital gain. In HP gli “essenziali” erano un pugno di senior management molto ascoltati e qualche membro del CDA (tra le cui funzioni c’è quella di nominare, conservare o rimuovere i CEO). In HP il fondatore David Packard fu un CEO longevo e fu sostituito nel 1992 da un addetto ai lavori, Lewis Platt, che si ritirò nel 1999 sostituito infine dall’ “esterna” Carly Fiorina.

6) Dovrebbe essere ovvio che tutti i membri del consiglio coinvolti nell’ estromissione dell’ex CEO possono essere un problema anche per il nuovo CEO: chi ti ha creato, puo’ distruggerti (se non lo distruggi prima tu). Il tempo in carica, poi, si allunga se i legami personali con gli “essenziali” sono stretti. Per questo i cda sono pieni di parenti e amici. Al contrario, la presenza di outsider in un consiglio si traduce in rendimenti migliori per gli azionisti, ma anche in un rischio per il CEO, che non ha un interesse allineato a quello dei proprietari.

7) La Fiorina, in carica dal 1999 al 2005, prima di essere rimossa, è stata il bersaglio di una lotta per procura organizzata da Walter Hewlett e David Woodley Packard, figli dei fondatori di HP e persone con grandi interessi finanziari in HP. Nota che il membro del CDA grosso azionista è più preoccupato per le prestazioni complessive di HP che per tutti i vantaggi privati ​​che derivano dall’essere membri di un board.

8) Dopo che Fiorina salì al potere, il cda era composto da un consistente gruppo di membri interni che non erano di sua scelta e che avevano grosse quote azionarie. Un bel problema: gente del genere non la taciti alzandogli lo stipendio, i loro interessi sono altrove. Inoltre, poteva contare su pochi “intimi”, ovvero gente a lei leale. Nel 2000 comincio’ l’opera di snellimento del CDA e nel 2001 era del 30 percento rispetto al consiglio che aveva ereditato originariamente. Anche il Packard aveva mollato.

9) Nel 2002 la Fiorina si giocava tutto lanciando la fusione con Compaq e presentandola come un vantaggio per HP e i suoi azionisti. Ma guardiamo ai numeri: il giorno prima dell’annuncio della nomina di Carly Fiorina a nuovo CEO di HP, le azioni di HP erano scambiate a $ 53,43. Poi iniziò un declino e scesero a meno di $ 39 (metà ottobre 1999), circa tre mesi dopo. All’inizio di aprile 2000, le azioni di HP erano aumentate notevolmente a circa $ 78. Dopo cominciò il periodo nero, il prezzo delle azioni andò in tilt, toccando il fondo nel settembre 2002 a circa $ 12 per azione sottoperformando i principali indici di borsa. Il rimbalzo successivo fu solo fino a $ 20. La Fiorina fu licenziata. Cosa era andato storto?

10) Per quanto riguarda la fusione Compaq, il mercato è stato pessimista. Dal punto di vista di qualsiasi grande investitore in HP, comprese le famiglie Hewlett e Packard, le iniziative della Fiorina furono un disastro. La fusione era stata interpretata come una sfida agli azionisti anziché come un piano economico razionale. I mercati non amano le lotte interne e quando Walter Hewlett e David Woodley Packard dichiararaono la loro opposizione alla fusione, il destino fu segnato.

11) Le fusioni sono un’occasione per rivedere i board e accrescere il potere di chi è in carica in quel momento, evidentemente le famiglie dei fondatori avevano interpretato in questo modo la mossa della Fiorina. Inoltre, in HP i membri del consiglio erano anche azionisti potenti e non potevano essere tacitati con premi privati. La Fiorina contava sul fatto che, una volta concluso l’accordo, avrebbe potuto portare alcuni dirigenti Compaq nel board di HP, un’occasione preziosa per indebolire la fazione del consiglio che le si opponeva. Ma una mossa del genere deve contare sul fattore sorpresa ed essere presentata alle “vittime” come fatto compiuto, in caso contrario il rischio è grande. Purtroppo, la grande burocrazia che c’è dietro queste manovre (pensiamo alla documentazione da presentare alla SEC) impedisce di viaggiare a fari spenti.

12) Il consiglio post-fusione era di undici membri e includeva cinque nuovi membri importati da Compaq. Occorreva “comprarli” e nel 2004 lo stipendio dei consiglieri venne raddoppiato portandolo a $ 200.000. In sintesi: dividendi costanti, quotazioni in ribasso e stipendi dei consiglieri raddoppiati. La Fiorina voleva comprare lealtà ma nel board aveva azionisti i cui interessi dipendevano dai mercati più che dallo stipendio e i mercati rimanevano pessimisti. Sotto questa enorme pressione la Fiorina si dimise.

13) La lezione più generale: l’obiettivo è governare, non governare bene. Anche Mark Hurd, il CEO successivo, fu fatto fuori per scandali personali. Fece un buon lavoro ma a nulla valse per la sua sopravvivenza politica. La meritocrazia non sembra una variabile decisiva in politica. L’autocrate – ma non solo – non è interessato al buon governo, non guarda a cio’ che è buono per tutti ma a cio’ che è buono per lui. Non solo, le persone competenti e brillanti sono i rivali più insidiosi, occorre farli fuori quanto prima. Meglio circondarsi di persone leali. Le tre caratteristiche più importanti dell’alleato: (1) Lealtà; (2) Lealtà; (3) Lealtà. Meglio scegliere tra amici di lunga data o familiari. Rispetto alla Fiorina, Fidel Castro fu un maestro.

14) Saddam Hussein in Iraq, come Idi Amin in Uganda e tanti altri leader nazionali, iniziarono come teppistelli di strada, ma ebbero l’accortezza di scegliersi alleati ottusi ma leali installandoli nelle posizioni più importanti – quelle dove potere e denaro scorrono a fiumi. Ma anche l’accortezza di liberarsi dei sodali più brillanti con cui avevano dato l’assalto al potere. Saddam sapeva dove erano i soldi (il petrolio). Una volta al potere, potò spietatamente la sua base di supporto e arricchì i meno capaci. Pensava giustamente: ogni rivoluzione ha la sua contro controrivoluzione ed è necessario depotenziarla non appena si arriva nella stanza dei bottoni, chi può portarti sullo scranno, puo’ farti anche cadere. Tra gli epurati da Saddam vi erano professori, ufficiali militari, avvocati, giudici, imprenditori, giornalisti, leader religiosi e molti altri uomini istruiti e di talento. Tra i sopravvissuti c’erano persone come il cugino “Chemical Ali”, ovvero Ali Hassan al-Majid, uno sciagurato lealissimo che aveva sterminato i curdi. Prima faceva il ragazzo delle consegne e non aveva nessuna istruzione formale, la sua principale area di competenza divenne l’omicidio. Ma Saddam non è certo un’eccezione: Il suo successore, il primo ministro Nouri al-Maliki, eliminò i servizi di sicurezza sunniti appena in carica. Entrambi i leader sapevano che era meglio avere vicino incompetenti leali rispetto a rivali competenti.

15) Tuttavia, avere consulenti competenti è inevitabile se non si vuole finire nel pozzo. In oriente il problema è stato risolto ricorrendo agli eunuchi. Nella sostanza occorre scegliere consulenti stretti che per ragioni oggettive non possano scavalcarti. Non è certo una coincidenza che Saddam Hussein, in quanto presidente dell’Iraq islamico, abbia avuto un cristiano, Tariq Aziz, come il suo numero due.

16) Il modo migliore per rimanere al potere è mantenere piccola la coalizione e, soprattutto, assicurarsi che tutti sappiano di essere sostituibili. Per questo nei paesi governati da tiranni ci sono continuamente elezioni: le elezioni non vengono truccate tanto per confermare il leader, quanto per far avvertire ai politici potenti quanto possono essere facilmente sacrificabili se si discostano dalla linea. Vladimir Ilyich Lenin fu il primo a sfruttare questa idea: qualsiasi azione da lui intrapresa – tipo inviare in Siberia un personaggio scomodo – era volontà del popolo. Le elezioni truccate presentano un altro vantaggio: tutti potrebbero, con una probabilità molto piccola, diventare segretari generali del Partito Comunista, proprio come il piccolo criminale Joseph Stalin o l’ignorante Nikita Krusciov. La fusione con Compaq non aveva ragioni economiche, era un modo per manipolare la composizione del board, ovvero un modo per truccare le elezioni in un paese avanzato. Praticamente ogni società quotata in borsa utilizza questi stratagemmi, siamo nella fisiologia del potere. La sfortuna della Fiorina fu quella di avere una grande concentrazione delle azioni in poche mani, un azionariato disperso non si sarebbe interessato granché alle sue manovre, questo lo avrebbe saputo anche il mercato che sarebbe stato meno severo con lei.

17) Gorbaciov ha costretto gli avversari, come Boris Eltsin, a uscire dal politburo. Sicuramente Stalin avrebbe fatto fuori un tipo del genere. Tutti sfidarono il tenero Gorby, era conveniente farlo, e alla fine cadde. Nessuno sfida Mobutu Sese Seko in Zaire o anche Deng Xiaoping in Cina.

18) Hitler divenne cancelliere della Germania il 30 gennaio 1933. Durante la sua ascesa al potere si affidò alle SA, una forza paramilitare con a capo Ernst Rohm. Ma Hitler percepiva il leader della SA come una minaccia, nonostante il suo sostegno decisivo. Nella notte dei lunghi coltelli lo sostituì con Heinrich Himmler e le sue SS, che riteneva più leali.

19) Robert Mugabe è stato eletto presidente dello Zimbabwe nel 1980 a seguito di un accordo negoziato dopo una lunga guerra civile. Le due forze in campo: 1) ZANU (Unione nazionale africana dello Zimbabwe) di Robert Mugabe e 2) ZAPU (Unione popolare africana dello Zimbabwe) di Joshua Nkomo. All’inizio predicò la riconciliazione ma una volta consolidato il potere di ZANU, non c’era più motivo per essere leali con ZAPU. Allo stesso modo inizialmente fece l’occhiolino ai bianchi contattando molti membri di quella comunità (che in quel periodo lo chiamava “il vecchio zio Bob”), non poteva gestire il paese senza di loro ma soprattutto aveva bisogno di sapere dove fossero i soldi. Tuttavia, una volta terminato l’apprendistato, l’atteggiamento di Mugabe mutò e nel 1981 ottenne uno stato a partito unico e iniziò ad arrestare i bianchi dicendo “stermineremo quei serpenti bianchi che infestano il nostro paese”. Mugabe fu particolarmente duro anche nei confronti dei suoi ex compagni d’armi. Ha costretto Nkomo a uscire dal gabinetto di governo e ha inviato un gruppo paramilitare addestrato nella Corea del Nord, la Quinta Brigata, a terrorizzare Matabeleland, roccaforte regionale del suo ex amicone.

20) Guardando ai dittatori vedi la politica nella sua purezza, ma anche le domocrazie non scherzano, sebbene debbano sopportare elezioni reali. Tuttavia, anche loro, ogni volta che possono, sono felici di copiare il compagno Lenin. Tutte le volte che vengono create regole elettorali per mettere al bando le pratiche corrotte, i politici trovano nuovi mezzi per manipolare i risultati. Possono ridisegnare i collegi prima delle elezioni, possono limitare il diritto di voto, possono cambiare sistema elettorale a seconda delle convenienze. Le democrazie hanno escogitato un numero di scappatoie perfettamente legali per garantire stabilità nei governi.

21) In Malesia l’immigrazione è controllata in modo da creare un elettorato favorevole alla parte governativa. E’ impressionante vedere comel’immigrato venga reclutato appena lascia la barca giunta in porto giusto qualche giorno prima delle elezioni.

22) Gli stati dell’India del nord, come Bihar e Uttar Pradesh, sperimentano ogni volta la “cattura del seggio”, una pratica per cui i delegati di partito catturano il seggio elettorale dirottando gli esiti a senso unico. Qui lo scrutatore diventa di fatto un grande elettore. L’elezione si decide alla nomina degli scrutatori.

23) Un altro modo per incollarsi al trono consiste nell’incoraggiare la concorrenza. Esempio: il parlamento e la presidenza della Tanzania sono perennemente controllati dal partito Chama Cha Mapinduzi (CCM), anche se ben diciassette partiti partecipano abitualmente alle elezioni libere della Tanzania. Il fatto è che il partito in carica ha uno zoccolo duro e, non appena si accorge di rischiare, moltiplica i partiti in lizza diluendo la potenza degli avversari. Altro trucco: esagerare con i seggi designati per le minoranze. In questo modo i seggi dell’opposizione si riducono: la Tanzania ha elezioni libere, ma la realtà è che il partito in carica del CCM può sostenersi in carica con appena il 5 percento dei voti.

24) C’è poi il voto di scambio, ovvero il fenomeno dei “Signori del voto”. Un piccolo gruppo di notabili locali o patrocinatori negoziano con la politica il voto della loro comunità per ottenendone grandi ricompense. La ricerca del potere unita all’influenza dei blocchi di potere ha minato qualsiasi idea del perseguimento di principi politici nobili. L’affiliazioni tra elettori e partiti non deve avere necessariamente ragioni ideologiche. L’India è probabilmente il paese dove questa pratica tocca l’estremo: partiti ideologicamente opposti governano tranquillamente insieme. Il raja, proprietario di gran parte degli interessi minerari nel Bihar, per esempio, cambia partito ogni mese a seconda del miglior offerente: ogni volta che cambia, guadagna qualcosa personalmente.

25) Bibliografia.