contro l'egalitarismo giustificato dalla fortuna (solo gli ultimi due argomenti accettano la sfida fino in fondo).
1) diritti e merito non devono andare insieme (nozick)
2) argomento straussiano: se credi che il merito esista darai di più (cowen).
3) analogie ripugnanti. stupro, karl lewis, ridistribuzione dei voti (hanson)
4) argomento della schiavitù: se non ho diritto al mio corpo (public choice) (landsburg)
5) senza merito ogni distribuzione è ingiusta, anche l'uguaglianza. (david friedman).
6) il merito si considera per ciò che sono, non per ciò che sarei potuto essere (Friedman)
7) il mercato fornisce i suoi segnali solo se gli consenti di non separare merito e fortuna (Hayek, vedi sotto).
david friedman:
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NO ALLE PARI OPPORTUNITA'
Bè, allora mi vuoi proprio far parlare d'altro! Siccome ho un po' di tempo, mi hai fregato. Dunque, lo direi così. Ci sono alcuni argomenti che penalizzano le pari opportunità ma non mi convincono del tutto, di certo non convincono chi si schiera aprioristicamente a favore.
Per esempio, certo, realizzare alla lettera le pari opportunità ci precipita in una distopia, tutte le nostre esperienze dovrebbero essere livellate, basta con liceo e ragioneria, basta con viaggi a Londra e Parigi, si frequenta tutti la stessa scuola, si viaggia tutti con la stessa meta cosicché tutti avranno le medesime esperienze e quindi le medesime opportunità. Tuttavia, si puo' considerare il concetto in modo caritatevole, anche a costo di renderlo più vago.
Si puo' considerare che il concetto sia un modo per legittimare la propria invidia sociale e quindi il furto. Ci sono prove a riguardo, come tu dicevi: ci interessano solo alcune opportunità e non altre e, guarda caso, quelle dove è possibile asportare dei valori al prossimo. I ricchi dovrebbero dare ai poveri ma è assurdo che i belli diano ai ricchi. Per esempio, una modella bellissima, anche per l'egalitarista più estremo, non ha il dovere morale di accoppiarsi con un incels. Guarda caso, la bellezza non puo' essere presa mentre la ricchezza sì. Tuttavia, il discorso a molti sembra estremo e distolgono la loro attenzione per tornare a proclamare il principio delle pari opportunità.
Ecco per me l'argomento più solido: il mercato crea un bene pubblico speciale che si chiama informazione (o meglio, segnale), non gli serve distinguere merito e fortuna per farlo. D'altra parte, crea necessariamente diseguaglianze, e non funziona senza diseguaglianze. Non è facilissimo da capire se non ricorriamo ad un esempio, quello dei beni di lusso: i beni di cui oggi godono i ricchi, tra dieci anni saranno goduti dei poveri. C'è stato un tempo in cui tutto quello che oggi maneggiamo era accessibile solo ad una ristretta élite. Non solo, oggi noi possiamo maneggiarlo proprio perché a quella élite è stato concesso di accedervi. E' per questo meccanismo che un proletario del XXI secolo ha una qualità della vita superiore a qualsiasi sovrano del passato. Questo miracolo puo' essere sfruttato al meglio se non intralciamo l'azione di mercato, ovvero se consentiamo che vengano prodotti beni di lusso ricercati da una classe privilegiata. Ogni ricerca di pari opportunità, invece, è una forma di intralcio. A questo punto solo uno che vede nell'uguaglianza un valore in sé - per esempio un puro invidioso - potrebbe sponsorizzare cio' che intralcia la marcia DI TUTTI verso la prosperità.
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E' l'urlo di battaglia dell'egalitarista. Qui di seguito cerco di farlo ragionare.
Dunque, l'esito degli affari umani dipende da merito e fortuna, alcuni enfatizzano la prima componente, altri la seconda. Concentrarsi sul merito giova alla produttività sociale, esaltare la fortuna minimizza i costi psichici legati allo stress da ricerca di status. Nelle società povere e desiderose di arricchirsi ci si orienta di solito sul primo atteggiamento, in quelle ricche e satolle sul secondo. Noi siamo in fase di transizione.
La mia idea chiave è questa: non penso che fortuna e merito siano fenomeni così differenti come si crede, penso invece che siano parole diverse per guardare allo stesso fenomeno. Non c'è una radicale differenza nel valutare la realtà ma c'è una differenza etica di fondo che divide i due schieramenti, molto più semplicemente chi esalta il merito potrebbe anche formulare diversamente la sua opzione sostenendo che i "fortunati" non sono dei colpevoli da punire. Ok? Il fortunato, quand'anche non abbia dei meriti, mantiene dei diritti. Vale infatti la pena di sottolineare che chi vuole "abolire la fortuna" lo puo' fare solo "condannando e punendo" i fortunati, anche se costoro non hanno commesso nessuna ingiustizia manifesta impossessandosi della ricchezza che detengono.
Voglio dire ancora una cosa sull'indistinguibilità di merito e fortuna, e per farlo sceglierò la feconda metafora sportiva. Domanda: Carl Lewis ha meritato le sue medaglie d'oro o avrebbe dovuto condividerle con gli altri partecipanti alle gare? Ovviamente le ha "meritate", anche se il suo talento e la sua perseveranza sono state per lui una "fortuna" caduta dal cielo. Penso che anche il secondo classificato, il terzo e tutti gli altri atleti che hanno partecipato con lui alle gare non abbiano nulla da obbiettare, e nessuno di loro soffra di particolari stress da status. Ecco, lo sport è un esempio mirabile di come sia possibile prendere due piccioni con una fava: il rispetto per il perdente non ha bisogno di essere acquistato colpevolizzando il vincitore! Sarebbe assurdo chiedere a Carl Lewis di restituire le sue medaglie olimpiche per il fatto che Madre Natura lo abbia beneficiato, così come dovrebbe suonarci assurdo il progetto "aboliamo la fortuna!".
Puoi pensare che tutti meritino una vita dignitosa e anche pensare che alcune persone meritano più di altri. Costruire una meritocrazia non punitiva non è affatto semplice, ma è un progetto in grado di arricchire la società mantenendo bassi i costi psichici dei perdenti. D'altronde, in una società pluralista, esistono tanti agoni tra cui scegliere quello che ci è più congegnale.
Vorrei aggiungere ancora una cosa: noi siamo nati per lo stress, il che rende questo "nemico" molto meno letale di quanto si creda. Abbiamo la fortuna di tollerare bene la diseguaglianza poiché questa condizione appartiene alla nostra natura di grandi scimmie. E' abbastanza naturale ritenere che se qualcosa ci è connaturata non potrà mai produrre costi psichici troppo elevati, abbiamo sviluppato robusti anti-corpi. Il progetto "aboliamo la fortuna" è una rivoluzione che crea devastazione intorno a noi senza portare a casa nulla di rilevante.