Davanti a Gesù e alla sua parola, che fare? Seguirlo?
Puo' servire la calcolatrice nel prendere questa scelta?
Secondo Giussani “no”:
… Non è il ragionamento astratto che fa crescere, che allarga la mente, ma il trovare nell’umanità un momento di verità raggiunta e detta. È la grande inversione di metodo che segna il passaggio dal senso religioso alla fede: non è più un ricercare pieno di incognite, ma la sorpresa di un fatto accaduto nella storia degli uomini.
La ragione al suo vertice può giungere a coglierne l’esistenza, ma una volta raggiunto questo vertice è come se essa venisse meno, non può andare oltre. La percezione dell’esistenza del mistero rappresenta il vertice della ragione.
… l’oggetto proprio e adeguato all’esigenza esistenziale è incommensurabile con la ragione come «misura»…
… La ragione non riesce a dir nulla di ciò che il mistero possa o non possa fare…
… La prima domanda di cui ci dobbiamo investire non è: «È ragionevole o giusto quel che dice l’annuncio cristiano?», ma: «È vero che sia accaduto o no?», «È vero che Dio è intervenuto?»…
… dobbiamo sottolineare la resistenza istintiva che la ragione può avere di fronte all’annuncio dell’Incarnazione…
Non si può domandare che cosa rappresenti la parola «Dio» a chi in Dio dice di non credere. È qualcosa che occorre sorprendere nell’esperienza di chi quella parola usa e vive seriamente…
Secondo Swinbourne “sì”:
Different people have different reasons for believing that there is a God. Some people have deep private ‘religious’ experiences, as it seems to them, of the presence of God. Others believe that there is a God on the basis of testimony; that is, because their parents or teachers or priest tell them that there is a God, and they think their parents or whoever are knowledgeable and trustworthy.
It seems to me that religious experience provides a good reason for believing—so long as that experience is overwhelming, and you don’t know of any strong objections to the existence of God.
… also the testimony of others that there is a God also provides a good reason for believing—so long as everyone tells us the same thing, and we don’t know of any strong reasons why they might be mistaken. If we didn’t believe what others told us, for example, about history or geography, until we had checked it out for ourselves, we would have very few beliefs.
But I think that very few people have overwhelming religious experiences, and in the modern world most people come into contact not merely with those who tell them that there is a God but also with those who tell them that there is no God, and most people are aware of strong objections to the existence of God.
So I think that most people in the modern world need to have their experiences or the testimony of others reinforced by reasons to suppose that the objections… do not work.
Why should we suppose that God is the Christian God? I plan to answer that question [a tavolino]… and to show that, if there is a God, then the main doctrines which the Christian Church teaches about God, the doctrines which are special to Christianity and distinguish it from other religions which also claim that there is a God, are very probably true.
Giussani punta esclusivamente su un Gesù “sorprendente” che ci educa con il suo esempio diventando nostro amico; Swinbourne fa leva anche su un Gesù in gran parte prevedibile che fa quello che ci aspettiamo debba fare un Dio.
Con chi stare?