mercoledì 21 ottobre 2009

La scommessa del professore

Lo sforzo dell' idomito professor Tetlock si pone come unico scoglio teso ad arginare il mare della fluida chiacchera politica.

Dopo aver riscontrato come in queste materie il giudizio speculativo degli scienziati non sopravanzi in modo significativo quello del dilettante esperto, dopo aver rilevato che un semplice algoritmo è sufficiente per ottenere prestazioni migliori, dopo aver indagato sugli stili cognitivi più congeniali a chi fa questo mestiere, tenta di chiudere il suo libro con qualche suggerimento di policy.

Parlando di politica si entra in un dedalo e in simili labirinti occorre un filo d' Arianna; speculando intorno agli scenari possibili, cala un nebbione in men che non si dica e in un mare tanto periglioso si cerca avidamente un faro.. In altre parole, occorre un "mercato delle predizioni politiche", un' arena in cui scommettere parte del proprio stipendio (gettoni di presenza per le comparsate TV compresi).

Che gli esperti vengano dunque chiamati periodicamente a formulare delle previsioni pubbliche e verificabili, meglio se in forma di scommessa.

Avrebbero un incentivo economico e, ancor più importante, un incentivo reputazionale.

Non partecipare al giochetto fornirebbe segnali non meno preziosi. Un vero atto di sfiducia verso le capacità predittive della propria disciplina. Non è un dramma, significa che verranno valorizzate altre funzioni.

Ci sarebbe poi il fatto che una borsa delle predizioni darebbe indicazioni migliori di quanto potrebbe fare il singolo esperto. Conosciamo bene il fenomeno.

Non ultimo, il pubblico potrebbe rendersi conto di quanto poco gli esperti abbiano da dirci sugli scenari futuri. Una consapevolezza che oggi manca, forse per il linguaggio forbito che sfoggiano gli accademici quando vengono interpellati in TV.

Un inconveniente ci sarebbe: il concetto di "errore giusto". Pensiamo a titolo esemplificativo alla necessità di evitare il grido "al lupo al lupo". Sapremmo tutto dell' esperto che c' azzecca, meno di quello che sbaglia facendo gli "errori giusti". Naturalmente questo concetto condensa tutta la soggettività ineliminabile che un progetto del genere porta necessariamente con sè.

Eppure vale la pena affiancare qualcosa alla scontata e autoreferenziale certificazione degli albi professionali.

p.s. Hanson è già avanti su questa strada, lui. Link.

aggiornamento: Finance Profs Won’t Bet