giovedì 31 marzo 2011
Messa campestre
Ci si proietta fuori di sè solo in seguito a scoppi improvvisi di vitalità più che con graduale ascensione al cielo... non ci seduce tanto il canto delle schiere celesti quanto l' amabile volgarità del vocalizzo da apache che fuoriesce con potenza viriloide, dopo aver rimbombato a lungo in una delicata testolina bionda...
Ci si estroflette per pedinare le api tra i fiori più che per levitare avvolti nell' incenso...
Intanto la vita scorre: il piano ora trilla come un campanellino, ora scarta secondo le folate del vento; l' organo ora mugghia come una bestia mansueta, ora veleggia come un aquilone fermo in cielo; il contrabbasso ronza come un calabrone, le percussioni pasticciano rovesciando qualcosa che si sparge ovunque. Nessuno frustra la naturale curiosità delle creature, neanche quando sparpagliano le loro note in un delicato disordine che non diventa mai cervellotico labirinto; non s' "incede", non di prcede... si va piuttosto a zonzo. Partono di continuo segnali di calma, amicizia, serenità, vitalità... segnali di libertà... ce la si mette tutta per cacciare il fantasma di una religiosità che in quelle lande morì per eccesso di asprezza lasciando tutti più poveri.
Anders Jormin - In winds, in light
hp: davide
mercoledì 30 marzo 2011
Io e Gino Strada
All' epoca dell' invasione in Iraq temevo le motivazioni dell' impresa perchè, una volta brandite dei "buoni" di sinistra e considerata la loro tendenza naturale alla "crociata", sarebbero servite, rivedute e corrette, per far guerre a tutto spiano in giro per il mondo.
Ci siamo, ora la dottrina Bush ha vinto (anche se non lo si puo' dire), e si comincia con la Libia.
David Rieff sul punto:
... The Western intervention in Libya - justified in moral terms - will be remembered as a war conceived by liberal intellectuals, and cheered on by liberal intellectuals...
Il fatto poi che qualcuno la chiami "guerra umanitaria" mi stimola solo ad aggiungere la tag "linguaggio pervertito" al presente post.
Il primo passo
E' il caso della compra-vendita di organi.
Come studiare allora forme di gradualismo in grado di salvare vite coltivando e diffondendo una diversa sensibilità?
Ripugnanza? Mercato? Gradualismo? Organi? Ma allora Alvin Roth è il nostro uomo!
Ecco il suo "primo passo":
.. giving priority on waiting lists to those who previously registered as donors..."
La diseguaglianza fa male alla salute?
Why Greater Equality Makes Societies Stronger - Richard Wilkinson e Kate Pickett.
Tesi 1: la diseguaglianza fa male alla salute.
Tesi 2: se andiamo verso la diseguaglianza ci ammaleremo.
Commento (ironico?):
... if the authors took their analysis literally, they might suggest direct manipulations of inequality: send the richest people—or, probably more efficiently, the poorest people—out of the country or the state. Inequality would go down and well-being would go up. Alternatively, leave the inequalities as they are, but devise ways to hide them from people—censor the media, say (no more Lifestyles of the Rich and Famous)—so that people do not know their relative positions. That should, according to The Spirit Level, bring down crime, disease, obesity, and so forth. The authors do not go in these directions, and these are, of course, not plausible solutions in a democratic society. But they are the logical implications of The Spirit Level’s explanation...
Per Norberg:
... the book does not prove (1) and it does not even try to argue for (2)...
Interessante anche Rustichini:
... il centro del libro è un esame di correlazioni in diversi paesi fra disuaglianza del reddito o della ricchezza, e una serie di indicatori. Per esempio: salute fisica, salute mentale, uso di droghe, educazione, violenza, gravidanza fra minori. Che queste correlazioni ci siano veramente, quanto sono robuste fa parte del dibattito che ho citato. Non è neppure chiaro che abbiano considerato tutte le variabili: per esempio gli autori non parlano del suicidio, dove la correlazione va nella direzione opposta (più disuguaglianza meno suicidi)... ... la letteratura economica, in ogni caso, dimostra che questa relazione non c'è. Per esempio, nel suo survey... Angus Deaton conclude: ''Non è vero che disuguaglianza del reddito di per sé è una causa importante del livello di salute pubblica. Non c'è una relazione robusta fra lunghezza della vita attesa e disuguaglianza del reddito nei paesi ricchi, e la correlazione che si trova quando si guarda a stati e città degli USA è quasi certamente dovuta a variabili che sono correlate con disuguaglianza del reddito, ma non la disuguaglianza di per se'... ... Ora, il dibattito fino ad ora è stato tutto sulle correlazioni. Io posso aggiungere a questo dibattito una osservazione. Che le preferenze "profonde" siano universalmente a favore della uguaglianza è, in questa letteratura, fondato su una deduzione (gli hunter and gatherers dovevano per forza essere egualitari) che procede da una assunzione (l'evoluzione è ferma da dieci mila anni e più) ed è basata su una finzione (noi siamo, per struttura psicologica, hunters and gatherers). Però che le preferenze siano universali è una ipotesi testabile. Per esempio basta guardare alla distribuzione del fattore di personalità (dei Five Factors) che si chiama Agreebleness, la cosa più vicina a preferenza per l'uguaglianza. La distribuzione ha una forma quasi normale, a campana, ben diversa da quella che si avrebbe se ci fosse sostanziale uniformità...
La sola forma di purezza CITAZIONE
We're compromised from the start. Evolution favored meat-eating primates, enlarging their brains and enabling them to live in more and more complex and survivalist societies that today extend our life spans, provide genteel habitats, and produce philosophers who have the wherewithal to object to the very components of their own existence. Death is the only form of purification
http://chronicle.com/article/Vegansthe-Quest-for/66090/
Meditazione razionalistica dell’ Ave Maria
Piena di Grazia - Dall' esistenza contrassegnata dai miracoli (verginità, ascensione...)
Il Signore sia con te - Unita a Dio nella generazione del Figlio
Sia benedetto il tuo nome e benedetto il frutto del tuo seno - Destinato a un destino di bene e di grandi cose
Santa Maria - Donna dall' umanità esemplare
Madre di Dio - Destinata a partorire il figlio di Dio
Prega per noi peccatori - Intercedi presso Dio invocando il suo perdono
Adesso e nell' ora della nostra morte - Ora e finché dura il tempo utile per decidere il nostro destino eterno.
martedì 29 marzo 2011
Uno spettro si aggira per l' Europa
Ma quando si passa alla cassa riscontriamo che non tira su molto più dei cuginetti d' oltreoceano.
Uno spettro si aggira per l' Europa: non sarà quello di Laffer?
http://www.themoneyillusion.com/?p=9417
lunedì 28 marzo 2011
Venerdì di quaresima
AAVV - How the people learn.
Ho letto questo libro che offre una completa panoramica degli studi scientifici su come apprende la mente umana.
Una cosa mi ha colpito: è incredibile come sia difficile "trasferire" la propria conoscenza. Chi conosce molto bene A non è detto che parta avvantaggiato qualora si debba imparare B: e questo persino quando A e B sono campi del sapere molto vicini tra loro! Direi di più: spesso la conoscenza pregressa è un ostacolo.
Il libro (voluminoso) purtroppo ha uno stile accademico che alla lunga annoia un profano come me. La parte più capace di trattenere l' attenzione sta nella messa in scena degli esperimenti, ce ne sono a bizzeffe, specie in materia di "trasferimento" della conoscenza:
- Un tale deve imparare dei "numeri" a memoria, con il tempo diventa fortissimo e ne riesce a memorizzare anche una ventina. Ma se di punto in bianco si passa alle "lettere", ecco che puo' batterlo anche un principiante.
- A dei tizi forniti di contenitori viene assegnato il compito di trasportare certi quantitativi d' acqua: con il tempo diventano sempre più esperti nel dosare i carichi; ma quando con gli stessi strumenti il compito cambia radicalmente, ecco che in una competizione con dei novellini perdono regolarmente;
- La mamma di un ricercatore famoso faceva la sarta e adattava i modelli con tecniche empiriche molto raffinate e di sua invenzione: lo stesso figlio si rompeva la testa per poterle ricostruire logicamente; una volta che il figlio testò le abilità geometriche e topologiche della mammina fu sorpreso da tanata pochezza;
- bisgna conquistare un Forte nemico, ci sono molti fragili ponti intorno ad esso. Come fare? Semplice: basta suddividere la truppa in molte pattuglie poco numerose e attaccare indirizzando ogni pattuglia su un ponte diverso. C' è un tumore inoperabile circondato da tessuti fragili, come programmare la chemio per renderla meno invasiva possibile? Semplice, basta indirizzare deboli dosi attaccando su tutti i fronti. Ebbene, nel corso della stessa lezione agli studenti di medicina, tra le altre cose, fu raccontata la prima parabola. Al termine fu posta invece l' ultima domanda. Scena muta.
- Gli studenti afro-americani con capiscono le frazioni se spiegate con la "torta di mele"; le capiscono invece subito se spiegate con la potato-pie. Bè, qui sono stato un po' sintetico ma vi assicuro che è una storia illuminante.
Dalla lettura del libro si ripassano verità facilmente intuibili: che studiando bisogna verificare spesso quel che si è appreso e bisogna farlo in contesti differenti, che la conoscenza va gerarchizzata intorno a poche "big ideas", che l' insegnante deve innanzitutto conoscere la propria materia; che l' esperto differisce dal novizio perchè sa vedere i problemi prima ancora che risolverli. C' è molto anche sui bambini: con loro è utile fare molte domande retoriche, nascondere e tirar fuori oggetti in continuazione... in fondo tutta roba di buon senso...
Ecco perchè i problemi legati al "trasferimento" della conoscenza colpiscono tanto: sono forse l' unica conclusione decisamente controintuitiva e merita quindi di essere rimuginata.
Chi sa "A" non parte avvantaggiato quando si tratta di conoscere "B". Mmmmmmmm... questo mi detta almeno un paio di considerazioni.
1. Forse chi sa A non parte avvantaggiato allorchè deve intraprendere una nuova conoscenza, ma poichè in genere crede di esserlo, cio' lo rende presuntuoso. In molti casi direi che questa presunzione costituisce addirittura uno svantaggio! D' altronde ai nostri giorni da chi sentiamo sparare le più enormi stronzate?: da intellettuali in gita turistica fuori dal loro seminato. Scienziati che s' improvvisano teologi o artisti che preconizzano scenari politici danno spesso un pessimo spettacolo e svalutano ingiustamente arte e scienza agli occhi del popolo più umile che li ascolta basito improvvisare su materie dove in realtà sono incompetenti.
2. A scuola conosciamo "A" ma poi nella vita ci serve sapere "B". Mi chiedo, in assenza di "trasferimento del sapre", in assenza di quell' arte nota come "imparare ad imparare", qual è l' utilità della scuola? La cosa più logica è pensare che la scuola ci alleni al sacrificio (mentale), esercizio in effetti sempre utile. In un certo senso la scuola è una specie di Venerdì di quaresima; strano, vista la logica affine, che il primo istituto goda di tanta buona stampa mentre il secondo, nella mentalità comune, passa come roba da medioevo.
Meditazione libertaria su "L' Amaca" del 27.3.2011
Incuriosito dal punto 3 sono andato a verificarlo: De Mattei dice che il terremoto Giapponese è una catastrofe, e come tutte le catastrofi coinvolge sia malvagi che innocenti. Essendo voluto da Dio, il credente è tenuto ad interpretarlo come atto benevolo in virtù della teoria leibneziana del male.
Tutto regolare, direi. Ma da come veniva riferita la cosa, senza distinguere catastrofe da castigo, sembrava quasi si dia per assodato che "i giapponesi" avessero colpe particolari oltre a quella che tutti ci eguaglia: il peccato originale. Il che suona a dir poco strano e offensivo.
Probabilmente, secono i criteri di Serra, tra le affermazioni elencate ce n' è una falsa; ma, molto più probabilmente, e stando all' unico approfondimento che ho potuto fare, sono tutte più o meno false o perlomeno riferite in modo fuorviante.
Pazienza, la satira resta godibile, e sappiamo bene che senza un sapiente uso di specchi "deformanti" cio' non sarebbe possibile.
Conoscere la realtà è dura, diffido quando qualcuno mostra di volermi regalare una sapienza pre-confezionata condita non dallo sforzo ma da una risata.
Diffido, ma non perdo l' occasione per farmela, quella risata.
p.s. ascoltiamo comunque le parole esatte di De Mattei:
sabato 26 marzo 2011
Cancro
Vedo all’ entrata che L’ AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) va per la maggiore nelle scelte del cinque per mille.
Ma sono soldi ben investiti?
Mi sono capitati sotto gli occhi i dati della sanità USA che riguardano gli ultimi trent’ anni.
A quanto pare più si spende in cure mediche, più si muore.
Non solo.
I malati di cancro che rinunciano alle cure ritirandosi in ospizio vivono mediamente più a lungo di chi sceglie di sottoporsi ai trattamenti.
Non solo.
Sempre per il cancro, la massiccia diffusione di esami preventivi non sembra avere avuto effetti sui tassi di mortalità.
Cavolo, a questo punto mi piacerebbe saperne di più.
Approfondisci: link
venerdì 25 marzo 2011
Lo sbadiglio del drago
Splendore e angoscia di un uomo-bambino che scelse di vivere all' interno di una ghirlanda.
Antonin Artaud prese a modello l' imperatore pedofilo per mettere a fuoco il suo sogno amorale e per ispirare in modo consono la straripante voglia di infierire sul mondo facendolo a pezzi in modo da stornare il rancore che covava verso di sè e restituire così all' innocente i colpi ricevuti dalla vita. In gioventù leggevo esaltato le agitate pagine su cui il francese riversava il suo balbettio paranoico, anche per questo Eliogabalo è una vecchia conoscenza.
Oggi, più smaliziato e scevro da bollori, leggo invece quelle che alla esangue canaglia dedica ill raffinato Stefan George, tutto teso a sublimare l' arbitrio e la crudeltà in intransigente estetismo.
Per godere della lettura è necessario realizzare un transfert che ci proietti sulle vette di un narcisismo annoiato capace di tutto, intorno alla cima più elevata non scorgiamo che "oggettistica" varia messa lì per titillare i nostri sensi; guidati da un esasperato senso estetico assembliamo con ogni sorta di artifici un nostro mondo che la sovversione di ogni morale renderà incomparabilmente più bello di quello reale; in questo anfratto ci rifugiamo, è la tana del Drago, qui possiamo sagomare materie inanimate come il diaspro, il cristallo, il topazio, l' alabastro, o la trascolorata carne umana dei sudditi adoranti; possiamo poi far implodere il tutto in un' orgia fusionale da cui stillare per spremitura l' anelato "fascino dell' inorganico". Sono tanti e tali le materie che si giustappongono in sequela mentre lo sguardo ruota, che dobbiamo impreziosire il lessico ritoccandolo di continuo per enumerare con dovizia il catalogo merceologico.
Usciti fugacemente all' aria aperta subito si gonfia in noi una coscienza dolorosa che ci appesantisce, che ci dissuade presto dall' agire, che ci fa abortire ogni progetto di rinsavimento, che ci spinge a fuggire una terra sfibrata dal sole in ricerca di ombreggiati sopori lenitivi da far cadere sulle "palpebre ardenti": fuga alla ricerca di una pace assonnata in cui rinserrarsi. E' lo sbadiglio del Drago, e segnala più vanità più che viltà.
Solo l' astio per il prossimo istiga ancora un tumulto vitalistico, una chiamata alla vita che si manifesta in una beffarda dissipazione; le ultime energie se ne vanno mortificando e irridendo crudelmente l' impresentabile plebe. Nelle viscere della volgare marmaglia vorremmo leggere il futuro che ci attende dopo il suicidio. In questo modo sentiamo il bisogno di distrarci dall' oppressione dell' esistenza, così facciamo l' ultimo volo nell' aria calda che ammorba un mondo in cui non vogliamo più mischiare il nostro respiro con quello altrui.
Chiusi nel nostro laboratorio accumuliamo esperimenti stralunati in cerca di quei doni riservati ai pochi. Esempio: la mattanza dei mansueti fanciulli assopiti al termine del sereno e beato connubio omosessuale li sottrae al severo giudizio della società e procura all' eletto una quadruplice gioia: in primo luogo si assapora la solennità biblica di un rito mortifero perpetrato senza emozioni, in secondo luogo solo con l' oltraggio alla purezza infantile ci si avvicina veramente ad essa potendone intrattenere commercio, in terzo luogo si previene con l' omicidio il malcontento di una vita grama, schernita dall' incomprensione e ammorbata dalle rampogne; in quarto luogo conquistiamo il privilegio di assistere allo spettacolo unico del dolore che attanaglia i parenti gelando questi esseri vili ancorati senza scampo ad una morale ordinaria.
Riemersi da questo viaggio al termine della notte ci chiediamo cosa riscatti tanta nefandezza?
Penso alla visione dell' arte come rito religioso e anti-sociale. L' ostentato sprezzo dell' artista per ogni forma di vita pratica. L' illuminata denuncia indiretta dell' arte come antitesi al vivere civile; e uno spirare sotto l' auspicio di poesie finalmente sgravate da ogni opulenza e riconciliate con la semplicità del mondo così come lo intuiamo quando un certo "IO", ovvero il nostro vero nemico, non è lì a guardarlo e a ripensarlo ossessivamente.
La questua trascurata
Aldo Grasso - Prima lezione sulla televisione - Laterza.
Anche qui come altrove la libertà dai monopoli produce il solito effetto: ampliare lo spettro dell' offerta includendo tutti: polenta taragna per gli sdentati emarginati che stanno in fondo e caviale per le élites dalla papilla degustativa sensibilissima.
Mi vengono in mente in treno quei semi analfabeti straccioni che passano il viaggio sfogliando avidamente la stampa gratuita ormai dimentichi di essere saliti per la questua o la rapina. Certi convogli sembrano biblioteche per gli zingari. Ssssst... non disturbare il popolo Rom che legge. Se devo essere sincero è la prima volta che nei loro riguardi ho percepito una qualche forma concreta di "integrazione". Altro che "programmi di recupero".
Mettere le tendine al non-luogo
Fare i baristi è un' arte che come tutte le arti non si puo' raccontare.
Ci sono pianisti che non capiscono mai quando hai voglia di ascoltarli, in questi malaugurati casi chi vuole cambiare spacciatore di note puo' rivolgersi alla discrezione mista a cordialità che sprigiona senza sforzo Angelica Sanchez.
Mi piace il suo modesto discorso, racconta storie che si fanno ascoltare fino in fondo, cio' che inizia in un modo lo finirà altrimenti... e vale la pena seguirla; i colpi di scena, disseminati ovunque, più che petardi col botto, si presentano come piacevoli ed educate sorprese.
Ti accoglie restando in posizione fetale, sembra dapprima trascurare la tua presenza concentrata solo sul suo minuscolo mondo in bianco e nero fatto di tasti da pigiare, ma in realtà basta poco perchè ti prenda a braccetto portandoti via per un viaggio che inauguri con un tzk ma che terminerai con l' accorato racconto delle cose che hai "visto".
Suona per essere ascoltata, mai importuna, sa stare al suo posto, sa fare un passo indietro, sa capire se ti stai annoiando per riproporsi in modo variato, sa raccontare, sa ascoltare e ascoltarsi, sa essere imperturbabile senza essere fredda, sa tenere le distanze con un ammicamento, sa darti retta mentre fa altro, sa mettere le tendine al non-luogo, sa guardare di sottecchi mentre ricama una melodia; sa sorriderti di spalle, come certi baristi quando ti preparano il caffè; sa rumoreggiare quietamente, come una persona cara che è di là a fare qualcosa appagata dal suo indaffaramento. Sa suggerirti quella parola che cercavi e sa stupirsi ammirata mentre la dici pensando di averne il copyright.
Insomma, nessuna grande pretesa artistica, sa solo farci stare un po' meglio al mondo costruendo intorno a noi una Casinha Pequenina proprio quando siamo lontani da casa.
Il barista è fondamentale per la nostra qualità della vita, e questo disco un po' lo fa capire.
link
Genealogia: Carla Bley, Eric Dolphy, Erik Satie. Muhual Richard Abrhams.
Angelica Sanchez (piano - toy piano) - A little house - clean feed
I guanti inventati appositamente per pianisti mutanti dalla fantasia sfrenata...
http://www.goear.com/playlist.php?v=20a9ff1
giovedì 24 marzo 2011
Il paradosso del controllore che sa controllare solo se stesso
http://www.francodebenedetti.it/le-centrali-nucleari-tra-pubblico-e-privato/
Falce e carrello
Che tipo è il Caprotti. Un tipo cattivo, cattivissimo. Come Montanelli. Un mostro che, osservato oggi dismettendo l' occhiale ideologico, risulta però una normalissima persona di buon senso dotato di carattere.
Ma anche lui ci tiene a dire chi era: era un imprenditore. Cattivo, buono, ognuno giudichi. Purchè lo si consideri un imprenditore.
Ci tiene molto perchè non è disposto a riconoscere la stessa qualifica ai suoi avversari: le Coop. Una struttura legata a doppio filo con la politica in un flusso interminabile di favori reciproci. D' altronde, sono o non sono il più colossale conflitto d' interesse dell' Italia post bellica? Gli altri conflitti, al confronto, impallidiscono.
I caratteri tipografici del testo sono cubitali, evidentemente il Caprotti ci tiene a farsi leggere dalla massaia che serve da mezzo secolo. Il capitolo più bello racconta del 68, il lato ridicolo del movimento, oggi chiaro a tutti, allora aveva pochi ammiratori. Ma è bello anche quando fa nomi e cognomi.
Come quello di Mario Zucchelli. Una vita dentro e fuori dal municipio di Modena. Quando c' è da comprare uno scampolo di terreno per bloccare i progetti altrui basta una telefonatina al sindaco di Vignola e il gioco è fatto.
Come Pierluigi Stefanini, sempre in buoni rapporti con la Sovraintendenza delle Belle Arti. Esselunga cerca di costruire a Casalecchio di Reno? Ed ecco il ritrovamento di preziosi reperti che blocca tutto per decenni. Disperati si decide a vendere alla illogica offerta della Coop. Naturalmente tutto si sblocca nel giro di qualche mese ed ecco il monopolio.
Poi c' è Turiddo Campanini, il ras di Firenze. Qui nel 61 Esselunga è la prima a sbarcare grazie alle licenze concesse da un Prefetto poi rimosso. Comincia il fuoco di sbarramento già inaugurato da La Pira (sembra che i supermarket tolgano l' anima). Al momento di cambiare sede la pratica s' incaglia in Comune per lungaggini burocratiche. Il venditore dei terreni rinuncia. Dopo 15 gg compra Coop (che non toglie l' anima). Dopo un mese la pratica è sbloccata, si puo' partire con i lavori.
Bruno Cordazzo è l' uomo coop in Liguria. La sua mano sui piani regolatori di genova ha garantito il monopolio alle coop. Tutti i tentativi di "entrare" sono stati frustrati.
Si prosegue con Aldo Soldi ed altri ancora tutta gente che preferisce frequentare i palazzi piuttosto che i loro negozi. Su fino a Romano Prodi il quale ha auspicato in un Porta a Porta la vendita di Esselunga alla Coop. Il vecchio leone 82enne si è incazzato e da lì è nato il libro.
Lasciamo perdere il noioso capitolo sul regime privilegiato delle coop in tema fiscale, contributivo e finanziario. Un regalino della politica sempre ben accetto.
Il volume 8carissimo) è impreziosito dalla prefazione dell' anconetano geminiello Alvi, economista-letterato del Corriere della Sera. Ci racconta l' uomo e la sua avventura. Allega tabelle a riprova che i Supermercati Esselunga sono i più efficienti per metro quadro, hanno i prezzi medi notevolmente più bassi, e poi conclude notando come i prezzi delle Coop nelle città dove è presente Esselunga siano molto più bassi rispetto a dove esiste un monopolio.
Personalmente ne vorrei tanti di Caprotti. Quando i concorrenti litigano rivendicando per sè il primato, sono io (consumatore) a godere, e Caprotti è un tipo fumino. Magari ce ne fosse uno nelle assicurazioni o nelle banche.
A proposito di cassiere. Il libro è riccamente corredato da materiali eterocliti, foto d' altri tempi, tabelle, riproduzione di corrispondenza e atti notarili. Non manca la foto che illustra, all' apertura del primo supermercato italiano (viale Regina Giovanna, a Milano), la prima cassiera che inizia la sua infinita sommatoria sotto l' occhio vigile del Caprotti (Alvi: "...ed eccolo trentaduenne Caprotti, inorgoglito, con gli occhi resi ancor più appuntiti dalla precoce stempiature, guarda una cassiera fare bene il suo lavoro digitante") e il vecchio Crespi (socio) più consorte con veletta. Lei, la cassiera, purtroppo è di spalle, "fa bene il suo lavoro" e non sembra malaccio.
La regola aurea
Sarebbe un peccato, allora, incontrarsi senza riconoscersi, vale la pena di testare chi hai di fronte.
Ma esiste qualcosa di simile allo scanner all' aereporto?, all' esame del sangue?, qualche procedura che si concluda con esiti chiari: positivo? Si accomodi a destra. Negativo? A sinistra, prego.
Ognuno elabora i suoi strumenti, io, per bollare il mio interlocutore, cerco di portare il discorso sulle armi da fuoco. Come ci si posiziona in merito? Su questo tema cruciale si simpatizza o si avversano le soluzioni proibizioniste?
La filosofia del liberale è chiara e puo' essere compressa in due parole: liberty first. Detto meno sinteticamente: quando mancano solide prove che la libertà di Tizio nuoccia ai suoi vicini, allora... "liberty first".
Il porto d' armi offre proprio un caso paradigmatico: l' evidenza (ormai ne esiste una montagna) sembra stabilizzata nel segnalare un certo beneficio sociale del libero porto d' armi. Niente di che, non mi meraviglio che taluno contesti questa poco solida correlazione; a dir la verità non mi interessa nemmeno visto che quel che sicuramente non si riesce a provare, per quanto si vogliano torturare i numeri, è l' esistenza di un chiaro danno.
Insomma, un caso di scuola a cui applicare il precetto "liberty first". Non così per la mentalità totalitaria, in quel caso: "safe-first" e conseguente conculcamento dei diritti - anche dei più elementari - in nome dlla sicurezza.
In merito metto qui il link ad un devastante saggio di Mike Huemer, qualcosa che sembra davvero assomigliare all' ultima parola sull' argomento, se mai se ne possa immaginare una.
Forse la lettura è un po' impegnativa ma c' è tutto, sia sull' argomento specifico delle armi, sia su quello allargato all' ideologia.
Le grandi questioni che si trova ad affrontare l' umanità - abbiamo appena discusso del nucleare - portano l' analista onesto a dire che "le cose sono complesse", da cui deriva il conseguente "liberty first".
Nella discussione pubblica il liberale ha dunque una strategia spesso vincente a disposizione: brandire gli strumenti più avanzati dell' economia per dimostrare che le cose sono più complesse di come appaiono, dopodichè puo' concludere con il suo dogma: liberty first. Se la discussione fosse una partita di calcio direi che il liberale, avendo a disposizione due risultati su tre, è chiamato a sfruttare tale vantaggio.
Ho parlato di economia non a caso: l' economia è quella disciplina che si occupa delle scelte tenendo conto dell' ambiente ("eco"), ovvero di tutto cio' che ci circonda. E' chiaro allora che le scelte economiche più interessanti siano quasi sempre complesse offrendo così terreno favorevole alla soluzione liberale.