Two Dark Side Statistics Papers | Slate Star Codex:
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giovedì 18 settembre 2014
Statistiche, il punto
Quando leggi una statistica sul giornale, ricorda:
- Ricorda che con le statistiche non si formano le opinioni ma, al limine, si aggiornano le opinioni che uno ha già a priori.
- Quando la materia è particolarmente complessa, inutile e dannoso per il profano perder tempo a leggere il singolo studio, meglio considerare solo gli articoli che fanno una rivista della letteratura esistente in materia (meta-studi).
- Specificazioni. Considera le variabili rilevanti dello studio e verifica se le proxy utilizzate sono adeguate.
- Replicabilità. Pensa sempre a bayes, solo lui ci dice realmente cos' è una probabilità. Spesso gli studi vengono presentati in termini di probabilità ma ci si dimentica che vanno pesati anche dalla probabilità di poter essere replicati (il che diminuisce di molto la forza della cosiddetta "significatività statistica").
- Non fidarsi mai di studi fatti su singole relazioni; molto meglio gli studiosi che presentano un modello affidabile e testano più relazioni contemporaneamente.
- Tipico trucco: provarci con una marea di proxy del fenomeno che si studia e riportare solo quelle con significatività statistica.
- Tipico trucco: scegliere artificiosamente quando terminare l' esperimento.
- Molti studi, per esempio quelli sui bambini, richiedono impegnativi follow up, non fidarti se mancano.
- Tipico trucco: scegliere bene i denominatori. Esempio tipico è la % di successo nella cura delle dipendenze: la gran parte dei fallimenti si registrano prestissimo con una rinuncia già ai primi stadi ma molti studi cominciano le misurazioni molto dopo.
- Tipico trucco: dividere la popolazione in tanti piccoli gruppi, almeno su uno si riscontreranno, per puro caso, effetti significativi del trattamento (il cosiddetto "effetto della donna ispanica alta grassa e bassa").
- ricordati che la significatività di uno studio indica in termini probabilistici che esiste una relazione tra le variabili considerate e non che esiste la relazione individuata dallo studio.
- Dove le variabili in campo sono troppe non fidarti di studi che non fanno uso del random trial o di altri sistemi affidabili di controllo per ricampionare i dati.
- i titoli sono quasi sempre svianti
- spesso ci sono conflitti d' interesse (quelli ideologici pesano anche di più di quelli materiali)
- chiediti: il campione è adeguato?
- chiediti: i gruppi confrontati sono "ciechi" (effetto placebo)
- esiste un pubblication bias (si pubblicano solo risultati "interessanti"). Esistono funzioni per normalizzare questo errore.
- spesso alle ricerche si allegano speculazioni molto opinabili che lo studio non giustifica.
- ricorda sempre di ragionare in termini di curva di Bell: se una statistica dice che gli uomini sono migliori delle donne a fare X cio' non toglie che molte donne sanno fare X molto meglio di molti uomini.
- dopo tutti questi allarmi molti saranno tentati dal pessimismo: lasciamo perdere i numeri e rivolgiamoci ad altro. Errore! La statistica resta importante:2) in difesa delle piccole probabilità: basta una differenza infinitesimale per incidere sulle scelte razionali
- nell' ambito delle scienze umane i saggi più convincenti che ho letto mescolavano abilmente introspezione, senso comune, esperienza personale, statistiche e storia. La statistica non veniva mai schifata; anzi, aveva un posto d' onore. Un esempio?: A Monetary History of the United States, 1867–1960
- ' R = relazioni vere / relazioni possibili. Ogni oggetto di studio ha un suo R, quanto più questo valore è elevato tanto più probabile che le conclusioni raggiunte negli studi saranno false. Si chiama "indice di comparabilità" e rappresenta un modo di far entrare in scena Bayes, infatti l' indice di comparabilità di un settore di ricerca rappresenta la probabilità a priori che la relazione da testare sia vera (sul punto vedi il lavoro di John P. Ioannidis).
Contro Kant
Il principale responsabile dello scetticismo moderno è Kant, il filosofo che con le sue "critiche" dimostrò i limiti della nostra ragione.
Secondo lui la nostra ragione puo' conoscere ben poco.
Senonché, nel frattempo, qualcosa è successo anche in campo filosofico.
Innanzitutto cio' che Kant dava per assodato non è più tale: la differenza tra conoscenza e credenza.
Per dire che "la ragione non puo' conoscere questo e quello" bisogna avere un' idea precisa di quel che intendiamo per "conoscere".
Dopo Edmund Gettier le cose si sono un po' confuse e nemmeno una credenza vera e giustificata puo' chiamarsi "conoscenza".
In secondo luogo Kant intendeva dimostrare che noi non possiamo conoscere le cose inosservabili (per esempio le cose di estensione infinita).
Kant aveva un grande rispetto delle scienze fisiche, e forse traeva proprio da questo rispetto il principio di cui sopra.
Sarebbe rimasto sorpreso se solo avesse vissuto abbastanza per scoprire che le scienze naturali oggi formulano molte teorie intorno a eventi e cose non osservabili perché troppo piccole o troppo grandi o troppo vecchie.
D' altronde non fanno che uniformarsi al senso comune: noi tutti cerchiamo di "conoscere" cio' che non possiamo osservare basandoci sugli effetti che possiamo osservare. L' apparenza, in assenza di prova contraria, domina sull' ipotesi dell' illusione, e quando si presentano le prove contrarie si affrontano e si valutano. Insomma ci si inserisce in un processo facendo della conoscenza qualcosa di coerente con la critica di Gettier.
Se poi si vuole dire che Kant parlando di "osservabile" si riferisse a cose "logicamente osservabili", allora possiamo tirare un sospiro di sollievo, lo scetticismo non risulterebbe poi così giustificato. Ogni immaginazione è logicamente osservabile, basta che non violi i principi della logica, appunto.
E' tempo di superare le critiche di Kant alla metafisica, ce lo dice il senso comune, ce lo dice lo sviluppo delle scienze naturali, ce lo dice la filosofia contemporanea.
Secondo lui la nostra ragione puo' conoscere ben poco.
Senonché, nel frattempo, qualcosa è successo anche in campo filosofico.
Innanzitutto cio' che Kant dava per assodato non è più tale: la differenza tra conoscenza e credenza.
Per dire che "la ragione non puo' conoscere questo e quello" bisogna avere un' idea precisa di quel che intendiamo per "conoscere".
Dopo Edmund Gettier le cose si sono un po' confuse e nemmeno una credenza vera e giustificata puo' chiamarsi "conoscenza".
In secondo luogo Kant intendeva dimostrare che noi non possiamo conoscere le cose inosservabili (per esempio le cose di estensione infinita).
Kant aveva un grande rispetto delle scienze fisiche, e forse traeva proprio da questo rispetto il principio di cui sopra.
Sarebbe rimasto sorpreso se solo avesse vissuto abbastanza per scoprire che le scienze naturali oggi formulano molte teorie intorno a eventi e cose non osservabili perché troppo piccole o troppo grandi o troppo vecchie.
D' altronde non fanno che uniformarsi al senso comune: noi tutti cerchiamo di "conoscere" cio' che non possiamo osservare basandoci sugli effetti che possiamo osservare. L' apparenza, in assenza di prova contraria, domina sull' ipotesi dell' illusione, e quando si presentano le prove contrarie si affrontano e si valutano. Insomma ci si inserisce in un processo facendo della conoscenza qualcosa di coerente con la critica di Gettier.
Se poi si vuole dire che Kant parlando di "osservabile" si riferisse a cose "logicamente osservabili", allora possiamo tirare un sospiro di sollievo, lo scetticismo non risulterebbe poi così giustificato. Ogni immaginazione è logicamente osservabile, basta che non violi i principi della logica, appunto.
E' tempo di superare le critiche di Kant alla metafisica, ce lo dice il senso comune, ce lo dice lo sviluppo delle scienze naturali, ce lo dice la filosofia contemporanea.
mercoledì 17 settembre 2014
Un po' complicato (per me) ma molto interessante.
Vorrei solo aggiungere una considerazione: non saprei francamente se Popper sia ancora significativo una volta che ci collochiamo sulla frontiera dell' epistemologia contemporanea. I primi a demolirlo sono stati proprio i suoi allievi popperiani (da Lakatos a Feyerabend: 1) la falsificazione - esperimento cruciale - è un mito 2) l' irrealismo delle ipotesi è un mito.
Da allora non si è più riavuto.
Se devo allora individuare oggi un patrono riconosciuto della metodologia scientifica farei il nome di un Reverendo: Thomas Bayes.
La conoscenza scientifica (in senso moderno) del mondo è probabilistica.
Chi "cerca" è in fondo come uno scommettitore (bayesiano) che punta su un' ipotesi più sensata.
Per il bayesiano l' induzione conta, altroché: ogni evento aggiorna le sue probabilità.
Il bayesiano rivaluta l' introspezione: la probabilità a priori (concetto per lui fondamentale) in fondo è sempre soggettiva.
Il bayesiano sa spiegare i disaccordi frequenti: i punti di partenza possono essere diversi.
Il bayesiano ha una prospettiva di concordia: gli eventi aggiornano le probabilità di ciascuno in senso convergente se si agisce in modo onesto.
Il bayesiano cerca di distinguersi dal relativista/nichilista: sebbene il suo metodo non gli regali verità definitive, gli promette un "viaggio verso...". Un viaggio contorto, pieno di dietrofront e di accelerazioni, ma pur sempre un "viaggio verso...". La direzione è cruciale.
Il bayesiano è interessato ai fatti e alle essenze?
Qui casca l' asino, forse non arriva a tanto.
Ma il bayesiano è anche un uomo e in quanto uomo puo' completare il suo metodo. Del resto, la sua impostazione è facilmente integrabile; si coniuga bene, per esempio, col principio di credulità: le cose stanno (realmente) come appaiono (fino a prova contraria).
Conclusione: la dicotomia certezza/nichilismo forse non esaurisce il campo. Forse esiste il ponte delle probabilità bayesiane, un ponte che in ambito di ricerca religiosa va poi colmato con la fede pura, una barca che ci fa compiere l' ultimo tratto della attraversata.
Un po' come lo scommettitore: calcola, scommette nel modo più sensato possibile ma poi ci crede anche col cuore e spera.
A me basta, lo ammetto. Nessuna consolazione da certezze dedotte da verità atemporali ma anche il vantaggio di poter sentirsi immersi nel proprio tempo.
Vorrei solo aggiungere una considerazione: non saprei francamente se Popper sia ancora significativo una volta che ci collochiamo sulla frontiera dell' epistemologia contemporanea. I primi a demolirlo sono stati proprio i suoi allievi popperiani (da Lakatos a Feyerabend: 1) la falsificazione - esperimento cruciale - è un mito 2) l' irrealismo delle ipotesi è un mito.
Da allora non si è più riavuto.
Se devo allora individuare oggi un patrono riconosciuto della metodologia scientifica farei il nome di un Reverendo: Thomas Bayes.
La conoscenza scientifica (in senso moderno) del mondo è probabilistica.
Chi "cerca" è in fondo come uno scommettitore (bayesiano) che punta su un' ipotesi più sensata.
Per il bayesiano l' induzione conta, altroché: ogni evento aggiorna le sue probabilità.
Il bayesiano rivaluta l' introspezione: la probabilità a priori (concetto per lui fondamentale) in fondo è sempre soggettiva.
Il bayesiano sa spiegare i disaccordi frequenti: i punti di partenza possono essere diversi.
Il bayesiano ha una prospettiva di concordia: gli eventi aggiornano le probabilità di ciascuno in senso convergente se si agisce in modo onesto.
Il bayesiano cerca di distinguersi dal relativista/nichilista: sebbene il suo metodo non gli regali verità definitive, gli promette un "viaggio verso...". Un viaggio contorto, pieno di dietrofront e di accelerazioni, ma pur sempre un "viaggio verso...". La direzione è cruciale.
Il bayesiano è interessato ai fatti e alle essenze?
Qui casca l' asino, forse non arriva a tanto.
Ma il bayesiano è anche un uomo e in quanto uomo puo' completare il suo metodo. Del resto, la sua impostazione è facilmente integrabile; si coniuga bene, per esempio, col principio di credulità: le cose stanno (realmente) come appaiono (fino a prova contraria).
Conclusione: la dicotomia certezza/nichilismo forse non esaurisce il campo. Forse esiste il ponte delle probabilità bayesiane, un ponte che in ambito di ricerca religiosa va poi colmato con la fede pura, una barca che ci fa compiere l' ultimo tratto della attraversata.
Un po' come lo scommettitore: calcola, scommette nel modo più sensato possibile ma poi ci crede anche col cuore e spera.
A me basta, lo ammetto. Nessuna consolazione da certezze dedotte da verità atemporali ma anche il vantaggio di poter sentirsi immersi nel proprio tempo.
Quel vizietto di correggere i comportamenti razionali
Perché in alcune professioni le donne sono meno rappresentate?
Ci sono molte ipotesi ma qui me ne interessa una una che vedo trattata: assumendo una donna l' imprenditore incorre nel rischio maternità.
Non stereotipi, non pregiudizi ma uno svantaggio oggettivo che penalizzerebbe le donne sul mercato del lavoro.
E chi puo' negare che non sia così?
Faccio solo notare che in un caso del genere tutti gli attori coinvolti si comportano razionalmente, e a farne le spese sono le donne.
Personalmente sono restio a correggere dei comportamenti razionali, eppure, sempre qui sopra, sono state avanzate delle proposte degne di considerazione.
Una spicca tra tutte: rendiamo la paternità obbligatoria, oppure paghiamola di più della maternità in modo che sia più conveniente. I piatti della bilancia si riequilibreranno.
Detta così è un po' contorta. Cerco di ridurla senza intaccare in alcun modo la sostanza: sussidiamo l' assunzione di donne.
In altri termini: le donne sul mercato del lavoro hanno uno svantaggio oggettivo (rischiano di stare a casa in maternità), facciamo gravare questo svantaggio su terzi (il sussidiante) e il problema si attenua.
Certo, l' allocazione lavorativa si sposta in favore delle donne, ma produce anche delle inefficienze non trascurabili. La logica di fondo infatti è piuttosto opinabile: se un soggetto è svantaggiato per compiere un verto lavoro, allora sussidiamone l' assunzione.
La soluzione forse ha una sua correttezza politica ma non è priva di costi. Lo illustro meglio avvalendomi di due analogie.
Immaginiamo che in un lontano futuro il pianeta terra ospiti, oltre ai terrestri, anche una certa popolazione marziana con abilità in tutto simili a quelle dell' uomo, se non che il nostro marziano deve dedicare tre giorni a settimana ad un irrinunciabile riposo. Sul mercato del lavoro i nostri amici marziani riscontrano qualche problema, cosicché si viene loro incontro sussidiando pesantemente le assunzioni. Siccome "ogni umo ha il suo prezzo" si trova una cifra per far lavorare i "dormiglioni".
Bene, e se i giorni di assoluto riposo diventassero 4? Che si fa, si adegua il sussidio o si discrimina?
No! Una volta accettata una certa logica, coerenza vuole che si prosegua su quella strada.
E se diventassero 5? Idem come sopra. E se diventassero 6?
Vabbé, non vado avanti.
Il fatto è che fingere di essere tutti degli svantaggiati per non discriminare lo svantaggiato presenta qualche problema, in effetti.
Ma si potrebbe andare oltre e sfiorare il paradosso.
Ammettiamo che Giovanni, per quanto ce l' abbia messa tutta, abbia conseguito una laurea con voti scadenti mentre Giuseppe, un autentico talento, si sia laureato nella stessa facoltà a pieni voti e a mani basse.
Se un datore di lavoro si mostrasse più interessato ad assumere Giuseppe, Giovanni potrebbe opinare: non è giusto, io sono meno dotato di Giuseppe e quindi parto da una condizione di oggettivo svantaggio.
Qualcuno potrebbe dire: ma qui si tratta di condizioni inerenti alle mere capacità.
Ma c' è davvero differenza tra gli "svantaggi" considerati?
Una cosa è certa: non c' è differenza in termini di produttività, e questi sono gli unici termini che interessano un datore di lavoro razionale.
Con la stessa logica applicata precedentemente noi, per aiutare chi all' università si è sempre impegnato pur conseguendo scarsi risultati, dovremmo procedere a sussidiare la loro assunzione.
Perché discriminare chi nella lotteria dei talenti è stato sfortunato?
Le analogie che ho proposto sono paradossali ma servono forse a capire che la logica di correggere dei comportamenti razionali ha derive perverse.
Ci sono molte ipotesi ma qui me ne interessa una una che vedo trattata: assumendo una donna l' imprenditore incorre nel rischio maternità.
Non stereotipi, non pregiudizi ma uno svantaggio oggettivo che penalizzerebbe le donne sul mercato del lavoro.
E chi puo' negare che non sia così?
Faccio solo notare che in un caso del genere tutti gli attori coinvolti si comportano razionalmente, e a farne le spese sono le donne.
Personalmente sono restio a correggere dei comportamenti razionali, eppure, sempre qui sopra, sono state avanzate delle proposte degne di considerazione.
Una spicca tra tutte: rendiamo la paternità obbligatoria, oppure paghiamola di più della maternità in modo che sia più conveniente. I piatti della bilancia si riequilibreranno.
Detta così è un po' contorta. Cerco di ridurla senza intaccare in alcun modo la sostanza: sussidiamo l' assunzione di donne.
In altri termini: le donne sul mercato del lavoro hanno uno svantaggio oggettivo (rischiano di stare a casa in maternità), facciamo gravare questo svantaggio su terzi (il sussidiante) e il problema si attenua.
Certo, l' allocazione lavorativa si sposta in favore delle donne, ma produce anche delle inefficienze non trascurabili. La logica di fondo infatti è piuttosto opinabile: se un soggetto è svantaggiato per compiere un verto lavoro, allora sussidiamone l' assunzione.
La soluzione forse ha una sua correttezza politica ma non è priva di costi. Lo illustro meglio avvalendomi di due analogie.
Immaginiamo che in un lontano futuro il pianeta terra ospiti, oltre ai terrestri, anche una certa popolazione marziana con abilità in tutto simili a quelle dell' uomo, se non che il nostro marziano deve dedicare tre giorni a settimana ad un irrinunciabile riposo. Sul mercato del lavoro i nostri amici marziani riscontrano qualche problema, cosicché si viene loro incontro sussidiando pesantemente le assunzioni. Siccome "ogni umo ha il suo prezzo" si trova una cifra per far lavorare i "dormiglioni".
Bene, e se i giorni di assoluto riposo diventassero 4? Che si fa, si adegua il sussidio o si discrimina?
No! Una volta accettata una certa logica, coerenza vuole che si prosegua su quella strada.
E se diventassero 5? Idem come sopra. E se diventassero 6?
Vabbé, non vado avanti.
Il fatto è che fingere di essere tutti degli svantaggiati per non discriminare lo svantaggiato presenta qualche problema, in effetti.
Ma si potrebbe andare oltre e sfiorare il paradosso.
Ammettiamo che Giovanni, per quanto ce l' abbia messa tutta, abbia conseguito una laurea con voti scadenti mentre Giuseppe, un autentico talento, si sia laureato nella stessa facoltà a pieni voti e a mani basse.
Se un datore di lavoro si mostrasse più interessato ad assumere Giuseppe, Giovanni potrebbe opinare: non è giusto, io sono meno dotato di Giuseppe e quindi parto da una condizione di oggettivo svantaggio.
Qualcuno potrebbe dire: ma qui si tratta di condizioni inerenti alle mere capacità.
Ma c' è davvero differenza tra gli "svantaggi" considerati?
Una cosa è certa: non c' è differenza in termini di produttività, e questi sono gli unici termini che interessano un datore di lavoro razionale.
Con la stessa logica applicata precedentemente noi, per aiutare chi all' università si è sempre impegnato pur conseguendo scarsi risultati, dovremmo procedere a sussidiare la loro assunzione.
Perché discriminare chi nella lotteria dei talenti è stato sfortunato?
Le analogie che ho proposto sono paradossali ma servono forse a capire che la logica di correggere dei comportamenti razionali ha derive perverse.
Why Philosophers Should Stay Out of Politics
Why Philosophers Should Stay Out of Politics | Bleeding Heart Libertarians:
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Chi studia la politica non dovrebbe parteggiare. Motivo?: distorsioni cognitive.
Referenze: Kahneman’s book Thinking Fast and Slow and Jonathan Haidt’s The Righteous Mind.
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Chi studia la politica non dovrebbe parteggiare. Motivo?: distorsioni cognitive.
Referenze: Kahneman’s book Thinking Fast and Slow and Jonathan Haidt’s The Righteous Mind.
martedì 16 settembre 2014
E vissero felici e contenti
Concetti chiave:
- todd buchholz. Futuro (speranza) e Controllo, ecco i due elementi costitutivi della felicità. Felicità è voglia di vivere, di fare, di progettare, di intraprendere, di realizzare di dimostrare agli altri e a se stessi. La felicità guarda al futuro perché è visione e progetto. La felicità è controllo perché noi dobbiamo essere protagonisti. Denaro e beni materiali non fanno la felicità ma sono strumenti per avere segnali utili a noi e agli altri: il successo è una forma di riconoscimento che ci rende felici nell'atto di realizzarlo attraverso un percorso di cui siamo protagonisti avendone il controllo. In questo senso il capitalismo è un mondo ritagliato sulla natura umana.
- ha una componente biologica che spesso sottovalutiamo.
- esiste un adattamento edonico che annulla presto il terreno guadagnato
- è più legata all’ invidia che all’ egoismo
- non siamo dei buoni predittori effettivi, affidiamoci di più all’ imitazione imparando da chi oggi è felice dopo essere passato per la nostra stessa strada.
- esistono alcune fonti di felicità permanente: un miglioramento estetico, per esempio; così come esistono fonti d’ infelicità permanente: stress (pendolarismo, rumore).
- fonte di infelicità permanente: piccoli disturbi continui (un costante rumore di fondo, il pendolarismo...). Esempio di scelta edonica sbagliata: farsi la villa in campagna. La felicità della casa bella e spaziosa è destinata a spegersi, l' infelicità del pendolarismo a persistere.
- cerchiamoci un’ “impegno vitale” sfruttando la segmentazione. un campo in cui stabilire relazioni, gratificazione, riconoscimento; relazione, religiosità, spiritualità hanno il vantaggio di essere beni inesauribili, che privilegiano il viaggio sulla meta. Morale: è sui valori che si costruisce la felicità.
- sentirsi protagonisti è importante, la scelta personale deve avere un ruolo centrale;
- dietro una grande felicità c' è quasi sempre un grande sacrificio: prima ancora che per produrre qualcosa di bello, serve per "appropriarsi" di cio' che di bello ci capita.
- coltivare il desiderio: l' atto di conquista ci rende felici e un buon equilibrio tra produzione di desideri plausibili e avanzamento nella conquista è ricetta per la felicità.
- il desiderio innesca la speranza;
- convivere coi propri limiti.
- guardatevi da chi dice: relazionatevi, collaborate. La ricetta consiste in consigli che indichino gli strumenti per riuscirvi e non in affermazioni che indichino la meta (in sè abbastanza ovvia);
- avere amicizie strette anche se circoscritte, persone con cui stare come se foste soli;
- fate l' esame di coscienza, interrogate la vostra anima;
- ricordate che i soldi hanno un legame, per quanto lasco, con la felicita, specie se la società è diseguale. Ormai la cosa è abbastanza assodata: non disdegnateli con atteggiamenti ipocriti o peggio ancora ideologici;
- il successo e il riconoscimento contano comunque più dei soldi
- la religione, la fede e la cultura contano parecchio
- la spesa governativa non ci rende felici: ci umilia schiacciandoci in una dipendenza
- donare al prossimo è una strategia quasi sicura per essere felici
- la diseguaglianza non sembra connettersi alla felicità poiché la speranza nella mobilità sociale sopperisce.
- il lavoro è una fonte di felicità notevole, difficile che un lavoratore si dichiari infelice
- il capitalismo è l' opzione ideale, lì successo e speranza sono possibili, altrove anche i fattori positivi come la redistribuzione non incide sulla felicità, anzi, considerando l' importanza del dono e il fatto che la spesa governativa spiazza le donazioni, rischia di diminuirla seriamente
- alcune opposizioni in cui il primo termine è da preferire: fede vs materialismo; libertà vs paternalismo; dignità vs dipendenza; opportunità vs diseguaglianza; lavoro vs tempo libero; enerosità vs. egoismo; identità vs. anonimia; famiglia vs atomismo; prestigio vs. soldi.
- la felicità non è tutto: esiste anche la gioia (letizia) (realizzazione, soddisfazione di una vita ben vissuta). La gioi a è il premio per un sacrificio, la felicità è un piacere che puo' avere qualsiasi origine. La letizia puo' convivere anche con il dolore, la felicità no: ci sono funerali in cui siamo addolorati ma proviamo anche una sensazione positiva perché il defunto è un soggetto che ha speso bene la sua vita e ha fatto una buona morte. Anche lo sport fornisce esempi: dopo alcune sconfitte ti senti comunque in pace con te stesso per avere dato tutto, è una pace che rasenta la gioia. (vedi Tim O'Connor su BQO)
- pensa all' esperienza di avere dei figli: la felicità è concentrata mentre l' infelicità è diffusa, difficile fare un confronto quantitativo.
- Ecco su cosa punta Charles Murray:
- Fare un buon matrimonio è la cosa più importante. L'ottimo: sposarsi presto con l'uomo giusto. 25/27 è troppo presto?…
- Gli sposi tardivi sono più strutturati ma sono anche soli..
- Matrimonio merger e matrimonio start up. Nel secondo si vivono insieme alcuni snodi decisivi della ns vita e si cementa la relazione anche attraverso una memoria comune. I merger nn avranno mai quella simbiosi...
- Sposa chi ha i tuoi gusti. Oggi vale più di ieri xchè oggi si è complementari nel consumo più che nella produzione...
- Ti piacciono i suoi amici? Il suo umorismo? la sua etica? No? Lascia xdere. Puntualità ordine e prudenza sono elementi essenziali su cui trovare un accordo. Ti controlla? È intollerante? Mollalo.
- Quello che vedi è quello che avrai: improb. cambiare una xsona...
- Il matrimonio ideale? Quello tra i migliori amici che si desiderano sessualmente.
- Guardarsi dalle passioni totalizzante. Interessi fuori dalla coppia sono i benvenuti...
- Sposarsi vale sempre la pena: i rischi sono nulla rispetto ai potenziali guadagni...
- Essere ambiziosi è una virtù. Ancora + virtuoso è sapersi rassegnare alla fama che nn arriva x puntare al meglio sulle strade alternative che portano alla felicità. Esistono!...
- La religione rende felici. Convertirsi nn è facile ma anche solo prenderla sul serio è benefico...
- Due mosse x prenderla sul serio: leggi libri di cosmologia e frequenta xsone religiose. Non aspettare la tua Damasco ma impegnati intellettualmente: convertirsi è come laurearsi quanto a sforzo intellettuale...
- Vivere a fondo le proprie esperienze: si scoprirà quanto sugo c'è nel banale. Nell'eterno ritorno Bill Murray è condannato a rivivere continuamente lo stesso giorno fastidioso che avrebbe tanto voluto evitare finchè nn diventa il più bel giorno della sua vita. Il giorno è sempre lo stesso ma lui ha imparato a viverlo diversamente. Una grande favola morale!
continua - Gross National Happiness: Why Happiness Matters for America - And How We Can Get More of It - Arthur C. Brooks
- Religione e felicità: il legame è robusto...
- Il legame cessa se il dio in cui si crede è vendicativo...
- Il nesso? difficile stabilirlo. Certo che l'appartenere ad una comunità religiosa conta parecchio...
- Anche la soddisfazione per la propria condizione economica è favorita dalla fede...
- Le comunità praticante è mediamente superiore anche dal punto di vista della prosperità economica....
- I tuoi vicini vanno a messa? Le tue chance di prosperità aumentano
Xxxx- Soldi e felicità. Il legame esiste ma è lasco
- altri fattori + importanti: fede e cultura
- adattamento edonico: vale in entrambi i sensi
- nn ci adattiamo ai piccoli e continui cambiamenti. l'esempio del pendolarismo
- è il successo e lo status che ci rendono felici. anche solo lo status relativo
- la spesa gov. nn ci rende felici: infonde un senso di dipendenza
- l insucceso e l indifferenza dannegiano la felicità: vale la pena di optare x il capitalismo dove il successo e la speranza sono possibili
Xxc- la diseguaglianza nn sembra legata alla felicità, specie dove è possibile ritagliare la propria nicchia dove "lavora" l'adattamento edonico
- basta credere nella mobilità x essere felici ma nella mobilità senza spinte...
- la felicità deriva dal senso di successo e di controllo
- il lavoro come fonte di felicità. il cfr usa/ue è impietoso: si è più felici dove si lavora di più
Ccccxxx- donare ci rende felici
- il dono aumenta la percezione del proprio status, che è molto connesso con la felicità
- se il gvt distribuisce la gente dona meno
Xxxx conclusioni- senza valori la ricchezza può poco
- valori: famiglia generosità spiritualità fede libertà lavoro
- fede vs materialismo
- libertà vs pianificazione
- dignità vs mantenimento
- opportunità vs uguaglianza
- lavoro vs tempo libero
- generosità vs egoismo
- tradizione vs anonimia
- famiglia vs atomismo
- onore (dignità) vs crescita economica
continua - Don Giussani e la verifica. Alla fine cosa cerchiamo tutti? La felicità. Qual è la ricetta?
In molti l'hanno studiata, uno studio difficile, ambiguo, sfuggente. Per fortuna c'è una consolazione: in fondo sappiamo riconoscere con buona approssimazione quando siamo felici, e non è nemmeno poi così difficile riconoscere una persona felice. Forse che il mistero sia sopravvalutato?
Infatti, noi sappiamo molto sulla felicità, senonché le conclusioni di chi approfondisce sono imbarazzanti:
- la felicità è saldamente legata al possesso di solidi valori sentiti come reali,
- chi è sinceramente appassionato alla verità ben difficilmente sente di possederla in modo stabile e definitivo.
A nessuno sfugge il cortocircuito: l'appassionato ricercatore della verità non ha i requisiti per essere felice e la persona onestamente felice è nelle condizioni ideali per cessare di esserlo.Sarà per questo che psicologi e compagnia bella sono restii a fornire ricette, neanche dopo aver speso una vita nel tentativo di scovarla. Sanno tutto sulla felicità ma mica si puo' presentare l'autoinganno come la soluzione dei nostri problemi.I due punti di cui sopra ci pongono una contraddizione logica che però possiamo risolvere. Con la bacchetta magica? No, con il "tempo": noi non viviamo su un piano cartesiano ma nel tempo, il tempo ha la virtù di sciogliere le contraddizioni: una palla non puo' essere sia rossa che verde, sarebbe contraddittorio. Tuttavia, puo' essere prima rossa e poi verde. E' del tutto normale.Cerchiamo allora i nostri valori, teniamoceli stretti, viviamoli fino in fondo credendoci. Poi andiamo serenamente incontro alla crisi, alla verifica razionale degli stessi, magari ad una dolorosa "ristrutturazione". Infine ricominciamo il ciclo.
La felicità non è una condizione permanente ma un onda che ci prende di volta in volta e ci solleva. Sistemiamo con cura il territorio intorno a noi per non perderci neanche un'onda, la vita ne riserva parecchie. - Felicità: un'ipotesi di Jonathan Haidt
- gran parte della felicità è caratteriale. metafora: la mente è un elefante che va x conto suo. ma anche un el. può essere guidato.
- oriente: rinuncia e sarai felice
- occidente: fai la cosa giusta e sarai felice
- c è da imparare sia da o. che da o.
- concentrati contro il vero nemico: l invidia (nn l egoismo)
- sei felice se controlli la situazione. il rumore dà uno stress incurabile
- l aspetto estetico dà delle felicità durevoli
- la qualità delle relazioni contano
- impegno vitale: hai bisogno di sentirti in missione. famiglia matrimonio lavoro amore
- siamo cattivi predittori affettivi: imitiamo chi ci assomiglia e si è realizzato.
- adattamento edonico: lotta vs l invidia. incidenti e lotteria.
- crea qlcs di tuo. imprenditorialità.
- le ricerche confermano la saggezza degli antichi.
- è il viaggio che conta non la media.
- sono i progressi che contano nn la vicinanza alla meta
- importante un progetto coerente x mente e corpo
- flusso soddisfacente. il flusso prevale sul livello
- centralità dell autocontrollo
- nn puntare sui consumi posizionali
- puntare su religione ed altruismo. la purezza conta x sentirsi in missione. il rito da controllo. la comunità dà relazioni
continua - è felice chi raggiunge gli obbiettivi che si proponeva da giovane. ergo: non fissarli troppo in alto.
- The flow (il flusso). Other things equal, human beings enjoy the exercise of their realized capacities (their innate or trained abilities), and this enjoyment increases the more the capacity is realized, or the greater its complexity.... Csikszentmihalyi published a series of books elaborating the data and the theory that now goes under the label of flow E' il principio aristotelico in C. Murray Human accomplishment
- Stevenson and Wolfers' Flawed Happiness Research By Eric Falkenstein - #ovoidesimmetrico #felicitàabreve #invidiaegoismo #soldiefelicità
- Stevenson and Wolfers' Flawed Happiness Research By Eric Falkenstein
- what's wrong with so many academic debates.
- Richard Easterlin found that within a given country people with higher incomes were more likely to report being happy. However, between developed countries, the average reported level of happiness did not vary much...
- Similarly, although income per person rose steadily in the United States between 1946 and 1970, average reported happiness showed no long-term trend and declined between 1960 and 1970.
- I agree with Easterlin, and the relative-status utility function
- Furthermore, evolution favors a relative utility function as opposed to the standard absolute utility function,
- Economists from Adam Smith, Karl Marx, Thorstein Veblen, and even Keynes focused on status,
- if economist used a relative utility function many (most) seminal models would become ambiguous, and the whole field loses much of its foundation.
- Wolfer... second set of findings concern cross-sectional data within a country. Easterlin did not dispute this, however. Given positional goods like mates and lakefront property, relative wealth should matter.
- So, what about the original Easterlin note, that among developed countries, where people are more worried about obesity than malnutrition, as GDP/ capita rises we aren't getting happier? Well, Sacks, Stevenson, and Wolfers (2013) adress this point directly, and show this chart...
- When an economist tells you a symmetric ovoid contains a highly significant trend via the power of statistics, don't believe them: real effects pass the ocular test of statistical significance... as from 2010 Easterlin and co-authors have data with similar blobs, but they draw downward-sloping lines over them...I think it's best to say, no relation, and to stop drawing lines on blobs.
- the biggest problem with the Sacks, Stevenson and Wolfers analysis is that they estimate a short-term relationship between life satisfaction and GDP, rather than the long-term relationship.
- We should aspire higher than envy, which paradoxically seems to elevate greed,
- I otherwise admire, usually libertarian leaning, are quite averse to the Easterlin conclusion, thinking it will lead us to adopt a luddite policies because growth would not matter in such a world (see Ron Bailey here, or Tim Worstall there).
- key is that while I admit that my relatively impoverished grandfather was probably as happy as I am, I'm also very glad I live now: growth is good in spite of my envious homunculus.
- as productivity growth is the natural consequence of free minds and markets, flattening growth means not merely focusing on 'more important things' but rather squelching freedom, and liberty is more important than equality... how would one prevent Larry Ellison or LeBron James from being richer than everyone else? The only way would be to destroy new companies or merit-based systems, why the worst rise to the top in hierarchies
continua - Lenore Skenazy free range... But the whole new thinking about happiness (and maturity) is that these qualities come from actually doing things. Creating. Exploring. Being independent. The catch phrase is self-mastery, and you’ll note that this term and self-confidence and self-esteem all start with self, not parent-assisted...
Felici malgrado: Enrico Finzi at TED
Felici malgrado: Enrico Finzi at TEDxBergamo - YouTube:
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Osservazione: gli italiani erano felici, oggi non lo sono più.
IMO: prima erano drogati, oggi sono in crisi d' astinenza.
Vogliamo dirlo altrimenti: oggi viviamo in una società secolarizzate e in recessione.
Precisazione: con questo non intendo dire che la religione sia una droga ma non si puo' negare che ha effetti simili. Quanto all' economia, bè, lì sì, lì abbiamo usufruito di droghe pesanti (imitazione, inflazione, debito...) che oggi non possiamo più acquistare.
Relatore: l' economia non conta, manca la relazionalità.
Troppo semplice, per me.
Perché manca? Gli strumenti per "relazionarsi" non mancano.
Stare di più da soli è un lusso e ciascuno di noi non esita ad usufruirne.
Poi siamo più specializzati. Questo non aiuta le relazioni.
D' altronde, che facciamo? Diminuire la specializzazione significa impoverirsi.
Alcuni non si fanno intimidire e parlano di decrescita.
Personalmente ho dubbi: se la decrescita non è collettiva genera invidie e tristezza.
E allora che si fa?
Un solo consiglio: mirare in alto. Pensare in grande. Recuperiamo la nostra religiosità. Chi non ha religione se ne inventi una. Difficile tornare ad essere felici senza pensare in grande, senza avere un pensiero sulle cose ultime.
La ricetta presenta un primo vantaggio: non ostacola la creazione di ricchezza. Non devo de-specializzarmi, non devo impoverirmi e tornare al bel tempo che fu.
La ricetta presenta un secondo vantaggio: favorisce la ricchezza. Armati di valori possiamo affrontare il rischio. Una società che sa rischiare si arricchisce.
La ricetta presenta un terzo vantaggio: favorisce la relazionalità. Il nostro pensiero di "cose grandi" riesce a ricomprendere tutti e a farci uscire dall' isolamento delle professioni. Avremo una parola per tutti.
Dire: relazionatevi! è assurdo e improduttivo. Bisogna porre le condizioni per farlo. C' è chi pensa che la condizione migliore consista nel nostro impoverimento. Io penso consista nel recuperare un senso religioso.
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Osservazione: gli italiani erano felici, oggi non lo sono più.
IMO: prima erano drogati, oggi sono in crisi d' astinenza.
Vogliamo dirlo altrimenti: oggi viviamo in una società secolarizzate e in recessione.
Precisazione: con questo non intendo dire che la religione sia una droga ma non si puo' negare che ha effetti simili. Quanto all' economia, bè, lì sì, lì abbiamo usufruito di droghe pesanti (imitazione, inflazione, debito...) che oggi non possiamo più acquistare.
Relatore: l' economia non conta, manca la relazionalità.
Troppo semplice, per me.
Perché manca? Gli strumenti per "relazionarsi" non mancano.
Stare di più da soli è un lusso e ciascuno di noi non esita ad usufruirne.
Poi siamo più specializzati. Questo non aiuta le relazioni.
D' altronde, che facciamo? Diminuire la specializzazione significa impoverirsi.
Alcuni non si fanno intimidire e parlano di decrescita.
Personalmente ho dubbi: se la decrescita non è collettiva genera invidie e tristezza.
E allora che si fa?
Un solo consiglio: mirare in alto. Pensare in grande. Recuperiamo la nostra religiosità. Chi non ha religione se ne inventi una. Difficile tornare ad essere felici senza pensare in grande, senza avere un pensiero sulle cose ultime.
La ricetta presenta un primo vantaggio: non ostacola la creazione di ricchezza. Non devo de-specializzarmi, non devo impoverirmi e tornare al bel tempo che fu.
La ricetta presenta un secondo vantaggio: favorisce la ricchezza. Armati di valori possiamo affrontare il rischio. Una società che sa rischiare si arricchisce.
La ricetta presenta un terzo vantaggio: favorisce la relazionalità. Il nostro pensiero di "cose grandi" riesce a ricomprendere tutti e a farci uscire dall' isolamento delle professioni. Avremo una parola per tutti.
Dire: relazionatevi! è assurdo e improduttivo. Bisogna porre le condizioni per farlo. C' è chi pensa che la condizione migliore consista nel nostro impoverimento. Io penso consista nel recuperare un senso religioso.
lunedì 15 settembre 2014
The Logic of Gilensian Activism
The Logic of Gilensian Activism, Bryan Caplan | EconLog | Library of Economics and Liberty:
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Meglio adoperarsi per convertire il Centro o la Periferia?
But Gilens doesn't say that American democracy is heavily biased in favor of the interests of the rich; he says that it's heavily biased in favor of the opinions of the rich. In fact, the opinions of the rich only sporadically differ from the general population's, which is why sophisticated statistics are required to detect the rich's oversize influence.
So contrary to appearances, Gilens' analysis doesn't imply that activism is futile. The correct inference to draw, rather, is thateffective activism must convert the rich.
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Meglio adoperarsi per convertire il Centro o la Periferia?
But Gilens doesn't say that American democracy is heavily biased in favor of the interests of the rich; he says that it's heavily biased in favor of the opinions of the rich. In fact, the opinions of the rich only sporadically differ from the general population's, which is why sophisticated statistics are required to detect the rich's oversize influence.
So contrary to appearances, Gilens' analysis doesn't imply that activism is futile. The correct inference to draw, rather, is thateffective activism must convert the rich.
sabato 13 settembre 2014
Dio: una favola per bambini ed anziani?
Dio: una favola per bambini ed anziani? | Libertà e Persona:
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Bambini vs. universitari
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Bambini vs. universitari
Volontà e dipendenze
Come si giustifica il divieto al commercio della droga?
Per esempio così: l' acquirente soffre di una dipendenza e non è quindi in grado di esprimere la sua reale volontà.
In altri termini: non siamo di fronte a un contratto volontario.
Si tratta di una giustificazione che presenta dei problemi, specialmente per lo strano uso che fa del concetto di "libera volontà".
L' alternativa, più corretta, consiste nel pensare che il drogato non sia altro che un soggetto con una preferenze estreme.
Tutti noi abbiamo preferenze più o meno estreme, il drogato ha la sua.
In fondo cosa significa essere liberi?
Significa poter scegliere tra due alternative.
La libertà è questo "potere".
Questo "potere" esiste anche quando siamo fortemente condizionati da fattori esterni.
Chi più chi meno, siamo tutti condizionati da fattori esterni.
La cosa non è chiara a molti che confondono "potere" e "prevedibilità".
Costoro pensano che se un comportamento è prevedibile, allora non è libero.
Eppure è prevedibile che io non mi amputi il braccio da qui ad un' ora. Ciò nonostante potrei farlo: se qualcuno mi offrisse in cambio il Paradiso lo farei. In altri termini: il mio comportamento è perfettamente prevedibile ma è anche libero. Quindi prevedibilità e libertà sono cose ben diverse.
Ammettiamo che io dica in modo credibile al drogato: se oggi non ingoi la tua pastiglietta ti consegno un milione di euro.
La mia proposta è sensata?
Direi di sì, direi che anche il drogato più intontito ci pensa due volte di fronte ad una simile alternativa.
In ogni caso, per dire quello che voglio dire, basta che la proposta appaia sensata.
Se la proposta ci appare sensata è perché ammettiamo implicitamente che il drogato possa scegliere un' alternativa alla pastiglia.
Non avrebbe infatti nessun senso che io facessi la stessa proposta ad un robot programmato per assumere la pastiglia: lui non puo' scegliere nessuna alternativa!
Di conseguenza, lo scambio tra drogato e spacciatore è e resta uno scambio volontario.
Cio' non toglie che possa essere proibito, purché si giustifichi in altro modo la proibizione.
Si potrebbe per esempio dire: il drogato agisce in modo volontario ma, conoscendolo, so già che commetterà degli errori, quindi gli impedisco di agire.
E' una giustificazione paternalistica. E' una scelta proibizionistica criticabile finché si vuole ma perlomeno giustificata correttamente dal punto di vista filosofico.
***
Mi viene in mente un' altra frequente confusione filosofica, non so fino a che punto imparentata con la prima. Forse deriva, come la prima, dal fatto che non si ragiona in modo ordinato, non si fanno i passi uno dopo l' altro e si mette invece insieme tutto.
Veniamo al dunque.
Quando si dice che le tasse sono un' estorsione, spesso c' è chi reagisce negandolo.
Purtroppo per costoro non c' è modo di negare l' evidenza: le tasse sono un' estorsione: dammi i tuoi soldi e ti dò questi servizi. O mangi sta minestra o salti dalla finestra. Più estorsione di così!
Bisogna davvero imboccare percorsi labirintici e cervellotici per dimostrare il contrario. Più onesto e pratico adeguarsi all' evidenza.
Cio' non significa che le tasse siano un male. Chi le difende puo' sempre dire che si tratta di un' estorsione giustificata. E fornire le giustificazioni (che spesso sono pù che sensate).
Per esempio così: l' acquirente soffre di una dipendenza e non è quindi in grado di esprimere la sua reale volontà.
In altri termini: non siamo di fronte a un contratto volontario.
Si tratta di una giustificazione che presenta dei problemi, specialmente per lo strano uso che fa del concetto di "libera volontà".
L' alternativa, più corretta, consiste nel pensare che il drogato non sia altro che un soggetto con una preferenze estreme.
Tutti noi abbiamo preferenze più o meno estreme, il drogato ha la sua.
In fondo cosa significa essere liberi?
Significa poter scegliere tra due alternative.
La libertà è questo "potere".
Questo "potere" esiste anche quando siamo fortemente condizionati da fattori esterni.
Chi più chi meno, siamo tutti condizionati da fattori esterni.
La cosa non è chiara a molti che confondono "potere" e "prevedibilità".
Costoro pensano che se un comportamento è prevedibile, allora non è libero.
Eppure è prevedibile che io non mi amputi il braccio da qui ad un' ora. Ciò nonostante potrei farlo: se qualcuno mi offrisse in cambio il Paradiso lo farei. In altri termini: il mio comportamento è perfettamente prevedibile ma è anche libero. Quindi prevedibilità e libertà sono cose ben diverse.
Ammettiamo che io dica in modo credibile al drogato: se oggi non ingoi la tua pastiglietta ti consegno un milione di euro.
La mia proposta è sensata?
Direi di sì, direi che anche il drogato più intontito ci pensa due volte di fronte ad una simile alternativa.
In ogni caso, per dire quello che voglio dire, basta che la proposta appaia sensata.
Se la proposta ci appare sensata è perché ammettiamo implicitamente che il drogato possa scegliere un' alternativa alla pastiglia.
Non avrebbe infatti nessun senso che io facessi la stessa proposta ad un robot programmato per assumere la pastiglia: lui non puo' scegliere nessuna alternativa!
Di conseguenza, lo scambio tra drogato e spacciatore è e resta uno scambio volontario.
Cio' non toglie che possa essere proibito, purché si giustifichi in altro modo la proibizione.
Si potrebbe per esempio dire: il drogato agisce in modo volontario ma, conoscendolo, so già che commetterà degli errori, quindi gli impedisco di agire.
E' una giustificazione paternalistica. E' una scelta proibizionistica criticabile finché si vuole ma perlomeno giustificata correttamente dal punto di vista filosofico.
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Mi viene in mente un' altra frequente confusione filosofica, non so fino a che punto imparentata con la prima. Forse deriva, come la prima, dal fatto che non si ragiona in modo ordinato, non si fanno i passi uno dopo l' altro e si mette invece insieme tutto.
Veniamo al dunque.
Quando si dice che le tasse sono un' estorsione, spesso c' è chi reagisce negandolo.
Purtroppo per costoro non c' è modo di negare l' evidenza: le tasse sono un' estorsione: dammi i tuoi soldi e ti dò questi servizi. O mangi sta minestra o salti dalla finestra. Più estorsione di così!
Bisogna davvero imboccare percorsi labirintici e cervellotici per dimostrare il contrario. Più onesto e pratico adeguarsi all' evidenza.
Cio' non significa che le tasse siano un male. Chi le difende puo' sempre dire che si tratta di un' estorsione giustificata. E fornire le giustificazioni (che spesso sono pù che sensate).
venerdì 12 settembre 2014
Funzione della preghiera
- alcune rafforzano la nostra fede e le nostre convinzioni https://www.bigquestionsonline.com/content/what-happens-when-we-pray
- alcune ci consentono un esame di coscienza spogliandoci della nostra consueta ipocrisia (pensa a quelle prima della confessione)
- alcune ci facilitano l' astensione da ogni azione. Spesso l' astensione è l' opzione migliore ma noi non sappiamo sceglierla. Questo è vero specie in un mondo complesso, fragile e iper specializzato dove ci sentiamo chiamati ad agire ma non sappiamo dove mettere le mani fuori dal nostro campo, ovvero nel 95% dei casi.
- alcune hanno fini intercessori. dio interviene nel mondo per modificare il suo piano. lo fa perché la libertà dell'uomo è in grado di sorprenderlo, nemmeno lui era in grado di prevedere tanto amore e un desiderio tanto intenso.
- hanno un fine rituale, e quindi con i nove benefici classici del rito, tra cui quello di promuovere la vicinanza fornendo pretesti (pensa alla preghiera detta insieme dopo un litigio: questa vicinanza, anche solo formale, incoraggia una vicinanza reale)
- alcune rappresentano un momento di calma, di tranquillità, di riposo, di rigenerazione, di ricreazione; chi svolge missioni intense esalta sempre il momento della preghiera, penso che abbia in mente questa funzione specifica
- è giusto pregare per i martiri cristiani? perché privilegiare proprio loro? la mia risposta affermativa si basa su due considerazioni: 1) preferisco mio figlio agli altri bimbi (così come preferisco i miei amici, e gli altri cristiano sono in qualche modo i miei amici) 2) la preghiera intercessoria ha qualche effetto quando è sincera e, attraverso la libertà del fedele, sorprende dio che si sente chiamato ad intervenire nelle cose del mondo (vedi punto precedente).
- La fede diminuisce ma la preghiera aumenta: in un mondo secolarizzato le occasioni di dubbio sono molte e la preghiera è un rifugio sempre più richiesto per fare pausa e mente locale
Perchè l'economia criminale non può entrare nel Pil
Perchè l'economia criminale non può entrare nel Pil | Esposito:
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Interessante. Ma non concordo.
Utile comunque per capre il rapporto tra sommerso e criminale.
In genere questi redditi vengono stimati coi consumi, senonché molti consumi (quelli illegali) sono occultati. Si capisce che la stima tramite consumi tralascia gran parte dell' economia criminale.
Utile anche per ripassare il famoso sorpasso del PIL italiano ai danni di quello inglese.
Un passaggio molto problematico:
"... se il “sommerso” potrà venire alla luce del sole con una più efficiente lotta all’evasione e con una legislazione fiscale più semplice, l’economia “criminale”, invece, non potrà mai emergere..."
Non è del tutto vero. Basta legalizzare gioco, prostituzione, droga... Cosa, del resto, che molti chiedono da tempo. Legalizzare la prostituzione (per esempio) è una scelta politica. Proprio come sarebbe una scelta politica aumentare le tasse. Entrambe sono lì a disposizione del legislatore. E francamente non saprei nemmeno dire quale sia la più immorale.
Secondo punto: l' autore è preoccupato che si inquinino i dati confondendo i creditori.
Secondo me la misura chiarisce invece meglio le idee ai creditori
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Interessante. Ma non concordo.
Utile comunque per capre il rapporto tra sommerso e criminale.
In genere questi redditi vengono stimati coi consumi, senonché molti consumi (quelli illegali) sono occultati. Si capisce che la stima tramite consumi tralascia gran parte dell' economia criminale.
Utile anche per ripassare il famoso sorpasso del PIL italiano ai danni di quello inglese.
Un passaggio molto problematico:
"... se il “sommerso” potrà venire alla luce del sole con una più efficiente lotta all’evasione e con una legislazione fiscale più semplice, l’economia “criminale”, invece, non potrà mai emergere..."
Non è del tutto vero. Basta legalizzare gioco, prostituzione, droga... Cosa, del resto, che molti chiedono da tempo. Legalizzare la prostituzione (per esempio) è una scelta politica. Proprio come sarebbe una scelta politica aumentare le tasse. Entrambe sono lì a disposizione del legislatore. E francamente non saprei nemmeno dire quale sia la più immorale.
Secondo punto: l' autore è preoccupato che si inquinino i dati confondendo i creditori.
Secondo me la misura chiarisce invece meglio le idee ai creditori
giovedì 11 settembre 2014
Pedagogia
Pedagogia - Wikipedia:
"L'educazione (secondo i modelli teorici elaborati dai pedagogisti) ha tre coordinate:
Il sapere (le conoscenze teoriche).
Il saper fare (le competenze pratiche o abilità).
Il saper essere (modo il cui un individuo mette in campo il saper fare e il saper essere)"
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Qualcuno obbietta: per introdurre a forza il secondo e il terzo punto (specie il terzo) si è ideologizzata la scuola ma soprattutto si è svilito il primo e più fondamentale punto.
"L'educazione (secondo i modelli teorici elaborati dai pedagogisti) ha tre coordinate:
Il sapere (le conoscenze teoriche).
Il saper fare (le competenze pratiche o abilità).
Il saper essere (modo il cui un individuo mette in campo il saper fare e il saper essere)"
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Qualcuno obbietta: per introdurre a forza il secondo e il terzo punto (specie il terzo) si è ideologizzata la scuola ma soprattutto si è svilito il primo e più fondamentale punto.
Cosa discrimina uomini e animali?
“Ai confini della realtà”. Dire di noi in parole povere, in parole gloriose - YouTube:
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Il linguaggio. Solo gli uomini possiedono una grammatica generativa.
Una gg consente di formulare infinite frasi sulla base dell' ordine in cui disponiamo i termini. In teoria la ricchezza del linguaggio umano, e solo del linguaggio umano, è inesauribile poiché l' ordin di cui sopra è ricorsivo.
La ricorsività (o nidificazione) consente di prendere il frutto di un' elaborazione e rielaborarlo, magari anche attraverso l' algoritmo da cui è scaturito quello stesso frutto.
E' facile vedere come un concetto come "io", oppure "coscienza" sia facilmente rappresentabile attraverso la "nidificazione".
Non tutte le disposizioni sono lecite però, esistono regole (matematiche!) che governano gli incastri e ci dicono quando un incastro è "corretto", e questo al di là se il suo significato sia vero o falso.
Possiamo chiamare queste regole "sintassi".
Ebbene, queste regole sintattiche hanno un correlato nel nostro cervello, si riflettono nella biologia umana che è unica e consente per l' appunto di sviluppare la grammatica generativa di cui sopra.
Oltretutto, l' origine del linguaggio così compreso è misteriosa, i tentativi di darne conto in termini evoluzionistici sono finora falliti http://www.disf.it/files/palmarini-chomsky-origine-linguaggio.pdf
http://journal.frontiersin.org/Journal/10.3389/fpsyg.2014.00401/full
Per approfondire questi temi vedi i libri di Andrea Moro.
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Il linguaggio. Solo gli uomini possiedono una grammatica generativa.
Una gg consente di formulare infinite frasi sulla base dell' ordine in cui disponiamo i termini. In teoria la ricchezza del linguaggio umano, e solo del linguaggio umano, è inesauribile poiché l' ordin di cui sopra è ricorsivo.
La ricorsività (o nidificazione) consente di prendere il frutto di un' elaborazione e rielaborarlo, magari anche attraverso l' algoritmo da cui è scaturito quello stesso frutto.
E' facile vedere come un concetto come "io", oppure "coscienza" sia facilmente rappresentabile attraverso la "nidificazione".
Non tutte le disposizioni sono lecite però, esistono regole (matematiche!) che governano gli incastri e ci dicono quando un incastro è "corretto", e questo al di là se il suo significato sia vero o falso.
Possiamo chiamare queste regole "sintassi".
Ebbene, queste regole sintattiche hanno un correlato nel nostro cervello, si riflettono nella biologia umana che è unica e consente per l' appunto di sviluppare la grammatica generativa di cui sopra.
Oltretutto, l' origine del linguaggio così compreso è misteriosa, i tentativi di darne conto in termini evoluzionistici sono finora falliti http://www.disf.it/files/palmarini-chomsky-origine-linguaggio.pdf
http://journal.frontiersin.org/Journal/10.3389/fpsyg.2014.00401/full
Per approfondire questi temi vedi i libri di Andrea Moro.
mercoledì 10 settembre 2014
The War Against Boys
The War Against Boys: How Misguided Policies are Harming Our Young Men eBook: Christina Hoff Sommers: Amazon.it: Kindle Store:
"As our schools become more feelings-centered, risk-averse, competition-free, and sedentary, they move further and further from the characteristic needs of boys"
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"As our schools become more feelings-centered, risk-averse, competition-free, and sedentary, they move further and further from the characteristic needs of boys"
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Perché assumere più donne conviene alle aziende
Perché assumere più donne conviene alle aziende (fatturato incluso) | D I S . A M B . I G U A N D O:
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Domanda: si tratta di un pezzo "sessista"?
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Domanda: si tratta di un pezzo "sessista"?
Tre varianti genetiche spiegano le capacità cognitive
Tre varianti genetiche spiegano le capacità cognitive - Le Scienze:
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... altro passo verso il determinismo genetico
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... altro passo verso il determinismo genetico
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