giovedì 3 ottobre 2019

MA CHE CAZZO FANNO DI LAVORO I GRANDI MANAGER?

MA CHE CAZZO FANNO DI LAVORO I GRANDI MANAGER?
Finalmente uno che lo spiega bene: definiscono e implementano la cultura e i valori dell’organizzazione aziendale. Poi, ratificano o mettono il veto sulle decisioni strategiche prese da altri, ovvero da coloro che conoscono bene le cose nel merito.
Le cose mi tornano, ho sempre visto la grande azienda come un’organizzazione culturale a scopo di lucro.

https://apenwarr.ca/log/20190926

ECONOMIA DELL’IMMIGRAZIONE

ECONOMIA DELL’IMMIGRAZIONE
I tre effetti principali.
1) L’immigrato fa concorrenza all’indigeno povero togliendogli il lavoro.
2) L’immigrato avvantaggia l’indigeno povero abbassando il costo del lavoro e quindi il prezzo dei beni in commercio. Questo vantaggio riguarda tutti gli indigeni.
3) L’immigrato – che è povero – avvantaggia l’indigeno povero rendendo conveniente la messa in commercio di beni indirizzati ai poveri.

Visti gli effetti 2 e 3, da un punto di vista economica non è detto che un sovranista si debba opporre all’immigrazione.

LA BANANA GIALLA

Una persona cieca, sorda e amorale potrà mai comprendere in modo oggettivo il mondo in cui vive?
Per la scienza sì: in fondo il mondo non ha colori, non produce suoni, non contiene una morale.
Per il senso comune no: pittura e musica, per esempio, esistono; così come esiste una morale. Chi potrebbe metterlo in dubbio?
Ecco, questo libro parteggia per il senso comune. E voi?
P.S. Ma come puo’ la scienza evitare di confrontarsi con realtà che al senso comune appaiono tanto evidenti? Facile: si limita a descrivere i comportamenti delle cose anziché le cose. Si limita ai “modi” trascurando le “essenze”.
Questo approccio ha avuto un successo dirompente negli ultimi secoli, molti filosofi hanno dichiarato guerra alle “essenze”, probabilmente per le sue implicazioni morali: trattasi di un concetto che porta con sé quello di natura, e quindi di perversione (o malattia). Esempio: la mela che per tutti è rossa, per Franco, daltonico, è verde. Chi la vede rossa potrebbe pensare a Franco come a un pervertito e perseguitarlo, oppure imporgli delle cure mediche, questo anche se Franco è contento di vedere il verde nelle mele e sta bene così com’è.
Tuttavia, si noti, che lo zelo dei filosofi che hanno osteggiato con tanto vigore le “essenze” appare eccessivo, e oggi sono in molti a segnalarlo. La vicenda di Franco ha a che fare con il colore delle mele, non con l'esistenza del colore. Direi che postulare l'inesistenza oggettiva dei colori significa far fuori il bambino con l'acqua sporca, ovvero far fuori il senso comune.

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Actuality and potentiality, substantial form and prime matter, efficient causality and teleology are among the fundamental concepts of Aristotelian philosophy of nature. Aristotle's Revenge argues that these concepts are not only compatible with modern science, but are implicitly presupposed by m...

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L'ERRORE DI GALILEO

https://www.edge.org/conversation/philip_goff-a-post-galilean-paradigm
Quando la scienza parla della coscienza fa ridere i polli, è un soggetto che la manda in crisi. D'altronde, non aver nulla da dire su una realtà così pervasiva è una mancanza grave. Gravissima. Ecco, la colpa è di Galileo.
L’errore di Galileo è stato quello di porre la matematica come linguaggio della Scienza, facendone una disciplina quantitativa. In questo modo la scienza si ammutolisce quando entrano in ballo colori odori, sapori, suoni… e coscienza. Per Galileo quella è roba che esiste solo nell’animo umano e non ha nulla di oggettivo. Difficile seguirlo, e in fatti oggi sono in pochi a farlo.
Abbiamo bisogno di ripensare il paradigma galileiano. Siamo stufi di limitarci al comportamento delle cose, dobbiamo dire anche qualcosa di sensato sulle cose stesse. Cos'è un elettrone? Cos’è una massa? Cos'è una carica negativa? Il filosofo parla di natura intrinseca. Qual è la natura intrinseca di un elettrone?
È come se qualcuno ti chiedesse di spiegargli cosa sia un pezzo degli scacchi e tu parli unicamente delle mosse che può fare. Magari lui vorrebbe sapere qualcosa del pezzo di sé, se è di plastica o di legno, per esempio.
C'è quindi “qualcosa” che non sappiamo dove mettere - la coscienza - e un “buco” che non sappiamo come riempire - la natura intrinseca delle cose. Idea (di Bertrand Russell): perché non mettiamo quel “qualcosa” nel “buco”? Questa è la soluzione panfisicista, la coscienza è ovunque perché la materia è ovunque, così come la sua natura intrinseca.
Il materialista si illude che un giorno le neuroscienze potranno spiegare la coscienza. E’ da struzzi pensarlo. Le neuroscienze sono solo correlazioni e non avranno mai nulla da dire sulla coscienza. Perché ho fame quando nel mio ipotalamo ferve una certa attività? Se aspetti che le neuroscienze risponderanno a domande del genere, campa cavallo. Posso produrre una montagna di correlazioni integrate ma il problema filosofico rimarrebbe, e innalzare la montagna non aggiungerebbe nulla. Occorre un filosofo che si metta a tavolino e se ne occupi. La coscienza è invisibile e tu non potrai mai trovarla osservando cosa accade nella testa di qualcuno.
Ci sono filosofi radicalmente materialisti – esempio Daniel Dennett - che comprendendo il problema considerano la coscienza come una mera illusione, un nulla. Da una parte questa posizione è coerente, dall'altra ha il solo effetto di illuminare i limiti della scienza contemporanea e spronarci a metterci una pezza. Il panfisicismo di cui sopra sarebbe quella pezza.
IMO. Ma come collego questa coscienza ubicua del panfisicismo con la coscienza degli uomini e degli animali? Io non l'ho ancora capito. Forse non basta avere un “avanzo”, un “buco” e riempire il secondo con il primo per risolvere tutti i problemi. Quando parlo di coscienza io penso ad un monopolio dell’uomo, magari con l'aggiunta di qualche animale superiore. Boh.

mercoledì 2 ottobre 2019

RIDERE

Aristotele: si ride del non conforme.
Bergson: si ride del goffo.
Freud: si ride per rilassarsi.
Kant: si ride dell'inconscio.
Bachtin: si ride per sfogarsi.

DIMMI COME PROTESTI E TI DIRO’ CHI SEI

DIMMI COME PROTESTI E TI DIRO’ CHI SEI
Prendi Greta, lei lancia l’allarme per il clima. E che male c’è? Fa bene, dice l’ingenuo (o il finto ingenuo).
Tuttavia, LI CONOSCIAMO BENE I NOSTRI POLLI, dalla sua esibita indignazione moralistica si capisce subito che non accetterebbe mai il proliferare di centrali nucleari, o le diseguaglianze di una carbon tax, o di sparare nell’atmosfera cannonate di anti-gas serra. Eppure sono le vie più promettenti a nostra disposizione al momento.
Prendi chi oggi parla di lotta all’evasione. E che male c’è? E’ cosa buona e giusta, dice l’ingenuo (o il finto ingenuo).
Tuttavia, LI CONOSCIAMO BENE I NOSTRI POLLI, dalla loro compiaciuta indignazione moralistica si capisce subito che non accetterebbero mai di dimezzare tasse e spesa pubblica. Eppure, una misura del genere dimezzerebbe immediatamente l’evasione per ridurla ancora di più in seguito.

LE BASI METAFISICHE DEL SOCIALISMO

LE BASI METAFISICHE DEL SOCIALISMO
... Per Martin Hägglund il socialismo si impone per ragioni metafisiche. Puntare su etica o economia fa del socialismo una causa persa...
... l'uomo è mortale e il socialismo è la speranza più elevata che puo' nutrire...
... il socialismo è l'impresa più alta a disposizione di un essere destinato alla morte...
... Il nemico è la religione e l'orizzonte che pone nell'eternità...
... è la morte che illumina le nostre vite, non un Dio collocato fuori dal tempo...
... l'intellettuale socialista deve sostituire la morte a Dio. In un orizzonte finito il socialismo diventa la meta per eccellenza...
... Martin Hägglund è nato in Svezia, e lì un socialismo illuminato è avanzato insieme all'ateismo. Solo un caso?...
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If we knew there were no afterlife, would we make this life better?

PERCHE’ NON CI SPOSIAMO PIU’?

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PERCHE’ NON CI SPOSIAMO PIU’?
Chi si sposa è più ricco, più in salute, più felice, e ha figli che saranno come lui. Tuttavia, i matrimoni giusti già si fanno, quelli sbagliati no. In altri termini, i vantaggi di cui godono le persone unite in matrimonio dipendono dalle persone più che dal matrimonio.
Perché non ci sposiamo più? Perché siamo più poveri di ieri! I poveri non sono un buon partito. In altri termini, il calo dei matrimoni non è la causa della povertà ma un sintomo.
Perché non ci sposiamo? La cultura non c’entra, non c’entra quindi nemmeno l’ateismo o la tolleranza per stili di vita alternativi. C’entra solo l’economia: siamo poveri e ci inventiamo delle alternative al matrimonio che prima o poi vengono “normalizzate”. Il desiderio di sposarsi resta.
Non c’entra nemmeno l’individualismo tipico della società opulenta: a sposarsi meno sono proprio i “meno opulenti”. Il “marriage gap” vede i laureati sposati non soffrire alcuna crisi matrimoniale.
Se il matrimonio è sopravvalutato, il divorzio è sottovalutato. I bambini che ne sono vittime non starebbero peggio se i genitori avessero tenuto in piedi il loro matrimonio infelice.


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This book documents and explains the remarkable decline in the American marriage rate that began about 1970. This decline has occurred in spite of the fact that married people are better off than unmarried people in many ways. Many other attempts to explain the “retreat from marriageȁ...



  • Riccardo Mariani Ettore Panella Ora che ho cinque minuti dico la mia. No, non riesco ad accettare lo schema di Gary Lee, innanzitutto perchè sostenere che siamo più poveri è un azzardo. No, è più prudente assumere che siamo più ricchi dei nostri genitori e dei nostri nonni.

    Perchè allora ci si sposa di meno e si divorzia di più? Perchè ci sentiamo legittimati a farlo! Nessuno stigma sociale ricade su di noi se non ci sposiamo o se divorziamo. La cultura ci consente di seguire l'istinto del momento e di fare così i nostri comodi senza pagare pegno.

    Perchè sono i più poveri e i meno istruiti a sposarsi meno e divorziare di più? Perchè sono proprio loro i più impulsivi, del resto è una delle ragioni per cui sono poveri.

    Un corollario a quanto detto è questo: se i poveri si sposassero più spesso e divorziassero meno, migliorerebbero la loro condizione (più reddito, più salute, più felicità...). Ergo, ripristinare in materia di matrimonio e divorzio una cultura anni 50 arricchirebbe la società nel suo complesso. Questa cultura può essere indifferente per l'élite ma aiuta i più deboli.
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  • Riccardo Mariani Ettore Panella E guarda che lo stesso vale per i figli. Perchè ne facciamo pochi?

    Non perchè siamo poveri e costano troppo. No.


    Piuttosto perchè siamo immersi in una cultura che 1) non ci colpevolizza se non ne abbiamo e 2) ci colpevolizza se ne abbiamo uno e lo "trascuriamo" non investendo pesantemente sul suo futuro. E poi te credo che "costa tanto...".
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martedì 1 ottobre 2019

https://www.econlib.org/making-the-best-of-a-bad-situation-gary-lee-on-the-decline-of-marriage/

LE PULZELLE

LE PULZELLE
Greta Thunberg mi aiuta a capire meglio la per me indecifrabile Giovanna d’Arco. Una fama virale emersa spontaneamente e adottata da una fame di eroi simbolici.
https://feedly.com/i/entry/P/D2sW+G6HI3TtS+1E4tQwAjOdn54cnXIUUgTNGR5YA=_16d87a9d9d6:40f7b97:ad5391a1