lunedì 8 maggio 2017

L'intimità comprata

Se io voglio qualcosa che tu hai e tu vuoi qualcosa che io ho, stipuliamo un contratto, lo eseguiamo realizzando lo scambio e tutti vivremo più felici.
Tuttavia, se io volessi in dono cio’ che tu hai e tu volessi in dono cio’ che io ho, non potremmo procedere nella stessa maniera.
Non possiamo infatti stipulare un contratto: il contratto obbliga le parti e rende quindi impossibile il dono.
Cio’ non implica che lo scambio sia impossibile, solo che non puo’ realizzarsi contrattualmente.
Potremmo strizzarci l’ occhio con fare allusorio, comprenderci secondo un codice particolare, procedere allo scambio e vivere più felici.
Quella dell’ “occhiolino” è solo una caricatura: l’uomo ha inventato mille forme per aggirare l’ostacolo contrattuale e vivere felice realizzando ugualmente lo scambio.
Quanto detto è importante poiché gli scambi non “contrattualizzabili” costituiscono una parte importante della nostra vita, forse la più importante: riguardano le relazioni intime, per esempio.
Di fronte al problema dello scambio di doni ci sono due posizioni tradizionali che però sembrano inadeguate.
La prima è quella riduzionista: ogni scambio è contrattualizzabile senza perdite di rilievo. Insomma: realizziamo questo scambio con un contratto e non se ne parli più, quel che va perso nel momento in cui “contrattualizziamo” è irrilevante. Tutto è economia!
La seconda è quella sacralista (o dei mondi avversi): il dono è dono, nulla ha a che vedere con i contratti ma nemmeno con gli scambi. I due mondi devono restare separati e non contaminarsi. Il dono – se è vero dono – è gratuito e non attende ricompense.
Quel che occorre è una via intermediaViviana A. Zelizer ha sviscerato il fenomeno nel suo libro “The Purchase of Intimacy”
***
Prendiamo il caso di Hildegard Lee Borelli e Michael J. Borelli
… Hildegard Lee Borelli and Michael J. Borelli were married in 1980. Three years later, as Michael’s health began to falter, he went to the hospital repeatedly with heart trouble. In 1988, after he suffered a stroke, Michael’s doctors recommended round-the-clock institutional care. But Michael resisted the move. Instead, he promised his wife that if she cared for him at home, at his death he would leave her a large share of his estate…
Hildegard ha curato in casa il marito ma poi l’eredità promessa a lei è andata ai figli di primo letto.
I ricorsi legali di H. sono stati respinti dalla Corte d’ Appello Californiana. Una decisione ben nota alle femministe dell’epoca.
La cura della moglie è dovuta, e quindi non meritoria di compenso. La moglie fa dono della sua cura al marito. Che vuole ora? Un dono è un dono, non sottende uno scambio. E’ la posizione che ho chiamato “sacralista”.
Il collegio della Corte ha registrato anche un’opinione dissenziente
… in this day and age spouses should have every right to contract with each other for services and their compensation…
Cosa vuole evitare la Corte con il suo verdetto: che il matrimonio diventi un business.
Cosa desidera la Corte: che il matrimonio resti una relazione personale di natura intima.
Cosa non considera la corte: che anche una relazione intima è fatta di scambi. Di scambi particolari, di scambi non contrattualizzabili, ma sempre di scambi…
… every relationship of coupling, caring, and household membership repeatedly mingles economic transactions and intimacy, usually without contamination…
Sia la tesi dei mondi avversi che quella economicista lasciano fuori troppe cose…
… As long as we cling to the idea of hostile worlds we will never recognize, much less explain, the pervasive intertwining of economic activity and intimacy. Yet nothing-but reductionism fails to allow for the distinctive properties of coupling, caring, and households. The prominence of intimacy in those social relations transforms the character and consequences of economic activity within them…
Non possiamo metterci le fette di salame davanti agli occhi: i legami intimi e le transazioni economiche si mescolano in modo inscindibile producendo qualcosa di molto particolare.
La vera domanda da farsi…
… question, therefore, is not whether intimate partners can or should engage in economic transactions but what sorts of economic transactions match which intimate relations…
Come deve realizzarsi lo scambio affinché sia compatibile con l’intimità?
Non tutto è compatibile, molti atteggiamenti, magari nella sostanza simili ad altri, susciterebbero indignazione.
Chi ricorda la novella di Guy de Maupassant “Au bord du lit”?…
… In the Bedroom (Au bord du lit) tells the tale of the Comte de Sallure, who once had dallied with various mistresses, offering the women “money, jewels, suppers, dinners, theatres.” After ignoring his wife for some time, Sallure suddenly developed a renewed and powerful infatuation for the Comtesse. The newly smitten Sallure became jealous of his estranged wife’s many admirers. One evening, returning home from a reception, Sallure resolved to seduce her by declaring his reborn passion. After reminding her husband of his infidelities and his earlier claims that “marriage between two intelligent people was just a partnership,” the Countess agreed to rekindle their relationship, but at a price. Sallure would have to pay her five thousand monthly francs, approximately what he had spent on each of his mistresses… By putting a price on our lawful love you’ll give it a new value . . . the spice of wickedness”…
Il contratto tra gli sposi esiste ma non puo’ essere esplicitato. Il problema non sono i soldi dati alla moglie…
… The point was not that spouses never passed money from hand to hand in nineteenth- century French households. It was that the terms of the proposed contract blurred existing boundaries between prostitution and marriage…
… ma i modi e i tempi della dazione. Nulla di sostanziale ma tutt’altro che un “nulla”. Su queste “formalità” i matrimoni funzionano o collassano.
La famiglia è un contratto (implicito) a lungo termine che puo’ essere minacciato da maldestri contratti (espliciti) a breve termine…
… Why, then, do participants in intimate relationships create elaborate stories and practices for situations that mingle economic activity and intimacy? For essentially the same reasons.Within households, for example, every bargain struck has significance both for the transaction at hand and for longer-term relations among household members. To the extent that household members have spun a web of reciprocity, a community of fate, and a set of obligations to mutual, collective protection, confusing household interaction with routine market transactions would, indeed, signal a threat to household viability…
L’intimità non regge senza una sua economia, è cio’ che non capiscono i “sacralisti”. Tuttavia, bisogna mantenere una distinzione tra economia e intimità, è quello che non comprendono i riduzionisti.
***
Ma cos’ è l’ intimità, ovvero la dimensione in cui vale quanto abbiamo detto finora?…
… Intimate ties include all those in which at least one party obtains information or attention that if widely available would damage one or both of the parties…
E’ un legame in cui ci si scambiano attenzioni e informazioni cruciali in modo da creare una “comunanza di destino”.
Relazioni intime sono possibili anche sul lavoro, tra cliente e professionista. Mi è capitato di parlare con clienti con una gran voglia di “svuotare il sacco”, mi sentivo più come un confessore che come un commercialista.
L’intimità è una risorsa scarsa: non si puo’ essere “intimi” con tutti…
… Most interactions have implications for third parties who are intimately connected with at least one of the interacting persons, and often with both…
Anche per questo è preziosa.
L’intimità – quando è seria - implica una dimensione temporale di lungo termine: non si puo’ essere “intimi” occasionalmente…
… Members of intimate settings are engaged not only in short-term quid pro quo exchanges but also in longer-term reciprocity—commitments… each transaction matters not only for the instant but also for future… minor failures take on major significance to the parties: they cast doubt on membership’s meaning and future…
***
Dopo la disgrazia del 9/11 il governo USA decise di risarcire le vittime, bisognava decidere quali parametri osservare. Le perdite emotive avevano un valore economico? La giurista Thane Rosenbaum era di parere contrario…
… Taking the example of compensation for 9/11 survivors, he condemns a legal system that assigns monetary values to moral and emotional losses. What victims of such losses need, Rosenbaum argues, is a chance to tell their stories, to grieve with others, to receive moral counsel from the law. “People look to the law,” he declares, “to provide remedies for their grievances and relief from their hurts, to receive moral lessons about life…
E’ vero, nessuno di noi scambierebbe mai del denaro con cio’ che ha perduto in termini affettivi nella tragedia. L’affetto andato perduto era un dono che le vittime non possono più fare alle loro famiglie, e un dono del genere non puo’ essere rimpiazzato da una somma in denaro perchè un dono non è mai dovuto. Tuttavia, nemmeno si puo’ negare che quel dono fosse parte di uno scambio e che la sua mancanza amputasse questo scambio. Vedendo in questi termini la faccenda, il risarcimento è dovuto poiché c’è una parte rimasta senza corrispettivo.
***
Problemi del genere non sono tipici solo della nostra epoca storica. Facciamo qualche esempio.
Le etère, nella società dell'antica Grecia, erano particolari donne di compagnia, per alcuni aspetti assimilabili a cortigiane e prostitute. Si trattava, tuttavia, di sofisticate figure che, oltre a prestazioni sessuali, offrivano compagnia e spesso intrattenevano con i clienti relazioni prolungate.
Come contrattare con loro? Non erano né mogli, né prostitute. Erano quasi-mogli e quasi-prostitute….
… Hetaeras were capricious, felt free to refuse prospective lovers, offered sexual liaisons to those suitors who pleased them, expecting seduction rather than bargaining. They also insisted on receiving gifts rather than quid pro quo payment: “He-taeras had a powerful interest in this game. Upon the fragile status of the gift depended their fragile status as ‘companions’ rather than common prostitutes”… “women who worked in brothels were registered and had to pay the pornikon telos, the whore-tax. Flute girls could charge no more than two drachmas a night and were forced to go with whomever the Astynomos [a public order board] allotted them”…
Erano le particolari modalità del compenso che segnavano i confini tra moglie, etèra e prostituta.
Ma ci sono situazioni altrettanto ambigue anche nel nostro mondo, Florence Weber si occupa della famiglia contadina francese, in particolare dell’istituto del “reddito differito”…
… Consider the legal arrangements of “deferred income” in which a child of an agricultural family eventually receives compensation for unpaid labor contributed to the farm’s increase in value. In France, agricultural deferred income has served as a model for the creation of similar arrangements in retail trade, crafts, and wives’ unpaid contributions to their husband’s professional success…
Oppure dell’ “arricchimento indebito”…
… this French doctrine raises the question of whether the unpaid contribu- tions of a child to the care of elderly parents establishes rightful claims to compensation from the parents’ estate. While some courts rejected such claims, declaring filial help a moral duty, in 1994 the country’s highest appeals court (Cour de Cassation) ruled in favor of compensating unpaid assistance that exceeded filial duty…
La premessa di questi istituti è la presenza di contratti non stipulati in modo esplicito, non per una dimenticanza o una trascuratezza, ma perché si tratta di contratti oggettivamente non stipulabili qualora si volesse realizzare un certo scambio (vedi primo paragrafo).
***
Lista delle questioni dove la dottrina dello scambio intimo ha qualcosa da dire…
… questions of child support, alimony, foster care and adoption, or surrogacy and the sale of female eggs for reproduction. Others might analyze the practical impact of law on intimate economic practices, such as legalization of gay marriage or the parental rights of unwed fathers…
Per i sacralisti nessuno scambio è possibile affinché un dono sia tale. Per i riduzionisti tutto è monetizzabile. Una via di mezzo è possibile.
L’utero in affitto potrebbe essere trattato con questa sensibilità: lo scambio deve essere consentito – poiché anche l’intimità più intima è fatta di scambi - ma non deve esaurirsi con la monetizzazione. In questa sede evito i particolari.
***
Tre punti: 1) Il servizio di cura implica spesso una relazione intima, 2) i servizi di cura sono spesso svolti da donne, 3) per le donne l’impostazione appena presentata è estremamente interessante.
Le femministe, in particolare, hanno abbracciato con entusiasmo la teoria dello “scambio intimo”, tuttavia l’applicazione che chiedono in molti casi lascia perplessi. Un breve elenco delle politiche considerate ingiuste (secondo loro)…
… unjust policies, such as the following: • Denial of compensation to women for household work in a range of areas • Low pay for caregivers, such as nannies and home-health aides • Condemnation of welfare to unmarried mothers, as a spur to dependency • Prohibitions on child labor that actually harm households or hinder children’s acquisition of valuable skills…
Prendiamo la prima: diniego di compensi alle casalinghe.
Ma perché mai le casalinghe dovrebbero essere compensate per il loro lavoro? Già ricevono il loro compenso all’interno dello scambio intimo del matrimonio! Evidentemente, qui, la teoria dello scambio intimo c’entra poco.
Prendiamo la secondo: il lavoro relazionale è sottopagato. Esempio: la bancaria che sta allo sportello e incontra i clienti è sottopagata. Oppure: l’insegnante che sta faccia a faccia con i bambini è sottopagata. Oppure: la babysitter è sottopagata. In generale: il lavoro di cura e relazione è sottopagato.
Qui si confonde l’entità della paga con chi deve pagare: l’insegnante è compensata in parte dalla scuola e in parte dalla sua classe. Allo stipendio monetario si aggiunge un compenso affettivo che riceve dalla classe con cui si relaziona. Se sommiamo le due cose non è affatto sottopagata. Lo stesso dicasi per la sportellista come per la babysitter.
L’equivoco di cui abbiamo appena fatto cenna si ripete nel caso di chi si assenta sul lavoro per curare un familiare malato…
… Although the record of decisions was mixed, the study nevertheless found frequent disciplinary action, including firing, against employees who missed work to take care of family obligations to children, spouses, grandchildren, and parents. Employees defended by their unions in the arbitration hearings experienced a wide range of such obligations: the cases included a janitor who had missed one day of work to take care of a disabled child, a mechanic who stayed home attending to his cancer-stricken wife, and a worker at a psychiatric center who refused to work mandatory overtime because she was unable to find child care for her two young children…
Il lavoro di cura in famiglia svolto dall’assenteista è senz’altro meritevole, e la teoria dello scambio intimo arriva a dire che merita un compenso poiché il dono non è da considerarsi gratuito. Ma non arriva certo a dire che questo compenso sia a carico del datore di lavoro! Lo scambio intimo si svolge nella famiglia e lì deve trovare il suo do ut des.
Lo stesso errore si registra allorché si rivendicano privilegi sul lavoro per i genitori (come si fa nel passaggio sotto citato) in nome della dottrina dello “scambio intimo”…
… Joan Williams and Nancy Segal provide ample proof of continuing stereotyping and unequal workplace treatment for parents, both women and men. In fact, they discovered startling evidence of blatant bias, with some employers openly declaring mothers to be unfit workers and others deriding fathers’ requests for parental leave…
Il compenso che manca al genitore/lavoratore in busta paga è saldato in termini di affetto filiale nella relazione intima che ha la fortuna di aver potuto instaurato con il nuovo nato.

Le critiche a Don Giussani

Il miglior modo per comprendere la teologia di Don Giussani è leggere i suoi critici, operazione possibile all’interno del volume di Massimo Borghesi: “Luigi Giussani”.
Il pensiero di Karl Rahner è senz’altro affine a quello di Giussani…
… Non aveva Karl Rahner nel suo kantismo trascendentale dimostrato che l’a priori ontologico di ogni uomo è mosso verso la soluzione cristologica?…
Entrambi miravano ad abbandonare l’impostazione scolastica per avvicinarsi a forme di “personalismo”: si partiva dall’io, dall’uomo, dal soggetto.
Edoardo Benvenuto – il primo critico preso in esame – nel suo saggio “Qualche domanda attorno al senso religioso”, pubblicato nell’ottobre 1988 nella rivista “Il Regno”, parlava di “svolta antropologica” della teologia e di “metodo d’immanenza” blondeliano.
Il concetto di “senso religioso” tanto caro a Giussani entrava in questo clima, il che facilitava l’ornamento della prosa con esempi gustosi e belle citazioni poetiche. Poche domande dttrinarie e molto vissuto
… Ecco qual è il nocciolo della questione: se si pretende – come da gran parte della teologia contemporanea – che sia inerente all’ontologia della natura umana, ed anzi di essa costitutiva, l’apertura infinita dell’uomo a Dio e alla sua rivelazione, diviene necessario radicare tale sete inestinguibile di Dio nel cuore dell’uomo in quanto tale, di là dalla formulazione esplicita e consapevole della domanda teologica. Per questo Rahner innerva il «fattore esistenziale soprannaturale» al livello dell’«esperienza trascendentale»…
Anche per Rahner vievere è credere: l’esperienza di sé dell’uomo è anche esperienza di Dio.
Ma, per Benvenuto, il radicalismo di Rahner è più coerente, specie nell’espellere da sé la ragione. In Giussani permane invece un fastidioso residuo…
… la sua identificazione, troppo stretta, tra senso religioso e ragione…
In Rahner la Grazia è già tutta data nella natura…
… Questa puntualizzazione veniva letta alla luce dell’antropologia soprannaturale propria di Rahner, antropologia per la quale la “grazia” è data già con la natura dell’uomo. In tal modo il limite di Giussani non starebbe solo nel suo intellettualismo ma, più radicalmente, nel distinguere tra la dimensione religiosa e il piano dei valori umani…
In Rahner l’idea Christi è un a priori presente in noi. Cristo è una conferma dell’attesa che tutti noi viviamo. l’uomo è un cristiano naturale…
… il «tutto è potenzialmente cristiano» rahneriano – ognuno è un cristiano “anonimo” – si converte in «tutto il cristianesimo è potenzialmente mondano»…
Per questo Benvenuto critica la distinzione giussaniana tra antropologia religiosa e Rivelazione: la seconda si dà già nella prima, secondo il critico. E’ insita nella nostra natura, non un fatto d’esperienza.
Qui Giussani sul senso religioso dell’ateo
… Antonio Sicari aveva chiesto: «a chi dice: “basta che ci intendiamo su un minimo comune di valori” non è pericoloso offrire quest’ultimo valore comune che è il senso religioso? Non è rischioso?». Rispondendo Giussani affermava: No, perché questo è una modalità umana che fonda tutti i valori e non permette di trascurarne nemmeno uno…Il senso religioso diveniva qui l’universale comune, il luogo che decide dell’autenticità dei valori, il terreno proprio del dialogo e dell’incontro fra tutti gli uomini, credenti o non credenti….
Benvenuto mette in luce una domanda dove Giussani e Rahner divergono…
… Il senso religioso si riconosce dalle domande fondamentali di senso – come vuole l’antropologia filosofica – oppure si sedimenta nei valori comuni i quali conterrebbero, più o meno consapevolmente, l’idea Christi? In questo secondo caso saremmo di fronte ai logoi spermaticoi “cristici” i quali documentano che la grazia è già immanente alla natura. È, quest’ultima, la posizione di Rahner, l’unica, secondo l’autore, che consente di incontrare il mondo senza chiusure e settarismi…
Cosa non va in Giussani?…
… la netta distinzione giussaniana tra natura e grazia, tra senso religioso e Rivelazione…
Ma nella sua critica a Giussani, Benvenuto perviene, indirettamente, a criticare Rahner: con a sua impostazione non è più possibile distinguere cristiano e sciamanico…
… In un ribaltamento di prospettive Benvenuto provvede qui, senza accorgersene, a una autocritica della sua posizione. La con-fusione tra cristianesimo e religioni del mondo, l’in-distinzione tra il cristologico e il “religioso” sono proprie, infatti, della cristologia trascendentale… non permette più di distinguere, in modo chiaro, tra il cristiano e lo “sciamanico”… L’elemento storico risulta, giocoforza, attenuato…
***
Un concetto centrale in Giussani è quello di “conoscenza amorosa”. A Giussani serve per giustificare la “ragionevolezza” della fede.
Fuori dal gergo di Giussani potremmo far riferimento al ruolo centrale del soggetto nella conoscenza.
Il costrutto ha attirato le critiche del filosofo Pietro Barcellona
… In questo passaggio tra il “fatto” della presenza di Cristo e la ragione per cui si dovrebbe credere in Lui, non mi risulta chiaro…
La base razionale di Giussani sarebbe deficitaria…
… Vedo in questo complesso argomentare un residuo del tentativo storico di dare una base razionale, sia pure propedeutica, alla fede…
Ma soprattutto sarebbe inutile: un pleonasma. Perché perdere ancora tempo con la “conoscenza”.
Secondo Barcellona, la “conoscenza amorosa” è radicalmente diversa da quella giudicante. E’ una forma di conoscenza alternativa.
Barcellona segue in ciò la tipica impostazione di Max Weber sulla “avalutatività” del conoscere.
Giussani è affetto da una sorta di “fallacia naturalistica”…
… Trovo una contraddizione tra la rappresentazione della venuta al mondo del Messia come fatto e il successivo argomentare per attribuire valore di testimonianza al fatto stesso. Nella tradizione filosofica europea, tra fatto e valore c’è una differenza di piani…
Per Barcellona il Messia che non ha bisogno della ragionevolezza…
… Ragionare sui presupposti che inducono all’intuizione amorosa significa trasferirsi sul piano del pensiero razionale… si deve invece considerare una mediazione vivente, concreta e reale ma non simbolizzabile…
Sempre Barcellona…
… Non credo che ci siano ragioni plausibili per amare una donna…
Barcellona chiede al credente un’opzione emotiva, non motivata, fideistica. Per lui…
… l’ esperienza, privata del giudizio, si risolve in un affectus…
Questa impossibilità di conoscere con la ragione fa pervenire Barcellona a un pessimismo antropologico prossimo a quello della Riforma.
***
Anche il filosofo Emmanuele Severino è insoddisfatto del connubio tra fede e ragione operato da Giussani: l’ombra di Kant qui aleggia in modo evidente.
Si contesta il valore di “evidenza” alle verità di fede.
Ecco, per Severino, il dilemma insolubile che si trova davanti il cristiano…
… Oggi è chiaro – scriveva – che le cosiddette “verità storiche” non sono verità evidenti, ma soltanto ipotesi più o meno confermate (come sapeva sant’Agostino), e quindi è un’ipotesi, ben confermata, tanto che sia vissuto Giulio Cesare quanto che sia vissuto l’uomo stesso Gesù. Ma, per quanto confermata, un’ipotesi non riesce mai ad essere una verità evidente. Specie se l’ipotesi afferma non solo che sia esistito quell’uomo, ma che addirittura egli fosse Dio. Il credente si trova di fronte a un dilemma: o l’incarnazione di Dio è un’ipotesi, che nella fede viene assunta come vera, e dunque è una fede che non può smentire la fede contraria, perché ha lo stesso valore di essa; oppure è un’evidenza della ragione, e il cristianesimo finisce così col cancellare il proprio carattere soprannaturale…
Se la fede è volontà, non puo’ essere ragionevole.
Nel grido dell’uomo si perde ogni valenza razionale.
Per Severino il protagonismo del Soggetto, a cui Giussani non intende rinunciare, inficia ogni pretesa razionale. Severino sull’ “esperienza”, altro concetto cardine in Giussani…
… una ferrea distinzione tra esperienza-di-sé ed esperienza-di-altri… è necessaria…
Severino sull’ “altro”, altro concetto cardine in Giussani…
… Noi vediamo le fattezze di un amico; ma non possiamo vedere il cuore dell’amico… Ciò che Gesù compie induce alcuni dei suoi contemporanei a credere che egli sia il Salvatore; ma nemmeno le opere di Gesù rendono visibile il suo cuore di Salvatore…
L’esperienza ontologica (dell’essere) non è possibile, e quindi neanche l’esperienza religiosa. Cio’ che mi capita (mia esperienza) non puo’ avere un carattere universale.
L’esperienza personale è solo fonte di illusione: e qui esce l’anima buddista di Severino.
COMMENTO PERSONALE
Le critiche stanno in piedi solo radicalizzando talune distinzioni. La conoscenza, in realtà, è meglio compresa se vista come un processo graduale che ha il suo inizio e il suo fulcro nel soggetto. Ormai sappiamo che l’intuizione fa parte a pieno titolo del processo conoscitivo razionale. Non a caso molte forme di razionalismo etico prendono il nome di “intuizionismo”. La conoscenza – anche quella scientifica – è sempre di natura probabilistica, e la probabilità ha sempre una componente soggettiva che si aggiorna via via attraverso nuovi incontri nell’ambito del reale. Negare il connubio è problematico, per quanto Giussani possa porlo in modo rozzo. Non è un caso che Severino sia finito in rotta di collisione anche con la scienza. Una rischio che Giussani non corre. 

La ricchezza degli italiani

Nel loro libro “L’Italia fatta in casa” gli economisti Alberto Alesina e Andrea Ichino, fanno un istruttivo confronto tra quanto produce l’ Italia e quanto producono gli USA.
La misura che in questi casi si usa è il reddito pro capite (o PIL pro-capite). Il gap è pesante: -43%. Siamo molto più poveri.
Ma il PIL non misura tutta la ricchezza prodotta.
Se una pastasciutta me la fa il ristorante il PIL cresce, se me lo fa mia moglie no. Eppure è sempre lo stesso piatto di pastasciutta. Una lacuna che andrebbe sanata.
Per fare un confronto più realistico bisogna allora considerare anche quanto si produce fuori dal mercato.
Gli italiani dedicano più tempo alla famiglia rispetto agli americani, circa il 10% in più. Ma quel che conta è il valore, non il tempo. Come quantificarlo?
Un metodo possibile è quello del costo-opportunità: un’ora di lavoro in famiglia vale quanto un’ora al lavoro. La logica è chiara: quando si lavora in famiglia si sceglie di farlo rinunciando ad un’ora di lavoro professionale, evidentemente si valuta la prima almeno quanto la seconda. In questo caso l’ora del supermanager varrà di più rispetto a quella dell’impiegato di quinto livello.
Una pasta cucinata da Sergio Marchionne ha un valore notevole visto che per farla ha rinunciato a stare in FIAT un’ora in più, e di quest’ultima ora conosciamo bene il valore.
All’apparenza questo metodo sovrastima il contributo familiare  poiché noi siamo più produttivi sul lavoro che in famiglia. Ma forse non è così: la signora Marchionne potrebbe dare un grande valore alla pasta che le cucina il marito, altrimenti lui non si prendere be la briga di tornare a casa prima.
Usando questo metodo il reddito dell’italiano aumenta del 99%, quello dell’americano solo del 76%. Il gap tra i due si riduce dal 43% delle classifiche ufficiali al 36%.
Ma questo metodo avvantaggia gli americani che hanno stipendi di mercato più alti. L’alternativa allora è valutare un’ora di lavoro domestico quanto la pagheremmo sul mercato. Quanto ci costa una baby sitter? E la signora delle pulizie?
Con questo secondo metodo il reddito di un italiano aumenta del 121%, quello di un americano del 53%. Il gap si dimezza rispetto alle statistiche ufficiali.
Forse questo metodo avvantaggia un po’ troppo gli italiani: laddove il mercato del lavoro è molto regolamentato, gli stipendi di una baby sitter assunta in regola sono alti. Il mercato americano è deregolamentato, cosicché le baby sitter sono disponibili a frotte a tariffe piuttosto basse.
Diciamo allora che la verità sta probabilmente in mezzo a queste due stime ma una cosa è certa: gli italiani stanno molto meglio di quel che dicono le statistiche ufficiali, il PIL non è uno specchio fedele della loro condizione materiale.
***
Qualcuno potrebbe obbiettare che lavorare in casa in realtà può essere piacevole, in questo senso non si può trattarlo come un lavoro vero e proprio. In realtà anche l’occupazione professionale può essere piacevole: a molti piace il loro lavoro! In questo senso le cose si elidono e questo inconveniente puo’ essere trascurato.
***
In conclusione possiamo dire che questa scoperta ci consola ma solo in parte: è chiaro che il nostro recupero non potrà fondarsi sui lavori domestici. È altrove che si realizzeranno i guadagni di produttività più significativi. Noi non sembriamo pronti a coglierli. D’altra parte, chissà mai che in un mondo sempre più anonimo anche la pastasciutta fatta dalla moglie acquisti sempre più valore.
aaa